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RELAZIONE STORICA

1 - CENNI STORICI GENERALI

Il complesso denominato “Villa Laura” è un insieme di costruzioni incrementate nel

corso del tempo e quindi con diverse tipologie edilizie, ma con l'originaria destinazione

d'uso residenziale, per poi diventare temporaneamente negli anni 90 residenza e centro

per il recupero di tossico dipendenti e ormai da circa 6 anni abbandonato.

Il fabbricato è ubicato in fregio alla strada

comunale che da Morrano porta a San Venanzo ed è

circondato da un ampio parco. Tra il parco secolare

e il corpo principale, sul versante nord-ovest,

troviamo un muro in pietrame di ottima fattura, di

forma semi circolare e plausibilmente ottocentesco

coevo alla villa, su cui apre la porta della cantina e le

relative bucature, costruito e funzionante come muro

di sostegno del terrapieno a monte, dato il dislivello

esistente tra il fabbricato principale e il parco sovrastante.

Il toponimo “Villa Laura” è abbastanza recente, dato che risale al principio del secolo

scorso, ed è dovuto al nome proprio della proprietaria Principessa Ruspoli coniuge del

principe Costantino Vogorides Konaki, figlio del Caimacan di Moldavia e discendente di

Carlo Magno, che nato a Livorno nel 1863 muore ad Orvieto nel 1963 e vi è ivi sepolto, nel

cimitero di Morrano insieme alla consorte.

Lo stemma nobiliare del Principe è presente, realizzato in basalto, alla

sommità del portale a tutto sesto, accesso

principale della villa che era tra la fine

dell’800 e per più della metà del secolo

scorso, il centro della sua grande tenuta

che si estendeva dal territorio di Morrano

fino alle pendici del Monte Peglia.

Nel tempo si sono succeduti altri proprietari, quali Angelo

Prola sino al 18.07.1980 e poi, per un breve periodo,

Alcaide Maria in Brasini sino al 17.06.1982 e da tale data il

complesso è passato in proprietà alla ditta attuale. Entrata principale

muro di contenimento

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2) - INDIVIDUAZIONE EPISODI COSTRUTTIVI

L'immobile mostra un chiaro impianto settecentesco, almeno nel corpo centrale

originario di tre piani con pianta a forma quadrata e tetto a padiglione, indicato nei grafici

come “A”. Le notizie reperite attribuiscono la costruzione del corpo centrale a un ufficiale

napoleonico rimasto dopo la campagna d’Italia (1796-97), per cui si può far risalire la

prima edificazione alla fine del ‘700

inizio dell’800, come testimonia

anche la presenza nella carta S.

Faustino del catasto Gregoriano

(che, promosso da Pio VII nel 1816

viene attivato da Gregorio XVI nel

1835); Gli interventi successivi sono

attribuibili in massima parte alla

volontà del Principe Vogorides come

da testimonianze di vecchi contadini

del predio ancora viventi (nel 1930 il complesso era come oggi), evidenti anche

dall'ingombro planimetrico riportato sulla mappa catastale rilevata nell'anno 1938 e dallo

studio delle murature e delle proporzioni. Tali Interventi sono individuabili quali:

1) -costruzione e ampliamento del corpo “C” sul lato nord con copertura ad una falda a

quota più bassa, forse

contemporaneamente alla

costruzione del corpo “B”, ad un

solo piano, situato sul lato est,

con copertura a terrazzo.

Probabilmente la parte nord-est

ove sono ancora visibili le tre

colonne in mattoni, era destinata

a loggiato-porticato poi

tamponato(all. 1), ed infine il

corpo “D”.

In quest'ultimo, alla data del 25.09.1953 come si evince dalle planimetrie catastali

dell'epoca, al primo piano, accessibile da una scala esterna, vi era un abitazione,

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part.lla 54 ex sub. 4, (all. 4) presumibilmente a disposizione della servitù, mentre, al

secondo piano,era presente un terrazzo – loggiato, forse in origine coperto, data la

tipologia della copertura a due falde a capanna, oggetto anche questo di chiusura-

tamponatura per la parete sul lato nord.

2) costruzione-ampliamento del corpo “E” sul lato ovest, tipico casale rurale per tipologia

costruttiva, in pietrame locale,

copertura a capanna, simile ad

altri esistenti in zona, databile nei

primi anni novecento

verosimilmente destinato ad

abitazione dei “coloni e/o

contadini” che lavoravano i terreni

della proprietà ed infine la

realizzazione del corpo d'angolo

con copertura ad una falda

appoggiata, di completamento e raccordo con il corpo “D” ove viene incapsulata anche

la scalata esterna con il doppio muro visibile al piano terra, poi eliminata per ricavarne

dei servizi.

Questi interventi si possono agevolmente far risalire all'inizio del secolo scorso.

3) – CARATTERI COSTRUTTIVI:

Per quanto riguarda i corpi A,B,C, l’edificio si può classificare come :

Impianto formato da unità in linea a corpo semplice o doppio o dall'accorpamento

laterale di due o più unità a schiera, copertura a capanna o a padiglione,(all.2) con

arcareccii su muri laterali o su travi inclinate, solai per lo più in legno o intonacati al

civile o al rustico con eventuali controsoffitti incannucciati.

Invece per quanto riguarda i corpi D ed E la tipologia a cui si riconduce è quella del

casolare, casa colonica in aggregazione articolata

Dallo studio delle planimetrie, delle murature e delle proporzioni il corpo “A”, nucleo

originale, sembra risultare ampliato verso nord-est con i corpi “B”,”C”e “D”.

Anche il tetto a padiglione del corpo centrale “A” di forma quadrata con orditura in travi di

legno diagonali inclinate e orditura secondaria in travicelli e pianellato, ricoperto con manto

in coppo e sottocoppo, sembra essere stato alterato, molto probabilmente demolito nel

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tratto finale posteriore lato nord e sostituito da uno più basso di circa 1 m. in continuità e di

raccordo con il semipadiglione del corpo “C” più recente. (all.3 ).

Il corpo “D”presenta un tetto a capanna a 2 spioventi raccordati al colmo, come la parte

anteriore del corpo “E” che invece presenta nella parte posteriore, lato nord ovest, un tetto

ad uno spiovente. Le gronde sono sporgenti di tipo a travicelli (zampini ) modanati.

Le murature di prospetto dei corpi da “A” a “D” presentano il paramento originale in

pietrame intonacato, con intonaco tradizionale finito al grezzo (rinzaffo e arriccio), quelle

del corpo “E” in paramento faccia a vista in pietrame locale e mattoni rabboccato raso

sasso.

Le soluzioni d’angolo sono del tipo in conci bugnati piatti lisci in muratura intonacata

color grigio arenaria.

Il basamento è in pietra bocciardata, come gli stipiti e gli architravi delle finestre e delle

porte, fatto salvo per quelle del loggiato che hanno stipiti

e piattabanda di mattoni. La scala di rappresentanza

interna è di tipo centrale a collo o ad anima a vano

chiuso articolata su due rampe, dal piano terra al I0 e poi

al II0 appoggiate ai muri laterali, con gradini in muratura

rivestiti in monolitica (carrara) faccia vista e ripiani in

lastre di pietra a faccia vista su volte a botte intonacate.

Al secondo piano, all’arrivo della rampa suddetta,è

presente un vano ottagonale irregolare con soffitto a

volta funzionante da disimpegno – caposcala, vano

forse destinato in origine a cappella privata vista la

presenza di nicchie.

Secondo le schede di riferimento del

D.G.R. Umbria n . 852 del 13 luglio 2015

Per quanto riguarda i corpi A,B,C, l’edificio

rientra nell’ambito tipologico di riferimento:

ATR 7, CASA PADRONALE DI

CAMPAGNA, che presenta come caratteri

funzionali:

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unità edilizia rurale ad uso di residenza di proprietari terrieri di ceto medio, anch’essa a

prevalente sviluppo orizzontale e laterale, su 2 o 3 piani, si distingue dalla casa colonica

per l’unitarietà d’impianto e finiture, prevalenza di scala interna e accessori incorporati al

piano terra, e come

Caratteri costruttivi: Impianto formato da unità in linea a corpo semplice o doppio o

dall'accorpamento laterale di due o più unità a schiera, copertura a capanna o a

padiglione,(all.2) con arcareccii su muri laterali o su travi inclinate, solai per lo più in legno

o intonacati al civile o al rustico con eventuali controsoffitti incannucciati.

Invece per quanto riguarda i corpi D ed E si possono far rientrare nell’ambito tipologico

ATR 6 CASOLARE, CASA COLONICA (aggregazioni articolate) di cui i caratteri

architettonici:trattasi in genere di edilizia premoderna, con impianto originale o derivante

dall'accorpamento e dall'ampliamento

di strutture preesistenti in un insieme compatto o articolato in aggregazione spontanea,

paramenti a faccia vista e finiture al rustico.

Pertanto,si può ritenere che si tratti di edificio di Edilizia sparsa ordinaria tradizionale

prevalentemente integra di cui all'art.lo 12 del DGR 420/07, in quanto i vari interventi di

ampliamento si sono succeduti dall’800 in poi e senz'altro prima della seconda guerra

mondiale, fatta eccezione per la scala esterna antincendio in ferro (che sarà eliminata).

Sono presenti sia elementi qualificanti comunemente ripetibili, che elementi secondari non

qualificanti, ma anche alterazioni improprie.

3) - NOTE GENERALI

La villa padronale, oltre che residenza prestigiosa e luogo di svago dell’aristocrazia

nobiliare ed ecclesiastica orvietana, rappresentava il centro di gestione agricola di vaste

proprietà terriere. Spesso sorte su preesistenti strutture difensive o religiose, di frequente

costituite da molteplici architetture (palazzo, scuderia, cappella,...) sono il frutto di uno

straordinario connubio tra natura e cultura, prodotto di un’integrazione visiva e funzionale

tra la morfologia del terreno, le emergenze architettoniche, il giardino o il parco, il viale e il

contesto agrario in cui sono mirabilmente inserite. (Guida alle buone pratiche per il

paesaggio rurale -Regione Umbria). E ancora: Nuovi principi e regole di intervento sono

innanzitutto tesi a salvaguardare e valorizzare non solo la singola architettura, isolata dal

suo contesto di inserimento, ma l’unità paesaggistica nella sua interezza, intesa come

insieme di nessi morfologici, funzionali e simbolici tra spazi costruiti e spazi aperti.

Un’altra consapevolezza oramai largamente acquisita è che le necessità di tutela attiva

vanno estese dalle architetture prestigiose, emergenze dell’insediamento rurale, quali le

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grandi residenze di campagna, a tutte le presenze,dato che sono sempre frutto di un

sapere tecnico basato sulla necessità d'integrazione reciproca tra il manufatto e i caratteri

naturali dell’ambiente.

Dalle verifiche effettuate e dalla documentazione in possesso si può chiaramente

rappresentare che alla data del 1953 nel complesso “Villa” erano presenti tre abitazioni

quella signorile – padronale, part.lla 54 sub. 3 (all. 5) cat. A/8, quella della servitù, part.lla

54 ex sub 4 cat. A/4, e quella dei coloni e/o contadini censito probabilmente come

fabbricato rurale in quanto non esistono planimetrie all'urbano (ora catasto fabbricati).

4. FINALITA' DEL PROGETTO.

Il progetto elaborato e proposto mira alla restituzione di una funzionalità a tutto il

complesso, attraverso una serie di interventi di redistribuzione degli spazi tra le singole

parti mediante un attento ripristino della situazione preesistente al più recente utilizzo

come centro di recupero per tossicodipendenti, mantenendo immutata la destinazione

originaria, che era pur sempre residenziale. La destinazione d’uso attuale, infatti, non

consente il reinserimento del compendio immobiliare in una logica di fruizione quotidiana a

causa della dimensione troppo ampia, che ai tempi attuali risulta essere difficilmente

utilizzabile se non frazionata in più unità.

Nel decidere l’intervento progettuale non si è tenuto conto dello stato di fatto attuale,

come risulta dalle pratiche edilizie DIA n. 475/2003, n.26/2000 e precedenti,dato che posto

a confronto con il catastale più vecchio disponibile (anno 1953), emergono evidenti le

variazioni apportate ed autorizzate per la destinazione d'uso cui è stato adibito per oltre 15

anni e che si intende eliminare, quali ad esempio la scala antincendio denominata “F”

Si è comunque cercato di recuperare il più possibile l’esistente, valutando attentamente

gli aspetti storici, tipologici e architettonici del complesso, considerando tutti gli aspetti

relativi alla funzionalità della struttura, salvaguardando il valore storico artistico e

architettonico nel suo assieme.

Dove possibile viene ripristinato lo stato di fatto chiudendo le bucature-aperture

evidentemente successive.

Il progetto configura quindi un edificio esistente che con gli interventi proposti , in

aderenza alle motivazioni del Piano, è indirizzato principalmente al recupero del

patrimonio edilizio esistente, al contenimento dei costi di manutenzione, al risparmio

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energetico, al soddisfacimento delle attese di comfort abitativo, nella filosofia del

cohousing, con aree comuni interne e esterne.

Ad integrazione delle opere migliorative della qualità abitativa offerta il progetto prevede

inoltre la realizzazione di aree comuni interne e all’aperto.

Dall’analisi visiva dello stato di fatto, come rappresentato dalla tavola n. 10,

documentazione fotografica interna, a cui si fa riferimento qui di seguito si nota:

Corpo A” :

Piano terra: ambienti 6,7,8, e 9:

nucleo originario della villa risalente al 1800, vengono rigorosamente mantenuti i

particolari costruttivi e le finiture originali, quali le cornici di porte e finestre ove presenti ed

il soffitto a volta ribassata in pianelle (6);

piano Io: ambienti 18, 19, 20, 21e 22/parte:

piano nobile, purtroppo non sono più visibili i caratteri originari, vengono però mantenuti i

vani originari, se non con minimi interventi. Il vano 19 viene destinato a sala comune per

limitare gli interventi redistributivi;

piano 20: ambienti 27,28,29 e 30:

non più visibili i caratteri originari, vengono però mantenuti i vani originari, anche in questo

caso con minimi interventi, l'ambiente di passaggio 27 viene ripulito e ripristinato come in

origine e, nei restanti vani viene ricavato un unico alloggio limitando anche in questo caso

gli interventi redistributivi;

Al vano caposcala del secondo piano di forma

ottagonale verrà restituita la forma autentica eliminando la

porta tagliafuoco ed il tramezzo posticcio.

Corpo” B” :

Piano terra: ambienti 11 e 12;

appena successivo al corpo centrale, risultante come

ampliamento e come chiusura-tamponatura del loggiato,

attribuibile al principe, vengono restaurati i paramenti

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murari, i soffitti a volticine e la boiserie, deteriorati a causa delle infiltrazioni di acqua

meteorica dalla sovrastante copertura piana;

Corpi “ C” e “ D” :

Piano terra : ambienti 4, 5 e 10:

fanno parte del corpo successivo cronologicamente al nucleo centrale originario. Il camino

in basalto di discreto pregio, coevo e il soffitto di tipo a volticine in travi di ferro e pianelle di

cotto vengono restaurati e mantenuti

piano Io - ambienti 16,17, 22/p e 23;

il soffitto a volticine intonacate, recentemente restaurato viene mantenuto, alcuni caratteri

originali non sono più riconoscibili in quanto cancellati dai recenti interventi volti all’utilizzo

come centro di recupero, tranne che per il soffitto del vano 23, che verrà mantenuto;

piano 2o: ambienti 24, 25, 26 e 31:

A causa degli evidenti problemi dovuti alle infiltrazioni d’acqua, il soffitto, più recente del

nucleo centrale, frutto di restauri successivi, verrà ripristinato come dallo stato di fatto, non

essendo pervenute testimonianze di quello originale.

Corpo ” E” :

piano terra: ambienti 1,2 e 3:

non sono presenti caratteri di particolare pregio, il soffitto è in travi di castagno e pianelle a

vista, in parte intonacato, è presente un arco in mattoni coevo alla costruzione, il focolare

d'angolo è di recente fattura, i caratteri presenti verranno mantenuti;

piano Io: ambienti 13,14 e 15,

non sono presenti caratteri di particolare pregio, i soffitti in travi di castagno e pianelle

vengono restaurati e mantenuti;

FABBRICATI ACCESSORI :

All'interno del parco sono presenti dei fabbricati accessori, alcuni realizzati in

contemporanea alla villa, da considerare importanti dal punto di vista storico e

architettonico, quali i corpi F,G e H, altri costruiti in periodi successivi e quindi meno

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interessanti, quali i corpi I,L e M, tutti, comunque, saranno oggetto di accurati interventi di

recupero in particolare:

Corpo “ A4” :

Locali interrati di modeste dimensioni ricavati nel terrapieno

del muro di cinta semicircolare anzidescritto, destinati

attualmente a centrale idrica e magazzino, in origine a grotta

– cantina, e rimessa per gli attrezzi.

Corpo “ A5” : Costruzione a torretta a forma circolare su due livelli accessibili dall'esterno

e con un solaio piano di copertura a

terrazzo accessibile da botola e scaletta

interna, destinato probabilmente a

belvedere si ritiene non essere stato

oggetto di interventi.

Corpo “ A6” :

Caratteristica costruzione accessoria

parte ad uno e parte a due piani, in

origine destinata a cantina con grotta per

il deposito dei vasi vinari e a deposito per

la zona interrata con accesso a valle e a

magazzino per la parte con accesso a

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monte, il corpo a sud ad un solo piano è stato senz'altro oggetto di interventi edilizi nel

tempo, come risulta evidente dalla copertura del tetto a due falde, realizzata con travi di

ferro e tavelloni ove probabilmente antecedentemente vi era una copertura piana a

terrazzo con elementi perimetrali di coronamento.

Corpi “ A1” ,” A2” e” A3” :

Probabilmente realizzati attorno al 900, funzionali come accessori ,con piccole aggiunte

successive erano destinati a serra per fiori e limoni, forno panicolo e locali di deposito-

magazzini

PARCO:

Gli spazi esterni dell'ampio parco piantumato a querce, lecci, pini domestici, ecc., che

ospita anche alberature secolari nonché zone a verde, aiuole, camminamenti, zone di

sosta ricreativa, rimarranno comuni e a disposizione degli utenti.

CONCLUSIONI

Corpo “A1" Corpo “A2"

Corpo “A3"

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Come si può notare dalla lettura della presente relazione, ogni singola scelta e

determinazione, trovano ispirazione da una attenta ricerca e analisi storica sulle

caratteristiche di un edificio che, per nostra fortuna, è abbastanza presente in zona con

alcune differenze.

La peculiarità della casa padronale “villa”, inoltre, ci permette di sviluppare un progetto

che ha una sua indiscutibile attendibilità, rafforzata dalla sussistenza di un edificio che per

le dimensioni e la tipologia costruttiva non può essere analizzato in maniera differente da

come è stato fatto nella presente relazione.

Il tecnico

Arch. Cristina Neri

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