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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano Vasto Chieti RASSEGNA STAMPA Sabato 28 febbraio 2015

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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2

Lanciano Vasto Chieti

RASSEGNA STAMPA Sabato 28 febbraio 2015

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VASTO Sabato, 28 febbraio 2015

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Sabato, 28 febbraio 2015

I TAGLI

Sanità: eutanasia degli ospedali tagliando medici ed infermieri Il decreto commissariale 5 riduce al 50% la spesa dei contratti flessibili

Il sindaco Cicchitti

ATESSA. «Chi comanda nella sanità abruzzese? E soprattutto quale sarà il destino degli ospedali?» Se lo chiede Nicola Cicchitti, sindaco di Atessa, di fronte all’impegno preso mercoledì mattina da Luciano D’Alfonso per un incontro allargato sulla temuta chiusura dell’ospedale di Atessa. La richiesta di un confronto era venuta da una delegazione di amministratori e sanitari di quel territorio, accompagnata da Mario Olivieri, consigliere regionale del Centro democratico. Da questo faccia a faccia era emersa la disponibilità di D’Alfonso a discutere della tutela della sanità territoriale e quindi anche del locale ospedale, l’unico rimasto aperto a servizio delle zone del Sangro Aventino. Però mercoledì sera il sindaco ha ascoltato su una Tv locale che per l’assessore Silvio Paolucci questa chiusura era stata già decisa. Ma non finisce qui. Il sindaco ha poi saputo che sempre mercoledì, ma di pomeriggio, si è riunito il Collegio di direzione della Asl di Chieti per discutere «un doppio trasferimento di anestesisti, per l’esattezza tre, proprio quelli in servizio ad Atessa che si dovrebbero spostare a Lanciano per consentire ad altri tre colleghi di trasferirsi a Chieti». Dal che si desume con certezza che la chirurgia di Atessa chiude e con lei muore anche l’ospedale. «Per fortuna il progetto non è stato approvato – spiega Cicchitti – per l’opposizione di uno dei direttori. Ma a questo punto chiedo di sapere che fine ha fatto la disponibilità a trattare su Atessa e chi comanda in sanità». I TAGLI IMPOSTI DAL GOVERNO ED IL PERICOLO DI DEPAUPERARE GLI OSPEDALI Sembra schizofrenico questo atteggiamento della Regione, che una volta sembra voler tagliare solo se costretta, un’altra taglia perché c’è l’imposizione del Governo e un’altra ancora vede i dg preoccupati di tagliare comunque, perché le norme ora in vigore prevedono che il manager paga di persona se non raggiunge gli obiettivi. Il rischio che si avverte è però di essere di fronte ad un gigantesco gioco a chi resta con il cerino in mano e “chi esce per ultimo spenga la luce”, cioè chiude l’ospedale assumendosi le responsabilità che prima altri non hanno voluto accollarsi. Si tratta allora di capire quali sono i margini di autonomia nella politica sanitaria regionale di fronte alle scelte nazionali e non solo al Piano di rientro dai debiti. Infatti l’Abruzzo è stretto a tenaglia tra i nuovi standard approvati con il decreto Lorenzin e le richieste pressanti del Mef sugli inadempimenti rispetto al Piano di rientro. Di qui a inizio febbraio nasce infatti il terremoto che sta investendo la sanità regionale: è il decreto commissariale n. 5 che taglia al 50%

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la spesa per il personale a contratto o interinale. Questo documento costringe tutte le Asl a fare a meno di decine di medici e infermieri, tra cui i 3 anestesisti di Atessa di cui sopra. E così chiude non solo questa chirurgia, ma ben altro, con buona pace di chi - senza tener conto di questi paletti - fa la guerra a favore di un Punto nascita o di un altro reparto. Con una conseguenza quasi ovvia, ma che rivela il gigantesco scaricabarile in atto: il governo o la Regione non chiudono direttamente gli ospedali, ma li svenano progressivamente. E così, depauperati di personale sanitario, diventano insicuri, per cui vanno chiusi e la colpa viene data all’ultimo dg. Troppo comodo. Tant’è che mercoledì il Comitato di direzione della Asl di Chieti non ha deciso tagli e sta preparando un documento in cui sottolinea le sue perplessità, rifiuta di fare il killer di Atessa o di altri reparti e chiede chiarezza nelle scelte e nella loro finalizzazione. L’ALLARME DELL’INTERSINDACALE PER IL TAGLIO TROPPO RAPIDO DEI CONTRATTI FLESSIBILI Ma in generale non si è ancora metabolizzato che tutto quello che sta succedendo per gli ospedali è nulla in confronto di quello che sta per accadere. Infatti il decreto Lorenzin e l’accordo Stato-Regioni hanno già disegnato la sanità dei prossimi anni, basata su due concetti: gli ospedali sono esclusivamente un concentrato di tecnologie a disposizione di bacini di utenza molto più grandi di quelli attuali e sono destinati solo ai malati acuti. E con ciò si cancellano tutti i piccoli ospedali. Il resto è a carico all’assistenza territoriale. Però di questo cambiamento ormai deciso pochi si preoccupano e si informano, anche se tutto è già chiaro. Tant’è che l’Isa (intersindacale sanitaria) ha già lanciato l’allarme per il taglio del decreto 5 al “lavoro flessibile del personale sanitario della nostra Regione, in riferimento al costo del 2009. Questa riduzione secca degli organici potrebbe peggiorare modi e tempi di erogazione dei Lea, già attualmente erogati con difficoltà, visto l’allungamento delle liste di attesa e l’aumento dell’indice di emigrazione per ricoveri in altre Regioni. Di fronte a queste difficoltà chiediamo di nuovo la convocazione degli Stati generali della sanità (peraltro già promessi) per tagliare gli sprechi e migliorare i servizi”. SANITÀ RAPIDA PER CHIUDERE GLI OSPEDALI, LENTA PER DARE I SERVIZI SUL TERRITORIO Il fatto è che le proteste per questi tagli dipendono dalle velocità diverse con cui viaggiano le riforme della sanità (non solo abruzzese). Procede rapida la concentrazione delle attività ospedaliere (chiusure e accorpamenti di reparti per aumentare la casistica e per ottimizzare il lavoro di medici ed infermieri), vanno a rilento i nuovi servizi sul territorio. E così mentre la chirurgia di Atessa chiude per concentrare interventi e personale negli ospedali più grandi, quei territori non sono ancora attrezzati. Infatti le contestazioni sarebbero meno feroci se in Abruzzo fossero attive e funzionanti le reti Infarto-Traumi-Ictus, le Case della salute, le Rsa, le associazioni dei medici di famiglia e dei pediatri. E se fossero più attrezzati i Distretti sanitari, così come la rete dell’emergenza urgenza e tutto quello che serve – anche psicologicamente – ai cittadini per non sentirsi abbandonati anche nelle piccole emergenze quotidiane (vedi i disagi e i viaggi per ritirare i farmaci dispensati solo di mattina e solo nelle farmacie ospedaliere, che spesso ne sono sprovviste). Eppure negli anni scorsi tutti gli Atti aziendali delle Asl hanno magnificato lo spostamento dell’assistenza sanitaria dall’ospedale sul territorio, che c’è stata però sulla carta e non nella realtà. Per questo appaiono giustificate le rivendicazioni dei cittadini e degli amministratori locali che si battono contro la desertificazione del territorio per mancanza di servizi sanitari alternativi e funzionanti. Allora lo sforzo chiesto alla politica regionale non è solo controllare i conti. Si tratta di programmare e realizzare in sanità le risposte giuste, compatibili con le risorse a disposizione e dopo un confronto con il territorio. Tenendo presente che il diritto alla salute non è un optional, ma è per tutti e non solo per chi può pagare.

Sebastiano Calella

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Venerdì, 27 febbraio 2015

Asl Chieti, settimana per la sicurezza in Anestesia e Rianimazione Posted By: francesco rapino on: febbraio 27, 2015 In: Cronaca Chieti

Chieti. I pazienti e i loro familiari sono sempre più spaventati da notizie su “mala Sanità” e errori medici, mentre è difficile ottenere risposte ai timori e informazioni chiare sui sistemi che garantiscono sicurezza clinica e buona Sanità.

Per questo la società scientifica nazionale degli Anestesisti Rianimatori (Siaarti) informa i cittadini, come lo scorso anno sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con la campagna Sicura, dal 28 febbraio al 7 marzo: http://www.siaarti.it/sicura-2015-i-centri-partecipanti/

Nella ASL2 Lanciano Vasto Chieti il 3 marzo dalle ore 10.00 alle 18.00 gli specialisti e i medici della Scuola di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva informano i cittadini nelle postazioni “Sicura” degli Ospedali di Chieti, Ortona e Lanciano e sui siti web dell’Azienda e dell’Università G.D’Annunzio, per far capire come si lavora quotidianamente, oltre le porte “chiuse” ai più, in anestesia in Sala Operatoria, nelle sale parto dei punti nascita, quando si soccorre in emergenze in ospedale e in terapia intensiva, ma anche sul territorio e nella rete di terapia del dolore, Cure palliative e Hospice, informando sulle buone pratiche cliniche che si applicano nella Asl2.

I medici e gli infermieri risponderanno alle domande e alle curiosità dei cittadini, consegnando materiale informativo sulle misure di sicurezza e simulando su manichini come si procede per sottoporre ad anestesia per intervento chirurgico, praticare l’analgesia al parto e umanizzare le cure, garantendo standard di qualità e sicurezza in un momento così delicato come la nascita di una nuova vita che coinvolge sicuramente madre e figlio ma anche tutta la famiglia, o consentendo ai familiari di stare accanto ai propri cari in area intensiva, anche quando in coma o non in grado di intendere e decidere sulle scelte di salute, accompagnando la famiglia anche in momenti difficili, come l’autorizzazione alla donazione di organi e tessuti a scopo di trapianto.

Illustrare cosa accade dentro le Sale Operatorie o nelle Rianimazioni e Terapie Intensive, serve a far sviluppare maggiore fiducia verso pratiche assistenziali complesse, che consentono di evitare errori come scambi di procedura, paziente o sito chirurgico, riducendo il rischio dell’anestesia e prevenendo complicanze chirurgiche, tromboemboliche, emorragiche, infettive. Grazie alle Check List, trasferite dalla pratica aeronautica alla sala operatoria e all’emergenza, si è riusciti a ridurre in modo determinante il numero degli eventi avversi prevenibili, scesi negli ultimi anni dall’11% all’8%.

La ASL2 è stata apripista in Abruzzo per garantire maggiore sicurezza ai pazienti con iniziative come l’organizzazione della risposta all’emergenza in ospedale, l’analgesia del parto, l’apertura della Rianimazione –Terapia Intensiva per favorire la relazione fra medico e paziente, evitando cure sproporzionate o esami rischiosi, quando inutili.

Ogni anno nel mondo oltre 230milioni di pazienti vengono sottoposti a interventi chirurgici ma gran parte della popolazione non sa che gli Anestesisti – Rianimatori sono medici in prima linea, a garanzia del continuo controllo delle funzioni vitali, di protocolli di anestesia e di trattamento del dolore più sicuri, da sempre attenti alle tecniche indispensabili per prevenire complicanze spesso legate alla rischiosità dei casi che la medicina moderna affronta con tecniche e in ambienti di cura sempre più complessi.

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Sabato, 28 febbraio 2015

Eliambulanza atterra su statale per soccorrere partoriente Donna stava già raggiungendo l'ospedale di Chieti in ambulanza (ANSA) - VASTO (CHIETI), 28 FEB - Atterraggio di un eliambulanza su una statale del Vastese, in Abruzzo, per trasportare il più velocemente possibile nell'ospedale di Chieti una donna prossima al parto ma a gravidanza non conclusa. Traffico momentaneamente bloccato, quindi, sulla Statale 650 Fondovalle Trigno, al km 77, con l'intervento dei Carabinieri della stazione di San Salvo. Veloce il trasbordo dall'ambulanza, con cui la donna stava già raggiungendo da casa l'ospedale, su consiglio del suo medico, all'eliambulanza. Il tutto per percorrere più velocemente i cento chilometri che la separavano dall'ospedale di Chieti.(ANSA). Y5M-CAA 28-FEB-15 11:12

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Sabato, 28 febbraio 2015

Donna incinta soccorsa con l’eliambulanza per arrivare in ospedale. Traffico in tilt

Chieti. Traffico bloccato sulla strada statale 650 della “Fondo Valle Trigno” al chilometro 77, in provincia di Chieti, per consentire l’atterraggio di una

eliambulanza richiesta per soccorrere una donna in gravidanza. Per la gestante, prossima al parto ma a gravidanza non conclusa, è stato necessario l’intervento di un’ eliambulanza su una statale del Vastese per poter trasportare il più velocemente possibile la donna nell’ospedale di Chieti. Sembra che la donna fosse già a bordo di un’ambulanza, con cui stava già raggiungendo l’ospedale,

ma gli operatori del 118, accorgendosi forse che il parto sarebbe avvenuto di lì a poco hanno richiesto l’intervento dell’eliambulanza per giungere con più rapidità presso l’ospedale di Chieti ed assicurare cure tempestive al nascituro ed alla neo mamma. Traffico momentaneamente bloccato e subito ripristinato grazie all’intervento dei Carabinieri.

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Venerdì, 27 febbraio 2015

Distretto sanitario di San Salvo, Spadano sollecita la Asl

Eugenio Spadano

"Da diverso tempo l’Amministrazione Comunale di San Salvo sollecita la Direzione Generale e Sanitaria della Asl di Lanciano – Chieti – Vasto, affinché intervenga sulle esigenze del Distretto Sanitario di San Salvo, che ha bisogno di interventi immediati al fine di potergli permettere di svolgere la sua funzione istituzionale in maniera decente".

Ad intervenire sulla questione, il presidente del Consiglio comunale, Eugenio Spadano, che sottolinea: "Negli ultimi tempi la situazione è diventata preoccupante. Lo sportello Cup è chiuso da diversi giorni, causa la mancanza di personale, con file di cittadini che da San Salvo e dai comuni dell’interno arrivano al Distretto e vengono inviati a Vasto. Il servizio di Consultorio familiare, privo di ostetrica, di assistente sociale, e con la presenza di una volta al mese dello specialista è praticamente inesistente".

Non solo, come riferisce Spadano, "l'ambulatorio di radiologia nell’ultimo anno ha visto dimezzare le prestazioni radiologiche, a causa di una riduzione del personale tecnico e della interruzione della collaborazione, in precedenza intrapresa, con gli specialisti radiologi dell’ospedale di Vasto. È da tenere presente che presso il Distretto Sanitario di San Salvo, è in funzione, oltre alla radiologia tradizionale, un apparecchio di risonanza articolare, la seconda in tutta la Asl, oltre quello di Atessa, praticamente inutilizzato. Il tutto con solo due tecnici radiologi e uno specialista ad ore! La specialistica ambulatoriale è ridotta a poche specialità, con poche ore di attività settimanali e con pochi mezzi diagnostici a disposizione. Non esiste un ecografo".

"San Salvo - ricorda Spadano - è il sesto Comune della Provincia, e della Asl, per numero di abitanti, 20mila, ed è riferimento dei comuni della vallata del Trigno, sia abruzzesi che molisani. Una realtà, quindi, che la Asl dovrebbe conoscere meglio e tenere nella debita considerazione, al fine di evitare che, come in questo momento, sia l’amministrazione comunale a sollecitarla formalmente ad intervenire, visto che gli incontri avvenuti in precedenza con la Direzione Generale e Sanitaria non hanno portato nessun risultato, anzi la situazione si è ulteriormente deteriorata. Ci si augura pertanto - conclude il presidente del Consiglio comunale - che il Distretto Sanitario di San Salvo, che è un presidio territoriale, non un ospedale, venga messo nelle condizioni di potere espletare al meglio la sua attività, in tempi brevi, dotandola di personale necessario e di mezzi, che la Asl può certamente acquistare, al fine di potergli ridare la operatività e la dignità che merita e che meritano i cittadini che la frequentano".

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Venerdì, 27 febbraio 2015

VERSO LA CHIUSURA SULMONA, ATRI, PENNE E ORTONA. LE CIFRE E I PERCHE'

PUNTI NASCITA: ABRUZZESI IN RIVOLTA, MA LE CHIUSURE SCATTERANNO; LA MAPPA

di Filippo Tronca

PESCARA - I punti nascita saranno chiusi: nonostante le proteste della gente e degli amministratori, sembra non esserci nulla da fare contro la soppressione di 4 dei 12 che si trovano in Abruzzo, quelli degli ospedali di Atri (Teramo), Sulmona (L’Aquila), Ortona (Chieti) e Penne (Pescara). Soppressioni che stanno provocando un duro scontro politico, in Consiglio regionale e nei territori interessati dai tagli. Un atto considerato, però, ineludibile, anche dai manager delle quattro aziende sanitarie locali (Asl), imposto com'è dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intenzionata ad applicare il Patto della salute tra Governo e Regioni siglato nel lontano dicembre 2009. Diktat a cui ha fatto seguito il decreto del commissario ad acta alla Sanità, Luciano D’Alfonso, presidente della Regione Abruzzo, anche se a decidere quali dei 12 punti nascita chiudere è stata la commissione tecnica incaricata dalla Regione e coordinata dal dirigente Maria Crocco, ex direttore del comparto ora sostituita da Angelo Muraglia. La ratio è stata quella di sacrificare, al massimo entro 2 anni, i punti nascita con meno di 500 parti all’anno, o comunque, quelli che effettuano meno parti, prevedendo un punto nascita ogni 1.000 nati per provincia. I NUMERI E LE CHIUSURE E così in provincia di Chieti, la Asl numero 2, diretta da Francesco Zavattaro, avrà l’obbligo di chiudere il centro nascite di Ortona, che all’attivo ha 554 parti annui, lasciando aperti i centri nascita di Chieti (1.500 parti), Lanciano (800), e Vasto (950). In provincia di Teramo, la Asl numero 4, diretta da Roberto Fagnano, chiuderà il punto nascite di Atri, 467 parti nel 2013, ma che nel 2014 è arrivato a quota 500, salvando quello di Teramo (900 parti) e Sant’Omero (850). In provincia dell’Aquila, il direttore generale della Asl numero 1, Giancarlo Silveri, dovrà chiudere il punto nascite di Sulmona, 333 parti nel 2013 e 225 nel 2014, salvando quelli del capoluogo L’Aquila e quello di Avezzano, che si attestano entrambi a circa 1.000 nascite l’anno. Infine, in Provincia di Pescara, dove la Asl numero 3 è diretta da Claudio D’Amario, resterà operativo solo il punto nascite dell’ospedale di Pescara, dove i parti superano i 2.000 l’anno, e sarà chiuso il punto nascite di Penne, con 340 parti. LE PROTESTE Sono tutti tagli che in Abruzzo scaldano gli animi e scatenano le proteste. Nella seduta del Consiglio regionale di martedi i consiglieri di centrodestra sono arrivati a indossare una t-shirt stile Ghostbusters con su scritto 'Vietato nascere'. Il fronte contrario alla chiusura si estende anche nel centrosinistra, in prima fia per esempio a difesa del centro nascite di Atri c’è il consigliere regionale del Partito democratico Luciano Monticelli. In campo a difesa di Sulmona anche le senatrici Stefania Pezzopane, Partito democratico, e Paola Pelino, Forza Italia. Argomenti addotti, oltre al prestigio e l'efficenza dei vari nosocomi, la distanza maggiore che le partorienti dovranno percorrere, in particolare quelle provenienti dalle aree interne. E anche l’inutilità della misura, che secondo i critici non porterà, a conti fatti, risparmi per le casse delle Asl, ma solo più disagi ai cittadini. Pesa anche un significato simbolico, nella strenua difesa dei punti nascita: il poter veder scritto per esempio sulla carta d’identità “nato a Sulmona” invece che “nato ad Avezzano”, oppure "nata a Ortona", piuttosto che a Lanciano. Ma il governo non ha nessuna intenzione di fare retromarcia, e controbatte con i dati dell’Agenas, l’Agenzia nazionale sanitaria, e quelli dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), secondo cui c’è un preciso nesso tra il basso numero di parti effettuati e il numero di esiti negativi, con rischi crescenti sia per le madri sia per i neonati. Tenere, inoltre, aperti punti nascita che in media non fanno più di un parto al giorno viene ritenuto uno spreco di risorse e di personale. Da qui la decisione di chiudere in tutta Italia ben 133 strutture. In Abruzzo in fondo sono solo 4, nulla rispetto alle 20 che dovranno essere chiuse in Campania, alle 18 in Sicilia, alle 12 nel Lazio. In un Paese, va infine ricordato, dove il problema non è tanto dove si nasce, ma che si nasce sempre meno, perché per le giovani coppie sempre più povere e con lavori precari, fare un figlio è diventato un lusso. Nel 2013 è stato toccato un record negativo in assoluto con 515 mila bambini nati, 11 mila in meno rispetto al precedente record negativo toccato nel 1995, mentre l’indice di vecchiaia è invece tra i più alti al mondo.

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ORTONA Sabato, 28 febbraio 2015

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SULMONA Sabato, 28 febbraio 2015

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CHIETI Sabato, 28 febbraio 2015

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Venerdì, 27 febbraio 2015

"Regione incontra territorio", a Chieti oltre 70 amministratori per parlare con D'Alfonso

Sono gia' settanta, tra amministratori comunali e semplici cittadini, le persone in attesa del colloquio con il presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, nella sala della Provincia di Chieti in occasione dell'iniziativa "La Regione incontra il territorio".

Dissesto idrogeologico, soprattutto alla luce degli ultimi gravi eventi franosi della giornata di ieri, e le risorse ex Pain sono alcuni dei temi piu' significativi che diversi sindaci ed aministratori locali intendono sottoporre all'attenzione del presidente. In sala consiliare sono presenti anche diversi imprenditori che si confronteranno con il D'Alfonso su questioni inerenti la sburocratizzazione della macchina amministrativa e l'accesso al credito.

Il problema dell'occupazione e', invece, la questione chiave che la maggior parte dei citttadini intervenuti all'incontro con la Regione affrontera' nei colloqui riservati con il presidente della Giunta che, nel frattempo, ha raggiunto il palazzo della Provincia. In una sala adiacente a quella consiliare hanno cominciato i colloqui (circa venti le persone in lista) l'assessore alle Politche sociali, Marinella Sclocco, ed il Capo Dipartimento, Tommaso Di Rino.

Ad affiancare i membri dell'Esecutivo sono presenti anche i consiglieri regionali, Lucrezio Paolini, Alessio Monaco, Mario Olivieri, ed il direttore generale della Regione, Cristina Gerardis. Infine, per affrontare le tematiche di carattere sanitario, e' impegnato il direttore generale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Francesco Zavattaro.

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Sabato, 28 febbraio 2015

Sanità: sette mln italiani hanno bisogno di ausilio auditivo (ANSA) - L'AQUILA, 28 FEB - Sono circa 7 milioni gli italiani, soprattutto anziani, che avrebbero bisogno di un ausilio auditivo: la regione più colpita è la Liguria mentre l'Abruzzo si allinea sulla media nazionale, anche il livello di attenzione deve rimanere alto visto che il disturbo è in aumento alla luce dell'innalzamento dell'età media. È quanto emerso dal convegno "La presbiacusia come fenomeno sociale. Cause, implicazioni, soluzioni", che si è svolto oggi all'Aquila, al quale hanno partecipato tra gli altri il professor Gaetano Paludetti, direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche del Policlinico Gemelli di Roma, e, come moderatore, il giornalista televisivo e divulgatore medico scientifico Luciano Onder. "È chiaro - ha spiegato Paludetti - che, innalzandosi l'età media, aumentano anche le persone che hanno bisogno di un aiuto dal punto di vista uditivo. Non va comunque sottovalutato il discorso della prevenzione che sta nell'avere una vita il più possibile sana, nell'evitare ambienti molto rumorosi e nel curare alcune malattie che possono incidere sull'orecchio. Se la cosa comunque accade, l'unica soluzione risiede oggi negli apparecchi acustici ovvero le protesi che stanno raggiungendo livelli tecnologici molto avanzati per la cui applicazione è richiesto un complesso di team multidisciplinare. Agli audioprotesisti spetta, comunque, una gran parte del lavoro, mente noi medici dobbiamo capire quando una protesi debba essere messa." L'evento ha messo intorno a un tavolo tutte le figure che intervengono nell'affrontare il fenomeno, dai medici generici e specialisti, agli audioprotesisti, passando anche per la figura dello psicoterapeuta essendo la presbiacusia un problema legato all'invecchiamento e causando nella persona affetta problemi non solo di udito. "La presbiacusia - ha sottolineato Onder - è un problema sociale che investe oltre al malato, la famiglia e tutto il contesto in cui l'anziano svolge la sua quotidianità. L'anziano affetto da presbiacusia, infatti, se non giustamente trattato, può andare incontro a depressione e ad una demenza senile più repentina. Una famiglia attenta, pertanto, è importante così come lo è una diagnosi precoce". Per Vittorio Sconci, direttore del Dipartimento di Salute Mentale del San Salvatore dell'Aquila, "bisogna cominciare a diffondere una cultura per la quale una persona che non sente non è una persona che ha dei problemi, bensì una persona che ha un problema naturale". Per il dottor Loreto Fantauzzi, tecnico audioprotesista, "Il 25% della popolazione, infatti, ha più di 65 anni e degli over 65, il 33% ha problemi di udito; la perdita dell'udito, purtroppo, sembra essere un fattore che influenza anche il decadimento cognitivo delle persone che ne sono affette e pertanto, va trattato con la giusta attenzione". (ANSA). M11-HNZ/RST 28-FEB-15 20:39

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Sabato, 28 febbraio 2015

ANSA/ Sanità: 3 mila posti letto in meno e addio a minicliniche Nuovo regolamento ospedali, presto decreto Lorenzin-Padoan (ANSA) - ROMA, 28 FEB - E' pronto il nuovo regolamento che riorganizza il sistema ospedaliero italiano. Il ministero della Salute ha inviato il testo a quello dell'Economia e Finanze per l'ultimo esame ma i tecnici prevedono che nell'arco di pochi giorni i due ministri Beatrice Lorenzin e Pier Carlo Padoan potranno firmare il decreto interministeriale. Tra le novità principali, ha spiegato Renato Botti, direttore della programmazione del ministero della Salute ci sarà l'introduzione dello standard che impone un numero di posti letto negli ospedali del 3 per mille per gli acuti e dello 0,7 per mille per la lungodegenza e riabilitazione. Con i nuovi criteri i posti letto in Italia si ridurranno di tremila unità. Oggi sono circa 210mila i posti pubblici e quelli privati accreditati. Spariranno anche le mini cliniche con meno di 60 posti letto per gli acuti a partire dal 1 gennaio 2017. Si farà eccezione per quelle mono-specialistiche che però dovranno essere valutate dalle Regioni. La norma sarà applicata progressivamente proprio per permettere a queste strutture di riorganizzarsi anche attraverso il raggruppamento per permettere a queste di continuare a lavorare con il Servizio Sanitario Nazionale. Le più piccole, con meno di 40 posti letto, resteranno fuori dai contratti con la sanità pubblica a partire dal 1 luglio 2015. La rete ospedaliera verrà riorganizzata per grandi patologie: per esempio infarto e ictus, malattie rare, oncologia e pediatria. Saranno in tutto dieci per garantire la migliore qualità delle cure e dell'assistenza. Nuove norme riguarderanno anche il 118 e il Pronto soccorso con alcune indicazioni per le zone particolarmente disagiate. Infine gli ospedali gestiti dagli infermieri: avranno dai 15 ai 20 posti letto e prevedono la presenza medica di specialisti in medicina generale o pediatri così come di altri medici dipendenti o convenzionati ma con forme gestionali che vedranno per la prima volta attribuire agli infermieri un ruolo più importante. Questi ospedali faranno riferimento ai distretti sanitari. Il documento era stato condiviso in un tavolo tecnico con le Regioni ed è frutto di un'intesa Stato-Regioni in attuazione del Patto della salute. Il lavoro era partito addirittura nel 2012 ma solo quest'estate, grazie alla spinta del Patto si è arrivati alla possibilità di tirare le somme ad una riforma che stentava a decollare da anni. Il testo ha avuto un percorso non semplice anche a livello di iter burocratico con una serie di rilievi da parte del Consiglio di Stato che hanno comportato una successiva revisione fino ad arrivare alla conclusione dei lavori proprio in questi giorni.(ANSA). BR/BRO 28-FEB-15 13:53

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Sabato, 28 febbraio 2015

Pronto regolamento accesso Scuole specializzazione medicina Miur, entro 31 luglio seconda prova nazionale (ANSA) - ROMA, 28 FEB - E' pronto ed è stato inviato al Consiglio di Stato il nuovo regolamento per l'accesso alle scuole di Specializzazione in Medicina. La seconda prova nazionale, informa in una nota il ministero per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, è in programma entro il 31 luglio. Come annunciato in Parlamento, prosegue la nota, il ministro Stefania Giannini ha ''deciso di semplificare alcuni passaggi del regolamento per sveltire le procedure di scorrimento delle graduatorie finali''. Due le modifiche rilevanti: ogni candidato potrà concorrere per un massimo di 3 tipi di Scuola, da indicare in ordine di preferenza; i 70 quesiti della parte generale della prova di selezione faranno riferimento alla formazione clinica del percorso di laurea, ''per improntare le prove - rileva il ministero - a una maggiore caratterizzazione pratico-applicativa nella porzione comune dei quiz''. Il bando per il secondo concorso nazionale di accesso alle Scuole è stato annunciato dal ministero entro il 30 aprile, ''non appena il regolamento tornerà dal Consiglio di Stato e dopo aver completato il passaggio alla Presidenza del Consiglio e alla Corte dei Conti''. (ANSA). COM-BG 28-FEB-15 19:18

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Sabato, 28 febbraio 2015

Fibrosi polmonare, pazienti in rete e controlli domiciliari Rivoluzione in atto per malattia respiratoria rara più frequente (ANSA) - MILANO, 28 FEB - Si moltiplicano gli studi sulla Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF), mentre i maggiori centri italiani si mettono in rete per fornire ai pazienti consulenze basate su linee guida comuni e si organizzano controlli e trattamenti domiciliari integrando ospedale e territorio. C'è una sorta di rivoluzione in atto che moltiplica gli sforzi per venire a capo della malattia respiratoria rara più frequente in Italia, come mostrano i dati del convegno internazionale su 'Malattie respiratorie rare e Farmaci orfani', in svolgimento da ieri a Milano, organizzato da Sergio Harari, responsabile dell' Unità di Pneumologia all'Ospedale San Giuseppe-MultiMedica. Il problema, per questa malattia dalle cause sconosciute che provoca l'ispessimento del tessuto polmonare fino a ostacolare il respiro e l'ossigenazione del sangue, è anche avere dati certi sulla sua diffusione. Si stima che in Italia dalle 6000 alle 9000 persone soffrano di IPF, con circa 450 nuovi casi all'anno (l'incidenza è circa 20 su 100mila per gli uomini e 13 su 100mila per le donne). Ma sono dati considerati molto sottostimati. ''La ricerca ha però fatto notevoli passi avanti negli ultimi anni - osserva Harari - e ha messo a disposizione un farmaco, il pirfenidone, in grado di rallentare la progressione della IPF. Un nuovo studio italiano coordinato dal San Giuseppe sta cercando di misurare su 128 pazienti l'efficacia del farmaco, 'fotografando' il prima e il dopo la cura, per valutare come il trattamento modifichi le cellule alterate dalla malattia. Uno studio che vuole verificare l'attività del farmaco sulla 'vita reale' e non solo su quello che si era già registrato su pazienti selezionati negli studi clinici internazionali''. Intanto, il progetto 'Perfect' ha messo in rete 81 ospedali nazionali con 8 Centri di riferimento, che offrono a tutti la consulenza più avanzata. Sono stati curati in questo modo 170 pazienti in un anno, senza spostarli dalla loro città. E' infine in fase di attuazione il Progetto IPFcare che sta coinvolgendo 102 pazienti di 21 centri italiani, controllati gratuitamente al proprio domicilio da un infermiere che una volta a settimana riferisce al medico dell'Unità operativa ospedaliera. (ANSA). BRA 28-FEB-15 13:02

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Sabato, 28 febbraio 2015

Vaccino anti Papilloma virus 'restituisce' fertilità uomini Contro 20% casi infertilità maschile, positivi i primi test (ANSA) - PADOVA, 28 FEB - Il 20% degli uomini infertili possono ritrovare la fertilità grazie al vaccino contro il Papilloma. Lo indica la ricerca condotta dal Servizio di Riproduzione Umana dell'Azienda Ospedaliera di Padova guidato dall'andrologo Carlo Foresta. Lo studio dimostra come la somministrazione di un vaccino quadrivalente possa ridurre sensibilmente i tempi di guarigione e consentire un ritorno alla fertilità, nel 40% dei casi entro i sei mesi dalla guarigione dal virus. I risultati dello studio sono stati comunicato oggi nell'ambito del 30/o Convegno Medicina della Riproduzione che si sta tenendo ad Abano Terme (Padova). I ricercatori padovani hanno pubblicato numerosi report scientifici su riviste internazionali dimostrando che il papilloma virus (HPV) è presente nel liquido seminale del 20% dei pazienti affetti da infertilità.(ANSA). YQA-CO 28-FEB-15 14:50

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Sabato, 28 febbraio 2015

ANSA/ Pericoli in casa ignorati da maggior parte genitori Rapporto Usa, annegamento, soffocamento e veleni i più trascurati (ANSA) - ROMA, 28 FEB - I genitori coprono accuratamente le prese di corrente in casa, tengono accuratamente pulite tutte le superfici a contatto con il bimbo e usano il 'baby monitor' ogni volta che è possibile, ma poi lasciano il figlio da solo nella vasca da bagno o gli riempiono la culla di pericolosissimi pupazzi e coperte. A mettere in luce le carenze è un rapporto dell'associazione Safe Kids Worldwide, basato su interviste a oltre mille genitori, che ha individuato i principali errori che si fanno in casa. Ogni giorno negli Usa, spiega il rapporto, sei bambini muoiono per gli incidenti domestici, che sono anche causa di 10mila ricoveri. I numeri sono importanti anche in Italia. Secondo uno studio dell'ospedale Bambino Gesù di Roma nel nostro paese gli incidenti rappresentano la prima causa di morte e di disabilità nella fascia d'età tra 1 e 14 anni e quelli domestici costano la vita a circa 100 bambini ogni anno. Fino a tre mesi di vita gli incidenti domestici avvengono per disattenzioni familiari (cadute dal fasciatoio o dal letto), tra i 6 e i 12 mesi la fanno da padrone le cadute, le ingestioni e le inalazioni di corpi estranei mentre la fascia d'età tra 1 e 3 anni è quella di maggior rischio per intossicazioni, traumi e ustioni. Il pericolo più ignorato dai genitori da entrambi i lati dell'Atlantico sembra essere l'annegamento, che anche da noi è la quarta causa di morte infantile, con appena l'1% dei genitori intervistati che lo cita tra le proprie paure. ''Un genitore su otto afferma di aver lasciato almeno una volta il figlio nella vasca da solo per almeno cinque minuti - si legge nel rapporto - per prendere un altro asciugamano, cucinare o badare a un altro figlio''. Anche l'avvelenamento sembra essere ignorato dai genitori tra i pericoli, mentre ogni anno ai centri antiveleni statunitensi arrivano un milione di chiamate per bimbi sotto i 5 anni. ''La maggior parte dei genitori cita le scosse elettriche tra le paure - spiega il documento - ma il rischio di avvelenamento da medicine o sostanze lasciate incustodite è 36 volte maggiore''. Un capitolo viene dedicato dal rapporto anche ai rivelatori di fumo, che secondo diverse ricerche potrebbero dimezzare le morti per incendio. Anche se il 96% degli intervistati ne possedeva uno, solo il 17% ha dichiarato di controllare regolarmente lo stato delle batterie. Y91-CAV 28-FEB-15 16:14

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