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Istituto superiore “Falcone” Via Matteotti 4 21013 Gallarate (VA) - Sistema di Sicurezza Aziendale - DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO ELETTRICO Doc. Cod. RE Rev. 00 data 28/03/17 Pagina 1 di 22 RELAZIONE SULLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO ELETTRICO NEGLI AMBIENTI DI LAVORO Conforme al Decreto Legislativo 09 aprile 2008, n° 81, Titolo III. Copia N° 01 Emessa da Datore di lavoro: Dott.ssa Bianchi Marina __________________________ Approvata da R.S.P.P.: Dott. Ing. Bini Marco __________________________ R.L.S.: Sig. Riccio Claudio __________________________ Medico competente: Dott. Raineri Emilio __________________________ Distribuzione: ENTE RIFERIMENTO COPIA DATORE DI LAVORO Dott.ssa Bianchi Marina 01 R.S.P.P. Dott. Ing. Marco Bini 02 R.L.S. Sig. Riccio Claudio 03 MEDICO COMPETENTE Dott. Raineri Emilio 04

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RELAZIONE SULLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO ELETTRICO NEGLI

AMBIENTI DI LAVORO

Conforme al Decreto Legislativo 09 aprile 2008, n° 81, Titolo III.

Copia N° 01

Emessa da Datore di lavoro: Dott.ssa Bianchi Marina

__________________________

Approvata da

R.S.P.P.: Dott. Ing. Bini Marco

__________________________

R.L.S.: Sig. Riccio Claudio

__________________________

Medico competente: Dott. Raineri Emilio

__________________________

Distribuzione:

ENTE RIFERIMENTO COPIA

DATORE DI LAVORO Dott.ssa Bianchi Marina 01

R.S.P.P. Dott. Ing. Marco Bini 02

R.L.S. Sig. Riccio Claudio 03

MEDICO COMPETENTE Dott. Raineri Emilio 04

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INDICE DELLE REVISIONI Tutte le pagine del presente documento sono aggiornate alla rev. 00, in quanto si tratta della prima emissione del documento. PRECEDENTI REVISIONI:

DATA N. REVISIONE MOTIVO REVISIONE

28/03/2017 00 1^ stesura

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PREMESSA Per rischio elettrico si intende il prodotto della probabilità per un soggetto di subire gli effetti derivanti da contatti accidentali con elementi in tensione (contatti diretti ed indiretti), o da arco elettrico, per il danno conseguente. Esiste inoltre un rischio elettrico legato alla salvaguardia degli immobili, dei macchinari e degli impianti, che sarà valutato al fine di evitare possibili inneschi di incendi o esplosioni e che sarà poi ripreso nelle relative sezioni del presente documento. I soggetti che possono essere interessati al rischio elettrico sono potenzialmente tutti i lavoratori, indipendentemente dalla mansione o dal reparto di lavoro, anche se è ragionevole dividere tali soggetti in due categorie, in relazione al grado di esposizione al rischio elettrico:

� UTENTI GENERICI; � OPERATORI ELETTRICI.

UTENTI GENERICI Sono i soggetti che, in ambito aziendale, sono destinati ad operare, anche occasionalmente, con l'utilizzo di impianti o attrezzature elettriche e/o elettroniche, alimentate da qualsiasi fonte di energia elettrica (quali lavoratori, datore di lavoro, manutentori). Possono altresì rientrare in questa categoria tutti gli altri lavoratori o soggetti occasionali che a qualsiasi titolo possono trovarsi nei locali o comunque nell'area aziendale, in quanto possono venire a contatto con masse o masse estranee che a causa di guasto possono avere assunto tensioni pericolose. Sono esclusi da questa categoria quei soggetti che intervengono sugli impianti, macchinari o parti di essi, con l'intenzione di rimuovere le protezioni di accessibilità alle parti attive, allo scopo di intervenire sull'equipaggiamento elettrico dell'apparecchiatura. OPERATORI ELETTRICI Sono invece i soggetti che per loro specifica mansione svolgono i "lavori elettrici" così definiti dalla Norma CEI 11-27, intesi come interventi su impianti o apparecchiature elettriche, con accesso alle parti attive, fuori o sotto tensione, o nelle vicinanze. Rientrano in questa categoria anche i lavoratori che hanno la necessità di rimuovere le protezioni di impianti, macchine o attrezzature elettriche al fine effettuare lavori o, più semplicemente, l'apertura di quadri elettrici per interventi di ripristino in caso di guasto. In linea generale, tali operatori possono essere interni o esterni all'azienda in relazione alla complessità dell'intervento e alla disponibilità di tecnici interni, specificando che anche l'operatore addetto alla conduzione di una macchina o impianto di processo può, se formalmente addestrato e dopo un'attenta analisi del rischio, intervenire per il ripristino della funzionalità del macchinario.

La valutazione del rischio elettrico richiede un approccio multidisciplinare e una particolare attenzione per la difficoltà di individuare le parti sensibili dell’impianto, capillarità e diffusione nei diversi ambienti di lavoro. Un ulteriore fattore di criticità è rappresentato dalla tipologia di utenti che può essere definita come “non esperta” e che generalmente tende a sottovalutare i potenziali pericoli che possono insorgere da un uso non “corretto”.

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APPLICABILITA’ Il luogo di Lavoro nel quale è stata fatta l’analisi del rischio elettrico, è rappresentato dall’Istituto superiore “Falcone” situato in Via Matteotti N. 4 a Gallarate (VA) presso cui operano i dipendenti dell’Istituto Scolastico. L’Istituto Scolastico “Falcone” di Gallarate è un Istituto tecnico e professionale che mette al centro del suo progetto ogni singolo studente curandone gli apprendimenti partendo dalle conoscenze reali per migliorarle e misurarle, ponendo particolare attenzione allo sviluppo della persona attraverso l’istituzione del tutor scolastico, del servizio di consulenza psicologica (CIC) e di un sistema di accoglienza e integrazione particolarmente articolato per gli studenti disabili. All’interno dell’Istituto Scolastico “Falcone” sono presenti specifici laboratori di cucina, panificazione, pasticceria, fotografia e informatica.

RIFERIMENTI LEGISLATIVI La valutazione del rischio elettrico è un obbligo esplicitamente introdotto dal Titolo III del D. Lgs. 81/08. Art. 80. (Obblighi del datore di lavoro)

1. Il datore di lavoro prende le misure necessarie affinché i lavoratori siano salvaguardati dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’impiego dei materiali, delle apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da quelli derivanti da:

a) contatti elettrici diretti; b) contatti elettrici indiretti; c) innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratemperature pericolose,

archi elettrici e radiazioni; d) innesco di esplosioni; e) fulminazione diretta ed indiretta; f) sovratensioni; g) altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.

2. A tale fine il datore di lavoro esegue una valutazione dei rischi di cui al precedente comma 1, tenendo in considerazione:

a) le condizioni e le caratteristiche specifiche del lavoro, ivi comprese eventuali interferenze;

b) i rischi presenti nell’ambiente di lavoro; c) tutte le condizioni di esercizio prevedibili.

3. A seguito della valutazione del rischio elettrico il datore di lavoro adotta le misure tecniche ed organizzative necessarie ad eliminare o ridurre al minimo i rischi presenti, ad individuare i dispositivi di protezione collettivi ed individuali necessari alla conduzione in sicurezza del lavoro ed a predisporre le procedure di uso e manutenzione atte a garantire nel tempo la permanenza del livello di sicurezza raggiunto con l’adozione delle misure di cui al comma 1.

3-bis. Il datore di lavoro prende, altresì, le misure necessarie affinché le procedure di uso e manutenzione di cui al comma 3 siano predisposte ed attuate tenendo conto delle disposizioni legislative vigenti, delle indicazioni contenute nei manuali d'uso e manutenzione delle apparecchiature ricadenti nelle direttive specifiche di prodotto e di quelle indicate nelle pertinenti norme tecniche.

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Art. 81. (Requisiti di sicurezza)

1. Tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature, nonché le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere progettati, realizzati e costruiti a regola d’arte.

2. Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto, i materiali, i macchinari, le apparecchiature, le installazioni e gli impianti di cui al comma precedente, si considerano costruiti a regola d’arte se sono realizzati secondo le pertinenti norme tecniche.

Art. 82. (Lavori sotto tensione)

1. È vietato eseguire lavori sotto tensione. Tali lavori sono tuttavia consentiti nei casi in cui le tensioni su cui si opera sono di sicurezza, secondo quanto previsto dallo stato della tecnica o quando i lavori sono eseguiti nel rispetto delle seguenti condizioni:

a) le procedure adottate e le attrezzature utilizzate sono conformi ai criteri definiti nelle norme tecniche;

b) per sistemi di categoria 0 e I purché l'esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori riconosciuti dal datore di lavoro come idonei per tale attività secondo le indicazioni della pertinente normativa tecnica;

c) per sistemi di II e III categoria purché: i. i lavori su parti in tensione siano effettuati da aziende autorizzate, con

specifico provvedimento del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ad operare sotto tensione

ii. l'esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori abilitati dal datore di lavoro ai sensi della pertinente normativa tecnica riconosciuti idonei per tale attività.

2. Con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, da adottarsi entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, sono definiti i

criteri per il rilascio delle autorizzazioni di cui al comma 1, lettera c), numero 1). 3. Hanno diritto al riconoscimento di cui al comma 2 le aziende già autorizzate ai sensi della

legislazione vigente. Il D.Lgs. 81/08 specifica i criteri per la valutazione del rischio elettrico e per l'identificazione delle misure di sicurezza. Per effettuare una corretta valutazione bisogna però riferirsi all’attuale normativa tecnica (CEI 11-27 EDIZIONE IV del 2014). La norma CEI 11-27 (IV Edizione 2014) introduce nuove figure professionali, quali la Persona o Unità Responsabile dell’impianto elettrico (URI) e la Persona o Unità Responsabile della realizzazione del Lavoro (URL). Esse sono state introdotte per tener conto che nelle aziende/società strutturate a livello organizzativo ogni attività lavorativa viene studiata e progettata da uno staff aziendale. L’URI, se coincide con il Responsabile dell’Impianto per i lavori (RI), deve essere necessariamente una Persona Esperta (PES) mentre l’URL, se identificata in una persona, deve essere necessariamente una Persona Esperta (PES) che coincide con il Preposto alla conduzione del lavoro (PL).

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INTRODUZIONE La sicurezza degli impianti e delle attrezzature infatti si ottiene mediante:

• manutenzione ordinaria e straordinaria; • opere di adeguamento ove necessario; • verifiche periodiche programmate, • adozione di corrette procedure circa l’utilizzo; • formazione ed informazione specifiche destinate agli utenti e addetti specializzati.

Risulta dunque di fondamentale importanza la concomitanza di diverse azioni programmate nell’ambito di procedure condivise.

GESTIONE DEL RISCHIO Il processo di gestione del rischio è articolato nelle seguenti fasi:

• Definizione del sistema: costituisce la fase preparatoria all’esecuzione della valutazione vera e propria. Il primo passo è la definizione di chiari obiettivi aziendali:. la valutazione vera e propria è infatti la base per il riconoscimento di opportunità e rischi potenziali, nel perseguimento degli obiettivi aziendali; questi ultimi andranno esplicitati in un documento aziendale ufficiale, per evitare che rimangano meri punti d’accordo stipulati tra i membri della dirigenza e non condivisi all’interno dell’organizzazione con il resto del personale.

• Identificazione del rischio: sulla base di uno strumento predefinito (per esempio una check list che elenca i pericoli più frequenti legati al rischio elettrico) vengono individuati tutti i rischi possibili sotto forma di uno scenario.

• Analisi del rischio: comprende la valutazione degli scenari individuati in base a criteri di probabilità di insorgenza e potenzialità di danno. I rischi valutati vengono riportati nella matrice. Su questa base la direzione decide quali rischi sono tollerabili e quali priorità devono esser definite.

• Amministrazione del rischio:applicazione, con l’aiuto delle informazioni raccolte, di provvedimenti che prevengono o riducono il rischio.

• Monitoraggio: controllo della corretta applicazione delle misure di gestione del rischio. Il monitoraggio può avvenire in due modi: attività costante o controlli periodici.

METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO Il metodo di valutazione del rischio utilizzato è rappresentato dalla matrice di rischio. L’obiettivo della metodologia adottata è quello di determinare un indice di probabilità P, definito come Probabilità di accadimento e un indice di danno D, definito come l’entità dei danni conseguenti l’accadimento, al fine di assegnare al rischio R una determinata entità e di individuare, sulla base di quest’ultimo dato, le misure tecniche ed organizzative per la protezione.

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P (Probabilità)

16 16 32 64 128 256

8 8 16 32 64 128

4 4 8 16 32 64

2 2 4 8 16 32

1 1 2 4 8 16

1 2 4 8 16 D (Danno)

Con:

Probabilità Danno

16 Frequente 16 Minacciosa 8 Possibile 8 Critica 4 Raro 4 Sensibile 2 Molto raro 2 Minima 1 Improbabile 1 Insignificante

In funzione del rischio valutato viene stabilito il grado di rischio:

Rischio (R) Grado

R > 64 Rischio non accettabile: necessari provvedimenti urgenti per la minimizzazione del rischio

16 ≤ R ≤ 64 Rischio alto: necessari provvedimenti per la minimizzazione del rischio

4 ≤ R ≤ 16 Rischio medio: verificare i provvedimenti per la minimizzazione del rischio

1 < R ≤ 4 Rischio minimo: nessun provvedimento R = 1 Rischio accettabile: nessun provvedimento

Viene stabilito un limite di tolleranza al quale è associato un valore di rischio: tutti i valori della matrice che risultano al di sotto di tale soglia sono considerati come tollerabili, mentre i valori al di sopra o necessitano verifiche/monitoraggi o non possono in alcun modo essere tollerati e pertanto sarà necessario intraprendere adeguate misure.

STIMA DEL RISCHIO La stima del rischio può essere quantitativa, semi-quantitativa o qualitativa in termini di probabilità dell’evento e di possibili conseguenze. La stima quantitativa necessariamente deve far riferimento a calcoli deterministici, che per quanto precisi devono essere riferiti a situazioni e contesti precisi, a volte difficilmente applicabili a casi concreti. Il metodo utilizzato usa un approccio che combina il calcolo deterministico con quello probabilistico. Il vantaggio di tale approccio consiste nella possibilità di classificare conseguenze e probabilità in categorie omogenee, a cui vengono associati indici con diversi gradi di rischio.

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La misura del rischio è definita dall’indice di rischio R, ottenuto dalla somma dei prodotti della probabilità Pi (o frequenza fi) che l’evento avverso, descritto nello scenario Si, possa accadere in un determinato periodo di tempo e arrecare un danno Gi.

È facilmente intuibile che si possono ricavare di conseguenza le varie metodologie per la riduzione del rischio che possono essere essenzialmente ricondotte a metodologie preventive (riduzione della frequenza) e protettive (riduzione del danno). La prevenzione tende a ridurre la probabilità che l’evento si manifesti e la protezione tende a ridurre gli eventuali danni o le conseguenze prodotte dal manifestarsi dell’evento.

VALUTAZIONE DEL DANNO (G)

Sono varie e molteplici le tipologie di danno seguito che possono essere causati da un incidente e/o infortunio. Una prima distinzione può essere fatta tra danno materiale e danno fisico. Il danno materiale riguarda le cose e deve essere risarcito al prezzo di mercato, il danno fisico riguarda le persone e può essere ulteriormente suddiviso in danno biologico (lesione dell'integrità fisica e psichica del soggetto) e patrimoniale (lesione della sfera economica del danneggiato). Il danno sarà valutato con la seguente formula:

Dove: gbm = indice che conto della valutazione del danno biologico e materiale gs = indice che tiene conto del danno in base alla destinazione d’uso della struttura (pari a 1 se la struttura rientra nelle strutture strategiche e pari a 0 se non rientra).

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Il valore dell’indice gbm è funzione del danno biologico (b) e del danno materiale (m).

Dove: Ib = indice di danno biologico Im= indice di danno materiale Calcolo indice di danno biologico Ib L’indice del danno biologico è una misura di quante persone possono essere coinvolte o comunque subire conseguenze da un incidente, rispetto alla condizione di progetto rispondente alla normativa applicabile. È definito come:

Dove: Gb = danno biologico del sistema in esame Gbn = danno biologico del sistema di progetto conforme alla normativa

Dove: np = il numero delle possibili persone danneggiate nt = il numero atteso di persone nella struttura tp = il tempo in ore all’anno per cui le persone sono presenti nel luogo pericoloso

Dove: ntn = il numero massimo di persone che possono essere contemporaneamente presenti nella struttura o il numero di persone per cui la struttura è stata dimensionata nel rispetto delle normative di settore. L’indice di danno biologico è quindi funzione del rapporto fra il numero massimo di persone che possono essere contemporaneamente presenti e lo stesso numero riferito al dimensionamento progettuale.

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Calcolo indice di danno materiale Im

Dove: Ew = energia consumata in un anno e dedotta dalle bollette [kW h] Ppn = potenza massima di progetto [W/mq] dun = indice di utilizzazione [h] S = superficie della struttura [mq] Una volta calcolati gli indici possono essere rappresentati in un piano cartesiano in cui i valori di Ib e Im sono rispettivamente riportati sull’asse delle ascisse e sulle ordinate.

L’esponente gbm assume convenzionalmente valori diversi a seconda della zona con il seguente significato: colore bianco = 0

La situazione reale rientra nell’ambito degli indici normalizzati e l’indice di danno biologico è inferiore all’indice di danno materiale. colore giallo paglierino = 1

La situazione reale rientra nell’ambito degli indici normalizzati e l’indice di danno biologico è superiore all’indice di danno materiale.

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colore giallo = 2

La situazione reale non rientra nell’ambito degli indici normalizzati e l’indice di danno biologico è inferiore all’indice di danno materiale. colore marrone chiaro = 3

La situazione reale non rientra nell’ambito degli indici normalizzati e l’indice di danno biologico è superiore all’indice di danno materiale.

VALUTAZIONE DEL PROBABILITA’ DI ACCADIMENTO (P) Per ridurre la probabilità di accadimento di un evento sfavorevole occorre adottare idonee misure preventive di tutela. Le misure di tutela devono prendere in considerazione tutte le azioni (attive e passive) per assicurare la sicurezza delle persone e dei beni contro i pericoli e i danni, che possono essere ragionevolmente previste, derivanti dall’uso degli impianti elettrici. Le azioni devono considerare principalmente la protezione contro (rischi R):

• i contatti diretti (Rcd) • i contatti indiretti (Rci) • gli effetti termici (Ret) • le sovracorrenti (Rsc) • le sovratensioni (Rst)

I metodi di protezione (P), suddivisibili in attivi e passivi, devono:

• impedire che la corrente passi attraverso il corpo umano (Pa); • limitare la corrente che può attraversare il corpo umano a valori inferiori a quello

fisiopatologicamente pericoloso (Pb); • interrompere automaticamente il circuito in un tempo determinato (Pc); • evitare temperature elevate (Pd); • evitare archi elettrici (Pe);

Le azioni e i metodi di protezione possono essere messi in relazione mediante la matrice rischi-metodi di protezione:

Rischio /protezione

Pa Pb Pc Pd Pe

Contatti diretti X X Contatti indiretti X X X Effetti termici X X Sovracorrenti X X X Sovratensioni X X X

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La probabilità di accadimento è data da:

Dove pi è la probabilità di accadimento dei singoli eventi indipendenti per una classe omogenea di rischi dipendenti da malfunzionamenti sistemi di protezione. La probabilità di accadimento di un determinato evento viene calcolata come somma di opportuni pesi (compresi fra zero e uno) associati al malfunzionamento o alla probabilità di non funzionamento di un determinato sistema di protezione.

1. DOCUMENTI

Dove: a1 = Dichiarazione di conformità; a2 = Progetto; a3 = Verifiche impianto di messa a terra; a4 = Verifiche dei sistemi di protezione;

2. SISTEMI DI PROTEZIONE ATTIVA

Dove: b1.1 = Interruttore magnetotermico generale; b1.2 = Interruttore magnetotermico differenziale generale; b1.3 = Isoltester generale; b1.4 = Impianto di terra generale; b2.1 = Interruttore magnetotermico utente; b2.2 = Interruttore magnetotermico differenziale utente; b2.3 = Isoltester utente; b2.4 = Impianto di terra utente;

3. SISTEMI DI PROTEZIONE PASSIVA

Dove: c1 = Apparecchi di classe 2; c2 = Grado di protezione; c3 = Separazione elettrica; c4 = Locali isolanti c5 = Limitazione della carica; c6 = BTS;

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4. PROTEZIONE DAI FULMINI

Dove: d1 = Sistema autoprotetto; d2.1 = Maglia di captazione; d2.2 = impianto di terra; d2.3 = Scaricatori generale d2.4 = Scaricatore utente; Per le caratteristiche tecniche dell’impianto si rimanda alla documentazione specifica a cui far riferimento.

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VALUTAZIONE DEL DANNO (G)

Indice del danno biologico (Ib)

np 7

numero delle possibili persone danneggiate

nt 8

numero atteso di persone nella struttura

tp 1760

tempo per cui le persone sono presenti nel luogo pericoloso [h/anno]

Gb 0.18

ntn 9

numero massimo di persone che possono essere contemporaneamente

presenti nella struttura

Gbn 0.16

Ib 0.89

Indice del danno materiale (Im)

Ew 17796

energia consumata in un anno e dedotta dalle bollette [kW h]

Ppn 54.62

potenza massima di progetto [W/mq]

dun 1760

indice di utilizzazione [h]

S 2746.44

superficie della struttura [mq]

Im 0,07

Danno (G)

gbm 1

indice che conto della valutazione del danno biologico e materiale

gs 0

indice che tiene conto del danno in base alla destinazione d’uso della

struttura

G 2.00

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VALUTAZIONE DEL PROBABILITA’ DI ACCADIMENTO (P)

Documenti

a1 a2 a3 a4

1/2 1/2 1/2 1/2

P1

0

Per assegnare i pesi è stata verificata la presenza: • del progetto dell’impianto elettrico redatto da responsabile tecnico impresa installatrice o

professionista ai sensi del DM 37/08, art. 5. • della dichiarazione di conformità alla regola dell’arte, rilasciata ai sensi dell’art. 9 della legge

46/90 correttamente compilata e provvista di tutti gli allegati obbligatori. L’azienda inoltre effettuato le seguenti tipologie di verifiche periodiche per gli impianti elettrici:

• quelle relative ai soli impianti di terra e agli impianti; • quelle svolte in conformità alle norme tecniche richiamate dall’art. 86 del D.Lgs. 81/08; • quelle svolte in conformità alla parte 6 della norma CEI 64-8;

� Prova di funzionamento degli interruttori differenziali: prova di intervento con il tasto “Prova” a bordo dei singoli interruttori e con apposito strumento. Il risultato delle prove è stato trascritto dall’Installatore su apposito “Registro delle verifiche periodiche” conservato presso il luogo di lavoro.

Sistemi di protezione attiva

b1.1 b1.2 b1.3 b1.4

0 1 0 1

b2.1 b2.2 b2.3 b2.4

1/4 0 0 0

P2

0

Sistemi di protezione passiva

c1 c2 c3 c4 c5 c6

1/3 1/3 0 0 0 0

P3

1/3

Per gli apparecchi rientranti nel campo di applicazione della Direttiva Bassa Tensione, realizzati dopo il 1° gennaio 1997, hanno la marcatura CE. Inoltre risulta leggibile l’indicazione del costruttore, il nome o il codice identificativo del modello, il valore e la natura della tensione e della corrente nominali.

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Protezione dai fulmini

d1 d2.1 d2.2 d2.3 d2.4

3/4 0 1/2 0 0

P4

0

Per la protezione dalle scariche atmosferiche, è stata verificata la presenza della valutazione del rischio dovuto al fulmine, eseguita in conformità alle norme tecniche. Da quanto emerge dalla valutazione del rischio e scelta delle misure di protezione contro i fulmini, non occorre adottare alcuna misura di protezione. L’azienda dovrà comunque verificare che non siano mutate le condizioni alla base della valutazione.

P = 2∑pi

P1 0

P2 0

P3 1/3

P4 0

P 1.26

CALCOLO DEL RISCHIO (R)

R = P*G

G 2

P 1.26

R 2.52

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MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE Le misure da adottare per le protezioni contro i contatti diretti possono essere totali o parziali. Le protezioni parziali vengono applicate nei luoghi dove hanno accesso soltanto le persone addestrate e qualificate. Le protezioni totali sono destinati alle protezioni delle persone non a conoscenza sui pericoli connessi all’utilizzo dell’energia elettrica. In generale per prevenire i contatti diretti le misure da adottare possono essere l’impiego di carcasse o barriere, ostacoli, pedane, utensili etc. correttamente messi a terra. Le parti in tensione devono essere ricoperte in tutta la loro estensione con un materiale isolante o poste dietro involucri in grado di assicurare un grado di protezione sia da contatti da corpi estranei che da sostanze liquide come riportato nella norma CEI 64-8. Oltre agli involucri e alle barriere, per prevenire i contatti diretti, l’impiego di un interruttore differenziale ad alta sensibilità può costituire una protezione supplementare (e non alternativa) in grado di intervenire all’atto del guasto per esempio quando un conduttore in tensione viene a contatto con la carcassa metallica di uno strumento collegato correttamente a terra. L’interruttore differenziale è facilmente riconoscibile per la presenza di un pulsante contrassegnato dalla lettera T, conosciuto anche come "salvavita", che confronta continuamente la corrente elettrica entrante con quella uscente e scatta quando avverte una differenza. I cavi che conducono la corrente elettrica sono generalmente due: la fase e il neutro; poiché la corrente entra dalla fase, percorre i circuiti ed esce dal neutro, in condizioni normali quella entrante deve essere uguale a quella uscente; se ciò non accade significa che una parte di essa sta percorrendo strade diverse ad esempio il corpo umano in caso di contatto diretto (scossa elettrica) di un apparecchiatura collegata all’impianto di terra. Se la differenza pari a B è superiore alla soglia di sensibilità (I = 0,03A) interviene il differenziale. L’interruttore differenziale non interviene nel caso in cui una persona tocca contemporaneamente due elementi in tensione ed è isolata a terra (ad esempio se si trova su una scala di legno o se ha le scarpe con suole di gomma, ecc.). Gli interruttori differenziali utilizzati hanno una corrente nominale differenziale di intervento uguale o minore a 30mA, costruiti in modo da aprire quasi istantaneamente il circuito, quando fluisce verso terra una corrente di valore pericoloso per le persone. La protezioni da tensioni di contatto indirette può essere attuata attraverso il collegamento a terra delle parti metalliche dell’impianto normalmente non in tensione (armatura, custodie, carcasse, scatole, organi di comando, macchine ed apparecchi mobili, parti metalliche in genere, ecc.). Il collegamento elettrico a terra delle masse metalliche per essere efficiente deve rispondere a particolari requisiti:

• deve essere correttamente dimensionato, singolarmente e nel suo complesso, • bisogna accertarne lo stato di efficienza periodicamente ai sensi di legge (DPR547/55) e

ogni volta sia necessario. Oppure è possibile creare un sistema di protezione isolando l’operatore dalla parte pericolosa o dalla terra al fine di creare una barriera al flusso di corrente. I sistemi più comunemente adottati per questo scopo sono i seguenti: pedane e tappeti isolanti costruiti in modo da evitare ribaltamenti, e disposti in modo da circondare tutta l’area pericolosa e costringere l’utente ad appoggiarvi entrambi i piedi (n.b. vanno verificati costantemente per accertarne lo stato di conservazione e di efficienza); barriere distanziatrici e simili (es.: interposizione di parapetti, barriere e schermi tra l’operatore e la macchina o di segregazione di macchine, attrezzature o impianti in appositi locali o in recinti provvisti di porte di ingresso con

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chiusura a chiave); interruttori differenziali che diminuiscono la durata della condizione di percolo imitando il tempo di esposizione del contatto. Gli interruttori differenziali ad alta ed a bassa sensibilità associati ad un impianto di terra di data resistenza assicurano adeguata protezione contro i contratti indiretti. Tra le principali misure di prevenzione contro i rischi elettrici si possono citare le seguenti:

1. non manomettere i dispositivi elettrici se non si dispone di sufficiente qualificazione tecnica, e non farli manomettere da persona non qualificata, non competente e non specializzata;

2. riparare immediatamente le parti di dispositivi elettrici guaste o danneggiate, evitando, ad esempio, di lasciare cavi con la guaina corrosa;

3. utilizzare solo apparecchi elettrici impermeabili all’acqua, omologati per impieghi in luoghi umidi o bagnati;

4. utilizzare solo materiale elettrico a norma di legge e certificato per ridurre le conseguenza negative dei sovraccarichi di corrente: tutti gli impianti elettrici, in tutti i loro componenti costitutivi (cabine, quadri elettrici, fili, cavi, prese, spine, interruttori) devono essere conformi alle norme CEI e costituiti in modo tale da rendere impossibile qualsiasi contatto accidentale con elementi sotto tensione;

5. non eliminare mai o modificare valvole, interruttori di sicurezza o altri dispositivi di protezione;

6. installare nel circuito elettrico interruttori protettivi a corrente di difetto particolarmente sensibile (salvavita);

7. non modificare mai spine e prese, evitare l’uso di prese volanti (ciabatte) ed evitare i grappoli di spine nella stessa presa multipla;

8. evitare soluzioni improvvisate quali cavi volanti e l’utilizzo di isolamenti approssimativi; 9. non aprire mai apparecchi elettrici senza prima averli disinseriti dalla corrente; 10. programmare con cadenza regolare accurati interventi manutentivi di controllo e verifica

degli impianti elettrici; 11. non tollerare usi impropri di impianti o attrezzature elettriche; 12. gli interruttori elettrici devono essere tali da evitare ogni rischio di contatto accidentale,

avere un adeguato grado di protezione (contro polveri, liquidi, gas, vapori) in relazione all’ambiente, ai prodotti, ai materiali e alle sostanze presente sul luogo di lavoro;

13. le spine devono essere tali da rendere impossibile il contatto accidentale con le parti in tensione della presa e con la parte in tensione della spina durante le fasi di inserimento e disinserimento;

14. i cavi elettrici devono essere dotati di idonea resistenza, anche meccanica, in relazione alle condizioni di impiego e non devono costituire intralcio, non devono formare lunghi percorsi né presentare intrecci o grovigli.

Dal punto di vista del personale l’utilizzo in sicurezza delle apparecchiature elettriche non può prescindere dai seguenti accorgimenti:

1. evitare l’accumulo di carta o, peggio ancora, di materiale infiammabile nei pressi di cavi e spine;

2. evitare, per quanto possibile, l’utilizzo di prese multiple: queste infatti, se non dotate di apposito interruttore di sicurezza, potrebbero essere sovraccaricate e riscaldarsi;

3. verificare la presenza di idoneo mezzo estinguente e controllare che sia visibile e di facile accesso (non deve esserci materiale depositato davanti);

4. controllare lo stato di cavi e prese e sostituirli quando consumati o lesionati; 5. in caso di bruciature di fusibili, scatti ripetuti degli interruttori “salvavita”, od altre indicazioni

di mal funzionamento dell’impianto, è buona norma cercare di individuare la causa del guasto piuttosto che eliminare l’effetto, il quale nella migliore delle ipotesi finirà per ripresentarsi, in quanto il problema sta a monte.

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EFFETTI DELLA CORRENTE ELETTRICA NEL CORPO UMANO Le conseguenze del contatto con elementi in tensione posso no essere più o meno gravi secondo l’intensità della corrente che passa attraverso il corpo umano e la durata della "scossa elettrica". Infatti il corpo umano è un conduttore che offre resistenza al passaggio della corrente: minore è la sua resistenza, maggiore è l’intensità della corrente che circola nell’organismo. La resistenza del corpo umano dipende da numerosi fattori: la natura del contatto, lo stato della pelle, gli indumenti che possono interporsi, le condizioni dell’ambiente, la resistenza interna dell’organismo (che è variabile da persona a persona); ad esempio quando nel sangue sono presenti anche piccole quantità di alcool, la resistenza del corpo umano è notevolmente ridotta. La resistenza del corpo umano è la resistenza che limita il valore di picco della corrente al momento in cui si stabilisce la tensione di contatto ed è circa uguale all’impedenza interna del corpo umano, la quale viene definita "impedenza tra due elettrodi in contatto con due parti del corpo umano, dopo aver tolto la pelle sotto gli elettrodi". Il valore della resistenza, varia in pratica tra 30.000 Ohm, nelle zone superficiali di contatto, e può raggiungere valori di alcuni MOhm nel caso di polpastrelli secchi, mentre può scendere a qualche decina di Ohm nel caso di mani o piedi bagnati. La corrente, passando attraverso il corpo umano, può provocare gravi alterazioni, le quali causano dei danni temporanei o permanenti. La corrente elettrica agisce direttamente sui vasi sanguigni e sulle cellule nervose provocando, ad esempio lo stato di shock; agisce sul sistema cardiaco provocando lesioni al miocardio, aritmie, alterazioni permanenti di conduzione; provoca danni all’attività cerebrale, al sistema nervoso centrale, e può danneggiare l’apparato visivo e uditivo. Gli effetti più frequenti sono:

• ustioni; • arresto della respirazione; • tetanizzazione; • fibrillazione.

USTIONI Le ustioni possono essere provocate sia dal passaggio della corrente attraverso il corpo umano, sia dall’arco elettrico, sia da temperature eccessive prodotte da apparecchi elettrici; il fenomeno è accentuato nei punti di entrata e uscita. Le ustioni si possono classificare in tre tipi:

• Ustioni localizzate sulla cute detti "marchi" • Ustioni localizzate in particolari distretti detti "folgorazioni" • Grandi necrosi distrettuali, le parti colpite sono carbonizzate e la necrosi è profonda e

coinvolge cute, muscoli etc.; il rischio di morte è elevatissimo. ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE Al passaggio della corrente elettrica i muscoli responsabili della respirazione si contraggono e non consentono più l’espansione della cassa toracica. L’arresto della respirazione sopraggiunge quando l’organismo viene sottoposto ad una corrente di rilascio superiore a 10 mA e se la sottoposizione perdura, l’individuo può perdere conoscenza e morire soffocato se non si interviene prontamente sulla causa primaria e con la respirazione assistita. La soglia di rilascio, cioè il massimo valore di corrente per cui una persona può lasciare gli elettrodi con cui è a contatto, dipende da più parametri come l’area di contatto, le caratteristiche fisiologiche dell’individuo, la forma degli elettrodi.

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TETANIZZAZIONE Quando si applica uno stimolo elettrico a una fibra nervosa, l’azione di stimolazione che esso produce si propaga dalla fibra nervosa fino al muscolo che si contrae per poi tornare nuovamente a liberarsi. Se gli stimoli si susseguono senza dar tempo al muscolo di rilassarsi gli effetti si sommano e il muscolo è portato a contrarsi completamente e a rimanere in questa posizione sino al cessare degli stimoli. Questo processo viene chiamato tetanizzazione e si verifica quando il corpo umano è attraversato da corrente , sia alternata che continua, quando questa è di durata e valori sufficienti. FIBRILLAZIONE Nel cuore circolano correnti simili a quelle presenti in un comune circuito elettrico, se alle normali correnti elettriche fisiologiche viene sottoposta una corrente elettrica di intensità superiore, essa può provocare l’alterazione nel naturale equilibrio elettrico corporeo. Se agli impulsi elettrici prodotti dai centri nervosi si sommano altri impulsi elettrici estranei, gli ordini trasmessi dai centri nervosi ai muscoli risulteranno alterati e quest’ultimi non svolgeranno più adeguatamente i loro compiti. Questo è ciò che accade alle fibrille del ventricolo. Quando le fibrille ricevono segnali elettrici esterni eccessivi e non regolari iniziano a contrarsi in modo caotico, l’una indipendentemente dall’altra producendo il fenomeno della fibrillazione che non permette al cuore di funzionare adeguatamente sino a portare all’arresto cardiaco. La soglia di fibrillazione ventricolare, dipende sia da parametri fisiologici (anatomia del corpo, funzione cardiaca ) sia da parametri elettrici. (valore e tipo di corrente).

SOCCORSI D'URGENZA DA PRESTARE AI COLPITI DA CORRENTE ELETTRICA AZIONE IMMEDIATA E' indispensabile quando la folgorazione compromette l'attività della respirazione e del cuore. Se il colpito non viene soccorso entro 3 o 4 minuti, può subire conseguenze irreparabili. Accertare innanzitutto che l'infortunato sia fuori dal contatto con le parti in tensione. NON RITARDARE IL SOCCORSO NEPPURE PER CHIAMARE IL MEDICO, salvo che i soccorritori siano almeno due o che l'unico soccorritore possa richiamare l'attenzione senza abbandonare l'infortunato. NON TOCCARE Non toccare il colpito se non si è ben sicuri che il medesimo non è più in contatto o immediatamente vicino alle parti in tensione. In caso contrario togliere tensione. Qualora il circuito non possa essere prontamente interrotto, isolare adeguatamente la propria persona con guanti isolanti, panni asciutti, collocandosi su tavole di legno secco, ecc. e muovere l'infortunato afferrandolo preferibilmente per i vestiti se asciutti. In alternativa allontanare dall'infortunato - con un solo movimento rapido e deciso - la parte in tensione, usando fioretti, pezzi di legno secco o altri oggetti in materiale isolante. Non toccare con la propria persona altri oggetti specialmente se metallici.

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ATTIVITA’ DI MANUTENZIONE PERIODICA SUGLI IMPIANTI ELETTRICI Sia nei lavori fuori tensione, che in quelli sotto tensione, per ciascun metodo di lavoro, devono esser definiti i compiti, le qualifiche del personale e gli aspetti essenziali da gestire negli interventi. In particolare devono esser individuati i seguenti profili professionali. La norma CEI 11-27/1 (art. 4.1) e variante V1 alla norma CEI 11-1 individua la persona formata ed esperta, equivalente a persona esperta (PES). In dettaglio viene definita come persona con istruzione, conoscenza ed esperienza rilevanti tali da caratteristiche generali del personale ed esperienza rilevanti tali da consentirle di analizzare i rischi e di evitare i pericoli che l’elettricità può creare. La ditta manutentrice dovrà garantire che i lavori sotto tensione vengano svolti da personale adeguatamente formato mediante apposito corso di formazione (PES), da cui ha appreso le seguenti conoscenze:

• conoscenze generali dell’antinfortunistica elettrica; • approfondita conoscenza della problematica infortunistica per almeno una precisa tipologia

di lavori; • capacità di affrontare in autonomia l’organizzazione e l’esecuzione in sicurezza di qualsiasi

lavoro di precisa l’esecuzione in sicurezza di qualsiasi lavoro di precisa tipologia; • capacità di individuare e prevenire i rischi elettrici connessi con il lavoro e di mettere in atto

le misure idonee a ridurli o a eliminarli; • capacità di affrontare gli imprevisti che possono accadere in occasione di lavori elettrici; • capacità di sovrintendere e coordinare altri lavoratori; • capacità di informare e istruire correttamente una PAV (Persona Avvertita) affinché esegua

un lavoro in sicurezza.

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CONCLUSIONE

Sulla base dei risultati ottenuti e confrontando i valori di riferimento, l’azienda viene classificata come AZIENDA A RISCHIO MEDIO-BASSO: nessun provvedimento di adeguamento. Sono comunque necessari interventi di mantenimento delle condizioni di sicurezza del lavoro:

• In base all’Art. 5 D.P.R. 1 agosto 2011, n. 151 “Attestazione di rinnovo periodico di conformità antincendio” l’azienda è tenuta ad avviare la richiesta di rinnovo periodico di conformità antincendio ogni cinque anni.

• Inoltre ai sensi del DPR 462/01 l’azienda deve effettuare la verifica periodica degli impianti

elettrici di messa a terra e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche ogni 2 anni, in quanto viene classificata come Attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco.

• Verifiche periodiche da effettuarsi da parte di persona PES.

• Verifiche periodiche da effettuarsi da parte del datore di lavoro o un suo delegato. Gemonio, Marzo 2017

Il Tecnico

(Dott. Ing. Marco Bini)