REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un...

145
REGIONE PIEMONTE DIREZIONE FORMAZIONE PROFESSIONALE - LAVORO IL MERCATO DEL LAVORO IN PIEMONTE NEL 1998

Transcript of REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un...

Page 1: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

REGIONE PIEMONTEDIREZIONE FORMAZIONE PROFESSIONALE - LAVORO

IL MERCATO DEL LAVORO IN PIEMONTENEL 1998

OSSERVATORIO REGIONALE SUL MERCATO DEL LAVORO

REGIONE PIEMONTE

Page 2: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

OSSERVATORIO REGIONALE SUL MERCATO DEL LAVORO

L'utilizzo delle informazioni e degli elaborati statistici riportati è libero, a condizione che se ne citi la fonte.

Organizzazione e trattamento dati: Mauro Durando, Giovanni Guasco, Stefania Piazza, Fedora Tridello

Capitoli 1, 6 e 7: Mauro DurandoCapitolo 2: Leonardo AngeliniCapitoli 3 e 4: Gianpaolo MinazziCapitolo 5: Giovanni GuascoElaborazioni grafiche: Mauro Durando e Giovanni GuascoCoordinamento grafico editoriale: Stefania Piazza

Stampato presso il Centro Stampa della Giunta RegionaleDistribuzione gratuita

SOMMARIO

Page 3: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Premessa

1. Il quadro offerto dalle rilevazioni ISTAT sulle forze di lavoro

2. Le informazioni provenienti dalle Sezioni Circoscrizionali per l’Impiego

3. La Cassa Integrazione

4. Le liste di mobilità

5. I lavoratori extracomunitari nelle statistiche degli uffici per l’impiego

6. L’area transfrontaliera delle Alpi Occidentali. Un confronto fra Piemonte, Val d’Aosta e Rhône-Alpes

7. Un quadro di sintesi e alcune considerazioni

Tabelle statistiche

Definizioni e classificazioni

Il testo della L.R. n.41/1998 (“Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro”) e delle successive modifiche

Il testo della D.G.R. 24-26752 dell’1/3/1999 (“Definizione dei bacini provinciali per l’istituzione dei Centri per l’Impiego)

Page 4: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora
Page 5: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

PREMESSA

Anche quest’anno, come avviene ormai fin dai primi anni ’80, l’ORML presenta puntualmente il suo rapporto annuale sul mercato del lavoro piemontese.Il 1998 è iniziato sotto buoni auspici, sull’onda di una ripresa produttiva che si sperava si consolidasse progressivamente, ma che è invece andata man mano raffreddandosi, per la presenza di fattori critici sullo scenario internazionale, e per la fine dei provvedimenti di incentivazione al ricambio del parco di autoveicoli, che avevano fatto da volano all’espansione avviata nel 1997.Il bilancio occupazionale nella nostra regione reca segna negativo, soprattutto a causa del cedimento del lavoro autonomo nel commercio e in agricoltura, mentre sul versante dell’offerta si registra una crescita della disoccupazione adulta, una tendenza in corso ormai da vari anni e che sta assumendo una portata davvero allarmante.Non mancano peraltro alcuni elementi positivi, primo fra tutti il favore con cui è stato accolto il nuovo apprendistato, che, dopo la riforma del 1997, si appresta a diventare lo strumento fondamentale per l’immissione al lavoro dei giovani con un livello di istruzione medio-basso.Il quadro di riferimento istituzionale va mutando rapidamente, e nel 1999, con l’avvio dal mese di luglio del sistema dei Centri per l’Impiego previsto dalla Legge Regionale n.41/1998, di riorganizzazione del servizio pubblico di Collocamento in Piemonte, e l’apertura delle Agenzie private, si dovrebbero aprire nuove opportunità per i disoccupati, con l’adozione di più efficaci strumenti per favorire l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro.Si pubblica in appendice al presente volume il testo della Legge Regionale in questione, e della successiva Delibera di Giunta Regionale con cui si è individuata la delimitazione territoriale dei nuovi bacini del lavoro, che sostituiranno le attuali Aree Circoscrizionali per l’Impiego, riducendone il numero da 49 a 30.Certamente, il processo di messa a punto di queste nuove strutture pubbliche, la cui gestione è affidata alle Province, non sarà né breve né semplice, ma ci sono tutte le premesse per un effettivo potenziamento di un servizio che finora, sovraccaricato da adempimenti burocratici, non ha funzionato adeguatamente come filtro tra lavoratori ed imprese.E’ un cambiamento che va di pari passo con quello dei cicli scolastici e formativi: si stanno ponendo le basi per un’integrazione forte tra scuola, formazione professionale e mondo del lavoro, in base alle disposizioni contenute in materia nel recente Patto Nazionale, sottoscritto da governo e parti sociali: l’innalzamento di due anni dell’età dell’obbligo scolastico, l’introduzione dell’obbligo formativo fino a 18 anni, da assolversi eventualmente mediante l’apprendistato, l’implementazione dell’autonomia scolastica, il potenziamento delle iniziative di alternanza scuola-lavoro e di formazione continua, nonché l’avvio stesso dei nuovi Centri per l’Impiego, come luogo in cui le diverse competenze riconoscibili sul mercato del lavoro (formazione professionale, orientamento, incontro domanda-offerta) troveranno un momento di raccordo territoriale, costituiscono i cardini su cui si incentrerà il nuovo sistema.Un cumulo di impegni nuovi e rilevanti, dunque, che vedrà coinvolti in primo piano la Regione, come ente di coordinamento e di programmazione, e gli Enti Locali, in una dimensione più operativa, e che comporterà anche, nel prossimo futuro, una riorganizzazione del Sistema Informativo Regionale del Lavoro e un affinamento degli strumenti di analisi dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro, in una direzione più strettamente orientata alle politiche del lavoro.

L’Assessore Regionale al Lavoro- Giuseppe Goglio -

Page 6: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

1. IL QUADRO OFFERTO DALLE RILEVAZIONI ISTAT SULLE FORZE DI LAVORO

L’OCCUPAZIONE

Il 1998, che era iniziato in Piemonte con buone prospettive, sia sul piano economico che su quello occupazionale, si è concluso in un quadro di grande incertezza, e le aspettative di crescita e di sviluppo si sono man mano raffreddate, pur senza sfociare in un clima apertamente recessivo.La produzione industriale, mantenendosi su livelli discreti, ha però rallentato di mese in mese il proprio corso, con un picco negativo a dicembre. Le indagini previsionali delle associazioni imprenditoriali volgono nell’ultimo periodo a un pessimismo moderato, pur con accentuazioni diverse: con toni più marcati nel Biellese e dintorni, soprattutto per la caduta delle esportazioni verso i paesi asiatici, con minore allarmismo nelle altre province, anche se a Torino il calo della produzione automobilistica e le perduranti difficoltà nel Canavese rendono piuttosto critica la situazione.

Le stime prodotte dalle rilevazioni ISTAT sulle forze di lavoro presentano in effetti un quadro grigio, attraversato più da ombre che da luci: nel complesso l’occupazione si sarebbe ridotta in Piemonte nel corso dell’anno di 15.000 unità, in prevalenza lavoratori autonomi e per la quasi totalità di sesso maschile. Il numero di donne in possesso di un impiego si mantiene intorno alle 662.000 unità, e la loro quota sul totale, pur minoritaria, continua ad aumentare, salendo dal 39,2% del 1997 al 39,5%, un notevole passo avanti rispetto al 35% del 1981 e al 38% del 1990.

Il risultato piemontese è in termini di valore assoluto il più negativo a livello nazionale, dove solo altre quattro regioni del Centro-Sud (Toscana, Umbria, Marche e Abruzzo) registrano una flessione degli occupati. Nel complesso si rileva in Italia una crescita dell’occupazione di 111.000 unità (+0,6%), che interessa soprattutto il Nord-Ovest (+65.000 addetti) e il Mezzogiorno (+36.000 unità) e che si concentra fra la componente femminile.

L’andamento delle variazioni trimestrali segnala per il Piemonte, dopo un inizio piuttosto brillante (+1,2% a gennaio ’98 rispetto al gennaio

Page 7: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

‘97), una brusca caduta dell’indice, che tocca un minimo a luglio, quando la forte flessione è probabilmente dovuta in misura significativa all’accumulo di uscite dal lavoro per pensionamento, per poi risalire ad ottobre, quando resta comunque ancora ben al di sotto dello zero. Il grafico seguente presenta un confronto con alcune regioni del Settentrione, e ben evidenzia il forte dinamismo della Lombardia, dove i posti di lavoro sono 78.000 in più nella media annua e che trascina verso l’alto il dato dell’intera ripartizione territoriale. Le linee della Liguria e del Veneto dopo il primo trimestre si attestano stabilmente al di sopra di quella piemontese, anche se denotano alla fine dell’anno una tendenza riflessiva.

Occupati in complessoVariazioni % 1997-98 su base trimestrale

in alcune regioni del Nord-Italia

Elaborazione ORML su dati ISTAT

gennaio aprile luglio ottobre .

0,0

1,0

2,0

3,0

-1,0

-2,0

-3,0

PiemonteLiguriaVeneto

Nord-Italia

Lombardia

Le variazioni settoriali nella nostra regione sono complesse e vanno esaminate con attenzione: in agricoltura il saldo è pesantemente negativo (-9.000 unità) per l’ulteriore forte diminuzione dei coltivatori diretti, processo in parte fisiologico (oltre 1/3 delle uscite è riferito ad ultrasessantenni), ma in parte dovuto alle difficoltà che sta vivendo il settore per i difficili rapporti con la Comunità Economica Europea.

Il bilancio del settore secondario è in sostanziale pareggio, con 675.000 addetti: in realtà ad un calo dell’occupazione manifatturiera (-7.000 unità) si contrappone una crescita nel ramo energetico e nelle costruzioni. La flessione nell’industria di trasformazione è interamente di segno maschile e appare concentrata nella fascia orientale della regione, dall’Alessandrino al Verbano, coinvolgendo soprattutto giovani operai.Va segnalato, in un contesto riflessivo, il forte incremento dell’impiego temporaneo (da 23.000 a 30.000 unità), che si mantiene peraltro su livelli ancora modesti nello stock (il 5,3% del totale, fra i lavoratori dipendenti): il dato indica lo stato di crescente precarietà dell’occupazione industriale, soprattutto per i giovani, che costituiscono l’utenza principale per le assunzioni a termine (oltre il 13% dei soggetti con meno di 30 anni nel settore dichiara di possedere un posto di lavoro provvisorio), peraltro congruente con il clima

Page 8: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

d’incertezza attuale e con le esigenze di flessibilità avanzate dalle imprese.Nel ramo edile l’incremento è appannaggio degli indipendenti (+6.000 unità), a fronte di una flessione dei dipendenti (-3.000 addetti), una dinamica che va fatta risalire alle difficoltà delle imprese maggiori per i ritardi nel rilancio delle grandi opere infrastrutturali, da tempo programmate, ed all’espansione delle aziende più piccole, trainata dai provvedimenti di incentivazione agli interventi di ristrutturazione. Come il recente “Rapporto sull’artigianato piemontese” ha evidenziato, nelle piccole imprese di edilizia ed impiantistica l’aumento dell’occupazione autonoma è connesso ad un processo di polverizzazione particolarmente accentuato, con la costituzione di numerose micro-imprese, dove opera il solo titolare.

Piemonte Occupati per settore di attività e tipo di occupazione

Variazioni assolute 1997-98 (x1000)

Elaborazione ORML su dati ISTAT

AGRICOLTURA

INDUSTRIATrasformazione

Costruzioni

TERZIARIOCommercio

CreditoServizi imprese

TOTALE0 5 10-5-10-15

Dipendenti Indipendenti

Flessione Aumento

Battuta d’arresto, infine, per il terziario, che perde 6.000 occupati. Il punto di cedimento maggiore è rappresentato dal lavoro autonomo nel commercio (-12.000 unità, una caduta che ha il suo epicentro in provincia di Torino), e che trova solo parziale compensazione nell’aumento del lavoro alle dipendenze nel comparto (+4.000 unità): le attività commerciali indipendenti sono condizionate dalla fase di stallo attuale, per il virtuale blocco nell’attribuzione di nuove licenze in attesa che entri in vigore la legge nazionale di riforma del settore, ma risentono anche della concorrenza esercitata in alcune aree merceologiche dalla grande distribuzione, che, come il dato di crescita del lavoro dipendente segnala, è in ulteriore espansione, e lamentano la presenza di altri elementi negativi (l’eccessiva pressione fiscale, le difficoltà di accesso al credito agevolato, i pericoli derivanti dall’invadenza della criminalità organizzata, specie nei centri maggiori).In ridimensionamento anche le attività di intermediazione finanziaria (e si può ritenere questo un primo effetto dei processi di concentrazione in atto nel settore del credito, che sembrano destinati a proseguire, con probabili ricadute negative sul versante

Page 9: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

occupazionale), mentre si arresta la crescita nei servizi alle imprese; in quest’ultimo caso, come si può vedere nel grafico precedente, si registra in pratica una sostituzione di personale dipendente con lavoratori autonomi, che fa pensare a una fase di riorganizzazione mirante a un maggiore utilizzo di consulenze esterne. Qualche spunto positivo lo offrono solo i servizi alle persone e, dopo la crisi dell’ultimo biennio, il ramo trasporti e comunicazioni, dove è probabile che i segnali di risveglio interessino il campo delle telecomunicazioni, in fase di grande fermento, ed i servizi postali (assunzioni temporanee nel pubblico e sviluppo delle attività private).

Il cedimento nei servizi è l’elemento di maggiore differenziazione rispetto al quadro nazionale: in Italia infatti l’aumento occupazionale citato è trainato proprio dall’espansione del terziario, dove si contano ben 123.000 posti di lavoro in più sul 1997 (+1%), con punte di crescita molto sostenuta in Lombardia, Lazio e Campania. Solo nel Nord-Est e nelle regioni con un bilancio occupazionale negativo a cui si è fatto prima riferimento gli addetti alle altre attività risultano in contrazione o comunque invariati nell’ultimo anno.

Industria e TerziarioOccupati per comparto di attività

Variazioni % 1997-98 - Confronto Piemonte-Italia

Elaborazione ORML su dati ISTAT

INDUSTRIA

Trasformazione Costruzioni

TERZIARIO

CommercioTrasp.Comun.

CreditoServ.imprese

P.A.Istruz.Sanità

Altri servizi0,0 2,5 5,0-2,5-5,0

Piemonte Italia

Flessione Aumento

Nel complesso, si registra un incremento diffuso nel settore, dove delle tendenze negative, peraltro limitate, sono rinvenibili solo nel ramo alberghiero e nei trasporti e comunicazioni, e lo sviluppo più accentuato interessa i servizi alle imprese (+51.000 occupati) e le attività creditizie e assicurative (+31.000 addetti): come si può vedere, una dinamica del tutto differente da quella che caratterizza il Piemonte.Il lavoro autonomo nel commercio, che è il segmento occupazionale maggiormente in difficoltà nella nostra regione, mantiene una relativa stabilità a livello nazionale, e la caduta rilevata in Piemonte è la più consistente in assoluto in ambito regionale, anche se evidenti fattori di criticità sono presenti in alcune altre situazioni, come in Emilia-Romagna o nelle Marche.

Page 10: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

L’industria mostra in Italia un bilancio moderatamente positivo (+18.000 addetti), ma l’incremento si concentra nel Settentrione, mentre il Centro-Sud appare penalizzato dalla crisi delle costruzioni, che tocca essenzialmente il lavoro alle dipendenze e su cui pesano i ritardi accumulati nel rilancio dell’attività pubblica. L’industria manifatturiera risulta ovunque in ripresa o in tenuta, salvo che nella nostra regione, che è l’unica a registrare un passivo apprezzabile nel confronto interannuale, a fronte di marcati saldi attivi in Lombardia, Veneto e Puglia. Anche in questo caso, dunque, le dinamiche piemontesi si presentano come sostanzialmente dissimili da quelle nazionali.

Il Grafico alla pagina precedente ribadisce per l’industria e il terziario, suddivisi nelle loro componenti principali, il contrasto fra le linee di tendenza rilevabili in Piemonte e quelle presenti a livello nazionale: nella maggior parte dei casi le due linee procedono in senso opposto, e una corrispondenza si verifica solo per la Pubblica Amministrazione e per gli altri servizi. E’ probabile che queste discordanze siano, almeno in parte, del tutto contingenti, ma va ricordato che la nostra regione appare particolarmente sensibile all’andamento del ciclo economico, per cui anticipa spesso delle tendenze che solo successivamente si affermano a livello nazionale: se così fosse, dovremmo attenderci un peggioramento della situazione in Italia nelle prossime rilevazioni.

Su un piano più strettamente qualitativo, notiamo nell’ultimo anno un chiaro orientamento della domanda a favore di figure dal contenuto professionale medio-alto. Guardando al titolo di studio, si registra una decisa espansione dell’occupazione per i maschi qualificati dagli Istituti Professionali e per i laureati di entrambi i sessi, mentre permangono difficoltà di assorbimento per i diplomati e si rileva un peggioramento netto per i soggetti che non sono andati oltre l’obbligo scolastico.

PiemontePopolazione in età di lavoro per titolo di studio e condizione

Variazioni assolute 1997-98

Elaborazione ORML su dati ISTAT

Senza titolo

Lic.Media

Qualifica

Diploma

Laurea

Occupati Disoccup. Non F.Lavoro

Flessione Aumento

Page 11: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Il grafico qui sopra, evidenziando i movimenti occorsi fra le diverse condizioni individuabili in rapporto al mercato del lavoro, in base al titolo di studio posseduto, ribadisce quanto sopra espresso. Per i soggetti meno qualificati, il cui numero si riduce per effetto del ricambio generazionale (è il caso di sottolineare che i dati si riferiscono alla sola popolazione tra i 15 e i 70 anni), si registra un evidente peggioramento, con una flessione degli occupati e un incremento dei disoccupati; fra i diplomati (e in parte fra i qualificati, e principalmente per le donne in entrambi i casi) si rileva una forte spinta alla prosecuzione degli studi, nella crescita delle non forze di lavoro.

Per i qualificati maschi si aprono spazi occupazionali prevalentemente come operai nell’industria o come operatori commerciali, a parziale sostituzione di manodopera meno scolarizzata; la crescita dei laureati appare impetuosa, in coerenza con l’investimento in capitale umano da loro effettuato, fra le figure più qualificate, dipendenti (tecnici superiori e intermedi), ma soprattutto indipendenti (imprenditori e liberi professionisti).

Un utile approfondimento si può svolgere per l’industria e i servizi prendendo in esame l’andamento per grandi gruppi professionali e per posizione nella professione. Le variazioni più significative per i due settori principali, in rapporto ai titoli di studio, sono riassunte nella Tabella seguente.

PIEMONTE - INDUSTRIA PIEMONTE - TERZIARIOOCCUPATI PER TITOLO DI STUDIO OCCUPATI PER TITOLO DI STUDIO

Titolo di studio Modifiche verificatesi tra il 1997 e il 1998

Variaz. quantit.

Titolo di studio Modifiche verificatesi tra il 1997 e il 1998

Variaz. quantit.

Senza titolo e Lic.Element.

Caduta delle figure operaie in genere

- 10.000 Senza titolo e Lic.Element.

Caduta lavoratori in proprio nel commercio

e figure operaie- 8.000

Lic.Sc.Media

Crescita figure operaie 'classiche'

(operatori macchine). Flessione operai specializzati e

impiegati esecutivi

- 6.000 Lic.Sc.Media

Crescita manodopera generica in età matura ed impiegati esecutivi. Flessione lavoratori in proprio e coadiuvanti

- 7.000

QualificaAumento di operai

in genere e di tecnici intermedi

+ 6.500 QualificaAumento nelle

professioni di vendita e per le figure operaie

+ 6.500

Diploma Aumento di tecnici intermedi e operai

+ 4.000 DiplomaFlessione quadri e impiegati. Aumento personale generico

- 10.000

Laurea Aumento fra le figure professionali più elevate

+ 5.000 Laurea Aumento fra le figure professionali più elevate

+ 13.000

Nell’industria risulta evidente il processo di sostituzione di manodopera con un basso livello di istruzione con lavoratori più scolarizzati. Le entrate di operai tendono ad interessare prevalentemente livelli di inquadramento bassi (conduttori impianti ed operatori macchine), indipendentemente dal titolo di studio posseduto, le uscite riguardano sia soggetti in età avanzata, che in genere non sono andati oltre l’obbligo scolastico, ma hanno acquisito esperienza e

Page 12: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

professionalità sul lavoro, per cui risultano per lo più operai specializzati, sia giovani operai, fra i quali si concentra il fenomeno dei contratti a termine, che, come abbiamo visto in precedenza, registrano una decisa intensificazione in quest’ambito di attività. Più lineare l’espansione del personale qualificato, dove un rilievo significativo assumono fra i laureati gli imprenditori, in dipendenza, si può presupporre, di processi di spin-off o di esternalizzazione di funzioni prima svolte in proprio dalle imprese maggiori, con la creazione di nuove unità produttive.

Nel terziario si nota innanzitutto una forte flessione di lavoratori in proprio a bassa scolarizzazione, per lo più nel commercio, in conseguenza della crisi della componente autonoma, di cui si è detto. I processi in atto nel settore producono per il resto una crescita ai due estremi nella scala delle professioni: un’espansione sia delle figure più elevate in possesso di laurea, sia del personale non qualificato, che interessa anche non pochi diplomati, con un arretramento di tutta l’area intermedia, sia impiegatizia che operaia. Questa polarizzazione si può ricondurre alla crescita e/o riorganizzazione del terziario avanzato (si pensi alle dinamiche interne ai servizi alle imprese, che sembrano tradursi in un aumento delle attività di consulenza esterna), da un lato, e all’ampliamento della domanda di lavoro manuale o, comunque, a basso contenuto professionale in vari sotto-settori (pulizie, assistenza domiciliare, servizi alle persone e alle famiglie in genere), dall’altro.

PiemonteOccupati indipendenti per posizione nella professione

Elaborazione ORML su dati ISTAT

Inprenditori Liberi Lavoratori Soci Coop Coadiuvanti0

50

100

150

200

250

300

35019971998

Professionisti in proprio

-1.300(-4%)

+8.600(+17%)

-17.200(-6%)

+3.800(+18%)

-5.200(-8%)

Uno degli aspetti a cui gli operatori attribuiscono maggiore importanza è quello delle occupazioni “atipiche”, che assumono grande rilievo nei dati di flusso registrati dal Collocamento. Va sottolineato al proposito che il ricorso alle forme di impiego di questa natura copre ormai un ventaglio ben più vasto di quello classico, riferito al part-time e ai tempi determinati, includendo in particolare quelle figure che formalmente rientrano nel lavoro indipendente, ma che di fatto svolgono un’attività di carattere “parasubordinato”: è il

Page 13: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

caso dei “soci di cooperativa” (+18% nell’ultimo anno) e delle collaborazioni coordinate e continuative, a cui va fatto risalire in gran parte l’incremento dei liberi professionisti (+17%).Se si prende in considerazione un arco temporale più ampio, la crescita dei soci di cooperativa acquista maggior peso, perché il loro numero nel 1998 è triplicato rispetto al 1993; si tratta pur sempre di cifre contenute (in complesso 25.000 soggetti nel 1998), perché, come il grafico precedente evidenzia, fra gli indipendenti i lavoratori in proprio sono largamente maggioritari, ma la tendenza è palese.

Anche le occupazioni atipiche “classiche” acquistano comunque un crescente rilievo, come abbiamo avuto occasione di segnalare, e nell’ultimo anno si individua quasi ovunque (la sola eccezione rilevante è costituita dalla Lombardia) un processo di sostituzione di posti di lavori “tipici” con posti di lavoro “atipici”.

In Piemonte la flessione registrata fra gli occupati interessa esclusivamente i lavoratori a tempo pieno, perché il numero di part-timers si mantiene stabile; fra i dipendenti gli assunti con contratto a termine aumentano di 8.000 unità, mentre diminuiscono di 13.000 unità gli occupati stabili.Un processo di questo genere è riconoscibile anche a livello nazionale, ma è concentrato nel Centro-Sud, dove nello stock si rileva in totale una crescita di 77.000 dipendenti con impiego temporaneo, a fronte di una perdita di 60.000 posti di lavoro di carattere permanente; nel Settentrione, invece, entrambi i sottoinsiemi risultano in aumento (v. grafico seguente).

ItaliaOccupati dipendenti per carattere dell'occupazioneVariazioni assolute 1997-98 per ripartizione (x1000)

Elaborazione ORML su dati ISTAT

Piemonte

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Sud

0 20 40 60-20-40

Occ.permanenti Occ.temporanei

Si va così configurando una situazione di crescente flessibilità occupazionale, soprattutto fra i giovani, ma in un contesto di riferimento in cui, è opportuno precisare, la grande maggioranza dello stock di lavoratori mantiene un rapporto di lavoro “tipico”, un tema che svilupperemo nel Capitolo conclusivo.

Page 14: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Sul territorio le stime ISTAT segnalano una crisi generalizzata nell’Alessandrino, dove l’occupazione si ridurrebbe di ben 10.000 unità (-6,3%), in prevalenza maschi, una flessione consistente in provincia di Torino (-17.000 addetti), attribuibile per intero al terziario, e dovuta principalmente alla caduta del lavoro autonomo nel commercio e del lavoro dipendente nel credito-assicurazioni, e un saldo negativo nel Vercellese (-3.000 occupati), in seguito al cedimento dell’industria. Nelle restanti province prevalgono le spinte positive, soprattutto nel Cuneese (+5.000 addetti), dove l’espansione dell’industria compensa le perdite del settore agricolo, e nel Biellese (+3.000 addetti), sempre per merito del secondario..

PiemonteOccupazione per area provinciale

Variazioni percentuali 1997-98

Elaborazione ORML su dati ISTAT

Biella Novara Asti Cuneo Verbania Torino Vercelli Aless.

0,0

2,0

4,0

-2,0

-4,0

-6,0

-8,0

Un quadro territoriale dell’andamento per macro-settori fornisce i seguenti riscontri:

gli occupati in agricoltura diminuiscono nelle province di Alessandria e Cuneo, e risultano stabili nel resto della regione;

gli addetti all’industria sono in calo ad Alessandria, VCO e Vercelli e in crescita nel Cuneese e nel Biellese;

l’occupazione nei servizi segna un forte regresso in provincia di Torino e un incremento marcato nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola.

Il dato dell’Alessandrino è comunque il più preoccupante, anche perché si associa ad un marcato aumento della disoccupazione allargata. La crescita dell’occupazione industriale nel Biellese, d’altro canto, non appare coerente con i dati rilevati da altre fonti, che segnalano una situazione preoccupante nell’area, almeno a partire dalla seconda metà dell’anno, a causa delle difficoltà dell’industria tessile, a cui abbiamo fatto riferimento in premessa.

E’ possibile che nei dati ISTAT, che nella media annua sono un po’ sbilanciati verso il primo semestre (le rilevazioni trimestrali hanno

Page 15: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

luogo nella prima settimana dei mesi di gennaio, aprile, luglio ed ottobre), si riflettano le condizioni più favorevoli per la zona presenti nella prima metà dell’anno. D’altronde, come si è già sottolineato in altre occasioni, le stime relative alle aree provinciali di dimensioni minori sono piuttosto instabili sul piano statistico, e quindi meno affidabili.

LA DISOCCUPAZIONE

Sul versante della disoccupazione, l’ISTAT rileva in Piemonte una relativa stabilità, ma con dinamiche differenziate per sesso. Le persone in cerca di occupazione Eurostat, cioè i soggetti più attivi sul mercato, sono stimati in 161.000, 2.000 in più rispetto all’anno precedente, con una crescita tendenziale che interessa la sola componente femminile (+5.000 unità), a fronte di una flessione degli uomini in cerca di lavoro (-3.000 unità).Il divario fra i due sessi si accentua guardando alla disoccupazione allargata, che include anche le persone con azioni di ricerca più lontane nel tempo (le cosiddette “forze di lavoro potenziali”), e conta in complesso in Piemonte 200.000 unità: qui la diminuzione maschile resta invariata rispetto al dato Eurostat, mentre l’incremento delle donne raggiunge le 9.000 unità (+7,3%).

Piemonte - 1998Offerta di lavoro per condizione e sesso

Elaborazione ORML su dati ISTAT

Cerca occup. Eurostat

Forze Lavoro Occupati in

Cerca occup. Eurostat

Forze LavoroOccupati in

PotenzialiPotenziali

cerca lavorocerca lavoro

UOMINI DONNE

Il quadro complessivo dell’offerta di lavoro, che si ottiene sommando a queste due componenti (persone in cerca di occupazione Eurostat e forze di lavoro potenziali) anche gli occupati che sono sul mercato alla ricerca di un nuovo impiego, fra i quali certamente molti precari, conferma la forte pressione esercitata dalle donne: anche fra gli occupati in cerca di lavoro, che comprendono nel 1998 oltre 80.000 persone che si dichiarano immediatamente disponibili a lavorare, si individua una rilevante crescita delle donne (+8.000 unità, +20,5%), a fronte di una sostanziale stabilità maschile.Quest’ultimo aggregato, fra l’altro, accusa nel 1998 un incremento del 12,5%, proporzionalmente ben superiore a quello delle altre

Page 16: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

componenti dell’offerta di lavoro, e il dato ribadisce, da un altro angolo di osservazione, l’espansione della precarietà dell’impiego, oltre che indicare una crescente tendenza alla mobilità del lavoro.

La disoccupazione in Italia diminuisce in misura apprezzabile in tutto il Centro-Nord (e la situazione piemontese si pone anche su questo versante in piena controtendenza), mentre nel Mezzogiorno si assiste piuttosto ad un’emersione sul mercato di soggetti in precedenza inattivi, indice di un maggior dinamismo e di una crescita delle opportunità di impiego, un dato che trova riscontro d’altronde nei risultati occupazionali: al Sud, infatti, ad una diminuzione sensibile delle forze di lavoro potenziali (-80.000 unità, -12%) si contrappone un aumento delle persone in cerca di occupazione Eurostat (+67.000 unità, +4,2%), un insieme di variazioni che determina ovviamente una flessione della disoccupazione allargata.

Persone in cerca di occupazione EurostatVariazioni % 1997-98 su base trimestrale

in alcune regioni del Nord-Italia

Elaborazione ORML su dati ISTAT

gennaio aprile luglio ottobre .

0,0

6,0

12,0

18,0

-6,0

-12,0

-18,0

Piemonte

Liguria

Veneto

Lombardia

Area di aum

entodella disoccupaz.

Area di calo della disoccupazione

Com’è intuibile, la dinamica trimestrale della disoccupazione in Piemonte si distacca nettamente da quella delle altre regioni del Nord, come il grafico qui sopra evidenzia: ad una vistosa diminuzione nel primo trimestre segue nella nostra regione un deciso e progressivo incremento, mentre nelle altre regioni qui riportate la tendenza è verso un calo dell’aggregato in esame, più accentuato nell’ultimo periodo. La linea del Nord-Italia nel suo insieme non si è inserita perché tende a sovrapporsi, nel secondo semestre, a quella della Lombardia, ad indicare in generale un allentamento della disoccupazione.

Il dato nazionale conferma, in sostanza, la divaricazione fra i due sessi rilevata nella nostra regione, con un calo della disoccupazione maschile e una crescita di quella femminile, un fenomeno particolarmente accentuato nelle statistiche riferite alla definizione “allargata”. Trova inoltre riscontro anche il trend ascendente degli occupati in cerca di lavoro, che a livello nazionale sono oltre 1.300.000 nel 1998, con un incremento di 74.000 unità rispetto

Page 17: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

all’anno precedente (+6%), che interessa principalmente le donne e risulta più accentuato nel Meridione.

In Piemonte si segnala una stabilità dei giovani in cerca di prima occupazione, e, fra le donne, una crescita delle disoccupate in senso stretto e delle altre persone in cerca di lavoro, cioè di chi si riconosce in prima battuta in condizione non professionale, in questo caso prevalentemente casalinghe. Il dato più significativo è però l’aumento della disoccupazione adulta (+10%), il cui peso sul totale supera ora il 41% nel dato Eurostat (rispetto al 38% del 1997 e al 31% del 1993), e tocca il 43% nel computo allargato (nel 1993 il valore corrispondente si attestava al 34%).Si tratta, come si può vedere nel grafico seguente, di una tendenza molto marcata negli ultimi anni, che va modificando la fisionomia stessa della disoccupazione regionale, e che appare molto allarmante, alla luce dei provvedimenti di innalzamento dell’età pensionabile e di incentivazione dell’occupazione giovanile.

PiemonteDisoccupazione Eurostat per classi di età

Dinamica 1993-1998 (1993=100)(I valori fra parentesi si riferiscono al 1998)

Elaborazione ORML su dati ISTAT

1993 1994 1995 1996 1997 1998 .80,0

100,0

120,0

140,0

160,0

180,0

200,0 50 annie oltre

30-49anni

15-29anni

( 13.000 )

( 54.000 )

( 95.000 )

L’orientamento a rimpiazzare manodopera “anziana” con manodopera più giovane appare piuttosto evidente per le fasce a bassa qualificazione, mentre nell’area a maggiore contenuto professionale il personale in età matura sembra più attrezzato a reggere la concorrenza generazionale. Il fatto preoccupante è che la quota di soggetti meno scolarizzati, e quindi più esposti al rischio di “obsolescenza professionale”, cresce con l’età, e supera il 60% del totale a partire dai cinquant’anni: si può presumere che una parte di essi arriveranno senza problemi al ritiro dal lavoro, ma sono certamente numerosi i soggetti minacciati di espulsione dall’occupazione, con ben poche speranze di ricollocamento.Queste linee di tendenza sono pienamente confermate a livello nazionale, dove nell’ultimo anno la disoccupazione giovanile si riduce del 2% circa, mentre aumentano del 5% le persone in cerca di

Page 18: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

impiego dai 30 ai 49 anni, e del 10% gli ultracinquantenni. In un arco temporale più ampio, 1993-98, la fascia di disoccupazione giovanile aumenta dell’8%, a fronte di un tasso di incremento dell’ordine del 50% per gli adulti.

Si aggrava, inoltre, in sintonia con il dato sugli occupati e per le considerazioni sopra espresse, la posizione dei soggetti meno scolarizzati, con in Piemonte una crescita contenuta ma significativa dei disoccupati con la sola licenza media (+3,5%), e un rialzo dei tassi di disoccupazione specifici per le persone con il solo obbligo scolastico, a fronte di una diminuzione, più o meno marcata, per tutti quelli con un titolo di studio post-obbligo.

Sul territorio, si registra un aumento della disoccupazione nelle province di Cuneo ed Alessandria, ed un calo apprezzabile a Torino e Vercelli.A Cuneo la crescita dei disoccupati può essere ricondotta, almeno in parte, al dato positivo sull’occupazione, e all’ampliarsi delle opportunità di impiego.Ad Alessandria, invece, dove le connotazioni di mercato sono decisamente negative, si espande notevolmente il sottoinsieme delle forze di lavoro potenziali, un dato che suggerisce un aumento della ricerca di lavoro inespressa tipico di una situazione poco dinamica, dove in generale le prospettive di lavoro sono incerte e le occasioni carenti; il segmento di popolazione più penalizzato, in questo contesto, appare quelle delle giovani donne, per cui il tasso di disoccupazione Eurostat sfiora il 30%.

Italia - 1998Tassi di disoccupazione Eurostat per area regionale

Elaborazione ORML su dati ISTAT

TrentinoVeneto

V.d'AostaEmilia R.

Friuli V.G.Lombardia

PiemonteLiguria

MarcheToscana

UmbriaLazio

AbruzzoMolise

BasilicataPuglia

SardegnaCampania

SiciliaCalabria

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0

(Nord 6,4%)

(Centro 10%)

(Sud 22,8%)

Il tasso di disoccupazione regionale Eurostat si attesta all’8,8%, due decimi di punto in più rispetto al 1997, frutto di un incremento non trascurabile del valore femminile (dal 12,9 al 13,6%) e di una modesta flessione di quello maschile (dal 5,5% al 5,3%).Come si è detto, il dato piemontese contrasta con quello delle altre regioni del Centro-Nord, dove la tendenza generalizzata è verso un

Page 19: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

calo della disoccupazione, sia maschile che femminile, contenuto, ma apprezzabile. Nel Settentrione, in particolare, il valore medio si attesta nel 1998 al 6,4% (rispetto al 6,6% del 1997), ed il livello di disoccupazione nella nostra regione è secondo solo a quello della Liguria (10,9%), dove peraltro si registra una flessione di mezzo punto percentuale nell’ultimo anno.

Le variazioni intervenute in ambito provinciale non hanno modificato significativamente il quadro preesistente, caratterizzato da un distacco piuttosto netto fra la provincia di Torino, dove il tasso di disoccupazione, in lieve calo sul 1997, si attesta all’11,2%, e le restanti aree, dove il dato nel 1998 oscilla tra il 7,7% di Alessandria e il 4,3% del Biellese.Solo nella provincia di Vercelli il valore in esame registra una significativa discesa (dal 7% al 5,4%), nel resto del territorio prevale una tendenza alla crescita, con alcuni casi (VCO, Cuneo e Alessandria) di incremento superiore al punto percentuale.

Italia del Nord - 1998Tassi di disoccupazione Eurostat per area provinciale

Graduatoria decrescente

Elaborazione ORML su dati ISTAT

GenovaLa Spezia

TorinoRovigoFerraraTriesteRimini

AlessandriaSavonaVeneziaImperiaVarese

6,0 8,0 10,0 12,0 14,0

Il livello di disoccupazione della provincia di Torino è comunque uno dei più elevati nel Nord-Italia, e, come il grafico qui sopra mette in evidenza, il Torinese è una delle poche aree provinciali, fra le 46 presenti nel Settentrione, a superare nel 1998 la soglia del 10%.

Page 20: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

2. LE INFORMAZIONI PROVENIENTI DALLE SEZIONI CIRCOSCRIZIONALI PER L’IMPIEGO

GLI AVVIAMENTI AL LAVORO

Le tendenze recessive da più parti denunciate a partire dalla seconda metà dell'anno non trovano particolari conferme dall'andamento complessivo della domanda di lavoro registrata dalle Sezioni Circoscrizionali per l'Impiego del Piemonte.

Il volume delle procedure di avviamento rimane apprezzabile, attestandosi per il 1998 intorno alle 250.000 unità, con un incremento di circa 37.000 unità rispetto all'anno precedente, che in termini percentuali si traduce in un 18% in più.

PiemonteAvviamenti netti al lavoro per area provinciale

Variazioni % 1997-98

Elaborazioni ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

Torino Asti Cuneo Verbania Aless. Biella Vercelli Novara

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

-5,0

(stima)

Come avevamo sottolineato nell'ultima nota congiunturale, il movimento delle assunzioni è fortemente condizionato dall'andamento delle stesse in provincia di Torino, andamento che risulta sovrastimato da fattori di ordine tecnico: le correzioni apportate al metodo di calcolo delle assunzioni atipiche (part-time e tempi determinati) nelle Circoscrizioni di Torino città e di Orbassano a partire dall'agosto 1997 hanno portato ad una forte rivalutazione di queste tipologie di impiego e, più in generale, degli avviamenti nelle altre attività.

Page 21: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

I dati dei primi otto mesi per le due annate di riferimento non risultano quindi omogenei, ma va detto che nel quadrimestre successivo, quando il confronto risulta attendibile, si individua comunque nei servizi, nelle due Circoscrizioni in questione, una decisa spinta espansiva. I dati riferiti al 1998 sono comunque più affidabili, ed indicano la portata del processo di terziarizzazione che ha investito la provincia torinese e in particolare il centro capoluogo, dove le assunzioni nelle altre attività sono i 3/4 del totale

Le statistiche torinesi indicano un aumento delle procedure pari al 32% (circa 31.000 avviamenti in più), che in realtà andrebbe rivisto al ribasso, come abbiamo fatto nel grafico alla pagina precedente, dove il tasso di crescita stimato, al netto dei fattori di distorsione, resta comunque più che apprezzabile, pari al 17%. Sono valori in ogni caso lontani da quelli fatti registrare nelle altre province piemontesi, dove le percentuali di incremento più elevate risultano ad Asti (+11,3%) e Cuneo (+8,2%), mentre per le restanti aree le variazioni sono più limitate (+7,3% VCO, +6,3% Alessandria, +5,9% Biella e +3,5% Vercelli), per un saldo complessivo 1997-98 pari a 6.700 unità in più, con la sola eccezione della provincia di Novara, che invece denuncia una restrizione della domanda nella misura del 2,7%.

Non vengono rilevati significativi mutamenti di rotta per quanto riguarda le scelte delle aziende nei confronti del personale dei due sessi, se non nel caso della provincia di Torino dove, anomalie a parte, la tendenza della domanda pare privilegiare soprattutto le donne.

PiemonteDinamica avviamenti nell'industria e nelle altre attività

Elaborazione ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 .50.000

60.000

70.000

80.000

90.000

100.000

110.000

120.000 Industria Altre attività

Industria 82.836 76.176 59.753 88.932 111.289 92.356 99.463 105.164 Altre attività 60.132 60.264 52.774 60.307 71.656 71.031 83.403 117.778

L'aspetto saliente che emerge dall'analisi degli avviamenti per settore è il "sorpasso" effettuato dai servizi privati, che per la prima volta in assoluto superano come numero di assunzioni l'industria (118.000 unità contro 105.000). Come si vede dal grafico qui sopra, il divario fra i due aggregati si era ridotto al minimo nel 1993, anno di profonda recessione, soprattutto per l’industria, ma nel biennio successivo di

Page 22: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

ripresa la forbice si era nuovamente allargata, fino all’evoluzione che ha portato alla svolta recente.

Un primato che in definitiva è "targato" Torino, anche per effetto degli aggiustamenti tecnici prima segnalati: in questa provincia le procedure di avviamento nelle altre attività passano dalle 44.000 del 1997 alle 74.500 del 1998, con un aumento superiore ai due terzi, ma sul versante femminile le procedure salgono da 23.000 a 40.000 (circa i 3/4 in più), una dinamica che assume un rilievo determinante.Oltre alla provincia del capoluogo regionale, solo quella del VCO può contare su una domanda di lavoro nelle altre attività superiore a quella dell'industria; per le altre province, invece, continua ad essere presente un sensibile divario tra i due settori, a favore del secondario, anche se questo si sta man mano assottigliando. Assistiamo ad un costante incremento della domanda di lavoro nei servizi privati che abbraccia l'intero territorio regionale, mentre, riguardo all'industria, si confermano cadute della domanda in alcune province (come a Biella, dove la flessione è del 9%, ma anche a Novara e Vercelli).

L'espansione delle procedure di assunzione interessa ognuna delle quattro grandi suddivisioni con cui il Ministero distingue statisticamente il grado di qualificazione degli avviati.

PiemonteAvviamenti al lavoro per settore, qualifica e sesso

Variazioni % 1997-98

Elaborazione ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

AgricolturaIndustria

Altre attivitàPubbl.Amm.

ApprendistiOp.qualific.

Op.non qual.Impiegati

MaschiFemmine

0,0 15,0 30,0 45,0 60,0 75,0-15,0-30,0-45,0

Flessione Incremento

Oltre agli apprendisti, il cui "trend" in ascesa (+62% nel confronto interannuale) pare ormai inarrestabile dopo la "liberalizzazione" (seppur ancora incompiuta) derivante dagli effetti delle misure inserite a suo tempo nel cosiddetto "pacchetto Treu" (L. 196 del 24.6.1997), si confermano gli apprezzabili incrementi per la manodopera qualificata (+22%) e impiegatizia (+19%).Meno dinamica, ma pur sempre caratterizzata da un saldo positivo, la richiesta di personale non specializzato (+6%): da un lato ciò dipende dal successo dell'apprendistato, che tende ad assorbire la domanda di manodopera non qualificata, con un possibile effetto di spiazzamento nei confronti dei lavoratori in età matura, dall'altro lato gioca il

Page 23: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

consolidarsi di una tendenza di mercato da tempo prevista dagli analisti, un crescente orientamento della domanda nei confronti delle posizioni lavorative qualificate a scapito delle generiche, ipotesi che trova conferma anche nei dati di fonte ISTAT, come abbiamo sottolineato nel Capitolo precedente.

La realtà dei fatti, comunque, ci segnala che nel 1998 le richieste di personale "specializzato", nella fattispecie operai qualificati ed impiegati, secondo la disaggregazione ministeriale, risultano ancora inferiori in termini quantitativi (130.000 contro 112.000 unità) a quelle relative al cosiddetto personale generico (apprendisti ed operai non qualificati).

Un discorso a parte meritano gli avviamenti degli apprendisti, che ormai hanno superato le trentamila unità (32.800), grazie appunto alla introduzione di alcuni correttivi di legge, in primo luogo l'estensione dei limiti di età, che ne hanno immediatamente decretato il successo.Da più parti si attendeva una sorta di travaso tra contratti di formazione e lavoro (CFL) ed apprendistato, in considerazione dell'ampia area di sovrapposizione nell'operatività di questi due istituti, e della maggiore convenienza per le imprese nel rivolgersi all'apprendistato, che garantisce sgravi fiscali di gran lunga superiori.

PiemonteDinamica mensile 1997-98 avviamenti di apprendisti

e con contratto di formazione e lavoro

Elaborazione ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

1997 apr lug ott 1998 apr lug ott . .0

1.000

2.000

3.000

4.000

Apprendistato

ContrattoFormazione

e Lavoro

In realtà, nel primo semestre dell'anno questo processo di sostituzione non si verifica, forse anche perché agisce sull'andamento dei CFL un certo effetto di inerzia, dovuto a vari fattori (non ultimo il rischio di una potenziale conflittualità tra coloro che all'interno della stessa azienda sono stati assunti con differenti contratti di lavoro): entrambe le tipologie di assunzione registrano un incremento, anche se molto più cospicuo tra gli apprendisti (+4.000 unità, contro +500, rispettivamente, il saldo interannuale). Nella seconda metà dell'anno, tuttavia, si individuano per queste due variabili dinamiche contrapposte, con una prosecuzione della crescita dell'apprendistato,

Page 24: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

sia pure più contenuta (+2.500 avviamenti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) e un'accentuata flessione dei CFL (-1.000 unità).Il grafico alla pagina precedente riporta l’andamento mensile 1997-98 degli avviamenti di queste due tipologie, dove sono evidenti dei picchi negativi stagionali nei mesi di agosto e di dicembre: nei primi sei mesi del 1997 gli avviamenti con CFL sopravanzano chiaramente quelli con contratto di apprendistato, tra luglio e settembre ’97 le due linee sono sostanzialmente appaiate, mentre nei mesi seguenti lo scarto a favore degli apprendisti si afferma e si consolida progressivamente.

Le esigenze sempre più pressanti di raggiungimento di elevati livelli di flessibilità all'interno delle aziende, per una gestione ottimale del costo del lavoro, si traducono anche per il 1998 in una forte espansione delle procedure di avviamento "atipiche".

I contratti a tempo determinato aumentano di un terzo (+33,8%) ed il loro ammontare giunge a sfiorare le 140.000 unità: ormai oltre un contratto su due (57%) fa riferimento a questa tipologia.Solo nel Verbano-Cusio-Ossola l’incidenza dei tempi determinati appare modesta (21,5% del totale); nelle altre province il loro peso relativo si colloca intorno alla media, da un minimo del 46% a Biella ad un massimo del 64% ad Asti.

PiemonteAvviamenti atipici per tipologia e area provincialeIncidenza % sul totale degli avviamenti nel 1998

Elaborazione ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

Aless. Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbania Vercelli0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

T.determ. Part-time

Si estende anche l'area del part-time, i cui avviati aumentano di circa i due terzi, con tassi di incremento dell’ordine del 60% per i maschi e del 66% per le femmine. In termini quantitativi le procedure di avviamento con contratto part-time si avvicinano sensibilmente a quelle dei contratti di apprendistato (30.800 a fronte di 32.800).L’incremento risulta generalizzato sul territorio, ed è molto marcato nelle province di Torino (per effetto delle correzioni nel metodo di calcolo a cui si è accennato) e del VCO. L’incidenza del part-time supera il 10% ad Alessandria, Novara e Torino, raggiungendo in quest’ultima area la punta del 16%, ma i valori sono molto più accentuati, ovviamente, per le donne: gli avviamenti femminili a

Page 25: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

tempo parziale sono infatti a livello regionale il 21,4% del totale, ma la quota arriva al 26% in provincia di Torino.

Una misura significativa dei livelli di precarietà dell’impiego, infine, è data dai cosiddetti “avviamenti senza cancellazione”, che comprendono quelle assunzioni di carattere così marginale (tempi determinati della durata inferiore ai quattro mesi nell’anno solare e part-time con un orario di meno di 20 ore settimanali) da consentire agli interessati di mantenere l’iscrizione nelle liste di disoccupazione, risultando così al contempo occupati e disoccupati. Gli avviati con questa modalità sono stati ben 73.300 nel 1998, rispetto ai 51.000 circa dell’anno precedente, ed il loro peso relativo sale dal 25 al 30%, ma si avvicina al 40% in provincia di Torino.Gli avviamenti senza cancellazione sono più diffusi nei servizi e interessano soprattutto le figure operaie. Essi rappresentano oltre la metà delle chiamate al lavoro nella Pubblica Amministrazione, dove i posti di lavoro offerti sono per lo più a carattere temporaneo, mentre nell’industria la loro quota non supera il 20%.

Page 26: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

GLI ISCRITTI ALLE LISTE DI DISOCCUPAZIONE

L'afflusso dei disoccupati alle Sezioni Circoscrizionali per l'Impiego si mantiene grossomodo sugli stessi livelli dell'anno precedente.Lo stock dell'offerta di lavoro censito dagli uffici ministeriali alla fine del 1998 si aggira intorno alle 300.000 unità. (303.000, per la precisione, contro le 305.000 del '97, con una variazione quasi impercettibile, pari a -0,6%).

PiemonteIscritti al Collocamento per area provinciale

Variazioni % dicembre 1997-98

Elaborazioni ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

6,4

2,10,3

-0,7 -1,1 -1,2

-4,0

-7,1

Aless. Biella Novara Asti Cuneo Torino VCO Vercelli

0,0

3,0

6,0

9,0

-3,0

-6,0

-9,0

Una debole contrazione dell'offerta "ufficiale" di lavoro si presenta per la maggior parte delle province: fanno eccezione gli andamenti delle iscrizioni in provincia di Alessandria (+6,4%) e, in misura inferiore, di Biella (+2,1%).

Analizzando più a fondo il saldo complessivo colpisce la netta differenza tra l'andamento delle iscrizioni maschili (-3.300 unità, pari a -3,1%) e quelle femminili (+1.500 unità, pari a +0,7%), dal momento che, come abbiamo visto in precedenza, la domanda di lavoro aveva interessato più le donne che gli uomini (le procedure di avviamento avevano segnato un incremento del 23% per le prime, a fronte di un +15% per i secondi).Questa tendenza, d’altra parte, trova conferma anche nei dati ISTAT, come si è visto nel Capitolo precedente, ed evidenzia la forte pressione che la componente femminile continua ad esercitare sul mercato del lavoro, soprattutto nella fascia di età centrale, tra i 30 e i 49 anni.

Page 27: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

PiemonteIscritti al Collocamento per sesso e classe di età

Variazioni % dicembre 1997-1998

Elaborazione ORML su dati Direzioni Provinciali dal Lavoro

15-24 a. 25-29 a. 30 a.e oltre

0,0

5,0

10,0

-5,0

-10,0

Uomini Donne

Non si segnalano nel complesso particolari variazioni di stock, né per i disoccupati in senso stretto (-0,4%), né tra le persone in cerca di prima occupazione (-1,1%), mentre va sottolineata una certa flessione degli iscritti sia nella prima classe di età (15-24 anni; -6%) che nella seconda (25-29 anni; -7%) a scapito di un aumento degli ultratrentenni (+7%), dal che si può dedurre, in rapporto agli avviamenti, la maggiore "occupabilità" dei giovani. Se fra questi ultimi le dinamiche per sesso sono sostanzialmente analoghe, fra gli adulti si individua una marcata differenza: la crescita della componente femminile (+8,6%) è infatti il triplo di quella maschile (+2,8%).

In generale, si nota dunque per tutte le province una contrazione dell'offerta fino a 29 anni di età (che è un fenomeno ricollegabile, peraltro, anche alle dinamiche demografiche), ed una crescita preoccupante della disoccupazione adulta; non possiamo non sottolineare, in particolare, la delicata posizione della provincia di Alessandria, dove i disoccupati con più di 29 anni, sia maschi che femmine, aumentano di oltre il 20% (circa 2.500 unità in più).

Page 28: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

3. LA CASSA INTEGRAZIONE

IL QUADRO NAZIONALE

In Italia nel corso del 1998 le ore complessive di CIG richieste all’INPS nell’industria sono state oltre 141 milioni, contro i quasi 178 milioni del ’97: in un anno si è registrata una diminuzione di oltre 36 milioni di ore, con un calo percentuale del 20,5%.La flessione interessa maggiormente la straordinaria (-26,5%), contro un 11% in meno per l’ordinaria.

In particolare, per quanto concerne l’ordinaria, che fa riferimento ad eventi più vicini nel tempo ed è quindi più puntuale della straordinaria nel registrare l’andamento del clima congiunturale, le ore nel 1998 diventano 60,8 milioni contro i 68,2 dell’anno precedente (-10,9%), escluso il ramo edile considerato a parte.Il Nord-Ovest segnala la flessione più accentuata (-17,1%). La Lombardia con 14,6 milioni di ore è la regione che denuncia il maggior utilizzo in assoluto di CIGO a livello nazionale, seguita dal Piemonte.

Italia - 1998CIG ordinaria (escluso l'edilizia)

Ore autorizzate dall'INPS nelle principali aree regionali

Elaborazione ORML su dati INPS

Lombardia Lazio Campania Puglia Sicilia Toscana Veneto0

2

4

6

8

10

12

14

16

Piemonte

La percentuale di calo nel Nord-Est è di 9,3%, riconducibile in toto al minore utilizzo di ordinaria da parte delle aziende emiliane (-22,3%),

Page 29: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

mentre la CIGO in Trentino, Friuli e Veneto rimane attestata sui dati del ’97.

Nel Centro Italia il ricorso all’ordinaria flette del 6,7%, ma il dato è il risultato di andamenti regionali differenziati: la Toscana e l’Umbria segnano un calo di oltre il 30%, mentre il Lazio da 4,6 passa a 5,7 milioni di ore (+24%).

Al Sud la CIGO diminuisce del 4,1%, con un picco di caduta in Sicilia (-21,2%). Per contro, rimane alto il numero di ore in Campania (4,4 milioni, -7% sul ’97) e in Puglia (4 milioni, +0,8% sul ’97), con la Calabria che sfiora il milione di ore (+57,7% sul ’97).

Il quadro di flessione che investe l’ordinaria sembra toccare anche l’edilizia, che da 34,9 scende a 31,2 milioni di ore (-10,7%). Il Trentino con 4,5 milioni di ore (-8,4% rispetto all’anno precedente) è la regione che ricorre di più all’ordinaria, seguita dalla Lombardia (3,4 milioni di ore, -16,2%) e dalla Campania (2 milioni e mezzo di ore, -15,5%).Il calo sembra interessare in maniera diffusa tutta l’Italia con l’eccezione della Basilicata (+19,2%) e della Sardegna (+10,3%). Sostanzialmente stabile il dato di Liguria, Toscana, Abruzzo e Friuli.

ItaliaOre di CIG in edilizia nel 1998

Variazioni % più significative rispetto al 1997

Elaborazione ORML su dati INPS

BasilicataSardegna

LiguriaAbruzzi

EmiliaLombardia

UmbriaPiemonte

Campania

Italia

0,0 10,0 20,0-10,0-20,0-30,0-40,0

aumentoflessione

Decisamente differenziato il quadro nazionale della straordinaria: da 109,4 si passa a 80,5 milioni di ore con una flessione complessiva del 26,5%.Ad una diffusa tendenza alla riduzione delle ore di CIGS (il Piemonte da 10,4 scende a 4,7 milioni, la Campania da 19,7 a 11,6 milioni, la Puglia da 16 passa da 12,7 milioni di ore, per citare i casi più probanti), si contrappongono alcune situazioni caratterizzate da un incremento, come la Lombardia, dove si passa da 14,8 a 16,2 milioni di ore (+9,9%), il Friuli, che da 1,1 sale a 1,4 milioni di ore (+31,2%), o l’Abruzzo (+21,9%).

Page 30: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

LA SITUAZIONE IN PIEMONTE

Le ore complessive di CIG continuano a diminuire nella nostra regione: da 23,7 scendono a 16,3 milioni, con una riduzione, sul ’97, del 31,3%.

Il settore meccanico, con un utilizzo di 7,6 milioni di ore e un peso relativo del 46,8% (contro il precedente 53,4%) risulta il comparto che utilizza più ore in regione, seguito dall’edilizia (14,4%), dal tessile (9,1%), dall’industria dell’abbigliamento e dal comparto chimico.

Negli ultimi dodici mesi, come il grafico seguente evidenzia, si è allargata la forbice tra CIG ordinaria e straordinaria: ad una flessione contenuta dell’ordinaria (-13,9%) si accompagna un vero e proprio crollo nel ricorso alla straordinaria (-53,7%).

PiemonteOre di Cassa Integrazione per tipologia

Elaborazione ORML su dati INPS

1997 19980

2

4

6

8

10

12

14

Ordinaria Ordinaria StraordinariaStraordinaria

L’ordinaria, che su base regionale e provinciale comprende anche l’edilizia, registra nel 1998 11 milioni e mezzo di ore (-13,9%) e assorbe adesso più del 70% del monte ore totale di CIG, mentre la sua quota nel 1997 raggiungeva il 56,3%.La flessione, seppur limitata, è praticamente generalizzata e riguarda il comparto meccanico (-7,4%), l’abbigliamento e la chimica (entrambi intorno al 30% in meno), l’industria delle pelli e della trasformazione dei minerali non metalliferi, nonché l’edilizia che da 2,4 passa a 2,2 milioni di ore (-8,7%). Un aumento apprezzabile tuttavia registrano l’industria tessile (+30%), che con quasi un milione di ore autorizzate dall’INPS si colloca al terzo posto, dopo il ramo meccanico e l’edilizia, nella fruizione di CIG ordinaria, e l’industria alimentare (+19% circa).

La componente straordinaria, nello stesso periodo, segnala una riduzione più accentuata: -5,5 milioni di ore, -53,7%.

Page 31: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Alla flessione contribuisce in misura decisiva l’industria metalmeccanica, che da sola “perde” quasi 5 milioni di ore.

In calo l’utilizzo di CIGS anche nel ramo chimico (-272.000 ore), nell’abbigliamento (-136.000 ore), nel tessile (-228.000 ore), nell’edilizia (-153.000 ore).Da segnalare, per contro, il forte ricorso alla straordinaria nelle attività legate all’agricoltura (320.000 ore in complesso), in precedenza non toccate dal fenomeno dell’integrazione salariale.

TORINO

Nel corso del 1998 le ore di CIG nel complesso in provincia di Torino passano da 16,3 a 10,4 milioni, con una riduzione del 36%.Il calo di richieste sul 1997 riguarda principalmente l’industria metalmeccanica, che ha un ruolo di rilievo nell’area, e il cui monte ore scende da 11 milioni agli attuali 6 e mezzo, assorbendo di fatto i 3/4 del saldo negativo evidenziato.In particolare, il comparto meccanico da 10,2 passa ad un utilizzo di 6 milioni di ore (-41,1%) mentre la metallurgia dimezza le ore: da 1 milione scende a 482.000 (-54,2%).

Piemonte - Industria metalmeccanicaDistribuzione delle ore di CIG per area provinciale

Elaborazione ORML su dati INPS

Torino 80,0%

Biella 1,7%Novara 3,9%

Cuneo 2,1%Asti 3,5%

Vercelli 1,1%

Alessandria 6,2%

VCO 1,5%

Ciononostante, il settore metalmeccanico nel suo insieme copre ancora il 62,6% dell’integrazione salariale concessa in ambito provinciale, mentre nel resto del Piemonte, dove si rileva una maggiore articolazione dell’apparato produttivo, il peso del settore si attesta mediamente tra il 20 e il 40%; solo nell’Astigiano l’incidenza del metalmeccanico (54,8%), almeno in termini di ricorso alla CIG, assume quel ruolo determinante che riveste nella provincia centrale del Piemonte. Nell’insieme, come il grafico qui sopra evidenzia, l’80% delle ore di Cassa Integrazione in quest’ambito di attività sono assorbite dalla provincia di Torino.

Page 32: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

La flessione di ore che tocca l’industria metalmeccanica in provincia si concentra in particolare nell’area zonale INPS di Torino Sud che comprende i quartieri meridionali della città e il territorio della Circoscrizione di Orbassano, in pratica là dove sono localizzati i grandi stabilimenti dell’industria automobilistica: da un utilizzo di 4,5 milioni di ore si scende a poco più di 1 milione, con una riduzione del 75%.Si tratta di un grosso pacchetto di ore di straordinaria, usufruito nel corso del ’97 da parte della FIAT andato ad esaurimento nel corso del ‘98.

Ma è senza dubbio l’uso dell’ordinaria (più di 7 milioni di ore) quello che segnala il rallentamento o meno dell’apparato produttivo della provincia.In particolare, l’industria meccanica è attestata su un utilizzo di 4,4 milioni di ore (-5,7%), contro il milione di ore dell’edilizia (+0,5%) e le 476.000 ore dell’industria chimica (-32,4%).

Il ricorso alla CIG straordinaria, come già abbiamo evidenziato in precedenza, si dimezza: da 7,6 scende a 3,2 milioni di ore (-57,4%).L’industria meccanica si attesta su 1,6 milioni di ore utilizzate (contro le 5,6 del ’97); il metallurgico da 546.000 passa a 228.000 ore (-58,2%), il chimico da 429.000 scende a 185.000 ore, mentre il commercio, per contro, da 204.000 sale a 303.000 ore.

ALESSANDRIA

Sono 1,2 milioni le ore di CIG utilizzate in provincia di Alessandria nel corso del ’98, con un peso relativo, sul totale regionale, del 7,6%. Rispetto all’anno precedente risultano 695.000 ore in meno pari ad una riduzione del 35,9%.

PiemonteOre di CIG per provincia e tipologia

Variazioni % 1997-98

Elaborazione ORML su dati INPS

Aless. Asti Biella Cuneo Torino Vercelli

0,0

50,0

100,0

-50,0

-100,0

Ordinaria Straordin.

NovaraVerbania

La flessione più marcata riguarda la straordinaria, che da 778.000 scende a 365.000 ore (-53%). In particolare, l’industria meccanica da

Page 33: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

521.000 passa a 269.000 ore, mentre l’abbigliamento da 171.000 scende a 59.000 ore.

L’ordinaria, per contro, si attesta su un utilizzo annuale di 873.000 ore (1,1 milioni nel ’97, -24,4%).Il comparto meccanico con 203.000 ore (-31,2%) copre 1/4 del monte ore di CIGO utilizzata in provincia, mentre l’edilizia con 296.000 ore (erano 371.000 nel ’97, -20,2%) risulta il comparto che ricorre maggiormente all’ordinaria (33,9% il suo peso relativo).

ASTI

La CIG autorizzata in provincia di Asti rappresenta il 3,2% del monte ore regionale.Si tratta di una quota limitata che corrisponde ad un utilizzo di 518.000 ore, di cui 271.000 di ordinaria e 247.000 di straordinaria.

L’uso di CIG in provincia si riduce del 25,7% sul ’97 e la flessione riguarda esclusivamente l’ordinaria che da 457.000 scende a 271.000 ore con un calo percentuale del 40,8%.A determinare il dimezzamento delle ore di CIGO concorrono la forte riduzione nel settore meccanico (da 150.000 a 45.000 ore), nell’abbigliamento (-35.000 ore), nell’industria di trasformazione dei minerali non metalliferi e nel metallurgico (-30.000 ore), nell’edilizia e nel tessile (-10.000 ore). In crescita solo l’industria del legno (+32%), che con oltre 110.000 ore è la principale utilizzatrice dell’integrazione salariale in questa provincia.

PiemonteCIG Ordinaria nel settore edile

Variazioni % 1997-98

Elaborazione ORML su dati INPS

Biella Vercelli Torino Asti Aless. Cuneo Novara

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

-10,0

-20,0

-30,0

Verbania

Stabile, sui valori del ’97, la straordinaria, che accusa 247.000 ore (+2,9%), di cui 240.000 da ricondurre al comparto meccanico.

BIELLA

Page 34: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Fortemente differenziato l’andamento della CIG in provincia: ad un raddoppio delle ore di ordinaria si contrappone un azzeramento della straordinaria.

Le ore di ordinaria autorizzate sono 605.000 contro le 302.000 del ’97; cresce l’utilizzo di CIGO nella meccanica (da 48.000 a 139.000 ore), nel tessile soprattutto (da 137.000 a 309.000), in edilizia (+30,8%). Il tessile con un peso relativo del 51% rimane il comparto che usufruisce maggiormente dell’ordinaria, seguito dal comparto meccanico (23%) e dall’edilizia (17%).Il peggioramento di questo indicatore, che, come abbiamo già accennato, è il più sensibile alle modifiche del clima congiunturale, si verifica nel secondo semestre, trainato dalle difficoltà dell’industria tessile, pesantemente penalizzata dalla crisi del sud-est asiatico. Tra luglio e dicembre il dato complessivo registra un incremento del 250% rispetto al secondo semestre 1997; in particolare, le ore usufruite dal tessile salgono da 54.000 a 245.000 (+355%), ma in effetti, come il grafico sottostante evidenzia, in tutti i principali settori si registra una brusca crescita nel ricorso alla Cassa Integrazione.

Provincia di BiellaOre di CIG Ordinaria per settore

Confronto variazioni % I e II semestre 1997-98

Elaborazione ORML su dati INPS

Meccanica Tessile Abbigliamento Edilizia

0,0

100,0

200,0

300,0

400,0

-100,0

I semestre II semestre

La straordinaria nel corso del ’98 si riduce a 9.200 ore, appannaggio dell’edilizia, contro le 369.000 dell’anno precedente. Escono di scena sia il meccanico (-187.000 ore), che il tessile (-82.000 ore) e il commercio (-97.000 ore).

CUNEO

Poco sopra il milione di ore l’utilizzo di CIG nel Cuneese: rispetto al ’97 la flessione è del 18,5%, pari a meno 244.000 ore.Il decremento interessa principalmente il meccanico (-170.000 ore), il chimico (da 146.000 a 40.000 ore) e l’edilizia (-55.000 ore), mentre segna un consistente aumento l’industria alimentare (+123.000 ore, +400%), che in questa provincia assume un particolare rilievo.

Page 35: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Come per il passato, preponderante in provincia l’uso dell’ordinaria (il 76,3% sul totale della CIG), che riduce il monte ore utilizzato da poco più di 1 milione a 823.000 ore (-21,2%).Il calo è imputabile, in parte lo abbiamo già ricordato, al comparto meccanico (-96.000 ore), all’industria chimica (-124.000 ore), all’edilizia (-62.000 ore); in controtendenza l’industria alimentare (da 31.000 sale a 131.000 ore) e l’industria di trasformazione dei minerali non metalliferi (+35.000 ore).

Per quanto concerne la straordinaria, il dato è pressoché analogo al 1997: 255.000 ore (-8,3%), di cui il 36% riconducibile al comparto agricolo/industriale; il settore meccanico, invece, se precedentemente copriva il 39% del monte ore di CIGS, ora ne assorbe solamente il 13,3%, con un utilizzo di 34.000 ore.

Page 36: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

NOVARA E VERBANO-CUSIO-OSSOLA

Le province di Novara e del VCO vengono considerate congiuntamente per operare confronti interannuali. Nel VCO è entrata in funzione a fine ’97 la sede INPS di Gravellona Toce, che gestisce la CIG per la nuova provincia, cosa che ci consentirà, in tempi brevi, di analizzare separatamente la dinamica delle due province.Riportiamo comunque nella tabella seguente un quadro delle ore di CIG autorizzate dall’INPS nel corso del 1998 nelle due aree provinciali; solo dai primi mesi del 1999 saremo finalmente in grado di presentare separatamente l’andamento nel ricorso alla Cassa Integrazione.

PROVINCE DI NOVARA E VERBANIA

ORE DI CIG NEL 1998PER TIPOLOGIA E SETTORE DI ATTIVITA'

Settore di CIG Ordinaria CIG Straordinariaattività Novara VCO Novara VCO

Legno 4.644 848 0 0 Alimentare 13.564 0 27.624 0 Metallurgica 8.003 21.344 0 0 Meccanica 260.759 54.118 53.260 46.408 Tessile 335.508 1.170 353.504 0 Abbigliam. 166.504 3.760 44.958 0 Chimica 70.052 39.400 0 0 Pelli e cuoio 37.532 0 14.264 0 Trasform.miner. 5.679 0 0 0 Carta 10.266 21.840 0 0 Varie 400 15.200 0 0 Edilizia 153.832 144.772 8.904 26.216

TOTALE 1.066.743 302.452 502.514 72.624

Elaborazione ORML su dati INPS

Come si può vedere, il peso della nuova provincia di Novara è preponderante, assorbendo quasi l’80% delle ore di ordinaria, e il 90% della straordinaria. D’altra parte, nel Novarese opera il 70% circa degli addetti all’industria nell’area “allargata”: il maggior rilievo che assume la CIG è determinato dalla forte incidenza dell’industria tessile e dell’abbigliamento, che presentano specifiche difficoltà in questa fase, come si è accennato nel commento ai dati di Biella.Il Verbano sopravanza comunque il Novarese, in termini di ore di CIG ’98, per la metallurgia, la carta-stampa, le attività industriali varie e l’edilizia: è soprattutto quest’ultimo settore ad assumere un peso determinante nel VCO, zona d’altronde a forte vocazione turistica.

L’area “allargata”, riferita alla vecchia provincia di Novara, conta in totale quasi 2 milioni di ore, seconda solo a Torino per numero di ore usufruite.

Il 70% di queste sono di ordinaria, che peraltro si mantiene sullo stesso livello del 1997, e fanno riferimento in primis all’industria

Page 37: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

tessile (337.000 ore autorizzate nel ’98, contro le precedenti 220.000, (+52,9%, e anche in questo caso, come nel Biellese, la situazione tende ad aggravarsi nel secondo semestre dell’anno), e in secondo luogo al comparto meccanico (315.000 ore, a fronte delle 266.000 del 1997, +18,3%), ma l’incremento di ore riguarda anche il ramo chimico (+45.000) e il cartario/poligrafico.

In flessione invece l’uso di ordinaria nell’edilizia che da 396.000 scende a 299.000 ore (-24,7%), come pure nella metallurgia (-55.000 ore), nell’alimentare (-38.000 ore) e nel vestiario/abbigliamento (-34.000 ore).

PiemonteOre di CIG Ordinaria nei principali settori

Variazioni assolute 1997-98

Elaborazione ORML su dati INPS

Meccanica Edilizia Tessile Abbigliam. Chimica Metallurgia

0

100

200

300

-100

-200

-300

-400

-500

- 7,4% - 8,7% + 30,1% - 31,3% - 32,9% - 50,6%

Per quanto concerne la straordinaria, le ore usufruite nel corso del ’98 sono 575.000 (+14,1% sul ’97).

Ad un incremento massiccio di ore nel tessile (+319.000) si accompagna una riduzione di ore nel meccanico (-131.000), nell’abbigliamento (-60.000), nell’edilizia (-46.000) e nella chimica (-35.000).

VERCELLI

Decisamente in caduta l’uso della CIG nel Vercellese: 451.000 ore nel ’98, contro le 868.000 dell’anno precedente, con una riduzione del 48,1%.

Il monte ore così ottenuto è frutto di andamenti contrapposti: l’ordinaria con 357.000 ore (+18,4%) segnala quelle situazioni di crisi congiunturale in atto, per esempio nel tessile (+72.000 ore), oppure in edilizia, che da 105.000 sale a 115.000 ore.

La straordinaria, per contro, viene quasi azzerata: da 567.000 crolla a 94.000 ore, merito dell’industria tessile che si attesta sulle 48.000 ore, contro le precedenti 326.000, passando da un peso relativo del 57.5%

Page 38: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

al 48,2%. Azzerata pure la CIGS nel vestiario/abbigliamento (-135.000 ore).

Page 39: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

4. LE LISTE DI MOBILITA’

Nel corso del 1998 continua ad essere elevato il numero di lavoratori espulsi dal sistema produttivo piemontese: al febbraio ’99 gli iscritti alle liste di mobilità sono complessivamente 36.792, il 10% in più rispetto allo stesso mese del 1998.Come si vede nel grafico seguente, la crescita procede spedita, pur fra varie oscillazioni, fin dal gennaio 1997, quando nello stock di iscritti si contavano poco più di 28.000 unità; all’arretramento registrato verso la fine del 1998 ha seguito un nuovo rialzo nei primi mesi di quest’anno.

gen apr lug ott gen apr lug . ott gen .28

30

32

34

36

38

PiemonteIscritti alle liste di mobilità

Dinamica gennaio 1997- febbraio 1999

Elaborazione ORML su dati Direzione Regionale del Lavoro

1997 1998 1999

Al di là di alcune eccezioni, come VCO, Asti e Novara, dove il dato si mantiene stabile, il tasso di incremento degli iscritti alle liste in ambito provinciale è notevole. Sul territorio, in particolare si segnalano le situazioni di Cuneo (+17,8% fra febbraio 1998 e febbraio 1999), Biella (+15,2%), Torino (+11%) ed Alessandria (+10,2%).

E veniamo alla disamina del quadro strutturale degli iscritti, secondo il prospetto del febbraio ’99.

Page 40: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

In regione, su 36.800 iscritti circa 20.000 (il 54,3%) sono donne, e tra queste, il 18% ha meno di trent’anni e il 58% più di quaranta.Per quanto riguarda gli uomini, i giovani sotto i trent’anni sono il 12% contro il 70% di lavoratori con più di quarant’anni di età: insomma, oltre 2 lavoratori su 3 sono ultraquarantenni, e il 51,2% ha cinquanta anni e oltre (il 34,5% fra le donne).Gli uomini, pur risultando più del 70% del totale nello stock di occupati dell’industria, sono meno della metà fra gli iscritti alle liste di mobilità.

La quota femminile risulta dunque sproporzionata, toccando un picco del 69,4% a Novara e valori superiori al 60% a Vercelli, Asti e Cuneo. Soltanto nel Verbano-Cusio-Ossola la presenza maschile nelle liste è nettamente maggioritaria (il 61,5% del totale).

In gran parte del Piemonte, a differenza di qualche anno fa, a definire la fisionomia delle liste di mobilità, come si vede nel grafico sottostante, concorrono in misura notevole lavoratori con meno di quarant’anni di età e spesso con un tempo di permanenza nelle liste molto breve (36,6% il loro peso percentuale), un dato forse preoccupante, ma che appare del tutto coerente con le dinamiche fisiologiche di mercato.

PiemonteLavoratori in mobilità per classe di età

Elaborazione ORML su dati Direzione Regionale del Lavoro

< 30 a.16,8%

30-39 a.20,9%

40-49 a.22,6%

> 49 a.39,7%

< 30 a.15,3%

30-39 a.21,3%

40-49 a.21,3%

> 49 a.42,1%

13 febbraio 1998 11 febbraio 1999

In sostanza si individua un tasso di ricambio elevato a cui corrisponde un utilizzo della mobilità come vero e proprio strumento di ricollocazione della manodopera.

La provincia con la maggiore presenza giovanile è quella di Asti, dove la fascia di età under 40 ha un peso relativo del 60,5% (62,3% l’anno precedente), seguita dal Cuneese con il 51,1%, e dalla provincia di Alessandria, dove il peso degli iscritti con meno di quarant’anni nell’ultimo anno risulta pressoché invariato (48,2%).

Page 41: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Nella provincia di Asti, in particolare, i giovani con meno di trent’anni costituiscono il 28,7% del totale (il 33,1% tra le donne), quasi il doppio del dato medio regionale, decisamente più contenuto (15,3%).In questa fascia d’età, in cui tende ad essere più elevato il tasso di ricambio, la presenza femminile è più che doppia di quella maschile nel Cuneese, nell’Astigiano e nel Novarese: un dato che sottolinea una forte prevalenza delle donne non solo nello stock ma anche nei flussi in entrata nella mobilità.

PiemonteIscritti alle liste di mobilità per sesso e classe di età

Variazioni assolute febbraio 1998-1999

Elaborazione ORML su dati Direzione Regionale del Lavoro

< 30 a. 30-39 a. 40-49 a. > 49 a.

0

250

500

750

1.000

1.250

-250

Uomini Donne

I processi di espulsione dal lavoro, tuttavia, in alcune province continuano ad interessare in prevalenza soggetti in età matura, in buona parte in attesa di pensionamento, per cui la mobilità finisce per assumere essenzialmente contorni assistenziali.Nell’ultimo anno, in effetti, si registra una nuova impennata di iscrizioni di manodopera “anziana”, che interessa principalmente la provincia di Torino, dove gli ultracinquantenni aumentano di oltre 1.800 unità, e sono il 47% circa del totale. Ma, sul piano strutturale, il peso relativo più elevato si tocca nel Verbano-Cusio-Ossola, area provinciale in cui più della metà delle persone attualmente in mobilità supera i 50 anni, e questo benché nella classe di età in questione si sia registrata nell’ultimo anno una flessione superiore alla media.Se poi prendiamo in considerazione anche la fascia 40-49 anni, vediamo, per esempio, che nel Verbano 3 su 4 lavoratori in mobilità hanno più di quarant’anni di età.

Torino da sola raccoglie il 71,5% dei lavoratori in mobilità in Piemonte: oltre 10.000 fanno riferimento al comune capoluogo (il 42% della quota provinciale), 1.978 a Ciriè (il 52,9% uomini), 1.883 a Ivrea (il 63,3% donne), 1.713 a Rivoli (il 64,7% donne), 1.327 a Moncalieri per citare le Circoscrizioni maggiormente interessate da questo fenomeno. A Torino città, come nel Ciriacese, la presenza maschile è maggioritaria nelle liste.

Page 42: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

In provincia di Alessandria i lavoratori in mobilità sono oltre 2.500. Rispetto all’anno precedente, la crescita è del 10,2, condizionata dall’incremento massiccio di manodopera femminile (+17%).All’interno della provincia, è il Casalese, con 728 unità (60,6% donne) l’area che conta più inserimenti nelle liste, seguito da Alessandria con 657, Novi Ligure con 391 (equamente divisi tra uomini e donne), Tortona con 355 (il 67,3% donne) e via via le altre Circoscrizioni, fino ad Ovada con 101 unità, di cui 64 uomini.

PiemonteLavoratori in mobilità per area provinciale

Variazioni % febbraio 1998-99

Elaborazione ORML su dati Direzione Regionale del Lavoro

Cuneo

Biella

Torino

Aless.

Vercelli

Novara

Asti

Verbania

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0-5,0-10,0-15,0

flessione incremento

Cuneo con 1.935 iscritti risulta al terzo posto tra le province piemontesi per numero di lavoratori in mobilità.Rispetto al febbraio 1998, come già abbiamo anticipato, l’aumento registrato è dell’ordine del 18%, decisamente riconducibili ad una forte espansione della presenza femminile (+263 unità).La distribuzione degli iscritti sul territorio è capillare: 306 a Saluzzo (il 15,8% della quota provinciale, contro un precedente 11,4%), 296 ad Alba, 220 circa a Bra e Mondovì, 210 a Cuneo, per arrivare ai 97 di Dronero.

Novara con 1.344 unità mantiene praticamente invariato il numero di lavoratori interessati dal provvedimento in esame (-1%), ed appare caratterizzata dal peso della componente femminile (il 69,4% del totale), che è il più elevato nella nostra regione.L’area facente capo alla città capoluogo raccoglie il 68,2% degli iscritti nella provincia (prima era il 56,7%), seguita da Borgomanero (289 unità di cui il 71,3% donne), Oleggio 212, Arona 142.

Biella da 1.347 sale a 1.552 iscritti, con un incremento complessivo del 15,2%, che interessa più gli uomini (+22,1%) che le donne (+10,6%).La Circoscrizione del centro capoluogo, con 932 unità copre il 60% degli iscritti, seguita da Cossato e Trivero, che insieme raccolgono le restanti 620 unità.

Page 43: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Poco più di un migliaio (1.078) gli iscritti alla mobilità nel Vercellese, così come nel febbraio ’98 (+1,9%). Vercelli con 493 unità copre il 45,7% della quota provinciale; a Borgosesia gli iscritti sono 218, a Santhià 211 e a Gattinara 156.

Decisamente in controtendenza il Verbano-Cusio-Ossola dove, rispetto al febbraio ’98, riscontriamo un calo della mobilità dell’11,6%.Tra i comuni interessati, Verbania ha 272 iscritti (di cui il 66% uomini), Domodossola 225 (il 61,3% uomini), Omegna 123, per un dato provinciale complessivo di 620 unità (in precedenza erano 706).

La provincia di Asti conta 1.099 lavoratori in mobilità (erano 1.134 in precedenza, -3,1%). La Circoscrizione di Asti ne raccoglie 828 (i 3/4 del totale), Nizza Monferrato 111, Villanova d’Asti 89, e Canelli 71.

E veniamo al dato, altrettanto interessante, delle cancellazioni dalle liste in base alla motivazione: queste, cumulate dall’anno della loro introduzione, sono oltre 58.000, di cui il 34,1% per scadenza termini (cioè con il passaggio del lavoratore alla disoccupazione ordinaria), il 36,2% per avviamento al lavoro, il 19,6% per pensionamento, e una quota minore (10,1%) per altri motivi.

PiemonteCancellazioni dalle liste di mobilità per motivazione

Elaborazione ORML su dati Direzione Regionale del Lavoro

Avviamenti Pensionamenti Scadenza termini Altro0

1

2

3

4

5

6

7

1995199619971998

Si individuano in questa ripartizione le componenti che presiedono alla mobilità: il passaggio ad un’altra occupazione sancisce il corretto funzionamento della procedura, a cui si contrappone, in caso di inefficacia del provvedimento, l’uscita per scadenza dei termini (che com’è noto varia a seconda dell’età del lavoratore, da un minimo di 1 anno ad un massimo di 3 anni); le cancellazioni per pensionamento richiamano il carattere “assistenziale” della mobilità, come area di parcheggio per soggetti in attesa della pensione, a cui sovente è concessa la cosiddetta “mobilità lunga”, un periodo di permanenza nelle liste che si può protrarre fino a 7 anni, in attesa che maturi l’età pensionabile.

Page 44: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Nel corso del 1998 le uscite dalle liste sono state in complesso 9.200. Rispetto all’anno precedente le cancellazioni tendono a diminuire (-10%); come si vede dal grafico alla pagina precedente si riducono i pensionamenti e le cancellazioni per rinuncia a lavori socialmente utili (incluse fra le motivazioni residuali, classificate come “altro”), aumentano invece rispetto agli ultimi due anni gli avviamenti al lavoro.

Questi ultimi mantengono un profilo piuttosto basso in provincia di Torino, dove rappresentano solo il 36% delle uscite dalle liste, rispetto a valori superiori al 40% (e in taluni casi, come Alessandria, Biella e Vercelli, al 50%) nelle altre province. Il divario fra Torino e il resto del territorio piemontese sembra generarsi soprattutto in rapporto alle difficoltà di ricollocamento della manodopera femminile: nella provincia centrale, infatti, solo il 24% delle donne trova un nuovo lavoro, contro una media regionale del 33%. Per gli uomini lo scarto tra i due valori è meno netto (49% contro 53,5%, rispettivamente).

L’articolazione per età, disponibile solo per quest’ultimo anno (v. le tabelle statistiche in Appendice), mostra, un po’ sorprendentemente, come il tasso di rientro sul mercato del lavoro sia più elevato per i lavoratori dai 40 ai 49 anni, il 58% dei quali risulta cancellato per avviamento, contro una quota del 47% circa nelle fasce di età inferiori. Anche in questo caso si notano delle differenze fra i due sessi: i valori femminili sono in generale più livellati, mentre fra gli uomini i quarantenni tendono a trovare lavoro molto più facilmente dei giovani. Va considerato, peraltro, che i tempi di permanenza nelle liste sono più brevi per i soggetti con meno di 40 anni: 12 mesi, rispetto ai due anni della fascia intermedia e ai tre degli ultracinquantenni.

Page 45: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

5. I LAVORATORI EXTRACOMUNITARI NELLE STATISTICHE DEGLI UFFICI PER L’IMPIEGO

GLI ISCRITTI ALLE LISTE DI DISOCCUPAZIONE

I lavoratori extracomunitari iscritti presso le Sezioni Circoscrizionali per l'Impiego piemontesi al 31 dicembre 1998 sono 13.945; rispetto all'anno precedente il loro numero è diminuito di 192 unità (-1,4%).

Sul territorio s’individuano andamenti distinti: un’espansione delle iscrizioni del 40,9% e del 29,8%, rispettivamente a Vercelli e ad Alessandria, un incremento dell’ordine del 22% ad Asti e Cuneo, una relativa stabilità nelle province di Novara, VCO e Biella, e una netta flessione a Torino (-10,9%).

PiemonteCittadini extracomunitari iscritti alle liste di disoccupazione

per nazionalità e continente

Elaborazione ORML su dati Direzione Regionale del Lavoro

Marocco Albania Jugosl. Senegal Altri Africa Europa America Asia0

2

4

6

8

10

Dicembre '97 Dicembre '98

Osservando gli iscritti per nazionalità, notiamo un aumento delle comunità che provengono dall’Europa dell’Est: albanesi (+24,1%), ex jugoslavi, rumeni, russi e polacchi; per contro, sono in diminuzione vari gruppi nazionali, tra cui, in ordine decrescente, i cinesi (-32%), gli egiziani (-28,3%), i peruviani (-21,2%), i nigeriani (-19%), i brasiliani, i filippini, i senegalesi e i somali.

In generale, ad un arretramento della componente maschile (-973 unità, -10,8%) si oppone una crescita delle donne (+781 unità, +15,3%), il cui peso sale dal 36,1% al 42,2% del totale, principalmente in virtù dei ricongiungimenti familiari tra albanesi e marocchini.

Page 46: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

I processi di ricambio nelle liste producono una riduzione nei tempi medi di permanenza nello stato di disoccupazione: gli iscritti da oltre un anno sono il 38,8% del totale, rispetto al 41,3% del dicembre 1997; e aumenta di conseguenza il peso di quelli che risultano in cerca di lavoro da meno di tre mesi.

La configurazione dell’aggregato in esame per livello d’istruzione non subisce essenziali modifiche: i soggetti privi di titolo di studio sono a fine dicembre 1998 12.401 su 13.945; in progresso i lavoratori in possesso della scuola dell’obbligo (+12,3%), mentre diminuiscono sia i diplomati sia i laureati, che contano poche centinaia di unità (-14,8% e -27,1%, rispettivamente).

PiemonteCittadini extracomunitari iscritti al Collocamento per provincia

Variazioni % dicembre 1997-98

Elaborazioni ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

Vercelli Aless. Asti Cuneo Novara Biella VCO Torino

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

-10,0

-20,0

Anche nella distribuzione per classe d’età si conferma una netta prevalenza del nucleo di lavoratori adulti (trent’anni ed oltre), il cui peso relativo sale dal 65,9% al 69%. In forte crescita (+54%) i più giovani, con meno di 19 anni, che sono però in totale soltanto 263 a fine ’98.

Le qualifiche attribuite agli immigrati sono correlate al basso livello d’istruzione: il 76,5% è iscritto come operaio generico, e solo il 19,9% come operaio qualificato o specializzato, il 4,6% come impiegato.

GLI AVVIAMENTI AL LAVORO

Le procedure di avviamento dei lavoratori stranieri passano in Piemonte tra il 1997 e il 1998 da 10.349 a 11.730 (+13,3%), con tassi d'incremento superiori al 20% nel VCO, Torino ed Alessandria, intorno alla media a Novara, Asti e Vercelli, mentre a Cuneo si registra una sostanziale stabilità ed il dato di Biella è l’unico a segnare un apprezzabile decremento (-11,6%).Gli uomini avviati nell'intervallo considerato sono nel complesso 9.873, a fronte di 1.857 donne, e rappresentano l’84,2% del totale;

Page 47: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

l’incremento delle procedure d'assunzione interessa ambedue i sessi, ma è più marcato per l'elemento femminile (+50,1%) che per quello maschile (+8,4%).

Il ramo industriale occupa il 52,8% dei lavoratori extracomunitari e segna un +3,9% rispetto al periodo precedente; la crescita più ragguardevole interessa però i servizi, dove gli avviamenti aumentano da 2.792 a 3.926 (+40%), mentre in agricoltura non si registrano cambiamenti significativi (+0,9%, da 1.598 a 1.613 unità).

Piemonte - Cittadini extracomunitariAvviamenti al lavoro per settore, classe di età e qualifica nel 1998

Elaborazione ORML su dati Direzione Regionale del Lavoro

Agrico

lt.

Indus

tria

A.attiv

ità<1

9 a.

19-24

a.

25-29

a.

>29 a

.

Appren

d.

Op.g

ener.

Op.q

ualifi

c.

Impie

gati

0

3

6

9

Nel corso dell’anno sono stati assunti alle dipendenze 8.848 operai generici, che rappresentano il 75,4% del totale, con un incremento del 13,8% sull’anno precedente; in crescita, inoltre, gli operai qualificati e specializzati, mentre gli impiegati, per quanto in aumento, costituiscono un aggregato trascurabile, contando solo 221 unità.

Considerando la distribuzione per classe d’età, si nota un aumento superiore alla media per gli avviati con oltre 30 anni d’età (+16,2%); i soggetti nelle classi intermedie registrano incrementi compresi tra il 5 e l’8%, mentre si rileva una forte crescita per i giovani con meno di diciotto anni (+71,1%), maschi in modo particolare, che però sono soltanto 308 in tutto.

Gli avviamenti a tempo determinato e i contratti di formazione e lavoro registrano due dinamiche contrastanti: i primi aumentano del 14,9%, e costituiscono nel 1998 il 41% del totale degli avviamenti, mentre i secondi decrescono del 9,8%, ma sono le assunzioni a tempo parziale a subire il rialzo maggiore, sia fra gli uomini (da 670 a 895 unità) che fra le donne (da 286 a 433). I gruppi nazionali più cospicui sono nell’ordine i marocchini (33,5% del totale), gli albanesi (17%), gli ex jugoslavi, i senegalesi, i rumeni, i tunisini, i cinesi e i nigeriani.

Page 48: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

6. L’AREA TRANSFRONTALIERA DELLE ALPI OCCIDENTALI Un confronto fra Piemonte, Val d’Aosta e Rhône-Alpes

PREMESSA

L’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro partecipa ad un’iniziativa sviluppata nell’ambito del progetto EURES Transalp che ha portato alla costituzione di un Osservatorio sul Mercato del Lavoro Italo-Francese, con riferimento all’area transfrontaliera delle Alpi occidentali che comprende le regioni Rhône-Alpes, Piemonte e Valle d’Aosta. L’obiettivo è quello di fornire un quadro della situazione esistente su questo territorio utile all’attività svolta dagli Euroconsiglieri, i funzionari di EURES incaricati di favorire i processi di mobilità tra i due versanti delle Alpi.Un primo lavoro realizzato da questo Osservatorio nel corso del 1998 è una comparazione del quadro statistico nelle tre regioni in questione relativamente alla popolazione, all’occupazione e alla disoccupazione. Si tratta di un rapporto sintetico, elaborato volutamente, per facilitarne la consultazione, in capitoli brevi e schematici, a mo’ di schede informative, ma che ci pare di estremo interesse, presentando informazioni in parte inedite e con un’analisi che mira ad individuare la distribuzione dei vari fenomeni esaminati nelle aree provinciali delle due regioni maggiori. Per questo ci è parso opportuno riportarne il testo nella presente pubblicazione: d’altra parte, il processo di integrazione europea è ormai avviato, e in questo contesto si andrà sviluppando una collaborazione sempre più stretta fra gli operatori economici dell’area transfrontaliera. Una conoscenza più approfondita della situazione esistente, degli elementi in comune e di quelli che differenziano le diverse aree interessate, è un punto di partenza indispensabile all’instaurazione di contatti più proficui ed intensi tra i due versanti delle Alpi.Il gruppo di lavoro che ha prodotto questo documento è stato coordinato da Franco Viano, dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, e composto da Daniela Bornini e Mauro Durando dell’ORML, da Dario Ceccarelli dell’Agenzia del Lavoro della Val d’Aosta e da Chantal Robert dell’ANPE di Grenoble e Jean-Marc Dupont della Direction Régionale du Travail di Lione.

STRUTTURA E DINAMICHE DEMOGRAFICHE

Page 49: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

L’area transfrontaliera considerata conta in complesso nel 1996 poco più di 10.000.000 abitanti, per oltre la metà residenti sul versante francese.La popolazione tende ad addensarsi nelle aree metropolitane maggiori (Lyon, Grenoble e Saint-Etienne in Francia, Torino in Italia) e in generale nelle aree di fondovalle o pianeggianti, con un più forte grado di dispersione nelle aree montane, dove tuttavia l’afflusso turistico produce punte stagionali di concentrazione residenziale nelle aree di maggiore attrattiva (Savoie e Haute-Savoie, Alta Val di Susa, Valle d’Aosta).

La regione più densamente popolata è il Piemonte, con 169 abitanti per Km2, ma esistono forti disparità all’interno delle due regioni maggiori: in Francia si va dai 464 abitanti per Km2 nel Département del Rhône ai 50 dell’Ardèche, in Piemonte dai 325 della provincia di Torino ai 71,5 del Verbano; la densità minore si rileva in Valle d’Aosta (36,5 abitanti per Km2), dato il carattere montuoso dell’area, solo in parte abitabile stabilmente.

La dinamica demografica degli ultimi anni è largamente positiva per Valle d’Aosta e Rhône-Alpes, dove il tasso di incremento annuo oscilla fra lo 0,5% e l’1%, mentre il Piemonte ha attraversato una fase di flessione fra il 1981 e il 1991, con la perdita di oltre 120.000 residenti, ma la tendenza riflessiva sembra essersi arrestata nell’ultimo periodo, con un bilancio 1991-96 sostanzialmente in pareggio (-0,1%). Sul versante francese la fascia nord-orientale, e in particolare l’Haute-Savoie, risulta caratterizzata da un forte dinamismo, mentre la crescita demografica si attenua nelle altre subaree, con un trend negarivo nel Département di Loire. In Piemonte solo nelle province di Cuneo e Novara si individua una linea di moderata espansione della popolazione.

Tasso di natalitàConfronto anni 1972, 1985 e1996 per area regionale

1972 1985 19960,0

3,0

6,0

9,0

12,0

15,0

18,0

Rhône-Alpes Piemonte V.d'Aosta

Page 50: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Nel Rhône-Alpes il tasso di natalità è molto più elevato (mediamente 13o/oo, con un massimo del 14,6o/oo nel bacino di Lyon, a fronte di valori intorno all’8o/oo in Piemonte e Val d’Aosta), e, per contro, il tasso di mortalità è notevolmente più basso, anche se il divario con il versante italiano è in questo caso meno ampio (8,4o/oo in Rhône-Alpes, 10,3o/oo in Val d’Aosta, 11,3o/oo in Piemonte).

Il saldo naturale si presenta come nettamente positivo in tutta l’area francese, dove il numero delle nascite supera in complesso di 26.000 unità quello dei decessi, mentre in entrambe le regioni confinanti il bilancio naturale reca segno negativo, con un passivo di ben 15.000 unità in Piemonte. In tutto il territorio si rileva peraltro un calo della natalità rispetto agli anni ‘70, molto più marcato in Italia, dove i valori quasi si sono dimezzati nel giro di una decina di anni, rispetto alla flessione del 20% registrata nel Rhône-Alpes, con una tendenza verso una lieve ripresa del dato nell’ultimo periodo

BILANCIO DEMOGRAFICO 1996Area Saldo Saldo Variaz.

territoriale naturale migrat. annuale

Ain 1.920 2.880 4.800 Ardèche 330 670 1.000 Drôme 1.310 1.290 2.600 Isère 6.190 3.510 9.700 Loire 780 -1.780 -1.000 Rhône 10.120 -1.920 8.200 Savoie 1.480 1.820 3.300 Haute-Savoie 3.880 6.020 9.900

Rhône-Alpes 26.010 12.490 38.500

Alessandria -3.800 2.070 -1.730 Asti -1.380 1.710 330 Biella -1.050 780 -270 Cuneo -1.890 3.520 1.630 Novara -1.150 2.320 1.170 Torino -4.080 5.620 1.540 Verbania -640 720 80 Vercelli -1.120 670 -450

Piemonte -15.110 17.410 2.300

Val d'Aosta -220 750 530

Il saldo migratorio risulta maggiormente positivo sul versante italiano, dove la differenza fra movimenti in entrata e movimenti in uscita della popolazione è sensibilmente più elevata (+18.000 unità in complesso, rispetto alle +12.500 registrate nel 1996 in ambito ronalpino). In Francia il saldo migratorio è stato negativo nel 1996 nei Départements nord-occidentali di Loire et Rhône, a fronte della forte attrattiva esercitata dalle province alpine, soprattutto dalla Haute-Savoie, che risulta la subarea più dinamica sotto questo profilo in tutto l’area frontaliera. Sul versante italiano questo indicatore assume

Page 51: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

valore positivo in tutte le province, con punte di rilievo nell’Astigiano, nel Cuneese, nel Novarese, e in Valle d’Aosta.

Struttura per età della popolazioneresidente per area regionale

Rhône-Alpes Piemonte Valle d'Aosta0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0 0-14 15-24 25-39 40-59 > 59

Nel Rhône-Alpes si registra una composizione per età più allineata agli standard, con un peso maggioritario dei ragazzi con meno di 25 anni, che sono il 35% del totale; in Piemonte nella classe giovanile ricade solo il 23,5% della popolazione (24,5% in Val d’Aosta), mentre il 26% dei residenti ha più di 60 anni (nel Rhône-Alpes la quota corrispondente si attesta al 18,6%). Sul versante italiano è particolarmente accentuato l’invecchiamento della popolazione nella fascia sud-orientale del Piemonte, dove nell’Astigiano e nell’Alessandrino la percentuale di ultrasessantenni raggiunge il 30% del totale.

Il principale punto di divario fra i due versanti delle Alpi è riconoscibile nel forte processo di senilizzazione che ha investito la popolazione italiana, soprattutto in Piemonte. L’indice di vecchiaia (il rapporto percentuale tra anziani con più di 59 anni e giovani con meno di 15 anni) si colloca al 91% in Francia, contro il 214% in Piemonte (dove si supera il 300% nell’Alessandrino) e il 190% circa in Valle d’Aosta.

Page 52: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Indice di vecchiaiaper area provinciale

Hte

-Sav

.

Ain

Isèr

e

Rhô

ne

Sav

oie

Drô

me

Loi

re

Ard

èche

V.d'

Aos

ta

Tor

ino

Nov

ara

Cun

eo

Ver

bani

a

Bie

lla

Ver

celli

Ast

i

Ale

ss.0,0

50,0

100,0

150,0

200,0

250,0

300,0

350,0

Il cosiddetto indice di dipendenza, che misura la relazione esistente tra popolazione formalmente inattiva (<15 anni e 60 anni e oltre) e popolazione attiva (15-59 anni) è relativamente omogeneo in tutta l’area, con valori, anzi, lievemente più elevati in Rhône-Alpes (63,4% in media, contro 60% in Piemonte e 56,8% in Val d’Aosta). In realtà i fenomeni di dipendenza, com’è intuibile, sono ben diversificati nelle due aree: in Francia il dato riflette soprattutto il peso della componente giovanile, mentre in Italia sono gli anziani ad incidere, due situazioni che implicano problematiche e individuazione di servizi e di strategie operative ben diverse.

L’OCCUPAZIONE

Nell’area transfrontaliera il tasso di attività (il rapporto fra forze di lavoro e popolazione con più di 14 anni) si colloca mediamente al 52,8% nel 1996, oscillando tra un minimo del 50% in Piemonte ed un massimo del 55,2% in Rhône-Alpes. Risulta netto il divario fra i due sessi, a favore degli uomini: i valori maschili sono infatti allineati nelle tre regioni al di sopra del 60%, mentre quelli femminili sono inferiori al 50%, con uno scarto piuttosto marcato fra il dato relativo al Rhône-Alpes (47,6%) e il livello registrato in Piemonte (39,6%), con la Val d’Aosta in posizione intermedia (44,2%).

Page 53: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Tassi di attività 1996per classe di età e area regionale

15-24 a. 25-49 a. > 49 a. Total0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0 Rhône-Alpes Piemonte V.d'Aosta

Le differenze maggiori fra Francia ed Italia riguardano la composizione per classe di età del tasso di attività: fra i giovani in particolare i livelli ronalpini sono molto più bassi (29% contro 44-45% in Italia), per effetto della diversità nei sistemi scolastici e formativi nazionali. Per contro, sul versante francese è maggiore la partecipazione al lavoro nella classe di età centrale, e, soprattutto, fra i soggetti ultracinquantenni.

La regione transfrontaliera conta in totale nel 1996 3.916.000 occupati, più della metà dei quali operanti in Rhône-Alpes. Il tasso di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione tra 15 e 69 anni) è mediamente pari al 53,9%, e segna il livello più elevato in Val d’Aosta (58,1%).

Nelle tre aree regionali considerate si individuano negli ultimi anni delle tendenze di sviluppo ben delineate:

crescita della presenza femminile, che resta comunque minoritaria;

crescita dell’occupazione nel terziario e ridimensionamento degli addetti all’agricoltura e all’industria;

espansione delle forme di lavoro atipiche, in particolare degli impieghi a tempo determinato

Page 54: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Occupazione per area regionaleDistribuzione % per settore di attività

Agricoltura Industria in s.stretto Ind.costruzioni Terziario0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0 Rhône-Alpes Piemonte V.d'Aosta

In tutta l’area transfrontaliera l’occupazione tende a concentrarsi nel terziario, che assorbe mediamente il 61,5% dei posti di lavoro. Si rilevano tuttavia significative particolarità territoriali: un forte peso in Piemonte dell’industria manifatturiera, un livello di terziarizzazione più elevato in Val d’Aosta e Rhône-Alpes, un rilievo particolare dell’edilizia e dell’agricoltura in Val d’Aosta, dove l’occupazione nell’industria in senso stretto ha un’incidenza del tutto marginale.

DISTRIBUZ. % OCCUPATI PER SETTOREIndustria Industria

Agricolt. in s.stretto costruz. Terziario

Val.medio 4,1 27,9 6,5 61,5

Province con valori superiori alla media

Piemonte Asti 14,3

Biella 50,0

Verbania 12,3

nessuna

Cuneo 13,4

Novara 37,4

Vercelli 8,1

nessuna

Rh.Alpes Ardèche 8,3

Ain 30,3

Ardèche 7,6

Savoie 73,6

Drôme 7,0

Loire 28,9

Ain 7,3

Rhône 71,8

Se l’analisi viene condotta per Piemonte e Rhône-Alpes a livello provinciale, vanno segnalate alcune importanti specificità territoriali: l’occupazione in agricoltura raggiunge un peso relativo molto superiore alla media nelle province di Asti e Cuneo; una concentrazione di lavoratori edili analoga a quella della Val d’Aosta si riscontra nella provincia a vocazione turistica del VCO; sempre in Piemonte, un assoluto rilievo assume l’industria manifatturiera (prevalentemente tessile) nel Biellese, dove assorbe la metà degli addetti; nel Rhône-Alpes, infine, si individuano due Départements, Savoie e Rhône, dove la quota dei servizi supera la soglia del 70%.

I lavoratori indipendenti sono molto più numerosi in proporzione in Italia, dove risultano intorno al 30% del totale, contro una quota

Page 55: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

dell’11,6% nel Rhône-Alpes. E’ questo uno degli aspetti di maggiore differenziazione nella struttura occupazionale dei due versanti delle Alpi. Solo nel ramo agricolo si rileva una situazione uniforme, con una netta prevalenza del lavoro autonomo; negli altri settori di attività il divario fra Italia e Francia è netto, ma è soprattutto nel terziario, dove il numero di indipendenti è più elevato, che si genera lo scarto segnalato. Nei servizi, infatti, la quota di lavoro autonomo in Piemonte e Val d’Aosta è tre volte superiore che in Rhône-Alpes.

La presenza femminile è in costante aumento tra gli occupati in tutta l’area transfrontaliera, a partire dagli anni ‘70. Con tutto ciò, le donne risultano ancora in minoranza nell’aggregato in esame: nel 1996 il loro peso tra i lavoratori dipendenti era in media del 43,7%, da un massimo del 45,2% in Rhône-Alpes a un minimo del 41,4% in Piemonte.

Incidenza dell'occupazione femminilealle dipendenze per settore di attività

Area transfrontaliera - 1996

Agricolt. Industria Industria Commercio Altri servizi0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

in s.stretto costruzioni

La percentuale più elevata registrata nel Rhône-Alpes dipende dalla forte terziarizzazione di quest’area. Il tasso di femminilizzazione degli occupati è di fatto omogeneo sul territorio nei vari settori di attività: le occupate alle dipendenze sono il 25% del totale in agricoltura, il 30% circa nell’industria in senso stretto, il 9% in edilizia e il 54% nei servizi, ed il peso di questo ultimo dato risulta quindi determinante.

La situazione delle donne sui due versanti delle Alpi presenta dunque una sostanziale uniformità, e ciò anche per quanto concerne i dati riguardanti la posizione nella professione: in Italia come in Francia la manodopera femminile si concentra nelle figure impiegatizie esecutive, ed è fortemente sottorappresentata ai livelli di qualifica superiori.

Nell’industria, sul piano strutturale, si rileva in generale una netta prevalenza del metalmeccanico, soprattutto in Piemonte, dove quest’area di attività assorbe oltre la metà dell’occupazione indu-striale, rispetto a una quota inferiore al 40% nelle altre due regioni.

Page 56: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

All’interno del metalmeccanico si individuano dei fattori regionali di specializzazione (intesi come comparti caratterizzati da una concentrazione di addetti molto superiore alla media della regione transfrontaliera): l’industria automobilistica in Piemonte, quella siderurgica in Val d’Aosta, la meccanica di precisione in Rhône-Alpes.

RHONE-ALPES - PIEMONTE

SPECIALIZZAZIONI PRODUTTIVE INDIVIDUABILINELLE DIVERSE AREE PROVINCIALI

Rhône-Alpes

Ain Gomma, plastica Ardèche Tessile Drôme Ind.nucleare, Meccan.di precisione Isère Ind.elettrica ed elettronica Loire Tessile e Abbigliamento Rhône Ind.chimiche e meccaniche Savoie Trasform.e costruz.prod.metallo Haute-Savoie Costruz.prodotti metallo

Piemonte

Alessandria Ind.meccanica in genere Asti Ind.meccanica in genere Biella Tessile Cuneo Alimentare, Gomma-plastica Novara Ind.chimiche, Tessile e Abbigliam. Torino Ind.automobilistica e meccanica Verbania Costruz.prodotti metallo Vercelli Tessile, Meccan.di precisione

Per quanto riguarda gli altri comparti produttivi, va ribadita l’importanza dell’industria delle costruzioni in Val d’Aosta, e sottolineato il peso del settore energetico e delle industrie tessili e dell’abbigliamento in Piemonte, mentre in Rhône-Alpes si rileva soprattutto la forte incidenza dell’industria chimica Per Rhône-Alpes e Piemonte, tuttavia, è opportuna una specificazione territoriale, riportata qui di fianco, dove si sono evidenziati i casi di particolare concentrazione occupazionale in rapporto alla media dell’area.

Le imprese risultano più piccole in Val d’Aosta, mentre la taglia d’impresa è sostanzialmente omogenea nelle due regioni maggiori

Nel quinquennio 1992-1996 nell’area transfrontaliera si registra una caduta dell’occupazione nell’industria nel suo complesso del 5,8% (oltre 70.000 posti di lavoro in meno). In realtà, gran parte della flessione si è realizzata nel corso del 1993, anno di profonda e generalizzata crisi; la situazione si è stabilizzata nel biennio successivo, con un lieve aumento occupazionale, ma nel 1996 si è assistito a un nuovo, marcato regresso, anche se di entità minore rispetto al 1993.

Page 57: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Industria manifatturieraTrend occupazionale 1992-1996 per area regionale

(1992=100)

1992 1993 1994 1995 1996 .90,0

100,0

110,0

Val d'Aosta

Rhône-Alpes

Piemonte

I grafici di questa pagina evidenziano questo andamento per area regionale, suddiviso nelle due componenti principali del settore secondario: nel ramo manifatturiero si rileva il trend in controtendenza della Valle d’Aosta, dove però l’apparato produttivo, come si è detto, assume un rilievo molto modesto in valore assoluto, e i guadagni occupazionali sono dell’ordine di poche centinaia di unità; la flessione di addetti è per il resto più consistente in Piemonte (-32.000 unità, a fronte delle 18.000 in meno sul versante francese).

Industria delle costruzioniTrend occupazionale 1992-1996 per area regionale

(1992=100)

1992 1993 1994 1995 1996 .75,0

100,0

Rhône-Alpes

Piemonte

V.d'Aosta

Molto più grave appare tuttavia la situazione del ramo edile, dove il calo è mediamente dell’11% (-22.000 addetti) ed investe con più forza la Val d’Aosta, dove questo comparto di attività assume un rilievo primario

Il grafico seguente sintetizza le principali variazioni, negative e positive, che hanno interessato i vari comparti dell’industria manifatturiera. In termini di valore assoluto le perdite maggiori hanno interessato l’industria automobilistica (-23.000 addetti, di cui 19.000 in Piemonte), seguita a distanza dall’abbigliamento (-10.000 unità), e

Page 58: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

dalle industrie di altri mezzi di trasporto e tessili, con oltre 5.000 occupati in meno. Le poche variazioni positive sono localizzate in Francia, ad eccezione delle industrie di costruzioni di prodotti in metallo e di materiale meccanico, che risultano in crescita sul versante italiano.

Industria manifatturieraVariazioni % dell'occupazione 1992-96

per settore nell'area transfrontaliera

0,0

10,0

-10,0

-20,0

-30,0

-40,0

Il confronto dei dati riguardanti l’occupazione nei servizi privati tra le diverse aree regionali, evidenzia il forte sviluppo di quest’area di attività nel Rhône-Alpes, dove il volume di occupazione è di due volte e mezza superiore a quello rilevabile sul versante italiano.

I settori portanti in Piemonte e Rhône-Alpes sono il commercio e i servizi alle imprese, mentre in Val d’Aosta un rilievo eccezionale assume il settore alberghiero. Le imprese sono generalmente piccole, fatta eccezione per il comparto creditizio, che in Piemonte appare fortemente concentrato e con una valenza occupazionale molto superiore a quella rilevabile in Francia.

A livello provinciale, si rileva una distribuzione dei comparti di attività maggiormente uniforme rispetto all’industria, con alcune specificità territoriali: sul versante francese la forte incidenza del ramo alberghiero in Savoie e Haute-Savoie e dei servizi alle imprese nell’area lionese; in Piemonte l’importanza del commercio nell’Alessandrino e nel Cuneese, il rilievo delle attività alberghiere nelle province di Novara e del VCO, la concentrazione di servizi alle imprese nell’area del centro capoluogo.

Se l’industria cede, i servizi privati (i dati non ci consentono l’esame del comparto pubblico, che ha una grossa rilevanza, soprattutto in Valle d’Aosta) segnano invece un consistente incremento: fra il 1992 e il 1996 la crescita nel complesso è stata dell’8,9%, pari a quasi 100.000 posti di lavoro in più. Come il grafico evidenzia, l’espansione riguarda solo Piemonte e Rhône-Alpes, mentre in Val d’Aosta la tendenza è negativa, in seguito al deciso ridimensionamento del commercio.

Page 59: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Servizi privatiTrend occupazionale 1992-1996 per area regionale

(1992=100)

1992 1993 1994 1995 1996 .

100,0

Rhône-Alpes

Piemonte

Val d'Aosta

I comparti più dinamici sono quello dei servizi alle imprese e dei servizi scolastici e sanitari; stagnante solo l’occupazione nei servizi alle persone. In Francia si riducono gli addetti al credito (-4,7%), che risultano invece in crescita sul versante italiano.

I movimenti in entrata nell’occupazione sono registrati dagli Uffici Pubblici per l’Impiego delle tre regioni, e rappresentano degli utili indicatori sia sulle tendenze in atto che sulla mobilità e la flessibilità del lavoro.

AVVIAMENTI AL LAVORO NEL 1997CONFRONTO FRA AREE REGIONALI

Settore di attività Rh-Alpes Piemonte V.d'Aosta

Valori assoluti

Agricoltura 1.824 13.242 1.720

Industria 167.722 99.463 4.955

Servizi 1.778.907 92.230 11.379

TOTALE 1.948.453 204.935 18.054

Distribuzione % per settore

Agricoltura 0,1 6,5 9,5

Industria 8,6 48,5 27,4

Servizi 91,3 45,0 63,0

TOTALE 100,0 100,0 100,0

Il confronto fra i due versanti delle Alpi segnala un’impressionante differenza tra il volume di movimenti realizzato: in Francia si sono contati nel 1997 quasi due milioni di avviamenti (déclarations préalables à l’embauche), a fronte di 223.000 unità in Italia. Lo scarto dipende in misura significativa dalle assunzioni a tempo determinato, per lo più per lavori interinali, che sarebbero circa un milione solo nel terziario nel Rhône-Alpes, quasi interamente concentrate nei servizi alle imprese. Va considerato inoltre che, anche per questi motivi, in Francia la stessa persona fisica risulta avviata più volte nel corso

Page 60: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

dell’anno, mentre in Italia questo fenomeno esiste, ma ha una portata molto ridotta.

Il dato evidenzia tuttavia la forte flessibilità che caratterizza il sistema francese, e suggerisce come i margini di elasticità applicabili ad un sistema più rigido come quello italiano, in fase di cambiamento in questa direzione, siano ancora molto ampi.

Dopo la fase critica del 1996, almeno sul versante industriale, nel 1997 i dati relativi agli avviamenti al lavoro segnalano una discreta ripresa sia in Piemonte (+10,1% sul 1996) che in Rhône-Alpes (+18,6%), mentre in Val d’Aosta il saldo interannuale reca ancora segno negativo (-3,1%).

Avviamenti al lavoroVariazioni % 1996-1997 per settore

Confronto fra aree regionali

6,8 7,7 8,6

20,417,4

-5,1

Rhône-Alpes Piemonte V.d'Aosta

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

-5,0

-10,0

Industria Servizi

Sia in Piemonte che in Rhône-Alpes la componente più dinamica risultano i servizi (tra il 15 e il 20% di incremento), ma un bilancio positivo, benché più contenuto, registra anche l’industria (+7% circa). In entrambi i casi la crescita è dovuta quasi per intero alla espansione delle assunzioni a tempo determinato, che sono ormai più della metà del totale. In Val d’Aosta il settore secondario conferma il trend positivo rilevato nelle altre due regioni, ed è il terziario, specie le attività connesse al turismo, a registrare un apprezzabile cedimento (-5% rispetto al 1996, in complesso).

Va rilevata, infine, a complemento di quanto espresso nei Capitoli sulla struttura occupazionale, l’importanza in Piemonte dell’industria, che assorbe la maggioranza relativa delle nuove assunzioni, mentre la netta prevalenza dei servizi nelle altre due regioni ribadisce il forte processo di terziarizzazione che ha investito soprattutto l’economia ronalpina.

LA DISOCCUPAZIONE

Page 61: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

L’area transfrontaliera conta nel 1997 circa 432.000 persone in cerca di occupazione, con un tasso medio di disoccupazione di poco inferiore al 10%. Le donne sono il 55% del totale, e il loro tasso di disoccupazione è sensibilmente più elevato di quello maschile (12,7%, contro 7,9%, rispettivamente). I giovani con meno di 25 anni sono poco più di un quarto, mentre le persone da oltre un anno alla ricerca di impiego sono oltre il 40% del totale.

Le caratteristiche della disoccupazione sono ben diversificate sui due versanti delle Alpi.

Disoccupazione per area regionale - 1997Incidenza % donne e giovani

% Donne % Giovani <25 a.0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0 Piemonte V.d'Aosta Rh-Alpes

In Italia assumono un rilievo nettamente superiore le componenti giovanile e femminile, mentre in Francia il numero di persone in cerca di occupazione è equamente ripartito fra i due sessi e i giovani con meno di 25 anni sono solo il 20% del totale, contro una quota quasi doppia in Piemonte e Valle d’Aosta.

In Piemonte, inoltre, un peso preoccupante riveste la disoccupazione di lunga durata, con oltre la metà dello stock di persone in cerca di occupazione senza lavoro da oltre un anno, rispetto a una quota di 1/3 circa nelle altre due regioni.Evidentemente questo dipende dalla presenza in Piemonte di uno zoccolo duro di disoccupati, in gran parte costituito da personale adulto espulso dall’apparato produttivo e difficilmente ricollocabile.Il dato suggerisce inoltre la presenza di un volume di flussi tra le differenti condizioni professionali meno intenso che in Rhône-Alpes e in Val d’Aosta, con una maggiore rigidità di mercato.

Page 62: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Tassi di disoccupazione nel 1997per sesso e area regionale

Piemonte Val d'Aosta Rhône-Alpes0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0 Uomini Donne

I livelli di disoccupazione regionali (facciamo riferimento, come in precedenza, al 1997) sono anch’essi ben differenziati, con un minimo in Val d’Aosta (5,4%) e un massimo nel Rhône-Alpes (11,6%), mentre il Piemonte si pone in una posizione intermedia (8,6%). Se la situazione in Val d’Aosta appare chiaramente migliore a tutti i livelli, il divario fra Piemonte e Rhône-Alpes è per gran parte dovuto alla disoccupazione maschile, i cui livelli sono in Francia di quasi due volte superiori a quelli piemontesi. Come si vedrà in seguito, il segmento più critico oltralpe è quello dei maschi in età matura, che in Italia godono probabilmente di una maggiore tutela.

Tassi di disoccupazione 1997per provincia in Rhône-Alpes e Piemonte

Drôm

e

Loire

Rhôn

e

Isèr

e

Ardè

che

Savo

ie

Ht-S

av.

Ain

Torin

o

Verc

elli

Ales

s.

Verb

ania

Asti

Nova

ra

Cune

o

Biel

la

0,0

4,0

8,0

12,0

16,0

Rhône-Alpes Piemonte

Analizzando più in dettaglio la situazione nelle due regioni maggiori, notiamo al loro interno rilevanti differenze tra le varie subaree: in Rhône-Alpes la disoccupazione assume maggior rilievo in Drôme e Loire, le due aree più colpite dal fenomeno nell’intera regione transfrontaliera, con un tasso intorno al 14%, mentre i valori scendono al di sotto del 10% nell’Ain e in Haute-Savoie; in Piemonte la disoccupazione tende a concentrarsi in provincia di Torino (11,5%)

Page 63: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

mentre nelle province di Biella e di Cuneo il tasso di disoccupazione è poco più che frizionale, meno del 5%, inferiore anche ai valori toccati in Valle d’Aosta.

Una stima dei livelli di disoccupazione giovanile (fino a 24 anni di età) evidenzia una situazione largamente rassicurante in Val d’Aosta, dove il tasso specifico si colloca al 10,5%, contro valori del 24-25% in Rhône-Alpes e Piemonte. In Francia peraltro sono più elevati che in Italia i livelli di disoccupazione dei soggetti con oltre 24 anni (il 10%, rispetto al 6% del Piemonte e al 4,5% della Valle d’Aosta), soprattutto fra gli uomini, come si può presumere alla luce dello scarto prima rilevato nei tassi di disoccupazione maschili fra Piemonte e Rhône-Alpes.

Tasso di disoccupazioneAndamento 1993-1998 per area regionale

1993 1994 1995 1996 1997 1998 .4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0

Val d'Aosta

Rhône-Alpes

Piemonte

(I semestre)

Come si vede dal grafico qui sopra, tra il 1993 e il 1997 non si registrano che limitate variazioni nel tasso di disoccupazione delle tre regioni: in Piemonte e Rhône-Alpes si nota un’apprezzabile espansione nel 1994, con in seguito una discesa oltralpe, dove i valori si collocano poco al di sopra dei livelli di partenza, e un trend di crescita molto contenuto sul versante piemontese; del tutto invariato, invece, il tasso della Val d’Aosta.

Anche in questo caso è opportuno far cenno alla dinamica territoriale in Rhône-Alpes e Piemonte: in Francia il tasso di disoccupazione cresce nel periodo considerato ben oltre la media in Ardèche e Drôme, e si mantiene relativamente stabile in Haute-Savoie, Isère e Ain; in Piemonte (il confronto si può fare solo su sei province, non disponendo ancora nel 1993 dei dati di Biella e VCO) si nota un incremento consistente del dato nelle province di Torino e Cuneo, con una sostanziale stabilità nelle altre subaree.

Page 64: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

TASSI DI DISOCCUPAZIONE PER PROVINCIAArea territor.le 1993 1997 Variaz.ass.

Ain 8,2 8,5 0,3 Ardèche 10,4 11,5 1,1 Drôme 13,0 14,4 1,4 Isère 11,2 11,5 0,3 Loire 12,8 13,7 0,9 Rhône 11,3 12,2 0,9 Savoie 9,7 10,6 0,9 Hte-Savoie 9,5 9,3 -0,2

Rhône-Alpes 10,9 11,6 0,7

Alessandria 6,1 6,4 0,3 Asti 4,5 5,6 1,1 Cuneo 2,4 4,4 2,0 Novara 5,6 5,2 -0,4 Torino 9,3 11,5 2,2 Vercelli 5,7 5,4 -0,3

Piemonte 7,1 8,6 1,5

Nei primi mesi del 1998 la situazione migliora sul versante francese, dove il valore si riduce di quasi un punto percentuale, e resta invece invariata nelle due regioni italiane.

Page 65: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

7. UN QUADRO DI SINTESI E ALCUNE CONSIDERAZIONI

Il bilancio 1998 per il Piemonte si presenta, nell’insieme, moderatamente negativo: i fattori critici risultano prevalenti, pur in un quadro generale che non appare recessivo.

E’ opportuno ricordare gli aspetti salienti dell’evoluzione di mercato rilevati nel commento analitico:

i principali punti di cedimento occupazionale nel 1998 risultano il lavoro autonomo nel commercio e in agricoltura, e il lavoro dipendente nell’industria manifatturiera;

continua a crescere la presenza femminile tra gli occupati, che ormai sfiora la quota del 40%, rispetto al 35% del 1981; con tutto ciò, la pressione sul mercato delle donne in cerca di lavoro non accenna a diminuire e la disoccupazione femminile aumenta in misura apprezzabile;

malgrado la battuta di arresto segnata dall’occupazione nei servizi nell’ultimo anno, il processo di terziarizzazione sembra proseguire speditamente in Piemonte, almeno fra i lavoratori alle dipendenze; nel 1998, per la prima volta, le assunzioni nelle altre attività superano numericamente, di oltre 10.000 unità, quelle nell’industria;

la domanda di lavoro si va orientando con più evidenza che negli anni precedenti verso manodopera con un livello di istruzione medio-alto, e si registra un marcato peggioramento per i soggetti con una scolarità non superiore all’obbligo;

prosegue l’espansione delle forme di impiego atipiche, non solo di quelle classiche (part-time e tempi determinati), ma anche di quelle riconducibili al concetto di lavoro “parasubordinato”, come soci di cooperativa o collaborazioni coordinate e continuative. L’insieme di queste tipologie assume grande rilievo nei flussi in uscita e in entrata nell’occupazione, tuttavia la loro incidenza nello stock di occupati risulta modesta;

Page 66: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

sul versante dell’offerta di lavoro, desta particolare allarme la crescita della disoccupazione adulta, che è certamente l’elemento di maggiore novità degli ultimi anni, e che tende a modificare la fisionomia della disoccupazione piemontese, dove fino all’inizio degli anni ’90 predominava la componente giovanile. Le persone in cerca di occupazione con più di 29 anni sono ormai il 41% del totale, 10 punti percentuali in più rispetto al 1993;

l’apprendistato, dopo la riforma introdotta dalla Legge 196/97, si è affermato come principale strumento di ingresso al lavoro per i giovani, mentre va progressivamente ridimensionandosi il numero di assunzioni con contratto di formazione e lavoro;

sul territorio, va rimarcata la situazione di grande difficoltà che sembra caratterizzare la provincia di Alessandria, dove al consistente calo dell’occupazione si associa un vistoso incremento della disoccupazione e degli iscritti al Collocamento;

dopo un inizio d’anno favorevole, la situazione pare aggravarsi progressivamente. Nel secondo semestre si individuano sintomi di cedimento, o comunque di rallentamento, anche per quegli indicatori che nel computo annuo danno segnali largamente positivi.

Partiamo proprio da quest’ultima considerazione, cercando di riannodare le fila di un discorso sviluppato in ordine sparso nel commento.

Nel secondo semestre del 1998 la crescita degli avviamenti al lavoro segna una secca riduzione rispetto alle variazioni interannuali, decisamente incoraggianti, della prima metà dell’anno: in tutte le province, tranne VCO e Biella, dove i servizi privati danno prova di notevole dinamismo, l’incremento registrato tra luglio e dicembre è di 2-3 volte inferiore mediamente a quello segnato nel primo semestre. A livello regionale il tasso di crescita risulta più che dimezzato, dal 25,3% all’11,5%, e lo stesso risultato si ottiene prescindendo dal dato della provincia di Torino, che, come abbiamo argomentato nel secondo Capitolo, è in parte viziato da fattori di distorsione di ordine tecnico.

Page 67: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

AVVIAMENTI AL LAVORO PER PROVINCIA NEL 1998VARIAZIONI % INTERANNUALI NEI DUE SEMESTRI DELL'ANNO

Area TOTALE INDUSTRIAterritoriale I semestre II semestre I semestre II semestre

Alessandria 8,2 4,4 12,1 4,1 Asti 21,1 1,5 26,5 2,7 Biella 4,5 7,4 -0,7 -19,3 Cuneo 13,3 4,4 22,6 5,7 Novara -1,9 -3,7 0,6 -7,8 Verbania 6,4 8,5 10,5 4,0 Vercelli 7,5 -1,1 3,4 -8,2 Torino 45,9 20,2 9,8 1,2

PIEMONTE 25,3 11,5 10,9 0,2

Elaborazione ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

Responsabile di questo ridimensionamento è principalmente l’industria, che su tutto il territorio regionale appare in forte rallentamento, con tendenze recessive nelle province interessate dalla crisi del tessile (Biella, Novara e Vercelli), come la tabella alla pagina precedente evidenzia.

A conferma di questa evoluzione, la dinamica delle ore di CIG ordinaria, la componente che meglio riflette il clima congiunturale per il fatto di riferirsi ad eventi più vicini nel tempo, denota un drastico peggioramento nella seconda metà dell’anno, come i dati qui sotto riportati efficacemente rimarcano, e questo non solo a causa del tessile, ma anche nell’industria meccanica, che, com’è noto, condiziona in misura decisiva, con il suo peso, l’andamento generale.

ORE DI CIG ORDINARIA PER PROVINCIA NEL 1998VARIAZIONI % INTERANNUALI NEI DUE SEMESTRI DELL'ANNO

Area TOTALE INDUSTRIA TESSILE IND. MECCANICAterritoriale I semestre II semestre I semestre II semestre I semestre II semestre

Alessandria -30,4 -8,6 -21,3 641,8 -14,3 -55,7 Asti -72,0 92,7 -100,0 0,0 -80,5 -49,2 Biella 8,9 258,3 -23,3 355,9 173,5 210,6 Cuneo -39,7 33,7 13,4 -35,2 -60,2 11,7 Novara/VCO -36,1 53,2 -5,7 97,8 -45,9 196,4 Vercelli -28,9 121,1 -5,4 452,1 -56,5 223,0 Torino -34,9 11,4 -65,7 51,1 -27,3 24,8

PIEMONTE -35,5 25,6 -42,7 153,4 -29,7 26,4

Elaborazione ORML su dati Direzioni Provinciali del Lavoro

A ciò si aggiunga l’aumento della disoccupazione rilevato dall’ISTAT negli ultimi due trimestri dell’anno e la dinamica negativa dell’occupazione nello stesso periodo, e si comporrà un quadro piuttosto preoccupante per la nostra regione, che d’altra parte trova riscontro nelle indagini previsionali realizzate dalle Associazioni di categoria per l’industria, e che andrà verificato alla luce delle informazioni statistiche relative al primo trimestre del nuovo anno.

Un altro aspetto su cui ci eravamo ripromessi di tornare è quello riguardante lo scarto tra dati di flusso e dati di stock degli occupati, che evidenzia come le forme di impiego atipiche, che sembrano

Page 68: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

dominare il mercato in questa fase se lo si analizza guardando ai movimenti in ingresso, abbiano di fatto una scarsa incidenza sulla struttura dell’occupazione, ancora fortemente imperniata sul lavoro a tempo indeterminato.

In effetti, più fonti sembrano confermare questa constatazione: oltre alle rilevazioni sulle forze di lavoro ISTAT, l’indagine sulla flessibilità del lavoro, realizzata sempre dall’Istituto centrale di Statistica nel 1996, segnala come fra gli assunti nell’anno in questione la quota di contratti a tempo indeterminato oscilli fra il 35 e il 50% del totale, a seconda delle dimensioni d’impresa (più l’azienda è grande, più tende a fare ricorso a prestazioni a termine), mentre nello stock la stabilità dell’impiego è assolutamente prevalente, con il 93-94% dei dipendenti che rientrano nella tipologia di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Una recentissima indagine svolta dalle Organizzazioni Sindacali piemontesi su orario e qualità del lavoro ci restituisce un’analoga fotografia della struttura occupazionale del campione di imprese analizzate, dove i lavoratori a tempo determinato sono il 6% del totale e il part-time interessa il 4,5% degli occupati, anche se fra le donne la quota sale all’11%.

Piemonte - 1998Distribuzione degli occupati per carattere dell'impiego

Confronto flussi/stock

Tempo indeterminato42,6%

Tempo determinato57,4%

Tempo indeterminato93,7%

Tempo determinato6,3%

Avviamenti al lavoro Stock occupati dipendenti(Direzioni Provinciali del Lavoro) (Rilevazioni Forze di Lavoro ISTAT)

Per contro, gli avviamenti al lavoro atipici, classicamente intesi (come abbiamo segnalato, altre forme, di più difficile rilevazione, si vanno diffondendo, come il lavoro in qualità di socio di cooperativa, la collaborazione coordinata e continuativa e il lavoro interinale, ma anche in questi casi le informazioni in nostro possesso indicano la loro modesta incidenza sullo stock di occupati) sono in costante crescita, e assorbono oltre la metà delle chiamate al lavoro registrate dal Collocamento, ma tale quota appare destinata a crescere, fino ad avvicinarsi alla soglia dei 2/3: nell’ultimo trimestre 1998, i tempi determinati sono già oltre il 60% del totale, e le assunzioni part-time il 15%, contro un peso relativo medio nell’anno rispettivamente del 57 e del 13%.

Page 69: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Il mercato ci rimanda quindi due immagini contrastanti, riassunte nel grafico qui sopra, che dobbiamo cercare di ricomporre in un quadro unitario, ma che vanno comunque entrambe prese in considerazione per condurre una corretta analisi della situazione attuale, dove il lavoro atipico si va affermando più come strumento di inserimento lavorativo che come modalità strutturale di impiego.

Bisogna peraltro sottolineare che la quota di occupazione atipica, largamente intesa, è in crescita progressiva nello stock, pur avendone solo scalfito la struttura: tra il 1993 e il 1998 il peso relativo del lavoro temporaneo è salito in Piemonte dal 3,3 al 6,3%, quello del part-time dal 5 al 6,5%, mentre i soci di cooperativa, come si è segnalato nel primo Capitolo, sono triplicati di numero e la loro incidenza sul lavoro indipendente è passata dall’1,7 al 5,5%.

Che il volume di assunzioni così ingenerato non produca in tempi brevi una consistente modifica nello stock dipende dalla compresenza di vari fattori:

il lavoro atipico appare concentrato tra i giovani, anche se interessa non pochi adulti, e, come si è detto, si può ritenere essenzialmente uno strumento di inserimento lavorativo nelle prime fasi della carriera, in attesa di un consolidamento della propria posizione dopo un’esperienza precaria che, peraltro, può anche protrarsi per vari anni;

dal punto precedente deriva il fatto che una parte delle assunzioni a termine viene trasformata alla scadenza in contratto a tempo indeterminato, e sotto questo profilo il lavoro temporaneo corrisponde in sostanza in molti casi ad un periodo di prova, a cui le aziende, la cui cautela alla luce delle oscillazioni del mercato è più che comprensibile, sottopongono i loro dipendenti;

il volume di assunzioni è “gonfiato” dal fatto che numerosi soggetti vengono avviati più volte nel corso dell’anno (e sono conteggiati quindi solo una volta nello stock), e perché sullo stesso posto di lavoro, specie per le attività meno qualificate, si registra spesso un avvicendamento di più occupati con contratto a termine.

Il tema appena affrontato richiama quello dell’apprendistato, che in fondo si configura come fattispecie contrattuale particolare, il cui rilievo, come si è detto, è molto aumentato, facendone uno degli elementi di maggiore novità nel panorama occupazionale del 1998.

Il governo si appresta ad introdurre il cosiddetto obbligo formativo fino a 18 anni, intendendo con ciò imporre ai ragazzi che intendano collocarsi al lavoro prima della maggiore età l’obbligo di far ricorso allo strumento dell’apprendistato, che garantisce con la nuova normativa lo svolgimento di attività formative in alternanza alla prestazione di lavoro sia di natura strettamente professionale che di carattere più generale.

Page 70: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

In realtà già ora l’avviamento al lavoro fino ai 18 anni di età è assicurato per gran parte da questo istituto contrattuale. Dati approfonditi delle procedure di assunzione provenienti da varie Circoscrizioni nelle province di Torino ed Asti indicano che in questa fascia di età circa i 2/3 degli avviamenti interessano apprendisti, con il terzo residuo coperto prevalentemente da tempi determinati “semplici”, con una quota marginale di contratti formazione e lavoro, né la situazione appare cambiata rispetto al 1996, quando vigeva ancora la normativa precedente.

Sotto questo profilo, dunque, le potenzialità di crescita dell’apprendistato sono limitate (anche in previsione del riordino dei cicli scolastici e alla luce delle contrazione dei processi di dispersione scolastica registrata negli ultimi anni), mentre il successo incontrato nell’ultimo anno dipende massicciamente dall’ampliamento della soglia di età massima fino ai 24 anni, estensibile fino a 26 o 29 anni in casi particolari.

Da questa punto di vista le potenzialità di sviluppo sono notevoli. La platea di soggetti che possono far ricorso a questo strumento contrattuale è infatti enormemente cresciuta: le stime ISTAT sulla partecipazione al lavoro dei giovani indicano infatti in 52.000 circa in Piemonte i soggetti tra 15 e 19 anni presenti sul mercato, ma la cifra sale a 238.000 unità se si considera la fascia tra 15 e 24 anni, con un incremento del 450% circa.

Dunque, tutto fa ritenere che l’apprendistato godrà di un favore crescente nel prossimo futuro, anche in vista della probabile soppressione dei contratti di formazione e lavoro in seguito alla bocciatura del provvedimento da parte della Comunità Europea: siamo ancora in una fase di transizione, in cui, come si è sottolineato nel secondo Capitolo, agiscono dei fattori di inerzia che limitano l’esplicarsi di tutta le potenzialità insite in questo istituto contrattuale (il graduale riconoscimento da parte delle imprese non artigiane, che mantengono ancora un rapporto preferenziale con i contratti di formazione e lavoro, la non piena operatività della normativa riguardante le attività formative, su cui alcuni contrasti sono sorti fra le parti sociali).

Se le cose procederanno per il verso giusto, la situazione giovanile potrebbe significativamente migliorare, sia per il consolidamento occupazionale implicito nel maggior ricorso all’apprendistato, sia per l’azione di fattori demografici che porteranno nei prossimi vent’anni ad una forte riduzione della forza lavoro giovanile.

Per converso, il problema che sembra emergere con più forza negli ultimi anni, e che si è ulteriormente aggravato nel 1998, è quello della disoccupazione adulta, come abbiamo riferito nelle ultime pagine del Capitolo iniziale, ma che emerge anche dall’andamento delle iscrizioni al Collocamento, dove gli ultraventinovenni sono ormai a

Page 71: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

fine 1998 il 47% del totale, e dalla dinamica dello stock di lavoratori presenti nelle liste di mobilità, che negli ultimi mesi ha registrato una crescita rilevante della componente più “anziana”.

E’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora inadeguata, e che forse non viene ancora percepito in tutta la sua gravità né dagli operatori, né dall’opinione pubblica, più preoccupata dalla situazione dei giovani, che è pure importante, ma che assume, alla luce degli sviluppi recenti e del ventaglio di strumenti di intervento già messi in campo o previsti, un’urgenza minore.

Questo nodo problematico, che presenta aspetti variegati, perché la disoccupazione adulta può essere effetto di processi di espulsione dal lavoro di manodopera poco qualificata, come può essere determinata dalla spinta di molte donne in età matura per reinserirsi al lavoro, in modo di assicurare un reddito integrativo alla loro famiglia, andrebbe affrontato con attenzione, tanto più se si considera il prolungamento della carriera lavorativa conseguente alle modifiche del sistema pensionistico, e il fatto che le proiezioni demografiche oltre il 2000 indicano, accanto ad una diminuzione dei giovani e ad un forte aumento degli anziani con più di 64 anni, un consolidamento relativo delle fasce di età centrali, soprattutto di quella tra i 40 e i 64 anni, a maggior rischio di “obsolescenza professionale”.

Page 72: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

TABELLE STATISTICHE

Nota. Nei dati delle Rilevazioni sulle Forze di lavoro le operazioni sulle stime sono effettuate dall’Istat con valori non arrotondati al migliaio. Sono possibili quindi incongruenze dell’ordine di 1.000 o 2.000 unità.Nei confronti interannuali, le variazioni di sole 1.000 unità sono considerate non significative sul piano statistico.

Page 73: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

INDICE TABELLE E CAPITOLI DI RIFERIMENTO

Dati di sintesi sul mercato del lavoro in Piemonte, per sesso Capp.1-2

Italia - Popolazione per sesso e condizione Cap.1Italia - Occupati per comparto di attività e sesso Cap.1Italia - Occupati per comparto di attività e tipo di occupazione Cap.1Italia - Occupati per sesso e area territoriale Cap.1Italia - Occupati per settore di attività e area territoriale Cap.1Italia - Persone in cerca di occupazione Eurostat per sesso Cap.1Italia - Persone in cerca di occupazione Eurostat per condizione Cap.1Italia - Disoccupazione “allargata” per sesso Cap.1Italia - Tassi di disoccupazione Eurostat per sesso e area territoriale Cap.1Italia - Tassi di disoccupazione allargata per sesso e area territoriale Cap.1Piemonte - Popolazione per sesso e condizione Cap.1Piemonte - Occupati per settore, sesso, classe di età e titolo di studio Cap.1Piemonte - Occupati per comparto di attività e tipo di occupazione Cap.1Piemonte - Occupati per settore, sesso, e tipo di occupazione Cap.1Piemonte - Occupati e ore lavorate secondo diverse modalità Cap.1Provincia di Torino - Occupati per comparto di attività e sesso Cap.1Provincia di Torino - Occupati per comparto e tipo di occupazione Cap.1Piemonte - Occupati per provincia, sesso e settore di attività Cap.1Piemonte - Tassi di occupazione per provincia, sesso e classe di età Cap.1Piemonte - Persone in cerca di occupaz.per sesso tipologia e condizione Cap.1Piemonte - Disoccupazione per provincia, sesso e tipologia Cap.1Piemonte - Tassi di disoccupazione e attività per provincia e sessoCap.1Piemonte - Tassi di disoccupazione e di attività per provincia e sesso Cap.1Piemonte - Tassi di disoccupazione Eurostat per provincia, sesso ed età Cap.1Piemonte - Principali indicatori utilizzati per l’analisi del mercato

del lavoro per sesso e classe di età Cap.1Piemonte - Principali indicatori utilizzati per l’analisi del mercato

del lavoro per sesso e titolo di studio Cap.1Piemonte - Principali indicatori utilizzati per l’analisi del mercato

del lavoro per sesso, classe di età e titolo di studio Cap.1

Piemonte - Avviamenti al lavoro per sesso, settore, qualifica etipologia - Valori assoluti e composizione percentuale Cap.2

Provincia di Torino - Avviamenti al lavoro per sesso, settore, qualificae tipologia - Valori assoluti e composizione percentuale Cap.2

Piemonte - Avviamenti al lavoro per sesso, settore e provincia Cap.2Piemonte - Avviamenti al lavoro per settore, qualifica e provincia Cap.2Piemonte - Avviamenti al lavoro con contratti particolari per provincia Cap.2Piemonte - Incidenza avviamenti con contratti particolari sul totale Cap.2Piemonte - Indicatori provinciali riferiti agli avviamenti al lavoro Cap.2Piemonte - Apprendisti occupati per settore e sesso al 31.8

Suddivisione fra aziende artigiane e non artigiane Capp.2-7Provincia di Torino - Apprendisti occupati per settore e sesso al 31.8

Page 74: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Suddivisione fra aziende artigiane e non artigiane Capp.2-7Piemonte - Apprendisti occupati per area provinciale al 31.8

Suddivisione fra aziende artigiane e non artigiane Capp.2-7Piemonte - Iscritti alla 1ª Classe per sesso, condizione e

classe di età - Valori assoluti e composizione percentuale Cap.2Provincia di Torino - Iscritti alla 1ª Classe per sesso, condizione

e classe di età - Valori assoluti e composizione percentuale Cap.2Piemonte - Iscritti alla 1ª Classe per provincia, sesso e condizione Cap.2Piemonte - Iscritti alla 1ª Classe per provincia, sesso e classe di età Cap.2

Italia - Ore di CIG nell’industria per tipologia e area territoriale Cap.3Piemonte - Ore di CIG per tipologia e provincia Cap.3Piemonte - Ore di CIG ordinaria e straordinaria per settore Cap.3Provincia di Torino - Ore di CIG ordinaria e straordinaria per settore Cap.3Province di Alessandria e Asti - Ore CIG ordinaria

e straordinaria per settore Cap.3Province di Biella e Cuneo - Ore CIG ordinaria

e straordinaria per settore Cap.3Province di Novara e del VCO - Ore CIG ordinaria

e straordinaria per settore Cap.3Piemonte - Ricorso alla CIG per area provinciale nei principali settori Cap.3

Piemonte - Lavoratori in mobilità per provincia, classe di etàe sesso - 11 febbraio 1999 Cap.4

Piemonte - Iscritti alle liste di mobilità per provincia e circoscrizione11 febbraio 1999 Cap.4

Piemonte - Iscritti alle liste di mobilità per provincia, sesso e classe di età - Confronto 13.2.1998/11.2.1999 Cap.4

Piemonte - Lavoratori cancellati dalle liste di mobilità per motivazionee sesso - Dati a tutto l’11 febbraio 1999 Cap.4

Piemonte - Cancellazioni dalle liste di mobilità nell’anno 1998per provincia, motivazione, sesso e classe di etàValori assoluti e distribuzione % per motivazione di uscita Cap.4

Piemonte - Cancellazioni annuali dalle liste di mobilità per provincia,periodo di riferimento e motivazione Cap.4

Piemonte - Extracomunitari iscritti alle liste di disoccupazionesecondo varie modalità Cap.5

Piemonte - Extracomunitari iscritti alle liste di disoccupazioneper nazionalità e continente di provenienza Cap.5

Piemonte - Avviamenti di cittadini extracomunitarisecondo varie modalità Cap.5

Piemonte - Avviamenti di cittadini extracomunitariper nazionalità e continente di provenienza Cap.5

Area transfrontaliera delle alpi occidentaliTrend della popolazione per area provinciale Cap.6

Area transfrontaliera delle alpi occidentali - 1995Popolazione per area provinciale - Distribuzione % per età Cap.6

Page 75: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Area transfrontaliera delle alpi occidentali - 1995Indicatori demografici per area provinciale Cap.6

Area transfrontaliera delle alpi occidentali - 1996 - Imprese e occupatidipendenti nell’industria per comparto di attività e regione Cap.6

Piemonte - Occupati dipendenti nell’industria per provincia - 1996Valori assoluti e distribuzione percentuale Cap.6

Rhône-Alpes - Occupati dipendenti nell’industria per dipartimento1996 - Valori assoluti e distribuzione percentuale Cap.6

Area transfrontaliera delle alpi occidentali - 1996 - Imprese e occupatidipendenti nei servizi privati per comparto di attività e regione Cap.6

Piemonte - Occupati dipendenti nei servizi privati per provincia - 1996Valori assoluti e distribuzione percentuale Cap.6

Rhône-Alpes - Occupati dipendenti nei servizi privati per dipartimento1996 - Valori assoluti e distribuzione percentuale . Cap.6

Area transfrontaliera delle alpi occidentali - IndustriaVariazioni occupazionali 1992-96 per comparto e regione Cap.6

Area transfrontaliera delle alpi occidentali - Servizi privatiVariazioni occupazionali 1992-96 per comparto e regione Cap.6

Page 76: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI

Page 77: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

RILEVAZIONI SULLE FORZE DI LAVORO ISTAT

Dal 1993 l'ISTAT ha dato avvio a una nuova serie statistica, modificando gran parte delle definizioni e della metodologia di classificazione precedentemente in uso. Si riportano qui di seguito le linee essenziali di questo nuovo assetto metodologico, ancora in fase di assestamento.

OCCUPAZIONE

Occupati: comprendono le persone in età di 15 anni e oltre che:- hanno dichiarato di possedere un'occupazione, anche se nella settimana di riferimento non hanno

svolto attività lavorativa per qualsiasi motivo (indicate come "occupati dichiarati")- hanno indicato una condizione diversa da quella di occupato, ma hanno dichiarato, ad una

successiva domanda del questionario, di aver effettuato almeno un'ora di lavoro nella settimana di riferimento (indicate come "altre persone con attività lavorativa")

Sono considerati occupati:- i lavoratori in Cassa Integrazione Guadagni;- le persone che svolgono un'attività lavorativa in qualità di apprendisti, di tirocinanti, nonché le

persone assunte con contratto di formazione-lavoro;- le persone che godono di borse di studio o che svolgono stage retribuiti, ivi compresi coloro che

frequentano corsi post-laurea di dottorato di ricerca o di specializzazione.

Le Rilevazioni sulle Forze di Lavoro consentono un'analisi approfondita dell'occupazione; le principali articolazioni considerate riguardano la branca di attività, la professione e la posizione nella professione.

Branca di attività economica

La classificazione adottata è quella utilizzata per il Censimento 1991, che nel livello di dettaglio previsto per le Rilevazioni ISTAT si articola in 60 branche.L'articolazione riportata qui di seguito, che prevede l'aggregazione delle 60 branche codificate in origine in 12 comparti di attività, è quella contenuta nelle Tabelle del presente volume, ed utilizzata dall’ISTAT nelle elaborazioni a livello nazionale.

AGRICOLTURA

INDUSTRIA- Energia- Trasformazione industriale- Costruzioni

ALTRE ATTIVITA'- Commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali per

la casa- Alberghi e ristoranti- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni- Intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari- Servizi alle imprese, ed altre attività professionali ed imprenditoriali- Pubblica Amministrazione, difesa, assicurazione sociale obbligatoria- Istruzione, sanità e altri servizi sociali- Altri servizi pubblici, sociali e alle persone

Page 78: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Professione

La rilevazione della professione degli occupati è una novità introdotta dal 1993 con il nuovo questionario e si basa sulla classificazione analitica per categorie di professioni, messa a punto per il Censimento 1991.Le categorie di base individuate, a loro volta articolate in varie sottocategorie, sono le seguenti:

1. Legislatori, dirigenti e imprenditori2. Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione3. Professioni intermedie (tecnici)4. Professioni esecutive relative all'amministrazione e gestione5. Professioni relative alle vendite e ai servizi per le famiglie6. Artigiani, operai specializzati e agricoltori7. Conduttori di impianti, operatori di macchinari fissi e mobili (anche in agricoltura), operai di

montaggio industriale8. Personale non qualificato9. Forze Armate

Posizione nella professione

L'articolazione relativa al livello acquisito dal lavoratore nella professione esercitata è la seguente:

LAVORATORI DIPENDENTI- Dirigente- Direttivo - quadro- Impiegato o intermedio- Operaio, subalterno ed assimilati

LAVORATORI INDIPENDENTI- Imprenditore- Libero Professionista- Lavoratore in proprio- Socio di cooperativa di produzione- Coadiuvante

DISOCCUPAZIONE

Con la nuova serie statistica la disoccupazione non è più misurata in modo univoco, ma secondo due differenti parametri.L'ISTAT infatti si allinea alla definizione di persona in cerca di occupazione adottata a livello internazionale, e che per questo viene designata come "Eurostat", strettamente connessa all'attività di ricerca svolta dal soggetto nell'ultimo mese, ma nel contempo mantiene una relativa continuità con la serie precedente, introducendo una definizione "allargata" di disoccupazione, basata sulla nozione di "Forze di lavoro potenziali".Le definizioni di base sono le seguenti:

Persone in cerca di occupazione (definizione "Eurostat") Le persone in età di 15 anni e oltre che:- si dichiarano in cerca di lavoro;- si dichiarano immediatamente disponibili per lavorare (dove per immediatamente si intende entro

due settimane);- affermano di aver svolto almeno un'azione di ricerca nei 30 giorni precedenti l'intervista.

Forze di lavoro potenzialiLe persone in età di 15 anni e oltre che:- si dichiarano in cerca di lavoro;

Page 79: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

- si dichiarano immediatamente disponibili per lavorare (dove per immediatamente si intende entro due settimane);

- affermano di non aver svolto alcuna attività di ricerca negli ultimi 30 giorni, ma di aver effettuato un'azione di ricerca da 2 a 6 mesi prima, o anche oltre tale limite temporale, fino a 24 mesi, se l'azione citata si riferisce alle procedure del Collocamento o riguarda la partecipazione a un concorso pubblico.

Questi soggetti rientrano, secondo i criteri "Eurostat", fra le "non forze di lavoro": l'ISTAT ne riconosce la potenziale appartenenza all'offerta di lavoro, considerandoli come categoria a sé stante.

Persone in cerca di occupazione (definizione "allargata") L'insieme costituito dalle persone in cerca di occupazione secondo la definizione "Eurostat" + le forze di lavoro potenziali.Ognuno di questi tre aggregati è a sua volta scomponibile, in base alla condizione dichiarata dall'intervistato, nei tre seguenti sottoinsiemi:

DisoccupatiColoro che sono alla ricerca di una nuova occupazione, avendo perduto una precedente occupazione alle dipendenze.

Persone in cerca di prima occupazioneLe persone che:- hanno concluso, sospeso, o abbandonato un ciclo di studi;- non hanno mai esercitato un'attività lavorativa, o hanno cessato un'attività in proprio- hanno smesso "volontariamente" di lavorare da almeno un anno.

Altre persone in cerca di lavoroColoro che, pur dichiarandosi in cerca di lavoro, affermano di riconoscersi primariamente in una condizione non professionale (casalinga, ritirato dal lavoro, studente, inabile al lavoro, in servizio di leva,...).

Si noti che la disaggregazione delle persone in cerca di occupazione per condizione è una specificità italiana, essendo una modalità di analisi non contemplata nelle statistiche internazionali.

Tasso di disoccupazioneMisura il livello della disoccupazione e consente di operare confronti in proposito fra differenti aree territoriali o fra diversi "segmenti" di popolazione.E' dato dal rapporto percentuale fra persone in cerca di occupazione e forze di lavoro (v.).A seconda degli aggregati considerati l'ISTAT distingue due differenti tassi di disoccupazione:

- un tasso di disoccupazione "Eurostat", dato dal rapporto fra persone in cerca di occupazione e forze di lavoro definite secondo i parametri "Eurostat";

- un tasso di disoccupazione "allargato", dato dal rapporto fra persone in cerca di occupazione e forze di lavoro definite secondo i parametri "allargati".

FORZE DI LAVORO

Le forze di lavoro sono formate dagli occupati + le persone in cerca di occupazione, e rappresentano la popolazione attiva, operante sul mercato del lavoro.L'ISTAT, coerentemente con l'impostazione data all'analisi della disoccupazione, ha previsto per le forze di lavoro due differenti modalità di aggregazione, riportate qui di seguito, oltre ad introdurne una categoria particolare (le "forze di lavoro potenziali"):- le forze di lavoro "Eurostat", composte dagli occupati + le persone in cerca di occupazione

secondo la definizione "Eurostat";

Page 80: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

- le forze di lavoro "allargate", composte dagli occupati + le persone in cerca di occupazione secondo la definizione "allargata", comprendenti cioè le forze di lavoro potenziali.

Tasso di attivitàMisura in termini proporzionali la partecipazione al lavoro della popolazione nel suo insieme, o di qualche sua componente (il sesso e la classe di età sono le variabili maggiormente prese in considerazione).Il tasso di attività è dato dal rapporto percentuale fra forze di lavoro e popolazione in età di lavoro (15-70 anni, in genere, o 15-64 anni in taluni casi), ovvero fra forze di lavoro e popolazione residente.L’ORML in genere ricava il dato secondo la prima modalità (forze di lavoro/popolazione in età di 15-70 anni x 100), ma è il caso di segnalare che l'ISTAT di norma fornisce un tasso di attività calcolato secondo l'altra modalità citata (forze di lavoro/popolazione residente x 100).Per l'impostazione adottata per l'individuazione delle forze di lavoro, l'ISTAT elabora due differenti tassi di attività:- un tasso di attività "Eurostat", dato dal rapporto tra forze di lavoro "Eurostat" e popolazione (in

età di lavoro o residente, a seconda dei casi);- un tasso di attività "allargato", dato dal rapporto tra forze di lavoro "allargate" e popolazione (in

età di lavoro o residente, a seconda dei casi)

NON FORZE DI LAVORO

Si distinguono in due sottogruppi, in base alla classe di età:

Non forze di lavoro in età non lavorativaComprendono i bambini da 0 a 14 anni, e gli anziani con più di 70 anni non classificati fra gli occupati o le persone in cerca di occupazione.

Non forze di lavoro in età lavorativaComprendono le persone in età di 15-70 anni non classificate fra gli occupati o le persone in cerca di occupazione Eurostat.In questo aggregato rientrano anche, di norma, le “forze di lavoro potenziali”.Le non forze di lavoro in età lavorativa sono scomponibili nei seguenti sottoinsiemi, in base alla condizione dichiarata:- casalinghe;- studenti;- ritirati dal lavoro;- altri (inabili al lavoro; in servizio di leva; altre condizioni non professionali)

RIPARTIZIONE GEOGRAFICA

Le grandi ripartizioni territoriali, a cui si fa riferimento nel commento, o citate nelle tavole statistiche, comprendono le seguenti regioni:Italia Settentrionale:Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria (Italia Nord-Occidentale);Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna (Italia Nord Orientale).Italia Centrale:Toscana, Umbria, Marche, Lazio.Italia Meridionale:Abruzzi, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Page 81: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

SEZIONI CIRCOSCRIZIONALI PER L'IMPIEGO

L'organizzazione del Collocamento pubblico, riformata con la L. 56 del 28/2/1987 è strutturata territorialmente su base circoscrizionale. La circoscrizione costituisce l'unità territoriale per la raccolta, tramite la locale Sezione per l'Impiego, delle informazioni statistiche su iscrizioni e avviamenti al lavoro.In Piemonte le circoscrizioni sono attualmente 49, ma nel nuovo assetto istituzionale previsto dalla L.r. n.41/98 e definito con D.G.R. n. 24-26752/99, riportato in Appendice, i bacini provinciali per l’impiego sono 30, e sono costituiti o dalle circoscrizioni preesistenti, o dall’accorpamento di due o più circoscrizioni. Le 49 circoscrizioni attualmente esistenti sono così articolate su base provinciale:

Prov. di Alessandria: Alessandria, Casale Monferrato, Valenza, Tortona, Novi Ligure, Ovada, Acqui Terme.Prov. di Asti: Asti, Canelli, Nizza Monferrato, Villanova d'Asti.Prov. di Biella: Biella, Cossato.Prov. di Cuneo: Cuneo, Bra, Alba, Savigliano, Fossano, Saluzzo, Dronero, Borgo San Dalmazzo, Mondovì, Ceva.Prov. di Novara: Novara, Arona, Oleggio, Borgomanero.Prov. di Torino: Torino, Rivoli, Venaria, Ciriè, Settimo Torinese, Chivasso, Cuorgnè, Ivrea, Caluso, Susa, Pinerolo, Chieri, Carmagnola, Moncalieri, Orbassano.Prov. Del VCO: Verbania, Domodossola, Omegna.Prov. di Vercelli: Vercelli, Borgosesia, Gattinara, Santhià.

Le informazioni più significative fornite dalle Sezioni Circoscrizionali per l'Impiego riguardano le iscrizioni alle liste di disoccupazione e gli avviamenti al lavoro, e sono fornite a cadenza mensile.

ISCRIZIONI

Alle liste di disoccupazione possono iscriversi tutti i cittadini in possesso di libretto di lavoro, rilasciato dall'Anagrafe Comunale a tutti i residenti in età di lavoro che ne facciano richiesta.Per età di lavoro si intende aver compiuto i 14 anni ed essere in possesso della licenza media inferiore. Chi non è in possesso della licenza di scuola dell'obbligo per ottenere il libretto deve aver compiuto i 15 anni.

Le statistiche mensili sulle iscrizioni sono ricavate dal modulo ministeriale OML/1, dove si distingue fra dati di stock, i più comunemente utilizzati, riferiti al numero di iscritti risultanti alla fine del mese in questione, e dati di flusso, relativi alle nuove iscrizioni avvenute nel corso del mese.Fra gli iscritti sono conteggiati separatamente i non disponibili, cioè coloro che si rivolgono al Collocamento per fruire di agevolazioni particolari e che, all'atto dell'iscrizione, si dichiarano non disponibili ad accettare un'offerta di lavoro. Fra i non disponibili vengono inseriti d'ufficio anche gli iscritti che risultano frequentare corsi di Formazione Professionale.I rimanenti soggetti sono ripartiti in tre Classi, ai sensi dell'art. 10 della L. 56/1987:

1a ClasseComprende i disoccupati propriamente detti (cioè le persone con precedenti esperienze lavorative) e i giovani in cerca di prima occupazione. Rientrano in questo sottoinsieme gli occupati a tempo parziale con orario non superiore alle 20 ore settimanali che aspirano a una diversa occupazione.Mantengono inoltre l'iscrizione in questa classe i lavoratori avviati con contratto a tempo determinato la cui durata complessiva non superi i 4 mesi nell'arco solare.

Page 82: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

2a ClasseComprende gli occupati (esclusi quelli assegnati alla 1a Classe) in cerca di nuova occupazione.

3a ClasseComprende i titolari di trattamenti pensionistici di vecchiaia o di anzianità.Gli iscritti alla 1a Classe sono largamente maggioritari e rappresentano il sottoinsieme preso come riferimento per quantificare l'area della disoccupazione effettiva che si rivolge al Collocamento.

AVVIAMENTI AL LAVORO

I lavoratori iscritti nelle liste di disoccupazione vengono avviati al lavoro sulla base delle richieste pervenute alle Sezioni Circoscrizionali per l'Impiego, che rilasciano il nulla osta all'avvio della procedura di assunzione, che può anche non concludersi positivamente, o vengano avviati direttamente dalle imprese, che sono tenute a comunicare l’assunzione alla competente Sezione Circoscrizionale entro 10 giorni..

Le statistiche sugli avviamenti si riferiscono al totale delle operazioni registrate nel corso del mese, e riguardano esclusivamente gli avviamenti operati dalle aziende con sede nell'area circoscrizionale, cioè, in altre parole, i posti di lavoro resisi disponibili nella circoscrizione, che possono essere ricoperti da lavoratori iscritti nella circoscrizione stessa o provenienti da altre aree circoscrizionali.

Le statistiche degli avviamenti al lavoro sono articolate per tipologia, con la seguente casistica:

Avviamenti numericiGli avviamenti operati attingendo dai primi posti della graduatoria degli iscritti, compilata tenendo conto di vari parametri (carico familiare, reddito, anzianità di iscrizione, ecc...).Con la graduale liberalizzazione delle assunzioni, le chiamate numeriche si sono notevolmente ridotte ed ora riguardano in pratica soltanto gli avviamenti in agricoltura, nella Pubblica Amministrazione (per le figure professionali per cui non è richiesto titolo di studio superiore a quello dell'obbligo), e la riserva del 12% sulle assunzioni operate dalle aziende con più di 15 dipendenti prevista dall'art. 25 della Legge 223/91, che interessa unicamente i lavoratori in mobilità o i disoccupati con anzianità di iscrizione superiore ai due anni.

Assunzioni diretteLe assunzioni di lavoratori non soggette a nulla osta da parte della Sezione Circoscrizionale per l'Impiego.Recentemente è stata estesa a tutte le aziende (indipendentemente dalle dimensioni) la facoltà di assumere direttamente, fermo restando l’obbligo di comunicare l’avviamento alla SCI competente entro 10 giorni e la riserva del 12% per le fasce deboli di cui sopra.

Gli avviamenti numerici e le assunzioni dirette costituiscono i cosiddetti avviamenti netti, cioè le assunzioni di manodopera non occupata.

Passaggi diretti Trasferimenti di lavoratori già occupati dall'azienda in cui sono collocati a una nuova azienda, che attengono più propriamente alla mobilità della manodopera da un posto di lavoro all'altro.Come per le assunzioni dirette, non richiedono il rilascio del nulla osta e avvengono dietro semplice comunicazione alla Sezione per l'Impiego da parte delle aziende interessate.

Gli avviamenti netti e i passaggi diretti costituiscono i cosiddetti avviamenti lordi.

Page 83: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Legge regionale 14 dicembre 1998, n. 41. Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro.(Testo coordinato con le modifiche apportate dalla L.r. 1 marzo 1999, n.3 - Le modifiche agli articoli 13 e 15 sono in grassetto; il testo abrogato all’art.16 è barrato)

Capo I. Principi generali Art. 1.

(Oggetto e finalità)1. La presente legge disciplina, ai sensi dell'articolo 4, comma 1 del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469 (Conferimento alle regioni e agli enti locali di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro, a norma dell'articolo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59), l'organizzazione e le modalità di esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti alla Regione e agli enti locali in materia di mercato del lavoro. 2. Gli interventi previsti dalla presente legge sono finalizzati ad integrare, attraverso i servizi per l'impiego pubblici e privati resi sul territorio, le politiche del lavoro e le politiche formative al fine di sviluppare un mercato del lavoro aperto e trasparente che incentivi l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro.

Art. 2.(Distribuzione delle funzioni)

1. Nell'ambito delle competenze di cui all'articolo 1, comma 1, del d. lgs. 469/1997, la Regione esercita le funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e valutazione del sistema regionale dei servizi pubblici per il lavoro. 2. La Regione provvede alle funzioni di cui all'articolo 2, comma 2 del d. lgs. 469/1997, con l'obiettivo di incentivare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro specie con riferimento all'ingresso dei giovani e dei soggetti svantaggiati nel mercato del lavoro, alla riqualificazione dei lavoratori che necessitano di nuove opportunità lavorative, alla valorizzazione delle occasioni di lavoro di impresa e autonomo. 3. Sono attribuite alle Province: a) la costituzione e l'organizzazione dei Centri per l'impiego di cui all'articolo 15; b) le funzioni ed i compiti relativi al collocamento di cui all'articolo 2, comma 1 del d. lgs. 469/1997; c) la gestione ed erogazione dei servizi individuali e collettivi connessi alle attività di collocamento, quali l'informazione, l'orientamento, la preselezione e l'incontro fra domanda e offerta di lavoro; d) la gestione ed erogazione dei servizi connessi alle funzioni ed ai compiti relativi alle politiche attive del lavoro conferite alla Regione ai sensi dell'articolo 2, comma 2 del d. lgs. 469/1997, fatta eccezione per quelli che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale. 4. Le Province esercitano le funzioni attribuite nel rispetto degli atti di indirizzo della Regione e garantendo la concertazione fra le parti sociali nelle Commissioni di cui all'articolo 6, comma 1, del d. lgs. 469/1997. 5. Le Province, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, individuano opportuni strumenti di raccordo con gli altri Enti locali presenti sul territorio al fine di rappresentare adeguatamente le esigenze delle comunità nell'ambito del Comitato al lavoro e formazione professionale di cui all'articolo 8, nonchè per garantire la partecipazione degli stessi enti locali alla individuazione degli obiettivi e all'organizzazione dei servizi connessi alle funzioni e ai compiti attribuiti alle Province medesime.

Capo II. Atti di programmazione, di indirizzo e di coordinamento della Regione Art. 3.

(Programma triennale per le politiche del lavoro)1. Per favorire la realizzazione dell'integrazione di cui all'articolo 1, la Giunta regionale, previo parere del Comitato al lavoro e formazione professionale di cui all'articolo 8, sottopone all'approvazione del Consiglio regionale, entro il 31 marzo dell'anno precedente il periodo di

Page 84: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

riferimento, la proposta del programma triennale per le politiche del lavoro in un contesto unificato con il programma triennale previsto dagli articoli 8 e 16 della legge regionale 13 aprile 1995, n. 63 (Disciplina delle attività di formazione e orientamento professionale). 2. Il programma triennale attua il programma regionale di sviluppo nei settori delle politiche del lavoro e della formazione professionale indicando gli obiettivi e la strategia dell'intervento regionale nonchè le risorse che si prevede di destinare in base agli stanziamenti del bilancio pluriennale della Regione.

Art. 4.(Piano annuale)

1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 18 della l.r. 63/1995 in materia di formazione professionale, la Giunta regionale, entro il 31 gennaio approva, informata la Commissione consiliare competente per materia, il piano annuale delle azioni da realizzare in materia di politiche del lavoro, con opportune specifiche ed articolazioni territoriali. 2. Il piano annuale, strumento attuativo del programma triennale, prevede le azioni, gli obiettivi e le priorità, l'entità delle risorse, i tempi di realizzazione nonchè le modalità di raccordo con gli interventi in materia di formazione professionale al fine della realizzazione dell'integrazione di cui all'articolo 1. 3. Il piano annuale sostituisce per quanto concerne la materia del lavoro, il piano di lavoro previsto dall'articolo 8 della legge regionale 6 gennaio 1983, n. 1 (Istituzione dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro), la deliberazione di Giunta regionale prevista dall'articolo 6 della legge regionale 21 dicembre 1994, n. 67 (Interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati e di lavoratori in cassa integrazione straordinaria o ex dipendenti da aziende in crisi in cooperative già costituite o di nuova costituzione. Abrogazione della legge regionale 21 giugno 1984, n. 28 e successive modifiche ed integrazioni), le deliberazioni della Giunta regionale previste dall'articolo 6, comma 1, e dall'articolo 18 della legge regionale 14 giugno 1993, n. 28 (Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati) come modificata ed integrata dalla legge regionale 14 maggio 1997, n. 22 (Modifiche alla legge regionale 14 giugno 1993, n. 28 "Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati" e successive modifiche ed integrazioni).

Art. 5.(Progetti finalizzati)

1. Sulla base delle indicazioni contenute nel piano annuale, il Comitato di cui all'articolo 8, predispone, anche avvalendosi dell'Agenzia di cui all'articolo 9, progetti finalizzati alla formazione e aggiornamento professionale degli operatori in materia di politiche del lavoro dipendenti della Regione, dell'Agenzia Piemonte Lavoro di cui all'articolo 9, delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane. 2. I progetti sono deliberati dalla Giunta regionale e finanziati con specifiche risorse del bilancio regionale.

Art. 6.(Atti di indirizzo e coordinamento)

1. La Giunta regionale adotta atti di indirizzo e coordinamento delle attività amministrative in materia di politiche del lavoro, nei quali sono fra l'altro stabilite: a) le modalità ed i termini di presentazione dei progetti di intervento e relative domande di finanziamento; b) le spese ammissibili al finanziamento, le modalità di concessione, erogazione ed eventuale revoca dei finanziamenti; c) le attività e procedure di controllo sugli interventi finanziati nonchè le modalità di valutazione dei risultati occupazionali conseguiti.

Capo III. Organismi regionali e Agenzia Piemonte Lavoro

Page 85: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Art. 7.(Commissione regionale di concertazione)

1. Presso la Regione è istituita la Commissione regionale di concertazione, quale sede concertativa di progettazione, proposta, valutazione e verifica rispetto alle linee programmatiche e alle politiche regionali del lavoro e della formazione professionale. 2. La Commissione: a) formula proposte ed esprime parere obbligatorio in ordine agli atti programmatori di cui agli articoli 3 e 4; b) propone l'istituzione di corsi di qualificazione e riqualificazione professionale per i lavoratori iscritti nelle liste di collocamento ovvero nelle liste di mobilità; c) assume iniziative per favorire l'attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità tra lavoratori e lavoratrici di cui all'articolo 5, comma 1, lettera h) della legge 28 febbraio 1987, n. 56 (Norme sull'organizzazione del mercato del lavoro); d) propone interventi volti a favorire l'inserimento nel lavoro di soggetti in condizione di svantaggio personale e sociale; e) esamina ed approva i progetti di contratti di formazione-lavoro e di piani di inserimento professionale; f) stabilisce i criteri di priorità, verifica ed approva i progetti di pubblica utilità ed i lavori socialmente utili ai sensi del decreto legislativo 1 dicembre 1997, n. 468 (Revisione della disciplina sui lavori socialmente utili, a norma dell'articolo 22 della legge 21 giugno 1997, n. 196); g) assume iniziative per l'attuazione di programmi di preselezione che favoriscano l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro; h) approva le liste di mobilità e determina le modalità di cancellazione dalle stesse; i) esamina i ricorsi presentati avverso le decisioni assunte dalla Commissione istituita ai sensi dell'articolo 6 del d. lgs. 469/1997; l) svolge tutti gli altri compiti attribuiti alla soppressa Commissione regionale per l'impiego compatibili con le disposizioni della presente legge. 3. La Commissione è composta da: a) il Presidente della Giunta regionale o dall'assessore da lui delegato con funzioni di Presidente; b) il Consigliere di parità nominato ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 125 (Azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro); c) sei componenti effettivi e sei supplenti designati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori più rappresentative a livello regionale; d) sei componenti effettivi e sei supplenti designati dalle organizzazioni dei datori di lavoro più rappresentative a livello regionale; 4. La Commissione, costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale, rimane in carica per la durata di tre anni. 5. Per la validità delle sedute è richiesta la presenza del 50 per cento più uno dei componenti. I supplenti non si computano a tale effetto se sono presenti i relativi componenti effettivi. La Commissione decide a maggioranza assoluta dei presenti aventi diritto di voto. In caso di parità prevale il voto del Presidente. 6. Con regolamento interno, la Commissione può articolarsi in sottocommissioni per la trattazione di specifiche tematiche, purchè sia garantita la pariteticità dei componenti di cui al comma 3, lettere c) e d). 7. Partecipano alle riunioni della Commissione e delle sottocommissioni, senza diritto di voto, il Responsabile della struttura regionale competente in materia di lavoro e formazione professionale e il Direttore dell'Agenzia Piemonte Lavoro. 8. Un dirigente della struttura regionale competente in materia di lavoro e formazione professionale svolge le funzioni di segretario. Il supporto di segreteria è assicurato dalla stessa struttura regionale.

9. La Giunta regionale, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, informata la

Page 86: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Commissione consiliare competente per materia, individua le funzioni di carattere amministrativo-gestionale di competenza della Commissione regionale di concertazione che possono essere svolte a livello provinciale e, previo parere della Commissione regionale di concertazione e del Comitato di cui all'articolo 8, le attribuisce alle Province. 10. Le funzioni attribuite alle Province, ai sensi del comma 9, sono esercitate tramite le Commissioni tripartite permanenti istituite ai sensi dell'articolo 6, comma 1, del d. lgs. 469/1997.

Art. 8.(Comitato al lavoro e formazione professionale)

1. Al fine di rendere effettiva sul territorio l'integrazione fra le politiche del lavoro, i servizi per il lavoro, le politiche della formazione, a scala regionale e locale, è istituito, ai sensi dell'articolo 4 comma 1, lettera c) del d.lgs. 469/1997, il Comitato al lavoro e formazione professionale, in seno alla Conferenza permanente Regione - Autonomie Locali prevista con legge regionale, composto da non più di diciotto membri, rappresentanti istituzionali della Regione, delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane. 2. Il Comitato esprime parere sui programmi regionali delle politiche del lavoro e della formazione, sui piani di cui all'articolo 4, sulla proposta degli standard qualitativi di cui all'articolo 9, comma 3, lett. c). Il Comitato formula altresì proposte alla Giunta regionale, ai Comuni e alle Comunità montane finalizzate allo sviluppo dell'integrazione fra le politiche del lavoro, i servizi per il lavoro, le politiche formative. 3. Partecipano alle riunioni del Comitato, senza diritto di voto, il responsabile della struttura regionale competente in materia di lavoro e formazione professionale e il direttore dell'Agenzia Piemonte Lavoro. 4. Il supporto di segreteria del Comitato è assicurato dalla struttura regionale competente in materia di lavoro e formazione professionale.

Art. 9.(Agenzia Piemonte Lavoro. Funzioni e compiti)

1. E' istituita l'Agenzia Piemonte Lavoro, con sede in Torino, quale ente strumentale della Regione, dotato di personalità giuridica pubblica, avente autonomia patrimoniale e contabile, nell'ambito delle risorse ad essa assegnate dal bilancio regionale. 2. Lo statuto dell'Agenzia è approvato con deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta, previo parere della Commissione di cui all'articolo 7 e del Comitato di cui all'articolo 8. 3. L'Agenzia ha funzioni di assistenza tecnica e monitoraggio nelle materie di cui all'articolo 2 del d. lgs. 469/1997. In particolare esercita i compiti di: a) collaborazione al raggiungimento dell'integrazione tra i servizi per l'impiego, le politiche attive del lavoro e le politiche formative nel rispetto delle attribuzioni proprie delle Province e della Commissione di cui all'articolo 7; b) supporto alla programmazione, gestione, monitoraggio e valutazione delle politiche regionali del lavoro; c) proposta alla Giunta regionale degli standard qualitativi dei servizi; d) monitoraggio e valutazione dei servizi per il lavoro sulla base dei criteri definiti dalla Giunta regionale; e) definizione e proposta di azioni innovative per la qualificazione dei servizi. 4. L'Agenzia garantisce l'interconnessione e l'integrazione tra il Sistema informativo lavoro (SIL) di cui all'articolo 11 del d. lgs. 469/1997 e il Sistema informativo regionale per il lavoro di cui all'articolo 14. 5. L'Agenzia esercita compiti di assistenza tecnica alle Province, ai Comuni e alle Comunità montane, su richiesta dei medesimi, per la progettazione e valutazione di programmi e di interventi connessi alle politiche ed ai servizi per il lavoro. 6. L'Agenzia può esercitare a titolo oneroso attività di prestazioni di servizi di consulenza a favore di privati in materie attinenti al mercato del lavoro ai sensi di quanto previsto dall'articolo 4, comma 1, lettera h) del d. lgs. 469/1997, secondo le direttive stabilite dalla Giunta regionale.

Page 87: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Art. 10.(Organi dell'Agenzia)

1. Sono organi dell'Agenzia Piemonte Lavoro il Direttore e il Collegio dei revisori dei conti. 2. Il Direttore è nominato dal Presidente della Giunta regionale su conforme deliberazione della Giunta tra persone in possesso del diploma di laurea e di comprovata professionalità ed esperienza nella direzione di organizzazioni complesse. 3. Il rapporto di lavoro è regolato da contratto di diritto privato di durata quadriennale rinnovabile ed a tempo pieno. I contenuti di tale contratto sono stabiliti con deliberazione della Giunta regionale. Il trattamento economico complessivo non può superare quello dei direttori regionali di cui alla legge regionale 8 agosto 1997, n. 51 (Norme sull'organizzazione degli uffici e sull'ordinamento del personale regionale). L'incarico è incompatibile con ogni altra attività professionale e con cariche elettive pubbliche. 4. Il Direttore ha la rappresentanza legale dell'Agenzia e svolge le funzioni previste dallo statuto. 5. Il Collegio dei revisori dei conti viene costituito con provvedimento del Presidente della Giunta regionale su conforme deliberazione della stessa ed è composto da tre membri effettivi e due supplenti iscritti al registro dei revisori contabili. Un membro effettivo ed uno supplente sono designati dall'Unione delle Province piemontesi (UPP). Il Collegio dura in carica tre anni. 6. Il Collegio dei revisori dei conti controlla la gestione amministrativa e finanziaria dell'Agenzia e svolge le altre funzioni previste dallo statuto.

Art. 11.(Organizzazione dell'Agenzia e vigilanza)

1. La struttura organizzativa e la dotazione organica dell'Agenzia sono definite con deliberazione della Giunta regionale. 2. Il trattamento giuridico, economico, di previdenza e quiescenza del personale è regolato dalle disposizioni relative ai dipendenti regionali. 3. Per lo svolgimento di funzioni progettuali, di studio e di ricerca, l'Agenzia può stipulare contratti di diritto privato a tempo determinato di durata non superiore a quella del Direttore dell'Agenzia o di collaborazione coordinata e continuativa con esperti esterni. Ai medesimi fini può stipulare convenzioni con società, enti qualificati, Camere di Commercio ed Università. 4. Il personale, assunto con contratto di diritto privato, già in servizio presso l'Agenzia dell'impiego del Piemonte e trasferito alla Regione ai sensi dell'articolo 7, comma 1, lettera a) del d. lgs. 469/1997, è assegnato all'Agenzia Piemonte Lavoro fino alla scadenza del relativo contratto di lavoro. 5. La Giunta regionale, entro sessanta giorni dalla definizione della dotazione organica dell'Agenzia, previo confronto con le Organizzazioni Sindacali, determina le procedure per la trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro del personale di cui al comma 4 in servizio alla data di entrata in vigore del d. lgs. 469/1997, mediante concorsi specifici, correlati alla qualifica funzionale a al titolo di studio posseduto. Il personale che a seguito delle procedure concorsuali risulti idoneo è assegnato all'Agenzia Piemonte Lavoro e inquadrato nel ruolo organico dell'Agenzia medesima in base alla qualifica e al profilo professionale acquisito con i predetti concorsi. I contratti in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, sono prorogati fino alla conclusione delle procedure concorsuali. 6. La vigilanza sull'Agenzia è esercitata dalla Giunta regionale secondo le disposizioni dello statuto. Sono in ogni caso sottoposti all'approvazione della Giunta i seguenti atti: a) il bilancio preventivo e il piano annuale d'attività; b) gli impegni di spesa pluriennali; c) il conto consuntivo; d) l'acquisizione e l'alienazione dei beni immobili.

Capo IV. Servizi regionali e locali Art. 12.

(Funzioni regionali)

Page 88: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

1. La Regione svolge le funzioni in materia di politiche del lavoro di cui all'articolo 2, comma 1 attraverso l'apposita struttura prevista ai sensi della l.r. 51/1997, col supporto della Commissione di cui all'articolo 7, del Comitato di cui all'articolo 8 e dell'Agenzia di cui all'articolo 9, per le rispettive competenze. 2. Nel rispetto del disposto di cui all'articolo 6, comma 2 della l.r. 51/1997, la Regione può affidare studi e ricerche in materia di politiche del lavoro e di formazione professionale a soggetti pubblici o privati. 3. Nulla è innovato in ordine all'Osservatorio sul mercato del lavoro di cui alla l.r. 1/1983, salvo quanto espressamente previsto dalla presente legge.

Art. 13.(Adempimenti regionali in materia di ammortizzatori sociali)

1. A decorrere dalla data di trasferimento delle competenze statali, compatibilmente con gli effetti derivanti dall'organica revisione degli ammortizzatori sociali, presso la Regione si svolge l'esame congiunto previsto dalle procedure relative agli interventi di integrazione salariale straordinaria e per la dichiarazione di mobilità del personale. La Regione promuove altresì gli accordi finalizzati ai contratti di solidarietà. 2. Per le procedure che richiedono un successivo atto del Ministero del lavoro, ossia per le istanze di riconoscimento dell'integrazione salariale straordinaria e per le istanze di riconoscimento del contratto di solidarietà, il Presidente della Giunta regionale o l'assessore da lui delegato esprime il parere di cui all'articolo 3, comma 3 del d. lgs. 469/1997 nei termini richiesti dalle norme vigenti. 3. Decorsi i termini stabiliti dalle norme per effettuare l'esame congiunto di cui al comma 1 o per formulare il parere di cui al comma 2, le procedure si intendono validamente esperite. 4. Presso la Regione si svolge il confronto previsto dall'articolo 35, comma 5, del d. lgs. 3 febbraio 1993, n. 29 (Razionalizzazione dell'organizzazione delle amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego, a norma dell'articolo 2 della legge 23 ottobre 1992, n. 421), così come sostituito dall'articolo 20 del d. lgs. 31 marzo 1998, n. 80 (Nuove disposizioni in materia di organizzazione e di rapporti di lavoro nelle amministrazioni pubbliche, di giurisdizione nelle controversie di lavoro e di giurisdizione amministrativa, emanate in attuazione dell'articolo 11, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59). 5. La Regione e le Province, negli ambiti di rispettiva competenza, ai fini della riqualificazione professionale e del ricollocamento presso altre amministrazioni, provvedono alla formazione e gestione degli elenchi del personale in disponibilità di cui all'articolo 35 bis, comma 3, del d. lgs. 29/1993 così come integrato dall'articolo 21 del d. lgs. 80/1998.

Art. 14.(Sistema informativo regionale per il lavoro)

1. Il Sistema informativo regionale per il lavoro è parte integrante del Sistema informativo regionale (SIRE) e riguarda l'acquisizione ed elaborazione nonchè la congruità dei dati relativi ai flussi di domanda ed offerta di lavoro e le dinamiche della popolazione che studia o che si forma professionalmente sul territorio della Regione. 2. Le Province, i Comuni e le Comunità montane, nel quadro del sistema informativo regionale e nel rispetto delle indicazioni dell'organo tecnico di cui all'articolo 11 del d. lgs. 469/1997, possono sviluppare banche dati e sistemi informativi funzionali ai bacini locali del lavoro, stabilendo protocolli di scambio dei dati a livello nazionale e regionale. 3. Nell'ambito del sistema è attivato il servizio di informazione per fornire oltre che alla Regione ed agli Enti citati al comma 2, in relazione alle loro specifiche funzioni, anche a tutti i soggetti interessati ogni utile dato in materia di istruzione, formazione, orientamento e lavoro. 4. Le imprese di fornitura di lavoro temporaneo e i soggetti autorizzati alla mediazione fra domanda ed offerta di lavoro possono accedere alle banche dati del sistema informativo, previa stipula di apposite convenzioni, anche a titolo oneroso. 5. La Regione può stipulare convenzione con il Ministero del lavoro e della Previdenza sociale nel rispetto delle indicazioni dell'organo tecnico di cui all'articolo 11 del d. lgs. 469/1997 per la

Page 89: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

gestione e l'implementazione di parti del proprio sistema quali componenti del Sistema Informativo Lavoro - SIL.

Art. 15.(Centri per l'impiego)

1. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, sentita l'UPP, definisce i bacini provinciali per l'istituzione dei Centri per l'impiego, tenendo conto del limite minimo di abitanti previsto dall'articolo 4, comma 1, lettera f) del d. lgs. 469/1997, delle esigenze socio-geografiche di utenza, della specificità della città capoluogo di Regione. 2. Sulla base delle determinazioni di cui al comma 1, le Province istituiscono ed organizzano entro il 30 giugno 1999 proprie strutture denominate "Centri per l'impiego". 3. Attraverso tali strutture le Province, al fine di incrementare l'occupazione ed incentivare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro, erogano: a) i servizi relativi alle funzioni ed ai compiti di cui all'articolo 2, comma 1 del d. lgs 469/1997, in materia di collocamento; b) i servizi connessi alle funzioni ed ai compiti relativi alle politiche attive del lavoro di cui all'articolo 2, comma 3, lettera d. c) i servizi di informazione sui provvedimenti volti ad assistere le iniziative di nuova imprenditorialità previsti dalla legislazione statale e regionale; d) i servizi di rilevazione sul fabbisogno di lavoro e di formazione finalizzati a favorire l'ingresso nel mondo del lavoro, in particolare dei giovani e dei soggetti svantaggiati, anche attraverso adeguate informazioni sui programmi di intervento predisposti dagli organi competenti; e) i servizi connessi alla realizzazione degli interventi indicati nel piano annuale di cui all'articolo 4;

f) altri servizi definiti dalle Province nell'ambito degli indirizzi formulati dalla Regione anche allo scopo di realizzare l'integrazione di cui all'articolo 1, con opportune iniziative finalizzate all'orientamento scolastico e professionale e di informativa sui corsi di formazione e di riqualificazione professionale. 4. Allo scopo di ampliare l'offerta di servizi agli utenti in relazione a specifici bisogni locali specie in materia di progettazione di iniziative e di interventi integrati per lo sviluppo locale, le Province possono stipulare convenzioni con i Comuni singoli od associati nell'ambito del bacino, o con apposite agenzie da essi costituite. 5. Ai Comuni che si associano per le finalità previste al comma 4, sono riconosciuti i benefici previsti ai sensi di legge. 6. Le Province, mediante apposite convenzioni, possono utilizzare all'interno dei Centri per l'impiego il personale della formazione professionale dipendente degli enti di cui all'articolo 1, comma 2 della legge 14 febbraio 1987, n. 40 (Norme per la copertura delle spese generali di amministrazione degli enti privati gestori di attività formative) che abbia partecipato, con esito positivo, ai corsi di riqualificazione previsti dalla legge 19 luglio 1993, n. 236 (Interventi urgenti a sostegno dell'occupazione). Analogamente può operarsi nei confronti del personale delle Agenzie di cui all'articolo 11 della l.r. 63/1995 che abbia partecipato, con esito positivo, a specifici corsi di riqualificazione. 7. I Centri per l'impiego svolgono i compiti connessi con l'alimentazione del Sistema informativo regionale del lavoro di cui all'articolo 14 e del SIL. 8. Nulla è innovato per quanto riguarda gli oneri per la fornitura dei locali necessari per il funzionamento dei Centri per l'impiego rispetto a quanto previsto dall'articolo 3 della l. 56/1987 relativamente alle soppresse sezioni circoscrizionali di cui all'articolo 8 del d. lgs. 469/1997.

Art. 16.(Soppressione dei Centri d'iniziativa locale per l'occupazione CILO e abrogazione della l.r.

48/1991)1. A decorrere dal 1° gennaio 1999 In concomitanza con l'avvio dell'attività dei Centri per l'impiego di cui all'articolo 15, sono soppressi i CILO, istituiti con l.r. 48/1991 (Interventi volti alla

Page 90: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

promozione ed alla sperimentazione dei Centri di iniziativa locale per l'occupazione) che viene conseguentemente abrogata. 2. Il personale di ruolo dei Comuni che alla data di entrata in vigore del d. lgs. 469/1997 operava presso i CILO, può, a domanda e previa intesa fra Comuni e Provincia, essere trasferito nei ruoli organici della Provincia. 3. Le risorse che la Regione destinava al finanziamento della l.r. 48/1991, così come risultano dal bilancio preventivo assestato dell'anno 1998, sono assegnate alle Province, secondo un piano di riparto deliberato dalla Giunta regionale, previo parere del Comitato di cui all'articolo 8.

Capo V. Disposizioni finanziarie. Norme finali e transitorie Art. 17.

(Norma finanziaria)1. Il finanziamento degli oneri derivanti dalla presente legge è assicurato utilizzando le risorse trasferite dallo Stato ai sensi dell'articolo 7 del d. lgs. 469/1997 e le risorse proprie della Regione di cui all'articolo 16, comma 3, ed all'articolo 5, comma 2.

Art. 18.(Personale)

1. Il personale dei ruoli del Ministero del lavoro e della previdenza sociale trasferito ai sensi dell'articolo 7 del d. lgs. 469/1997 è assegnato alle Province ed inquadrato nei ruoli organici provinciali. I dipendenti che alla data di entrata in vigore del d.lgs. 469/1997 operavano presso la Direzione regionale del lavoro nelle materie di cui all'articolo 2, comma 2 sono inquadrati nei ruoli della Regione Piemonte la quale, attraverso le proprie strutture, deve garantire il supporto ai nuovi organismi previsti dalla presente legge. 2. E' autorizzato l'incremento della dotazione organica del ruolo della Giunta regionale in conseguenza di quanto previsto al comma 1 e distintamente per le specifiche qualifiche funzionali quali risulteranno definite nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto all'articolo 7 del d. lgs. 469/1997. 3. Al personale statale trasferito è comunque garantito il mantenimento della posizione retributiva già maturata. Il personale medesimo può optare per il mantenimento del trattamento previdenziale previgente.

Art. 19.(Beni patrimoniali)

1. I beni patrimoniali trasferiti alla Regione, ad eccezione di quelli relativi all'Agenzia per l'impiego che sono conferiti all'Agenzia Piemonte Lavoro, sono assegnati secondo le indicazioni contenute nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 7 del d. lgs. 469/1997.

Art. 20.(Norma transitoria e prima applicazione)

1. Entro 60 giorni dall'approvazione della presente legge, il Presidente della Giunta regionale costituisce la Commissione regionale di concertazione. Fino all'insediamento di tale Commissione, continua ad operare la Commissione regionale per l'impiego di cui alla l. 56/1987. 2. Entro 60 giorni dall'approvazione della presente legge, la Giunta regionale sottopone al Consiglio regionale la proposta di statuto dell'Agenzia Piemonte Lavoro e definisce la struttura organizzativa e la dotazione organica dell'Agenzia medesima. Entro lo stesso termine il Presidente della Giunta regionale nomina il Direttore dell'Agenzia e costituisce il collegio dei revisori dei conti. 3. L'esercizio da parte delle Province delle funzioni di cui all'articolo 2, comma 3, lettera d) decorre dalla data di definizione da parte della Regione delle risorse finanziarie, strumentali e di personale da attribuire alle Province, comunque non oltre il 1° gennaio 2000. Fino a tale data le funzioni sono esercitate dalla Regione. Sono fatti salvi i poteri sostitutivi previsti con legge regionale 20 novembre 1998, n. 34 (Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali).

Page 91: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Art. 21.(Urgenza)

1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.

Page 92: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Deliberazione della Giunta Regionale 1 marzo 1999, n. 24-26752.L.r. 41/98. Definizione dei bacini provinciali per l’istituzione dei Centri per l’Impiego.

Considerato che l’art. 15 della l.r. 14.12.1998 n. 41 prevede che la Giunta Regionale, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa, sentita l’Unione delle Province Piemontesi, definisca i bacini provinciali per l’istituzione dei Centri per l’impiego;

che con Determinazione Dirigenziale n. 68 del 19.3.1998 è stato affidato all’Istituto Ricerche Economico Sociali del Piemonte (IRES) l’incarico di effettuare una ricerca tesa a definire la distribuzione territoriale dei centri per l’impiego del Piemonte, come previsto dal Decreto Legislativo n. 469/97, art. 4, comma 1), lettera f);

che sono state presentate dall’IRES alla Giunta Regionale, come risulta dal verbale n. 276 del 28.7.1998, n. 3 ipotesi di accorpamento delle attuali Sezioni circoscrizionali per l’impiego, di cui: la prima prevede 33 bacini con una densità media di 104.000 abitanti, ma nella metà dei casi il

limite minimo di 100.000 abitanti non viene rispettato; la seconda prevede 19 bacini ed il pieno rispetto del vincolo del valore minimo di 100.000

abitanti; la terza, intermedia, prevede 24 bacini, con una densità media di 140.000 abitanti e poche

deroghe al limite minimo;

che, come risulta dal verbale n. 277 del 5.8.1998, la Giunta Regionale, verificate le proposte illustrate nella seduta del 28.7.1998, ha deciso di individuare come proposta da sottoporre al parere delle Province la soluzione che prevede una zonizzazione del territorio piemontese in 33 ambiti;

che l’elaborato di ricerca e l’ipotesi individuata sono stati trasmessi con lettere del Presidente della Giunta Regionale n. prot. 17339/S1 del 5.8.1998 al Presidente dell’Unione delle Province del Piemonte e n. prot. 17488/S1 del 7.8.1998 al Presidente del Consiglio Regionale;

che, in merito alla zonizzazione dei bacini, nella riunione del 12.1.1999 è stata fatta un’ulteriore richiesta a tutti i Presidenti delle Province e al Presidente dell’Unione delle Province del Piemonte di esprimere il loro parere ai sensi del citato art. 15 comma 1);

che in seguito a tale richiesta l’UPP ha trasmesso il proprio parere con lettera in data 8.2.1999 n. prot. 112;

che tale parere propone delle correzioni che rispondono ad esigenze di funzionalità ed opportunità territoriale, e che in particolare gli accorpamenti proposti, quali quelli della zonizzazione di Domodossola (69.000 abitanti), Nizza Monferrato (43.000 abitanti), dell’ex area facente capo alla sezione circoscrizionale per l’impiego di Gattinara (11.400 abitanti), e di Cossato-Trivero (69.000 abitanti), con aree vicine rispondono ad una logica di razionalizzazione e del raggiungimento della soglia dei 100.000 abitanti;

che la Giunta Regionale ritiene opportune le correzioni proposte che, di conseguenza, portano il numero delle aree perimetrate da 33 a 30;

tutto ciò premesso, ai sensi dell’art. 15 della l.r. 41/98, la Giunta Regionale, a voti unanimi,

delibera

Page 93: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

di definire i bacini provinciali per l’istituzione dei Centri per l’Impiego, come risulta dall’elenco dei comuni allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante (Allegato A).

La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto.

Page 94: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

All. A

PROVINCIA DI ALESSANDRIA

N. BACINI PER L’IMPIEGO

1 Alessandria, Bergamasco, Borgoratto Alessandrino, Bosco Marengo, Carentino, Casal Cermelli, Castellazzo Bormida, Castelletto M.to, Castelspina, Cuccaro M.to, Felizzano, Frascaro, Frugarolo, Fubine, Gamalero, Lu, Masio, Montecastello, Oviglio, Pietra Marazzi, Piovera, Predosa, Quargnento, Quattordio, Rivarone, Sezzadio, Solero

2 Alfiano Natta, Altavilla M.to, Balzola, Bassignana, Borgo S.Martino, Bozzole, Camagna M.to, Camino, Casale Monferrato, Castelletto Merli, Cella Monte, Cereseto, Cerrina M.to, Coniolo, Conzano, Frassinello M.to, Frassineto Po, Gabiano, Giarole, Mirabello M.to, Mombello M.to, Moncestino, Morano, Murisengo, Occimiano, Odalengo Grande, Odalengo Piccolo, Olivola, Ottiglio, Ozzano M.to, Pecetto di Valenza, Pomaro M.to, Pontestura, Ponzano M.to, Rosignano M.to, S.Giorgio M.to, S.Salvatore M.to, Sala M.to, Serralunga di Crea, Solonghello, Terruggia, Ticineto, Treville, Valenza, Valmacca, Vignale M.to, Villadeati, Villamiroglio, Villanova M.to

3 Alluvioni Cambiò, Alzano Scrivia, Avolasca, Berzano di T., Brignano Frascata, Carbonara Scrivia, Carezzano, Casalnoceto, Casasco, Castellania, Castellar Guidobono, Castelnuovo Scrivia, Cerreto Grue, Costa Vescovato, Dernice, Fabbrica Curone, Garbagna, Gremiasco, Guazzora, Isola Sant’Antonio, Molino dei Torti, Momperone, Monleale, Montacuto, Montegioco, Montemarzino, Paderna, Pontecurone, Pozzol Groppo, S.Sebastiano Curone, Sale, Sant’Agata Fossili, Sarezzano, Spineto Scrivia, Tortona, Viguzzolo, Villalvernia, Villaromagnano, Volpedo, Volpeglino

4 Albera Lig., Arquata Scrivia, Basaluzzo, Borghetto di Borbera, Bosio, Cabella Lig., Cantalupo Lig.,

Capriata d’Orba, Carrega Lig., Carrosio, Cassano Spinola, Fraconalto, Francavilla Bisio, Fresonara, Gavazzana, Gavi, Grondona, Mongiardino Lig., Novi Ligure, Parodi Lig., Pasturana, Pozzolo Formigaro, Roccaforte Lig., Rocchetta Ligure, S.Cristoforo, Sardigliano, Serravalle Scrivia, Stazzano, Tassarolo, Vignole Borbera, Voltaggio

5 Acqui Terme, Alice Bel Colle, Belforte M.to, Bistagno, Carpeneto, Cartosio, Casaleggio Boiro, Cassine, Cassinelle, Castelletto d’Erro, Castelletto d’Orba, Castelnuovo B.da, Cavatore, Cremolino, Denice, Grognardo, Lerma, Malvicino, Melazzo, Merana, Molare, Montaldeo, Montaldo Bormida, Montechiaro d’Acqui, Morbello, Mornese, Morsasco, Orsara B.da, Ovada, Pareto, Ponti, Ponzone, Prasco, Ricaldone, Rivalta B.da, Rocca Grimalda, Silvano d’Orba, Spigno M.to, Strevi, Tagliolo M.to, Terzo, Trisobbio, Visone,

Page 95: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

PROVINCIA DI ASTI

N. BACINI PER L’IMPIEGO

6 Agliano, Albugnano, Antignano, Aramengo, Asti, Azzano d’Asti, Baldichieri d’Asti, Belveglio, Berzano S.Pietro, Bruno, Bubbio, Buttigliera d’Asti, Calamandrana, Calliano, Calosso, Camerano Casasco, Canelli, Cantarana, Capriglio, Casorzo, Cassinasco, Castagnole Lanze, Castagnole M.to, Castel Boglione, Castel Rocchero, Castell’Alfero, Castellero, Castelletto Molina, Castello di Annone, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castelnuovo Don Bosco, Cellarengo, Celle Enomondo, Cerreto d’Asti, Cerro Tanaro, Cessole, Chiusano d’Asti, Cinaglio, Cisterna d’Asti, Coazzolo, Cocconato, Corsione, Cortandone, Cortanze, Cortazzone, Cortiglione, Cossombrato, Costigliole d’Asti, Cunico, Dusino S.Michele, Ferrere, Fontanile, Frinco, Grana, Grazzano Badoglio, Incisa Scapaccino, Isola d’Asti, Loazzolo, Maranzana, Maretto, Moasca, Mombaldone, Mombaruzzo, Mombercelli, Monale, Monastero Bormida, Moncalvo, Moncucco Torinese, Mongardino, Montabone, Montafia, Montaldo Scarampi, Montechiaro d’Asti, Montegrosso d’Asti, Montemagno, Montiglio Monferrato*, Moransengo, Nizza Monferrato, Olmo Gentile, Passerano Marmorito, Penango, Piea, Pino d’Asti, Piovà Massaia, Portacomaro, Quaranti, Refrancore, Revigliasco d’Asti, Roatto, Robella, Rocca d’Arazzo, Roccaverano, Rocchetta Palafea, Rocchetta Tanaro, S.Damiano d’Asti, S.Giorgio Scarampi, S.Martino Alfieri, S.Marzano Oliveto, S.Paolo Solbrito, Scurzolengo, Serole, Sessame, Settime, Soglio, Tigliole, Tonco, Tonengo, Vaglio Serra, Valfenera, Vesime, Viale, Viarigi, Vigliano d’Asti, Villa San Secondo, Villafranca d’Asti, Villanova d’Asti, Vinchio

* Il Comune di Montiglio Monferrato è stato istituito con l.r. 22.12.97 n. 65, mediante fusione dei Comuni di Colcavagno, Montiglio e Scandeluzza.

PROVINCIA DI BIELLA

N. BACINI PER L’IMPIEGO

7 Ailoche, Andorno Micca, Benna, Biella, Bioglio, Borriana, Brusnengo, Callabiana, Camandona, Camburzano, Campiglia Cervo, Candelo, Caprile, Casapinta, Castelletto Cervo, Cavaglià, Cerreto Castello, Cerrione, Coggiola, Cossato, Crevacuore, Crosa, Curino, Donato, Dorzano, Gaglianico, Gifflenga, Graglia, Lessona, Magnano, Massazza, Masserano, Mezzana Mortigliengo, Miagliano, Mongrando, Mosso*, Mottalciata, Muzzano, Netro, Occhieppo Inf., Occhieppo Sup., Pettinengo, Piatto, Piedicavallo, Pollone, Ponderano, Portula, Pralungo, Pray, Quaregna, Quittengo, Ronco Biellese, Roppolo, Rosazza, S.Paolo Cervo, Sagliano Micca, Sala Biellese, Salussola, Sandigliano, Selve Marcone, Soprana, Sordevolo, Sostegno, Strona, Tavigliano, Ternengo, Tollegno, Torrazzo, Trivero, Valdengo, Vallanzengo, Valle Mosso, Valle S. Nicolao, Veglio, Verrone, Vigliano Biellese, Villa del Bosco, Villanova Biellese, Viverone, Zimone, Zubiena, Zumaglia

*Il Comune di Mosso è stato istituito con l.r. 11.11.1998 n. 32, mediante fusione dei Comuni di Mosso S. Maria e Pistolesa.

Page 96: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

PROVINCIA DI CUNEO

N. BACINI PER L’IMPIEGO

8 Acceglio, Aisone, Argentera, Beinette, Bernezzo, Borgo S.Dalmazzo, Boves, Busca, Canosio, Caraglio, Cartignano, Castelletto Stura, Castelmagno, Celle di Macra, Centallo, Cervasca, Chiusa di Pesio, Cuneo, Demonte, Dronero, Elva, Entracque, Gaiola, Limone P.te, Macra, Margarita, Marmora, Moiola, Montanera, Montemale di Cuneo, Monterosso Grana, Morozzo, Peveragno, Pietraporzio, Pradleves, Prazzo, Rittana, Roaschia, Robilante, Roccabruna, Roccasparvera, Roccavione, S.Damiano Macra, Sambuco, Stroppo, Tarantasca, Valdieri, Valgrana, Valloriate, Vernante, Vignolo, Villar S.Costanzo, Vinadio

9 Alba, Albaretto della Torre, Arguello, Baldissero d’Alba, Barbaresco, Barolo, Benevello, Bergolo, Borgomale, Bosia, Bossolasco, Bra, Camo, Canale, Castagnito, Castelletto Uzzone, Castellinaldo, Castiglione Falletto, Castiglione Tinella, Castino, Ceresole d’Alba, Cerreto Langhe, Cherasco, Cissone, Corneliano d’Alba, Cortemilia, Cossano Belbo, Cravanzana, Diano d’Alba, Feisoglio, Gorzegno, Govone, Grinzane Cavour, Guarene, La Morra, Lequio Berra, Levice, Magliano Alfieri, Mango, Monchiero, Monforte d’Alba, Montà, Montaldo Roero, Montelupo Albese, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Narzole, Neive, Neviglie, Niella Belbo, Novello, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Piobesi d’Alba, Pocapaglia, Priocca, Rocchetta Belbo, Roddi, Roddino, Rodello, S.Benedetto Belbo, Sanfré, Santa Vittoria d’Alba, Santo Stefano Belbo, Santo Stefano Roero, Serralunga d’Alba, Serravalle Langhe, Sinio, Sommariva del Bosco, Sommariva Perno, Torre Bormida, Treiso, Trezzo Tinello, Verduno, Vezza d’Alba

10 BeneVagienna, Caramagna P.te, Casalgrasso, Cavallerleone, Cavallermaggiore, Cervere, Faule, Fossano, Genola, Marene, Monasterolo di Savigliano, Murello, Polonghera, Racconigi, Ruffia, Salmour, Sant’Albano Stura, Savigliano, Trinità, Villafalletto, Villanova Solaro, Vottignasco,

11 Bagnolo P.te, Barge, Bellino, Brondello, Brossasco, Cardé, Casteldelfino, Castellar, Costigliole Saluzzo, Crissolo, Envie, Frassino, Gambasca, Isasca, Lagnasco, Manta, Martiniana Po, Melle, Moretta, Oncino, Ostana, Paesana, Pagno, Piasco, Pontechianale, Revello, Rifreddo, Rossana, Saluzzo, Sampeyre, Sanfront, Scarnafigi, Torre S.Giorgio, Valmala, Venasca, Verzuolo

12 Alto, Bagnasco, Bastia Mondovì, Battifollo, Belvedere Langhe, Bonvicino, Briaglia, Briga Alta, Camerana, Caprauna, Carrù, Castellino Tanaro, Castelnuovo di Ceva, Ceva, Ciglié, Clavesana, Dogliani, Farigliano, Frabosa Soprana, Frabosa Sottana, Garessio, Gottasecca, Igliano, Lequio Tanaro, Lesegno, Lisio, Magliano Alpi, Marsaglia, Mombarcaro, Mombasiglio, Monastero di Vasco, Monasterolo Casotto, Mondovì, Monesiglio, Montaldo di Mondovì, Montezemolo, Murazzano, Niella Tanaro, Nucetto, Ormea, Pamparato, Paroldo, Perlo, Pianfei, Piozzo, Priero, Priola, Prunetto, Roascio, Roburent, Rocca Ciglié, Rocca de’ Baldi, Roccaforte Mondovì, S.Michele Mondovì, Sale delle Langhe, Sale S.Giovanni, Saliceto, Scagnello, Somano, Torre Mondovì, Torresina, Vicoforte, Villanova Mondovì, Viola

Page 97: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

PROVINCIA DI NOVARA

N. BACINI PER L’IMPIEGO

13 Bellinzago Nov.se, Biandrate, Borgolavezzaro, Briona, Caltignaga, Cameri, Carpignano Sesia, Casalbeltrame, Casaleggio, Casalino, Casalvolone, Castellazzo Nov.se, Cerano, Fara Nov.se, Galliate, Garbagna Nov.se, Granozzo con Monticello, Landiona, Mandello Vitta, Marano Ticino, Mezzomerico, Momo, Nibbiola, Novara, Oleggio, Recetto, Romentino, S. Pietro Mosezzo, S.Nazzaro Sesia, Sillavengo, Sozzago, Terdobbiate, Tornaco, Trecate, Vespolate, Vicolungo, Vinzaglio,

14 Agrate Conturbia, Ameno, Armeno, Arona, Barengo, Boca, Bogogno, Bolzano Nov.se, Borgo Ticino, Borgomanero, Briga Nov.se, Castelletto sopra Ticino, Cavaglietto, Cavaglio d’Agogna, Cavallirio, Colazza, Comignago, Cressa, Cureggio, Divignano, Dormelletto, Fontaneto d’Agogna, Gargallo, Gattico, Ghemme, Gozzano, Grignasco, Invorio, Lesa, Maggiora, Massino Visconti, Meina, Miasino, Nebbiuno, Oleggio Castello, Orta S.Giulio, Paruzzaro, Pella, Pettenasco, Pisano, Pogno, Pombia, Prato Sesia, Romagnano Sesia, S.Maurizio d’Opaglio, Sizzano, Soriso, Suno, Varallo Pombia, Vaprio d’Agogna, Veruno

PROVINCIA DI TORINO

N. BACINI PER L’IMPIEGO

15 Torino

16 Collegno, Grugliasco, Rivoli, Rosta, Villarbasse

17 Alpignano, Druento, Givoletto, La Cassa, Pianezza, S.Gillio, Val della Torre, Venaria

18 Ala di Stura, Balangero, Balme, Barbania, Borgaro Torinese, Cafasse, Cantoira, Caselle, Ceres, Chialamberto, Cirié, Coassolo, Corio, Fiano, Front, Germagnano, Groscavallo, Grosso, Lanzo Torinese, Lemie, Levone, Mathi, Mezzenile, Monastero di Lanzo, Nole, Pessinetto, Robassomero, Rocca C.se, S.Carlo C.se, S.Maurizio C.se, San Francesco al Campo, Traves, Usseglio, Vallo Torinese, Varisella, Vauda C.se, Villanova C.se, Viù

19 Castiglione, Leinì, Lombardore, S. Benigno Canavese, S.Mauro Torinese, Settimo Torinese, Volpiano,

20 Brandizzo, Brozolo, Brusasco, Casalborgone, Castagneto Po, Cavagnolo, Chivasso, Cinzano, Foglizzo, Gassino Torinese, Lauriano, Montanaro, Monteu da Po, Rivalba, Rondissone, S.Raffaele Cimena, S.Sebastiano, Sciolze, Torrazza, Verolengo, Verrua Savoia

21 Alpette, Borgiallo, Bosconero, Busano, Canischio, Castelnuovo Nigra, Ceresole Reale, Chiesanuova, Ciconio, Cintano, Colleretto Castelnuovo, Cuorgné, Favria, Feletto, Forno C.se, Frassinetto, Ingria,

Page 98: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

Locana, Lusiglié, Noasca, Oglianico, Ozegna, Pertusio, Pont C.se, Prascorsano, Pratiglione, Ribordone, Rivara, Rivarolo C.se, Rivarossa, Ronco C.se, S.Colombano Belmonte, Salassa, San Ponso, Sparone, Valperga, Valprato Soana

22 Aglié, Albiano, Alice Superiore, Andrate, Azeglio, Bairo, Baldissero C.se, Banchette, Barone C.se, Bollengo, Borgofranco, Borgomasino, Brosso, Burolo, Caluso, CandiaC.se, Caravino, Carema, Cascinette, Castellamonte, Chiaverano, Colleretto Giacosa, Cossano C.se, Cuceglio, Fiorano C.se, Issiglio, Ivrea, Lessolo, Loranzé, Lugnacco, Maglione, Mazzé, Mercenasco, Meugliano, Montalenghe, Montalto Dora, Nomaglio, Orio C.se, Palazzo C.se, Parella, Pavone C.se, Pecco, Perosa C.se, Piverone, Quagliuzzo, Quassolo, Quincinetto, Romano C.se, Rueglio, Salerano C.se, Samone, San Giorgio C.se, San Giusto C.se, San Martino Canavese, Scarmagno, Settimo R., Settimo Vittone, Strambinello, Strambino, Tavagnasco, Torre C.se, Trausella, Traversella, Vestigné, Vialfré, Vico C.se, Vidracco, Villareggia, Vische, Vistrorio

23 Almese, Avigliana, Bardonecchia, Borgone, Bruzolo, Bussoleno, Buttigliera Alta, Caprie, Caselette, Cesana To, Chianocco, Chiomonte, Chiusa di S.Michele, Claviere, Condove, Exilles, Giaglione, Gravere, Mattie, Meana, Mompantero, Moncenisio, Novalesa, Oulx, Rubiana, S. Didero, S. Giorio, Salbertrand, Sant’Ambrogio, Sant’Antonino, Sauze d’Oulx, Sauze di Cesana, Sestriere, Susa, Vaie, Venaus, VillarDora, Villarfocchiardo

24 Airasca, Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Buriasco, Campiglione Fenile, Cantalupa, Cavour, Cercenasco, Cumiana, Fenestrelle, Frossasco, Garzigliana, Inverso Pinasca, Luserna S.Giovanni, Lusernetta, Macello, Massello, None, Osasco, Perosa Argentina, Perrero, Pinasca, Pinerolo, Piscina, Pomaretto, Porte, Pragelato, Prali, Pramollo, Prarostino, Roletto, Rorà, Roure, S.Germano Chisone, S.Pietro V.Lemina, S.Secondo di Pin., Salza di Pin., Scalenghe, Torre Pellice, Usseaux, Vigone, Villafranca P.te, Villar Pellice, Villar Perosa, Virle P.te

25 Andezeno, Arignano, Baldissero To, Cambiano, Chieri, Isolabella, Marentino, Mombello, Montaldo Torinese, Moriondo Torinese, Pavarolo, Pecetto, Pino Torinese, Poirino, Pralormo, Riva presso Chieri, Santena

26 Candiolo, Carignano, Carmagnola, Castagnole Piemonte, La Loggia, Lombriasco, Moncalieri, Nichelino, Osasio, Pancalieri, Piobesi Torinese, Trofarello, Villastellone, Vinovo

27 Beinasco, Bruino, Coazze, Giaveno, Orbassano, Piossasco, Reano, Rivalta, Sangano, Trana, Valgioie, Volvera

Page 99: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

PROVINCIA DEL VERBANO-CUSIO-OSSOLA

N. BACINI PER L’IMPIEGO

28 Antrona Schieranco, Anzola d’Ossola, Arizzano, Arola, Aurano, Baceno, Bannio Anzino, Baveno, Bee, Belgirate, Beura-Cardezza, Bognanco, Brovello-Carpugnino, Calasca-Castiglione, Cambiasca, Cannero Riviera, Cannobio, Caprezzo, Casale Corte Cerro, Cavaglio-Spoccia, Ceppo Morelli, Cesara, Cossogno, Craveggia, Crevoladossola, Crodo, Cursolo-Orasso, Domodossola, Druogno, Falmenta, Formazza, Germagno, Ghiffa, Gignese, Gravellona Toce, Gurro, Intragna, Loreglia, Macugnaga, Madonna del Sasso, Malesco, Masera, Massiola, Mergozzo, Miazzina, Montecrestese, Montescheno, Nonio, Oggebbio, Omegna, Ornavasso, Pallanzeno, Piedimulera, Pieve Vergonte, Premeno, Premia, Premosello-Chiovenda, Quarna Sopra, Quarna Sotto, Re, S.Bernardino Verbano, Santa Maria Maggiore, Seppiana, Stresa, Toceno, Trarego Viggiona, Trasquera, Trontano, Valstrona, Vanzone con S.Carlo, Varzo, Verbania, Viganella, Vignone, Villadossola, Villette, Vogogna

PROVINCIA DI VERCELLI

N. BACINI PER L’IMPIEGO

29 Albano V.se, Alice Castello, Arborio, Asigliano V.se, Balocco, Bianzé, Borgo d’Ale, Borgo Vercelli, Buronzo, Caresana, Caresanablot, Carisio, Casanova Elvo, Cigliano, Collobiano, Costanzana, Crescentino, Crova, Desana, Fontanetto Po, Formigliana, Greggio, Lamporo, Lignana, Livorno Ferraris, Moncrivello, Motta de’ Conti, Olcenengo, Oldenico, Palazzolo V.se, Pertengo, Pezzana, Prarolo, Quinto V.se, Rive, Ronsecco, S.Germano V.se, Salasco, Sali V.se, Saluggia, Santhià, Stroppiana, Tricerro, Trino, Tronzano V.se, Vercelli, Villarboit, Villata

30 Alagna Valsesia, Balmuccia, Boccioleto, Borgosesia, Breia, Campertogno, Carcoforo, Cellio, Cervatto, Civiasco, Cravagliana, Fobello, Gattinara, Ghislarengo, Guardabosone, Lenta, Lozzolo, Mollia, Pila, Piode, Postua, Quarona, Rassa, Rima S.Giuseppe, Rimasco, Rimella, Riva Valdobbia, Roasio, Rossa, Rovasenda, S.Giacomo Vercellese,, Sabbia, Scopa, Scopello, Serravalle Sesia, Valduggia, Varallo, Vocca

Page 100: REGIONE PIEMONTEextranet.regione.piemonte.it/.../lavoro/HTML/word/Tutto.doc · Web viewE’ un aspetto di grande rilievo, su cui la risposta delle politiche del lavoro appare ancora

REGIONE PIEMONTEDIREZIONE FORMAZIONE PROFESSIONALE - LAVORO

Settore Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro

Sede Centrale:

10152 TORINO - Via Pisano, 6 Tel. 011/43211FAX 011/4324878

Sedi decentrate:

12051 ALBA - Via F.lli Ambrogio, 5 Tel. 0173/441972FAX 0173/441972

15100 ALESSANDRIA - Via Dei Guasco, 1 Tel. 0131/285204-111FAX 0131/285408

14100 ASTI - C.so Dante, 165 Tel. 0141/213322FAX 0141/215814

13051 BIELLA - Via Q. Sella, 12 Tel. 015/405237FAX 015/8496172

13011 BORGOSESIA - Via Sesone, 9 Tel. 0163/24845FAX 0163/24196

15033 CASALE MONF.TO - Via L. Marchino, 2 Tel. 0142/75872-71578FAX 0142/456107

12100 CUNEO - C.so IV Novembre, 22 Tel. 0171/602953FAX 0171/602953

10015 IVREA - Piazza Castello, 5 Tel. 0125/424443FAX 0125/45428

12084 MONDOVI' - C.so Statuto, 24 Tel. 0174/41993FAX 0174/42139

28100 NOVARA - Via Dominioni, 4 Tel. 0321/399374-5FAX 0321/399306

10064 PINEROLO - Via S. Giuseppe, 39 Tel. 0121/77362FAX 0121/72508

12037 SALUZZO - Via Griselda, 8 Tel. 0175/44742FAX 0175/248821

28048 VERBANIA - Villa S. Remigio Tel. 0323/504401-2FAX 0323/504405

13100 VERCELLI - Via Marsala, 23 Tel. 0161/2173500161/217150FAX 0161/212216