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Razze, etnie e nazioni

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•  Per razza si intende un insieme di esseri umani che condividono alcune caratteristiche somatiche

•  Le differenze somatiche sono il prodotto dell’adattamento dei gruppi umani all’ambiente in cui vivono

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Le differenze tra singoli individui sono più importanti di quelle che si vedono tra gruppi razziali.

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In tal senso il concetto di razza è:

•  dal punto di vista biologico, un concetto irrilevante •  dal punto di vista sociologico, uno strumento per

significare altre differenze di ordine morale, intellettuale e comportamentale, quindi per giustificare forme di disuguaglianze e di dominio

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Le credenze razziste cominciano a circolare verso l’inizio del XIX secolo in concomitanza con l’espansione coloniale

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Queste dottrine si fondano su una serie di credenze: -  che vi sia corrispondenza tra caratteristiche somatiche e tratti mentali e morali, che quindi questi ultimi siano trasmessi per via ereditaria e siano sostanzialmente immodificabili -  che l’organizzazione sociale rifletta la divisione dell’umanità in razze -  che vi sia una gerarchia naturale tra le razze -  che sia lecito il dominio e lo sfruttamento da parte delle razze che si autodefiniscono superiori sulle razze definite come inferiori

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Le dottrine della razza si fondano su un forte determinismo biologico in base al quale il comportamento di individui, gruppi e intere civiltà risulta determinato dall’appartenenza razziale.

In realtà i fattori ambientali sono decisivi per determinare l’esito di qualsiasi processo biologico. Se prendiamo due fratelli gemelli monozigotici e li alleviamo in circostanze e in culture molto diverse, potremmo scommettere che cresceranno due persone molto diverse.

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Barriere di ordine fisico o sociale possono determinare due processi distinti:

- deriva genetica - selezione sessuale

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Deriva genetica Popolazioni che vivono geograficamente isolate e i cui membri si accoppiano esclusivamente tra di loro tendono a diventare anche geneticamente omogenee.

Selezione sessuale Fattori di ordine socio-culturale, influenzando la scelta del partner, influenzano anche la distribuzione dei caratteri genetici.

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Definiamo razziste quella dottrine, atteggiamenti e pratiche che discriminano, sulla base dell’appartenenza razziale, l’accesso all’esercizio di diritti e a determinate opportunità e posizioni sociali.

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Parliamo di discriminazione razziale quando in una società ai membri di una popolazione identificata per le sue caratteristiche, reali o presunte, di razza, viene negato l’accesso all’esercizio di una serie di diritti.

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Taguieff distingue tra: -  auto-razzizzazione -  etero-razzizzazione

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Auto-razzizzazione

-  il concetto di razza è applicato al proprio gruppo, per affermarne la superiorità e garantirne la purezza -  coloro che non appartengono alla ‘razza’ vengono percepiti come un pericolo alla sicurezza, integrità e purezza del gruppo stesso -  nei loro confronti viene scatenata una reazione di rigetto che, nei casi limite, arriva fino al genocidio

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Etero-razzizzazione

- la razza è intesa come sinonimo di civiltà inferiore e arretrata - le razze considerate inferiori diventano oggetto di sfruttamento e di segregazione e, in alcuni casi, di tentativi di assimilazione alla cultura dominante

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Il concetto di etnia rimanda a differenze di ordine culturale, che si trasmettono di generazione in generazione, attraverso i meccanismi della trasmissione culturale. Gli elementi che contraddistinguono un gruppo etnico sono: - nome - mito - tradizioni - cultura - territorio - solidarietà

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Si parla di etnia o gruppo etnico quando:

1)  i membri di un gruppo designano se stessi, e sono designati da altri, mediante un nome

2)  si è prodotto il mito di una comune origine o discendenza; 3)  si è creata una comunità che condivide certe memorie comuni (tradizioni)

e vi è chi si preoccupa di trasmetterle alle generazioni future 4)  vi è una cultura condivisa (fatta di linguaggio, credenze religiose, costumi,

forme di alimentazione, espressioni artistiche e letterarie, ecc.) che presenta caratteri distintivi rispetto alle popolazioni geograficamente vicine

5)  vi è un territorio (o, in certi casi, soltanto un luogo simbolico) che i membri del gruppo considerano “proprio” per diritto storico anche quando vivono dispersi o separati

6)  si sviluppa un sentimento di solidarietà particolaristico tra i membri del gruppo, che non si estende ai membri di altri gruppi

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Gli elementi che costituiscono un’etnia si modificano nel tempo per effetto di fattori sia endogeni sia esogeni, che possono rafforzarne o indebolirne la coesione. Fattori endogeni riguardano la presenza/assenza di: - un’élite letterata, atta alla conservazione e trasmissione delle tradizioni - di conflitti interni di natura religiosa, politica o sociale, che minano la solidarietà Fattori esogeni sono, ad esempio: - il contatto con culture etniche - lo stato di guerra con etnie vicine

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I concetti di etnia, nazionalità e nazione sono spesso oggetto di confusione. Le ragioni di questa confusione dipendono dal fatto che gli stessi termini vengono usati con significati diversi. Si possono distinguere due significati sostanzialmente diversi, a seconda del rapporto che si instaura tra etnia, nazione e comunità politica (stato nazione).

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1)  Il concetto di nazione designa una collettività (un popolo) che si richiama a una discendenza comune, ai vincoli creati dalla lingua, dai costumi e dalle tradizioni comuni e che, in virtù di tale comunanza, rivendica a sé il diritto di organizzarsi, su un dato territorio, in forma di stato sovrano. In questo caso, la nazione si fonda sull’etnia ed entrambe, etnia e nazione, precedono la formazione dello “stato nazione”.

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2) Il concetto di nazione designa una collettività di cittadini che hanno comuni diritti e doveri nell’ambito di uno stato territoriale. In questo caso, lo stato precede la formazione della nazione e questa può essere composta anche da etnie differenti.

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Capire le differenze, valorizzare le diversità.

Di razza ce n’è una sola. Quella umana

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Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi secolari.

Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in “migliori” e “peggiori” e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.

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I dati archeologici moderni indicanoche l’Europa è stata popolata nel Paleolitico da una popolazione di origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente.

L’origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo dell’Europa.

Nonostante la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve all’alleato nazista l’identificazione anche degli italiani con gli “ariani”.

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È una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio.

Gli stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l’intera storia della penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma anche greci, fenici, ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti ”barbari”, hanno prodotto l’ibrido che chiamiamo cultura italiana.

Per secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati con questa cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica.

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L’ideologia razzista é basata sul timore della “alterazione” della propria razza eppure essere “bastardi” fa bene. È quindi del tutto cieca rispetto al fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori, perfino con i propri nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono molto più preziose delle barriere.

Del resto negli umani i caratteri fisici si alterano più per effetto delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni.

Il “meticciamento” culturale é la base fondante della speranza di progresso che deriva dalla costituzione della Unione Europea. Un’Italia razzista che si frammentasse in “etnie” separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e devastante ora e per il futuro.

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Enrico Alleva, Docente di Etologia, Istituto Superiore di Sanità, Roma Guido Barbujani, Docente di Genetica di popolazioni, Università Ferrara Marcello Buiatti, Docente di Genetica, Università di Firenze Laura dalla Ragione, Psichiatra e psicoterapeuta, Perugia Elena Gagliasso, Docente di Filosofia e Scienze del vivente, Università La Sapienza, Roma Rita Levi Montalcini, Neurobiologa, Premio Nobel per la Medicina Massimo Livi Bacci, Docente di demografia, Università di Firenze Alberto Piazza, Docente di Genetica Umana, Università di Torino Agostino Pirella, Psichiatra, co-fondatore di Psichiatria democratica, Torino Francesco Remotti, Docente di Antropologia culturale, Università di Torino Filippo Tempia, Docente di Fisiologia, Università di Torino Flavia Zucco, Dirigente di Ricerca, Presidente Associazione Donne e Scienza, Istituto di Medicina molecolare, CNR , Roma

per firmare: http://www.regione.toscana.it/regione/opencms/RT/sito-RT/MenuUtility/SanRossore-Firma-Manifesto-Antirazzismo