Relazione e Supporto Sociale nei Disturbi Psichici La ... Intervento Relazionare... · Sociale nei...
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Torino
02/02/2016Relazione e Supporto Sociale nei Disturbi
Psichici
Dott. Baiardi
Relazione e Supporto
Sociale nei Disturbi Psichici
La RelazioneRivoli – San Maurizio Canavese - Moncalieri2 - 9 febbraio, 5 aprile 2016
Dott. Gianluca Baiardi
Torino
02/02/2016Relazione e Supporto Sociale nei
Disturbi Psichici
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Quattro stimoli… per riflettere « Gesù disse, "Ascoltate! Uscì il seminatore,
prese una manciata [di semi] e li seminò. Alcuni caddero sulla via e vennero gli uccelli e li beccarono. Altri caddero sulle pietre, e non misero radici nella terra né produssero una sola spiga di grano. Alcuni caddero fra i rovi e i rovi soffocarono i semi e i vermi li divorarono. E altri caddero sul suolo fertile, che diede un ricco raccolto: ne rese sessanta volte tanto e centoventi volte tanto". »
Il vangelo segreto di Tommaso,
Mondadori, 2005
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Quattro stimoli… per riflettere
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Quattro stimoli… per riflettere
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Quattro stimoli… per riflettere
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La relazione In sociologia e psicologia le relazioni interpersonali
sono le relazioni che intercorrono tra individuo e individuo
nella società e sono parte integrante della vita quotidiana.
Possono essere di diverso tipo, più o meno profonde, in
base al contesto.
Rapportarsi con gli altri significa entrare in un complesso
mondo di parole, gesti e messaggi non verbali che
consentono a ciascun interlocutore di entrare in possesso
di innumerevoli informazioni.
La capacità di comunicare correttamente queste
informazioni, di comprenderle e di gestirle costituisce lo
strumento per relazionarsi correttamente con gli altri
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La relazione La finestra di Johary è un modello teorico che ci permette
di comprendere le dinamiche delle relazioni sociali.
area pubblica: corrisponde a quello che io so di me e a quello
che gli altri sanno di me;
area cieca: corrisponde a quello che io non so di me ma che gli
altri sanno di me;
area privata: corrisponde a quello che io so di me , ma che gli
altri non sanno di me;
area ignota: è sconosciuta a me e agli altri.
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Noto a me Ignoto a me
Noto agli altri Pubblico Cieco
Ignoto agli altri Privato Ignoto
J.Luft, Introduction à la dynamique des groups,
Toulouse, 1968
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Ma cosa significa comunicare?
Termine derivante dal latino communicare che oscilla tra il significato di “condividere” se transitivo e “consigliarsi con qualcuno” se intrasitivo.
È un processo finalizzato alla condivisione di esperienze, pensieri, emozioni.
è un processo dinamico in cui due o più soggetti si influenzano reciprocamente in una relazione di scambio di messaggi
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Le funzioni del comunicare
Funzione strumentale
Funzione di controllo Funzione di
informazione
Funzione espressiva di una realtà interiore
Funzione di contatto sociale e di stimolazione
Funzione di alleviamento dell'ansia
Funzione legata al ruolo
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Le leggi del comunicare
Si può comunicare bene o male (efficacemente o inefficacemente), ma è impossibile non comunicare poiché la nostra vita è una coesistenza in cui ci influenziamo reciprocamente.
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Le leggi del comunicare
La comunicazione non ha un comportamento contrario, non esiste la non comunicazione, al limite esiste la comunicazione del non volere comunicare.
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Le leggi del comunicare
Tutti siamo continuamente coinvolti nella comunicazione: questo è uno dei capisaldi dell’apprendimento, che definisce come le risposte prodotte da una persona agli stimoli di un’altra influiscano sulle successiva interazione della prima; il meccanismo è un feedback (retroazione circolare).
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Le leggi del comunicare
comunicazione ha sempre due dimensioni Il
contenuto•Dati•Informazioni•Opinioni
La relazioneIntercorrente tra gli attori
(metacomunicazione)•Definisce il contesto dell’interezione
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Le leggi del comunicare
La comunicazione non verbale ha una più elevata possibilità ditrasmettere il messaggio vero. I messaggi non verbali possono distorcere e persino negare i messaggi verbali ed è importante essere attenti alle congruenze o alle discrepanze fra i due livelli.
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Le leggi del comunicare
Le emozioni sono regolate dai meccanismi di difesa. Un ambiente comunicativo facilitante attenua la necessità difensiva, mentre uno difficile la accentua.
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La comunicazione non verbale
lascia filtrare i contenuti profondi della comunicazione
è il linguaggio di relazione
meno facile da controllare rispetto al comportamento verbale
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All’interno del linguaggio
non verbale:
VOCALE
Tono, Ritmo, Pause, Enfasi Volume della voce
NON VOCALE
Apparenza fisica, Abbigliamento, Gestualità, Postura, Contatto fisico, Contatto visivo, Mimica facciale, Orientamento spaziale, Distanza interpersonale.
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La comunicazione non verbale vocale
paralinguaggio
la pronuncia e l’accento
il timbro
il tono
l’accentuazione
l’intonazione
Questi elementi sono chiamati segnali prosodici e definiscono il significato della comunicazione ancor più dei contenuti della stessa (quello che comunichiamo è molto influenzato da come lo comunichiamo).
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La comunicazione non verbale
con la variabile-corpo
Posizione del corpo (indicativa di prontezza fisica o stanchezza)
Espressioni facciali (luogo primario per la manifestazione degli affetti: per la maggior parte soggetto a reazioni involontarie)
Gesti delle braccia
Segni di nervosismo o irrequietezza
con la variabile-tempo
La comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale
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Alcuni esempiAPPARENZA FISICA: la bellezza sembra essere un potente fattore nella
facilitazione dei rapporti sociali;ABBIGLIAMENTO: l’importanza comunicativa dell’abbigliamento dipende
dalla sua visibilità, dal fatto che gli abiti possano essere letti a distanza maggiore di quella che serve per percepire altri segnali inviati dal corpo e perché i messaggi che l’abbigliamento ci invia riguardo a sesso, status sociale, etc. ci mettono in condizione di adattare il comportamento molto prima di quanto non potrebbero permettercelo ad esempio l’analisi dell’espressione del viso o del modo di parlare;
POSTURA:il modo in cui le persone si atteggiano sia quando sono in piedi che quando camminano. Tramite l’atteggiamento posturale gli individui possono anche manifestare il diverso grado di accessibilità consentito all’altro.
ORIENTAMENTO SPAZIALE: il modo in cui le persone si situano rispettivamente nello spazio è indice di atteggiamenti interpersonali.
MIMICA FACCIALE E SGUARDO: la funzione essenziale delle espressioni facciali è quella di rinforzare ciò che viene detto e fornire dei feedback quando sono gli altri a parlare. In alcune occasioni la discrepanza tra il messaggio verbale e non verbale viene utilizzato per forme di comunicazioni specifiche come l’ironia o il sarcasmo.
DISTANZA INTERPERSONALE: 4 diverse distanze: Intima (0,35 cm), personale-causale (35-100 cm), sociale (1-3 mt), pubblica (dai 3 mt in su).
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Cos’è l’aiuto
Favorire la crescita dell’utente in un rapporto di
interscambio con chi offre aiuto
L’aiuto non va inteso come elargizione di
consigli o suggerimenti risolutivi ma come
attivazione di risorse di cui la persona dispone
ma che al momento non riesce a recuperare.
C.Rogers uno dei maggiori teorici sulla
relazione d’aiuto pose l’attenzione sulla
necessità che la relazione d’aiuto fosse
centrata sul cliente, sulla persona che chiede
aiuto.
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La Relazione di aiuto
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Presuppone l’esistenza di due persone di
cui una è in difficoltà e l’altro si pone in
relazione con lei per svolgere un ruolo di
cura, sostegno, assistenza. In particolare si
ha relazione d’aiuto quando vi è un
“incontro” tra due persone, di cui una si
trova in condizioni di sofferenza,
confusione, conflitto e/o disabilità dinanzi ad
un problema che deve gestire, l’altra è
dotata di un grado “superiore” di
adattamento, competenza e abilità rispetto
lo stesso problema.
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La Relazione di aiuto
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Perché ciò possa avvenire è necessario che ci sia:
interesse reale per la persona
Capacità e volontà di relazionarsi per dare e ricevere
Creazione di un rapporto di comunicazione che permetta
la relazione come aiuto reale alla persona
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La Relazione di aiuto
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Sebbene vi sia pari dignità la relazione si
presenta come sbilanciata
Maggiore la disponibilità alla relazione e la
capacità di comunicazione dell’operatore e
maggiore sarà la comunicazione reciproca
Necessita di ascolto empatico (prestare
attenzione fa già star meglio). Colui che opera
con empatia ed espressività coglie meglio i
messaggi emotivi che gli vengono inviati.
La relazione d’aiuto si basa sulle emozioni ed è
importante che l’operatore impari a far fronte
sia a quelle dell’assistito che alle proprie
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Elementi funzionali e disfunzionali
nella relazione d’aiuto
Sospensione del giudizio
Rispetto
Non eccesso di
manipolazione
Valore alla unicità e alle
potenzialità personali
Riconoscimento dei
nuclei creativi e positivi
Reciprocità
Curiosità dell’operatore
Autenticità dell’operatore
Centralità della relazione
non guarda mai negli occhi di chi
parla
non mostra interesse
non può star fermo per più di cinque
minuti
ha sempre troppo da fare
viene costantemente interrotto
fa troppe domande interrompendo
chi parla
non smette mai di parlare
è troppo aggressivo
non è obiettivo
fraintende
intende ciò che gli conviene
non è abbastanza umile
(pregiudizio)
sta troppo sulle difensive
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La Relazione di aiuto
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In sintesi la relazione d’aiuto viene paragonata
da Batini (2001) al lavoro di un giardiniere
coscienzioso e attento: il giardiniere cura le sue
piante con premura cercando di farle crescere
dando loro ciò di cui necessitano in base ai loro
bisogni individuali. Un buon giardiniere è
consapevole che la pianta deve crescere da
sola senza essere asfissiata e sa che quando
questa sarà diventata un albero e avrà messo
solide radici non avrà più bisogno del suo
supporto
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Possibili reazioni di fronte ai disturbi
psichici
Paura:
Violenza
Imprevedibilità
Follia
Ansia
Inadeguatezza
impotenza
Negazione
Pregiudizio /
Stigma
Fuga /
Interventismo
Rapporto tutorio
Manipolazione
L’iper-
profesionalizzazio
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Grazie a Tutti per l’attenzione
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Bibliografia di consultazione Mengozzi, C. (2004) Psicologia per
l’operatore socio-sanitario. Carocci Editore,
Roma.
Garzotto, N., Lattanzi, M. (1989) Elementi
Teorici e Pratici di Psichiatria per Infermieri
ed Operatori di Base. Piccin, Padova
Batini, F. (2001) Lo sguardo che carezza da
lontano: per una formazione alla relazione di
aiuto. Franco Angeli Editore
Luft, J. (1979) Introduzione alla dinamica di
gruppo, La Nuova Italia