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Progetto ISIA

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A.A. 2011/2012

Metodologia della comunicazioneProf. Marco Tortoioli Ricci Stefania DottoriGiulia GioacchiniSara Imbesi Elettra Paolinelli

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Il progetto “reflections” nasce da una riflessione sul progetto Happy-nessie.Reflection ha infatti un duplice significato: riflessione mentale at-traverso il confronto con persone di altre culture e riflessione fisica attraverso specchi.

Sempre più spesso sia parla di valutare un luogo o un territorio in base alla sua capacità di generare felicità. Quest’ultima parola è stata il nostro punto di partenza: quali luoghi sono in grado di generarla? È il luogo in sé a produrla, o l’esperien-za generata in esso?

Da qui siamo arrivate infatti a domandarci se siano i luoghi stessi a dare felicità, o piuttosto le esperienze compiute al loro interno.

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Analisi

tesi.Generare un ricordo positivo legato ad un luogo può influire sul provare felicità o meno. Ovviamente influisce anche il background culturale ed altre esperienze pregresse.Infatti, anche secondo lo scrittore Luca De Biase, non sono i valori economici a rivelare il grado di crescita di una città o di un paese, bensì lo scambio di beni intangibili e appartenenti al mondo delle relazioni umane.Siamo partite proprio dalle relazioni umane cercando di ampliare la nostra ricerca, creando una sorta di esperimento che potesse confermare o confutare la nostra tesi.

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svolgimento.Abbiamo organizzato un confronto fra quattro ragazzi di nazionalità diverse in un luogo sconosciuto a loro e soprattutto senza che si conoscessero prima di questa esperienza o parlassero la stessa lingua. Pianificando questo incontro abbiamo creato una situazione che potesse farli interagire sia con il posto sia tra loro stessi e provare sensazioni che ci avrebbero aiutato a capire meglio la possibile esistenza di un rapporto tra felicità e luogo. Le persone coinvolte sono state due ragazze, provenienti da Spa-gna e Lettonia, e due ragazzi originari di Francia ed Italia, ai quali è stato spiegato il progetto a cui avrebbero preso parte da lì a poco. In un primo momento abbiamo fatto entrare i quattro ragazzi in un grande locale completamente vuoto (solo ricoperto di specchi). Abbiamo chiesto loro di prendere confidenza con il posto, facendoli esplorare la stanza. Successivamente abbiamo fatto scegliere loro un punto della stanza e la posizione nella quale si sarebbero sentiti più al sicuro.

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verifica.Per verificare se la nostra tesi fosse corretta abbiamo ritenuto necessario domandare ai ragazzi coinvolti quali fossero state le loro impressioni iniziali e quelle dopo l’esperienza appena vissuta. Inoltre gli abbiamo chiesto più in generale le loro sensazioni legate alla sperimentazione.

Per ottenere una documentazione aggiuntiva alle nostre riflessioni abbiamo documentato tutta l’happening tramite video e fotografie.

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conclusioni.Riflettendo anche sugli studi di Otto Neurath riguardo lo sviluppo urbano e sociale delle città, ci siamo chieste se fosse possibile “catalogare” o comunque riassumere le caratteristiche di nazioni di-verse tramite concetti o parole. Dalle interviste fatte in fase di verifica abbiamo estrapolato trentatre parole che riassumessero le espe-rienze dei ragazzi o esprimessero concetti interessanti dal punto di vista sociale.Queste parole rappresentano dei veri e propri collegamenti mentali tra i quattro ragazzi intervistati.

Abbiamo utilizzato le suddette parole per creare un vero e proprio brainstorming. Scrivendole su dei fogli e collegandole con il sog-getto che le aveva nominate abbiamo notato che più parole erano state ripetute da diversi ragazzi. È quindi possibile riassumere nazionalità così diverse tra loro tramite singoli vocaboli? Ragazzi così dissimili possono provare le medesi-me sensazioni?

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Nelle risposte che abbiamo dedotto abbiamo ritrovato anche un concetto importante espresso da Benjamin nel saggio “Il narratore” quando parla dell’esperienza materiale come motore di memoria. “La memoria è la facoltà epica per eccellenza”, afferma Benjamin.

Alcuni dei partecipanti hanno infatti risposto ricordando ciò che vedevano o sentivano al tatto, o comunque ricordando esperienze collegate alla memoria pregressa, non solo di quel momento, ma anche dell’infanzia o di momenti lontani.

In conclusione possiamo affermare che un luogo in sé non basta a dare felicità: l’esperienza è parte fondante di sensazioni positive e di ricordi generati da momenti vissuti in quel luogo e ricordi riportati alla memoria dal luogo stesso. Inoltre possiamo affermare che le persone all’interno di una stessa stanza se in un primo momento tendono ad isolarsi, successiva-mente la natura sociale dell’uomo emerge attraverso un atteggia-mento di aggregazione.

Felicità = Luogo + Esperienza

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