Recensione numero zero

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Il quotidiano online del lettore Ottobre 2009 Torniamo a leggere All’interno Cultura, potere e civiltà. Puntiamo sui libri. Editoriale Il boom degli ebook. Viaggio nell’editoria low cost. Inchiesta “Stabat Mater”. Intervista a Tiziano Scarpa. Intervista Recensione La protagonista, alter ego della scrittrice e come lei colpita dal morbo di Lou Gehrig, ripercorre mezzo se- colo di vita privata . Consigli di lettura Un libro diverso, dove luoghi e storia si fondo- no attraversati dall’amo- re per il territorio fino al cuore della città lagunare. Il libro del mese Incredibile opera prima per Glenn Cooperche con “ La biblioteca dei mor- ti”. entra nel gran mer- cato editoriale passando per la porta principale.

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Numero zero del magazine Il Recensore

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Il quotidiano online del lettore Ottobre 2009

Torniamo a leggere

.All’interno

Cultura, potere e civiltà.Puntiamo sui libri.

Editoriale

Il boom degli ebook.Viaggio nell’editoria low cost.

Inchiesta

“Stabat Mater”.Intervista a Tiziano Scarpa.

Intervista

Recensione

La protagonista, alter ego della scrittrice e come lei colpita dal morbo di Lou Gehrig, ripercorre mezzo se-colo di vita privata .

Consigli di lettura

Un libro diverso, dove luoghi e storia si fondo-no attraversati dall’amo-re per il territorio fi no al cuore della città lagunare.

Il libro del mese

Incredibile opera prima per Glenn Cooperche con “ La biblioteca dei mor-ti”. entra nel gran mer-cato editoriale passando per la porta principale.

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28 Cruciverba letterario

Recensioni Viaggio di un padre nella follia della propria figlia 18

PoesiaPoesie varie25

RaccontoLa battuta27

VignettaModelli 29

Libro del MeseIl successo dell’estate. “La biblioteca dei morti” 20

Recensioni“Viaggio a Teheran”. Cartoline dall’Iran di oggi 19

La libreriaLa libreria del viaggiatore 22

24 Consigli di Lettura

Cronache birmane e viaggi dell’elefante 21Il migliore e il peggiore

InchiestaScribd e l’ebook risale la china.Intervista a Bruno editore

7

Recensioni Marketing, strategia vincente 16

Recensioni L’uomo di Arcore. Tra tv e politica 15

IntervistaSi può davvero perdonare?Parla Elisabetta Bucciarelli

10

Recensioni “L’ultima estate” La malattia e il ricordo 14

L’evento“Copy in Italy” In mostra le pellicole 9

EditorialeCultura potere e cilità.Puntiamo sui libri

5

Ex librisScrittori alla sbarra e parole di verità8

Seguici su

www.ilrecensore.com

La frase del mese:“Solo i giusti trionferanno, il buio colpirà tutti gli altri” (Alex Munno)

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Sommario

“Stabat Mater “.Intervista a Tiziano Scarpa

11Intervista

www.ilrecensore.com

“Lezioni di nuoto”Intervista a Valentina Fortichiari

12Intervista

Recensioni Google il boss di Internet. Il futuro nelle sue mani? 18

RecensioniRacconti di Paolo Delbono 19

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DIRETTORE RESPONSABILEStefano Giovinazzo

REDATTORE CAPO E COORDINATOREMatteo Chiavarone

Edizione ebook

DIRETTORE RESPONSABILEStefano Giovinazzo

CAPOREDATTOREMatteo Chiavarone

REDAZIONEChiara Pieri, Francesca Camponero, Anna Borrelli, Dario De Cristofaro, Daniela Allocco, Michela Gelati, Valentina Pizzi, Gaia Passerini, Michela Spartera, Livio Lodico, Paolo Calabrò, Donatella Rossi, Luca Giudici, Elena Romanello, Elisa Bonfadini, Sabrina Villa, Alessandra Gentile, Marianna del Curto, Giuliana Guazzaroni, Alessandro Cascia, Roberto Nicola, Ghita Montalto, Flavia Campana, Raffaella Rogora, Dario Guzzelloni, Felice Carlo Ferrara, Lucia Mieli

PROGETTO GRAFICOElisa Bonfadini

WEB DESIGNERElisa Bonfadini

Mensile del libro e della letteraturaOttobre 2009www.ilrecensore.com

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Giornale Online

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Cultura, potere e civiltà. Puntiamo sui libri

Editorialea cura di Stefano Giovinazzo

editoriale ho davanti un libro, mentre lo sfoglio ripenso al lavoro che c’è dietro, a quanti vi hanno lavorato, allo sforzo che lo scrittore ha dovuto mettere per realizzarlo. E ancora prima partorirlo. Rendo onore a queste pagine, assaporandone il gusto, girando con casto rispetto la carta prima di immergermi in un’altra realtà: la lettura. Con questo interesse il Recensore ha deciso di diventare materia, passare dal web alla libreria, entrare nel posto in cui ognuno di noi quotidianamente vive: i templi della cultura.

Vogliamo mangiare i libri, maneggiarli e criticarli.

Una lettura inten-sa lascia il se-

gno, genera emozioni. Nel momento in cui scrivo questo primo

con recensioni, interviste, inchieste, eventi e consigli di lettura. Ma non solo.

La rivista mensile che oggi vi presentiamo è rivolta anche ad editori, a scrittori, agli addetti ai lavori che possano trovare queste pagine spunti di riflessione e argomenti di conversazione quotidiana.

Una redazione giovane con la cultura in tasca. Ecco si, noi vogliamo vivere di libri: girare per Roma, dove sarà distribuita inizialmente la rivista, con il potere della cultura, con la freschezza delle idee. Sfidando il presente e investendo lì dove il mercato è in bilico da anni: il libro e le sue tradizione, le sue passioni, i suoi sogni.

Il suo futuro. Già perché nonostante gli ebook, fenomeno interessante che interessa e coinvolgerà nel futuro le nuove generazioni, noi vogliamo cantare l’amore per i libri per l’odore della carta, la rugosità delle pagine, la conversazione sugli scaffali. E allora Il Recensore punta sui libri. Investe nella cultura e stimola a leggere, a varcare le soglie di una libreria, a tuffarsi in un’altra dimensione, a godersi una sana meditazione.

Investe nella cultura e stimola a leggere, a varcare le soglie di una libreria, a tuffarsi in un’altra dimensione, a godersi una sana meditazione. Come disse tempo fa, la giornalista Christiana Ruggeri in occasione della presentazione del suo libro “La lista di carbone” (Mursia, 2008), entrare in libreria è “recuperare il nostro tempo, assaporare il quotidiano”, spazzato via dalla routine e dai postumi di una globalizzazione alienante.

Il Recensore ogni mese sarà in libreria per fomentare, nel sano gusto del termine, la lettura, per valorizzarla, distinguere quella sana da quella fasulla.

A testimoniare come puntare sui libri nell’era del social network e dell’I-Phone, sia un’esperienza da che vale la pena di vivere.

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Ed ecco un free press per il lettore

vogliamo cantare l’amore per i libri

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Scribd e l’ebook risale la china. Intervista a Bruno editore

a cura di Gaia Passerini

Inchiesta

Nonostante le difficoltà di leg-gere un libro su supporto

digitale, molte iniziative stanno ren-dendo l’ebook sempre più popolare. L’ultima è una piattaforma onlinesu Scribd per comprare e vende-re libri elettronici risparmiando.

Il destino del libro nell’era digitale è stato, negli anni, più che mai contro-verso. Per la musica, i video, i film si è assistito allo scardinamento più o meno totale dei modelli di vendita tradizionali e alla nascita di nuove forme di distri-buzione digitale (dai file Mp3 a iTunes, dalle reti P2p a YouTube). Finora non si era ancora riusciti a coniugare gli inte-ressi degli editori all’utilizzo di nuove tecnologie in modo profittevole anche per l’utente. Eppure qualcosa si muove. Piccoli passi positivi sembrano essere stati fatti su più fronti. A partire dall’edi-toria online per la scuola, con il ministro Gelmini che ha dato la sua benedizione ai testi scolastici scaricabili da intenet raggiungendo il duplice obiettivo di ridurre i costi e alleggerire gli zainetti.

Tra gli editori di ebook di formazione, Bruno editore è di certo il più quotato sul mercato e punto di riferimento per gli editori tradizionali interessati a sperimentare il formato elettronico e un nuovo modello di business. “Sono un appassionato di formazione e negli ultimi cinque anni ho letto circa duemi-la libri su questo argomento - racconta Giacomo Bruno di Bruno Editore - e navigando in internet alla ricerca di testi americani mi sono imbattuto in una sorta di ebook, così mi è nata l’idea di importare lo stesso concetto in Italia“. Inizialmente la casa editri-ce commercializza solo testi e video propri, con il passare del tempo e il successo ottenuto, diversi autori han-no voluto appoggiarsi all’azienda fino a farla diventare leader nel settore.

Altro step verso la fortuna dell’ebook è la genialata di Amazon che ha

messo in commercio Kindle e Kindle 2, dispositivi portatili e senza fili per scaricare e leggere documenti, pdf e libri elettronici. Un’analoga applica-zione per iPhone, poi, è stata immessa nel mercato dalla Apple, cosicché sarà possibile leggere il nostro romanzo preferito direttamente sul telefonino.

Ultima trovata, in ordine di tempo, che dovrebbe contribuire al decollo del-l’editoria online è l’idea di Scribd. Il noto social network per la condivisione libera di documenti online (lo YouTube dei documenti), propone ai suoi utenti un’importante novità, che dovrebbe ri-solvere anche le varie questioni legate al diritto d’autore, nelle quali il servizio è stato coinvolto in passato. Si tratta di una piattaforma per l’e-commerce, che ha costituito un vero e proprio store, in cui è possibile vendere e acquistare gli ebook.

Per questo ritengo che sia un prezioso strumento di viral marketing - spiega Giacomo Bruno - che possa far circo-lare le idee in cui crediamo. Ho visto pubblicati molti degli ebook free e dei capitoli 1 che distribuiamo gra-tuitamente attraverso il sito di Bruno Editore. Questo aumenta la diffusione del nostro marchio e delle basi della formazione personale, professionale e finanziaria. E’ anche uno straordina-rio strumento per creare e diffondere la cultura dell’ebook, in modo che le persone si abituino a leggere su scher-mo, con un grande risparmio di carta”.

Ogni autore ha la possibilità di realiz-zare un proprio profilo e può mettere in vendita la sua opera attraverso il Web sotto forma di ebook, in vari formati.Ognuno può fissare un determinato prez-zo per la propria opera, beneficiare della “vendita diretta”, bypassando gli editori e le vie tradizionali di commercializza-zione dei libri, potendo raggiungere in questo modo più rapidamente il mercato (in alcuni casi con maggiori guadagni). I lettori, dal canto loro, possono accede-re a tanti libri a prezzi ridotti. L’autore percepirà l’80% di guadagno, in base al prezzo del libro, e Scribd tratterrà il 20%. Le possibilità per gli acquirenti sono molte: acquistare l’opera intera o solo alcuni capitoli o abbonarsi a un’opera le cui pubblicazioni avvengono in serie

Scribd è una sorta di Youtube di file e ebook

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Ex libris

La Turchia, si sa, è il Paese dei paradossi e delle contraddizioni.

E anche in queste settimane non ha voluto smentire la sua fama, con notizie preoccupanti circa due dei suoi scrittori più celebri: Orhan Pamuk e Nedim Gür-sel. Il premio Nobel per la Letteratura 2006, due settimane, ha visto arrivare una brutta notizia dalla Yargitay, la Cassazione turca. I giudici hanno deciso di annullare in terzo grado la sentenza di non luogo a procedere che i giudici del Tribunale di Istanbul avevano emes-so nel febbraio del 2006. Il narratore era stato portato alla sbarra a causa di un’intervista a un magazine svizzero, in cui aveva affermato che la Turchia ave-va ucciso un milione di armeni nel 1915 e 30mila curdi negli ultimi 30 anni. Era stato processato secondo il vecchio ar-ticolo 301 del codice penale turco, che puniva l’offesa all’identità turca con una detenzione da sei mesi e tre anni. Pamuk non tornerà davanti ai giudici, ma sarà costretto a risarcire economicamente tutti quelli che si sono sentiti diffamati dai suoi commenti. A destare ancora più preoccupazione, più nell’opinione pubblica internazionale che in quella turca, è la sorte di Nedim Gürsel, sot-to accusa per aver infranto l’articolo 216/1 del codice penale turco, che punisce l’istigazione all’odio religioso. Rischia da uno a tre anni di reclusione.

Il libro che lo ha fatto finire davanti al giudice si intitola “Le figlie di Allah” ed è uscito in Turchia nel marzo del 2008. Contiene soprattutto racconti sulla vita del Profeta Maometto ed entro breve sarà pubblicato anche in Francia, dove Gürsel risiede da 30 anni. A denunciarlo è stato un fedele che, lo scorso agosto, ha giudicato il testo un’offesa all’Islam. Gürsel è stato attaccato più volte anche dal quotidiano islamico Vakit .Il procedimento contro lo scrittore sta creando più una polemica nel Paese per due motivi. Il primo è che, nonostante l’attuale governo abbia emendato l’articolo 301, che adesso punisce l’offesa alla nazione turca e

non più all’identità, il codice penale turco contiene altri articoli che limitano potenzialmente la libertà d’espressione, come Amnesty International denuncia da tempo. Il secondo è che in questo processo rischia di venire coinvolto pesantemente anche l’esecutivo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan.

La Diyanet, la Direzione per gli affari religiosi, sotto controllo governativo, ha redatto un rapporto sul libro, accusandolo di blasfemia. E nonostante la pubblica accusa abbia chiesto l’assoluzione per Gürsel, perché la denuncia è partita da un’offesa per fatto personale, molti hanno paura che possa finire male.

Il processo, poi, arriva in un momento delicato per il premier, che dopo la batosta elettorale alle amministrative di marzo, venerdì scorso ha operato un corposo rimpasto di governo, cambiando 8 ministri. La stampa turca ha interpretato le scelte operate dal primo ministro come un irrigidimento della componente conservatrice. Un governo con uomini più vicini a Recep Tayyip Erdogan, meno al presidente della Repubblica Abdullah Gul. E c’è chi teme anche all’Europa. Sotto accusa il libro “ Le figlie di Allah”

Scrittori alla sbarra e parole di verità

a cura di Marta Ottaviani

7 La rivista del lettore

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“Copy in Italy” in mostra le pellicole

L’eventoa cura di Gaia Passerini

Una mostra con 20 autori, oltre 500 immagini, due convegni

internazionali e 1500 copertine. Tutto questo è “Copy in Italy“. Alla Biblio-teca Nazionale Braidense di Milano, un viaggio tra gli autori italiani nel mondo dal 1945 a oggi, nell’ambito di un percorso nella editoria inter-nazionale organizzato dalla Fonda-zione Arnoldo e Alberto Mondadori in occasione della chiusura del 75° convegno dell’Ifla (International Federation of Library Associations).

Scopo dell’iniziativa mettere in evi-denza la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo nella seconda metà del XX secolo, centran-do l’attenzione sugli scrittori italiani più conosciuti e amati all’estero.La mostra “Copy in Italy”, che rimarrà aperta fino al 20 ottobre, propone un approfondimento sul tema della tra-duzione e della diffusione della produ-zione intellettuale italiana degli ultimi sessant’anni, facendo il punto con una serie di testimonianze e di lavori critici su alcuni casi emblematici e offrendo una testimonianza del ruolo svolto dal-la mediazione editoriale nell’esporta-zione della cultura italiana nel mondo.

Da Primo Levi a Umberto Eco, da Italo Calvino a Roberto Saviano, da Giovannino Guareschi ad Andrea Camilleri, da Giuseppe Tomasi di Lampedusa a Gianni Rodari. E’ un dato di fatto: l’Italia del secondo do-poguerra ha esportato autori e opere che si sono impresse nella memoria collettiva e hanno contribuito a defi-nire l’immagine dell’Italia all’estero.Grazie al lungo lavoro di ricerca che ha preceduto la mostra, il visitatore ha la possibilità di ammirare oltre 1500 copertine, 120 pannelli esposi-tivi, 500 immagini, più di 180 volumi esposti, raccontati da oltre 20 autori. Premessa teorica del lavoro è un per-corso a ritroso lungo la filiera edito-riale per analizzare con un approccio

innovativo la diffusio-ne della cultura italiana.

n tutto il mondo, raccolte e catalogate in anni di lavoro, negli archivi privati e nelle biblioteche storiche delle case editrici: un cammino attraverso le “traduzioni visive” legato all’analisi dei flussi di vendita che individuano i generi di maggior successo, le aree geoeditoriali più attente alla produzio-ne italiana, il ruolo delle coedizioni, il rapporto tra import e export grazie ai dati forniti dall’Ufficio studi Aie.

L’allestimento propone alcuni per-corsi individuati tra le migliaia di copertine degli autori italiani tradotti iNella galleria di immagini si incontra-no copertine di particolare rarità come quella di “Don Camillo e il suo gregge” in polacco, stampata in Gran Bretagna e diffusa clandestinamente, o volumi come “Il barone rampante” di Calvino con dedica del primo traduttore argenti-no, o le diverse edizioni di “Conversa-zione in Sicilia” di Vittorini, che dise-gnano un’inedita immagine dell’isola.

Altri pannelli hanno come fulcro alcu-ne tematiche fondamentali legate alla diffusione dell’italianità nel mondo: il grande successo del “noir medi-terraneo” a livello mondiale, la sor-prendente vitalità degli autori italiani

per l’infanzia (da Rodari a Stilton), il ruolo degli agenti letterari e degli edi-tori nella vendita dei diritti, l’editoria religiosa, il ruolo delle trasposizioni cinematografiche, l’eccellenza rappre-sentata dai libri d’arte e di architettura.

A lato della mostra, si terranno due convegni internazionali che riguardano autori italiani molto amati anche all’estero: Giovanni-no Guareschi e Andrea Camilleri

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Si può davvero perdonare? Parla Elisabetta Bucciarelli

L’intervistaa cura di Stefano Giovinazzo

Una leggenda antica, una richie-sta di perdono, un senso di colpa

che non trova pace. “Io ti perdono” (Kowalski, 2009) di Elisabetta Buccia-relli è un giallo, come afferma l’autri-ce, “dolente, sincero e appassionato“.“Io ti perdono“, un giallo ambien-tato a Milano. Su cosa ha pun-tato in questo suo ultimo libro?“Io ti perdono racconta Milano ma an-che la Valle d’Aosta e la Liguria. E’ in controtendenza rispetto ai miei tre pre-cedenti. In queste pagine basta un cuore nero a tingere dello stesso colore qual-siasi luogo. In realtà il libro si propone di indagare il lato oscuro del femminile. Quelle zone d’ombra che riguardano i sentimenti “neri”, alimentati da un’edu-cazione sentimentale inadeguata o del tutto assente. La città, i boschi e il mare sono quindi soprattutto luoghi simbolici.”

Parliamo del titolo, sicuramente d’im-patto. Cosa ci può dire a riguardo?“Il titolo è l’ossessione che mi ha mosso a scrivere. Una domanda su tutte: si può davvero perdonare? Tutti questi delitti, il male, le tragedie della cronaca e della letteratura di genere (e non), propon-gono vittime, fascinosi poliziotti che indagano, ma esistono anche e soprat-tutto, familiari feriti e amici inconsola-bili che devono fare i conti con la realtà.

Cosa può fare chi resta? Vivere nella speranza di vendicarsi, di ottenere una giustizia formale oppure perdonare, la-sciando scivolare sullo sfondo il male e riprovando a mettersi in gioco. Perdonare un uomo che uccide ma anche una perso-na che ti abbandona è un gesto da super-umani. Eppure qualcuno ci riesce. Qual-cuno in nome di un Dio, altri in nome di se stessi. Un piccolo torto o una grande mancanza. Allo stesso modo gravi per anime differenti. Mi sono chiesta se sia davvero possibile riuscire a concedere un perdono che ci liberi e ci permetta di con-tinuare a condurre un’esistenza decente.

Nel libro non offro risposte risolu-tive ma cerco di porre interrogativi attraverso le storie e i personaggi.”

Sono molte le lodi attorno ai suoi li-bri, la definiscono “una professionista della scrittura“. Lei come si vede?“Definirmi una “professionista della scrit-tura” è, più che una lode, una constatazio-ne, credo. Di fatto la mia professione è scrivere. Un riconoscimento di una strada che parte da molto lontano ed è fatta solo di scrittura. In questo penso di essere stata coerente, anche nei momenti più difficili, e di aver trovato il modo di coltivare la parola in ogni circostanza professionale. A me sembra di essere lungo un percorso di ricerca che non finisce mai, difficile e stimolante. Non sono mai soddisfatta e cerco sempre di mettermi in gioco e di sfidarmi su terreni narrativi che non cono-sco. Di una cosa sola sono sicura, la sin-cerità con cui scrivo. Non costruisco per gioco ma non ho scelta, devo scrivere.”

Nel libro è forte l’elemento del passato che porta il protagonista, l’ispettore, ad un viaggio a ritro-so. Cos’altro troviamo nel testo?“Nel libro ci sono un’indagine non autorizzata e un paio di indagini or-todosse. Poi ci sono le aspettative e le speranze tradite e deluse di bambi-ni, donne (soprattutto) e uomini che

cercano disperatamente un’arcadia di pu-rezza perduta. Vorrebbero potersi fidare e non riescono. Rinunciano e hanno paura.”

Cos’è il perdono per Eli-sabetta Bucciarelli?“E’ un regalo che facciamo in nome di un amore più grande. Un punto di arrivo. Che nella vita ti condiziona scelte e percorsi.”

Il suo libro in 3 aggettivi.“Dolente, sincero e appassionato.”

Elisabetta Bucciarelli vive e lavora a Milano. Ha pubblicato diversi saggi e sceneggiature tra cui Amati Matti, menzione speciale della giuria alla 53a Biennale del Cinema di Venezia. Ha pubblicato i romanzi Happy Hour (Mursia), Femmina de luxe (Perdisa Pop) e Dalla parte del torto (Mursia), selezionato per il Premio Scerbanenco 2007 e finalista al Premio Azzeccagar-bugli come miglior romanzo poliziesco del 2008. Collabora con alcune testate giornalistiche occupandosi di filosofie, arte, manie. Ha ideato e tiene da più di dieci anni il laboratorio Esprimer-si con la scrittura, scrivere per stare bene. Conduce la rubrica GialloFuoco, su Booksweb.tv. Molti suoi racconti sono apparsi in quotidiani, antolo-gie e nel Giallo Mondadori. Una sua short story noir è presente nel recente volume Alle signore piace il nero. Il suo sito è www.elisabettabucciarelli.it

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“Stabat Mater”. Intervista a Tiziano Scarpa

L’intervistaa cura di Stefano Giovinazzo

Stabat Mater” (Einaudi, 2008) dello scrittore veneziano Tiziano Scarpa

ha conquistato il premio Strega 2009 con 119 voto contro 118 . Ha vinto sul “riva-le”, e grande scrittore, Antonio Scurati in gara con “Il bambino che sognava la fine del mondo” (Bompiani, 2009).

L’autore ci rivela come è cambiata la sua vita professionale dopo quel-la serata in cui è salito sul podio della letteratura italiana del 2009.

Cosa è cambiato da quel giorno?“Ricevo molti più inviti, e gli incontri pubblici a cui partecipo sono più affollati. Però anche prima ero un autore abituato a girare tanto, in tutta Italia, soprattutto per fare le letture sceniche nei teatri, nelle biblioteche e nelle piazze. In tutta sincerità, devo dire che grazie al premio ora ho qualche introito in più, e questo dovrebbe permettermi di concentrarmi meglio sui miei prossimi libri, senza di-sperdermi in troppi lavoretti occasionali. In Italia ci lamentiamo di una mancanza di una solida tradizione romanzesca. Un romanzo impegnativo però non lo puoi scrivere nei ritagli di tempo. Ci vogliono mesi, se non anni. Ricerche, documen-tazioni, ma soprattutto continuità e con-centrazione. Perciò un mercato editoriale più ampio produce romanzi migliori.”

Nel libro si vivono il dolore, l’ansia, l’abitudine, la solitudine. All’ini-zio non poteva essere un’arma a doppio taglio, un approccio troppo drammatico, per far presa sul letto-re? O è proprio questo il valore del libro su cui ha deciso di puntare?“Fare presa sul lettore non è il mio as-sillo primario. Devo rispettare le ragioni dell’opera, e in questo caso, ancora di più, lo stato d’animo angosciato della protagonista, la giovane Cecilia osses-sionata dall’essere stata abbandonata dalla madre. Il romanzo inizia al buio, in una tenebra dello spirito affollata da incubi di fallimento e di morte. Se questo

mi fa perdere qualche lettore, pazienza: io non devo perdere la mia protagonista!”

Nel libro la musica diventa il triste ritmo dell’abitudine. Che ruolo ha dato alla musica in questo suo libro? “All’inizio sì, quella che suonano le giovani musiciste è una musica stanca e ripetitiva. Poi però arriva Vivaldi, che cambia tutto. Noi, con il senno di poi, sappiamo che il Prete Rosso ha dato una svolta storica alla musica del suo tem-po. Ma nel quotidiano di quell’epoca, nell’esperienza personale delle orfane e trovatelle che vivevano pressoché segregate all’Ospedale della Pietà, che cosa deve avere comportato l’impatto con uno stile musicale completamente nuovo? Che cosa ha seminato nell’ani-mo di quelle ragazze, questa musica per loro inaudita? Allo stesso modo, che cosa semina nei nostri animi l’ascolto continuo, giornaliero della musica?”

Qual è stata la maggior difficoltà nel-la stesura di questo ultimo lavoro?“Trovare il tono giusto. La voce giu-sta. Cecilia scrive una specie di diario aperto, una lettera frammentaria e inin-terrotta a sua madre. Ho deciso che non avrei simulato lo stile e il lessico della lingua italiana di inizio Settecento. Vo-levo essere semplice, essenziale, ma anche solenne, accorato senza risultare

patetico. Attraverso la situazione che vive Cecilia, e attraverso la sua penna, ho potuto pronunciare parole, ed espri-mere concetti, che se dovessi firmare con il mio nome avrei pudore a scrivere.”

Come sta cambiando la sua scrit-tura da scrittore veneziano (”Ve-nezia è un pesce“) a voce italiana ed europea di grande spessore? “Sono stato fortunato fin dal mio esor-dio, “Occhi sulla graticola” nel 1996 ebbe subito una risonanza molto ampia e venne tradotto in varie lingue, persino in cinese. “Venezia è un pesce”, per il fatto che parla di una città amatissima in tutto il mondo (e anche perché forse lo fa con un’impostazione innovativa), ha avuto molte traduzioni all’estero. Non mi pongo domande sulla destina-zione locale o internazionale dei miei libri. Ho riscontrato che se una cosa che scrivo mi appassiona nell’intimo, se mi dà brividi intellettuali ed emoti-vi, prima o poi troverà i suoi lettori.”

Tre aggettivi per defini-re il suo “Stabat Mater”?.“Sconsolato, crudele, raccolto.”

Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963. Ha scritto Occhi sulla Gratico-la (Einaudi 1996 e 2005), Amore® (Einaudi 1998), Venezia è un pesce (Feltrinelli 2000), Cos’è questo fra-casso? (Einaudi 2000), Nelle galassie oggi come oggi (con Raul Montanari e Aldo Nove, Einaudi 2001), Cosa voglio da te (Einaudi 2003), Ka-mikaze d’Occidente (Rizzoli 2003), Corpo (Einaudi 2004), Groppi d’amore nella scuraglia (Einaudi 2005), Batticuore fuorilegge (Fa-nucci 2006), Amami (con Massimo Giacon, Mondadori 2007), Comuni mortali (Effigie 2007), L’inseguitore (Feltrinelli 2008), Discorso di una guida turistica di fronte al tramonto (Amos 2008), Stabat Mater (Einaudi 2008). Scrive su ilprimoamore.com.

11 La rivista del lettore

Page 13: Recensione numero zero

“Lezioni di nuoto”. Intervista a Valentina Fortichiari

L’intervistaa cura di Alessandra Stoppini

Nel romanzo “Lezione di nuo-to“ di Valentina Fortichiari

(Guanda, 2009) viene descritta l’esta-te del 1920 trascorsa dalla scrittrice Colette nella sua casa dal nome cel-tico roz ven rosa dei venti, in Bre-tagna sul mare vicino a Saint Malò.

In questo luogo da favola, che pro-fuma di spezie e di verbena, Saint-Coulomb, le ore trascorrono liete con amici scrittori ed intellettuali nuotando, conversando, andando in gita e giocan-do a carte. Ne parliamo con l’autrice.Insieme a lei, oltre alla figlia Bel-Ga-zou di otto anni e l’amica-segretaria, la quarantasettenne Colette ha portato con se Bertrand, figlio sedicenne del suo secondo marito, il barone Henry de Juvenel, al quale impartisce lezioni di nuoto. Ma il rapporto tra i due avrà uno sviluppo impensato. Il romanzo racconta la prima estate di questo amo-re vissuto apertamente davanti a tutti.

Valentina, come mai ha scelto di raccontare questo particola-re periodo della vita della scrit-trice e come si è documentata? “Come ho raccontato nella Nota al testo, mi colpì la notizia delle lezioni di nuoto che Colette impartiva al figliastro. Co-minciai a vederle (sono stata agonista ed istruttrice). Poi, un’estate, passai l’agosto a nuotare in quella baia ed a osservare le maree, il mare, la casa bretone, gli ani-mali. Insomma volevo capire con tutti i sensi colori, odori, suoni, impressioni. L’acqua come metafora di iniziazione alla fisicità del nuoto e dell’amore. Era questo aspetto che volevo raccontare.”

Chi era Hélène Picard?“Era soprattutto una poetessa. Ha poi fatto brevemente da segretaria a Colet-te, al giornale Le Matin. Era tenden-zialmente una persona un po’ depressa. Mi è piaciuto immaginarla come la controfaccia di Colette. Con un po’ di libertà naturalmente, ma non cre

do di esser andata lontana dal vero.”

Possiamo definire una sorta di “pre-monizione” la pubblicazione di Chéri, avvenuta pochi mesi prima della nasci-ta della liaison tra Colette e Bertrand?“In un certo senso si, anche se la trasgres-siva Colette aveva avuto, prima di Ber-trand, un amore con un altro adolescente. Certamente la storia di Chéri e Bertrand mostra incredibili analogie, ma Bertrand era forse meno arrogante di Chéri, anzi più fragile, più riflessivo, più generoso.”

Cosa ha rappresentato nel-la letteratura francese la pro-duzione letteraria di Colette?“Colette è stata una delle glorie nazionali, riconosciuta come tale e adorata dai con-nazionali. Ha un suo posto preciso ed in-discusso nell’Olimpo letterario francese, anche se ignoro la sua attuale fortuna fra i lettori. In Italia non ha mai attecchito tan-to. Oggi è pressoché dimenticata, temo.”

Donna emancipata, trasgressiva, ma anche Grand’Ufficiale della Legion d’Onore, Colette è stata la prima donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere funerali di Stato. Claudine a scuola è ancora inserito nella guida bibliografica dell’Opus Dei fra i libri proibiti. Cosa ne pensa?

“Posso capire, ma non solo la serie della Claudine è considerata scandalo-sa. Altri suoi libri, più autobiografici, mostrano pagine disinvolte, in coerenza con la sua intera esistenza. Del resto, gli anni Venti erano generalmente trasgres-sivi soprattutto in Francia. Tanto che la sua storia con il figliastro Bertrand non destava scandalo, almeno fra gli amici che lei era solita frequentare.”

In questo periodo, oltre al suo ro-manzo, Adelphi ha ripubblicato Chéri e La fine di Chéri, mentre è appena uscito il film omonimo di-retto da Stephen Frears. C’è una riscoperta della scrittrice francese?“Me lo auguro davvero. Spero con-tribuiranno, il film certamente, il mio racconto in misura minore, a suscitare il desiderio di rileggerla.”

Valentina Fortichiari è nata a Mi-lano dove vive e lavora. Saggista, ha curato in particolare l’opera di Guido Morselli (Guido Morselli immagini di una vita, Rizzoli 2001) e Cesare Zavattini. Ha svolto attività agoni-stica come nuotatrice e ha scritto un manuale sul nuoto Nuotare tutti subito e bene (Tea 2007). Lezione di nuoto, Bertrand e Colette. Esta-te 1920 è il suo primo romanzo.

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“L’ultima estate”. La malattia e il ricordo

Recensionia cura di Alessandra Stoppini

Nella folgorante opera prima di Cesarina Vighy “L’ultima estate”

(Fazi, 2009), Zeta, la protagonista, alter ego della scrittrice e come lei colpita dal morbo di Lou Gehrig, ripercorre mezzo secolo di vita privata e storia italiana. Quanto e come cambiano le proprie abitudini, il modo di pensare, di affrontare la vita quando una grave malattia neurologica, la Sindrome late-rale amiotrofica stravolge l’esistenza.

Affidarsi ai ricordi per sopravvive-re quando anche il corridoio di casa diventa un ostacolo insormontabile.Zeta si domanda “…perché mi è toccata questa umiliazione?…” riferendosi alla malattia che la obbliga alla quasi immobi-lità, sapendo benissimo che a quesiti come questi non vi è alcuna risposta possibile.

Dalla finestra della sua camera dove osserva una singolare coppia di merli femmina che hanno costruito un nido nell’incavo di un tronco di un albero, ella ripensa alla propria vita, al passato. Ricostruisce l’infanzia balzachiana di sua madre Nives, l’incontro a Venezia con suo padre, l’Avvocatino già sposa-to, la sua nascita col fatto di essere stata considerata subito la bambina più bella del mondo, la II Guerra Mondiale nella città lagunare. Zeta ricorda mentre la Gatta, sua fedele compagna, si trova nel letto accanto a lei. Il racconto prosegue.

La guerra è finita, Zeta è cresciuta, dopo una drammatica esperienza sentimentale si trasferisce nella vitale Roma degli anni Cinquanta, dove si stabilirà defini-tivamente. In seguito ci sarà il periodo femminista, dell’analisi, il ‘68, il ma-trimonio, gli anni di piombo in una vita vissuta a 360° fino allo stop imposto da un’infermità crudele che purtroppo non concede speranze di guarigione.

Ciò che colpisce e che fa riflettere chi legge è che in quasi 200 pagine, anche

quando viene narrato il decorso evo-lutivo della malattia, non c’è mai nella scrittura scorrevole e lucida di Cesarina Vighy un minimo accenno di pietas, di tristezza o di autocommiserazione.

Solo grande ironia, causticità nel descrivere come la propria esisten-za possa cambiare quando un even-to di tale portata travolge la vita.Si può essere ancora liberi, orgogliosi anche quando le forze vengono meno ed il proprio corpo non risponde più ai nostri comandi? Cesarina Vighy ci insegna che si può, anche se questa potrebbe essere l’ultima estate. È una libertà interiore che si acquista giorno dopo giorno attin-gendo ai propri ricordi, ripensando allo splendido rapporto con il padre, “uomo giusto e tollerante”, alle battaglie vinte.

Il merito di questa scrittrice è quello di aver posto al centro del romanzo la sof-ferenza e la malattia, termini che nella società attuale incutono timore e per que-sto vengono evitati il più possibile. Ma la vita è anche questo e il libro, straordina-rio, ne è la consapevole testimonianza.

Cesarina Vighy è nata a Venezia ma vive a Roma dagli anni ‘50. Sposata con un uomo che le è affettuosamente vicino e con una figlia, è stata responsabile di importanti biblioteche e ha scritto

parecchio senza mai pubblicare nulla. Dopo essere stata colpita dalla malattia da pochi anni, malattia che le ha creato difficoltà nell’uso delle parole, scrive “L’ultima estate” che è il suo primo ro-manzo pubblicato e col quale ha ottenuto il Premio Campiello Opera Prima. Il libro è stato uno dei cinque finalisti al Premio Strega 2009 piazzandosi al quarto posto.

Voto: 8

Titolo: L’ultima estate

Autore : Cesarina Vighy

Pagine: 190

Editore: Fazi

Anno di Pubblicazione: 2009

Prezzo: 18 euro

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Page 16: Recensione numero zero

L’ uomo di Arcore. Tra tv e politica

Recensionia cura di Livio Lodico

Tra Arcore e Stoccolma, la distanza in linea d’aria è di 1633 chilome-

tri. La prima conta meno di ventimila abitanti e la seconda quasi due milio-ni; l’una si estende su nove chilometri quadrati e l’altra su oltre seimila. Ma c’è un fattore che può accomunare le due città: è il termine «sindrome», cioè il complesso dei sintomi - come recita il vocabolario - che denunciano una situazione morbosa senza costitui-re di per sé una malattia autonoma“.

Lo dice Giovanni Valentini ne “La sin-drome di Arcore” (Longanesi, 2009).È cosi che l’autore, 61 anni, autorevole editorialista di Repubblica, racconta “l’uomo di Arcore“ e del suo potere me-diatico che ha alterato il senso comune degli italiani, compresi quelli che non votano per lui, modificando nel bene o nel male i loro valori e stili di vita. Nel 1994 con la sua discesa in campo, annun-ciata alla nazione con uno spot televisivo, il Cavaliere spacca l’opinione pubblica nazionale in due grandi partiti contrappo-sti: i filoberlusconiani e gli antiberlusco-niani, tanto fanatici e ossequiosi i primi quanto irriducibili e invidiosi i secondi.Arcore è la cittadina della Brianza, dove si trova Villa San Martino, la re-sidenza privata di Silvio Berlusconi.

Da lì nasce la famosa sindrome che contagia gli italiani, ipnotizzati dal loro tiranno mediatico e attuale Presidente del Consiglio. Stoccolma, è la capitale della Svezia, e dal suo nome si identi-fica la famose sindrome che secondo il dizionario di psicologia ispira nel prigioniero sentimenti positivi o addirit-tura l’innamoramento nei confronti del suo carceriere. Se ne parla a volte nei sequestri di persona e in particolare in quelli che hanno per vittima una donna…

Che cosa avrebbe fatto senza le tele-visioni? Avrebbe vinto ugualmente le elezioni per tre volte in quindici anni? Il “fenomeno Berlusconi” si sarebbe

affermato e consolidato allo stesso modo?L´avvento della tv commerciale negli anni Ottanta intercetta un bisogno di cambiamento e di modernizzazione della società Italiana. E la rivoluzione televisiva diviene rivoluzione culturale di massa che trasforma il senso comu-ne, prigioniero della nuova sudditan-za psicologica della tv commerciale.A Berlusconi va riconosciuto il primato di questa trasformazione del pensiero dominante, mentre ai suoi avversari politici va il demerito di non aver sa puto proporre un programma efficiente di riforma politica e sociale vincente.

Si può ancora, nell´Italia di oggi, non es-sere berlusconiani? Oppure, prima o poi, dobbiamo diventarlo tutti per decreto? Ma la crisi economica globale minaccia di mettere fuori gioco il berlusconismo - inteso come un impasto di individualismo esasperato, edonismo e iperconsumismo - con tutti i suoi miti e le sue false illusioni.Giovanni Valentini, 61 anni, giornalista, scrive per il quotidiano la Repubblica, dove tiene la rubrica settimanale Il Saba-to del Villaggio, dedicata ai problemi del-l’informazione, con cui ha vinto il Pre-mio Saint-Vincent di giornalismo 2000.

Nel quotidiano fondato da Eugenio Scal-fari è stato inviato speciale, capo della redazione milanese e poi vicedirettore.

Ha diretto i settimanali L’Europeo e L’Espresso, oltre ai quotidiani veneti il mattino di Padova e la tribuna di Treviso.

È autore di diversi libri, tra cui La via europea (SugarCo, 1979); Un certo Carlo Maria Martini. La rivoluzione del Cardi-nale (Sperling & Kupfer, 1984); Il mistero della Sapienza (Baldini & Castoldi, 1999), sul caso Marta Russo; Media Village. L’informazione nell’era di Internet (Don-zelli, 2000) e, con Antonio Di Pietro, In-tervista su Tangentopoli (Laterza, 2000).

Voto: 6

Titolo: La sindrome di Arcore

Autore : Giovanni Valentini

Pagine: 144

Editore: Longanesi Anno di Pubblicazione: 2009

Prezzo: 14 euro

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Page 17: Recensione numero zero

Marketing, strategia vincente

Recensionia cura di Alessandra Gentile

Le 22 immutabili leggi del Marke-ting. Se le ignorate è a vostro ri-

schio e pericolo!” (Anteprima edizioni, 2009). E’ il sunto di anni di indagini di mercato condotte da Al Ries e Jack Trout, due tra i più noti intenditori di marketing statunitensi. Osservando le impennate o le catastrofi delle maggiori aziende d’oltreoceano, i due autori han-no stilato 22 regole, immutabili in quan-to sempre valide, da seguire religiosa-mente per muoversi con passo sicuro nell’intricata giungla del marketing.

Le strategie vincenti portate ad esem-pio, collaudate e quindi divenute regola, sono a dir poco incoraggianti. Ovvero se un’idea ha sommerso di soldi Coca-cola, IBM o Avis, allora c’è da fidarsi. L’economia statunitense diventa allora una grande scacchiera su cui giocare il proprio destino con mosse audaci o passi falsi, dagli slogan accattivanti dei colossi delle bibite analcoliche e non, alle occasioni mancate da Burger King per soffiare i clienti a McDonald.

Ed è proprio questa la carta vincente del libro. Gli autori stuzzicano la curiosità del lettore, goloso di aneddoti appetitosi, e allo stesso tempo soddisfano il deside-rio di scoprire le montature pubblicitarie che lo hanno “imbrogliato”, convincen-dolo a considerare un brand il migliore in base a false verità stabilite a tavolino dagli esperti di promozione pubblicitaria.

Un volumetto che si legge tutto d’un fia-to, scorrendo le 22 leggi una dopo l’altra, divertendosi a confrontare l’immagine che gli esperti hanno voluto affibbiare a marche e prodotti con quella che ci siamo fatti tramite le campagne pubblicitarie. L’approccio a una materia di per sé osti-ca come il marketing diventa piacevole grazie a un linguaggio scorrevole e di-retto, a spiegazioni in termini semplici e al massiccio uso di esempi pratici.

Un testo gradevole ma che ha però un unico neo, che è doveroso segnalare. Trattandosi di una traduzione di un testo edito negli Stati Uniti nel 1993, per quanto le leggi siano immutabili e i ragionamenti logici filino lisci, gli av-venimenti analizzati lasciano un po’ in bocca il sapore del vecchio e superato. .

E, pur essendo interessante rispolverare alcune pietre miliari della storia dello spot, come la promozione della Pepsi del compianto Michael Jackson, fa sor-ridere la previsione che la Microsoft probabilmente fallirà nell’intento di rea-lizzare oltre ai sistemi operativi anche software per uso ufficio, o l’affermazio-ne che la strategia di Kraft, oggi leader incontrastata nella produzione alimen-tare statunitense e seconda nel mondo, sia debole perché troppo generalista

Al Ries e Jack Trout sono fra gli strateghi di marketing più conosciuti al mondo. Insieme hanno pubblicato numerosi li-bri che hanno venduto milioni di copie. Nel 1994 Al Ries ha fondato con la figlia Laura la Ries & Ries, società di consu-lenza fra le più autorevoli, mentre Jack Trout ha fondato e presiede la Trout & Partners, prestigioso network di consul-ting boutique con uffici in tredici paesi.

Voto: 6Titolo: Le 22 immutabili leggi del marketing.

Autore : Al Ries e Jack Trout

Pagine: 146

Editore: Anteprima Edizioni Anno di Pubblicazione: 2009

Prezzo: 14,50 euro

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Viaggio di un padre nella follia della propria figlia

Roberto Petrini in “Processo agli economisti” (Chiarelettere, 2009),

presentato ieri a Roma, ci racconta cosa prevedevano e professavano i guru del-l’economia mondiale negli ultimi anni. E parla della crisi ha stravolto il mondo.

Il Dio mercato e la globalizzazione avrebbero creato benessere per tutti. I mercati, se lasciati liberi di funzionare, avrebbero, di volta in volta, trovato i propri equilibri. Lo stato doveva stare il più possibile fuori dall’economia e dal mercato. Questo è stato il pensiero unico degli ultimi decenni. Una sicurezza più simile a una sicumera, la maggioranza degli economisti ci avevano “illuso” di capire e interpretare con buona ap-prossimazione gli sviluppi economici.

La competenza e la chiarezza del testo si sente immediatamente dalla prefazione di Loretta Napoleoni. Un libro ricco di dati su cui riflettere e con frasi che reste-ranno alla storia: “Come è possibile che nessuno si sia accorto che stava arrivan-doci addosso questa crisi spaventosa?” La Regina Elisabetta II d’Inghilterra, in occasione dell’inaugurazione di una nuo-va sala del tempio mondiale degli studi economici, la London School of Econo-mics (Lse), nei primi giorni di novembre del 2008 lanciava il suo rammarico.

Un anno terribile il 2008, gli errori di previsione hanno provocato brutte figure ed enormi perdite di credibili-tà a molte istituzioni internazionali.La Banca Centrale Europea (BCE), la Federal Reserve (FED), il Fondo Mo-netario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale (WB), Ocse, General Motors, Goldman Sachs. Una lista interminabi-le di protagonisti della scena mondiale economica, guidati spesso da economisti, seminavano ancora ottimismo a piene mani agli inizi del 2008, nonostante i segni di cedimento erano già evidenti da molti mesi. Dimostrando una chiara e preoccupante lontananza dalla realtà.

Finalmente un testo che tratta l’econo-mia con la chiarezza di cui un neofita ha bisogno. Tra le critiche giunte alla classe degli economisti, spiccano quelle di un’eccessiva arroganza e, soprattutto, quella di comunicare con scarsa sempli-cità. Troppa matematica e termini tecnici nei loro scritti. Emblematico ricordare che John Maynard Keynes (l’economista a cui si riconosce il merito di aver portato il mondo fuori dalla crisi del 1929) scris-se la “Teoria Generale dell’Occupazione, dell’interesse e della moneta“ (1936) senza una sola formula matematica.

Esistono molte scuole di pensiero, per questo molti critici della categoria sorridono nel vedere tante soluzioni agli stessi problemi: “Un economista è un esperto che verrà a sapere do-mani perché ciò che ha previsto ieri non si è verificato oggi.” (Anonimo)

Petrini ha il merito e la professionalità per rendere un’analisi così complessa e delicata ricca di tutti i protagonisti negativi e positivi: alcuni, molti, ave-vano previsto questa crisi violenta da molto tempo. Non furono ascoltati ma derisi. Altri ricevevano istruzioni ben precise su cosa raccontare e non face-vano altro che eseguire gli “ordini.”

Roberto Petrini è giornalista de “la Re-pubblica”, si occupa principalmente di temi legati all’economia. E’ autore di “Il declino dell’Italia” (2004) e “L’eco-nomia della pigrizia” (2007), entrambi pubblicati da Laterza. Ha raccolto in due volumi le testimonianze biografiche e le storie intellettuali di Paolo Sylos Labini (Un paese a civiltà limitata, Laterza 2001) e Giorgio Fuà (Uomini e Leader, Centro Calamandrei 2000).

Voto: 8

Titolo: Processo agli economisti

Autore : Roberto Petrini

Pagine: 170

Editore: Chiarelettere Anno di Pubblicazione: 2009

Prezzo: 13,60 euro

a cura di Alessandro Cascia

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Page 20: Recensione numero zero

“Viaggio a Teheran”. Cartoline dall’Iran di oggi

Recensioni

Essere legata a due paesi molto diversi l’uno dall’altro ed amarli

entrambi. È il tema centrale di “Viaggio di nozze a Teheran“ (Newton Compton, 2009) di Azadeh Moaveni. Uno spac-cato reale del del paese musulmano.

Nel 2005 la scrittrice, nata in California ma iraniana di origine, viene inviata da Time Magazine come corrispondente nella capitale iraniana per seguire le elezioni che culmineranno nella vit-toria di Mahmoud Ahamadinejad a Presidente della Repubblica Islamica.Il suo sguardo da reporter ed il suo cuo-re persiano vengono a contatto con un mondo nuovo, contraddittorio, al quale aveva guardato sempre con nostalgia, di-versa mentalità e stile di vita. Con l’aiuto dell’amica giornalista Nasrine, Azadeh scopre tradizioni, culture, orientamenti politici e religiosi diversi in un paese dove vivono insieme due anime: fon-damentalismo e desiderio di modernità.

Il simbolo di questa aspirazione alla mo-dernità è Arash, brillante ingegnere del quale Azadeh si innamora ricambiata. Ma non sarà facile vivere il loro amore liberamente ed alla fine una scelta si ren-derà necessaria. Libro straordinariamente attuale, scritto da un’autentica giornali-sta, dove l’Iran in bilico tra due realtà, tradizione ed innovazione, è il protagoni-sta assoluto. Storia d’amore, reportage,

inchiesta, memoir ma soprattutto romanzo-verità di due anni di vita trascorsi in Iran.

Ecco il vero volto di questo affascinante paese musulmano che il lettore conosce solo attraverso le immagini riportate dai vari telegiornali nazionali. Pochi san-no che quasi ogni famiglia iraniana ha parenti sparsi tra il vecchio ed il nuovo continente causa esili e rivoluzioni, che il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni o che il 63% degli studenti uni-versitari è donna, sia che indossi lo cha-dor o i jeans. Le donne colte e coraggiose sia che siano studentesse, giornaliste o avvocato come Shirin Ebadi primo giu-dice donna in Iran, intervistata nel libro dalla Moaveni, diventano in tal modo la coscienza civile di un’intera nazione.

a cura di Alessandra Stoppini

Voto: 7

Titolo: Viaggio di nozze a Teheran

Autore : Azadeh Moaveni

Pagine: 336

Editore: Newton Compton Anno di Pubblicazione: 2009

Prezzo: 14,90 euro

Azadeh Moaveni come una novella Sherazad, voce narrante de “Le mille ed una notte“, racconta le battaglie quo-tidiane che il popolo iraniano combatte per conquistare diritti fondamentali per tutti: amare, lavorare con dignità ed essere felici. Fa riflettere che ciò ac-cada nei primi anni del XXI secolo.

Azadeh Moaveni giornalista e scrittrice iraniano-americana, è nata nel 1976 a Palo Alto in California. Ha studiato presso l’Università di California a Santa Cruz Esperta di Medio Oriente, come corrispondente collabora con l’Iran dal 1999. Scrive sui diritti delle donne, le culture giovanili e le riforme islami-che per il Time Magazine, The New York Time e The Washington Post.

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Page 21: Recensione numero zero

Google, il boss di internet. Il futuro nelle sue mani?

Organizzare le informazioni di tutto il mondo“. Questo il sogno

(e la mission) della società di Moun-tain View. Il passato, il presente e il futuro in “Pianeta Google” (Sperling & Kupfer, 2009) di Randall Stross.

Quanto manca alla conquista totale? Se lo chiedono un po’ tutti, addetti ai lavori, navigatori di Internet e curiosi del web. Tranne loro, Larry Page e Sergey Brin fondatori e responsabili di Google, il co-losso mondiale nelle ricerche su Internet. E non solo. Dall’anno della sua fondazio-ne, nel 1998, la società americana ha rea-lizzato praticamente tutto nell’ambiente del web con le Google Apps: dalla posta elettronica di Gmail all’acquisizione di Youtube, dal social network Orkut a Goo-gle Video, da Google News all’alleanza con Systran per le fortunate traduzioni multilingue. E il gioiello Google Earth.

L’inchiesta dietro le quinte. Quella di Randall Stross è sicuramente uno dei libri più completi sul fenomeno Google e i suoi rivali, tra cui spicca in pole po-sition Microsoft. Le pagine scritte dal giornalista americano ricostruiscono passo dopo passo l’impero dell’azienda di Page e Brin, le loro idee, le loro mosse, i loro colpi fortunati, le gaffe e gli errori, il boom e quella superbia di “dominare” il mondo web fregandosene spesso della privacy. “Pianeta Google” si legge velo-cemente, nonostante i numerosi virgolet-tati e le citazioni dei protagonisti in gioco.

Adsense e i profitti pubblicitari. La for-tuna di Google è “tutta qui”. Le Google Apps sono una guarnizione perfetta, la ci-liegina sulla torta che in futuro prossimo porteranno business su business oltre ai numeri che quotidianamente aumentano senza arrestarsi mai. La tecnica è facile, nata in una nottata di idee lì a Mountain View da uno sviluppatore: inserire pub-blicità mirata, nel gergo “convenzionale”

all’interno della posta elettronica degli utenti in base ai contenuti delle email rice-vute. Annunci che, cliccati, generati pro-fitti da dividere tra la proprietaria Google e coloro che si iscrivono al programma. Clic dopo clic il business macinano dollari e conquista il mondo web, per poi allargarsi ad “Adwords” in base al quale ciascun azienda sceglie di far-si pubblicità sia nel motore di ricerca più famoso al mondo sia nelle email.Google vs Microsoft. Una sfida a colpi di numeri, decisioni, anteprima, intui-zioni e cause legali. La più giovane ad oggi ha ancora la meglio. L’autore ne sottolinea i pregi, le astuzie, la capacità di leggere la testa degli utenti di Inter-net, dapprima in Usa poi nel resto del mondo. La differenza è nella testa dei due americani di origine ebraica: la con-vinzione e la superbia di voler diventare il custode unico di tutte le informazioni del mondo. In breve e a qualunque costo.Non pochi gli scontri con i rivali e la giu-stizia: dal diritto d’autore violato nel pro-gramma di digitalizzazione dei libri a li-vello mondiale, Google Book Search, alla pubblicazione dei video su Youtube il co-losso dei video acquisito nell’ottobre del 2006 dall’azienda di Mountain View con un’operazione di 1,65 miliardi di dollari.Rischio privacy, il futuro in mano a Google? Il pericolo c’è, è forte anche se l’azienda dei record smentisce ogni voce riguardo alle infiltrazioni dei proprio

dipendenti nelle email dei clienti di Gmail. Sicuramente non sarà lo scoglio contro cui Google sbatterà. Il suo scopo è chia-ro: organizzare le informazioni di tutto il mondo in un percorso che va da qui a, se-condo le stime dei suoi ingegneri, a 300 anni. Ma, come afferma nelle conclusioni Stross, visto questo primo decennio feno-menale di Google, “può darsi che non sia-no necessari altri duecentonovant’anni, perché porti a termine la sua missione”.

Randall Stross scrive per la rubrica “Digital Domain” del New York Times e insegna economia presso la San José State University. Autore di numerosi e importanti libri dedicati alle nuove tecno-logie, vive a Burlingame, in California.

Voto:8

Titolo:Pianeta Google. Quanto manca alla conquista totale?

Autore : Randall Stross

Pagine:227

Editore:Sperling & Kupfer Anno di Pubblicazione: 2009

Prezzo: 20 euro

a cura di Stefano Giovinazzo

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Page 22: Recensione numero zero

Raccontio di Pippo Delbono

Racconti di giugno” (Garzanti, 2008) di Pippo Delbono nasce

perchè un giorno qualcuno ha chiesto al-l’artista di parlare dell’amore. Delbono ha voluto così ripercorrere la sua espe-rienza, i suoi incontri, le sue lotte tra la vita e la scena che senz’altro hanno come protagonista incondizionato l’amore.

Un amore verso chi ha amato, ma anche verso il prossimo in genera-le, un amore raccontato con pudo-re e rabbia, in maniera divertente e commovente nello stesso tempo.“Racconti di giugno” è una favola vera in cui Delbono narra la sua vita sin da quando era bambino, arricchen-dola con immagini in bianco e nero che sembrano i fotogrammi di un film.

Il libro ha debuttato in forma di monologo teatrale il 25 giugno 2005 al Teatro Belli, all’interno della rassegna”Garofano ver-de” su invito di Rodolfo Di Giammarco. Anche leggendo il testo si ha l’impressio-ne di sentire parlare l’autore con la sua voce calda sin dalla prima parola rivolta al pubblico di lettori: “Buonasera…“

“Questa storia che inizia in Liguria” ha l’odore di un cattolicesimo pressante che senz’altro si è fatto sentire nell’evoluzio-ne dell’artista. Un cattolicesimo imposto dalla famiglia, prima accettato come dato di fatto, poi rifiutato in età adolescenzia-le, ma comunque determinante nella vita di un uomo che ha scelto un percorso difficile. Un percorso che lentamente ha messo in luce le diversità dagli altri, di-versità di cui è stata presa coscienza quasi con sfida e che hanno portato a fuggire dal mondo dei preti e delle regole morali.

Diversità che hanno fatto com-prendere che un amico era qual-cosa di più e che rappresentava libertà,trasgressione,ma sopratutto amo-re. Un amico pericoloso che a poco a poco lo ha trascinato nel baratro della morte.

La tragedia di un incidente stradale che ha posto fine alla vita di Vittorio ha ucciso moralmente anche Pippo, devastato da un lutto di cui si è sentito colpevole e dalla scoperta che l’unico regalo che gli aveva lasciato l’ami-co era l’aver contratto da lui l’AIDS.

Delbono porta ancora i segni di quel lutto e di quella malattia, tragedie che solo col teatro è riuscito ad esorcizzare. Il teatro palcoscenico di vita in cui tut-to si può gridare senza nascondersi. Il teatro come catarsi liberatoria che aiuta ad andare avanti, a vivere, ad amare, non più l’amico Vittorio scomparso, ma altri esseri umani che hanno biso-gno d’amore e di attenzioni anche loro.

Ecco quindi arrivare nella vita di Pippo il barbone Nelson, il down Gianluca e il sordomuto Bobò, per “alleggerire quel lutto che restava inciso nello stomaco“.Tutto questo racconta l’artista ligure, uno dei più conosciuti e apprezzati nel mondo, dalla sensibilità unica, in un libro scritto straordinariamente bene con la sempli-cità e fluidità di chi parla col cuore in mano senza il timore di essere giudicato.

Un libro che si legge tutto d’un fiato e che senz’altro fa venire la voglia di vedere tutti gli spettacoli dell’artista per scopri-re di lui e del suo mondo ancora di più.

Pippo Delbono (Varazze 1959) nel 1986 fonda con Pepe Robledo una compagnia con la quale realizza tutti i suoi spetta-coli: Il tempo degli assassini, Morire di musica, Il muro, Enrico V, La rabbia, Barboni, Itaca, Guerra, Her Bijit, Eso-do, Il silenzio, Gente di Plastica, Urlo, Questo buio feroce,La menzogna.E’ an-che regista cinematografico, con Guerra ha vinto il Premio Donatello nel 2004.

Voto:9

Titolo:Racconti di giugno

Autore : Pippo Delbono

Pagine:135

Editore:Garzanti Anno di Pubblicazione: 2008

Prezzo: 13 euro

a cura di Francesca Camponero

Recensioni

21 La rivista del lettore

Page 23: Recensione numero zero

Il successo dell’estate. “La biblioteca dei morti”

Libro del Mese

Incredibile opera prima per Glenn Cooper che con “La biblioteca dei

morti” (Editrice Nord, 2009) entra nel gran mercato editoriale passando per la porta principale. Un successo preannunciato e perché no meritatissi-mo per un autore che riesce attraverso un linguaggio attento e uno stile più che mai efficace a toccare la “pancia” e la “testa” del lettore, conducendolo per mano attraverso il proprio per-corso narrativo. Un libro che si pone a metà tra la fantascienza e il thriller.

“La Biblioteca dei morti” trova nel-la mistura dei generi la propria forza, l’esoterico si accosta e si sovrappone ad un racconto che ha il sapore del-l’accademico, la suspense si contrap-pone a momenti di colto ragionamento.Il mistero, come nella migliore tradi-zione, ci viene svelato attraverso conti-nui flashback, stacchi temporali che si muovono su differenti piani temporali: basso e altro medioevo, secolo appena trascorso, presente e futuro prossimo.

La trama si dirama e si allarga a mac-chia d’olio attraverso il tempo: un serial killer e due agenti dell’FBI dargli la caccia, un presidente degli Stati Uniti costretto a prendere una decisione, una pergamena con sopra scritti un’intermi-nabile serie di nomi affiancati da numeri.La base del romanzo è difatti l’esisten-za di un archivio che riporta le date di nascita e di morte di ciascuno di noi.

Il destino di tutti noi sarebbe scritto an-cor prima del concepimento, ma chi sia il regista di questa trama rimane effica-cemente incomprensibile. Un libro che appare molto interessante nel suo gioco fantascientifico – originale l’interpreta-zione, in pieno stile x-files, dell’”Area 51” – ma che lascia poco spazio allo spa-zio della psicologia dei personaggi, pon-dera i momenti d’azione e i colpi di scena con capacità e persino raffinatezza ma ha il demerito di non offrire quel senso di novità che l’argomento poteva offrire. Il successo è però comprensibile, so-prattutto se si tiene conto dei best sellers delle ultime stagioni editoriali: anzi la sensazione è quella di avere tra le mani uno scrittore capace di supe-rare sul loro stesso campo autori, Dan Brown su tutti, che lo hanno preceduto.

Glenn Cooper è uno straordinario caso di self-made man. Dopo essersi laureato con il massimo dei voti in Archeologia a Harvard, ha scelto di conseguire un dottorato in Medicina. Oggi è presidente e amministratore delegato della più im-portante industria di biotecnologie del Massachusetts ma, a dimostrazione della sua versatilità, è anche sceneggiatore e produttore cinematografico. La Bibliote-ca dei Morti è il suo primo romanzo, ven-duto in 22 Paesi e salutato dal Bookseller come «il debutto più atteso del 2009».Sito: www.labibliotecadeimorti.it

a cura di Matteo Chiavarone

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Voto:7

Titolo:La biblioteca dei morti

Autore : Glenn Cooper

Pagine:444

Editore:Nord Anno di Pubblicazione: 2009

Prezzo: 18,60 euro

Page 24: Recensione numero zero

Cronache birmane e I viaggi dell’elefante

Il migliore e il peggiore

VOTO 8

VOTO 5

C on “Cronache Birmane” (Fusi Orari, 2008) Guy

Delisle chiude il cerchio e met-te in atto la sua personalissima trilogia asiatica. Con un tratto semplice e chiaro, quello che contraddistingue da sempre il suo stile, l’autore ci apre le porte di una nuova realtà, altrettanto contraddittoria, quello di una paese povero ma generoso, il Myanmar. Come già nei pre-cedenti Shenzen e Pyongyang, ambientati rispettivamente nella più grande area metropolitana della Cina meridionale e nella capitale della Corea del Nord quella del fumettista canadese è un’opera a metà strada tra il reportage e il diario di viaggio.

La propria esperienza si fa racconto fotografico, gioco di specchi tra culture differenti, la personale e divertente quotidia-nità. La forza del fumetto non è quella di denunciare il male di una dittatura o gli aspetti negativi più o meno conosciuti della situazione birmana, ma quella di raccontare momenti di vita reale, espressioni di una semplicità quasi familia-re. C’è voglia di sorridere in queste tavole, voglia di trovare il buono insito in un terreno così poco fertile. La storia e il presente della Birmania raccontati attraverso la ricerca spasmodica di un pennino per disegnare, di una casa costruita

con criteri minimi di utilità, nei passaggi che riportano alla realtà coloniale anglosassone o nella ricerca dell’abitazione di Aung San Suu Kyi, di lei, della sua ombra, della forza simbolica che questa donna esprime con le sue idee. Delisle è minimalista ma non fa mini-malismo. Suscita voglia di co-noscere, desiderio voyeuristico di tenere a mente realtà diverse, diversificate e controverse. Non vi è cronaca, né velleità giorna-listiche ma la propria esperien-za, le proprie impressioni, il proprio punto di vista asciutto e silenzioso. Quello delle opere d’arte. E questa lo è

I l viaggio dell’elefante (Ei-naudi, 2009) è il resoconto

di un surreale viaggio nell’as-surdo tra Lisbona e Vienna. Siamo nell’Europa del XVI secolo, sono forti gli echi della “rivoluzione” luterana, le città e gli uomini vivono sulla propria pelle il senso di passaggio nel-l’età moderna. In terra lusitana compare come un monolite o come un gigantesco prodot-to simbolico un elefante, un “grande e grosso” elefante che arrivato dall’India nella capi-tale portoghese col suo fascino maestoso ed esotico, non fa al-tro che “mangiare e dormire”. Il sovrano di Portogallo e dell’Al-garve, Joào III, e sua moglie Caterina d’Austria prendono una decisone che darà il via a questo romanzo, o meglio di questo racconto lungo. L’Ele-fante, anzi Salomone (visto che per una volta lo scrittore premio Nobel del 1998 ci offre i nomi dei suoi personaggi),

è dato in dono all’arciduca Massimiliano, il quale si trova a Valladolid come reggente di Spagna. Come consegnarglie-lo? E allora via ad una carovana che attraverserà il continente: il Portogallo, la Spagna, l’Au-stria, l’Italia. Soldati, cortigiani e il cornac Subhro, indiano esportato con l’elefante, perso-naggio con nozioni di filosofia e teologia. Il compito che questa variegata e buffa comitiva di ufficiali, soldati, servitori, pre-ti, cavalli e buoi dovrà essere portato a termine nonostante le molte difficoltà, i momenti di sconforto e quelli ebbrezza, o le molteplici manifestazioni della gente, entusiasta o impaurita. All’arrivo a Vienna l’elefante metterà in atto la propria auto-rappresentazione attraverso un “miracolo” squisitamente uma no, coup de theatre del grande scrittore che è Saramago. Ad essere sinceri però, nonostante sia un libro ironico e delicato,

irresistibile nella sua coralità, non sempre riesce nell’intento di coinvolgere il lettore in pri-ma persona. La forza visionaria della scrittura ci getta nella sto-ria, ma a volte non riusciamo a trovare appigli su cui sorreg-gerci per non affondare. Sara-mago continua a muoversi per teoremi e per “mettiamo che” ma in questo caso non danno lo stesso senso di compiutezza delle opere maggiori. Lo squar-cio che ci regala è comunque un interstizio personale e uni-versale, ma non diventiamo “uomini di quel tempo”, come eravamo stati “ciechi” dopo aver letto Cecità, “moribon-di” con Le intermittenze della morte, giudaici con Il vangelo secondo Gesù Cristo. E per il tipo di scrittura di un grandis-simo scrittore come Saramago, non può che essere considerato il limite di questo romanzo

a cura di Matteo Chiavarone

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La libreria

Nel cuore di Roma, a pochi pas-si da Campo de’ Fiori si trova

la “Libreria del viaggiatore”. Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro, perché mai come in questo caso “no-men omen”. Punto di riferimento per viaggiatori indipendenti e non solo questa libreria è uno scrigno contenente quanto di meglio si possa trovare sul viaggio e sulla narrativa di viaggio.

Superato il caos e le orde di turisti che affollano il centro della Capitale, quasi sul finire di Via del Pellegrino si apre una porta, varcata la quale, si viene sbalzati in una dimensione estranea dallo stress della metropoli e dai suoi ritmi frenetici. L’ambiente piccolo e confortevole, le tonalità soffuse e l’atmosfera quieta che vi si respira, sono gli ingredienti giusti che permettono di riscoprire il gusto di sfogliare un libro, annusarlo: piccoli gesti che per un amante dei libri vogliono dire molto.

Chatwin fino ad arrivare ai nostrani Giorgio Bettinelli e Paolo Rumiz. E ancora: libri fotografici, letteratura locale, testi in lingua inglese e francese. Orientarsi non è difficile. I volumi sono raggruppati per tema e per continenti, in un apparente caos ordinato. E se proprio non riuscite a trovare quell’autore siriano di cui vi hanno tanto parlato, potete sempre chiedere.

Bruno Foschin, uno dei proprietari (insieme a Marco, il fratello), è una persona affabile, sempre disponibile a rispondere con cortesia e competenza a qualsiasi domanda e, cosa importante, ama questo mestiere. L’idea di aprire una libreria per viaggiatori nacque diciotto anni fa; quattro chiacchiere tra amici e la voglia di realizzare un sogno, dove il libro potesse rappresentare un mezzo per viaggiare.

Da allora sono passati in molti da qui: chi solo per dare un’occhiata, chi per raccogliere materiale ed informazioni su un Paese che ha sempre sognato di visitare, chi considera il viaggio una passione irrinunciabile ed ha fatto della “Libreria del viaggiatore” la sua seconda casa. Una volta entrati sembra di essere nel proprio salotto di casa.

Il clima disteso e rilassato permette di ritrovarsi a conversare e a scambiarsi pareri su libri e autori con persone appena incontrate. Da queste parti funziona così. Non stupitevi, quindi, se non c’è neanche bisogno di farsi molta pubblicità: basta il passaparola di chi è rimasto piacevolmente colpito per assicurare un continuo via vai di persone. Con buona pace d’ Internet e newsletter varie.

Quello che contraddistingue quest’angolo di mondo del libro è l’aspetto umano, che lo rende un ambiente distante dalle fredde cattedrali di plastica moderne progettate per

ospitare prodotti di carta stampati in serie. Sentimentalismo retrò da quattro soldi? Forse. Sta di fatto che se gli anni e il mercato non hanno intaccato la filosofia e il modo di essere della “Libreria del viaggiatore”,un motivo ci sarà. A voi il piacere di scoprirlo.

La libreria del viaggiatore

Sulle pareti adornate di cartine politiche di continenti e nazioni, tra un mappamondo ed un atlantesi affacciano scaffali di legno ricolmi e straboccanti di tutto ciò che un viaggiatore od anche un semplice curioso può trovare: carte e guide turistiche, dizionari, e ovviamente libri, dai grandi classici sul viaggio come Goethe, Conrad,

Informazioni:

La “Libreria del viaggiatore”. Via del Pellegrino, 78 Roma

E’ aperta dalle 10:00 alle 14:00 e dalle 16:00 alle 20:00. Chiusa la Domenica ed il Lunedì mattina.

Tel/fax è 0668801048. E-mail: [email protected]

a cura di Roberto Nicola

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Consigli di lettura

Un libro diverso, dove luoghi e storia si fondono attraversa-ti dall’amore per il territorio. Diego Valeri, scomparso nel 1976, in “Guida sentimentale di Venezia” (Passigli editori, 1997), porta il turista ma anche il cittadino veneziano al cuore della città lagunare. Un’espe-rienza emotiva da vivere sino in fondo, un tuffo nella storia e un ritorno nel presente per vivere in toto le emozioni in laguna. Pagina dopo pagina si svela l’amore per una perla sen-za pari: Venezia e le sue calli.

Venezia, una guidasentimentale

Fermate le macchine e to-glietevi il cappello. Siamo in presenza dei pezzi da novanta. La produzione di “Habemus Fantomas” (Edizioni BD, 2008) vede scendere in campo alcuni tra i più titolati interpreti del noir e delle nuvole parlanti oggi in Italia. In primis l’autore dei testi, Luigi Bernardi: editore, consulente editoriale, tradut-tore, una cultura immensa nel campo del fumetto, del noir.

Habemus Fantomas,il ritorno del male

Tra gare di cuochi, programmi televisivi eno-gastronomici e guide sui migliori ristoranti, ce n’è per tutti i gusti. A lungo andare, però, sembra di ave-re difronte la solita minestra riscaldata. Se invece vi piace scoprire nuovi sapori e avete uno spiccato spirito d’avventu-ra, fatevi guidare in giro per il mondo dal cuoco più sarcastico ed irriverente del panorama culinario: Anthony Bourdain.

“Il viaggio di un cuoco”, avventure culinarie di Bourdain

Dopo il successo ottenuto lo scorso anno con “La città Perfetta”(Garzanti), l’editore prettamente ‘nero’ Meridiano Zero, ha voluto riunire in un volume unico “Napoli nera“, due racconti lunghi di Angelo Petrella, entrambi cronologi-camente precedenti a “La città Perfetta”. “Cane rabbioso” difatti è del 2006, e “Nazi Pa-radise” dell’anno seguente.

“Napoli Nera” Parental Advisory Exlicity Content

Quanto ne sanno gli italiani dell’universo Rom? Quanto si conosce della cultura di questi popoli? Quanti luoghi comuni e quanti pregiudizi bisognerebbe demolire per avviare l’integra-zione? A queste domande, ed a tanti altri frequenti interrogativi, prova a rispondere Najo Adzo-vic, membro e rappresentante del campo Rom “Casilino 900? di Roma, autore del libro “Il popolo degli invisibili Rom” (Palombi & partner, 2005).

I Rom tra luoghi comuni e pregiudizi

In “Il fi glio segreto del duce” (Garzanti, 2006) Alfredo Piero-ni ci racconta una storia davvero avvincente. Ma questa appassio-nante inchiesta non si limita ad una indagine: essa innesca vo-lontariamente il dubbio nel let-tore. Restano, del resto, tutt’og-gi aperti inquietanti interrogativi sulle misteriose morti di Benito Albino Mussolini e di Ida Dal-ser, “colpevoli” di essere pre-senze “scomode” per il “duce”.

“Il fi glio segreto del Duce”Benito Albino Mussolini

a cura di Elisa Bonfadini

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Poesia

Cercando casa

Semplicemente cambiano dicasa le giovaniinquiline delle conchiglie,piccole distratte sorelle.Incamminandoti a piedi nudi,puoi vederne quante ne vuoi:due stanze e cucina,certe volte un vero castello.

Katia Acquafredda

Conversazionepensavi alla democrazia deidesideri- o forse delle voglie – :quel ché di terra terrache non eleva e ci pone tuttisugli scaffali ai piani bassi- tutti più vicini alla polvere –cose che attingono la dimensionedegli eroi,poi deragliano in una sempliceripetizionedi eventi serafici…Ma è roba – dico – di tutti igiorni,la carta straccia dei gesti, l’acquistodi parcelle significative,la domestichezza lenitiva deltangibile.E’ questo, suppongo… aspirandoalla semplicità dell’ora, l’illusionedel tutti uguali, il sogno che sireplica.

Ci serve desiderare? essere?quando espiraquesto premere sull’acceleratore?dove il riconoscimento di noi,in noi?Se tutto scorre più sveltola vita non si mangia…Ti guardi le dita: sembra riflettendoenumerazione infantile dipochi averi,il computo di certi nodi…

Fine turnoL’amaro in bocca non è neanchefielema la polvere delle carte l’ondeggiodella polvere in un sole cheperò è fuorie questo amaro non è neancheun facilecucchiaio d’argento non èmedicinama è tempo che cola comefilo spinatol’intollerante tempo ragazzodi quandoc’è il sole fuori e il desiderio èoltrei vetri doppi – altrove – …E’ la realtà quella?Fuori la realtà forse fuoril’immaginazionesi incontrano in un pratoverofinché desiderato a lungo,forse

in una ragazza d’autunno aeroplanidi noialanciati aspettando il fineturno mentrela polvere delle carte si posa ilbiancodi esse ingialliscecome il sole di fuori stancocosì realeperché aspettato così alungo…Basterebbe un momento.L’orecchio allenato alloschioccodelle ossa, che non faccia effetto,e guardare altrove(o all’indietro, oabbassare le palpebreper guardarsi dentro)e giù!un taglio, un taglio netto.Ma ci vuole coraggioe non questi moncherini affettivi,nemmeno la pupilla implorantedella vittima.E’ che siamo buoni, troppobuoni.erepertorio alle palpebreluce alle pareti)erano invece abiure.e deciduoil dio vegetalenon ammette repliche:è il da farsi degli alberi.

Giacomo Cerrai

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a cura di Matteo Chiavarone

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La battuta

Il racconto

Due colpi sordi in lontananza e capì che erano arrivati, il pae-

saggio cittadino era cambiato da un pezzo, ma solamente ora c’era la cer-tezza. Si incamminarono, l’uno incer-to, l’atro decisamente meno, verso il gruppo di persone che facevano tanto baccano quanto allegria. Videro sor-risi e sentirono risate; probabilmente aspettavano solo il loro arrivo. Ven-nero scorti non per il rumore dei loro passi sul giallo terreno che facevano frusciare vegetazione morta da tempo: la morte era passata di lì, sicuramente; il perché lo ignoravano tutti i presenti.

“I due novellini sono arrivati” si sentirono dire giunti a pochi passi, “proprio novellino non sono io, qualche esperienza simile l’ho avuta” ribatté scherzoso il primo dei due. “Vedremo come ve la cavate oggi” riprese uno nella forza generale del gruppo; quello non avrebbe mai parlato se fosse stato solo o insieme a un’altra persona solamente, si disse il secondo dei due;

l’altro, il più grande d’età e d’esperienza invece, si incazzò vedendo che poteva essere messo sotto dal primo che capitava; se l’immaginava come cosa, ma non gli faceva ugualmente piacere.Vedendoli intimoriti cercarono di metterli a proprio agio con altre chiacchiere senza parlare direttamente di loro e con loro, oppure lo fecero per proprio piacere personale, come un rito prima di cominciare; si sarebbe potuto ascoltare frasi simili in qualunque altro posto di ritrovo di persone, dove si sta seduti e si parla fondamentalmente di nulla, così, per passare del tempo in piacevole compagnia anche di chi, magari, si conosce appena. Abbiamo solo spostato il luogo d’incontro per fare ciò pensavano tutti loro.

Gli venne spiegato tutto con una precisione che non dà fastidio, non quella chirurgica delle cose serie e importanti, “qui ci si diverte”, gli dissero, “perciò rilassatevi e godetevi la giornata”; perché in fondo, c’è da

godere. Partirono così alla volta del passatempo, della passione –come la chiamano i migliori di loro- per non far ritorno prima del calar del sole; imbracarono l’armamentario in spalla e con religioso silenzio si accennarono a muoversi. Solo il rumore della vegetazione calpestata scricchiola sotto i piedi, come un ladro che furtivo entra dentro una casa per derubarla, così quel gruppetto si apprestava a prendere dal bosco il terreno del loro saccheggio.

Chissà cosa sentiranno i due novelli nel veder il primo colpo andare a bersaglio; magari sperano che sia il loro il primo “colpo” della giornata, e magari già si chiedono cosa faranno dopo con la refurtiva: la terranno per far cosa?Dei colpi e una caduta.

GiorgioLaurenti

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Cruciverba letterario

ORIZZONTALI1) E’ famosa per lo strumentodei… Soprani 14) Se mi leggici sei 15) Primo ministro egizianopri-ma di Sadat17) Fu anche il nome del CorriereAdriatico 19) Il nomedell’attrice Thurman 23) Sigla-di un movimento eversivo diestrema sinistra 24) Per i latiniindicava la metà del mese 26)L’anti-co nome di Sassoferrato28) Quartiere di Roma 31)Nostro in breve 32) CentroOrtopedico Toscano 33) Siballa col tip 34) C’è anchequello del… mattone 36) Ilnome della Magli 38) All’estremitàinferiore 39) Le prime ditaglio 40) Devoti, obbedienti41) Il più lungo fiume italiano42) Avellino16) American Eagles43) Ora et… 46) Arte“verde” giapponese 49) Vi sitrova il castello della Rancia50) La sesta nota 51) Parte dell’orecchiopriva di cartilagine52) Il nome del tennista Martin53) Ente statunitense per ilvolo 55) Piccoli specchi d’ac-qua56) Capitale della Norvegia59) Volontà di compiereun’azione considerata reato61) Così era il sot-tomarino deiBeatles 63) Albany ne è la capitale67) Articolo spagnolo 68)Un provider marchigiano 69)Hyper Text MarkUp Language.

VERTICALI1) Salume marchigiano2) Ancona 3) Sito senza vocali 4)Un tipo di rosa 5) Lascito 6) LorenzoNecci 7) errara 8) Anda-to9) Un suo “polittico” è conservatoalla Pinacoteca di Fermo 10) Radiotelevisione italiana 11) Prima,quarta e sesta di “darsena”12) InVeneto ci si fa la polenta 13) Comunein provincia di Macerata 18)Un grande campione del calcio(iniz.)20) Il famoso Patacca 21) Il movimentocontro la globalizzazione22) Aiuto, sostegno 25) Donosenza pari 27) Napoli 29) Unoschieramento politico 30) RadioLibera 34) Essere “inglese” 35) Ilnome del famoso cantan-te Redding37) onversazione, discussione 41)Uniscono le rive dei fiumi 44)Boris Eltsin 45) Un’opera di Ver-di47) Un divieto nei musei 48) Sezionedi un edificio 49) Diminutivodi Salvatore 51) Unpericolosissimo stu-pefacente 54)America On Line 57) ffermazione58) Noto scrittore di linguatedesca60) Un rimpianto Bruce 62) Servìper l’allunaggio63) Fuori argomento… in inglese(iniz.) 64) Roma 65) Gran Ducato66) Occhi alle estremità

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Dallo scaffaleVignetta

Pietro Vanessi è nato a Verona ed è residente a Roma dal 2001. Da vari anni, e a fasi alterne, si diletta nel disegnare vignette per varie riviste (da Cuore a diversi quotidiani locali). Uscito di scena per 7/8 anni, da settembre del 2006 per dedicarsi all’attività di creativo pubblicitario, grazie al blog, www.unavignetta.splinder.com è ripartito alla grande inventando vignette satiriche e riflessioni sarcastiche su vari temi del nostro vivere quotidiano, dalla filosofia “zen” alle tematiche sociali, dalla cronaca alla vita di coppia, visti sempre sotto un’ottica agro-dolce di “disperata disillusione esistenziale”.

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