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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano Vasto Chieti RASSEGNA STAMPA Martedì 9 giugno 2015

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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2

Lanciano Vasto Chieti

RASSEGNA STAMPA Martedì 9 giugno 2015

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LANCIANO Martedì, 9 giugno 2015

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Martedì, 9 giugno 2015

ARRIVA LO ''TSUNAMI'' DEL DECRETO SANITA' OSPEDALI, CLINICHE E SPECIALITA' A RISCHIO

di Filippo Tronca

L'AQUILA - Altro che la chiusura di quattro punti nascita e delle guardie mediche di montagna, o gli scontri politici che covano sotto la cenere intorno al numero e ai confini delle future Asl. La vera, devastante rivoluzione della sanità abruzzese sarà imposta entro il 2016 dal decreto 70 del Ministero della Salute, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 giugno, dopo una lunga gestazione partita nel 2012 con la spending review del governo di Mario Monti. Uno tsunami che dietro i freddi numeri delle tabelle allegate imporrà chiusure o pesanti ridimensionamenti di interi ospedali pubblici e privati, la cancellazioni di specialità, per le quali sarà necessario superare precisi bacini di utenza, in molti casi superiori al milione e 300 mila abitanti dell’intero Abruzzo. Il tutto a favore di un nuovo modello incentrato non più sull'ospedalizzazione e sul numero oggi eccessivo di ricoveri e di cure improprie, ma sulle reti territoriali, la riorganizzazione dell’intero sistema dell’emergenza-urgenza, la semplificazione ed eliminazione di doppioni secondo il modello, il sistema dell' "hub and spoke", che prevede la concentrazione della casistica più complessa in un numero molto limitato di ospedali (hub), fortemente integrati con centri periferici (spoke), in un territorio più ampi dei confini regionali. La Regione Abruzzo, come tutte le altre regioni, ora ha tre mesi di tempo per recepire il decreto, stilando un cronoprogramma: avrà due anni per applicarlo. La corretta e tempestiva applicazione del decreto è stata messa sul tavolo dal governo come una delle condizioni per uscire dal commissariamento. Il decreto, spiega ad Abruzzoweb Davide Farina, segretario regionale Cisl Funzione pubblica, “avrà effetti devastanti come tutte le rivoluzioni, a cominciare dal fatto che degli attuali 24 ospedali pubblici abruzzesi solo 8 saranno di primo e secondo livello, ovvero ospedali a tutti gli effetti, e si salveranno solo 3 o 4 delle attuali cliniche private rispetto alle 11 attuali”. Il decreto per prima cosa impone l’obiettivo della riduzione di migliaia di posti letto, in base ai nuovi standard del 3,7 letti per mille abitanti per gli acuti e dello 0,7 letti per mille abitanti per la lungodegenza e riabilitazione. Ma su questo punto l’Abruzzo è più meno già dentro lo standard. Il decreto prevede poi anche il ritocco del tasso di ospedalizzazione che si punta a fissare sulla soglia del 160 per ogni mille abitanti di cui il 25 per cento dedicato ai ricoveri in day hospital. L’indice di occupazione dei posti letto si dovrà attestare sul valore tendenziale del 90 per cento. La durata di degenza per i ricoveri ordinari inferiore mediamente ai 7 giorni. Novità anche per le case di cura private. Dal 1° gennaio 2017 non potranno più essere accreditate quelle con meno di 60 letti per acuti, tranne per le mono specialistiche che saranno oggetto di valutazioni delle singole Regioni. E dovranno dunque procedere ad accorpamenti. Quelle sotto i 40 posti per malati acuti non saranno più accreditate. C’è poi, tra le novità più importanti, la classificazione degli ospedali pubblici in tre categorie. Ci saranno infatti i presidi ospedalieri di base, con bacino di utenza tra gli 80 mila e 150 mila abitanti. Potranno avere solo il Pronto soccorso, la Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia, e guardia attiva 24 ore su 24, e con letti di osservazione breve intensiva. Poi ci saranno gli ospedali di primo livello, con bacino di utenza con 150 mila e 300 mila abitanti. Queste le specialità: Medicina interna, Chirurgia generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia e Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Cardiologia, Neurologia, Psichiatria, Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia e, 24 ore su 24, Radiologia ed Ecografia, Laboratorio, Servizio immunotrasfusionale.

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Infine ci sono gli ospedali di secondo livello, le punte di diamante, per un bacino di utenza compreso tra 600 mila e 1,2 milioni di abitanti, che oltre a tutte le specialità dell’ospedale di primo livello, hanno in aggiunta Cardiologia con emodinamica interventistica 24 ore su 24, Neurochirurgia, Cardiochirurgia, Rianimazione cardiochirurgica, Chirurgie vascolare, toracica, maxilo-facciale, plastica, endoscopia digestiva complessa, broncoscopia e Radiologia interventistica, Medicina nucleare, Rianimazione pediatrica e neonatale. Oltre al bacino di utenza, fanno punteggio il numero delle prestazioni erogate, lo standard qualitativo e la deroga concessa a quei presidi in aree interne e isolate, lontane da altri ospedali. Prima decisiva questione è dunque il destino degli attuali nosocomi, la cui strenua difesa da parte dei lavoratori, sindacati, comunità locali e onorevoli e consiglieri regionali espressione elettorale di quei territori, ha segnato dieci anni buoni di politica abruzzese. “I calcoli non sono facili – premette Farina - ma si può intanto dire che visto che l’Abruzzo ha 1,3 milioni di abitanti, ci sarà posto al massimo per due ospedali di secondo livello. E gli ospedali che possono ambire ad esserlo sono quattro, ovvero gli ospedali di Pescara, Teramo Chieti e L’Aquila”. Due di troppo insomma, forse addirittura tre. E decidere quali privilegiare e quali penalizzare è una scelta da far tremare i polsi anche al più freddo e implacabile dei riformatori. Un’ipotesi potrebbe essere quella di immaginare due plessi ospedalieri, L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara, entrambi di secondo livello. Ma anche con quest’ipotesi non potranno esserci doppioni tra specialità nei quattro attuali ospedali. Nell’ipotesi invece di un unico ospedale di secondo livello, gli altri ospedali, a quel punto di primo livello, perderebbero numerose specialità. Quello dell’Aquila ad esempio dovrebbe rinunciare a Neurochirurgia, Chirurgia maxilofacciale, Neuropsichiaria infantile, Anatomia patologica, che sono di competenza degli ospedali di grado superiore. Perdere queste specialità significa anche ridimensionare l’offerta formativa e professionalizzante dell’Università di Medicina. E ancora, gli ospedali di primo livello non potranno essere, secondo Farina, “più di 5 o 6, con un numero di possibili pretendenti sicuramente più alto. Non sarà una trasformazione facile, perché inevitabili saranno le resistenze dai territori che non accetteranno il depotenziamento del loro ospedale”. La sorte è incerta soprattutto per ospedali importanti, ma ritenuti di taglia medio-piccola, in base ai numeri del decreto. Ad esempio Avezzano e Sulmona, che ambiscono a essere classificati di primo livello. "Dovranno però contendersi questo riconoscimento con altri ospedali di pari dimensione in altre province – avverte Farina - e i piccoli ospedali rischiano in questa logica di riorganizzazione di perdere ragion d’essere” Altri ospedali come quello di Castel di Sangro potrebbero infine giocarsi la carta dell’isolamento territoriale e le deroghe concesse dal decreto, per evitare un drastico ridimensionamento a semplice presidio territoriale. Ma non è tutto. A rendere ancora di più esplosivo il decreto è la tabella che indica (in milioni di abitanti) gli standard minimi e massimi delle strutture per ogni singola specialità medica. In base a questi standard ad esempio l’Abruzzo non potrà ambire ad avere la Cardiochirurgia infantile, la Nefrologia e Urologia pediatrica, per cui è previsto un bacino di utenza dai 4 ai 6 milioni di abitanti. Potrà avere al massimo due Neonatologie, due Terapie intensive neonatale, due Cardiochirurgie e due Neurochirurgie, visto che il bacino di utenza per queste specialità va dai 600mila e ai 1,2 milioni di abitanti. “Pongo una domanda- dice ancora Farina - quale delle tre neurochirurgie di L’Aquila Teramo e Chieti dovrà essere soppressa?" Ultimo esempio tra i tanti possibili: Neuropsichiatria infantile e Nefrologia devono avere un bacino di utenza che va dai 2 a 4 milioni di cittadini. Questo significa che queste specialità che sono attive all’ospedale dell’Aquila, per essere mantenute imporranno addirittura accordi con altre regioni, visto che il numero di abitanti eccede quello dell’intero Abruzzo. Con un prevedibile do ut des di singole specialità visto che anche le altre regioni faranno di tutto per non depotenziare i loro ospedali. E anche qui la partita, con buona pace dei tecnocrati della spending review, sarà soprattutto politica e campanilistica.

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PESCARA Martedì, 9 giugno 2015

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POPOLI Martedì, 9 giugno 2015

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Lunedì, 8 giugno 2015

Sanità: Pezzopane, su Silveri D'Alfonso onori impegni presi (ANSA) - L'AQUILA, 8 GIU - Coinvolge il presidente della Giunta regionale e commissario alla Sanità, Luciano D'Alfonso, e potrebbe provocare imbarazzo in seno al centrosinistra in regione lo scontro innescato dalla senatrice aquilana del Pd Stefania Pezzopane che ha chiesto l'avvicendamento del direttore generale della Asl provinciale, Giancarlo Silveri, nell'attaccarlo sulla vicenda del riassorbimento dei lavoratori del Cup da parte della Gpi, la società cooperativa che ha vinto la gara regionale. L'esponente del Pd, alla quale Silveri, confermato per cinque anni dalla precedente giunta di centrodestra, ha risposto per le rime, in una nota parla di "impegno politico dell'attuale maggioranza di centrosinistra che va onorato". "Il cambio dei vertici della ASL dell'Aquila non è una questione di oggi. L'impegno di sostituire i vertici dell'azienda sanitaria, in tempi brevi, fu preso in campagna elettorale di fronte a migliaia di elettori, da chi oggi guida la Regione Abruzzo - spiega la Pezzopane - Da cittadina, elettrice di questa giunta regionale, oltre che da parlamentare, chiedo alla Regione Abruzzo di onorare quell'impegno. Da quanto affermano alcuni esponenti politici dell'attuale amministrazione regionale, l'invito a dimettersi è stato rivolto più volte al direttore generale della ASL aquilana. Il direttore Generale Silveri afferma il contrario, aspetta ancora che figure istituzionali competenti glielo chiedano". La Pezzopane si chiede "dov'è la verità? Non ho nulla di personale contro l'attuale direttore generale - prosegue - La questione dell'avvicendamento è squisitamente politica ed amministrativa. Il programma e le azioni del centrosinistra in campagna elettorale erano diversi da quelli della giunta Chiodi e degli uomini che Chiodi chiamò per gestire la sanità. Mi auguro che a dirigere la Asl sia chiamata una figura che dell'efficienza faccia davvero il suo cavallo di battaglia. Chi la invoca a sproposito, forse dimentica che a sei anni dal terremoto ha ancora molti reparti ospitati nei container. Alla faccia dell'efficienza". La senatrice del Pd si augura che "l'avvicendamento avvenga in tempi rapidi, perché tutto questo temporeggiare serve solo a consentire nomine di capi dipartimento, e non solo, che in seguito potrebbero condizionare l'operato del futuro manager".(ANSA). XSB-PRO/IC 08-GIU-15 16:34

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AVEZZANO’ Martedì, 9 giugno 2015

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A BRUXELLES

"L'Ue cercamedici a tempo

determinato"BRUXELLES

L'Europa vuole il vostro ste-toscopio. Sulla gazzetta uffi-ciale comunitaria è apparsol'annuncio di un concorsosolo apparentemente insoli-to: la Commissione Ue «cer-ca dottori da assumere atempo indeterminato». Si ri-chiede al candidato il com-pletamento di almeno quat-tro anni di studi universitari,una specializzazione medicaconseguita dopo il diplomadi laurea, e almeno 12 anni diattività professionale accu-mulata alla fine del cursushonorum. L'offerta è pertan-to per medici formati, più vi-cini ai quaranta che ai tren-ta, per forza di cose. I qualipotrebbe decidere di giocar-si la carta a dodici stelle peramore della causa dell'inte-grazione, ma non solo: chiverrà selezionato potrà con-tare su uno stipendio inizialedi 9.197,87 euro per 40 ore almese, il che fa 229 euro l'ora.

L'impegno è quello ordi-nario in una comunità di mi-gliaia di persone, visite econsultazioni, promozionedi campagne per la salute,collegamento con mediciesterni all'istituzione, ge-stione del personale e am-ministrazione. Queste lecondizioni necessarie: l'es-sere europei parlare unalingua ufficiale, oltre che co-noscerne una fra inglese,francese, e tedesco. Le do-mande devono arrivare en-tro il 7 luglio. Facile previ-sione: ci sarà coda. [ M. ZAT.]

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Lunedì, 8 giugno 2015

ANSA/ Tumore bambina curata con terapia protoni, prima in Italia Macchinario come un piccolo Cern, solo 2 centri in Italia (ANSA) - ROMA, 8 GIU - Una bambina di 9 anni che soffre da cordoma - un tipo raro di tumore che di solito si sviluppa nel sacro o nella base cranica, cioè ai due estremi della colonna vertebrale, con un'incidenza dello 0,5 per milione di persone - ha iniziato per la prima volta in Italia un trattamento con protonterapia, una forma di radioterapia basata su fasci di protoni, anziché di fotoni, più precisa e meno dannosa per i pazienti. E' la prima paziente pediatrica in Italia e ciò e' stato reso possibile grazie alla collaborazione tra Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) di Trento - Ospedale Santa Chiara, dove la piccola è ricoverata per il trattamento innovativo, possibile nel nostro paese oltre che a Trento solo a Pavia. Questo tipo di terapia era finita sotto i riflettori in seguito alla vicenda del piccolo Ashya King, malato di tumore al cervello e protagonista di una complessa vicenda giudiziaria, portato via dei genitori dall'Inghilterra per essere trattato a Praga. Nel mondo ci sono solo 48 centri che utilizzano questa terapia: il tumore viene colpito con fasci di particelle subatomiche (protoni) prodotti da un acceleratore simile, con le debite proporzioni, a quello del Cern di Ginevra. Gli studi ne dimostrano l'efficacia anche per i tumori pediatrici con minori effetti tossici a lungo termine che, soprattutto nel caso dei bambini, possono portare allo sviluppo di altre patologie, anche gravi. La piccola paziente ha già percorso un complesso percorso con l'asportazione chirurgica di una porzione del tumore che aveva alla base del cranio. L'equipe del professor Franco Locatelli, responsabile dell'Oncologia pediatrica del Bambino Gesù, ha deciso di sottoporla al nuovo metodo. La classica radioterapia, infatti, avrebbe avuto effetti collaterali troppo pericolosi tenendo conto della zona su cui sarebbero stati diretti i fasci radianti. In tutto saranno effettuate 41 trattamenti (dal lunedì al venerdì) per un totale di circa 2 mesi di cure. ''La tecnica, soprattutto nei bambini, comporta meno effetti collaterali a lungo termine e risparmiare quanto più possibile i tessuti sani che non sono stati colpiti dal tumore - spiega la dottoressa Angela Mastronuzzi, neuro-oncologa pediatra del Bambino Gesù - perche' i protoni rilasciano energia direttamente nella sede del tumore. Negli Stati Uniti è usata già da molti anni per il trattamento dei pazienti pediatrici, soprattutto di quelli affetti da tumori del sistema nervoso centrale''. È importante però sottolineare che la protonterapia, da sola, non può essere risolutiva. ''Il centro di Trento ha iniziato la sua attività alla fine del 2014 trattando già un buon numero di pazienti adulti con sicurezza, cosa che ci ha spinto a sviluppare l'approccio proposto dai colleghi del Bambin Gesù - dice il dottor Maurizio Amichetti, Direttore del centro di Trento - dopo un confronto che ci ha permesso di analizzare le numerose e complesse caratteristiche di un caso estremamente difficile da affrontare''. (ANSA). BR 08-GIU-15 11:43

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Lunedì, 8 giugno 2015

>ANSA-SCHEDA/ Protoni per sconfiggere il tumore Nel mondo 48 centri, ora speranza anche per bambini (ANSA) - ROMA, 8 GIU - La terapia con protoni alla quale e' ora sottoposta a Trento per la prima volta in Italia una bambina, prima paziente pediatrica nel nostro paese, e' praticata anche nel Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) di Pavia, uno dei sei centri al mondo dove vengono impiegati protoni e ioni carbonio per curare le neoplasie piu' aggressive, resistenti alla radioterapia e non operabili. In pratica, questa innovativa terapia consiste in fasci di particelle subatomiche (protoni e ioni carbonio, appunto) prodotti da un acceleratore simile a quello del Cern di Ginevra. In Italia, Pavia e Trento sono gli unici Centri ad effettuare tali trattamenti, che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, punta ad inserire nei Livelli essenziali di assistenza, ovvero le cure garantite dal Servizio sanitario nazionale. Nel mondo, ci sono 48 centri. Gli studi dimostrano l'efficacia di tale approccio anche per i tumori pediatrici ma l'impiego indicato e' quello che vede l'utilizzo di piu' trattamenti. Sottolinea i vantaggi della terapia anche Angela Mastronuzzi, oncoematologa dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesu' di Roma: ''Negli Stati Uniti e' usata gia' da molti anni per il trattamento dei tumori pediatrici del sistema nervoso centrale, e questo perche' la caratteristica dei protoni e' di rilasciare energia direttamente sulla sede del tumore, risparmiando tutti i tessuti sani intorno. Sulla carta, dunque, questa modalita', soprattutto nei bimbi, da' molti meno effetti collaterali a lungo termine, come la perdita di funzioni cognitive''. Oggi, nel 70% dei casi i bambini con tumori del sistema nervoso guariscono, ma cio' grazie ad un approccio multidisciplinare, che puo' prevedere chirurgia, chemioterapia e anche radioterapia. (ANSA). CR-BR 08-GIU-15 14:59

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Lunedì, 8 giugno 2015

Diabete: tipo 2, scoperto nuovo tipo cellule danneggiate In pancreas si deteriorano anche quelle che non creano insulina (ANSA) - MILANO, 8 GIU - Nel diabete di tipo 2 un particolare tipo di cellule del pancreas, chiamate 'beta', si danneggiano. Un nuovo studio ha ora scoperto che in questa degenerazione sono coinvolte anche le cellule 'delta', che non producono insulina: secondo gli esperti, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Diabetologia, la ricerca apre la strada a conoscenze più approfondite per questo tipo di diabete. Lo studio è stato realizzato dal gruppo di Franco Folli dell'Università del Texas, in collaborazione con il gruppo di Carla Perego dell'Università Statale di Milano e di Stefano La Rosa dell'Ospedale di Circolo di Varese. Il lavoro si è focalizzato sulle isole del Langerhans, una piccola popolazione di cellule presenti nel pancreas ed essenziali per il controllo degli zuccheri. Si sa da tempo che nel diabete di tipo 2 c'è una progressiva disfunzione e morte delle cellule pancreatiche 'beta', che producono insulina. Secondo la ricerca, però, nel diabete sarebbero coinvolte anche le cellule delta, che invece producono somatostatina, un ormone che tra le altre cose regola la secrezione di insulina. "Crediamo che il lavoro sia particolarmente significativo - conclude Carla Perego - perchè si focalizza su questa piccola popolazione pancreatica, il cui ruolo nella patologia del pancreas è ancora in gran parte da esplorare".(ANSA). KXP 08-GIU-15 16:13

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Lunedì, 8 giugno 2015

Da vaccino contro tbc nuova possibile terapia per diabete I Fda ha dato ok per sperimentazione clinica su uomini (ANSA) - ROMA, 8 GIU - Dal vaccino contro la tubercolosi può arrivare una nuova strategia di terapia per il diabete di tipo I (malattia autoimmune che si sviluppa generalmente nell'adolescenza). La Food and drug administration, l'ente Usa che regola i farmaci, ha infatti dato il suo via libera per una sperimentazione clinica di fase II per usare la versione generica del vaccino Bcg contro la tbc, a base cioè del bacillo di Calmette-Guerin, per far fare 'retromarcia' al diabete. L'avvio della ricerca è stato annunciato alla 75a sessione scientifica dell'Associazione americana per il diabete da Denise Faustman, direttore del laboratorio di immunologia del Massachusetts General Hospital. Lo studio, che durerà 5 anni, cercherà di capire se ripetute vaccinazioni di Bcg possano far migliorare il diabete di tipo I (a causa del quale il pancreas non riesce più a produrre insulina) negli adulti tra i 18 e 60 anni che hanno pochi, ma ancora rilevabili livelli di produzione di insulina. Il gruppo di ricerca guidato da Faustman ha infatti documentato per primo la scomparsa della malattia in forma avanzata nei topi, e ha completato con successo una prima fase di sperimentazione sull'uomo. ''Con i primi studi sui topi - spiega - abbiamo imparato molto sui potenziali benefici terapeutici del Bcg, simili a quelli osservati contro altre malattie autoimmunitarie''. Il Bcg, farmaco generico con oltre 90 anni di uso clinico e dati di sicurezza, è approvato dall'Fda per il vaccino contro la tubercolosi e il trattamento del cancro della vescica, e viene usato anche contro la lebbra, l'ulcera e la sclerosi multipla. Nello studio di fase I, i ricercatori, con due iniezioni di Bcg a distanza di 4 settimane l'una dall'altra, hanno eliminato temporaneamente le cellule T causa del diabete e portato ad un ritorno della produzione di insulina. In questa nuova sperimentazione faranno più iniezioni per un tempo più lungo, su 150 adulti, per vedere se migliora lo stato autoimmunitario e i marcatori del controllo dello zucchero. (ANSA). Y85 08-GIU-15 17:59

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Sanità: a Perugia convegno su disturbi respiratori nel sonno Promosso da pneumologi e servizio riabilitazione Usl 1 (ANSA) - PERUGIA, 8 GIU - Possibilità terapeutiche, conseguenze sulla qualità della vita e impatto socio-economico della sindrome delle apnee ostruttive (Osas) e degli altri disturbi respiratori nel sonno saranno i temi affrontati dall'11 al 13 giugno a Perugia nel secondo convegno nazionale organizzato dall'Aipo (Associazione italiana pneumologi ospedalieri) in collaborazione con il Servizio di riabilitazione respiratoria della Usl Umbria 1, diretto dal dottor Marco Dottorini. L'Osas viene considerato il principale disturbo respiratorio nel sonno ed è responsabile di cattiva qualità del sonno con comparsa, nei casi più gravi, di eccessiva sonnolenza diurna. Inoltre, i soggetti affetti presentano un aumento di rischio per malattie cardiovascolari (ipertensione, aritmie, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco), cerebrovascolari (ictus, alterazioni neurocognitive e psicologiche,) e metaboliche (diabete, ipercolesterolemia), maggior rischio di incidenti stradali e di infortuni sul lavoro, peggiori performance lavorative. Il tutto - si spiega in una nota della Usl - con "gravi ricadute" in termini di qualità della vita, di salute pubblica e di costi sociali e sanitari diretti e indiretti. In Umbria si stima che siano affetti dalla sola forma grave, conclamata, di Osas circa 30 mila persone, di cui circa 5 mila solo a Perugia e almeno tre-quattro volte più numerosi sono i soggetti affetti da forme non ancora divenute di grado grave. Il convegno, al quale parteciperanno professionisti provenienti dai più qualificati centri nazionali per i disturbi respiratori nel sonno, affronterà i principali aspetti fisiopatologici, clinici, diagnostici, terapeutici e di rilevanza socio-occupazionale. Si rivolge non soltanto ai medici specialisti in varie branche internistiche e chirurgiche, ma anche ai medici del lavoro e a quelli legali, per i riflessi che tali patologie hanno. Ampio spazio sarà dedicato alla trattazione delle novità introdotte dalla direttiva europea su Osas e idoneità alla guida, che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 31 dicembre. "Ancora oggi troppo poco conosciuti e sottostimati - spiega la dottoressa Maria Patrizia Accattoli, responsabile dell'ambulatorio dedicato ai disturbi respiratori nel sonno del Servizio di Riabilitazione Respiratoria della USL Umbria 1 - i disturbi respiratori nel sonno, per la loro rilevanza epidemiologica e i gravi risvolti socio-sanitari, richiedono una particolare attenzione da parte dei responsabili della programmazione sanitaria e di tutte le figure professionali coinvolte nel processo di diagnosi, cura e reinserimento sociale e lavorativo. L'obiettivo del nostro ambulatorio è di riuscire a soddisfare le necessità di un'utenza così ampia, potenziando al massimo l'operatività del servizio in modo da evitare che le liste di attesa diventino troppo lunghe, in particolare per l'esame strumentale, il monitoraggio cardiorespiratorio notturno (comunemente e impropriamente chiamato polisonnografia), che è indispensabile per una diagnosi certa e per definire la gravità della patologia". (ANSA). SEB/ND 08-GIU-15 16:35

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Lunedì, 8 giugno 2015

Sanità: emergenza demenze, 75 mln colpiti nel mondo nel 2030 All'Aifa incontro agenzie regolatorie mondiali per soluzioni (ANSA) - ROMA, 8 GIU - Nel 2030 saranno oltre 75 milioni i pazienti affetti da demenza, incluso il morbo di Alzheimer, in tutto il mondo. Un numero destinato a superare i 135 milioni nel 2050, con oneri economici globali di centinaia di miliardi di dollari legati ai costi sociali che tale patologia comporta. Per fare il punto su tale emergenza, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ospiterà il 9 e 10 giugno il secondo incontro regolatorio internazionale del programma "Dementia Integrated Development", iniziativa promossa e guidata dal Dipartimento della Salute del governo britannico con lo scopo di individuare modelli e strategie di trattamento innovativi per la demenza a livello mondiale. Si tratta di un momento di confronto a porte chiuse cui partecipano esperti e rappresentanti delle autorità del farmaco di Regno Unito, Giappone, Canada, Stati Uniti, Danimarca, Germania, Svizzera e dell'Agenzia Europea dei Medicinali per una discussione aperta su quella che si configura come una delle patologie di più ampio impatto dei prossimi anni e per affrontare le criticità legate alla sperimentazione di nuove terapie. Dall'incontro, afferma il direttore generale Aifa Luca Pani, ''ci aspettiamo che scaturiscano nuovi approcci sostenibili per fare fronte a quella che è destinata altrimenti a diventare 'la' malattia dei prossimi decenni, anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Una sfida che noi scienziati e regolatori vogliamo prendere in carico''. Negli ultimi decenni ''è aumentata drammaticamente nelle persone anziane la prevalenza delle malattie mentali, come le diverse forme di demenza, non solo a causa dell'invecchiamento stesso, ma anche per le nuove situazioni socio-demografiche cui gli anziani sono esposti. Un tale scenario richiede un'attenzione particolare della scienza medica e regolatoria, insieme all'impegno mirato alla promozione delle buone pratiche di prevenzione'', ha concluso il presidente dell'Aifa Sergio Pecorelli e rappresentante del governo italiano a Bruxelles nel Gruppo strategico dell'European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing. (ANSA). CR 08-GIU-15 16:17

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Lunedì, 8 giugno 2015

Anche l'uso di smartphone fra esercizi per salvare memoria Dalla lettura all'esercizio fisico, i ricordi si salvano cosi' (ANSA) - ROMA, 8 GIU - Meditazione, lettura, ma anche imparare ad usare uno strumento tecnologico nuovo come uno smartphone: la memoria si conserva anche cosi'. Con uno stile di vita che vede buon riposo, un po' di sano movimento senza troppi sforzi. ''E' scientificamente dimostrato che più ci si impegna a mantenere una buona forma generale, anche attraverso un'attività fisica quotidiana, più il cervello risulta essere ben ossigenato e funzionante'', spiega il neurochirurgo Giulio Maira che mercoledi' 10 aprira' i lavori del convegno dal titolo "I meccanismi della memoria. Quali sono, perché si deteriorano, come possiamo preservarli" della Fondazione Atena Onlus. Occorre poi seguire un'alimentazione equilibrata e leggera, l'ideale è la dieta mediterranea. Specialmente per le persone non più giovani, una buona memoria si conserva anche riducendo il rischio di arteriosclerosi, limitando il consumo di grassi, soprattutto di origine animale, mangiando frutta e verdura, cereali e legumi. Risulta importante inoltre restare in contatto con le altre persone, l'interazione con gli altri è stimolante e protettiva. Da evitare invece lo stress. L'evento in onore della ricerca scientifica è promosso dal presidente della Fondazione Atena onlus (che dal 2001 finanzia borse di studio e progetti finalizzati alla ricerca nel campo delle Neuroscienze), Giulio Maira, professore di Neurochirurgia presso l'Humanitas di Milano e il Campus Biomedico di Roma, con il patrocinio di Ministero della Salute, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Lazio, Roma Capitale e con il contributo di Sorgente Group. "Studi scientifici disponibili - spiega Maira - indicano che il miglior antidoto per contrastare efficacemente l'invecchiamento cerebrale sia quello di usare costantemente il muscolo-cervello, perché l'inattività lo indebolisce. Come la ginnastica fortifica i muscoli, così l'attività mentale rafforza il cervello. Fra i fattori che possono accelerare l'invecchiamento cerebrale c'e' "sicuramente quello di interrompere ogni attività - sottolinea Maira - perché in pensione o per la perdita di un coniuge. Ma al di là di eventi scatenanti specifici, a partire dai 30 anni il cervello comincia a perdere giornalmente un certo numero di neuroni. Con l'invecchiamento, l'ippocampo - crocevia importante per i meccanismi della memoria - perde neuroni, il che può portare a una minore efficienza nella registrazione delle nuove esperienze. E' normale che la memoria perda qualche colpo: una svogliatezza verso le cose che prima erano del tutto normali, la tendenza a chiudersi in se stessi, la perdita delle memoria a breve termine, sono sintomi che qualcosa non funziona. E allora non si trovano più le chiavi, si perde il cellulare, non si ricorda il nome di qualche conoscente o il suo numero di telefono. In genere, le memorie relative ai nomi e ai cognomi delle persone zoppicano a partire dai 50-60 anni: è un fatto normale che, se non esistono altri problemi, non deve preoccupare". Nella seconda parte del convegno verranno consegnati il Premio Roma e il Premio Atena a personalità del mondo scientifico distintesi nel campo della Ricerca. Il Premio Roma alla carriera sarà assegnato al prof Guido Guglielmi per lo straordinario contributo dato alla cura degli aneurismi cerebrali. A consegnare il riconoscimento sarà Gianni Letta. Il Premio Atena sarà assegnato alla professoressa Michela Matteoli, giovane scienziata impegnata nello studio dei meccanismi di base del funzionamento dei neuroni. Il premio le sarà consegnato da Valter Mainetti, presidente di Sorgente Group. Quest'anno sarà assegnato anche il primo Premio Atena Donna (www.atenadonna.org), l'Associazione della Fondazione Atena che promuove iniziative volte a preservare la salute della donna, dalla nascita alla senescenza, presieduta da Carla Vittoria Maira, a Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon. (ANSA). BR

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Lunedì, 8 giugno 2015

Epatite C, un numero verde per conoscenza e prevenzione Attivo dal 15 al 30 giugno, risponderanno 60 specialisti (ANSA)- ROMA, 8 GIU - Cos'è l'epatite C, come si trasmette e cosa succede se si viene infettati dal virus HCV? Sono domande all'apparenza semplici, ma a cui secondo un'indagine Doxapharma il 69% degli italiani dai 18 anni in su non saprebbe rispondere in modo corretto, dichiarando una conoscenza scarsa e non adeguata. Per migliorare la conoscenza, ascoltare, informare e consigliare su tutto ciò che riguarda l'epatite C e la sua prevenzione sarà attivo dal 15 al 30 giugno, dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, il numero verde gratuito 800 129 030, a cui risponderanno 60 medici tra infettivologi e gastroenterologi, specializzati nella cura delle malattie epatiche, delle società scientifiche Aisf (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e Simit ( Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) oltre che alcuni rappresentanti dell'associazione EpaC Onlus. Il servizio di consulto telefonico si aggiunge a quello online attivo fino al 31 ottobre attraverso il sito www.unamalattiaconlac.it, relativo alla campagna di informazione "Una Malattia con la C" promossa da AbbVie con il patrocinio di Simit,Aisf ed Epac Onlus. (ANSA). Y09 08-GIU-15 18:49

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LE VIE DELLA RIPRESA Martedì, 9 giugno 2015

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Lunedì, 8 giugno 2015

>>>ANSA/ Via i nomi medici Ss, appello comunità ebraica-scienza Loro cognomi definiscono malattie,sostituirli con quelli vittime (di Manuela Correra) (ANSA) - ROMA, 8 GIU - Alcuni di loro sono stati condannati per crimini contro l'umanità, altri non sono mai stati condannati ed hanno continuato ad esercitare la loro professione: sono i numerosi medici sostenitori del regime nazista e delle sue teorie che - in vari casi 'autori' diretti di uccisioni e torture su cavie umane - sono ancora oggi ricordati come 'scienziati' legando i loro cognomi alla definizione di patologie o test scientifici. Un'ingiustizia contro la quale hanno levato la voce ricercatori e comunità ebraica: cancellare i nomi di questi ''criminali'' dai testi di medicina e rinominare le varie malattie a loro collegate con i nomi delle vittime, è la loro richiesta. Ad accendere i riflettori sul tema il workshop internazionale 'Medici nazisti e malattie eponimiche', organizzato oggi a Roma dall'Università La Sapienza, Comunità Ebraica e Ospedale Israelitico. Ed è lungo l'elenco dei 'medici criminali' i cui nomi sono però ancora oggi noti. Il 'Test di Clauberg', ad esempio, è tuttora utilizzato per misurare l'azione del progesterone nel processo della fecondazione. Il suo autore, per i più, è un ginecologo che mise a punto metodi contro la sterilità femminile: pochi sanno, però, che Carl Clauberg, sostenitore del nazismo, condusse esperimenti su oltre 300 prigioniere di campi di sterminio iniettando loro in utero soluzioni chimiche che bruciavano le ovaie determinando dolori atroci, costringendole poi a rapporti sessuali con altri prigionieri per sperimentarne gli effetti. La sindrome di Scherer è invece un disturbo del metabolismo causato da un deposito di colesterolo nella sostanza bianca cerebrale. La malattia porta il nome del neuropatologo che la studiò, ma che fu anche convinto sostenitore delle tesi naziste, tanto da collaborare al programma di eutanasia del regime per minori con disturbi mentali: furono uccisi 300 bambini e Scherer eseguì studi ed esami sul loro cervello. Ancora oggi, inoltre, alcune delle 'ricerche' di tali medici vengono usate come materiale per studi, come nel recente caso degli esperimenti sul congelamento 'utilizzati' da alcune Università Usa. Da qui l'iniziativa: ''Questi medici hanno ottenuto i loro 'meriti' grazie a sperimentazioni su cavie umane, dentro o fuori i campi di sterminio. Vogliamo che i loro nomi cadano nell'oblio - ha affermato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici - sostituendo, nelle definizioni delle patologie, il loro cognome con quello delle vittime, in molti casi note''. E l'Università La Sapienza si schiera in prima linea a sostegno di questa battaglia: ''La Sapienza si farà promotrice di una mozione per cancellare le definizioni con nomi di medici nazisti. La mozione sarà inviata a tutte le società scientifiche internazionali, con l'obiettivo di approdare alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo", ha annunciato il rettore Eugenio Gaudio. La questione della ''bonifica etica della nomenclatura medica'' è stata in realtà saltuariamente sollevata negli anni, ma ora è importante ''agire e ricordare'', ha sottolineato lo psichiatra Rael Strous dell'Università di Tel Aviv: ''Una recente indagine rivela che il 9% degli studenti israeliani di medicina utilizzerebbe l'eutanasia per soggetti con gravissimi handicap. Ciò significa che ciò che è accaduto con il nazismo potrebbe ripetersi. E' quindi necessario - ha avvertito - educare e ricordare, affinchè handicap e malattia non vengano mai più strumentalizzati come 'ideologie' di morte''. (ANSA). CR/

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PASIANO Elisa Agnolon, psicologa ed estetista, offre alle donne la possibilità di uscire di casa

Elisa combatte il cancroinsegnando a truccarsiElisa Marini

PASIANO

La giovane estetista di PasianoElisa Agnolon ridà alle donnemalate di cancro la possibilitàdi uscire di casa. Ha superatola malattia e dopo una laurea inpsicologia, ha deciso di conse-guire, l'unica in provincia, unaspecializzazione per curare gliinestetismi da terapia farmaco-logica, in particolare chemiote-rapia, target-therapy, ormono-terapia. La malattia si può an-che superare, e lei lo sa. Primadi tutto la lotta parte dalla testae dall'accettazione del corpo. Èper questo che da qualche me-se Agnolon fa parte dell'associa-zione "La forza e il sorriso" einsegna come volontaria allepazienti malate di cancro delSanta Maria degli Angeli cometruccarsi o usare la parrucca.«Esiste un grande vuoto fral'ospedale e la vita privata e iostessa l'ho provato. Ora lavoroin quel vuoto: i pazienti che

intraprendono delle terapie far-macologiche a casa si chiedonose possono fare la ceretta, unmassaggio, se possono truccar-si o lavarsi col sapone normale,usare il deodorante o la cremache hanno usato fino a ieri. Sichiedono come possono farequando vedono la pelle irritarsio ingiallirsi o gonfiarsi. E sisentono molto soli. Io do lorodelle risposte e ciò talvolta hauna ricaduta anche sulle tera-pie, perché a livello di preven-zione la pelle ne risente meno:sapendo che quel farmaco pro-voca quegli effetti, li si puòprevenire. Perché lo faccio?Perché sono stata operata ditumore e ho assistito mia non-na, che è stata malata anche lei.E poi mi ha sempre interessatol'aspetto psicologico della ma-lattia, già dai tempi dell'univer-sità. Non l'ho fatto per aumenta-re il fatturato, ma per aiutaresempre più persone a capireche la vita continua, anchequelle che già venivano da me

(Elisa è titolare di un centroestetico, ndr) a chiedermi sepotevano usare una crema olavarsi col sapone normale. So-no risposte che è difficile trova-re in ospedale. Lo faccio permuovere gli animi: non esisto-no solo i farmaci davanti alcancro. Perché la malattia nonè solo morte. Bisogna dirlo». Adaprile Elisa Agnolon si è specia-lizzata in estetica oncologicaall'Apeo di Monza, seguendo uncorso tenuto da medici specia-lizzati dell'Istituto europeo diOncologia e da ricercatori, ed èentrata a far parte dell'associa-zione di categoria Apeo: «Cer-chiamo così di avere un ricono-scimento giuridico. Sogno cheun giorno l'estetista possa lavo-rare accanto al medico».

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ESTETISTAElisa Agnolon,di mestiereestetista, hadecisio diinsegnare alledonne malatedi cancrocometruccarsi

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degli italiani dai 35 ai74anniconsumauna quantità diverdura e di pesceadeguata

La sigla indica, in Gliuominiche degli uominie 15pratica, lequantità seguono abitudini per cento dellegiustedei vari alimenti alimentari sane. Le donne non eccededa assumere nella donne sono oltre nel consumo disettimana il doppio (24%) dolci

congresso dei medici cardiologi ospedalieri presentato

l' ante sulla Salute degli italiani. Solo un terzo consuma verdure e pescenelle dosi suggerite, meglio per frutta e fo i. Molti ecc i con i dolci

A SALUTE del cuore passa anchedalla tavola. Ma non sempre lebuone regole vengono rispett ate,e gli italiani sono ancoraespostialrischio di malattie cardiovascola-

ri. L'aiiertaviene dal Primo Atlante sulla Sa-lute Cardiovascolare degli Italiani in linguainglese. La ricerca è stata presentata all'Ex-po di Milano, al termine del congresso na-zionale Anmco, l'Associazione dei MediciCardiologi Ospedalieri. All'iniziativa ha pre-so parte anche l'Istituto Superiore di Sanità.

Quattro anni (2008-2012) passati sottola lente d'ingrandimento per verificare se sisono rispettate le raccomandazioni su ali-menti e porzioni indicate dai Larn (Livelli diAssunzione di Riferimento di Nutrienti edenergia). Risultato, solo un terzo degli ita-liani dai 35 ai 74 anni consuma una quantitàdi verdura e di pesce adeguati. Meglio i con-sumi di frutta e formaggi. Ma questo è unPaese di golosi: solo il 14 % degli uomini e15% donne mangia dolci nella giusta misu-ra. Da notare alcune differenze di genere:l' 11 % degli uomini e ben il 24% delle donnesegue un comportamento alimentare con-siderato sano.

Un capitolo a parte ha fatto luce sulle abi-tudini degli anziani dai 75 ai 79 anni: la gran-de maggioranza di loro non consuma quan-tità adeguate di verdure e di pesce, mentrepure in questi "anni d'argento" si gustano

troppi dolci. Anche l'alcol andrebbe limita-to. La dieta mediterranea cui si ispira un re-gime alimentare corretto non è ancora ab-bastanza seguita.

Cura, diagnosi e sorveglianza in temporeale. Un altro tema dibattuto al congressoè l'importanza della telemedicina nella ge-stione dello scompenso cardiaco. Spiega Fu-rio Colivicchi, vicepresidente nazionaleAnmco: «La tecnologia è un prezioso aiutonel monitoraggio dei pazienti cronici. Oggiè possibile, grazie alle tecnologie blue-toothlwireless, seguire questi malati a di-stanza e ottenere informazioni utili a modi-ficare la terapia. La telemedicina potrebbeormai deospedalizzare i pazienti più com-plessi. Si sta imparando sempre meglio a in-dividuare il paziente ideale cui proporre ilmonitoraggio a casa e quali parametri sianoquelli da tenere sotto controllo. Fondamen-tale l'integrazione tra ospedale e territorio.La gestione del p aziente con scompenso car-diaco con la telemedicina riduce del 30-35%la mortalità e del15%le ospedalizzazioni. Infuturo, anche a causa di risorse sempre piùscarse, la telemedicina si affiancherà a car-diologo, infermiere dell'ambulatorio e me-dico di base».

Anche sulle leggi c'è molto da dire.L'Anmco ha presentato il Libro Bianco su"Cardiologia e nuovi standard": il volume di-mostra gli effetti negativi dell'applicazionedel Regolamento, già in Gazzetta Ufficiale,che determinerà profonde variazioni nel-l'assetto della rete ospedaliera. Aessere pe-nalizzata sarà soprattutto l'area cardiova-scolare. Ad esempio, gli attuali 8.534 postiletto in cardiologia verranno ridotti del43%, e delle 823 strutture di Cardiologia,581 saranno cancellate.

Avverte Michele Massimo Gulizia, presi-dente Anmco: «Le strutture cardiologiche

italiane si ridurranno di 213, cancellando difatto il network assistenziale che ha con-sentito alla nostra cardiologia di essere trale migliori del mondo per qualità e tempe-stività di intervento. Le cardiologie spari-scono soprattutto dagli ospedali con prontosoccorso. La desertificazione delle strutturepregiudica di fatto i livelli essenziali di assi-stenza, cancellando per di più la competen-za cardiologica nel 61% degli ospedali.L'Anmco ritiene indispensabile una rifles-sione sugli assetti determinati dai nuoviprovvedimenti e propone una serie di modi-fiche».

Conclude il presidente: «Il Regolamentoinoltre non fa riferimenti alla riabilitazionecardiovascolare, attività strategica per lereti ospedaliere, dimenticando l'importan-za della Rete per lo Scompenso Cardiaco, leAritmie, la Prevenzione e la Riabilitazione.Ignorati anche il Dipartimento Cardiova-scolare, fondamentale per una corretta go-vernante in area cardiovascolare, e le risor-se umane e tecnologiche, fondamentali peril successo di qualunque Sistema sanitario.L'arretramento dell'offerta di assistenzacardiovascolare è un rischio che non possia-mo permetterci».

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Dal recentecongresso annualeHeart Rhythm aBoston i risultatipositivi dell'usodell'anticoagulantedi nuova generazionerivaroxabanin pazienti confibrillazioneatrialesottopostiall'intervento sulcuore pereliminarequesta aritmia. Neipazienti sottoposti adabiazionetrans-catetere in quellitrattati conrivaroxaban nonsi sono verificatieventicardio-embolici. In quellitrattati conanticoagulantidi prima generazionesi sono registrati dueeventi (una mortevascolare e un attaccoischemico)e un sanguinamentograve.

Oltre 1.000 cardiologi,medicidi medicina generale,internisti e geriatriin aula peraggiornarsisulla gestione deipazienti conFibrillazione Atriale,l'aritmia cardiaca piùdiffusa a livellomondiale. Sono i corsidella prima "Scuola diFormazione inFibrillazione Atriale,TromboembolismoeNuovi AnticoagulantiOrali" inaugurata direcente, promossadall'Università degliStudi Sapienza edall'UniversitàCattolica Sacro Cuoredi Roma, con ilsupporto dell'AlliancePfizer-Bristol-Myers

Squibb.Obiettivoprincipale dei corso èmigliorare laconoscenza el'appropriatezza dellestrategieterapeutiche, che dacirca dueanni si sonoevolute grazieal l'avvento dei NuoviAnticoagulanti Orali,N AO, ca ratterizzati daun profilo migliore intermini di sicurezza,maneggevolezza edefficacia rispetto aivecchi dicumarolicinella prevenzionedell'ictus causatodalla fibrillazioneatriale.

L'indagineAnmcoconferma chel'adesione ad unostile di vita correttoaumenta con illivello degli studiraggiunto.

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LE VIE DELLA RIPRESA Martedì, 9 giugno 2015

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