Relazioni ecologiche tra organismi (Rapporti di convivenza) Antagonismo (antibiotici) Antagonismo...

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Relazioni ecologiche tra organismi Relazioni ecologiche tra organismi (Rapporti di convivenza) (Rapporti di convivenza) Antagonismo (antibiotici) Antagonismo (antibiotici) Parassitismo (predazione o Parassitismo (predazione o patogenicità) patogenicità) Competizione (per lo stesso substrato) Competizione (per lo stesso substrato) Commensalismo (opportunisti) Commensalismo (opportunisti) Mutualismo o simbiosi (digestione Mutualismo o simbiosi (digestione della cellulosa nei ruminanti, della cellulosa nei ruminanti, produzione di vitamine, fissazione produzione di vitamine, fissazione dell’azoto nelle leguminose) dell’azoto nelle leguminose)

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Relazioni ecologiche tra organismiRelazioni ecologiche tra organismi (Rapporti di convivenza) (Rapporti di convivenza)

Antagonismo (antibiotici)Antagonismo (antibiotici) Parassitismo (predazione o patogenicità)Parassitismo (predazione o patogenicità) Competizione (per lo stesso substrato)Competizione (per lo stesso substrato) Commensalismo (opportunisti)Commensalismo (opportunisti) Mutualismo o simbiosi (digestione della Mutualismo o simbiosi (digestione della

cellulosa nei ruminanti, produzione di cellulosa nei ruminanti, produzione di vitamine, fissazione dell’azoto nelle vitamine, fissazione dell’azoto nelle leguminose)leguminose)

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Batteri saprofiti commensali simbionti opportunisti o a patogenicità

condizionata: da saprofiti o commensali patogeni

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Patogenicità = capacità di Patogenicità = capacità di produrre malattiaprodurre malattia

Virulenza = grado di patogenicitàVirulenza = grado di patogenicità

Opportunismo = capacità di Opportunismo = capacità di approfittare della situazioneapprofittare della situazione

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Microbiologia clinica: concetti di baseMicrobiologia clinica: concetti di base

Contagio = contatto = contaminazione = Contagio = contatto = contaminazione = presenza di germi su una superficiepresenza di germi su una superficie

Infezione = superamento delle barriere Infezione = superamento delle barriere dell’ospitedell’ospite

Malattia = replicazione dei germi Malattia = replicazione dei germi nell’ospite con alterazione della sua nell’ospite con alterazione della sua omeostasiomeostasi

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Postulati di Koch per stabilire gli agenti Postulati di Koch per stabilire gli agenti eziologici delle malattie infettiveeziologici delle malattie infettive

1) Un determinato germe deve essere sempre 1) Un determinato germe deve essere sempre presente nelle lesionipresente nelle lesioni

2) Deve essere possibile isolare il germe in coltura 2) Deve essere possibile isolare il germe in coltura purapura

3) L’inoculazione del germe nell’animale deve 3) L’inoculazione del germe nell’animale deve riprodurre la malattiariprodurre la malattia

4) dall’animale inoculato si deve poter isolare lo 4) dall’animale inoculato si deve poter isolare lo stesso germestesso germe

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Ospite

Portatore

Ospite: soggetto che è colonizzato da un agente patogeno. Può essere portatore sano o portatore convalescente o cronico.

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Batteri Infezione esogena

batteri patogeni

malattia portatori sani (fonte di

infezione)

Infezione endogena

batteri commensali

infez.in zone riduz. mecc. difesa

diverse da n° =

normale processo morboso

Zoonosi - ambiente - alimenti (tossine)

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Zone Zone

settichesettiche

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1. infezioni ESOGENE trasmesse dall’ospite malato/portatore a quello sano

2. infezioni ENDOGENE - migrazione di flora commensale (E. coli dall’intestino alle vie urinarie)

- diminuzione difese locali- aumento numero microorganismi in sede

Malattia infettiva o contagiosa o trasmissibile dipende da:- quantità agente infettante- caratteristiche agente infettante (virulenza, tossine)- capacità di reazione dell’ospite

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Infezioni esogene: tappe dell’interazione microorganismo-ospite

contaminazione penetrazione (cute e mucose) localizzazione: casuale o elettiva (tropismo) infezione (reazione immunitaria) malattia (portatori sani)

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Sorgenti d’ infezione: uomo, animali (zoonosi), ambiente Modalità di trasmissione:

ingestione di alimenti o bevande contaminate (circuito oro-fecale) per via aerea per contagio sessuale per trasmissione congenita o perinatale per inoculazione diretta in tessuti o sangue (morso animale o puntura insetto vettore) per penetrazione traumatica

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Siti di ingresso dei batteri

VIA ESEMPI Ingestione Salmonella spp., Shigella spp.,

Yersinia enterocolitica, Escherichia coli enterotossico, Vibrio spp., Campylobacter spp., Clostridium botulinum, Bacillus cereus, Listeria spp., Brucella

Inalazione

Mycobacterium spp., Nocardia spp., Mycoplasma pneumoniae, Legionella spp., Bordetella pertussis, Chlamydia psittaci, Chlamydia pneumoniae

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Patogenesi: si trasmettono per contatto (mani) oppure in seguito all’aspirazione di goccioline di Flügge (droplets) contenenti virus o batteri.

Infezioni delle vie aeree superiori

Infezioni respiratorie

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Siti di ingresso per i batteri (2)Penetrazione diretta

VIA ESEMPITrauma Clostridium tetani

Aghi da iniezione Staphylococcus aureus,Pseudomonas spp.

Puntura d'artropode Rickettsia spp., Ehrlichia spp.,Coxiella spp., Francisellatularensis, Borrelia spp., Yersiniapestis

Trasmissionesessuale

Neisseria gonorrhaea,Chlamydia trachomatis,Treponema pallidum

Transplacentare Treponema pallidum

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Trasmissione dei microorganismi per contatto diretto

Via transplacentare

Via sessuale Contatto con animali

Ingestione alimenti o bevande (latte) contaminati

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Trasmissione dei microorganismi per contatto indiretto

Impiego oggetti inanimati

Starnuti/colpi di tosse

Esempio: inalazione particelle di polvere contaminata, ma anche:….

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infezioneabortiva

moltiplicazione

INFEZIONE

infezione inapparente

MALATTIA

lieve letale

grave

penetrazione

INFETTIVITA'

PATOGENICITA'

VIRULENZA

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INFETTIVITA'

Definizione: Capacità di un microorganismo patogeno di penetrare, attecchire e moltiplicarsi nell'ospite. Il grado di infettività è caratteristico di ogni microorganismo, ma può variare in funzione della specie ospite, dell'età dell'ospite,

della via di penetrazione, ecc. MISURA=CARICA INFETTANTE= Numero minimo di microorganismi necessario per dare inizio all'infezione.

Patogeni primari o convenzionali.Potenziale di patogenicità correlato a determinanti della

virulenza.

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Meccanismi di difesa dell’ospite

- Ostacoli alla colonizzazione dell’epidermide:

barriera meccanica

pH acido

attività pro-infiammatoria dei cheratinociti - Ostacoli alla colonizzazione di superfici mucose:

meccanismi di detersione

flusso unidirezionale dei fluidi in organi cavi

progressione contenuto del lume (intestino, uretra)

sistema microciliare (mucose respiratorie)

ricambio cellule epiteliali

risposta immunitaria locale

competizione con la flora microbica residente

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Flora batterica “normale”

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Infezioni ospedaliere (I.O.) o nosocomiali

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Infezioni ospedaliere (I.O.)

- Infezioni localizzate o sistemiche derivanti dall’esposizione a fattori infettivi che non erano presenti (neppure in incubazione) nel paziente al momento del ricovero ospedaliero.- Per convenzione si definisce I.O. l’infezione che insorge 48-72 ore dopo il ricovero.- Una percentuale dal 5 al 10% degli ospedalizzati contrae una infezione ospedaliera.

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Infezioni ospedaliere (I.O.)

Infezioni urinarie

Infezioni della ferita chirurgica

Polmoniti

Sepsi

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Per infezione ospedaliera si intende una infezione che si sviluppa durante il

ricovero e non è presente, né in incubazione, al momento dell’ingresso in

ospedale.

Le infezioni ospedaliere sono un importante problema di Sanità Pubblica,

per le gravi ripercussioni sull’utente/paziente e la comunità sociale, che vede

impiegare risorse aggiuntive per la salvaguardia, la cura ed il ripristino dello

stato di salute.

La possibilità di prevenire le infezioni ospedaliere è correlata a procedure

assistenziali di ampia diffusione quali il lavaggio delle mani, il rispetto

dell’asepsi nelle procedure invasive, la disinfezione e la sterilizzazione dei

presidi sanitari.

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Negli ultimi anni i progressi in medicina hanno prodotto un cambiamento

nel modello di infezione in ospedale, nel senso di un rilevante contributo

eziologico da parte di patogeni opportunisti, talora multiantibiotico-resistenti,

soprattutto in ospiti immunocompromessi.

L’aumento del numero di pazienti suscettibili a contrarre infezioni è

correlato direttamente alla maggiore sopravvivenza di pazienti con gravi

malattie di base, grazie agli sviluppi in campo diagnostico e terapeutico e al più

diffuso uso di farmaci ad azione immunosoppressiva.

Studi epidemiologici mettono in evidenza che direttamente correlata

all’insorgenza delle infezioni non è più la presenza del microrganismo

nell’ambiente, ma la modalità con cui il microrganismo viene a contatto con un

ospite suscettibile e che quindi risultano vincenti tutti i provvedimenti che

vengono intrapresi per evitare la trasmissione di questi microrganismi.

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fattori di rischio modificabili

legati all’assistenza;

fattori di rischio scarsamente modificabili

legati alla situazione clinica del paziente e alla sua

patologia di base.

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Fattori determinanti il rischio di infezione ospedaliera

Possono essere classificati come

1) fattori correlati all’ospite:

età, sesso, patologia di base, gravità delle condizioni cliniche, tipo e

caratteristiche dell’assistenza sanitaria stessa prestata prima del ricovero;

in particolare:

- età: più colpite le età estreme, a rischio i prematuri e gli anziani;

- affezioni sistemiche: diabete, insufficienza epatica e renale,

neoplasie, emolinfopatie sistemiche, collagenopatie;

- difetti specifici dei meccanismi di difesa;

- dismicrobismi favoriti da terapie antibiotiche.

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Fattori determinanti il rischio di infezione ospedaliera

2) fattori correlati al profilo stesso dell’assistenza:

il reparto di ricovero, le procedure invasive attuate,

eventuali interventi chirurgici, le terapie;

3) fattori correlati alla qualità dell’assistenza:

la gestione del paziente esposto a procedure invasive,

l’applicazione corretta dei protocolli d’uso di disinfettanti e

antibiotici (ad esempio antibiotico-profilassi in chirurgia), i criteri di

utilizzo di farmaci e procedure invasive conformi agli standard.

Mentre è estremamente difficile mettere in atto interventi

che possano modificare la storia clinica del paziente, il controllo

più efficace delle infezioni ospedaliere deve basarsi sulla

modifica della qualità dell’assistenza, attraverso l’adozione di

protocolli standardizzati e di metodiche corrette.

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Fattori di rischio per I.O.:età, malattia di base, reparto di ricovero, durata della degenza, intervento chirurgico e durata dell’intervento stesso.

Principali cause di I.O.:antibioticoterapia (ceppi resistenti)aumento delle tecniche invasiveincremento del numero di persone che assistono lo stesso pazientepersonale sanitario non adeguatamente educato alla prevenzione delle infezioniinadeguatezza delle strutture architettoniche e dei servizi igienici.

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Costo delle I.O.:

aumento della durata della degenzaaumentato rischio di fallimento dell’intervento chirurgicoaumento di disagio, febbre, doloreaumento dei costi di degenza, indagini diagnostiche, terapieallungamento delle liste d’attesa

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Prevenzione delle I.O.

Lavaggio delle mani del personale sanitarioRiduzione cateterizzazione e uso di cateteri a a ciclo chiusoAdeguata disinfezione cute e profilassi feriteMobilizzazione precoce e ginnastica respiratoria del paziente allettatoPresenza di un comitato di controllo delle infezioni

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Infezioni ospedaliere o nosocomiali

- trasmissione mediante: trasfusioni

manovre endoscopiche

infezioni postoperatorie

infezioni respiratorie

- fattori favorenti la diffusione dei microorganismi:

agente infettante (virulenza e farmaco-resistenza)

sorgente d’infezione (ambiente confinato e aumentato

rischio di contatto malati/portatori)

vie di trasmissione (interventi vari)

soggetti (immunodepressione o aumentata recettività)

- patogeni opportunisti

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Principali cause che favoriscono la diffusione delle infezioni ospedaliere

AGENTE INFETTANTE

SORGENTE INFEZIONE

VIA DI TRASMISSIONE

SOGGETTI RECETTIVI

FATTORI NOSOCOMIALI CHE NE ACCENTUANO LA PERICOLOSITA’

Aumentata frequenza di stipiti farmacoresistenti e/o con aumentata virulenza

Concentrazione in ambienti confinati di malati infetti o portatori

Somministrazione o inoculazione accidentale di sangue o emoderivati, indagini strumentali o endoscopiche, interventi chirurgici

Aumentata recettività (immunodepressione) per malattia di base e/o trattamenti terapeutici

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Le malattie nosocomiali sono tutte per definizione iatrogene, poiché conseguono al ricorso a strutture concepite per la cura del malato.

•Le malattie nosocomiali non riguardano soltanto i ricoverati, ma possono riguardare tutto il personale che a vario titolo presti la sua opera nelle strutture di assistenza e cura.

•Infezioni crociate sono infezioni che si trasmettono sia direttamente che indirettamente tra malati (o tra personale e malati) che soggiornano nello stesso ambiente.

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Infezioni ospedaliere (I.O.) Possibili fonti di infezione

aria personale sanitario piante o altri oggetti contaminati contenitori per soluzioni parenterali (fleboclisi) non

adeguatamente sterilizzati cateteri contaminati flora microbica endogena del paziente alimenti manipolati da portatori di germi

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Strumenti e procedimenti clinici che favoriscono le infezioni nei pazienti ospedalizzati

STRUMENTO OPROCEDIMENTO

FUNZIONE MICRORGANISMIRESPONSABILIDELL'EVENTO

INFETTIVOCatetere Temporanea rimozione di

una ostruzione; prelievo dicampione di urina

Il 70% dei casi causati dabatteri Gram negativi; E.

coli responsabile del 30% epiù dei casi

Nebulizzatori Usati per saturare miscelegassose con vapore acqueo

per somministrazione difarmaci per aerosol

Principalmente batteriGram negativi e

stafilococchi

Protesi Sostituti artificiali di partedi organi (articolazioni,

valvole cardiache)

Stafilococchi responsabilidell'80% dei casi

Apparecchi per emodialisi Rimozione di catabolitiaccumulati nel sangue di

pazienti nefropatici

Principalmentestafilococchi e

Pseudomonas frequenti icasi di epatite virale B

Endoscopi Visualizzazione dellemucose di organi interni

(colon, vescica)

Enterococchi (floraendogena del paziente);

Pseudomonas aeruginosaInterventi chirurgici Rimozione o riparazione di

organi o tessuti lesionati omalati

Staphylococcus aureus eE.coli responsabili del 30%

dei casi

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Distretti sede frequente di infezione nei pazienti ospedalizzati

DISTRETTO MICRORGANISMIRESPONSABILI

CAUSE PRINCIPALIDEL CONTAGIO

Tratto urinario E.coli, Proteus, Klebsiella,Pseudomonas

Cateterismo

Tratto respiratorio inferiore E.coli, Klebsiella,Pseudomonas,stafilococchi

Inalazione di aerosoltramite nebulizzatori;aspirazione di microbi

dall'orofaringe; diffusioneematogena di microbi in

sede polmonareFerite chirurgiche S.aureus, E.coli Colonizzazione accidentale

della ferita da membri dellaflora endogena delpaziente; strumenti

chirurgici nonadeguatamente sterilizzazti

Sangue (batteriemia) E.coli, Klebsiella,Pseudomonas

Infusioni endovenose;cateterismo; emodialisi;procedimenti chirurgici

Sedi ustionate Pseudomonas aeruginosa,S.aureus,

Depressione rispostaimmunitaria conseguente

all'ustione; infezionetessuto ustionato da parte

del personale sanitarioCute e occhi S.aureus nei neonati;

bacilli Gram neg. negliadulti

Contatto da parte dellemani del personale

sanitario

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I dispositivi intravascolari sono diventati

indispensabili nella moderna pratica medica. Vengono

utilizzati per somministrare liquidi per via endovenosa,

farmaci, derivati del sangue, soluzioni per la nutrizione

parenterale e per monitorare lo stato emodinamico dei

pazienti critici.

Tuttavia, l’uso dei dispositivi intravascolari è

frequentemente accompagnato da una serie di

complicanze infettive che comprendono tromboflebiti

settiche, endocarditi, batteriemie e infezioni

metastatiche (ascessi polmonari, ascessi cerebrali,

osteomieliti, artriti, endoftalmiti) come risultato della

diffusione ematogena di un germe in altre sedi del corpo.

Le infezioni associate a catetere, in particolare le

batteriemie, comportano un aumento della morbosità, un

aumento della mortalità di circa 10%-20% e un aumento

dei costi stimato in diversi milioni di dollari per gli

ospedali Nord-Americani.

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Il catetere venoso/arterioso è un sottile tubicino di materiale plastico

biocompatibile (silicone o poliuretano) che permette il collegamento tra la

superficie cutanea ed un distretto venoso/arterioso. Si distinguono:  

•Cateteri venosi periferici (CVP)

inseriti nelle vene dell’avambraccio o della mano e utilizzati per

l’infusione di liquidi; raramente associati a batteriemie.

•Cateteri arteriosi

inseriti nelle arterie periferiche (radiale, ulnare, femorale) e usati

per monitorare lo stato emodinamico dei pazienti critici; presentano un

rischio di sviluppare infezione locale e batteriemia molto basso,

probabilmente perché esposti a pressioni molto elevate.

•Cateteri venosi centrali (CVC)

inseriti per via percutanea nella vena giugulare, nella succlavia o

nella femorale; sono responsabili del 90% di tutte le batteriemie

associate a catetere. Esistono diversi tipi di CVC a breve termine (temporanei) e

dispositivi usati per accessi vascolari a lungo termine (a

permanenza).

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La mortalità attribuibile alla batteriemia da catetere intravascolare

oscilla negli Stati Uniti, a seconda degli studi, fra 14 e 28%. Le batteriemie

associate alla presenza di catetere venoso centrale nelle unità di cura

intensiva sono 55.000 ogni anno.

In Europa uno studio multicentrico ha dimostrato che nel 63% dei

pazienti ospedalizzati viene inserito un catetere vascolare.

Nel paziente con catetere vascolare la principale

complicanza – con rischio di vita dello stesso paziente – è

l'infezione da catetere (catheter-related infection, CRI) ed, in

particolare, la batteriemia correlata (catheter-related blood

stream infection, CRBSI).

Immagini di infezioni localitratte da “CVC: il contributo

dell’infermiere”

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La patogenesi delle infezioni associate a catetere è multifattoriale e

complessa, ma nella maggior parte dei casi esse sono il risultato della

migrazione dei microrganismi cutanei attraverso il sito di inserimento

del tratto di catetere cutaneo con eventuale colonizzazione della punta

del catetere.

Le batteriemie che complicano la posa di cateteri endovenosi o

endoarteriosi sono classificate come batteriemie primarie negli studi

che applicano le definizioni proposte dai CDC.

Nello studio della patogenesi dell'infezione correlata al catetere

vascolare occorre valutare le differenti componenti che possono giocare

un ruolo importante.

•Via d'accesso nell'ospite dei microrganismi

•Fattori patogenetici correlati all'ospite

•Caratteristiche delle specie batteriche responsabili

•Composizione del catetere

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Via di accesso dei microrganismi 

L'infezione del catetere intravascolare può avvenire per:

 

via periluminale,

dalla cute alla superficie esterna del catetere;

via intraluminale,

dal giunto del sistema di infusione alla superficie interna del

catetere;

contaminazione del liquido di infusione

e quindi per disseminazione intraluminale dei microrganismi.

Le prime due vie sono responsabili di oltre il 95% delle infezioni.

Generalmente la presenza di sepsi nella prima settimana successiva

all'inserimento del catetere è dovuta alla contaminazione della superficie

esterna (manovre non sterili). Se il tempo di insorgenza del fenomeno

settico è superiore, si ritiene che la colonizzazione microbica avvenga

all’interno del lume del catetere (utilizzo di infusioni contaminate, cattive

misure igieniche e comportamentali).

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Fattori patogenetici correlati all'ospite 

L'infezione del catetere intravascolare rispecchia

un'alterazione dello stato di equilibrio dell'ospite con

conseguente risposta da parte di quest'ultimo. Il catetere

agisce come un corpo estraneo che evoca la produzione di

materiale fibrinoide che riveste la superficie del tratto

intravascolare del catetere entro brevissimo tempo dalla sua

inserzione. La presenza di fibrina sia all'interno che all'esterno

del catetere è a tutti gli effetti un fattore predisponente allo

sviluppo di infezione.

Ovviamente le condizioni di base dell'ospite giocano un

ruolo non secondario nell'elevare il rischio dell'infezione

correlata al catetere. Le neoplasie, lo stato di

immunodeficienza, le ustioni gravi, la malnutrizione

compromettono le difese dell'ospite esponendolo

maggiormente al rischio di infezione.

• Età ≤ 1 anno, ≥ 60 anni

• Neutropenia

• Terapia immunosoppressiva

• Malattie gravi debilitanti

• Patologie che comportano lesioni cutanee (ustioni, psoriasi)

• Presenza di un focolaio infettivo in altro distretto corporeo

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Caratteristiche delle specie batteriche responsabili

 

All’interno degli ospedali che beneficiano di un programma di

sorveglianza delle infezioni ospedaliere, nel corso degli ultimi venti anni

sono stati osservati cambiamenti importanti nel tipo di microrganismi

responsabili delle batteriemie nosocomiali.

Mentre nel 1975 i batteri Gram-negativi, in particolare E.coli e

Klebsiella spp., erano tra i cinque maggiori patogeni responsabili di

batteriemie ospedaliere, gli stessi tra il 1986 e il 1989 sono stati

responsabili rispettivamente del 6% e del 4,5% delle batteriemie primarie

registrate nell’ambito degli Ospedali NNIS.

L’aumento significativo delle batteriemie ospedaliere è spiegato

essenzialmente dall’aumentata proporzione di quelle causate dagli

Stafilococchi coagulasi-negativi (CNS) per il 27%, da S.aureus per il 16% ,

dagli Enterococchi e da Candida spp.

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Gli Stafilococchi rappresentano la causa di almeno la metà

delle CRBSI.

Il biofilm che si forma poco dopo l'inserzione del catetere è

costituito dal complesso glicoproteico presente nel glicocalice e

nello slime batterico, dalle proteine derivate dall'ospite

(fibronectina e trombospondina) e dalle piastrine.

Allorché i microrganismi patogeni si sono legati alla superficie

del catetere, la loro eradicazione risulta estremamente difficile

per differenti motivi:

•la protezione effettuata nei confronti dei batteri da parte

dello slime e del glicocalice ;

•l'incapacità dei leucociti neutrofili di fagocitare batteri

aderenti;

•la diminuita attività degli antibiotici nei confronti dei batteri

aderenti alla superficie del catetere.

Il biofilm agisce di fatto come una barriera che impedisce

l'azione dell'antibiotico, impedendo che questo si concentri

efficacemente nel sito d'azione.

Biofilm sulla superficie interna di un catetere venoso (immagine di

SEM del CDC di Atlanta)

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Composizione del catetere

Il catetere ideale dovrebbe essere capace di non provocare la tipica

risposta da corpo estraneo nell'ospite, di non essere trombogenetico, di

non irritare la parete vascolare e di essere indenne da irregolarità della

superficie nelle quali i batteri possono annidarsi e moltiplicarsi.

Inoltre i cateteri devono possedere un grado di flessibilità tale che

consenta loro di passare liberamente attraverso i vasi sanguigni, senza

però che tale flessibilità sia causa di loro ripiegamento ed

attorcigliamento.

Inizialmente poche delle caratteristiche elencate erano presenti.

Successivamente, i cateteri di Teflon® hanno risolto questi problemi,

poiché gli Stafilococchi aderiscono al Teflon® molto meno avidamente di

quanto avviene con i vecchi cateteri di polivinilcloruro e polietilene.

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La diagnosi di infezione da catetere vascolare è

tipicamente basata su criteri sia clinici che laboratoristici.

Infatti il paziente grave, portatore di catetere venoso

centrale con febbre elevata, pone un serio dilemma

diagnostico in quanto, in almeno la metà dei casi, non vi

sono segni clinici che consentano inequivocabilmente di

differenziare la sepsi correlata al catetere dalla sepsi

derivante da infezione originatasi in altro distretto corporeo.

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Fattori di rischio dell'infezione da catetere (1)

Manipolazione del catetere. La manipolazione da parte del

personale di assistenza è il fattore più importante nel

determinare l'infezione.

Cateterizzazione prolungata. La durata della permanenza

del catetere è senz'altro uno dei più importanti fattori di rischi

o di infezione.

Numero di canali dei cateteri. I cateteri multiluminali sono

più suscettibili alle infezioni rispetto a quelli dello stesso tipo

ad un solo lume.

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Fattori di rischio dell'infezione da catetere (2)

Sito anatomico di inserzione. La maggior incidenza di

infezione si osserva con i cateteri inseriti nella vena

giugulare rispetto a quelli inseriti nella succlavia. Un altro sito

di ad alto rischio di infezione è la vena femorale per l'alto

grado di colonizzazione batterica dell'inguine.

Nutrizione parenterale. Due meta-analisi hanno dimostrato

che nei soggetti adulti oncologici la nutrizione parenterale è

associata con infezione da catetere.

Concomitanza di altre patologie. Le condizioni di base del

paziente sono estremamente importanti nel determinare la

possibilità di un'infezione da catetere.

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Possibilità di prevenzione dell'infezione da catetere

(1)

Creazione di barriere antimicrobiche e team operativo

addestrato. In particolare si raccomanda di creare nei

confronti dei batteri una vera e propria “barriera” sterile,

utilizzando guanti, mascherina, camice e cuffia sterili, senza

trascurare l'accurato lavaggio delle mani.

Antisepsi cutanea. Lo scopo dell'antisepsi cutanea è la

riduzione della massa batterica presente sulla cute del sito di

inserzione del catetere. Nella prevenzione delle batteriemie da

catetere l'uso della clorexidina è risultato più vantaggioso

rispetto alla tintura di iodio e all'alcool 70%.

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Possibilità di prevenzione dell'infezione da catetere

(2)

Rivestimento del catetere. Si è tentato il rivestimento del

catetere con differenti sostanze dotate di attività antibatterica.

L'utilizzazione di un rivestimento sottocutaneo di collagene

impregnato di argento costituisce un deterrente antimicrobico

per l'effetto antibatterico degli ioni argento.

Tunnelling. Con questa tecnica, che consiste nel

posizionare il segmento prossimale del catetere sotto la pelle

ad una certa distanza dal punto di ingresso della vena, si è

tentato di ridurre la colonizzazione dei cateteri e la batteriemia

correlata.

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Misure di controllo delle I.O.

Misure efficaci: sterilizzazione, lavaggio delle mani, cateterismo urinario a circuito chiuso, corretta gestione dei cateteri intravenosi, tecniche sterili di abbigliamento in sala operatoria, chemioprofilassi perioperatoria negli interventi chirurgici contaminati, corretta gestione dell’attrezzatura per la terapia respiratoria.Misure ragionevoli: procedure di isolamento, educazione e sensibilizzazione del personale.Misure di efficacia possibile: disinfezione di pavimenti, mura, lavandini, luci ultraviolette, nebulizzazione dei disinfettanti, flussi d’aria laminari, chemioprofilassi perioperatoria negli interventi chirurgici puliti, sorveglianza microbiologica dell’ambiente.

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Mezzi barriera

- guanti: cambiati a ogni paziente, preceduto e seguito da lavaggio mani- sovracamici di protezione, mascherine, visiere, occhiali - lavaggio mani

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Infezioni emergenti comparsa improvvisa incremento incidenza modificazioni distribuzione geografica

Cause: modificazioni ecologiche

clima,… modificazioni tecnologiche

diffusione viaggi aerei diffusione interventi diagnostici terapeutici

modificazioni demografiche migrazione di popolazioni

Importanza di un efficace sistema di sorveglianza epidemiologica