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La sintesi dell’esito delle elezioni è che i vertici della Repubblica Ponti- ficia hanno preso una batosta senza precedenti. Dopo la campagna elet- torale, anche l’esito delle elezioni con- ferma il crescente distacco della mag- gioranza delle popolazione dai vertici della Repubblica Pontificia (il Vatica- no, la Confindustria e le altre organiz- zazioni padronali, le organizzazioni criminali, gli imperialisti USA e UE: i cosiddetti poteri forti) e dai partiti con cui essi governano da decenni il nostro paese. Come per il referendum del 4 dicembre 2016 sulla riforma Renzi della Costituzione, anche in questa occasione le masse popolari sono andate a votare in massa (73% degli aventi diritto) principalmente contro le Larghe Intese e i loro padri- ni: contro la soluzione caldeggiata “dai mercati”, dalla Comunità Interna- zionale degli imperialisti e, per la prima volta si sono espressi così aper- tamente (vedi Civiltà cattolica), dai gesuiti di Papa Bergoglio. Il tracollo del PD di Renzi e del suo gruppo diri- gente, il sorpasso della Lega su Forza Italia nel centro destra, il boom di voti del M5S, il fallimento dell’operazione lista Bonino e Insieme di Gentiloni & C. parlano chiaro! A condizionare il voto a favore delle Larghe Intese non sono servite né la nuova legge elettorale porcata (il Rosatellum, approvato con otto voti di fiducia) né l’operazione di diversione e intossicazione su vasta scala messa in piedi durante la campagna elettora- le: da una parte la campagna mediati- ca in pompa magna contro il M5S (mancata restituzione di parte dello stipendio di una decina di parlamenta- ri o la candidatura di alcuni presunti massoni); dall’altra l’“operazione Macerata” (strumentalizzazione in chiave razzista dell’omicidio di una ragazza, tentativo di fare una strage di immigrati da parte di un fascista, costruzione di un clima di allarme - da manuale della “strategia della ten- sione” - intorno alla manifestazione antifascista del 10 febbraio). Quest’ul- tima, anzi, ha suscitato un’ampia e crescente mobilitazione contro le pro- vocazioni degli scimmiottatori del fascismo del XX secolo e delle forze dell’ordine che si è combinata con il movimento di resistenza delle masse popolari al procedere della crisi: a conferma che le manovre di diversio- ne orchestrate dalla borghesia possia- mo rivoltargliele contro, è una legge della lotta di classe. La bolla dei “fascisti del terzo millen- nio” di Casa Pound e Forza Nuova è scoppiata tra le mani dei promotori: gli scimmiottatori dei fascisti del XX secolo, foraggiati, finanziati e protetti dalla classe dominante, dalle sue isti- tuzioni e dalle sue forze dell’ordine, hanno raccolto circa 450mila voti (1,3%) e si confermano come forze ausiliare al servizio della borghesia imperialista. Per quanto riguarda le liste alternati- ve alle Larghe Intese – il flop di Grasso-Bersani-Boldrini con Liberi e Uguali, che ha superato di poco la soglia del 3% (1,1 milioni di voti alla Camera), indica che le masse popolari non nutrono alcuna fiducia negli ex fautori (o sostenitori recalcitranti) delle Larghe Intese e nei politicanti che usano le competi- zioni elettorali per assicurasi un posticino all’interno delle istituzioni della Repubblica Pontificia anziché mettersi al servizio del movimento delle masse popolari; – il basso numero di voti ottenuti da Potere al Popolo, la lista promossa da Clash City Workers-ex OPG di Napoli, PRC, PCI Alboresi e Rete dei Comunisti-Eurostop (circa 370mila voti alla Camera, cioè l’1,14% - nel 2013 Rivoluzione Civile, la lista formata sempre da PRC e PdCI+ Federazione dei Verdi di Bonelli, Italia dei Valori di Di Pietro, Movimento Arancione di De Magistris, Ingroia e altri, ne aveva avuti 765mila), conferma che non basta (e non è credibile) aspirare a fare la sponda politica delle masse popolari nelle istituzioni della Repubblica Pontificia perché la solu- zione dei gravi problemi con cui lavoratori e le masse popolari fanno i conti non passa attraverso un Parla- mento sempre più ridotto a camera di registrazione di decisioni prese altrove e dettate dai poteri forti inter- nazionali e dai loro 1,5 € Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) [email protected] www.carc.it RESISTENZA Resistenza - Anno 24 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 28/02/18. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 Anno 24 n. 3/2018 EDITORIALE Sulla deriva reazionaria in corso e sulla rivoluzione socialista come unica soluzione Il P.CARC esprime piena e incondizionata solidarietà – senza se e senza ma - ai compa- gni e alle compagne arrestati, fermati, denun- ciati, indagati per le legittime iniziative di resistenza di cui sono accusati: dai fatti del corteo di Piacenza del 10 febbraio, alla puni- zione del capo di Forza Nuova a Palermo, passando per i cortei antifascisti e le conte- stazioni di Torino, Napoli, Livorno, Pavia, Macerata, Pisa; piena e incondizionata soli- darietà agli organismi e ai compagni bersa- glio delle aggressioni come a Genova e a Perugia e di attentati come quello del Centro sociale Magazzino 47 a Brescia.. La repres- sione che subiscono i singoli compagni e organismi è espressione dell’accanimento dei vertici della Repubblica Pontificia contro il movimento popolare e, insieme, del tentati- vo di alimentare la tesi degli “opposti estre- mismi” che rigettiamo in blocco. Quella degli “opposti estremismi” è una strada che la bor- ghesia usa per indebolire il fronte delle masse popolari, alimentare paure e rafforzare le sue istituzioni e i suoi apparati repressivi agli occhi delle masse popolari. Siamo solidali con i compagni e le compagne colpiti dalla repressione, con i loro organismi e le loro strutture di riferimento, presidi di vigilanza sui territori, promotori di mille mobilitazioni contro gli effetti della crisi. Cinque tesi sul pericolo di deriva reaziona- ria e sulla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. 1. In termini generali, cioè in termini che attengono al movimento complessivo della società, la borghesia imperialista non riesce più a governare con gli strumenti, i modi, le leggi con cui ha governato. nei trent’anni suc- cessivi al 1945. Erano strumenti, modi e leggi dettati alla borghesia dal bisogno di arginare il movimento comunista ed erano consentiti dalla ripresa economica legata alla ricostru- zione. Nell’arginare il movimento comunista la borghesia ha avuto successo, ma deve fare i conti con una costituzione materiale della società (istituti, procedure, relazioni e senso comune) che rendono oggi i paesi imperialisti profondamente diversi da quello che erano un secolo fa. D’altra parte la seconda crisi gene- rale per sovrapproduzione assoluta di capitale, iniziata nel 1975, costringe la classe dominan- te a promuovere la reazione in ogni campo. Su tre livelli interdipendenti: progressiva eli- minazione dei diritti e delle conquiste strappa- te dalle masse popolari con la vittoria della Resistenza sul fascismo e con le lotte dei decenni successivi; smantellamento dei servi- zi pubblici e delle tutele che garantivano la coesione sociale e, pure a patto di dure lotte, L’oppressione e la sottomissione delle donne è una particolare forma dell’oppressione di classe a cui la borghesia imperialista costringe le masse popolari. Solo nella società socialista vengono meno i presuppo- sti oggettivi su cui si basa l’oppres- sione di genere e, anzi, le condizioni materiali dell’esistenza delle masse popolari consentono di superare anche le arretratezze culturali che secoli di sottomissione alla classe dominante hanno sedimentato. Da qui una sintesi: la lotta per l’emanci- pazione delle donne può svilupparsi pienamente solo nel solco della lotta di classe per il socialismo. Affermata così, questa verità può sembrare un semplice “attestato di fede” che cede di fronte all’osserva- zione che la lotta per i diritti delle donne si è sviluppata anche senza un legame diretto con il movimento comunista cosciente e organizzato e con la lotta per il socialismo. I pro- motori di tale osservazione portano come esempio il sommovimento del decennio 1968 / 1978 (periodo in cui le donne hanno conquistato impor- tanti diritti: legge sull’aborto, legge sul divorzio e vittoria del referendum per abrogarla, diritto di famiglia) per dimostrare che può esistere un movi- mento delle donne indipendente dalla lotta per il socialismo. Ma ci sono una analisi storica e una dimostrazio- ne contingente che li smentiscono e anzi aiutano a comprendere le con- traddizioni attuali del movimento per l’emancipazione delle donne. La spiegazione storica attiene al fatto che il movimento delle grandi con- quiste civili si è sviluppato sulla spin- ta della prima ondata della rivoluzio- ne proletaria mondiale e ha benefi- ciato delle conquiste esemplari che essa ha prodotto. In tutto il mondo, il modello delle donne sovietiche (il diritto all’aborto nel 1920, all’istru- zione, alle cure mediche, l’emancipa- zione dalla famiglia… considerando che l’URSS ereditava la situazione semi medievale lasciata dallo zari- smo) è diventato un faro. Inoltre, in Italia, la mobilitazione per l’emanci- pazione delle donne si è combinata con le lotte della classe operaia, degli studenti e più in generale con il som- movimento politico e sociale in cui si sono sviluppati il tentativo di rico- struzione del partito comunista, impersonato in particolare dalle Bri- gate Rosse, e di rivoluzione sociali- sta, impersonato dai vari gruppi rivo- luzionari dell’epoca. Ad entrambi, molte avanguardie della lotta per l’e- mancipazione delle donne partecipa- rono attivamente. Se quel periodo è stato, dopo la Resistenza - segue a pag. 8 - - segue a pag. 2 - L’8 Marzo delle donne e degli uomini della classe operaia e delle masse popolari - segue a pag. 8 - Articolo a pagina 4 Dalle urne e dal paese arriva una sonora legnata al governo Renzi-Gentiloni-Minniti e a tutti i fautori delle Larghe intese! Utilizzare la fase di ingovernabilità in cui si dibattono i vertici della Repubblica Pontificia per avanzare nella costituzione di un governo di emergenza popolare, l’uni- ca reale alternativa alle Larghe Intese e ai loro padrini nazionali e internazionali. Questo è l’unico degli articoli di questo numero di Resistenza scritto dopo il 4 marzo. I risultati elettorali non sono ancora definitivi, ma gli aspetti principali sono già delineati quanto basta per definire una linea di condotta che permette di valorizzare anche la situazione contingente determinata dall’esito delle elezioni ai fini della costituzione del Governo di Blocco Popolare. In questo articolo ci concentriamo sugli elementi essenziali per ragionare sul che fare per avanzare in quella direzione. Tutti gli altri articoli vanno letti come esempi, spunti, indicazioni ed esperienze che confermano la strada che indichiamo e che abbiamo indicato già molte settimane prima del 4 marzo. RE02(18)1-8_+RE 1-4 11.12 04.qxd 13/03/2018 17:02 Pagina 2

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La sintesi dell’esito delle elezioni èche i vertici della Repubblica Ponti-ficia hanno preso una batosta senzaprecedenti. Dopo la campagna elet-torale, anche l’esito delle elezioni con-ferma il crescente distacco della mag-gioranza delle popolazione dai verticidella Repubblica Pontificia (il Vatica-no, la Confindustria e le altre organiz-zazioni padronali, le organizzazionicriminali, gli imperialisti USA e UE: icosiddetti poteri forti) e dai partiti concui essi governano da decenni ilnostro paese. Come per il referendum

del 4 dicembre 2016 sulla riformaRenzi della Costituzione, anche inquesta occasione le masse popolarisono andate a votare in massa (73%degli aventi diritto) principalmentecontro le Larghe Intese e i loro padri-ni: contro la soluzione caldeggiata“dai mercati”, dalla Comunità Interna-zionale degli imperialisti e, per laprima volta si sono espressi così aper-tamente (vedi Civiltà cattolica), daigesuiti di Papa Bergoglio. Il tracollodel PD di Renzi e del suo gruppo diri-gente, il sorpasso della Lega su Forza

Italia nel centro destra, il boom di votidel M5S, il fallimento dell’operazionelista Bonino e Insieme di Gentiloni &C. parlano chiaro!A condizionare il voto a favore delleLarghe Intese non sono servite né lanuova legge elettorale porcata (ilRosatellum, approvato con otto voti difiducia) né l’operazione di diversionee intossicazione su vasta scala messain piedi durante la campagna elettora-le: da una parte la campagna mediati-ca in pompa magna contro il M5S(mancata restituzione di parte dellostipendio di una decina di parlamenta-ri o la candidatura di alcuni presuntimassoni); dall’altra l’“operazioneMacerata” (strumentalizzazione inchiave razzista dell’omicidio di unaragazza, tentativo di fare una strage diimmigrati da parte di un fascista,costruzione di un clima di allarme -da manuale della “strategia della ten-sione” - intorno alla manifestazioneantifascista del 10 febbraio). Quest’ul-tima, anzi, ha suscitato un’ampia ecrescente mobilitazione contro le pro-vocazioni degli scimmiottatori delfascismo del XX secolo e delle forzedell’ordine che si è combinata con ilmovimento di resistenza delle massepopolari al procedere della crisi: aconferma che le manovre di diversio-

ne orchestrate dalla borghesia possia-mo rivoltargliele contro, è una leggedella lotta di classe.La bolla dei “fascisti del terzo millen-nio” di Casa Pound e Forza Nuova èscoppiata tra le mani dei promotori:gli scimmiottatori dei fascisti del XXsecolo, foraggiati, finanziati e protettidalla classe dominante, dalle sue isti-tuzioni e dalle sue forze dell’ordine,hanno raccolto circa 450mila voti(1,3%) e si confermano come forzeausiliare al servizio della borghesiaimperialista.

Per quanto riguarda le liste alternati-ve alle Larghe Intese– il flop di Grasso-Bersani-Boldrinicon Liberi e Uguali, che ha superatodi poco la soglia del 3% (1,1 milionidi voti alla Camera), indica che lemasse popolari non nutrono alcunafiducia negli ex fautori (o sostenitorirecalcitranti) delle Larghe Intese enei politicanti che usano le competi-zioni elettorali per assicurasi unposticino all’interno delle istituzionidella Repubblica Pontificia anzichémettersi al servizio del movimentodelle masse popolari;– il basso numero di voti ottenuti daPotere al Popolo, la lista promossada Clash City Workers-ex OPG diNapoli, PRC, PCI Alboresi e Retedei Comunisti-Eurostop (circa370mila voti alla Camera, cioèl’1,14% - nel 2013 RivoluzioneCivile, la lista formata sempre daPRC e PdCI+ Federazione dei Verdidi Bonelli, Italia dei Valori di DiPietro, Movimento Arancione di DeMagistris, Ingroia e altri, ne avevaavuti 765mila), conferma che nonbasta (e non è credibile) aspirare afare la sponda politica delle massepopolari nelle istituzioni dellaRepubblica Pontificia perché la solu-zione dei gravi problemi con cuilavoratori e le masse popolari fanno iconti non passa attraverso un Parla-mento sempre più ridotto a cameradi registrazione di decisioni presealtrove e dettate dai poteri forti inter-nazionali e dai loro

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Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

[email protected] www.carc.it

RESISTENZAResistenza - Anno 24 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54

Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 28/02/18. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018

Anno 24 n. 3/2018

EDITORIALESulla deriva reazionaria in corso e sulla rivoluzione socialista come unica soluzione

UN’AMPIA MOBILITAZIONE CONTROLE LARGHE INTESE PER IMPEDIREIL RIBALTAMENTO DELL’ESITO DEL VOTO

Il P.CARC esprime piena e incondizionatasolidarietà – senza se e senza ma - ai compa-gni e alle compagne arrestati, fermati, denun-ciati, indagati per le legittime iniziative diresistenza di cui sono accusati: dai fatti delcorteo di Piacenza del 10 febbraio, alla puni-zione del capo di Forza Nuova a Palermo,passando per i cortei antifascisti e le conte-stazioni di Torino, Napoli, Livorno, Pavia,Macerata, Pisa; piena e incondizionata soli-darietà agli organismi e ai compagni bersa-glio delle aggressioni come a Genova e aPerugia e di attentati come quello del Centrosociale Magazzino 47 a Brescia.. La repres-sione che subiscono i singoli compagni eorganismi è espressione dell’accanimentodei vertici della Repubblica Pontificia controil movimento popolare e, insieme, del tentati-vo di alimentare la tesi degli “opposti estre-mismi” che rigettiamo in blocco. Quella degli“opposti estremismi” è una strada che la bor-ghesia usa per indebolire il fronte delle massepopolari, alimentare paure e rafforzare le sueistituzioni e i suoi apparati repressivi agliocchi delle masse popolari. Siamo solidalicon i compagni e le compagne colpiti dallarepressione, con i loro organismi e le lorostrutture di riferimento, presidi di vigilanzasui territori, promotori di mille mobilitazionicontro gli effetti della crisi.

Cinque tesi sul pericolo di deriva reaziona-ria e sulla mobilitazione rivoluzionariadelle masse popolari.1. In termini generali, cioè in termini cheattengono al movimento complessivo dellasocietà, la borghesia imperialista non riescepiù a governare con gli strumenti, i modi, leleggi con cui ha governato. nei trent’anni suc-cessivi al 1945. Erano strumenti, modi e leggidettati alla borghesia dal bisogno di arginare ilmovimento comunista ed erano consentitidalla ripresa economica legata alla ricostru-zione. Nell’arginare il movimento comunistala borghesia ha avuto successo, ma deve fare iconti con una costituzione materiale dellasocietà (istituti, procedure, relazioni e sensocomune) che rendono oggi i paesi imperialistiprofondamente diversi da quello che erano unsecolo fa. D’altra parte la seconda crisi gene-rale per sovrapproduzione assoluta di capitale,iniziata nel 1975, costringe la classe dominan-te a promuovere la reazione in ogni campo.Su tre livelli interdipendenti: progressiva eli-minazione dei diritti e delle conquiste strappa-te dalle masse popolari con la vittoria dellaResistenza sul fascismo e con le lotte deidecenni successivi; smantellamento dei servi-zi pubblici e delle tutele che garantivano lacoesione sociale e, pure a patto di dure lotte,

L’oppressione e la sottomissionedelle donne è una particolare formadell’oppressione di classe a cui laborghesia imperialista costringe lemasse popolari. Solo nella societàsocialista vengono meno i presuppo-sti oggettivi su cui si basa l’oppres-sione di genere e, anzi, le condizionimateriali dell’esistenza delle massepopolari consentono di superareanche le arretratezze culturali chesecoli di sottomissione alla classedominante hanno sedimentato. Daqui una sintesi: la lotta per l’emanci-pazione delle donne può svilupparsipienamente solo nel solco della lottadi classe per il socialismo. Affermata così, questa verità puòsembrare un semplice “attestato difede” che cede di fronte all’osserva-zione che la lotta per i diritti delledonne si è sviluppata anche senza un

legame diretto con il movimentocomunista cosciente e organizzato econ la lotta per il socialismo. I pro-motori di tale osservazione portanocome esempio il sommovimento deldecennio 1968 / 1978 (periodo in cuile donne hanno conquistato impor-tanti diritti: legge sull’aborto, leggesul divorzio e vittoria del referendumper abrogarla, diritto di famiglia) perdimostrare che può esistere un movi-mento delle donne indipendente dallalotta per il socialismo. Ma ci sonouna analisi storica e una dimostrazio-ne contingente che li smentiscono eanzi aiutano a comprendere le con-traddizioni attuali del movimento perl’emancipazione delle donne.La spiegazione storica attiene al fattoche il movimento delle grandi con-quiste civili si è sviluppato sulla spin-ta della prima ondata della rivoluzio-

ne proletaria mondiale e ha benefi-ciato delle conquiste esemplari cheessa ha prodotto. In tutto il mondo, ilmodello delle donne sovietiche (ildiritto all’aborto nel 1920, all’istru-zione, alle cure mediche, l’emancipa-zione dalla famiglia… considerandoche l’URSS ereditava la situazionesemi medievale lasciata dallo zari-smo) è diventato un faro. Inoltre, inItalia, la mobilitazione per l’emanci-pazione delle donne si è combinatacon le lotte della classe operaia, deglistudenti e più in generale con il som-movimento politico e sociale in cui sisono sviluppati il tentativo di rico-struzione del partito comunista,impersonato in particolare dalle Bri-gate Rosse, e di rivoluzione sociali-sta, impersonato dai vari gruppi rivo-luzionari dell’epoca. Ad entrambi,molte avanguardie della lotta per l’e-mancipazione delle donne partecipa-rono attivamente. Se quel periodo èstato, dopo la Resistenza

- segue a pag. 8 - - segue a pag. 2 -

L’8 Marzo delle donne e degli uomini della classe operaia e delle masse popolari

LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

- segue a pag. 8 -

17 marzo a Bologna - ore 15 Piazza Nettuno

PRESIDIO- per lo scioglimento del VII Reparto Mobile- contro abusi e impunità delle forze dell’ordine- in solidarietà con Rosalba

Articolo a pagina 4

Dalle urne e dal paese arriva una sonora legnata al governo Renzi-Gentiloni-Minniti e a tutti i fautori delle Larghe intese!

Utilizzare la fase di ingovernabilità in cui si dibattono i

vertici della Repubblica Pontificia per avanzare nella

costituzione di un governo di emergenza popolare, l’uni-

ca reale alternativa alle Larghe Intese e ai loro padrini

nazionali e internazionali.

Questo è l’unico degli articoli di questo numero di Resistenza scrittodopo il 4 marzo. I risultati elettorali non sono ancora definitivi, ma gliaspetti principali sono già delineati quanto basta per definire una linea dicondotta che permette di valorizzare anche la situazione contingentedeterminata dall’esito delle elezioni ai fini della costituzione del Governodi Blocco Popolare. In questo articolo ci concentriamo sugli elementi essenziali per ragionaresul che fare per avanzare in quella direzione. Tutti gli altri articoli vannoletti come esempi, spunti, indicazioni ed esperienze che confermano lastrada che indichiamo e che abbiamo indicato già molte settimane primadel 4 marzo.

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R E S I S T E N Z Apag. 2 Resistenza n. 3/2018

agenti nazionali, che i partiti anti Lar-ghe Intese possono svolgere un ruolopositivo se lavorano alla costruzione diun governo antagonista ai RepubblicaPontificia, cioè usano da subito leforze, le risorse, le relazioni e il segui-to di cui dispongono per moltiplicarele organizzazioni operaie e popolari,sostenerle e favorirne l’attività comeNuove Autorità Pubbliche che indica-no e applicano le misure sia pure par-ziali e precarie che è possibile metterein opera a livello locale contro glieffetti della crisi;– il risultato del PC Rizzo presente in16 regioni (0,3% e circa 100 mila voti)e di Per una sinistra rivoluzionaria pre-sente in 5 regioni (0,1% e circa 30 milavoti), unito a quello di Potere al Popo-lo, mette in luce che nel paese ci sonocentinaia di migliaia di persone chehanno la falce e martello nel cuore, chehanno un buon ricordo della Rivolu-zione d’Ottobre e dell’ondata di lotte erivoluzioni che essa ha suscitato intutto il mondo. Questa è la base rossada cui partiamo per costruire le condi-zioni necessarie a farla finita con laborghesia e instaurare il socialismo,l’unico sistema in grado di invertire ilcorso disastroso e sempre più deva-stante del capitalismo.

Impedire le manovre sporche dei ver-tici della Repubblica Pontificia. Lanetta vittoria del M5S di Di Maio, laprincipale forza politica che si presenta-va in alternativa alle coalizioni di centrodestra e centro sinistra - è il primo parti-to con più di 10 milioni di voti e ungrande margine di vantaggio su tutti glialtri; la sonora confitta del PD di Renzi edella lista +Europa promossa da Prodi-Napolitano-Gentiloni-Veltroni-Bonino-Mattarella (che non riesce neanche araggiungere la soglia del 3%) e il preva-lere della Lega di Salvini (la forza che,all’interno della coalizione di centrodestra, nei proclami e nei programmi èpiù schierata contro le Larghe Intese)

alimenteranno l’ingovernabilità dall’altodel prossimo periodo.Avevamo detto e scritto all’inizio dellacampagna elettorale che “per i verticidella Repubblica Pontificia le elezioninon servono a decidere del governo delpaese, ma a ottenere la copertura eletto-rale alla soluzione di governo su cui sisono accordati sottobanco”. Ebbene, l’e-sito delle elezioni rende più complicatoper i caporioni della borghesia trovarequesta “copertura parlamentare” e creaun terreno più favorevole alla formazio-ne di governo realmente alternativo aivertici della Repubblica Pontificia. Que-sta è la situazione che ognuno può con-statare, se usa la scienza elaborata dalmovimento comunista per capire e pertrasformare la realtà, se non si fa imbro-gliare dalle operazione di intossicazionee diversione promosse dai vertici dellaRepubblica Pontificia e dai loro sodali elacchè o illudere dagli imbonitori dellasinistra borghese.Nelle prossime settimane e mesi i pote-ri forti nostrani, in combutta con la lorocomunità internazionale, ricorreranno acolpi di mano, manovre economiche(crolli di borsa, allarme spread e simili)e giudiziarie (inchieste montate ad arteusando uno o l’altro degli “scheletrinell’armadio” di quanti bazzicano isalotti buoni e operano dietro le quintedel teatrino della politica), ricatti, guer-re tra bande per tentare di ribaltare l’e-sito del voto e mettere in piedi unasoluzione di governo che continui l’at-

tuazione del programma comune dellaborghesia imperialista: privatizzazionie smantellamento dei servizi pubblici,delocalizzazione e chiusura di aziende,perdita di posti di lavoro e povertà cre-scente, eliminazioni graduale ma siste-matica dei diritti e delle conquistestrappati con la vittoria della Resistenzae con le lotte dei decenni successivi eprosecuzione delle violazioni delleparti progressiste della Costituzione, inprimo luogo la partecipazione alleguerre indette dalla NATO.È quello che hanno fatto all’indomanidelle elezioni politiche del febbraio2013, quando con un golpe bianco intre atti hanno installato il governo

Letta. Non facciamo prendere allasprovvista! L’unico modo per preveni-re e impedire lo scippo del risultatoelettorale è una vasta mobilitazionepopolare di vigilanza democratica, apartire dai milioni di elettori del M5S edi tutti i sinceri democratici e progres-sisti, che si coalizzano in un frontecontro le manovre dei vertici dellaRepubblica Pontificia e per l’attuazio-ne della Costituzione del 1948.

Nel paese esiste già un vasto fronteanti Larghe Intese che va indirizzatoin senso rivoluzionario: significa pro-muovere l’attuazione dal basso delleparti progressiste della Costituzionedel 1948 e creare le condizioni per faringoiare ai vertici della RepubblicaPontificia un governo di emergenzapopolare, espressione diretta dellemasse popolari organizzate. Il primopasso è promuovere una mobilitazionepopolare più ampia possibile contro leLarghe Intese e per impedire che l’esi-to del voto del 4 marzo venga ribaltato.Per il M5S è l’unico modo per nonfarsi scippare la vittoria elettorale.Per le altre liste anti Larghe Intese è ilmodo per dare gambe ai programmi innome dei quali hanno chiesto il voto:se anche fossero riusciti (nonostante lalegge elettorale predisposta per blinda-re Camera dei Deputati e Senato afavore delle Larghe Intese e il contornodi intossicazione di massa e propagan-da di guerra) ad avere un nutrito grup-po parlamentare, questo poteva svolge-re un ruolo costruttivo solo mettendosial servizio del rafforzamento dellamobilitazione e dell’organizzazionedei lavoratori e delle masse popolari.Per gli operai e gli altri elementi avan-zati delle masse popolari è la via perrafforzare le lotte in corso: dalla FCAall’Embraco, dall’Alitalia all’Ilva e alledecine di piccole aziende, dalla lotta perla sanità e scuola pubbliche, di qualità egratuite alle fabbriche autogestite e recu-perate, dalla mobilitazione contro ilTAV e le altre grandi opere speculativee di devastazione dell’ambiente alladifesa di quanto resta dei diritti demo-cratici dentro e fuori i posti di lavoro,dalla lotta contro la disoccupazione e laprecarietà per un lavoro utile e dignitosoalla mobilitazione contro i vecchi enuovi fascisti.

Che fare ora? Alla luce degli interessiimmediati e di prospettiva della classeoperaia e delle masse popolari, alla lucedella crisi politica in atto nel paese, con-sapevoli che i vertici della RepubblicaPontificia ricorreranno a colpi bassi emanovre sporche per rimanere in sella, ilP.CARC chiama i comunisti, gli operaiavanzati, gli elementi avanzati dellemasse popolari, i giovani, le donne, gliimmigrati a mobilitarsi in ogni ambito,contesto e forma per

- impedire che l’esito delle elezionivenga rovesciato e ottenere che il man-

dato di governare il paese sia affidatoal M5S;

- costruire coscientemente quell’am-pio fronte delle forze contro le Largheintese che spontaneamente può svilup-parsi solo al livello della protesta edella denuncia, per farlo diventareinvece il centro propulsore dell’orga-nizzazione e della mobilitazione;

- costituire in ogni azienda privata epubblica, in ogni scuola e in ogni quar-tiere organizzazioni operaie e organiz-zazioni popolari che, coordinandosicon quelle che già esistono, assumonoil ruolo di nuove autorità pubbliche,alternative e antagoniste alle autoritàdella Repubblica Pontificia;

- perseguire in ogni ambito e con ognimezzo l’attuazione dal basso delleparti progressiste della Costituzione.

Il Partito dei CARC chiama inoltre gliesponenti dei sindacati di sinistra, isindaci democratici, i personaggi dellasocietà civile e della politica, gli intel-lettuali e tecnici che sono preoccupatidel corso delle cose ad agire da subitoda Comitato di Salvezza Nazionale perincitare e incoraggiare lavoratori edelementi delle masse popolare a orga-nizzarsi, a creare organizzazioni ope-raie e popolari e attuare da subito i det-tami costituzionali, facendo leva suuna Costituzione tuttora vigente esostenuta dalla stragrande maggioranzadel popolo italiano con il referendumdel 4 dicembre 2016.

La situazione di grave ingovernabi-lità crea condizioni più favorevoliper imporre un governo di emergen-za delle masse popolari organizzate.A questo obiettivo possono contribuiretutti coloro che hanno un ruolo, o assu-meranno un ruolo, contro le Largheintese e anzi, sottrarsi a questo compi-to, qualunque sia l’immagine cheognuno vuole dare di sé, significa por-tare acqua al regime dei vertici dellaRepubblica Pontificia. Si smascheranoin questa fase e su questo obiettivo ifinti amici dei lavoratori e delle massepopolari, i finti rivoluzionari e i pom-pieri travestiti da incendiari. Dalle elezioni è emerso uno “zoccoloduro” di 500 mila persone che hanno lafalce e il martello nel cuore e che èanche la parte più attiva del variegatomovimento di resistenza alla crisi.Dobbiamo contrastare la concorrenza egli interessi di parrocchia degli espo-nenti della sinistra borghese e promuo-vere il movimento che spinge all’unitàe all’azione che partono dalla pratica.Queste centinaia di migliaia di personepossono e devono assumere il ruoloche spetta loro in questa situazione, ilruolo di riferimento politico, culturale,organizzativo delle ampie masse.Il P.CARC opererà in queste settimanesu tre piani: 1. incontri e riunioni perconsolidare relazioni esistenti e per

avviarne di nuove con tutti i principalisoggetti, collettivi e individui, che aparole dicono di voler contribuire allatrasformazione del nostro paese; 2.sostegno e promozione della mobilita-zione delle organizzazioni operaie edelle organizzazioni popolari, promo-zione del loro rafforzamento e del lorocoordinamento; 3. sostegno del percor-so per la formazione del Comitato diSalvezza Nazionale. A tutti i compagni e a tutte le compagneche vogliono avere un ruolo positivo inquesta fase, facciamo l’invito a unirsi aquesto movimento. A tutti i compagni ele compagne che aspirano a fare dell’Ita-lia un nuovo paese socialista facciamol’invito di unirsi alla Carovana del(nuovo)PCI e aderire al P.CARC.

I vertici della Repubblica Pontificiaescono con le ossa rotte, dipende danoi assestare loro un colpo per scal-zarli dal governo del paese.

Un’ampia mobilitazione...

dalla prima

Cambiare il corso disastrosodelle cose è possibile solo attra-verso la mobilitazione e la parte-cipazione sempre più coscientee organizzata dei lavoratori edelle masse popolari alla gestio-ne della società. Solo, cioè, sele organizzazioni operaie epopolari diventano nuove auto-rità pubbliche: prendono inmano e attuano dal basso lemisure (peraltro previste dallaCostituzione vigente) per la sal-vaguardia delle aziende (nessu-na azienda deve essere chiusao delocalizzata), per assegnarea ogni adulto (italiano e immigra-to) un lavoro socialmente utile egarantire a tutti, in cambio dellasua scrupolosa esecuzione, lecondizioni necessarie per unavita dignitosa e la partecipazionealla gestione della società (nes-sun lavoratore deve esserelicenziato, a ogni adulto un lavo-ro utile e dignitoso, nessun indi-viduo deve essere emarginato).La lotta per un governo diemergenza popolare, come viaper creare le condizioni praticheper far avanzare la rivoluzionesocialista, non solo è possibilee necessaria, ma poggia oggisu basi più solide.Le condizioni oggettive e i lcorso delle cose vanno in que-sta direzione, dipende da noicomunisti e da quanti già siorganizzano e si mobilitano nelvasto e variegato movimento diresistenza delle masse popolarial procedere della crisi generaledel capitalismo avanzare inquesto senso.

La creazione di un fronte unico contro le largheintese è un movimento oggettivo, spontaneo, comereazione all’opera dei vertici della Repubblica Pon-tificia che invece sono obbligati, malgrado le cre-scenti contraddizioni e la guerra per bande nel lorocampo, a procedere verso una grande coalizione dipartiti che diano copertura parlamentare all’attua-zione del programma comune della borghesiaimperialista. Tuttavia il fronte comune contro lelarghe intese non si sviluppa spontaneamente oltreun certo, disordinato grado (quello della protesta),se i comunisti non rimuovono i limiti al suo svilup-po. Ciò significa promuovere una strada positiva eunitaria per contrastare e superare l’influenza sullemasse popolari delle concezioni e degli atteggia-menti della sinistra borghese, lo spirito e le condot-te concorrenziali e la tendenza a non guardare oltreil proprio ombelico. La campagna elettorale hadato ampie manifestazioni di ciò con l’aperta con-correnza fra i partiti di sinistra (PaP contro PCRizzo, ad esempio) e con le comuni denigrazionicontro il M5S.Passate le elezioni, passano anche le schermaglieelettorali, ma rimane diffusa una concezione sba-gliata che ostacola lo sviluppo del fronte comunecontro le Larghe intese: considerare ogni fenome-no e ogni organismo come un unico bloccomonolitico, “buono” o “cattivo”. E’ una visione

delle cose ristretta e unilaterale ed è compito dinoi comunisti contrastarla in ogni ambito; dob-biamo promuovere una visione delle cose ade-guata a. a cercare – e trovare – ogni crepa cheinevitabilmente si apre nel campo nemico e farneappiglio per l’azione e l’iniziativa delle massepopolari organizzate; b. cercare – e trovare – ognitendenza positiva nell’ampio, ma disordinato,sparso, contraddittorio, campo alternativo e anta-gonista ai vertici della Repubblica Pontificia inmodo da favorire l’azione e l’iniziativa dellemasse popolari organizzate. In questo articolo, a titolo di esempio, “mettiamo ildito nella piaga”. Siamo consapevoli che molticompagni che hanno come punto di riferimentoPaP (o uno dei partiti che lo compongono) o PC diRizzo, continueranno a guardare con diffidenza ein certi casi disprezzo il M5S. In questo sarannoaizzati dai dirigenti e portavoce dei loro organismie partiti di riferimento che continueranno a fare,probabilmente, quello che hanno fatto durante lacampagna elettorale: mettere al primo posto il loroombelico anziché il futuro di riscossa delle massepopolari. A quei compagni e a quelle compagneindichiamo di fare quello che abbiamo fatto noi(per lo stesso motivo e con lo stesso obiettivo:contrastare anche al nostro interno la tendenza avedere “blocchi monolitici”!): mettere le mani in

pasta, cercare, sperimentare. Scopriranno quelloche abbiamo scoperto noi: a livello nazionale, ivertici del M5S hanno fatto una campagna eletto-rale conforme alla linea di sottomettersi ai verticidella Repubblica Pontificia e rassicurarli circa laloro “responsabilità”. Anche se Di Maio ha“espulso” una portavoce di Torino che aveva con-tatti con la maestra antifascista finita sotto accusaper aver inveito contro la polizia che difendeva ifascisti, anche se Lombardi ha fatto campagnaelettorale in Lazio dicendo “più turismo e menoimmigrati”, il M5S non è stato risparmiato dalfuoco incrociato di scandali e attacchi per questio-ni (rimborsi dei parlamentari) di gran lunga menoimportanti rispetto alle responsabilità politiche epenali di chi lo accusava (da Berlusconi a Salvini aDe Luca), a dimostrazione che oggettivamente ilM5S è considerato un pericolo dai vertici dellaRepubblica Pontificia. Infatti, sotto la superficiedelle cose, le questioni emergono.Se a livello nazionale il M5S ha sostanzialmentetaciuto rispetto alla vera emergenza nazionale (l’e-catombe di posti di lavoro), la Segreteria FederaleToscana del P.CARC ha avviato a Piombino unconfronto positivo (non vuol dire che siamo d’ac-cordo su tutto) sulla questione ex – Lucchini e aNapoli i candidati e gli attivisti hanno partecipatoagli scioperi al contrario promossi dai comitati deidisoccupati, oltre che propagandarli e farli entrarenella “loro” campagna elettorale.Certamente non bastano le scuse per “l’errore dicomunicazione” di Roberta Lombardi che, neimanifesti come candidata per la presidenza dellaRegione Lazio fa scrivere “più turismo e menoimmigrati”, ma a Quarto (NA) è proprio dalla

collaborazione fra la Sezione del P.CARC e ilM5S che la questione dei rifugiati, degli immi-grati, di un’accoglienza degna è stata oggetto dimobilitazione e iniziativa. Di sicuro è diventato abbastanza noioso, allalunga, il coro “non siamo né di destra né di sini-stra”, un cavallo di battaglia di molti attivisti delM5S, ma a Milano il gruppo del Municipio 2 siriunisce stabilmente nella stessa sede della Sezio-ne del P.CARC, la Casa del Popolo, e le discus-sioni, il confronto, la progettazione di iniziativecomuni prosegue da mesi. Il M5S è tutt’altro che un blocco monolitico daprendere per buono o per sbagliato a seconda diquello che dice Di Maio. Del resto, ogni movi-mento, aggregato, organismo che non è organi-camente legato ai vertici della Repubblica Pon-tificia (cioè non ha uno specifico ruolo nellamobilitazione reazionaria delle masse popolari)o che non è strettamente legato al movimentocomunista cosciente e organizzato (cioè non hauna concezione organica del mondo, non ècoeso in ragione della concezione comunistadel mondo) è sottoposto a oscillazioni, trasfor-mazioni, ribaltamenti. Chi vuole avere un ruolo positivo nella situazionepolitica post elezioni deve anzitutto superare ilmodo di ragionare “a blocchi” e andare al centrodelle questioni. Che per quanto “complesse” e“contorte” possano essere, rispondono sempre adue criteri: a. quanto una tendenza è utile ad affer-mare gli interessi delle masse popolari, a promuo-vere la loro mobilitazione, organizzazione e inizia-tiva; b. quanto e come rafforza la rinascita delmovimento comunista cosciente e organizzato.

UN ESEMPIO SUL M5S

Usare la concezione comunista del mondoper analizzare la realtà e trasformarla

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pag. 3R E S I S T E N Z A Resistenza n. 3/2018

Napoli. Il Cantiere 167 e il ComitatoVele hanno fatto irruzione nella campa-gna elettorale con uno sciopero al con-trario l’8 febbraio, lanciato con unappello in cui si legge “a tutti i candi-dati alle elezioni politiche (da Potere alPopolo al Movimento 5 stelle): tutte lepromesse e i progetti con cui stannochiedendo di essere votati, sono chiac-chiere vuote se non diventeranno qui edora sostegno concreto e prese di posi-zioni nei confronti di chi lotta e si orga-nizza. La questione decisiva non è pro-mettere di fare questa o quella cosa, maè fare ora quello che promettono di faredopo le elezioni. Basta chiacchiere!Invitiamo i candidati e tutte le forze chesi dicono alternative ai governi dellelarghe intese affinché invece di promet-tere lavoro, si preoccupino di sostenereconcretamente chi si batte per avere unlavoro utile e dignitoso; invitiamo tuttee tutti a partecipare, dare visibilità e

sostegno allo sciopero al contrario delComitato Disoccupati di Scampia“Cantiere 167”. Allo sciopero hannoeffettivamente partecipato un candidatodi Potere al Popolo e uno del M5S,entrambi hanno contributo dandoglirisonanza mediatica, ma soprattuttohanno partecipato gli abitanti di Scam-pia e altri organismi di disoccupaticome il comitato “7 Novembre” e ilMovimento Meridionale per il Lavoro,oltre al comitato dell’ospedale S. Gen-naro. Nello stesso giorno i comitati pre-senti hanno colto l’occasione per darepubblicamente la loro solidarietà aRosalba.A margine dello sciopero i comitatipresenti hanno anche programmato unaserie di iniziative comuni (ad esempioconferenze sulla storia dei disoccupatiorganizzati e sul loro coordinamento).Si tratta di un importante passo avantinella costruzione di un coordinamento

cittadino, che manca da molti anni,attorno alla parola d’ordine “un lavoroutile e dignitoso per tutti”.

***Faccia a faccia tra i disoccupati

di Scampia e Luigi di MaioIl 12 Febbraio i disoccupati di Scam-pia hanno avuto un faccia a faccia conLuigi Di Maio, impegnato in uno deisuoi giri elettorali. Nel breve incontroi comitati hanno chiesto a Di Maio dinon limitarsi a fare passerelle, ma ini-ziare a prendere posizioni concrete suquestioni fondamentali come il lavoroe la casa e di iniziare a praticare dasubito ciò che promette di fare dopo il4 marzo. Dice il Cantiere 167 in uncomunicato emesso subito dopo l’in-contro: “Abbiamo chiesto misurestrutturali sul tema del lavoro, in unquartiere che affonda nella disoccupa-zione, dove il tasso dei disoccupatiraggiunge livelli indegni per un paesecivile. (…) Non ci interessano formedi sostegno assistenzialistiche, elemo-sine sociali, basta con forme di lavoroche precarizzano ulteriormente, bastacon il Jobs Act e con le cooperativeASOCIALI, noi disoccupati vogliamoun lavoro che ci dia certezza dei gior-ni venturi. Abbiamo parlato di bonifi-ca ambientale, di amianto e di roghi.Questo quartiere non ha bisogno dellepasserelle elettorali, non abbiamo piùbisogno di chi in cambio di voti vuolevendere speranze, noi che di speranzene abbiamo le pance e le tasche piene,chiediamo certezze per noi, per lenostre famiglie”.

La lotta per un lavoro utile e dignitoso

Su Resistenza n. 2/2018 abbiamoaffermato che “la mobilitazione dellemasse popolari è più efficace di ogniprogramma elettorale” e, fra variesempi, abbiamo messo in evidenza leattività del Comitato San Gennaro adifesa della sanità pubblica. I banchetti per raccogliere le principaliproblematiche fra le masse popolari (lostrumento con cui il Comitato ha fattola propria campagna elettorale) hannoconfermato che molta gente rinuncia acurarsi (anche per patologie gravi) acausa dei costi troppo elevati di visitemediche, accertamenti e medicinali, ibanchetti sono inoltre stati strumentoper fare un primo vero e proprio “cen-simento degli ammalati” da parte delComitato e per promuovere l’organiz-zazione popolare. Con la collaborazio-ne di alcuni medici e tecnici sono statesvolte visite gratuite ed elettrocardio-grammi, corsi su alimentazione edesercizi di respirazione mirati a preve-nire le patologie cardiologiche. Inchie-sta, informazione, formazione e lotta:questi i pilastri della mobilitazione cheil Comitato San Gennaro promuove eche ha contribuito in modo decisivoalla creazione di organismi popolarianche in altri presidi ospedalieri dellaCampania, che si relazionano recipro-camente nel Coordinamento Campanoper la Salute.Nelle ultime settimane, anche grazieal fermento generato dalle elezioni,sono nati il Comitato dell’ospedalePellegrini e il Comitato dell’Ospeda-le S. Giovanni Bosco. “Il comitatoper la difesa dell’ospedale San Gio-vanni Bosco ha sviluppato nelle ulti-me settimane un lavoro metodico diControllo Popolare di quello cheaccade all’interno della PresidioOspedaliero (P.O.) individuando ilimiti, le deficienze e le problematicheche impediscono ai lavoratori di con-tinuare a prestare servizio in unambiente dignitoso e professionale eagli utenti di ricevere un serviziosanitario che ne rispetti la dignità e ildiritto alla salute. (…) Il Comitatoper la difesa del San Giovanni Boscochiama tutti i lavoratori, gli utenti e icittadini del quartiere a trovare insie-me le soluzioni per imporle a chi didovere e costruire un’alternativa con-creta per noi e per le future genera-zioni. Questo il lavoro che ci propo-niamo di fare nel nostro ospedale,così come fanno tutti gli altri comitatiche come noi aderiscono al Coordi-namento Campano per la Salute”.Passare dalla denuncia all’azione: laCommissione per la Salute Popolare.

Sanità pubblica, gratuita, di qualità eper tutti: è l’obiettivo unitario delmovimento che dal basso lotta per l’at-tuazione dell’articolo 32 della Costitu-zione. Per perseguirlo i comitati hannoimposto all’Amministrazione Comuna-le di Napoli la costituzione di una spe-cifica Commissione Popolare (chedovrebbe essere istituita il 27 febbraiocon una delibera di De Magistris). Icomitati, riuniti nel Coordinamento

Campano, specificano che la Consultasarà istituita con il benestare dell’Am-ministrazione o anche senza. Spieganoin una nota: “Dalle nostre esperienze di lotta nascecosì la proposta di una CommissionePopolare per la Salute.. È un’esperien-za che le realtà in lotta stanno già spe-rimentando da tempo sui territori, neimodi più vari e a seconda delle esigen-ze locali: blocco della cassa ticket pergarantire la cura a tutti; banchetti inpiazza per indagare sullo stato di salu-te degli abitanti; denuncia dei disservi-zi all’interno dei reparti ospedalieri;osservatori sulla salute mentale; pro-posta di piani ospedalieri alternativielaborati con i lavoratori delle struttu-re ospedaliere in via di chiusura…La proposta consiste nel costituire nelComune di Napoli (e di qui in ognialtro comune) una Commissione che,con poteri conferiti dal sindaco, abbiauna serie di funzioni effettive per inter-venire in tema di salute sul territoriocomunale:• diritto di accesso a dati e documenta-zioni delle strutture sanitarie locali(ASL ed AO) per l’elaborazione di datiepidemiologici sulla cui base elaborarei piani sanitari regionali; • la possibilità di analisi, denuncia erendicontazione delle attività e deirisultati delle ASL del territorio e deidistretti e dell’operato dei direttorigenerali;

• possibilità di proporre la decadenzadegli stessi Direttori in caso di manife-sta incapacità, corruzione o gestionenon rispondente ai principi della SanitàPubblica; • diritto di accesso alle aree di degenzaospedaliera, ambulatoriali e di inter-vento sanitario territoriale per inchie-ste e confronti con pazienti, utenti elavoratori; • diritto di accesso ai siti produttivi a

rischio nocività per la cittadinanza ed ilavoratori; • diritto ad indire confronti pubblici inospedali, distretti e territori dell’areametropolitana cui si dovrebbe consen-tire ai lavoratori di partecipare al di làdei permessi sindacali• diritto di elaborazione di proposteper la programmazione sanitaria ediritto di veto sui piani aziendali senon ritenuti corrispondenti ai princi-pi della Sanità Pubblica.Lo scorso 7 febbraio abbiamo avuto unincontro col sindaco di Napoli per ren-dere la Commissione Popolare per laSalute un’istituzione ufficiale, con sedee funzioni certe, ma di chiara composi-zione e destinazione popolare. Un’espe-rienza che sarà possibile diffondere intutta la Campania e di qui in tutta Italiagrazie alla presenza di un quadro giuri-dico comune. Il quadro giuridico entrocui poterla approvare, infatti, è la legge833/1978 (art. 13, comma 2), secondola quale il Sindaco è il garante dellasalute dei cittadini del comune cheamministra e opera in qualità di “auto-rità sanitaria locale”, e il decreto229/99 secondo cui il Sindaco hafacoltà di esprimere parere sul pianosanitario regionale e sulla programma-zione delle AASSLL, proporre la revocadei Direttori Generali delle AASSLLper motivazioni relative al rispetto degliimpegni programmatici”.

Il risultato dei banchetti di inchiesta sulla sanità del Comitato S. Gennaro

Il 25 Febbraio a Sesto San Giovanni(MI) si è tenuto uno sciopero allarovescia promosso da Potere alPopolo, dalla sezione locale delnostro partito e dalla Casa RossaRossa. E’ stata ripulita una parte delcampo sportivo, di proprietà ALER,situato alle spalle delle nuove casepopolari di Via Catania, che ormaida anni è inutilizzato e le cui struttu-re murarie adibite a spogliatoi sonostate vandalizzate. Nello stessoquartiere si trova la Casa RossaRossa, un edificio abbandonato dacirca 15 anni, che è stato occupatoda famiglie e singoli sfrattati che lohanno recuperato dal degrado adi-bendolo ad emergenza a abitativa e

spazio sociale. Due percorsi dimobilitazione e protagonismo dellemasse popolari che devono esseresostenuti e portati avanti, afferman-do e praticando le parti progressistedella Costituzione in cui si affermail diritto al lavoro, alla casa e a unavita dignitosa. Questo sciopero vuole essere l’iniziodi un percorso per la costruzione diun comitato cittadino che prenda inmano la risistemazione del camposportivo, facendone luogo di sportpopolare e socialità a disposizionedella cittadinanza fuori dalle logichespeculative e del profitto che sono lacausa dell’abbandono e del degradoin cui versano le periferie delle città.

Lo sciopero alla rovescia a Sesto San Giovanni

Il giro degli ospedali della provincia di Frosinone di Potere al PopoloIl 12 febbraio compagne e compagnidi Potere al Popolo della provincia diFrosinone, alcuni candidati per le ele-zioni regionali e altri per le politiche,assieme alla candidata per la presi-denza della regione Lazio, ElisabettaCanitano, hanno effettuato un girodelle strutture sanitarie da Sora a Pon-tecorvo fino ad Anagni. Il giro è statooccasione per denunciare le condizio-ni delle varie strutture, depauperatenegli organici e nei servizi a seguitodei continui tagli ai fondi per la sanitàpubblica in favore del finanziamentodelle strutture private. Una situazioneche ha causato la chiusura di strutturee reparti, portando il rapporto fra postiletto e abitanti ai livelli di quello delCongo. Una particolare attenzione èstata rivolta alla condizione delledonne e alla reiterata violazione dellalegge 194: la presenza massiccia dimedici obiettori nelle strutture pubbli-che costringe le donne a rivolgersiagli ospedali della capitale per poter

esercitare il diritto all’aborto.La mobilitazione dei candidati in que-sto lavoro è un esempio importante;non si sono limitati alla denuncia oalla ricerca di uno sfondo per farsifoto elettorali, ma sono entrati negliospedali, raccogliendo le voci e letestimonianze dirette dei lavoratoridelle strutture. Un lavoro nel qualehanno coinvolto anche componenti diorganizzazioni popolari mobilitatenella difesa della salute pubblica,come un’esponente del comitato con-tro la chiusura dell’ospedale di Ana-gni, che è stato trasformato da presi-dio ospedaliero in “casa della salute”con la chiusura di svariati reparti. Unlavoro che potenzialmente può contri-buire a far nascere e sviluppare orga-nizzazioni popolari dei lavoratoridelle strutture ospedaliere e degliutenti che degli ospedali hanno biso-gno e il loro coordinamento in unarete per la sanità pubblica.

Firenze. Il 5 febbraio la sezione diRifredi ha tenuto un banchetto eletto-rale fuori dall’ospedale Careggi. Noinon ci siamo candidati in nessunalista e abbiamo puntato a svolgere unlavoro mirato alla mobilitazione eorganizzazione delle masse popolariin tutti i territori dove siamo presenti.Con questo obiettivo abbiamo pro-mosso i nostri banchetti, propagan-dando la linea del Governo di BloccoPopolare e il socialismo, ma soprat-tutto raccogliendo dalle masse ele-menti concreti attraverso la promo-zione di questionari. Anche a Firenzeabbiamo organizzato un banchettoelettorale fatto per scrivere assiemequal è il programma necessarioper dare un futuro alla sanità pub-blica e per ragionare su comeorganizzarsi per attuarlo. Qualisono i passi da fare, quali le eccel-lenze da tutelare e i guasti da sanare,quali i lavori necessari che non ven-gono svolti e come organizzarsi perfare tutto questo: ecco il contenutoemerso dai questionari che abbiamoproposto, contenuto che puntiamo arielaborare proprio con chi l’ha com-pilato, con i contatti che abbiamoraccolto. Questi sono principalmentemedici, infermieri e operatori dell’a-rea ospedaliera e la particolarità èche i questionari compilati fannoemergere un buon indice di soddisfa-zione sullo stato del servizio, segnodella forte eredità delle conquiste diciviltà e benessere del passato. Suquesto tema, proprio a Firenze,abbiamo avuto un confronto conalcuni compagni simpatizzanti del-

l’ala “movimentista” di Potere alPopolo: secondo loro è poco utilefare simili banchetti fuori dagli ospe-dali perché la sanità in Toscana fun-ziona ancora sostanzialmentebene…sottolineiamo ancora, perchégli stessi questionari fanno emergerela preoccupazione per lo smantella-mento in corso della sanità pubblicada parte di Regione e governo cen-trale in favore dei privati. Se qui lecose ora vanno ancora bene, il proce-dere della crisi e lo smantellamentodelle conquiste di civiltà e benesseresono un dato di fatto. Così come noiandiamo anche ai cancelli delle fab-briche che non sono in lotta o chestanno ancora funzionando bene,così andiamo anche dove gli ospeda-li funzionano. Il nostro obiettivo nonè “semplicemente” sostenere le lottee promuovere mutualismo dal basso,ma soprattutto costruire e rafforzarele organizzazioni operaie e popolari,spingerle a coordinarsi, far compiereai loro membri una scuola di comu-nismo attraverso le lotte spontanee,far loro assumere il ruolo di nuoveautorità pubbliche che iniziano aorganizzare, in misura via via sem-pre maggiore, la vita sociale delpaese. In poche parole puntiamo acostruire la rete del nuovo poteredelle masse popolari organizzate: uncompito difficile, ma ineludibile se sivogliono realmente cambiare le cose.Questo è l’obiettivo che indichiamoai banchetti e attraverso i questionariraccogliamo spunti e strumenti percominciare a farlo.

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LA NOSTRA CAMPAGNA ELETTORALEUn esempio di banchetto del Partito dei CARC

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R E S I S T E N Z Apag. 4 Resistenza n. 3/2018

Resistenza e lotta alla repressione

Il 5 e il 21 febbraio presso il Tribunale diMilano (giudice Paola Maria Braggion) sisono tenute le udienze del processo contro lanostra compagna Rosalba. La terza e ultimaudienza si terrà il 30 marzo. La nostra compa-gna è accusata di “diffamazione” dall’ex agen-te del VII Reparto Mobile di Bologna, Vladi-miro Rulli. Il pretesto utilizzato è il seguente:Rosalba era intestataria del sito “VigilanzaDemocratica” su cui nel 2013 venne pubblica-to un appello per lo scioglimento del VIIReparto Mobile in cui venivano documentati inumerosi casi di abusi e violenze commessidal reparto, l’impunità di cui godono i suoimembri e veniva chiesto agli esponenti dellasocietà civile di presentare un esposto per ilsuo scioglimento. Rulli ha denunciato per “dif-famazione” la nostra compagna chiamando incausa appunto questo appello.I mandanti. Rulli è solo una pedina e questoprocesso è una ritorsione: dietro di lui c’èinfatti il VII Reparto e, soprattutto, gli “altipapaveri” del blocco politico-poliziesco diBologna e del governo centrale che dirigono eproteggono il VII Reparto, coloro che nehanno voluto la creazione. Gruppi speciali di picchiatori selezionati e appo-sitamente addestrati e finanziati come il VIIReparto sono strutture create su mandato delMinistero dell’Interno e sono finalizzate a repri-mere le masse popolari e quanti si oppongono aldominio della borghesia imperialista. Non sono“schegge impazzite”, “deviazioni dello Stato didiritto”, “mele marce”, ecc.: sono al contrario ilfrutto di un preciso progetto perseguito dallaclasse dominante per difendere il proprio domi-nio. E’ per questo motivo che godono di ampiecoperture, appoggi e impunità.

Uno dei principali mandati di Rulli è GianniTonelli, anche lui esponente del VII RepartoMobile, dirigente del Sindacato Autonomo diPolizia (SAP) e candidato come capolista conla Lega di Salvini a Bologna nelle scorse ele-zioni politiche.Il VII Reparto Mobile e la Uno Bianca. Il(n)PCI con il suo Avviso ai naviganti n. 79 del14 febbraio 2018 ha dato un importante contri-buto per analizzare cosa c’è dietro il VIIReparto Mobile, rafforzando così la lotta incorso sia in termini di denuncia, sia permetten-do a noi del P.CARC di comprendere meglio ilquadro d’insieme e combattere così con mag-giore efficacia. “Che cosa c’è dietro Tonelli e il VII RepartoMobile? Qual è il ‘blocco di potere’ (bologne-se ma non solo) di cui Tonelli è espressione? Einoltre, Uno Bianca e VII Reparto Mobilesono davvero storie avulse tra loro? Per comprendere tutto questo non basta fermarsiagli abusi sistematici che il VII Reparto Mobileha compiuto e compie e alle coperture che altret-tanto sistematicamente riceve. Questa è solo lapunta dell’iceberg. Ciò che rende ‘speciale’ ilVII Reparto non è la sua abilità nei pestaggi dimanifestanti e ultras, non sono le azioni crimina-li che gli sono consentite per ‘preservare la pacesociale’ e per ‘garantire la sicurezza’. Ciò che lorende speciale, affidabile per un certo ‘blocco dipotere’, sono le radici su cui poggia, il comples-so di persone e strutture che nel tempo lo hannomanovrato e diretto (ovviamente ci riferiamoagli ‘alti papaveri’) e che sono usciti indenni,‘puliti’, dai fatti della Uno Bianca come granparte degli esponenti coinvolti in ‘stragi diStato’, ‘omicidi eccellenti’ e in altri episodi di“strategia della tensione” e della ‘TrattativaStato-Mafia’. Andiamo un poco oltre la punta dell’iceberg.Anche Gianni Tonelli è coinvolto in una delleindagini sulla Uno Bianca e Marino Occhipin-ti, arrestato nel 1994 proprio per i fatti dellaUno Bianca e condannato all’ergastolo per l’o-micidio della guardia giurata Carlo Beccari,era all’epoca suo amico e collega sia nel VII

Reparto Mobile di Bologna (dove al momentodell’arresto ricopriva il ruolo di sovrintendentedella sezione narcotici) sia nel SAP, di cuientrambi erano dirigenti. Un interessante arti-colo comparso su il manifesto del 10 maggio2014 a firma di una misteriosa Federica Dagodal titolo “Il SAP, più che un sindacato unamacchina del consenso”, offre alcuni (reticentie allusivi) indizi per ricostruire non solo illegame tra VII Reparto Mobile, SAP e UnoBianca, tra Tonelli e Occhipinti, ma anche perarrivare a delineare in maniera più chiara ilgruppo di potere, il blocco politico-poliziescoche sta loro dietro. Tonelli si candida, con leelezioni del 4 marzo, a diventare rappresentan-te politico di questo blocco.Vi invitiamo a focalizzare l’attenzione anchesu un altro nome che in questo articolo vienefatto, quello di Matteo Piantedosi, l’attualeprefetto di Bologna, campano di origine mavissuto a Bologna per oltre venti anni, nomina-to a questa carica dal Consiglio dei Ministri suproposta di Minniti e strettamente legato adAnnamaria Cancellieri. Ma facciamo un passo avanti. La rete eversivache garantisce il SAP e il VII Reparto Mobileè la stessa che nel tempo ha favorito e stafavorendo i criminali condannati per i fattidella Uno Bianca (condannati perché alcunicapri espiatori bisogna pur fornirli). Qui emer-ge meglio anche il coinvolgimento di Comu-nione e Liberazione” e della Lega Nord.La solidarietà è un’arma! In risposta all’at-tacco contro Rosalba, tutto il Partito si è mobi-litato per promuovere la solidarietà. Hannopreso posizione anche esponenti della societàcivile come Luigi De Magistris, Sabina Guz-zanti, Moni Ovadia, Lucia Uva, Viola Carofa-

lo, il giurista Felice Besostri, l’avvocato Gian-luca Vitale, il giornalista Adriano Chiarelli, laBanda Bassotti, Giorgio Cremaschi, PaoloFerrero e Maurizio Acerbo, l’eurodeputataEleonora Forenza, il presidente della X Muni-cipalità di Napoli Ivo Poggiani, gli operai dellaFCA di Pomigliano, Mirafiori e Cassino, dellaGKN, il Comitato Vele e il Cantiere 167 diScampia, i GTA di Milano, la Casa RossaRossa di Sesto S. Giovanni, centinaia di com-pagni e compagne di Potere al Popolo, lavora-tori, studenti e pensionati dal nord al sud delpaese. Ogni presa di posizione contribuiscealla lotta per l’applicazione delle parti progres-siste della Costituzione. La lotta in aula e le manovre sporche dell’ac-cusa. In entrambe le udienze abbiamo fatto pre-sidi fuori dal Tribunale, con il sostegno in aula aRosalba. La seconda udienza è stata quella incui la lotta contro la ritorsione nei confrontidella compagna è entrata nel vivo. Il giudice Braggion ha aperto l’udienza dicendoche le decine e decine di fax in solidarietà conRosalba che ha ricevuto e i comunicati prodottidal P.CARC sul processo saranno trasmessi allaProcura, la quale deciderà se procedere o menocon l’apertura di altre inchieste. Il giudice haparlato di “pressioni esercitate su di lei” tramitequesti strumenti di solidarietà! Il PM Valentina Pistone e l’Avvocato di partecivile Andrea Carella nel corso dell’interroga-torio fatto ai due compagni del P.CARC e diVigilanza Democratica, testimoni della difesa,in più di un’occasione hanno detto, a lorovolta, che si sarebbero rivolti alla Procura per icomunicati emessi dal P.CARC su questo pro-cesso e che le dichiarazioni dei due compagnisarebbero state oggetto di attenzioni successi-ve per l’apertura di nuovi procedimenti.Insomma: delle minacce belle e buone, tese acercare di intimidire e di mandare in confusio-ne i due testimoni della difesa! Il PM Pistone e l’avvocato Carella hanno fattoinoltre del loro meglio per cercare di far cade-re in contraddizione i due compagni, tirandoper le lunghe gli interrogatori (30-40 minuti

per ognuno) nella speranza di stancarli, ripe-tendo più volte le stesse domande e chiedendochiarimenti su cose che con i fatti oggetto delprocesso non c’entrano nulla (i fatti sono risa-lenti al 2013 e le domande arrivavano ad atti-vità dei giorni nostri!).Davanti alle proteste dei due compagni, il giu-dice Braggion li ha più volte intimati dirispondere e di non “fare comizi” altrimenti liavrebbe sbattuti fuori dall’aula. A proposito di“pressioni”!Ma i fatti sono fatti, per quanta confusione sicerchi di fare e per quante pressioni si eserciti-no: le testimonianze hanno infatti solo fornitoulteriori elementi per l’assoluzione di Rosalba.Due importanti testimonianze contro abusi ele impunità. A seguire sono ascoltati gli altridue testimoni della difesa: il sociologo SalvatorePalidda e il magistrato della Procura di GenovaEnrico Zucca, entrambe importanti per dimo-strare che i temi trattati da Vigilanza Democrati-ca suscitino interesse da parte di tutta la societàcivile e, ad esempio, la richiesta di un codiceidentificativo per le Forze dell’Ordine sia avan-zata da più parti.- Salvatore Palidda in particolare ha dichiaratoche l’identificazione delle Forze dell’Ordinedovrebbe essere prassi normale di ogni Statodemocratico; convegni in cui si tratta del temasi susseguono e vi partecipano organizzazionicome Amnesty International, Antigone, A buonDiritto e altre; petizioni su questo argomentole ha firmate lui, ma anche avvocati apparte-nenti all’Associazione nazionale di GiuristiDemocratici o ex magistrati come Livio Pepi-no ex segretario e presidente di MagistraturaDemocratica.- Enrico Zucca, che ha seguito diversi processiper reati di polizia nel G8 di Genova, in parti-colare quelli per la scuola Diaz e la caserma diBolzaneto, dichiara in aula senza mezzi termi-ni che la difficoltà a pervenire l’identificazionedei responsabili di molti di quei crimini (ancheladdove i poliziotti agivano a volto scoperto edesistevano filmati che li riprendevano) è statoil problema principale di quelle indagini, acausa della “mancata collaborazione” delleAutorità competenti e della Polizia Giudiziariache non hanno mai comunicato i nomi degliagenti coinvolti e neppure hanno fornito glielenchi del personale di polizia in servizio neiluoghi indicati. Su richiesta dell’avvocatodella difesa, Benedetto Ciccarone, Zuccadichiara altresì che tra i processi del G8 haseguito anche l’Appello del processo per i fattidi piazza Manin conclusosi con la condannaper falsa testimonianza di Luca Cinti, ex diri-gente del VII Reparto mobile di Bologna(l’avv. Ciccarone ha depositato agli atti la sen-tenza di Cassazione con cui Luca Cinti è statocondannato in via definitiva).L’avvocato Ciccarone ha depositato altre duesentenze di condanna su abusi di polizia com-piuti a Bologna, il dossier Copwatching perdocumentare l’attività svolta da VigilanzaDemocratica, la dichiarazione di solidarietà conRosalba dell’avvocato Gianluca Vitale e l’arti-colo de Il Manifesto del 10 maggio ’14 “Il SAPpiù che un sindacato una macchina del consen-so” a firma di Federica Dago sui legami tra VIIReparto Mobile di Bologna e la Uno Bianca.Applausi a Rosalba e corteo nel Tribunale. E’seguita la dichiarazione spontanea della compa-gna Rosalba, dopo la quale i compagni presentiin aula (tutti con la maglietta “Io sto con chiapplica la Costituzione!”) hanno applaudito. Ilgiudice Braggion in tutta risposta ha ordinato disgombrare immediatamente l’aula.A seguito dell’insistenza del PM, che ha chie-sto tempo per leggere i documenti prodottidalla difesa, il giudice ha fissato per il 30marzo prossimo l’udienza conclusiva che sarà“democraticamente” a porte chiuse.I compagni espulsi dall’aula hanno atteso lafine dell’udienza e poi in corteo hanno quindiraggiunto i compagni rimasti in presidio fuoridal Tribunale.La lotta continua. Nei giorni successivi all’u-dienza abbiamo tenuto assemblee a Firenze, aReggio Emilia e due cene sociali per le speselegali in Sardegna (Sassari e Alghero). Altre ini-ziative sono in costruzione nelle regioni dovesiamo presenti. Stiamo producendo l’opuscolo“Copwatching 2.0” per dare seguito a quelloprodotto nel 2013 da Vigilanza Democratica(“Copwatching”) e aggiornare sui crimini com-messi dal VII Reparto Mobile in questi 5 anni esulla lotta in corso nel paese contro abusi, tortu-re, omicidi di Stato e impunità delle forze del-l’ordine. Vorremmo riaprire il sito VigilanzaDemocratica e a questo fine stiamo iniziando araccogliere collaborazioni (chi è interessato scri-va a [email protected]). Il 17 marzo terremo aBologna un presidio nazionale per lo sciogli-mento del VII Reparto Mobile, contro gli abusie impunità delle forze dell’ordine, in solidarietàcon Rosalba e il 30 marzo terremo il presidiodavanti al Tribunale di Milano per l’assoluzionedella nostra compagna!

PROCESSO CONTRO ROSALBAPortati sul banco degli imputati gli abusi di polizia eil VII Reparto Mobile di Bologna!

Perquisizioni abusivee intimidazioniLa Questura di Pistoia perde il pelo,ma non il vizio

Ha perso il pelo, la Questura di Pistoia, dai tempi incui imperversava il Questore Maurizio Manzo che sidedicava a promuovere montature giudiziarie controgli antifascisti toscani, e in particolare contro i compa-gni del P.CARC. La persecuzione contro antifascisti ecomunisti che ebbe il suo picco nel 2009 fece emerge-re i legami fra Polizia e Casa Pound e, grazie allamobilitazione che all’epoca mettemmo in campo, lamontatura giudiziaria, le indagini a senso unico, i ten-tativi di condizionare i processi si sono rivoltati con-tro chi li aveva orchestrati e il Questore Manzo è statomandato a Viareggio a dirigere i vigili urbani. Ma non ha perso il vizio, la Questura di Pistoia. Inparticolare quello di tenere sotto tiro i comunisti ericorrere a metodi extralegali per colpirli, nel tentativodi intimidirli. Il 3 marzo, rientrato da un’assemblea al CPA di Firen-ze, il compagno Cristian Boeri, Segretario della Sezio-ne di Pistoia e Responsabile Federale del Settore Orga-nizzazione del P.CARC ha trovato la casa a soqquadro.Ha subito pensato all’incursione di qualche topo d’ap-partamento, ma non mancava nulla, né oggetti né soldi.Si tratta dunque di animali più schifosi. Giustamente, ilcompagno ha denunciato subito la visita sgradita e infa-me sui social network, pubblicando una nota in cuiricostruisce le prodezze di cui la Questura di Pistoia èstata protagonista in passato e chiudendo con un mes-saggio chiaro: i comunisti non si fanno intimidire. Inti-midire per cosa? Anche senza il “genio tattico” di Manzo, che è a Viareg-gio e dirigere i vigili urbani e non a Pistoia a combatterecontro i comunisti, la Questura non vuole sfigurarerispetto alla tradizione che vanta e continua a organizza-re manovre sporche e operazioni per rimuovere gli osta-coli allo sviluppo delle organizzazioni fasciste toscane. Il26 agosto scorso un gruppo di fascisti (pistoiesi e lucche-si) che imperversava da tempo nel centro città ha ricevu-to la giusta accoglienza che è valsa diversi contusi fra lesue fila. Indagini serrate della zelante Questura di Pistoiahanno indicato come responsabili un gruppo di giovani,fra cui tre operai della Hitachi. Al procedimento penale,nei loro confronti si è aggiunto il licenziamento (alla fac-cia del pronunciamento del Tribunale che lo ha ricono-sciuto illegittimo, disponendo il reintegro). La Sezione diPistoia si è subito mobilitata in loro solidarietà, produ-cendo un appello per il loro immediato reintegro e nelsolco di quella mobilitazione ha stabilito con un gruppodi operai più avanzati un legame particolare, che si è svi-luppato con iniziative comuni sulla Rivoluzione d’Otto-bre, con il sostegno alle lotte di fabbrica, con l’interventocomune sulle problematiche della città. Ecco perché la Questura di Pistoia deve intimidireCristian: perché ha dimostrato, ancora una volta, chela repressione può ritorcersi contro chi la promuove,può diventare il contesto in cui sviluppare relazioni elegami, può alimentare la costruzione di un frontecomune. E in questo caso specifico unisce più stretta-mente i comunisti con la classe operaia. “I comunisti non si fanno intimidire”, infatti a Pistoiainizia l’8 marzo e prosegue fino a fine maggio il “ciclodi letture operaie ad alta voce”: una serie di incontri incui vengono letti e discussi collettivamente stralci ditesti rappresentativi del legame fra comunisti e classeoperaia e dell’esperienza del movimento operaio.I maldestri tentativi delle forze repressive di impedirequesto legame sono la principale manifestazione dellaloro debolezza e, contemporaneamente, la dimostra-zione pratica che siamo sulla strada giusta.

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pag. 5Resistenza n.3/2018R E S I S T E N Z A

Elementi di storia del movimento comunista

La notte del 28 marzo del 1980 unasquadra dei Nuclei antiterrorismo deiCarabinieri fa irruzione in un apparta-mento in via Fracchia, a Genova. L’ap-partamento è una base delle BrigateRosse, indicata ai Carabinieri dal pen-tito Patrizio Peci, arrestato il meseprima a Torino. L’operazione è decisadal generale Dalla Chiesa, a capo delleoperazioni contro le BR, e guidata sulcampo dal comandante Michele Riccio(che nel 1997 finirà in galera per spac-cio di stupefacenti: aveva trasformatola caserma dei Carabinieri di CorsoEuropa, sempre a Genova, in un labo-ratorio di raffinazione, impacchetta-mento e distribuzione di eroina).Nell’appartamento dormono quattrobrigatisti: Riccardo Dura, LorenzoBetassa, Piero Panciarelli e AnnamariaLudmann. I primi tre militanti regolari,la quarta “irregolare” (cioè appoggiaval’attività delle BR, senza operare clan-destinamente) e intestataria della casa.Nessuno di loro vedrà l’alba.I carabinieri daranno versioni contra-stanti dell’accaduto e impediranno per

undici giorni l’accesso alla casa aigiornalisti. Ma i fatti sono chiarissimi:i cadaveri sono in biancheria intima,hanno le braccia alzate sulla testa,Dura risulta ucciso da un unico colposparato a bruciapelo alla nuca. E’ stataun’esecuzione premeditata.

L’eccidio di via Fracchia fu un puntodi non ritorno della repressione con-tro le organizzazioni comuniste com-battenti (OCC), e in particolare leBR, l’inizio di una “strategia” a cuialle esecuzioni sommarie al momentodell’arresto, si aggiungono omicidimirati, arresti di massa, carcere spe-ciale e torture.A partire dal luglio del ‘77 viene affida-to a Dalla Chiesa il compito di istituire iprimi carceri speciali (Favignana, Asi-nara, Cuneo, Fossombrone e Trani) acui sono destinati i rivoluzionari prigio-nieri in condizioni di “massima sicurez-za”, cioè in condizioni disumane di iso-lamento, privazioni, pestaggi e pressionipsicologiche. Nel dicembre dello stessoanno vi si aggiungono i carceri di Nova-ra, Termini Imerese, Nuoro e Pianosa.L’arresto di Peci, il suo pentimento ela sua delazione, oltre a dare luogoalla strage di via Fracchia, danno ilvia alla stagione degli arresti dimassa: migliaia di compagni e com-pagne imprigionati con l’accusa diessere militanti delle OCC.

Le operazioni per la liberazione delGenerale della NATO Dozier, seque-strato dalla BR a Verona nel 1981, rag-giungono il massimo grado della violen-za dello Stato contro i militanti rivolu-zionari: i sospettati membri o “fiancheg-giatori” delle BR vengono torturati nelle

caserme e nelle questure da appositesquadre (con nomignoli come “I quattrodell’Ave Maria” o “ i Guerrieri dellanotte”). I primi ad essere sottoposti aquesto trattamento sono i compagniRuggiero Violinia ed Elisabetta Arcan-geli. Salvatore Genova, in quegli annifunzionario della DIGOS di Verona,racconta: “Separati da un muro, perchépotessero sentirsi ma non vedersi, cisono Volinia (il compagno della Arcan-geli - ndr.) e la Arcangeli. Li sta interro-gando Fioriolli. Il nostro capo, Improta,segue tutto da vicino. La ragazza è lega-ta, nuda, la maltrattano, le tirano i capez-zoli con una pinza, le infilano un man-ganello nella vagina, la ragazza urla, ilsuo compagno la sente e viene picchiatoduramente, colpito allo stomaco, allegambe. Ha paura per sé, ma soprattuttoper la sua compagna (…) Carico insie-me a loro Volinia su una macchina, loportiamo alla villetta per il trattamento.Lo denudiamo, legato al tavolaccio subi-sce l’acqua e sale” (da un intervista rila-sciato all’Espresso il 5 aprile 2012). Ruggiero rivela dove è nascosto Dozier.I brigatisti che lo tenevano ostaggio ver-ranno a loro volta torturati. La torturapiù utilizzata, poiché non lascia segnivisibili, è quella detta “algerina” (perchépraticata in Algeria dagli occupanti fran-cesi contro il movimento indipendenti-sta) o waterboarding: consiste nel faringoiare grandi quantità di acqua e salecausando sensazione di annegamento.Ma non è l’unica. Cesare Di Leonardo(va ricordato che è ancora in carcere daoltre 30 anni e con lui altre decine dirivoluzionari prigionieri), l’unico tra igli accusati del sequestro di Dozier anon cedere alle torture, viene sottoposto,oltre all’algerina, alla bruciatura deigenitali, a bruciature sul petto, ad unafinta fucilazione. Ad altri vengono infi-lati aghi sotto le unghie dei piedi. Ledonne sono sistematicamente minacciatedi violenze sessuali.

Il regime politico instaurato dai verti-ci della Repubblica Pontificia in Italiaa partire dal dopoguerra, il regime dicontrorivoluzione preventiva, mostrònella guerra contro il movimentocomunista la sua natura e la naturadello Stato borghese: altro che “istitu-zione al di sopra sopra le classi”,come la borghesia lo presenta, ma unostrumento di oppressione della classedominante sulle masse popolari. Enon ne risultò smascherata solo lavera natura dello stato borghese, maanche il preciso ruolo dei revisionistiche con Berlinguer dirigevano il PCI:il loro schieramento in difesa dellademocrazia borghese, la promozionedella delazione, il sostegno al sistema

delle carceri speciali e il silenziorispetto alle torture li ha definitiva-mente posti nel campo della borghesiae il loro servizio è stato molto utilealla classe dominante per reprimere ilmovimento rivoluzionario.

Tuttavia non fu la forza del nemi-co, il motivo della sconfitta delleBR. Nel corso di una delle numerosepresentazioni del suo libro Correvopensando ad Anna, nello specificoquella svolta a Milano a GTA il 4febbraio scorso, Pasquale Abatange-lo, militante dei NAP e delle BR, par-lando del fenomeno della dissociazio-ne ha fatto un’affermazione che aiutaa calare nel concreto il bilancio che laCarovana del (nuovo)PCI fa di quellaesperienza (vedere Il Manifesto Pro-gramma del (nuovo)PCI e CristoforoColombo di Pippo Assan) e contribui-sce a individuare il reale motivo dellasconfitta. “Senza volerli assolvere perle loro scelte, la responsabilità dellasconfitta non fu dei pentiti e dei dis-sociati, ma dell’Organizzazione, cheha giocato in difesa, lasciando ognimilitante a far fronte alla questioneda solo e non si era data gli strumentiideologici per giocare di anticipo, peraffrontare il problema politicamente econ ottica di prospettiva”.Il limite che ha portato alla sconfitta iltentativo delle BR di fare la rivoluzio-ne socialista in Italia attiene alla con-cezione del mondo, alla capacità difare un’analisi e darsi gli strumentiideologici e pratici per affrontare icompiti nuovi che il maturare dellecondizioni poneva, in primo luogoquello decisivo della ricostruzione delPartito comunista. Le BR fecero inve-ce fronte ai nuovi compiti perseveran-do sulla via del militarismo (mettereal centro la questione militare anzichéquella politica), ma su questo terrenoeffettivamente la forza del nemico erapreponderante e il nemico la fecevalere tutta.

La strage di via Fracchia a Genova e lafase di feroce repressione di cui essa fupreludio, sono oggi, per i comunisti, untragico ma prezioso insegnamento: nonesiste una democrazia borghese buonae una democrazia borghese cattiva,esistono condizioni oggettive che spin-gono e costringono la borghesia impe-rialista ad adattare il suo regime politi-co rispetto alle esigenze che essa ha difronte. Non fu una versione particola-re del moderno fascismo a uccidere,torturare, incarcerare, tentare diannientare migliaia di comunisti, inItalia, fra gli anni 70 e gli anni 80 delsecolo scorso, tutto avvenne in conti-

nuità del medesimo regime di controri-voluzione preventiva e con la combi-nazione di uno dei pilastri su cui pog-gia (la repressione) con gli altri (diver-sione e intossicazione dell’opinionepubblica, promozione del teatrino dellapolitica borghese, concessioni econo-miche e sociali a fronte delle mobilita-zioni popolari). Allo stesso modo oggi,non viviamo in una particolare emoderna forma di fascismo, ma nellafase degenerativa e decadente dellostesso regime di controrivoluzione pre-ventiva. Sono queste, ancora oggi, lecondizioni in cui la Carovana del(nuovo)PCI promuove la rivoluzionesocialista.

LA GUERRA DELLO STATODEMOCRATICO BORGHESECONTRO I COMUNISTIA 38 anni dalla strage di via Fracchia a Genova

La rapina di piazza Alberti e lamorte di Luca Mantini e SergioRomeo destarono una enormesensazione tra l’opinione pubblica enel movimento rivoluzionario.Erano i primi morti della guerrigliaitaliana dopo Gian Giacomo Feltri-nelli, e la dinamica apparente deifatti indusse molti a ipotizzare unagguato dei carabinieri nei nostriconfronti. Ma è chiaro che non siverificò niente del genere. (…)Piazza Alberti rimase per anni sino-nimo di massacro prestabilito e distrapotere dell’avversario, coloran-dosi in qualche modo di mistero.Ma le sconfitte spiegate con teore-mi fantasiosi non permettono diimparare nulla dall’esperienza. Sifinisce per minimizzare i nostri erro-ri, proprio perché si immagina unavversario troppo forte, dotato delcontrollo totale dei nostri movimen-ti. E anche quando si vince unabattaglia, si arriva a pensare diavercela fatta perché il nemico, perun suo presunto calcolo politico, ciha permesso di spuntarla. E’ unalogica perdente. Porta a giustificarele sconfitte e a mettere in dubbio lanatura delle vittorie. Ostacola lacomprensione dei fatti e dei conflittisociali (…) E poi ancora una cosa.Il vittimismo ci lusinga sempre conla sua malinconia e il suo donchi-sciottismo aureolato di eroismonobile e perdente. Ma in fondo nonrende merito neppure ai morti, chenon hanno bisogno di essere dipinticome bestie destinate ai mattatoipreordinate dal potere, per esserericordati con affetto e amore.

(Pasquale Abatangelo,Correvo pensando ad Anna, edi-

zioni D.E.A., Firenze marzo 2017)

La classe dominante ricorre sempre più, vigliac-camente, alla repressione tramite sanzioni pecu-niarie contro chi si mobilita in difesa dei dirittidelle masse popolari: i comunisti e le massepopolari non hanno risorse economiche parago-nabili a quelle della borghesia e questi attacchisono fatti a posta per fiaccarne la mobilitazione,colpendo dove sono sicuri di fare più male inuna fase di crisi economica profonda (nessunocampa d’aria!) come hanno tentato di fare purecol movimento NO TAV negli scorsi anni.Anche il nostro Partito subisce questo attacco egli ultimi processi a danno dei nostri compagnilo dimostrano (processo per diffamazione controLino, con richiesta di 15mila euro di risarcimen-to, multe a Stefania Favoino, Marco Lenzoni,Cristian Boeri, ecc.). Di seguito parliamo di unaltro episodio del genere.

Una multa vecchia di sei anni. L’Agenzia delleEntrate ha recapitato al segretario della Sezioneuna multa da 1600€ per violazione del codice della

strada. I compagni si sono documentati sul “reato”che avrebbe potuto giustificare una sanzione tantogrande e hanno scoperto che la cartella si riferisce afatti del 2012, quando due compagni della sezionevennero multati dalla Guardia di Finanza (per ben398€) per aver attaccato un manifesto che pubbli-cizzava la Festa della Riscossa Popolare che damolti anni si svolge ogni estate in città. Già il fattoche venne richiesta una cifra del genere è grave,ma i compagni pagarono. Sei anni dopo, però, spunta fuori un secondo verba-le identico a quello del 2012, per giunta per lo stes-so reato, di cui l’Agenzia delle Entrate richiede ilpagamento. L’errore tecnico è evidente, oltretuttola cartella è stata notificata dopo più di cinque annidai fatti ed è quindi illegittima, anche se per farlaannullare servono tempo e risorse. Ma non è unsemplice errore tecnico: a marzo e ad aprile si svol-geranno i processi contro altri due compagni, mul-tati per affissione abusiva sempre per attivitàriguardanti la Festa della Riscossa Popolare del

2017. La Polizia Municipale di Massa e quella diCarrara hanno riportato nei verbali di aver visto icompagni “compiere il reato”, che però non è statoloro contestato sul momento perché “non eranopresenti” (è un controsenso!). Lo spazio occupato. La Sezione di Massa hasede in uno spazio di proprietà ERP (ente Edili-zia Residenziale Pubblica) che per molti anni èstato abbandonato e che è stato sottratto aldegrado (era in pessime condizioni) nel 2013nel solco della mobilitazione in difesa deldistretto sanitario di un quartiere della città: èdiventato da subito la sede della Sezione e delComitato di Salute Pubblica. Oggi lo “SpazioPopolare” ospita anche la palestra popolareAldo Salvetti con più di 50 iscritti (che pro-muove corsi di boxe, autodifesa, yoga e ballohip-hop), le attività della comunità senegalese,uno sportello di ascolto che verrà attivato abreve ed è luogo di incontro e organizzazionedi numerosi operai, lavoratori, studenti e preca-ri della zona. A novembre 2017, l’ERP ha inviato alla sezionedue bollettini da 503€ ciascuno da pagare per l’in-dennità di occupazione dell’immobile. Insospettitidella cosa, i compagni hanno chiesto spiegazioni,scoprendo che l’ente pretende più di 27mila euro ela somma aumenta mese dopo mese.Questi due episodi, certamente correlati tra loro,sono senza dubbio un attacco politico verso ilnostro Partito.

Se nel caso della multa al segretario di Sezioneè stato sufficiente un ricorso che contestasse leprocedure formali con cui veniva imposto ilpagamento di una somma ingente (per di più aun operaio che della Rational che da molti mesilotta con i suoi compagni contro la chiusuradell’azienda), nel caso della sede la battaglia èpiù complicata e articolata (e la ritorsione sul

campo economico ben più gravosa) e chiama incausa direttamente le istituzioni cittadine: sonocentinaia gli edifici sfitti, abbandonati e degra-dati - pubblici e privati – ma alla faccia degliarticoli 41 e 42 della Costituzione, che antepon-gono l’interesse pubblico a quello privato e pre-scrivono la funzione sociale degli spazi privatie pubblici, l’ERP mira a far sì che lo SpazioPopolare torni ad essere un locale vuoto che vain malora. Alle pretese dell’ente si aggiunge laresponsabilità dell’Amministrazione Comunaleche avalla tale pretesa anziché riconoscere l’i-niziativa meritoria ed esemplare di attuazionedelle parti progressiste della Costituzione, dichi quello spazio lo ha liberato, sistemato eoggi lo utilizza a fini sociali e collettivi. La chiusura dello spazio non sarebbe un problemasolo per i compagni del P.CARC, ma per tutti colo-ro che lo frequentano e in generale per tutta la città.Per questo la campagna elettorale per le elezio-ni amministrative che si terranno la prossimaprimavera va sfruttata per mettere al centrol’applicazione degli articoli 41 e 42 della Costi-tuzione. Sia l’Amministrazione Comunaleuscente che i candidati per quella entrantedevono farsi garanti dei diritti che la comunitàha su quella sede. Far assegnare definitivamen-te lo spazio alle associazioni che quotidiana-mente se ne occupano e lo tengono aperto, rico-noscendo la sua funzione sociale, annullare lemulte e le richieste di denaro per ratificarequello che già avviene da anni nella praticasono misure che tutti i candidati e l’Ammini-strazione Comunale possono e devono prende-re. L’iniziativa dei compagni che hanno datouna nuova vita a uno spazio abbandonato, ren-dendolo patrimonio collettivo va premiata enon repressa!

Massa: la lotta contro la repressione economica

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R E S I S T E N Z Apag. 6 Resistenza n. 3/2018

Lavoro Operaio e sindacale

Su Resistenza n.2/2018 abbia-mo descritto la battaglia deglioperai della Ideal Standard diRoccasecca (FR), famosaazienda che produce sanitari alivello internazionale, contro lachiusura voluta dai padroni delfondo speculativo americanoBain Capital; un’azienda non incrisi di vendite o di mercato, mache “semplicemente” non trova-va più spazio nei piani di ricer-ca di profitto della multinaziona-le. Il 12 febbraio l’epilogo vin-cente con la sottoscrizione delpassaggio alla Saxa Grass,azienda che produce sanpietri-ni da materiale residuale; laproduzione verrà quindi ricon-vertita e la Regione contribuiràcon la solita iniezione di finan-ziamenti pubblici (circa 30milioni di euro), ma il dato difatto è che i 300 posti di lavoropiù i 200 dell’indotto sono salvi.Questo è il risultato della “cam-pagna elettorale” di questi ope-rai, che hanno costretto Calen-da e Zingaretti a metter manoconcretamente alla vertenzaindividuando un altro padrone

che togliesse loro le castagnedal fuoco. Si conferma come ilperiodo elettorale sia unmomento ottimo, per la classeoperaia, per far pedalare istitu-zioni e sindacati dietro ai loroobiettivi e mantenere in manol’iniziativa. E’ abbastanza chia-ro che le manovre di Calenda esoci, che cercano di raccoglierealtre “vittorie” alla Embraco diTorino e alle acciaierie di Piom-bino, sono dettate dalla neces-sità di raccogliere consensi, ela firma del rinnovo di diversiCCNL come quello della Sanitàche erano bloccati da anni, vanella medesima direzione: que-sto gli operai avanzati lo sannobene. Ma a Roccasecca riven-dicano apertamente, e con tuttala ragione del mondo, che sonoLORO i protagonisti della vitto-ria, la fabbrica non chiuderàperché senza la mobilitazionemessa in campo, a partire dalblocco delle merci nei magazzi-ni e il coinvolgimento capillaredel territorio, le istituzioni sisarebbero guardati bene dall’in-tervenire.

La polemica tra Partito dei CARC eOperai Contro mette in gioco duedivergenti concezioni del mondo

e della lotta di classe: una secondo laquale gli operai per liberarsi dal capitali-smo devono mobilitare e guidare tutte leclassi oppresse e l’altra secondo la qualegli operai dovrebbero rendersi indipen-denti dalle masse popolari e pensaresolo a se stessi. “Voi sembrate a voi stessi “terribilmenterivoluzionari”, cari astensionisti e anti-parlamentaristi, ma in realtà vi siete spa-ventati per le difficoltà relativamente pic-cole della lotta contro le influenze bor-ghesi in seno al movimento operaio,mentre la vostra vittoria - cioè l’abbatti-mento della borghesia e la conquista delpotere politico da parte del proletariato -creerà quelle stesse difficoltà in misuraancora maggiore, incommensurabilmen-te maggiore. Vi siete spaventati comebambini per una piccola difficoltà cheoggi vi sta di fronte, e non capite che,domani o dopodomani, dovrete pureimparare, imparare a fondo, a vincere lestesse difficoltà, in proporzioni incom-mensurabilmente maggiori” (Lenin,Conclusioni sbagliate da giuste premes-se, cap. 4 dell’Appendice di L’“estremi-smo”, malattia infantile del comunismo).Con queste parole Lenin nel maggio1920 si rivolgeva ai comunisti “di sini-stra” italiani dell’epoca, in particolare adAmadeo Bordiga, futuro primo segreta-rio generale del Partito comunista italia-no (che sarebbe nato otto mesi dopo, il21 gennaio 1921 a Livorno) e caposcuo-la in Italia di molte “piccole chiese” auna delle quali facevano capo, quanto aconcezione del mondo e della lotta diclasse, coloro che quarant’anni fa fonda-rono Operai Contro e a cui fanno sostan-zialmente capo ancora oggi i dirigenti diOperai Contro e dell’Associazione per laLiberazione degli Operai (AsLO), fauto-ri di un “partito indipendente degli ope-rai”, oltre che vari dirigenti di sindacatialternativi e di base. (...) Un’idea, quelladel partito composto solo da operai, chegià era invalsa in Italia ai primordi delmovimento socialista ed era approdatatra il 1882 e il 1886 alla costituzione delPartito Operaio Italiano (POI). (…) I promotori di Operai Contro [sostengo-

no – ndr] che gli operai devono imporsidi diventare essi stessi degli intellettualiperché altrimenti finiscono sotto la dire-zione di intellettuali provenienti da altreclassi e questi prima o poi tradiscono.Con ciò essi hanno dato una rispostasbagliata ma apparentemente sempliceal problema dell’elevazione dellacoscienza e dell’organizzazione deglioperai che è un aspetto essenziale dellarivoluzione socialista e della transizionedell’umanità al comunismo: l’opera allecui future difficoltà si riferisce Leninnella citazione. (…) L’esclusione della massa dei membridelle classi oppresse dalle attivitàumane superiori è un aspetto essenzia-le della divisione dell’umanità in classisociali di oppressori e oppressi, disfruttatori e sfruttati. Anche dopo chela lotta delle classi oppresse e sfruttate,che caratterizza gli ultimi millennidella storia dell’umanità, è entratanella sua fase conclusiva (la fase dellalotta del proletariato moderno contro laborghesia che approderà al comunismoe all’eliminazione della divisionedell’umanità in classi sociali) la massadella popolazione ha alle attivitàumane superiori un accesso ristretto emanipolato dalle classi dominanti. Maoramai da più di 150 anni (il Manifestodel partito comunista scritto da Marxed Engels è del 1848) si è formato e sisviluppa nel mondo il movimentocomunista cosciente e organizzato. Inesso i proletari più attivi e favoriti dacircostanze fortuite (la cui diffusionecresce man mano che cresce il movi-mento comunista) diventano, grazie aun particolare impegno personale,membri dell’intellettuale collettivo, ilPartito comunista, che promuove lamobilitazione e l’organizzazione deiproletari e li guida nella lotta peremanciparsi dalla borghesia eliminan-do il capitalismo e creando la societàcomunista di cui il socialismo è ilprimo stadio. Per la posizione partico-lare che occupano nella società bor-ghese gli operai costituiscono, tra leclassi oppresse, la sola che è in gradodi porsi alla testa della rivoluzionesocialista. I tratti oggettivi che rendonogli operai moderni capaci, più delle

altre classi oppresse, di recepire e assi-milare la concezione comunista delmondo che il Partito comunista (se èfondato solidamente sul marxismo)porta loro e di costruire la nuovasocietà che questa concezione mostradover succedere alla società borghese,perché soluzione delle sue contraddi-zioni antagoniste e fatta con i presup-posti che la società borghese stessa giàcontiene, sono tre:1. la loro contrapposizione, anche sesulla base del senso comune borghese(la vendita della propria forza lavoro, ilprezzo di questa e le condizioni dellasua vendita), alla classe principale eportante della società capitalista, laborghesia;2. l’essere dalla borghesia stessa, per isuoi propri interessi, riuniti numerosi inun unico luogo (le aziende e le città),costretti a collaborare e ad associarsi traloro superando la concorrenza tra ope-raio e operaio per la vendita ognunodella propria forza lavoro;3. l’essere abituato ognuno di loro asvolgere un suo ruolo in un meccanismoproduttivo di un’unica merce, la quale ingenerale non entra (e comunque se entravi entra solo come una componente tratante altre) nel consumo diretto dellavoratore stesso e che è il risultato delmeccanismo produttivo a cui concorro-no molti lavoratori con ruoli diversi emai il risultato del lavoro del singololavoratore su elementi attinti direttamen-te in natura.

(…) I dirigenti di Operai Contro edell’AsLO si illudono (e illudono quelliche li seguono) che gli operai possanoporre fine alla loro esclusione dal patri-monio spirituale dell’umanità (alla lororelegazione ai margini delle attivitàintellettuali) e all’intossicazione sistema-tica delle idee e dei sentimenti che laborghesia ha dovuto aggiungere allereligioni di un tempo, perseguendo lacreazione di un partito composto solo daoperai, del partito degli operai indipen-dente (dal resto delle masse popolari),del partito “puro” degli operai. (…) L’esperienza della prima ondata ha[invece – ndr] pienamente confermatola tesi di Lenin (Che fare? - 1902) cheil partito comunista è il partito deglioperai intesi come lavoratori impiegatinelle aziende capitaliste. Quindi deglioperai intesi non nel senso sociologico(del comportamento, delle abitudini,del vestiario, delle idee: insomma pertratti fenomenici) e neppure nel sensodella professione che esercitano(manuale o “cognitiva”), del mestiere,del contratto di lavoro, ecc., nel sensoin cui lo è ad esempio un sindacato eneppure perché gli operai sarebbero“spontaneamente comunisti”, ecc. È ilpartito degli operai nel senso che, tra

tutte le classi oppresse e sfruttate, glioperai, per la loro esperienza e le con-dizioni pratiche in cui la società bor-ghese li confina, sono la classe che èpiù delle altre capace di assimilare inmassa (ossia su larga scala) e applicarein massa la concezione comunista delmondo e trasformare la società borghe-se nella direzione che le acquisizioni econtraddizioni della stessa società bor-ghese comportano: è la classe che puòe deve trascinare nella rivoluzionesocialista le altre classi sfruttate e ipopoli oppressi.Stante la natura della rivoluzionesocialista e del socialismo, la classeoperaia può e deve quindi svolgere unruolo che la distingue da tutte le altreclassi popolari. Da qui l’importanzadecisiva del lavoro operaio del Partito,l’importanza che nelle aziende e neireparti si costituiscano Comitati di Par-tito capaci di svolgere il ruolo di StatoMaggiore della rivoluzione socialistanell’azienda e di espandere la loroinfluenza sulle masse popolari dellazona, l’importanza che il Partito com-prenda nelle sue file tutti o almenogran parte degli operai più avanzati. IlPartito comunista è in grado di fare larivoluzione socialista, cioè di promuo-vere e guidare la guerra popolare rivo-luzionaria che è la strategia della rivo-luzione socialista nei paesi imperialisti,solo se organizza nelle sue file granparte degli operi avanzati. Il Partitocomunista tuttavia non è il partito deglioperai, ma il partito dei comunisti. Conla rivoluzione socialista la classe ope-raia non si limita a liberare se stessadalla dipendenza dai capitalisti: essariorganizza e deve riorganizzare l’inte-ra società sulla base della concezionecomunista del mondo e mobilita tuttele classi delle masse popolari a rompe-re con la sottomissione alle classidominanti e a diventare protagonistedirigenti della propria vita elevando lapropria coscienza e organizzandosi. IlPartito comunista è l’avanguardiaorganizzata della classe operaia nelsenso che è elaboratore della concezio-ne comunista del mondo, adotta comebase della sua unità e guida della suaazione la concezione comunista delmondo che è la concezione del mondograzie alla quale la classe operaiaemancipa se stessa.Questa è una questione che distingue noicomunisti da organizzazioni che pure sidichiarano comuniste, come OperaiContro, Partito Operaio Informale, Parti-to Comunista dei Lavoratori, Falce Mar-tello (ora Sinistra Classe Rivoluzione) ealtre. Queste organizzazioni mettonol’accento sul fatto che i loro membridevono essere operai, ideologicamentesono ferme all’esperienza della primaInternazionale (1864-1874) e della

seconda Internazionale (l’InternazionaleSocialista 1889-1914), quando il princi-pale compito storico era effettivamentequello che gli operai acquisissero inmassa una coscienza di classe, quello didistinguere gli operai dalle altre classidelle masse popolari.Noi comunisti invece poniamo l’accentosul fatto che gli operai membri del parti-to devono essere comunisti. La base del-l’unità del Partito non è la classe, ma laconcezione comunista del mondo. Quel-le organizzazioni parlano di partito diclasse, noi di partito comunista. Parlanodi governo operaio o di governo deilavoratori, noi di dittatura del proletaria-to, uno Stato transitorio che si estingueman mano che viene eliminata la divi-sione in classi.

L’operaio comunista non è l’operaio cheprotesta, rivendica o comunque in qual-che modo si ribella: milioni sono i lavo-ratori dipendenti o autonomi, i giovani egli studenti, le casalinghe e gli immigratiche protestano, rivendicano o comunquein qualche modo si ribellano. Se nonfosse così, la rivoluzione socialistasarebbe impossibile. Per protestare,rivendicare o comunque in qualchemodo ribellarsi non occorre la concezio-ne comunista del mondo: basta la conce-zione borghese del mondo. (...)L’operaio comunista è l’operaio- che ha un progetto di società dacostruire;- che da subito, già oggi, mobilita,organizza e dirige gli altri lavoratoridipendenti o autonomi, i giovani e glistudenti, le casalinghe e gli immigratiche protestano, rivendicano o comun-que in qualche modo si ribellano; lidirige a rendere la loro azione più effi-cace fino a costituire una forza capacedi dirigere la società, le sue attivitàproduttive di beni e servizi (le agenziepubbliche che prenderanno il postodelle aziende capitaliste) e tutte le sueattività e di spazzar via gli ostacoli chela borghesia e il clero frappongono aquesto risultato;- che da subito, già oggi, mobilita, orga-nizza e dirige le centinaia di migliaia dipersone di buona volontà (delle classiintermedie e della stessa borghesia) pro-fessionalmente preparate che di fronteallo sfascio della società attuale sonodisposte a mettersi al servizio delle orga-nizzazioni operaie e popolari e in gene-rale della rivoluzione socialista.Senza l’attività del Partito comunista,guidato quindi dalla concezione comuni-sta del mondo e adeguato all’opera dacompiere (cioè capace di assimilare laconcezione comunista del mondo e ditradurla nel particolare e applicarla nelconcreto) non si ha rivoluzione sociali-sta e instaurazione del socialismo. (…)

Critica a Operai Contro

Un sano scossone alla melassa musical-elettorale. L’11 febbraio scorso sono statifermati a Sanremo e trattenuti molte orein Questura Mimmo Mignano e altri dueoperai della FCA di Pomigliano (NA),diventati “famosi” grazie al gruppo StatoSociale che ha portato all’attenzione dimilioni di telespettatori la loro lotta pertornare al lavoro, cosa che è loro impeditadai vertici aziendali nonostante una sen-tenza del Tribunale. L’accusa nei loroconfronti è di aver violato la “zona rossa”del Festival, si sarebbero avvicinati trop-po alla postazione di Radio 2 per chiederedi leggere un comunicato. La vera ragionedel loro fermo, tuttavia, è che da due gior-ni “imperversavano” in città facendocomizi improvvisati e rilasciando intervi-ste approfittando dei riflettori; denuncia-

vano il sistema Marchionne e il futuro dimorte lenta degli stabilimenti FCA in Ita-lia. La Questura ha concluso il fermodisponendo il foglio di via da Sanremoper tre anni ai compagni: una zelanteapplicazione dei DASPO urbani introdottida Minniti “contro il degrado” delle città. La repressione ha però da subito trovatouna robusta resistenza. La notizia del fermoè rimbalzata da un capo all’altro del paese esi è sviluppato un ampio fronte di solida-rietà, gli operai di tutti gli stabilimenti FCAhanno espresso la loro vicinanza ai fermaticon un comunicato unitario, i musicistidello Stato Sociale hanno ribadito il loroappoggio agli operai.Trasformare la repressione in opportu-nità, superare il settarismo. Da temposono in corso i tentativi di coordinare glioperai FCA dei vari stabilimenti del paeseper fare fronte alle conseguenze della sca-denza degli ammortizzatori sociali a Pomi-gliano e Mirafiori (a rischio quasi 5milalicenziamenti) e più in generale alla crisiche colpisce ormai tutti gli stabilimenti conla cassa integrazione e i contratti di solida-rietà, che dilagano anche nelle “produttive”Cassino e Melfi. Il 17 febbraio il SindacatoOperaio Autorganizzato della FCA di Ter-moli ha fatto un’iniziativa insieme a colle-ghi di Pomigliano, Melfi e Cassino propriosul caso dei fermi di Sanremo e per costitui-re il Movimento Operai Autorganizzati

(MOA): un primo embrione di coordina-mento nazionale dei lavoratori del gruppo.Tra i punti salienti del documento di pre-sentazione ci sono la necessità di andareoltre le sigle sindacali e il porre la questionesul piano politico anziché su quello pura-mente sindacale. Il 25 febbraio a Pisa si ètenuta un’altra assemblea simile con operaiFCA di Mirafiori e di Cassino con un colle-gamento telefonico dei colleghi di Pomi-gliano; il dibattito ha messo un altro pezzoalla costruzione del coordinamento. Lo sto-rico stabilimento torinese esaurisce gliammortizzatori sociali a luglio e la mobili-tazione si impone per rispedire al mittente ipaventati licenziamenti e la liquidazionedella vecchia FIAT; è stato lanciato unprimo appuntamento comune per l’8 marzoa Torino, dove le istituzioni e la FIOMincontreranno FCA per discutere della ver-tenza, in sostanza per perdere altro tempo efar scivolare il più dolcemente possibile ilprocesso di morte lenta della fabbrica:un’ottima occasione di propaganda e agita-zione per i lavoratori! Il dibattito di Pisa hasottolineato la necessità di uscire dalle fab-briche per legarsi alle battaglie dei territori.L’incontro si è concluso con l’adesione deipresenti al documento prodotto a Termoli econ l’adesione all’iniziativa in simultanea,proposta per fine marzo, con cui gli operaicercheranno di bloccare uno stabilimento. Ivertici FCA hanno già annunciato la serratadi tutti gli stabilimenti del Sud Italia pro-prio per quel periodo: ecco svelata la partefinale del piano Marchionne!

Irrompere nel teatrino e rilanciare la lottacontro la morte lenta degli stabilimenti FCA!La vittoria degli

operai Ideal Standard

Riportiamo stralci, arrangiati ai fini della scorrevolezza, dell’Avviso ai Navigantin. 80 del (nuovo)PCI “Appello agli operai membri e seguaci di AsLO-Operai Con-tro” (18 febbraio) che riprende e sviluppa il dibattito fra il P.CARC e Operai Con-tro in corso da alcune settimane. I documenti antecedenti a questo Avviso ai Navi-ganti sono citati nel testo originale del (nuovo)PCI e a quello rimandiamo(www.nuovopci.it), gli stralci selezionati dalla Redazione di Resistenza esprimonoconcetti utili a contrastare le tesi di Operai Contro e ad estendere il dibattito acompagni, operai e lavoratori che perseguono, aderendo a Operai Contro o peraltre vie, la linea del “Partito operaio”.

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pag. 7Resistenza n. 3/2018R E S I S T E N Z A

Per tutti quelli che sostengono che “lasanità è di competenza della Regione” e che“un Sindaco non può fare niente”. MicheleTripodi, Sindaco di Polistena in Calabria,dimostra il contrario e sta in prima lineanella difesa della sanità pubblica, valoriz-zando e avvalendosi della mobilitazionepopolare. Pubblichiamo di seguito unestratto dal suo profilo Facebook:“Quando si lotta per un diritto che appartienea tutti i cittadini e lo si fa in modo coraggiosoe onesto i risultati, prima o dopo, arrivano. E’accaduto a seguito della manifestazione diPolistena nell’ottobre 2015, che chiedeva unamodifica del decreto ove era stata prevista lasoppressione dell’ospedale, modifica avvenu-ta qualche mese più tardi. Accade oggi, aseguito della manifestazione dello scorsoottobre nella quale con grande forza e riso-nanza abbiamo chiesto, fra le altre cose, l’in-cremento degli organici medici dell’ospedaledi Polistena.Il decreto n. 55/2018 di pochi giorni fa, afirma del Commissario alla sanità calabreseMassimo Scura, autorizza infatti nel presidioospedaliero di Polistena l’assunzione a tempoindeterminato dei primari mancanti presso ireparti di ostetricia, cardiologia, chirurgia.Inoltre è prevista l’assunzione a tempo inde-terminato di altri nuovi medici così distribuitinei vari reparti del nostro ospedale: uno inMedicina Generale, uno in Psichiatria che

sostituirà il primario nelle sue funzioni, due inOrtopedia, due in ostetricia, due in radiologia,uno in Chirurgia Generale. Infine si prevedela copertura del posto di Direzione Medicadel presidio sempre con contratto a tempoindeterminato. A tale programmazione siaggiunge pure l’assunzione a tempo indeter-minato, già autorizzata con decreto n. 4/2018,di un medico per il reparto di pediatria, peruna spesa complessiva di circa 1 milione dieuro per un totale di n. 14 nuovi medici asse-gnati al presidio ospedaliero cittadino.Tali autorizzazioni rappresentano un primorisultato, che ha fatto seguito alle nostre lottecondotte con determinazione e continuità perla tutela del diritto alla salute dei cittadini.E’ ovvio che permangono molte criticitàpresso l’ospedale di Polistena, a partiredalla mancanza di organici infermieristiciadeguati e di un piano di investimenti per lamodernizzazione della struttura, che piùvolte abbiamo sollecitato attraverso losblocco dei 9 milioni di euro previsti inprogetto.Continueremo a mantenere alta l’attenzionesui nodi irrisolti e soprattutto continueremo alottare insieme ai cittadini ed al territorio, perla sanità pubblica e per il rilancio ed il poten-ziamento dell’ospedale di Polistena che, giovaricordarlo, al momento è l’ospedale di tutta laPiana e come tale va salvaguardato, tutelato,valorizzato.”

Polistena: un sindaco in prima linea per la sanità pubblica

Amministrazioni Locali di Emergenza

Il 21 febbraio si è svolta a Roma una manifestazionesotto Palazzo Chigi promossa dal Sindaco di Napoli,De Magistris, per protestare contro il blocco dei contidel Comune di Napoli per gli indebitamenti con ilgoverno centrale maturati nei decenni passati. Hannopartecipato con il Sindaco un migliaio di cittadininapoletani, esponenti di comitati e organismi protago-nisti delle mobilitazioni che negli ultimi anni hannoportato il movimento popolare napoletano a essere unpunto di riferimento per le lotte per il lavoro, per ladifesa della sanità pubblica, contro il degrado deiquartieri e le speculazioni. La manifestazione pro-mossa da De Magistris non è l’unica manifestazionedelle contraddizioni crescenti fra enti locali e governocentrale, la particolarità sta nel coinvolgimento (enella partecipazione) delle organizzazioni operaie epopolari, le vere protagoniste della resistenza aglieffetti della crisi. Su Resistenza trattiamo spesso delle forme, dei conte-nuti e delle esperienze di organizzazione e lotta chehanno sede a Napoli e molto spesso abbiamo trattatodell’Amministrazione De Magistris, delle potenzialitàe delle sue contraddizioni. Prendiamo spunto dellamanifestazione del 21 febbraio per trattare un aspettoche nasce in una situazione specifica e particolare,Napoli, ma che ha interesse e valore generale.Qualcuno sostiene che il grado di sviluppo organiz-zazione e mobilitazione che esprimono le massepopolari di Napoli sia una particolarità dovuta all’e-sistenza di una Amministrazione Comunale comequella di De Magistris che “facilita l’opera”. E’ veroil contrario! L’amministrazione di Napoli non è“piovuta dal cielo”, ma è il frutto della mobilitazio-ne dal basso, del protagonismo, dell’organizzazionee dell’iniziativa delle masse popolari. Sono l’esi-stenza e l’opera delle organizzazioni operaie e popo-lari a spostare tutto a sinistra, secondo lo stessoprincipio per cui se le masse popolari si fanno legarele mani dalle leggi, dalle istituzioni e dalle autoritàborghesi, tutto il sistema politico si sposta a destra. Ne è riprova il fatto che il principale contenutopolitico della manifestazione del 21 febbraio non èstato espresso dalle parole che De Magistris ha pro-

nunciato nel suo comizio, ma dal contenuto dell’as-semblea che si è svolta la sera prima a Scampia.“Gli autoferrotranvieri chiamano, i comitati popola-ri rispondono” era il titolo; l’obiettivo era costruireun momento di confronto tra comitati, coordina-menti e reti del territorio sulle pratiche, le prospetti-ve e il ruolo che esse assumono e possono assume-re. Il centro del discorso è stato il concepire unite lemolte lotte locali che in generale vengono presenta-te come separate tra loro: il fallimento di ANM (l’a-zienda dei trasporti – vedi Resistenza n. 2/2018) ela privatizzazione del trasporto pubblico, la chiusu-ra degli ospedali, la lotta per la casa e per il lavoro,la tutela dell’ambiente e la costruzione di spazisociali in cui sviluppare un’aggregazione sana. Icomitati e gli organismi presenti alla discussione sisono detti concordi sul fatto che non c’è bisognodell’ennesima rete, piattaforma, nuova sigla politi-ca da costruire, ma c’è invece bisogno di agirecome nuove autorità pubbliche a partire dal territo-rio in cui operano. In questo senso la manifestazione del 21 febbraio aRoma rappresenta un ulteriore passo avanti: dalle ver-tenze locali alla mobilitazione contro il ricatto del debi-to a cui è sottoposta l’Amministrazione Comunale daparte del governo centrale, le organizzazioni operaie epopolari “escono da Napoli” e aprono una strada chediventa esempio per altri organismi in tutto il paese. La lotta conto il ricatto del debito promossa dall’Am-ministrazione Comunale di Napoli è uno dei campi incui si concretizza la contraddizione fra governo cen-trale ed enti locali, una contraddizione che è destinataa svilupparsi ed estendersi come effetto della crescen-te ingovernabilità del paese: ogni ente locale puòdiventare avamposto della resistenza contro le misureimposte dai vertici della Repubblica Pontificia, a con-dizione che ambito di iniziativa e mobilitazione per lemasse popolari organizzate, lo strumento attraversocui imparano a diventare le nuove autorità pubblichedei territori e a governarli imponendo gli interessidelle masse popolari contro quelli dei vertici dellaRepubblica Pontificia.

CONTRO IL RICATTO DEL DEBITOLa manifestazione a Roma del sindaco di Napoli

Brescia – Presentazione di Resi-stenza, antifascismo, solidarietà aRosalba. L’1 febbraio è stato pre-sentato a Malegno, nella Val Camo-nica, il numero 01/18 di Resistenza.Erano presenti il Capo-redattore delgiornale, due candidati alle elezioninella lista Potere al Popolo (dellacorrente di Sinistra Anticapitalista)e due compagne prossime all’in-gresso nel Partito, una delle qualiha diretto la discussione. La presen-za di compagni di estrazione politi-ca diversa ha favorito e alimentatoil dibattito. Come è successo inaltre presentazioni del giornale,oltre a discutere della linea deicomunisti rispetto alla campagnaelettorale, il ragionamento si è spo-stato sul ruolo dei comunisti e dellaclasse operaia nella rivoluzionesocialista. Il dibattito è servito inol-tre per ragionare sulla situazionedel territorio della Val Camonicaper capire come intervenirci.

Il 10 febbraio, in occasione dellacosiddetta “giornata del ricordodelle vittime delle foibe”, anche aBrescia è stato organizzato un cor-teo antifascista in risposta alle pro-vocatorie iniziative dei nostalgicidel Ventennio. Il segretario dellasezione di Brescia, pur essendo dasolo in quest’occasione, ha parteci-pato alla manifestazione antifasci-sta con l’obiettivo di promuove lasolidarietà con Rosalba. La rispostaè stata molto calorosa e il compa-gno ha raccolto una ventina di fotodi manifestanti con il cartello “Iosto con Rosalba, processata perchéapplica la Costituzione antifasci-sta” e raccolto sottoscrizioni per lespese legali. Nei giorni successiviRadio Onda d’Urto, storica radio“di movimento” di Brescia, haintervistato il Direttore di Resisten-za sulla questione del processo allacompagna.

Lombardia e Val d’Ossola – ini-ziative culturali. Val d’Ossola(VCO). Il 10 febbraio, presso laCasa del Popolo di Trobaso, si èsvolta la presentazione dell’auto-

biografia di Teresa Noce Rivoluzio-naria professionale. L’iniziativa èstata promossa dai compagni delP.CARC insieme ai compagni diPotere al Popolo. Erano presenticirca 20 persone, sia esponenti dipartiti (PRC e il PCI di Alboresi)sia operai e pensionati, oltre adalcune studentesse universitarie edelle scuole superiori. Gli aneddotidella vita di Teresa Noce hannopermesso che si sviluppasse unadiscussione stimolante: dal bilanciodell’operato del vecchio PCI aicompiti dei comunisti nella fasepolitica attuale, fino a riflettere sucome uti l izzare le elezioni perlegarsi e promuovere la mobilita-zione delle masse popolari. Si ètrattato della prima iniziativa pub-blica della Sezione, ma la risposta èstata più che positiva.

Milano. L’11 febbraio presso laCasa del Popolo di Via Padova, laSezione di Milano ha presentatoPoema Pedagogico di A. Maka-renko, insieme a un professore di unistituto superiore della zona. All’in-contro erano presenti anche altreinsegnanti, un’educatrice e alcunisimpatizzanti della Sezione. Ladiscussione, ricca di interventi espunti positivi, si è incentrata sultema fondamentale del ruolo del-l’individuo nella società e dell’in-fluenza della società sull’individuo,con particolare riferimento al ruolodell’educazione. È emerso bene ilfatto che in una società come quellain cui è vissuto Makarenko, chestava marciando verso il socialismo,sia l’educatore che i ragazzi aveva-no davanti una prospettiva positivadi crescita e di valorizzazione, men-tre nella società capitalista qualsiasisistema pedagogico (per eccellenteche sia) entra in contraddizione conla realtà concreta, che non offresoluzioni o possibilità di migliora-mento se non si lavora per un suocambiamento profondo.La preparazione dell’iniziativa èstata occasione per ragionare sullapossibilità di coinvolgere nelladiscussione altri insegnanti ed edu-

catori per favorire la loro organiz-zazione nelle scuole.

Gratosoglio (MI). Dopo aver con-cluso il corso sul Manifesto Pro-gramma del (nuovo)PCI e curato lapresentazione del libro Correvopensando ad Anna di Pasquale Aba-tangelo (4 febbraio), la sezione diGratosoglio sta promuovendo uncorso di alfabetizzazione storicarivolto ai giovani del quartiere. Ilcorso si propone di affrontare lastoria del nostro paese dall’unifica-zione alla fine della Seconda GuerraMondiale, tenendo come riferimen-to centrale la lotta di classe, sempreeluso nell’insegnamento all’internodelle scuole. L’obiettivo delle lezio-ni è quello di far capire che la lottadi classe è il motore della storia,ragionandoci insieme e non impa-rando nozioni a pappagallo, peranalizzare la situazione in cui siamooggi e intervenirci per cambiarla. Ilprimo incontro si è tenuto il 10 feb-braio ed erano presenti una decinadi ragazzi e ragazze. A conclusionedel primo ciclo di incontri è previ-sta una iniziativa per il 25 aprile, inmodo da “mettere subito in campo”lo studio intrapreso nei due mesiprecedenti e alimentare la mobilita-zione nel quartiere.

Napoli – Presentazione di Resi-stenza a Scampia. Il 26 Gennaio siè tenuta a Scampia, negli spazi delCantiere 167, una presentazione del

primo numero del 2018 di Resisten-za e la discussione dell’articolo “Icomunisti e le elezioni”. La presen-tazione è stata molto partecipata,circa 30 persone vi hanno presoparte: oltre al P.CARC, c’erano icompagni del Cantiere, il ComitatoVele, il Comitato dei disoccupati167 e il Movimento di lotta deiDisoccupati 7 Novembre, oltre adue consiglieri comunali di DemA.La discussione si è incentrata sucome tradurre nella pratica la lineadello sfruttare il fermento dellacampagna elettorale per le elezionipolitiche per rafforzare l’organizza-zione delle organizzazioni operaiee popolari, portando i candidatidelle liste a sostenerle concreta-mente e da subito. Il Comitato deidisoccupati 167 ha detto chiara-mente che per loro le elezioni sonosempre state solo una tappa: la que-stione principale è quella del pote-re, che il popolo deve conquistaredal basso attraverso la pratica.Omero del Comitato Vele ha parla-to di cosa significa agire da nuoveautorità pubbliche, portando l’e-sempio dell’imposizione all’Ammi-nistrazione Comunale della delibe-ra per l’abbattimento delle Vele ela ricostruzione del quartiere inbase a un piano urbanistico decisodagli stessi abitanti. La discussioneè stata infine l’occasione per deci-dere lo sciopero al contrario chepoi si è svolto l’8 febbraio.

Piombino – La costruzione dellegame fra operai e studentiSabato 17 febbraio si è svolta pres-so la sala dell’Arsenale un’iniziati-va sulle elezioni. Erano presenti insala, tra gli altri, due operai dellaex-Lucchini del CoordinamentoArt.1-Camping CIG, un simpatiz-zante di Potere al Popolo del Comi-tato di Salute Pubblica di Cecina ealcuni piombinesi. I candidati ditutte le liste erano stati invitati aprendere parte alla discussione, manessuno si è presentato. Nonostantequesto, si è discusso delle varie listeelettorali, molte delle quali dal pro-gramma simile ma divise dall’elet-toralismo dei loro promotori. Anchein questa discussione è emerso iltema del Governo di Blocco Popo-lare come l’unico governo che puòattuare veramente le misure a favo-re delle masse popolari che tutti icandidati promettono che metteran-no in campo una volta eletti. Per promuove l’iniziativa, la matti-na del 7 febbraio è stato fatto unvolantinaggio al liceo scientificoCarducci di Piombino. La Presidedel liceo non ha gradito la presenzadei compagni, ha minacciato dichiamare i Carabinieri per farliallontanare e ha commissionato unarticolo denigratorio a un giornalelocale che il giorno dopo ha pubbli-cato le accuse della Preside. Inverità, al di la di quello che diconopreside e stampa, gli studenti hannoaccolto positivamente i volantini ein molti si sono fermati a discutere.

ATTIVITA’ DI PARTITO IN BREVE

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R E S I S T E N Z Anumero 3 - 2018pag. 8

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una vita dignitosa alle ampiemasse; un progressivo restringi-mento delle libertà politiche esociali, unito alla progressiva pro-mozione della guerra fra poveri edella guerra contro i poveri (tra-sformare le contraddizioni fra clas-se dominante e masse popolari incontraddizioni in seno alle massepopolari). Questo processo è statovelocizzato, esteso e approfonditoquando nel 2008 è iniziata la faseacuta della crisi. Le condizionioggettive create dalla crisi generaleimpongono solo due vie: la mobili-tazione rivoluzionaria delle massepopolari (che culmina con l’instau-razione del socialismo) o la mobili-tazione reazionaria delle massepopolari (guerra fra poveri e guerracontro i poveri) che culmina con laguerra imperialista, la guerra fraStati. Per impedire la mobilitazionerivoluzionaria delle masse popola-ri, la borghesia imperialista ècostretta a promuovere la mobilita-zione reazionaria. Questo processoè in corso in Italia, come in tutti ipaesi imperialisti.

2. Per promuovere la mobilita-zione reazionaria delle massepopolari, la borghesia imperiali-sta (nel nostro paese i verticidella Repubblica Pontificia) usaanche le organizzazioni fasciste,gli scimmiottatori del fascismodel secolo scorso: li usa comemanovalanza per i lavori piùsporchi, li usa per aggregare laparte più abbrutita e arretratadelle masse popolari, li usa peralimentare contraddizioni nelcampo delle masse popolari. Main definit iva è la borghesiaimperialista stessa che, dismessidefinitivamente i travestimentida “classe progressista e demo-cratica”, promuove in prima per-sona la mobilitazione reaziona-ria attraverso le sue istituzioni,le sue autorità, i suoi apparatirepressivi e coercitivi, il suosistema di intossicazione dimassa. Sono i “democratici”ministri dei “democratici gover-ni” borghesi che promuovono ilrazzismo di stato e la cacciaall’immigrato (lotta al terrori-smo, sicurezza e difesa dei con-fini sono programma comune),che indicano come causa deipatimenti dei lavoratori altrilavoratori o i disoccupati, chealimentano la caccia al “furbet-to” nelle aziende pubbliche, chealimentano per interessi partico-lari traffici di droga, di armi e diesseri umani (immigrazioneclandestina), che alimentano ses-sismo e violenza di genere.Mentre in nome del profitto ipadroni chiudono aziende e

delocalizzano, il loro governoimpone che i servizi diventinomerci, rapine legalizzate chia-mate tasse e imposte, affiancaalla prigioni le pene pecuniarieche per i ricchi equivalgonoall’impunità, specula sulledisgrazie della gente che pervivere deve lavorare, rende sem-pre più precario il lavoro. Tuttoquesto è esattamente ciò che è incorso nel nostro paese. In questocontesto, le organizzazioni fasci-ste assolvono anche un altrocompito al servizio della borghe-sia, oltre a quello già indicato:sono i burattini che creano unclima di violenza nel paese; vio-lenza impunita, sminuita, inco-raggiata, tollerata e alimentatadalle istituzioni e dalle autoritàdella borghesia. Quegli stessi“democratici” che gridano alpericolo fascista, sono gli stessiche per anni hanno alimentato efomentato le organizzazionifasciste in nome della democra-zia e del pluralismo, hanno mol-tiplicato le “giornate del ricor-do” (foibe e altri “eccidi com-piuti dai partigiani comunisti”).Sono quelli che condannano lemanifestazioni di resistenza,generose e diffuse, che emergo-no legittimamente in molte città.Sono i paladini dell’antifascismopadronale: hanno partecipatofino a oggi, e ancora partecipa-no, alla violazione delle partiprogressiste della Costituzione ealla guerra contro i poveri, mainorridiscono se a spaccare latesta agli immigrati è una squa-draccia di fascisti anziché laPolizia di Stato o i Carabinieri.

3. Ci viene in sostegno la storia perintravedere quello che succederànel prossimo futuro. La borghesiaimperialista è costretta a procederea passi sempre più decisi verso lamobilitazione reazionaria dellemasse popolari. Non è una questio-ne di un governo più a destra di unaltro, è un processo inevitabile,deciso non dalla volontà politica diqualcuno, ma dal corso del movi-mento economico che dirige lasocietà capitalista. Ma questa “deri-va” non è sintomo di forza dellaclasse dominante, è al contrario sin-tomo di estrema debolezza: il suodominio basato sul consenso devenecessariamente diventare dominiobasato sulla coercizione e la repres-sione diffusa delle masse popolari.Man mano che i vertici dellaRepubblica Pontificia spingono adestra, i pilastri della loro stabilitàsi sgretolano, il loro stesso fronte sisgretola e le manifestazioni diimpotenza diventano plateali. Ne èesempio Minniti, che voleva vietareil corteo a Macerata il 10 febbraio enon solo si è dovuto rimangiare ilproposito, ma si è trovato le massepopolari in piazza in 150 iniziative

e mobilitazioni, alcune grandi, altregrandissime (a Milano più di 20mila persone), altre piccole, macombattive, a testimonianza che ilMinistro dell’Interno non ha alcunreale potere dissuasivo in nessunaparte del paese.Ecco perché è completamentefuori strada chi parla di “modernofascismo”.

4. Il fascismo è stato la dittaturaterrorist ica della borghesiaimperialista sulle masse popola-ri, in particolare sulla classeoperaia che cercava la strada perfare in Italia quello che gli ope-rai, guidati dal Partito Comuni-sta, erano stati capaci di fare inRussia, instaurare il socialismo.Per vent’anni la borghesia e ilVaticano sono riusciti, con gran-de fatica e al prezzo di immanidistruzioni, rastrellamenti, fuci-lazioni e deportazioni di comu-nisti e di operai, a “tenere abada” il movimento comunista.Con la vittoria della Resistenza– il che, per inciso, dimostra chela classe operaia può organizzar-si e vincere qualunque siano lecondizioni e le vessazioni a cuila borghesia e il clero la sotto-pongono - hanno però rischiatodi perdere tutto in Italia, comeavevano perso tutto in Russia.Per questo, dal 1945, la borghe-sia imperialista ha creato unsofisticato sistema di controrivo-luzione preventiva che ha fun-zionato, ha retto, per la combi-nazione di due fattori: una con-giuntura economica favorevole(il capitalismo dal volto umano– 1945 / 1975 – possibile pro-prio in ragione delle distruzioniprovocate dalla Prima e dallaSeconda Guerra Mondiale) e lacollaborazione del PCI, cheaveva progressivamente abban-donato la via della rivoluzionesocialista, in favore “delle rifor-me di struttura”. Il regime dicontrorivoluzione preventiva èuna miscela di ricatti, intossica-zione, diversione, repressione,finta partecipazione alla vitapolitica (il teatrino della politicaborghese), concessioni in campoeconomico e sociale. I presuppo-sti economici di questo regime sistanno oggi sgretolando, la bor-ghesia non ha più il consensodelle masse popolari e deve ope-rare come fosse “sotto assedio”,ma ha mille timori di ricorrere auna riedizione della dittatura ter-roristica sulle masse popolari,perché teme di sollevare unarisposta di portata tale da farlasoccombere.

5. In effetti, la borghesia imperiali-sta avanzerà verso un regime didittatura aperta e terroristica solose e quando sarà costretta dall’in-calzare della mobilitazione rivolu-zionaria, cioè quando la sua esi-

stenza sarà minacciata dalla rivolu-zione socialista. Anche qui la storiaci viene in aiuto: a inizio del secoloscorso, a incalzare la borghesiadell’epoca c’erano l’esempio dellarivoluzione russa e la grande mobi-litazione operaia del Biennio Rossoalla testa della riscossa delle massepopolari di tutto il paese. La contesa del terreno fra mobilita-zione reazionaria e mobilitazionerivoluzionaria avrà la forma dellaguerra civile. Per il momentosiamo ancora lontani dalla guerracivile dispiegata e dal modernofascismo. E siamo, decisamente, inuna situazione opposta rispetto aquella che descrivono i promotoridell’antifascismo padronale e icompagni e le compagne che, con-sapevolmente o meno, ne sonoinfluenzati: la deriva reazionaria efascista è tutt’altro che in corso,l’emergenza nazionale non sono igruppi scimmiottatori del fascismo,ma i governi dei vertici dellaRepubblica Pontificia.

ConclusioniIl CONSAP, un sindacato di Poli-zia, propone di “sospendere lemanifestazioni perché c’è il rischioche ci scappi il morto”, i giornaliborghesi tuonano che in 2 mesi(gennaio e febbraio 2018) sonoavvenuti 70 episodi di violenzapolitica. Minniti dichiara che “icolpevoli di disordini saranno pro-cessati”. Questi sono alcuni ele-menti che fanno una mezza verità,quella dell’intossicazione promos-sa dalla classe dominante. La veritàpiena è che in ogni città irrompe illegame con la Resistenza, si affer-ma il rifiuto della mobilitazionereazionaria e delle organizzazionifasciste, si manifesta il protagoni-smo popolare e in molti casi, dalleparole si passa ai fatti. È una ribel-lione sana, da sostenere, da svilup-pare e da coordinare. È la rispostaspontanea che, per essere efficace edi prospettiva, deve alimentare lelotte per un lavoro utile e dignitosoper tutti (italiani e immigrati), lelotte di riappropriazione di beni eservizi, impedire la privatizzazionee riduzione dei servizi, deve ali-mentare la costruzione di organiz-zazioni operaie e di organizzazionipopolari, ma soprattutto deve ali-mentare la rinascita del movimentocomunista cosciente e organizzato.A ogni compagno e ogni compa-gna che si pone la questione dicome fare? il P.CARC si proponecon serietà e lungimiranza, con ilpatrimonio di scienza e di elabora-zione della Carovana del(nuovo)PCI, con l’esperienza dilotta e di resistenza contro larepressione, con la prospettiva dipassare da subito dal campo delCONTRO al campo del PER. Con-tro la borghesia imperialista, per ilsocialismo.

Sulla deriva reazionaria...

dalla prima

(di cui le donne furono protago-niste) il picco più alto della lottacontro l’oppressione di genere, èstato anche l’inizio del suodeclino e del suo riflusso comemovimento legato alla lotta diclasse. Un riflusso favorito dallespinte piccolo borghesi e inter-classiste (contrapposizione agliuomini anziché al capitalismo),alimentato ideologicamente dalprogressivo arretramento delPCI dalla lotta di classe e dallasconfitta delle Brigate Rosse edelle altre organizzazioni comu-niste combattenti.La dimostrazione dei nostrigiorni è il lascito di quella ere-dità: il movimento delle donne èdiviso su due posizioni diame-tralmente opposte. La posizione,appunto, di chi mette come prin-cipale la questione di genere ealimenta la contrapposizione congli uomini e la posizione di chimette al centro la questione di

classe e promuove l’unità dellemasse popolari contro la borghe-sia imperialista. A questa secon-da concezione apparteniamo noi.E questa concezione ha ricadutepratiche, all’interno del Partito eall’esterno.All’interno del Partito, la ricadu-ta pratica sono la formazione ela spinta a superare la questionedi genere, anche con la discrimi-nazione positiva (cioè a parità dicapacità, favorire l’assunzionedel ruolo dirigente alle donne),in ragione della quale moltecompagne hanno ruoli dirigentia tutti i livelli. All’esterno delPartito, la ricaduta pratica è chele nostre compagne, esattamentecome i nostri compagni, parteci-pano attivamente alla lotta perfare dell’Italia un nuovo paesesocialista: fra le molte denunce eprocessi contro la nostra areapolitica, in particolare tre sono acarico di compagne (il processoa Stefania per aver difeso lalegge 194, quello a Rosalba –vedi l’articolo a pag. 4 – e quel-lo a Chiara, accusata di “avereusato un megafono senza auto-

rizzazione” durante la contesta-zione a Napolitano in visita aCassino, nel 2013). Colpite nonperché donne, ma perché comu-niste. Il loro essere comuniste èanche il motivo che spinge laparte più retriva del movimentofemminista a non solidarizzarecon loro, a non attivarsi, ad ante-porre mille scuse anche quando,come nel caso di Stefania, ilreato che viene contestatoriguarda un “cavallo di batta-glia” del movimento delledonne. La mancata solidarietà del fem-minismo padronale è colmatadalla solidarietà di classe dellemasse popolari, dei lavoratori edelle lavoratrici, delle compagnee dei compagni, donne o uominiche siano. Che c’entra questo discorsocon l’8 marzo? La GiornataInternazionale delle Donne, isti-tuita dal movimento comunista,non è il monito della differenza,e tanto meno della contrapposi-zione, fra uomini e donne. E’ unpatrimonio di lotta per l’emanci-pazione delle donne dall’oppres-

sione patriarcale, dalla divisionedella società in classi e dal siste-ma economico e politico che liperpetua. E’, in definitiva, iltestimone di unità, solidarietà elotta per i l socialismo che icomunisti, uomini e donne, rac-colgono dal passato per conti-nuare la lotta fino alla vittoria. Per questo facciamo appello atutte le compagne che animano ilmovimento femminista delnostro paese (Non Una di Meno,associazioni contro la violenzadi genere, collettivi, ecc.):- a portare a fondo il dibattito ele pratiche che ne conseguonoall’interno del movimento delledonne per smascherare e isolareil femminismo padronale e perlegarsi strettamente al movimen-to delle organizzazioni operaie epopolari che resistono agli effet-ti della crisi;- a schierarsi in solidarietà a Ste-fania, Rosalba, Chiara e a tuttele donne e gli uomini che lottanoper costruire la società senzasfruttamento e oppressione, ilsocialismo.

L’8 marzo delle donne e degli uomini...

dalla prima

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