Rassegna Stampa IDV Emilia Romagna 21_04_2010

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BOLOGNA III @ MERCOLEDÌ 21 APRILE 2010 l a R e p u b b l i c a PER SAPERNE DI PIÙ www.pdbologna.org http://searchworks.stanford.edu/view/5721256 Il caso LA DEPUTATA del Pdl Anna Maria Bernini, sfidante di Vasco Errani per la presidenza del- la Regione, resta a Roma e rinuncia al suo po- sto in consiglio regionale. «La Bernini deve re- stare a Roma per poter continuare a svolge- re i molteplici e rilevanti incarichi di partito e parlamentari a lei assegnati» scrive il coordi- natore regionale Pdl Filippo Berselli. Lei, ex An che ieri ha firmato il documento di 74 par- lamentari contro l’ex leader Gianfranco Fini, conferma e parla di scelta «condivisa»: «Con- tinuerò a occuparmi della regione come membro del comitato bicamerale per il fede- ralismo fiscale. E come portavoce vicario na- zionale del Pdl». La rinuncia della Bernini apre le porte dell’Assemblea Legislativa all’ex FI Andrea Leoni, pupillo della coordinatrice mo- denese Isabella Bertolini, al centro durante la campagna elettorale di aspre polemiche con i colleghi di partito. Ironico, sulla scelta della Bernini di rinunciare al suo seggio, il segreta- rio Pd Stefano Bonaccini: «Singolare che si candidi a Presidente e poi non si faccia più ve- dere». Ma prima di tornare a Roma la Bernini, che nei giorni scorsi aveva aperto uno spira- glio sul voto anticipato a Bologna, affronterà la questione: «Ne parlerò la prossima setti- mana con Berselli» promette. Intanto prose- gue il travaglio interno al centrodestra. Ieri il coordinatore provinciale Enzo Raisi ha firma- to il documento con cui Gianfranco Fini ha da- to vita alla sua corrente di minoranza. La Bernini resta a Roma e non va in Regione L’ONOREVOLE Anna Maria Bernini deputato del Pdl Le “Due Torri” fino al 2004 erano il simbolo con cui i comunisti si presentavano insieme agli indipendenti di sinistra Quel marchio che garantiva i trionfi Pci fu Dozza l’inventore della lista civica (segue dalla prima di cronaca) VALERIO VARESI È LUI, l’uomo della ricostru- zione e dei grandi progetti, a inventare nel ‘51, in una città che ancora portava le cica- trici della guerra, la «lista Due torri» capace di vivere fino alla grande coalizione ulivista del 2004 che elesse Sergio Cofferati. Un «marchio» in grado di accom- pagnare la storia amministrativa della sinistra bolognese per oltre mezzo secolo assurgendo a sim- bolo di buongoverno. E questo fu proprio lo spirito delle origini quando Dozza volle che alla ge- stione della città partecipassero non solo gli iscritti al partito co- munista, ma anche personalità esterne di valore non organiche al partito stesso, ma solo di area. L’idea vincente e fortemente anticipatrice era quella di riusci- re a calamitare nell’orbita del- l’allora Pci anche persone che non votavano per la falce e il mar- tello, ma condividevano l’idea progettuale dell’amministrazio- ne e stimavano coloro che ne fa- cevano parte. I risultati elettorali premiarono l’intuizione perché i consensi raccolti a Bologna alle comunali furono costantemen- te più consistenti rispetto a quel- li ottenuti alle consultazioni po- litiche. «C’erano persone estra- nee al Pci che votavano per la li- sta Due torri in considerazione del valore delle persone che la componevano» rammenta Ser- gio Sabattini, ex segretario del partito ed ex capogruppo di quella formazione. «Si partiva dal valore delle persone così co- me si dovrebbe fare oggi com- piendo una vera rivoluzione an- tropologica». La lista è il vero «filo rosso» che accompagna le stagioni ammi- nistrative della sinistra bologne- se. Dopo Dozza sostiene Guido Fanti dal ‘66 al ‘70, poi Renato Zangheri dal ‘70 ai primi anni ‘80, quindi Renzo Imbeni fino al ‘93. L’ultimo sindaco che governa con i voti del gruppo Due torri è Walter Vitali fino al ‘99 quando a palazzo d’Accursio sale un sin- daco civico-polista. Anche nel quinquennio di Guazzaloca, il «marchio» della sinistra bolo- gnese continua a essere presen- te e solo la grande ammucchiata dell’Ulivo lo manda in pensione. «Allora — racconta proprio Vita- li — era necessario aprire il parti- to a forze esterne per allargare il consenso. Non dimentichiamo che eravamo in piena guerra fredda col mondo diviso in due blocchi. Adesso nel Pd, che per sua vocazione è aperto alla so- cietà, quello spirito ha meno sen- so, ma ben venga il recupero di questa esperienza». Sabattini ricorda anche un’al- tra ragione alla base della costi- tuzione di un gruppo forte in Consiglio comunale: «Con l’ele- zione diretta del sindaco a parti- re dal ‘95, pensavamo che fosse necessario controbilanciare il potere che si concentrava nelle sue mani e in quelle della giunta con un gruppo composto da po- tenziali assessori in pectore. An- che perché — continua — allora si decidevano le sorti di un Muni- cipio che, comprese le parteci- pazioni e gli enti di secondo gra- do, amministrava qualcosa co- me 1200 miliardi di lire. Ci voleva gente con grandi competenze e per far questo occorreva cercare di coinvolgere il meglio della so- cietà». Chissà se la riesumazione della gloriosa griffe, auspicata dal segretario regionale Stefano Bonaccini, potrà oggi far com- piere questo passo. La storia Sabattini: si cercavano le migliori competenze nella società Vitali: era necessario aprire a forze esterne per allargare il consenso Giuseppe Dozza, in alto a sinistra Renato Zangheri e in basso Walter Vitali © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Sassoli, Varni, Frasinetti ecco i volti nuovi in pole L’IDEA di una lista civica con le forze migliori del centro sinistra riapre la caccia al candidato sindaco, per far di- menticare il Cinzia-Gate. Un volto nuovo, per puntare sul cambiamento, come il costituzionalista Andrea Morrone, l’astro nascente di Legacoop Ethel Frasinetti, il politolo- go Filippo Andreatta, oppure un candidato noto, che fac- cia pesare la forza del «curriculum». «Vorrei l’impegno di un imprenditore - dice l’urbanista Pierluigi Cervellati - co- me Isabella Seragnoli, penso che una donna potrebbe ri- sollevare la città». I nomi importanti sono molti, a partire da Federico Minoli, ex Ad della Fiera, mentre l’Università si rivela sempre un ricco serbatoio. «Ci sono migliaia di persone con competenze e coraggio - dice lo storico del- l’arte Eugenio Riccomini - ad esempio il politologo Carlo Galli è preparato e ragionevole». Tra le personalità vicine alla sinistra ma con una carriera parallela all’impegno po- litico, l’italianista Gian Mario Anselmi, che siede anche nel Cda della Fondazione Carisbo e dell’enciclopedia Trec- cani, e il preside di agraria Andrea Segrè. La sensibilità ecologista e l’impegno sociale hanno avvicinato Segrè ai “grillini” e poco tempo fa Silvana Mura, coordinatrice del- l’Idv, propose il suo nome. Un ruolo tutto diverso gioche- rebbe la candidatura di personalità fuori dalle segreterie ma molto presenti in città, come lo storico Angelo Varni, vicino al rettore e da sempre esterno alla tradizione del Pci o Lorenzo Sassoli De Bianchi, fondatore di Valsoia e presidente del Mambo. Se da più parti si cerca una can- didatura femminile, pensando anche all’ex preside di me- dicina, Maria Paola Landini, c’è anche chi va controcor- rente. «Dobbiamo tornare alle radici e puntare su Cam- pagnoli o Merola - dice il professor Antonio Faeti - fare co- me hanno fatto i fratelli Grimm, ritrovando identità nella tradizione. Gli altri esperimenti finora non sono riusciti». (e. c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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BOLOGNA � III

@MERCOLEDÌ 21 APRILE 2010

la Repubblica PER SAPERNE DI PIÙwww.pdbologna.orghttp://searchworks.stanford.edu/view/5721256

Il caso

LA DEPUTATA del Pdl Anna Maria Bernini,sfidante di Vasco Errani per la presidenza del-la Regione, resta a Roma e rinuncia al suo po-sto in consiglio regionale. «La Bernini deve re-stare a Roma per poter continuare a svolge-re i molteplici e rilevanti incarichi di partito eparlamentari a lei assegnati» scrive il coordi-natore regionale Pdl Filippo Berselli. Lei, exAn che ieri ha firmato il documento di 74 par-lamentari contro l’ex leader Gianfranco Fini,conferma e parla di scelta «condivisa»: «Con-tinuerò a occuparmi della regione comemembro del comitato bicamerale per il fede-ralismo fiscale. E come portavoce vicario na-zionale del Pdl». La rinuncia della Bernini aprele porte dell’Assemblea Legislativa all’ex FI

Andrea Leoni, pupillo della coordinatrice mo-denese Isabella Bertolini, al centro durante lacampagna elettorale di aspre polemiche coni colleghi di partito. Ironico, sulla scelta dellaBernini di rinunciare al suo seggio, il segreta-rio Pd Stefano Bonaccini: «Singolare che sicandidi a Presidente e poi non si faccia più ve-dere». Ma prima di tornare a Roma la Bernini,che nei giorni scorsi aveva aperto uno spira-glio sul voto anticipato a Bologna, affronteràla questione: «Ne parlerò la prossima setti-mana con Berselli» promette. Intanto prose-gue il travaglio interno al centrodestra. Ieri ilcoordinatore provinciale Enzo Raisi ha firma-to il documento con cui Gianfranco Fini ha da-to vita alla sua corrente di minoranza.

La Bernini resta a Roma e non va in Regione

L’ONOREVOLE

Anna Maria Berninideputato del Pdl

Le “Due Torri” fino al 2004 erano il simbolo con cui i comunisti si presentavano insieme agli indipendenti di sinistra

Quel marchio che garantiva i trionfi Pcifu Dozza l’inventore della lista civica

(segue dalla prima di cronaca)

VALERIO VARESI

ÈLUI, l’uomo della ricostru-zione e dei grandi progetti,a inventare nel ‘51, in una

città che ancora portava le cica-trici della guerra, la «lista Duetorri» capace di vivere fino allagrande coalizione ulivista del2004 che elesse Sergio Cofferati.Un «marchio» in grado di accom-pagnare la storia amministrativadella sinistra bolognese per oltremezzo secolo assurgendo a sim-bolo di buongoverno. E questo fuproprio lo spirito delle originiquando Dozza volle che alla ge-

stione della città partecipasseronon solo gli iscritti al partito co-munista, ma anche personalitàesterne di valore non organicheal partito stesso, ma solo di area.

L’idea vincente e fortementeanticipatrice era quella di riusci-re a calamitare nell’orbita del-l’allora Pci anche persone chenon votavano per la falce e il mar-tello, ma condividevano l’ideaprogettuale dell’amministrazio-ne e stimavano coloro che ne fa-cevano parte. I risultati elettoralipremiarono l’intuizione perché iconsensi raccolti a Bologna allecomunali furono costantemen-te più consistenti rispetto a quel-li ottenuti alle consultazioni po-litiche. «C’erano persone estra-nee al Pci che votavano per la li-sta Due torri in considerazionedel valore delle persone che la

componevano» rammenta Ser-gio Sabattini, ex segretario delpartito ed ex capogruppo diquella formazione. «Si partivadal valore delle persone così co-

me si dovrebbe fare oggi com-piendo una vera rivoluzione an-tropologica».

La lista è il vero «filo rosso» cheaccompagna le stagioni ammi-

nistrative della sinistra bologne-se. Dopo Dozza sostiene GuidoFanti dal ‘66 al ‘70, poi RenatoZangheri dal ‘70 ai primi anni ‘80,quindi Renzo Imbeni fino al ‘93.

L’ultimo sindaco che governacon i voti del gruppo Due torri èWalter Vitali fino al ‘99 quando apalazzo d’Accursio sale un sin-daco civico-polista. Anche nel

quinquennio di Guazzaloca, il«marchio» della sinistra bolo-gnese continua a essere presen-te e solo la grande ammucchiatadell’Ulivo lo manda in pensione.«Allora — racconta proprio Vita-li — era necessario aprire il parti-to a forze esterne per allargare ilconsenso. Non dimentichiamoche eravamo in piena guerrafredda col mondo diviso in dueblocchi. Adesso nel Pd, che persua vocazione è aperto alla so-cietà, quello spirito ha meno sen-so, ma ben venga il recupero diquesta esperienza».

Sabattini ricorda anche un’al-tra ragione alla base della costi-tuzione di un gruppo forte in

Consiglio comunale: «Con l’ele-zione diretta del sindaco a parti-re dal ‘95, pensavamo che fossenecessario controbilanciare ilpotere che si concentrava nellesue mani e in quelle della giuntacon un gruppo composto da po-tenziali assessori in pectore. An-che perché — continua — allorasi decidevano le sorti di un Muni-cipio che, comprese le parteci-pazioni e gli enti di secondo gra-do, amministrava qualcosa co-me 1200 miliardi di lire. Ci volevagente con grandi competenze eper far questo occorreva cercaredi coinvolgere il meglio della so-cietà». Chissà se la riesumazionedella gloriosa griffe, auspicatadal segretario regionale StefanoBonaccini, potrà oggi far com-piere questo passo.

La storia

Sabattini:si cercavanole miglioricompetenzenella società

Vitali: eranecessario aprirea forze esterneper allargareil consenso Giuseppe Dozza, in alto a sinistra Renato Zangheri e in basso Walter Vitali

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il retroscena

Sassoli, Varni, Frasinettiecco i volti nuovi in pole

L’IDEA di una lista civica con le forze migliori del centrosinistra riapre la caccia al candidato sindaco, per far di-menticare il Cinzia-Gate. Un volto nuovo, per puntare sulcambiamento, come il costituzionalista Andrea Morrone,l’astro nascente di Legacoop Ethel Frasinetti, il politolo-go Filippo Andreatta, oppure un candidato noto, che fac-cia pesare la forza del «curriculum». «Vorrei l’impegno diun imprenditore - dice l’urbanista Pierluigi Cervellati - co-me Isabella Seragnoli, penso che una donna potrebbe ri-sollevare la città». I nomi importanti sono molti, a partireda Federico Minoli, ex Ad della Fiera, mentre l’Universitàsi rivela sempre un ricco serbatoio. «Ci sono migliaia dipersone con competenze e coraggio - dice lo storico del-l’arte Eugenio Riccomini - ad esempio il politologo CarloGalli è preparato e ragionevole». Tra le personalità vicinealla sinistra ma con una carriera parallela all’impegno po-litico, l’italianista Gian Mario Anselmi, che siede anche nelCda della Fondazione Carisbo e dell’enciclopedia Trec-cani, e il preside di agraria Andrea Segrè. La sensibilitàecologista e l’impegno sociale hanno avvicinato Segrè ai“grillini” e poco tempo fa Silvana Mura, coordinatrice del-l’Idv, propose il suo nome. Un ruolo tutto diverso gioche-rebbe la candidatura di personalità fuori dalle segreteriema molto presenti in città, come lo storico Angelo Varni,vicino al rettore e da sempre esterno alla tradizione delPci o Lorenzo Sassoli De Bianchi, fondatore di Valsoia epresidente del Mambo. Se da più parti si cerca una can-didatura femminile, pensando anche all’ex preside di me-dicina, Maria Paola Landini, c’è anche chi va controcor-rente. «Dobbiamo tornare alle radici e puntare su Cam-pagnoli o Merola - dice il professor Antonio Faeti - fare co-me hanno fatto i fratelli Grimm, ritrovando identità nellatradizione. Gli altri esperimenti finora non sono riusciti».

(e. c.)

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