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ISTRUZIONE AGRICOLTURA RICERCA Rapporto sullattività di ricerca e di sperimentazione 2011 Aosta Giugno 2012 INSTITUT AGRICOLE RÉGIONAL

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ISTRUZIONE AGRICOLTURA RICERCA

Rapporto

sull’attività di ricerca

e di sperimentazione 2011

Aosta Giugno 2012

INSTITUT AGRICOLE RÉGIONAL

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CONSIDERAZIONI INIZIALI 3

SETTORE DI AGRONOMIA 7

SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA 31

SETTORE DI FRUTTICOLTURA 37

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA 69

SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO 87

FORMAZIONE PROFESSIONALE 103

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

CONSIDERAZIONI INIZIALI/3

lla luce della congiuntura economico-finanziaria generale e della situazione di

crisi del comparto agricolo, in particolare della filiera zootecnica-lattiero-

casearia, anche le attività di ricerca e sperimentazione nel 2011 sono state im-

prontate al rigore. In tale contesto è risultato talvolta più impegnativo che nel

passato sia operare che valorizzare i risultati delle ricerche svolte: le aziende

valdostane infatti sono impegnate a fondo nel mantenere la propria redditività

economica, per cui l’interesse per le attività di ricerca e sperimentazione svolte

dall’Institut Agricole Régional non è in questo momento prioritario. I nostri studenti costituiscono

pertanto l’utenza privilegiata della ricerca e della sperimentazione: essi hanno infatti la possibilità di

conoscere per primi i risultati e di entrare in contatto diretto con operatori e tecnici che operano

quotidianamente presso cascina, stalla, alpeggio, caseificio, macello, frutteto, vigneto, cantina, labo-

ratori e punto vendita. Da parte di aziende cooperative e private sono comunque giunti, e giungo-

no, spunti utili per individuare temi di interesse da cui sono nate anche stimolanti collaborazioni; a

titolo di esempio si citano le esperienze con la Cave Coopérative La Kiuva di Arnad, il caseificio co-

operativo Valdigne di Morgex, il consorzio di miglioramento fondiario di Introd, l’associazione Vi-

ticulteurs-Encaveurs, le cooperative Les Jardins du Château e Les Relieurs, un gruppo di ex allievi che

producono ortaggi, oltre che da vari produttori privati di vino, formaggi, frutta, cereali e piante of-

ficinali.

Negli ultimi anni è stato fatto uno sforzo per rinnovare locali e impianti, sperimentare

colture alternative quali specie orticole, piante officinali, cereali e piccoli frutti, implementare le

dotazioni in apparecchiature, attrezzature e macchine, provare nuove trasformazioni e valorizza-

re i prodotti direttamente in azienda. La vendita diretta dei prodotti presso la cascina di Mont-

fleury è ulteriormente cresciuta e, oltre alle considerazioni di ordine meramente economico, si

può dire che i riflessi sulle attività di produzione e trasformazione sono stati tangibil i: lo smercio

sollecito e senza intermediari dei prodotti costituisce infatti anche un efficacissimo banco di pro-

va per la loro qualità; l’azione dimostrativa rivolta agli studenti e alle aziende è un altro obiettivo

raggiunto. Sono stati ultimati una serie di interventi per migliorare le condizioni ambientali dei

locali di stagionatura per il Fromadzo DOP la cui produzione è iniziata a maggio; l’acquisto di

una nuova macchina ha permesso di implementare la produzione di formaggi freschi e latticini ,

oltre che di utilizzare le medesime a scopo didattico e dimostrativo. A Moncenis sono stati esti r-

pati circa 3.000 m2

di meleto - varietà Golden Delicious allevata a vaso - in previsione del reim-

pianto e a Montfleury è entrato in produzione il nuovo meleto a colt ivazione biologica.

All’Ospizio di Carità è proseguita la messa a dimora delle accessioni del progetto di conservazi o-

ne del germoplasma viticolo valdostano, congiuntamente al sovrainnesto di marze di Petite Arvi-

ne selezionate nel vigneto originario di Cossan voluto dal Canonico Vaudan. A Montfleury è

stato costituito un campo catalogo di varietà di segale e frumento recuperate localmente; una su-

perficie di circa 3.000 m2

è stata dedicata alla coltivazione di alcuni degli ecotipi a scopo produtt i-

vo. La locazione di una superficie di circa cinque ettari a quota inferiore rispetto a quella in cui si

monticava normalmente ha permesso di allungare di una decina di giorni il periodo di pascol a-

mento con le vacche a inizio stagione e di utilizzare il ricaccio per la pastura estiva dei vitelli.

A

jcorrado
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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

CONSIDERAZIONI INIZIALI/4

I laboratori interni hanno svolto un elevato numero di analisi microbiologiche, biomoleco-

lari, chimiche ed enologiche, anche di alto livello, a supporto dell’attività dei vari settori.

Nell’ambito dei progetti di ricerca e sperimentazione sono state attivate collaborazioni con Univer-

sità e altri centri. La divulgazione dei risultati ha visto la pubblicazione di undici articoli su riviste

di settore, la presentazione di sette poster in occasione di convegni tenutisi in Italia e all’estero, la

stesura di quattordici relazioni, la collaborazione a numerosi articoli su testate giornalistiche regio-

nali, nonché la partecipazione a trasmissioni monografiche e interviste televisive trasmesse dalla se-

de regionale della RAI. I ricercatori sono intervenuti sei volte come relatori in occasione di

convegni, conferenze, workshop e tavole rotonde. Nell’ambito delle varie attività di formazione e

aggiornamento i ricercatori hanno preso parte a una quarantina di eventi in Valle, in altre regioni

italiane e all’estero. Si citano infine quattro tesi di laurea e nove tesine elaborate rispettivamente da

studenti universitari e da studenti della classe quinta con il supporto del personale della ricerca; nel

corso del 2011 hanno operato presso l’Istituto tre borsiste finanziate dal F.S.E. e hanno svolto stage

e tirocini aziendali tre ragazzi.

Nel corso del 2011 sono sopraggiunti due fatti imprevedibili che per motivi diversi avran-

no ripercussioni nelle future attività di produzione, ricerca e sperimentazione del settore di Zoo-

tecnia e Industria Lattiero-Casearia: l’eredità dei beni del signor Luboz Gino e il dissesto

idrogeologico avvenuto a fine agosto nel vallone di Entrelor presso il quale l’Istituto gestisce

l’alpeggio sperimentale.

Sono terminati alcuni progetti quali NAPEA (Interreg-Alcotra), Caratterizzazione della mi-

croflora di superficie nella Fontina, Selezione di ceppi di lieviti Saccharomyces cerevisiae e Spuman-

tizzazione di uve Premetta.

Sono iniziate nuove prove sperimentali che riguardano:

Potatura meccanica del melo

Diradamento meccanico su melo

Pirodiserbo in frutteto e vigneto

Salatura del lardo

Vinificazione di uve prodotte dallo IAR con impiego di ceppi di Saccharomyces

cerevisiae selezionati in zona di produzione

Produzione di sidro con mele Golden Delicious, Renetta del Canada e Raentze

Sono iniziate le seguenti ricerche:

Monitoraggio dei rischi sanitari nella Fontina

Studio dei fenomeni legati allo sviluppo di batteri sporigeni nella Fontina

Selezione sanitaria di Petite Arvine

Conservazione del germoplasma di varietà locali di melo

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CONSIDERAZIONI INIZIALI/5

Studio delle potenzialità enologiche del Picotendro coltivato in siti diversi nella zona

di produzione del vino DOC Arnad Montjovet

Vinificazione di uve della Cave Coopérative La Kiuva con impiego di ceppi di Sac-

charomyces cerevisiae selezionati dallo IAR

Selezione di ceppi di Saccharomyces cerevisiae in zona di produzione del vino DOC

Arnad-Montjovet

Valutazione della potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione di piante offi-

cinali in Valle d’Aosta

È ancora in incubazione un progetto in ambito lattiero-caseario in collaborazione con i

Consorzi di Tutela dei formaggi Parmigiano Reggiano, Comté (F), Morbier (F), Gruyère (CH) e

Fontina sul mantenimento della tipicità e della diversità dei formaggi a denominazione di origine

protetta: dopo una serie di incontri avvenuti presso il nostro Istituto, non si è infatti ancora riusciti

a individuare un idoneo canale di finanziamento a livello europeo.

Alla luce dell’entrata in vigore nel 2014 della direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi

(2009/128/CE), a novembre è iniziata una ricerca sui fenomeni di ruscellamento dei prodotti fito-

sanitari (erbicidi, fungicidi e insetticidi) nei terreni in pendio coltivati a vigneto e frutteto in Valle

d’Aosta, per la quale è stata finanziata una borsa di dottorato di ricerca da parte del F.S.E. a benefi-

cio di una ex allieva dell’I.A.R. Una seconda borsa di ricerca finanziata dal F.S.E. è iniziata a otto-

bre e riguarda il “monitoraggio delle cinetiche di sviluppo delle principali popolazioni microbiche

in formaggio Fontina DOP allo scopo di interpretare i processi biochimici che hanno luogo dalla

caseificazione alla fine della stagionatura e che influiscono sulla qualità del prodotto”.

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➣ SETTORE DI AGRONOMIA

BIODIVERSITÀ DEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI 9

FILIERA CORTA DELLE PRODUZIONI ORTIVE VALDOSTANE 10

PROVE SPERIMENTALI SULLA PATATA 11

VENDITA DIRETTA DEI PRODOTTI DELL’ORTO 13

RECUPERO DI ECOTIPI LOCALI DI CEREALI (SEGALE, FRUMENTO, ORZO, MAIS) 15

COLTIVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE AROMATICHE E OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA 16

MITIGAZIONE DEL RUSC ELLAMENTO DEI PRODOTTI FITOSANITARI NEL VIGNETO E NEL FRUTTETO 19

NAPEA - NOUVELLES APPROC HES SUR LES PRAIRIES DANS L’ENVIRONNEMENT ALPIN 20

STRATEGIE ADATTATIVE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI DA PARTE DEGLI OPERATORI AGROPASTORALI IN VALLE D’AOSTA 24

MONITORAGGIO SPERIMENTALE DEL COMPOST 27

CONTROLLO DELLA DIFFUSIONE DELLE MALERBE NEI PRATI 28

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SETTORE DI AGRONOMIA/9

➣ BIODIVERSITÀ DEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI

Origine del progetto

Le produzioni vinicole e frutticole valdostane sono caratterizzate da un forte legame con il

territorio e da un’elevata qualità dei prodotti. Per mettere in luce i legami tra le attività agricole e la

biodiversità del territorio valdostano, l’IAR ha avviato nel 2005 un progetto di studio della diversità

biologica nei vigneti e nei meleti.

Obiettivi

Allo studio hanno partecipato ricercatori dei settori di Agronomia e di Frutticoltura e spe-

cialisti degli altri ambiti di competenza (botanica, entomologia, ornitologia), con l’obiettivo di:

valutare la biodiversità vegetale e animale (con approfondimenti su insetti e uccelli)

nelle vigne, nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali adiacenti;

catalogare le specie presenti nella vallata centrale (dal fondovalle

fino a circa 1000 m s.l.m.);

analizzare il valore agro-ambientale delle pratiche colturali.

Attività previste

Nel 2011 si intendeva procedere alla redazione di una pubblicazione monografica, edita co-

me numero speciale della Revue valdôtaine d’histoire naturelle edita dalla Société de la Flore Valdôtai-

ne, in modo da assicurare una diffusione ampia ed esaustiva dell’insieme dei risultati acquisiti.

Durata

La ricerca è stata avviata nel 2005 e se ne prevedeva la chiusura nel 2011, con la conclusione

dell’elaborazione dei dati e la redazione della pubblicazione d’insieme.

Risorse umane coinvolte

M. Bassignana; F. Madormo (escludendo gli addetti del Settore di Frutticoltura)

Collaborazioni

Botanici: M. Bovio, L. Poggio; entomologi: A. Alma, E. Busato (UniTo - Divapra); ornito-

logi: S. Fasano, G. Gertosio, M. Pavia

Attività svolta

Nella primavera si è completato il controllo del database delle cicaline (2.580 record per un

totale di 480.000 individui identificati, di cui 231.000 appartenenti alle cinque specie sulle quali si

concentra lo studio, suddivise sulla base del sesso) e degli insetti entomofagi (3.330 record per otto

famiglie, per un totale di 18.000 individui identificati). In seguito, si è dato inizio alle elaborazioni

statistiche sulle matrici dei dati.

Oltre ai contatti mantenuti con continuità nel corso dell’anno, nell’autunno si sono tenute

riunioni settoriali, tanto con il gruppo degli entomologi quanto con quello dei botanici, per la

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SETTORE DI AGRONOMIA/10

messa a punto dell’indice della pubblicazione e l’analisi dei dati e dei risultati via via raggiunti nel

corso delle elaborazioni.

Il programma originariamente previsto ha subito un ritardo, in conseguenza della concomitan-

te conclusione del progetto NAPEA, che ha assorbito molte delle energie e dell’impegno dei ricerca-

tori del settore. Conseguentemente, si è deciso di posporre la pubblicazione della monografia al 2012.

Valorizzazione dei risultati

Si veda sopra.

➣ FILIERA CORTA DELLE PRODUZIONI ORTIVE VALDOSTANE

Origine del progetto

Accogliendo le sollecitazioni che ci sono state rivolte negli ultimi anni sia da parte dei pro-

duttori sia da parte della grande distribuzione (CIDAC), abbiamo contribuito fattivamente al coor-

dinamento della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di provenienza locale.

Obiettivi

L’obiettivo è di dimostrare, con un esempio concreto, l’interesse e la fattibilità della valoriz-

zazione diretta delle produzioni ortive tramite la filiera corta, sia operando nella vendita diretta, sia

con l’intermediazione della CIDAC.

Attività previste

Nel 2011 continueranno i rapporti di collaborazione con gli orticoltori e proseguirà l’azione

di coordinamento della filiera produzione-vendita di ortaggi locali.

Durata

Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.

Risorse umane coinvolte

A. Neyroz

Collaborazioni

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

Attività svolta

Sono state organizzate diverse riunioni e sono stati mantenuti rapporti regolari con i soggetti

coinvolti dall’iniziativa: la CIDAC e gli agricoltori Carlon, Cognein, Nicoletta, la cooperativa agri-

cola Les Jardins du Château e la cooperativa sociale Les Relieurs.

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SETTORE DI AGRONOMIA/11

Il settore di Agronomia, in particolare nella persona di A. Neyroz, ha curato il coordina-

mento della filiera produzione-vendita di prodotti orticoli di provenienza locale. In una logica di

razionalizzazione e integrazione delle produzioni, per evitare sovrapposizioni e per regolare

l’offerta nel corso della stagione produttiva, è stata concordata una suddivisione delle singole coltu-

re tra gli orticoltori:

cavolfiori, cavoli cappucci, coste, lattuga, pomodori e porri;

cavoli cappucci, cipolle, zucche e zucchine;

cipolle, insalate e porri;

cipolle e insalate;

zucchine tonde.

Le consegne sono state regolari e continuative, dal mese di maggio a quello di novembre.

Valorizzazione dei risultati

L’interesse crescente di agricoltori, venditori e consumatori per le produzioni ortive di pro-

venienza locale è già un risultato concreto dell’opera di promozione della filiera corta dei prodotti

ortivi.

La diffusione di informazioni sul progetto è avvenuta tramite il passaparola tra produttori e

consumatori e con presentazioni pubbliche quali la giornata “Bien manger, bien boire, bien vivre”,

tenuta presso l’IPRA di Châtillon, o gli incontri sul tema “Filera corta” a Saint-Marcel e ad Aosta.

➣ PROVE SPERIMENTALI SULLA PATATA

Origine del progetto

Il settore di Agronomia conduce regolarmente prove di confronto varietale sulla patata da

molti anni, allo scopo di aggiornare le conoscenze sulle nuove varietà proposte dai costitutori e va-

lutare le eventuali novità tecniche interessanti.

Obiettivi

Individuazione delle varietà di patata più interessanti per la Valle d’Aosta

Ricerca applicata sulle tecniche colturali adatte alla realtà regionale

Divulgazione dei risultati delle ricerche condotte

Attività previste

Nel 2011 proseguiranno le prove di confronto varietale. Sarà avviata, inoltre, una prova spe-

rimentale di confronto tra diverse tecniche d’irrigazione della patata.

Durata

Queste prove sono una delle attività di routine del settore.

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SETTORE DI AGRONOMIA/12

Risorse umane coinvolte

F. Machet, A. Neyroz

Collaborazioni

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

Attività svolta

La resa media di campo, considerando la pezzatura commerciale, è stata di 42,9 t/ha.

Penelope ha fornito produzioni valide esteticamente e qualitativamente, la produttività è ri-

sultata sugli standard abituali, con un tasso in sostanza secca (s. s.) del 19,1%. Permane la cultivar

“valdostana” per eccellenza.

Le varietà che sono parse interessanti e sarebbero da riprovare nel futuro sono presentate di

seguito.

Daifla

Semitardiva, vigorosa, ottima copertura, produzione nella media di campo. Nelle prove effettuate

presso gli agricoltori la produttività (27 t/ha) è superiore alla varietà Soprano e anche la pezzatura

del raccolto è maggiore, dimostrando di essere meno problematica quando le condizioni colturali

sono meno favorevoli. Tuberi di pezzatura medio-grossa, ovali oblunghi, poco belli e leggermente

sensibili a spaccature, a deformazioni e all’imbrunimento vascolare. La sensibilità peronosporica è

relativamente alta. Il contenuto in s. s. (18,1%) è leggermente inferiore alla media di campo.

Georgina

Precoce-semiprecoce. Tuberi gialli, tondi, sensibilissimi alle spaccature e alla peronospora. Interes-

sante per il livello produttivo molto buono, molto basso il tasso di s. s. Da riprovare solo per le po-

tenzialità produttive.

Luminella

Semiprecoce-semitardiva. Tuberi rossi, belli, a pezzatura regolare. Produzione discreta con tasso di

s. s. molto elevato (22,5%). Cultivar poco sensibile a peronospora.

Michelle

Semiprecoce a vegetazione non molto vigorosa. Produzione decisamente inferiore a quella fornita

nel 2010 (25% in meno). Tuberi lungo-ovali leggermente sensibili a difetti interni (cuore cavo),

spaccature e deformazioni, varietà più sensibile di altre alla peronospora. Il contenuto in s. s. è rela-

tivamente basso (16,9%). Notevole la qualità quando viene trasformata in patatine fritte. Rimane

una varietà da consigliare solo ad agricoltori esperti che riescano a mantenere condizioni colturali

adeguate.

Monika

Semiprecoce, ottima produzione di tuberi belli, lungo-ovali e leggermente grossi. Contenuti i difetti

esterni. La sensibilità alla peronospora non sembra elevata. Il tasso di sostanza secca è nella norma

(18,4%). Pare sensibile alle carenze magnesiache.

Soprano

Semiprecoce a media vigoria, produzione decisamente più bassa rispetto alle performance produtti-

ve del 2010. Nelle prove effettuate presso gli agricoltori la produttività è ancora più bassa, attestan-

dosi intorno alle 25 t/ha. La rusticità non sembra essere una sua prerogativa e in condizioni

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SETTORE DI AGRONOMIA/13

colturali meno vantaggiose le sue potenzialità sono fortemente ridotte. Malgrado ciò rimane una

cultivar interessante, vista la qualità dei tuberi di pezzatura media, belli, oblunghi, leggermente sen-

sibili alla scabbia e alle spaccature. Contenute le infezioni peronosporiche. Il tenore in s. s. (17,7%)

è più basso rispetto alla media di campo. La conservazione è buona.

Universa

Precoce-semiprecoce poco vigorosa, produzione nella norma di campo, ma il suo tasso in s. s. è il

più basso in assoluto (16,3%). Tuberi ovali-lunghi, ma alquanto irregolari nella forma e nella di-

mensione, leggermente sensibili a scabbia e alle spaccature. Apparentemente poco soggetta alla pe-

ronospora. Periodo di dormienza brevissimo, non si conserva per nulla. Può essere interessante per

produzioni precoci e per il mercato fresco.

Valorizzazione dei risultati

Prosegue la collaborazione con l’Ufficio Servizi fitosanitari dell’Assessorato Agricoltura e

Risorse Naturali, per la redazione della scheda sui trattamenti fitosanitari, pubblicata sui siti della

Regione http://www.regione.vda.it/gestione/gestione_contenuti/allegato.asp?pk_allegato=10428 e

dell’IAR.

➣ VENDITA DIRETTA DEI PRODOTTI DELL’ORTO

Origine del progetto

La produzione dell’orto, che è sempre stata destinata soprattutto alla mensa dell’Institut, è

integrata nelle attività sperimentali e dimostrative che sono uno dei compiti istituzionali dell’IAR.

Da qualche anno si è dato avvio alla vendita diretta di parte degli ortaggi, soprattutto durante il pe-

riodo delle vacanze estive, in cui le esigenze della nostra cucina sono ridotte e la produzione ortiva

è massima. Questa attività è stata condotta inizialmente a titolo sperimentale ed è proseguita in

modo più organizzato dopo l’apertura del punto vendita della ferme di Montfleury, riscontrando

una risposta molto positiva da parte degli acquirenti, sia per la qualità delle produzioni, sia per i

prezzi competitivi.

Obiettivi

Sul piano più strettamente tecnico, l’esperienza intende dimostrare, in condizioni reali, la

possibilità di ridurre al minimo le lavorazioni a carico del terreno e gli input chimici nella coltiva-

zione, adottando la non-lavorazione del terreno, la pacciamatura con i residui delle malerbe e spe-

rimentando l’uso di nemici naturali e di prodotti non chimici di sintesi per i trattamenti contro i

fitofagi e le crittogame.

Attività previste

I buoni riscontri ottenuti negli anni passati con la vendita diretta degli ortaggi ci hanno spin-

ti ad ampliare la superficie coltivata, portandola a circa 3.100 m2

, 600 dei quali sotto copertura di

tunnel plastico e 800 coltivati a fragola. Nel 2011 si intende proseguire in questa direzione. Se sarà

assicurata la presenza di sufficiente manodopera, si proseguirà anche la coltura delle superfici

dell’area sperimentale di Champlan.

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SETTORE DI AGRONOMIA/14

Durata

Si prevede che questo tipo di attività continui anche nei prossimi anni.

Risorse umane coinvolte

F. Machet, A. Neyroz

Collaborazioni

Nessuna collaborazione a titolo oneroso.

Attività svolta

Le colture ortive a Montfleury hanno interessato una superficie di oltre 2.600 m2

, 350 dei

quali in coltura protetta. Altri 800 m2

sono stati coltivati a fragole.

Nell’annata 2011, sono stati prodotti i seguenti quantitativi per i diversi ortaggi:

COLTURA PRODUZIONE (kg) RESA (kg/m2)

Asparagi 249,6 3,1

Barbabietole 1.077,0 9,2

Broccoli 234,5 1,1

Carote 379,2 2,4

Cavolfiori 215,1 2,3

Cavoli 484,5 3,2

Cime di rapa 46,7 2,9

Cipolle 733,8 2,1

Coste 181,2 3,1

Costine 347,2 5,9

Fagioli borlotti 26,0 0,3

Fagiolini 67,6 1,6

Finocchi 353,6 5,4

Fragole 358,0 0,5

Insalata 460,7 2,5

Melanzane 73,4 2,4

Meloni 114,7 1,2

Peperoncini 5,0 1,0

Peperoni 156,0 2,6

Pomodori 1.496,8 13,2

Pomodori da conserva 1.838,5 11,3

Porri 175,3 4,9

Scarole 150,8 1,9

Spinaci 192,0 5,8

Zucche 2.922,1 6,6

Zucchine 703,9 3,0

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SETTORE DI AGRONOMIA/15

Valorizzazione dei risultati

La valorizzazione dei risultati delle attività di sperimentazione e di dimostrazione avviene

tramite rapporti diretti con gli orticoltori (per esempio nell’ambito del nostro progetto “Filiera cor-

ta delle produzioni ortive valdostane” e del progetto “Saveurs d’hauteur” promosso dal Comune di

Morgex) e i consumatori. Inoltre, l’esperienza dell’orto dell’IAR è oggetto di articoli sulla stampa

locale e di servizi televisivi nelle rubriche regionali della RAI.

➣ RECUPERO DI ECOTIPI LOCALI DI CEREALI

(SEGALE, FRUMENTO, ORZO, MAIS)

Origine del progetto

La conservazione e il confronto degli ecotipi locali costituiscono una prima base per pro-

muovere la coltivazione dei cereali, ora quasi scomparsa dalla nostra regione. Oltre all’interesse di-

mostrato da parte di diversi agricoltori, va registrata anche l’attenzione dell’Assessorato regionale

all’Agricoltura e di panificatori valdostani, che vorrebbero valorizzare la segale e il grano coltivati

localmente per la panificazione e, in particolare, per la produzione del tradizionale pane nero.

Obiettivi

Questo progetto si propone di:

raccogliere campioni di semente dei cereali tradizionalmente coltivati in Valle

d’Aosta, per conservare la diversità genetica che li contraddistingue;

confrontare tra loro i diversi ecotipi locali;

moltiplicare e rendere disponibili agli agricoltori i più interessanti sul piano

agronomico e produttivo;

promuovere nella regione la coltivazione dei cereali autoctoni e la loro

valorizzazione attraverso la trasformazione in prodotti tipici

(pan ner, micooula, flantse ecc.).

Attività previste

Nella campagna 2009-2010 è proseguita l’attività di promozione e supervisione delle colture

di segale e, grazie anche alla collaborazione del Centro Sperimentale regionale di Saint-Marcel, è

stata avviata una prova di confronto varietale su 12 ecotipi valdostani di frumento.

Nel futuro si perseguirà l’obiettivo dell’ampliamento delle superfici coltivate, sia presso

l’azienda di Montfleury, sia presso aziende agricole esterne. Proseguirà inoltre il confronto varietale

del frumento.

Durata

Per arrivare alla definizione e all’autosufficienza di una filiera “recupero di varietà locali -

coltivazione - trasformazione e valorizzazione del pane di segale valdostano”, si prevede che i lavo-

ri, iniziati nel 2003, proseguano almeno nell’arco di una decina d’anni.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI AGRONOMIA/16

Risorse umane coinvolte

D. Arlian, M. Bassignana

Collaborazioni

Nessuna collaborazione a titolo oneroso.

Attività svolta

Nella stagione 2010-2011 è proseguito il confronto degli ecotipi valdostani di frumento tenero,

avviato l’anno precedente, seminando nell’azienda sperimentale di Montfleury dodici accessioni locali e

la varietà commerciale svizzera Siala come termine di paragone e registrando le principali caratteristiche

morfo-fisiologiche e agronomiche. Nell’autunno 2011 gli stessi dodici ecotipi sono stati seminati sia a

Montfleury sia in altitudine, in località Lalaz di Sarre (1170 m s.l.m.), per il terzo anno di osservazione.

Oltre alle parcelle di confronto varietale, nel 2011 a Montfleury sono anche stati seminati un

campo di segale e uno di frumento e sono stati stipulati accordi di coltivazione sperimentale con 18 agri-

coltori, per una superficie complessiva di circa 14.000 m2

, di cui 11.000 di segale e 3.000 di frumento.

Il campo di Montfleury è stato severamente colpito dall’evento meteorico del 1° giugno

2011, che ha determinato un esteso allettamento della segale, in fase di riempimento della granella.

Di conseguenza, tanto per le difficoltà nello svolgimento dell’ultimo periodo del ciclo, quanto per

le difficoltà alla raccolta, la resa è stata modesta: sui 2.600 m2

coltivati sono stati raccolti 450 kg di

granella, con una resa media di appena 1,68 t/ha.

Il frumento, invece, è stato meno penalizzato dal fenomeno, sicché sui circa 1.000 m2

è stata

ottenuta una resa di 3,58 t/ha.

Valorizzazione dei risultati

La valorizzazione dei risultati è stata condotta tramite rapporti diretti con gli agricoltori e

con alcune amministrazioni comunali interessate al rilancio della cerealicoltura di tradizione sul lo-

ro territorio (a titolo d’esempio citiamo Morgex e i comuni della valle di Champorcher). Le infor-

mazioni raccolte sono state, inoltre, oggetto di presentazioni pubbliche (incontro a Morgex con

cerealicoltori per il progetto Saveurs d’hauteur, visita dei cerealicoltori piemontesi della Rete Semi

Rurali) e di due registrazioni televisive, una per la serie “Rien qu’une vache”, un’altra mandata in

onda dal TG3 Regionale.

Tra le valorizzazioni dei prodotti, rientra anche il buon successo della commercializzazione,

nel punto vendita della Ferme di Montfleury, di sacchetti da 1 kg di farina di segale e di frumento,

macinata a pietra e confezionata presso il Molino Roccati di Candia Canavese (TO).

➣ COLTIVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE SPECIE AROMATICHE

E OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA

Origine del progetto

Dopo lo studio sul mercato delle piante aromatiche e officinali condotto in collaborazione

con il settore di Economia Agraria, dal 2008 si è avviata la coltivazione diretta di specie aromatiche

e officinali da parte dell’Institut Agricole Régional.

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SETTORE DI AGRONOMIA/17

Obiettivi

I principali obiettivi che si intendono perseguire sono i seguenti:

ricerca di ecotipi locali con caratteristiche particolarmente interessanti

e individuazione dei siti di sviluppo spontaneo;

studio tecnico e colturale delle specie officinali ritenute più interessanti;

individuazione degli aspetti agronomici, fenologici e qualitativi delle specie

officinali in relazione all’altitudine;

sviluppo della coltivazione di specie officinali rare, protette, locali o quasi

del tutto dimenticate, potenzialmente promettenti;

valorizzazione e sfruttamento ottimale delle potenzialità di alcune specie tipiche

valdostane, risultate particolarmente interessanti, in prodotti finiti da destinare

ai settori cosmetico-benessere ed erboristico-farmaceutico, individuati come

molto promettenti dalla precedente indagine di mercato, realizzata

nel biennio 2005-2006;

recupero di terreni abbandonati e/o sottoutilizzati, in particolar modo

quelli con esposizione a sud;

sviluppo di promettenti nicchie di mercato;

promozione e incentivazione dell’associazionismo;

creazione di sinergie tra i vari settori della filiera e stimolo

per gli ipotetici operatori del settore;

diversificazione delle attività produttive degli agricoltori.

Attività previste

Le attività future sono subordinate alla disponibilità di sufficienti risorse umane per lo svol-

gimento di quanto previsto. Nel 2009 sono state affittate per un periodo di otto anni tre parcelle a

Sarre (a 1250, 1400 e 1600 m s.l.m.), dove sono state messe a dimora diverse accessioni di Stella alpi-

na, Arnica e Rodiola rosea.

Nel 2010, nell’area sperimentale di Champlan, si è avviata la messa in coltura di parcelle di

Stella alpina, Arnica, Rodiola rosea e Imperatoria, che sarà conclusa nel 2011. Ancora nel 2011, è

previsto la messa a dimora di 2.000 piantine di Issopo, di 1.400 piantine di Origano selvatico e 700

piantine di Origano commerciale.

Durata

Si prevede che questa attività continui almeno per i prossimi tre anni.

Risorse umane coinvolte

M. Bassignana, G. Chenal, F. Machet, D. Perruquet

Collaborazioni

Vivai valdostani, Sarre (AO)

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SETTORE DI AGRONOMIA/18

Attività svolta

Sono proseguite le attività di coltivazione dei campi di Sarre (rodiola, stella alpina, arnica),

Gressan (rodiola, stella alpina, imperatoria, pelosella) e Aosta (timo). È stato preparato il terreno

per il giardino didattico di piante officinali xerotermofile a Montfleury e sono stati raccolti trapian-

ti e semi di piante officinali o utili e ornamentali o da riempimento sia peri il giardino didattico sia

per la messa in coltura. Per il giardino didattico, inoltre, sono state seminate Melica ciliata, Bromus

erectus, Acinos arvensis, Fumaria officinalis e Alyssum alyssoides.

Sono stati raccolti semi di origano in 7 località diverse della Valle d’Aosta e i trapianti otte-

nuti sono stati messi a dimora a Montfleury (1.000 piante circa) e a Thouraz (100 piante, solo ori-

gano raccolto a Sarre).

Sono stati raccolti semi di timo selvatico in 6 località e i trapianti ottenuti sono stati messi a

dimora a Ollignan. Semi di timo da piante maschiosterili provenienti da 4 località sono stati conse-

gnati per la semina ai ”Vivai valdostani”.

Sono state seminate piante tintorie (Echium vulgare, Isatis tinctoria e Reseda luteola) e Solida-

go virgaurea per la messa in coltura a Sarre.

Sono stati trattati apiari a Sarre, Planaval e Montfleury contro la varroa con olio essenziale

di timo Varico 1 e Varico 2 coltivato a Montfleury.

È stata prelevata alla svinatura, pulita ed essiccata una piccola quantità di vinaccioli per

l’estrazione dell’olio.

Fino a febbraio 2011 è proseguito lo studio dettagliato e la ricerca delle caratteristiche tecni-

che e delle esigenze colturali delle specie officinali ritenute più interessanti e presenti a livello locale.

Un tecnico dell’Institut Agricole Régional ha partecipato al gruppo di lavoro, promosso

dall’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali, per sostenere ed accelerare lo sviluppo della filiera

piante officinali a livello locale.

Si è istaurata una collaborazione con l’Università di Torino, Facoltà di Agraria - Dipartimento

di Economia, per un confronto su esperienze di ricerca e possibili futuri sviluppi dei progetti in corso.

Sulla base dei rilievi effettuati in campo e dei dati sperimentali raccolti in ambito agronomi-

co, è iniziato uno studio economico sulla redditività lungo la filiera produttiva delle piante officina-

li (collegamento al progetto “Valutazione delle potenzialità di reddito derivanti dalla coltivazione,

trasformazione e commercializzazione di alcune piante officinali in Valle d’Aosta”).

Valorizzazione dei risultati

Si è iniziato il lavoro di adattamento e conversione in formato PDF di alcune delle circa 50

schede tecnico-colturali realizzate finora. L’obiettivo finale sarà di renderle fruibili sul sito dello I.A.R.

La collaborazione con l’Assessorato Agricoltura per l’organizzazione dei corsi di formazione

per operatori del settore della coltivazione e della prima trasformazione delle piante officinali ha

fornito un’ulteriore occasione di valorizzazione dei risultati delle attività di ricerca applicata.

Su L’Informatore Agricolo n. 3 del 2011 è stato pubblicato un articolo sull’attività di ricerca

e sperimentazione svolta nel periodo 2006-2011, con accenni sugli ultimi sviluppi nel settore delle

piante officinali.

Nell’autunno 2011 è stata messa in onda un’intervista, realizzata per la trasmissione “Rien

qu’une vache”, sugli ultimi sviluppi ed un aggiornamento sulla sperimentazione delle piante officina-

li in Valle d’Aosta.

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SETTORE DI AGRONOMIA/19

➣ MITIGAZIONE DEL RUSCELLAMENTO DEI PRODOTTI

FITOSANITARI NEL VIGNETO E NEL FRUTTETO

Origine del progetto

L’entrata in vigore della direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (2009/128/CE)

imporrà a livello europeo misure di mitigazione in grado di contenere i rischi di contaminazione dei

corpi idrici causata da fenomeni di deriva, drenaggio e ruscellamento (art. 11 Direttiva 2009/128/CE).

Queste misure dovranno essere contenute nei cosiddetti Piani di Azione Nazionale (PAN), di prossi-

ma applicazione da parte dei singoli stati membri. Le disposizioni e prescrizioni previste dai PAN sa-

ranno redatte facendo riferimento alle conoscenze attualmente disponibili a livello nazionale ed

internazionale in materia. Il progetto, che sarà condotto in collaborazione con i settori di Viticoltura

e di Frutticoltura, nasce dall’esigenza di prepararsi all’applicazione dei PAN.

Obiettivi

Questo progetto si propone di:

costituire un impianto permanente di riferimento per il monitoraggio

dei fenomeni di ruscellamento nei terreni in pendio;

quantificare i fenomeni di ruscellamento e le perdite di prodotti fitosanitari

in relazione alle diverse tecniche di gestione del suolo;

individuare indicatori di rischio di contaminazione delle acque superficiali

in relazione alle tecniche di gestione del suolo;

determinare l’influenza del tipo di sistemazione (a rittochino, a cavalcapoggio)

sui fenomeni di ruscellamento e sull’efficacia delle misure di mitigazione

adottate in vigneto e frutteto;

valutare l’effettiva applicabilità nel contesto viticolo e frutticolo di alcune

misure di mitigazione per contrastare il fenomeno del ruscellamento;

acquisire informazioni di supporto alla definizione di protocolli di difesa

utili alla qualificazione sanitaria ed ambientale delle produzioni;

acquisire informazioni utili nella predisposizione dei Piani di Azione

Nazionale (PAN) previsti dalla Direttiva 128/2009/CE;

realizzare e divulgare materiale tecnico-scientifico a carattere

formativo per gli operatori del settore.

Attività previste

Il progetto sarà articolato in tre sottoprogetti:

valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari

per ruscellamento in vigneto;

valutazione del rischio di movimento superficiale di prodotti fitosanitari

per ruscellamento in frutteto;

divulgazione.

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SETTORE DI AGRONOMIA/20

Durata

Si prevede che il progetto abbia una durata almeno biennale. Poiché è allo studio la possibilità di

attivare parallelamente una ricerca di dottorato, è possibile che gli studi proseguano per un triennio.

Risorse umane coinvolte (escludendo gli addetti del Settore di Viticoltura)

M. Bassignana

Collaborazioni

Personale strutturato (Prof. ordinario, Ricercatore, Dottorando, Tecnico) e non strutturato

(M. Letey) del dipartimento AGROSELVITER dell’Università di Torino

Attività svolta

Nel novembre del 2011 si è dato inizio alla ricerca di Marilisa Letey, finanziata con Borsa di

ricerca del FSE. Per il momento, la borsista sta procedendo alla consultazione della bibliografia esi-

stente sull’argomento.

Valorizzazione dei risultati

La ricerca è al suo inizio. Al termine del biennio di sperimentazione è prevista la predisposi-

zione di materiale divulgativo, indirizzato a tecnici, agricoltori e altri operatori del settore, che for-

nisca indicazioni sulla trasferibilità dei risultati della ricerca all’ambito aziendale.

➣ NAPEA - NOUVELLES APPROCHES SUR LES PRAIRIES

DANS L’ENVIRONNEMENT ALPIN

Origine del progetto

Sui due versanti delle Alpi, i prati permanenti sono la base dei sistemi zootecnici di montagna e

rappresentano, al tempo stesso, una risorsa naturale ed ecologica insostituibile, essendo un serbatoio

unico di biodiversità, assicurando un paesaggio attrattivo per gli abitanti e i turisti e contribuendo,

infine, alla protezione dei versanti contro il rischio idrogeologico. Tuttavia, i crescenti rischi climatici

(per esempio la siccità), l’evoluzione delle politiche pubbliche e l’aumento della pressione demografica

pongono nuovi interrogativi sulla gestione dei prati e sulla tutela delle loro risorse. In questo quadro,

si rinnova la collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura e con il SUACI Alpes du Nord

di Chambéry, per affrontare i nuovi temi riguardanti i prati permanenti, affinché essi continuino ad

assicurare la base di un’alimentazione di qualità per gli animali allevati e contribuiscano a mantenere il

valore naturalistico, paesaggistico e ambientale di questi territori.

Obiettivi

Il progetto punta ad approfondire le conoscenze sulle interconnessioni tra suoli, prati e

biodiversità, tenendo conto delle aspettative attualmente espresse dai conduttori di queste superfici

e affinché sia assicurata l’utilizzazione sostenibile delle risorse, affrontando i seguenti aspetti:

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI AGRONOMIA/21

accrescere il livello delle conoscenze sulla biodiversità dei prati permanenti, in re-

lazione alle condizioni ambientali e alle pratiche gestionali, e sviluppare strumenti

adeguati a valorizzare tale diversità;

affrontare alcune delle problematiche relative all’attuale gestione dei prati e suscet-

tibili di ridurne considerevolmente le risorse. A questo riguardo, due temi sono

stati messi in particolare evidenza:

la lotta al degrado dei prati provocato dagli animali selvatici (quali cinghiali e

arvicole) e dall’invasione di specie vegetali neofìte invasive (quali il Panace del

Caucaso, il Poligono del Giappone o il Senecione sudafricano);

la valutazione delle conseguenze sul suolo e sulle risorse prative derivanti da

lavori di sistemazione e dalla realizzazione di opere sulle superfici (migliora-

mento fondiario, posa d’impianti d’innevamento artificiale ecc.), al fine di pre-

disporre un disciplinare delle tecniche di realizzazione e delle modalità di

gestione adeguate.

Ci proponiamo di sviluppare nuovi elementi di riferimento da cui partire per tutelare e

valorizzare la biodiversità e le funzioni ecologiche dei prati permanenti all’interno dello spazio

transfrontaliero.

Oltre all’acquisizione di elementi di conoscenza, i risultati attesi dal presente progetto si

concretizzeranno nella creazione:

di uno strumento che permetta ai conduttori delle superfici di valutare rapidamente la

biodiversità di una parcella basandosi su criteri semplici, quali l’eterogeneità della par-

cella (diversità di micro-habitat), del suo contesto ambientale (presenza di siepi, bordu-

re ecc.) e della sua vegetazione (lista di piante indicatrici facilmente identificabili);

di un dossier tecnico destinato anch’esso ai conduttori delle superfici, che raccolga le

conoscenze più aggiornate sui mezzi per proteggere le risorse rappresentate dai prati

e dal loro ambiente (salvaguardia della biodiversità, della qualità dei suoli ecc.);

di sussidi (poster, schede di divulgazione ecc.) rivolti agli agricoltori e al grande

pubblico, che permettano la comunicazione e la sensibilizzazione sul ruolo dei

prati e sull’importanza di salvaguardare queste superfici in un quadro di evoluzio-

ne dei territori.

Attività previste

COORDINAMENTO E SUPERVISIONE DEL PROGETTO

Coordinamento tecnico e metodologico dei gruppi di lavoro

Sorveglianza e rispetto dei termini dei lavori

Produzione della documentazione tecnica e finanziaria del progetto

PRATI E BIODIVERSITÀ

Definizione di un approccio comune per determinare il valore ecologico e

ambientale dei prati permanenti

Analisi congiunta dei dati

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SETTORE DI AGRONOMIA/22

GESTIONE E RINNOVAMENTO DELLE SUPERFICI

Studi, scambi di buone pratiche, definizione di protocolli comuni e di azioni per il

mantenimento della qualità dei suoli, il controllo delle neofìte invasive e degli

animali dannosi (arvicole) e il rinnovamento dei prati degradati

COMUNICAZIONE

Promozione del progetto; diffusione dei suoi risultati per mezzo di pubblicazioni

e incontri rivolti ai conduttori (agricoltori, tecnici agricoli, incaricati delle

collettività territoriali, amministratori locali e responsabili professionali)

Tutte le attività del progetto saranno realizzate congiuntamente dai partner. A questo scopo,

saranno costituiti gruppi tematici, ciascuno dei quali sarà animato da un partner:

coordinamento e supervisione del progetto: Regione Autonoma Valle d’Aosta;

tema “Prati e biodiversità”: SUACI Alpes du Nord;

tema “Gestione e rinnovamento delle superfici”: Institut Agricole Régional;

tema “Comunicazione”: i tre partner insieme.

Durata

Il progetto è ufficialmente iniziato il 1° settembre 2009 e terminerà il 5 agosto 2011.

Risorse umane coinvolte

D. Arlian, M. Bassignana, A. Curtaz, F. Madormo, A. Neyroz

Collaborazioni

Botanici: M. Bovio, L. Poggio; stagiaire Montpellier SUPAGRO: C. Meyer

Attività svolta

COORDINAMENTO E SUPERVISIONE DEL PROGETTO

Nell’ultimo anno del progetto NAPEA sono state curate la conclusione della raccolta dati e

la loro elaborazione. Giunti alle fasi finali del progetto, si è provveduto al coordinamento del lavo-

ro redazionale e alla predisposizione delle pubblicazioni per la diffusione dei risultati del progetto.

Gli scambi transfrontalieri sono stati assicurati da alcune riunioni (4 maggio, 4 luglio, 10 ottobre) e

assidui aggiornamenti via telefono ed e-mail.

PRATI E BIODIVERSITÀ

Si è proseguito e terminato il lavoro di campo per i rilievi, le prove sperimentali e la raccolta dati,

che sono stati poi elaborati congiuntamente dall’IAR e dal SUACI. Si è proceduto, infine, alla redazione

dei testi della pubblicazione conclusiva, anche questa condotta in stretta collaborazione tra i partner.

GESTIONE E RINNOVAMENTO DELLE SUPERFICI

Si è proseguito e terminato il lavoro di campo per i rilievi, le prove sperimentali e la raccolta

dati, che sono stati poi elaborati congiuntamente dall’IAR e dal SUACI, con il fondamentale con-

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SETTORE DI AGRONOMIA/23

tributo del DIVAPRA (Università di Torino) per gli aspetti pedologici e, per quanto riguarda le

specie invasive, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università di

Torino. Si è proceduto, infine, alla redazione dei testi delle pubblicazioni conclusive, anche questa

condotta in stretta collaborazione tra i partner e i ricercatori coinvolti.

COMUNICAZIONE

Nell’estate del 2011 si è provveduto all’espletamento della gara di appalto per la stampa e si è

determinato lo stampatore a cui affidare l’incarico. Si è provveduto, inoltre, alla registrazione pres-

so il sistema ISBN (International Standard Book Number) e all’ottenimento dei codici per le pub-

blicazioni. Per le pubblicazioni sulla biodiversità dei prati e sulle specie invasive e dannose è stata

terminata la redazione dei testi e la loro traduzione. Parallelamente si è cercato e selezionato il ma-

teriale iconografico di corredo ai testi. Il lavoro redazionale si è concluso con l’assemblaggio di testi

e illustrazioni, così da fornire alla tipografia i materiali pronti per l’impaginazione e la stampa.

All’inizio del 2012 si è preparato il seminario finale, che si è svolto il 29 febbraio 2012; si è poi dato

inizio alla diffusione e all’utilizzazione, a scopo divulgativo e didattico, dei documenti stampati.

Valorizzazione dei risultati

In occasione del simposio “Grassland farming and land management systems in mountainous

regions”, promosso dall’European Grassland Federation, tenutosi nell’agosto 2011 in Austria, è stato

presentato il poster dal titolo Relationship between farming systems and grassland diversity in dairy

farms of Valle d’Aosta (I), di Bassignana M., Curtaz A., Journot F., Poggio L., Bovio M., che ripor-

tava i risultati raccolti nell’ambito del sottoprogetto prati e biodiversità.

In conclusione del progetto NAPEA, sono stati pubblicati sei testi rilegati:

TITOLO PAGINE COPIE

Guida pratica di pedologia

(ISBN 978-88-906677-0-1)

155 200

Diversité des prairies permanentes en zone de montagne alpine

(ISBN 978-88-906677-2-5)

56 300

Diversità dei prati permanenti in montagna

(ISBN 978-88-906677-4-9)

56 100

Specie esotiche invasive e dannose nei prati di montagna

(ISBN 978-88-906677-6-3)

78 300

Espèces exotiques invasives et nuisibles dans les prairies de montagne

(ISBN 978-88-906677-8-7)

78 100

Manuale tecnico dei miglioramenti fondiari in zona montana

(ISBN 978-88-906677-1-8)

96 500

Sono stati stampati

tre pieghevoli a tre ante:

TITOLO COPIE

Coltivare la diversità (rivolto a tecnici e agricoltori) 1.500

Cos’è un prato permanente (rivolto ai non specialisti) 1.000

Qu’est-ce que une prairie (rivolto ai non specialisti) 1.000

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SETTORE DI AGRONOMIA/24

tre pieghevoli a due ante:

TITOLO COPIE

Panace di Mantegazza 500

Poligono del Giappone ibrido 2.000

Senecio sudafricano 2.000

tre poster:

TITOLO COPIE

Scoprite la diversità dei prati 10

Coltivare la biodiversità 10

Diversité des prairies 10

quattro roll-banner:

TITOLO COPIE

Panace di Mantegazza 1

Poligono del Giappone ibrido 1

Senecio sudafricano 1

Scoprite la diversità dei prati 1

Il giorno 29 febbraio 2012, i risultati raggiunti dal progetto NAPEA e le pubblicazioni sono

stati presentati in un seminario finale ad Aosta, che ha visto una partecipazione numerosa di addetti

di settore, di funzionari pubblici e di cittadini interessati alle tematiche trattate.

È stata data evidenza all’evento anche con interventi radiotelevisivi.

Le pubblicazioni del progetto NAPEA sono disponibili on-line, all’indirizzo

http://www.iaraosta.it/context.jsp?ID_LINK=306&area=15.

➣ STRATEGIE ADATTATIVE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI DA PARTE

DEGLI OPERATORI AGROPASTORALI IN VALLE D’AOSTA

Origine del progetto

Il cambiamento climatico sta già avendo un forte impatto sugli ecosistemi di montagna in

tutto il mondo, con il ritiro dei ghiacciai e gli spostamenti altitudinali verso l’alto nella diversità

floristica fra le conseguenze più ovvie già documentate. Studi sui cambiamenti climatici in Europa

hanno già stabilito che la stagione primaverile-estiva si è allungata oltre ad essersi anticipata di 2,5

giorni rispetto al passato. In conseguenza di ciò anche le attività agropastorali in montagna saranno

influenzate, ma le ricerche su questi sistemi socio-ecologici e sulle loro risposte attuali ai cambia-

menti climatici sono ancora preliminari, così come sono scarse le conoscenze sulle variazioni locali

nelle strategie adattative. Con l’obiettivo di arricchire il campo delle conoscenze, quindi, l’Institut

Agricole Régional ha accettato di patrocinare un dottorato di ricerca in collaborazione con il Di-

partimento di Antropologia dell’Università del Kent. Il progetto di ricerca sarà incentrato sulle

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SETTORE DI AGRONOMIA/25

strategie adattative ai cambiamenti climatici da parte degli operatori agropastorali in Valle d’Aosta e

in particolare su come i cambiamenti climatici possano influenzare la produzione di un prodotto

locale di eccellenza quale la Fontina.

Obiettivi

Analizzare le conoscenze ecologiche degli operatori agropastorali sugli effetti dei cam-

biamenti climatici sui pascoli alpini, la pastorizia, la gestione idrica e il sistema produtti-

vo della Fontina

Analizzare la percezione del rischio e le risposte adattative degli operatori agropasto-

rali ai cambiamenti climatici e l’impatto che questi potrebbero avere sul futuro della

Fontina e dell’agropastoralismo in Valle d’Aosta

Fornire alle amministrazioni locali nuove conoscenze per migliorare la futura gestione

dei cambiamenti climatici e del loro impatto sull’attività agropastorale in Valle d’Aosta,

con il fine di mantenere le attività agropastorali tradizionali in generale e la produzione

di Fontina in particolare

Attività previste

Sotto la supervisione di M. Bassignana, correlatore della tesi, il progetto è condotto dalla

dottoressa M. Olmedo secondo la seguente articolazione:

settembre 2009 - aprile 2010

stage a Canterbury presso il Dipartimento di Antropologia dell’University of Kent;

aprile - giugno 2010

preparazione della stagione di lavoro sul campo con la raccolta di dati dagli allevatori,

completamento della raccolta bibliografica tematica;

giugno - settembre 2010

ricerca sul campo: prima stagione estiva; raccolta dati negli alpeggi;

settembre 2010 - giugno 2011

ricerca sul campo: prima stagione autunnale-invernale-primaverile; raccolta dati nelle

aziende di fondovalle; analisi dei dati raccolti e stesura articoli scientifici;

giugno - settembre 2011

ricerca sul campo: seconda stagione estiva; raccolta dati negli alpeggi;

settembre - dicembre 2011

ricerca sul campo: seconda stagione autunnale; raccolta dati nelle aziende di fondovalle;

analisi dei dati raccolti e stesura articoli scientifici;

gennaio - ottobre 2012

analisi dei dati raccolti e completamento della redazione della tesi.

Durata

La ricerca di dottorato è iniziata nel settembre 2009 e si concluderà nell’ottobre 2012.

Risorse umane coinvolte

M. Bassignana, M. Olmedo (con borsa di studio dell’Agenzia del Lavoro)

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI AGRONOMIA/26

Collaborazioni

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

Attività svolta

Poiché cambiamento ambientale, mitigazione e adattamento sono concettualmente e strut-

turalmente collegati, richiedendo politiche negoziate e progettate parallelamente, sono state esami-

nate le capacità di adattamento di altre società complesse. Una considerevole quantità di tempo è

stata dedicata alla ricerca di materiale bibliografico, combinando un approccio delle scienze naturali

e fisiche con quelle sociali. È stato approfondito lo studio delle risposte al cambiamento climatico

da parte di altre culture pastoraliste, così come allo studio di nuove metodologie di campo (parteci-

pative soprattutto), già testate sul campo con i primi allevatori intervistati, e sono state analizzate le

relazioni fra cambiamento ambientale, integrazione regionale e politica rurale.

L’abbondante collezione di materiale multimediale disponibile per consultazione all’archivio

BREL, comprendente fonti iconografiche, audio e video, permette di ricavare informazioni a livello

comparativo sul clima (ad esempio comparando fotografie antiche di settori dove si osservano cam-

biamenti a livello di quantità di neve e/o di acqua o qualità dei pascoli), mentre le registrazioni vi-

deo e le interviste registrate su formato video o audio permettono di ampliare le conoscenze agro-

pastorali a livello più etnografico.

Come richiesto dal programma di dottorato britannico, e in particolare dalla scuola antropo-

logica, il secondo e terzo anno del progetto di ricerca vengono trascorsi nell’area di studio racco-

gliendo dati fra la popolazione studiata, in questo caso gli allevatori valdostani che producono

formaggio. Gli ultimi mesi, quindi, sono stati dedicati alla raccolta dati, principalmente qualitativa,

passando tutto il tempo possibile sul campo, con le famiglie di allevatori, raccogliendo dati

sull’utilizzo delle superfici (produzione di fieno e gestione dei pascoli), sulla gestione dell’acqua e sul-

la monticazione, attraverso lunghe osservazioni partecipative, interviste e registrazioni audio e video.

La dottoressa Olmedo, inoltre, ha partecipato a diversi incontri specialistici. L’incontro con

la sociologa M. Schmidt e colleghi dell’OEW (Istituto Uomo Ambiente di Innsbruck, Austria) le ha

permesso di discutere i primi risultati invernali della sua tesi e scambiare esperienze simili sullo stu-

dio dell’interazione fra utilizzo della terra e cambiamenti climatici dal punto di vista sociale. Utili

sono anche stati gli spunti che i ricercatori dell’OEW hanno suggerito, soprattutto nella gestione

delle multi-variabili raccolte nel corso del progetto di ricerca.

L’incontro con la dottoressa F. Giarè, responsabile del Progetto Promozione della Cultura

Contadina dell’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria, Roma), ha contribuito alla com-

prensione generale di come le popolazioni si stanno adattando al fenomeno di cambiamento am-

bientale ed ha dato anche l’opportunità di approfondimenti sui metodi sociali ed ecologici che

combinano l’analisi ecosistemica, sociale, economica e politica per far fronte alla problematica

nei prossimi anni e dare un contributo alla sua soluzione dal punto di vista scientifico.

La partecipazione all’Indigenous People Climate Change Assessment Synthesis Workshop, tenu-

to a Sevvetijarvi (Finlandia) e che riuniva ricercatori provenienti da tutto il mondo nel campo del

cambiamento climatico e relativi aspetti sociali, è stata l’occasione di allargare e rafforzare la rete di

contatti con enti italiani ed esteri.

Valorizzazione dei risultati

Gli incontri con specialisti e la partecipazione a convegni sono state occasioni per far cono-

scere la ricerca al di fuori della Valle d’Aosta e discutere la possibilità di collaborazioni future.

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SETTORE DI AGRONOMIA/27

Nel corso dell’estate 2011, inoltre, la dottoressa Olmedo ha presentato il lavoro “Tra burro e

fieno: alla scoperta della cultura materiale ed immateriale della vita rurale di montagna”, all’interno

della rassegna Montagne aux livres organizzata dal Comune di Valsavarenche, e “Donne e montagna:

esperienze vere dal mondo rurale della Valle d’Aosta", a Rhêmes-Saint-Georges.

Sta proseguendo, infine, la redazione di un articolo sul Traditional Ecological Knowledge in

Valle d’Aosta.

➣ MONITORAGGIO SPERIMENTALE DEL COMPOST

Origine del progetto

Il progetto è stato promosso dall’Assessorato Ambiente e Territorio in partenariato con

ARPA, IAR e IPLA. Esso prevede di procedere al monitoraggio di cumuli e compostiere domesti-

che, per definire le buone pratiche di gestione del compostaggio domestico in tutta la sua filiera,

dalla produzione all’utilizzo.

Obiettivi

Gli obiettivi del programma promosso dall’Assessorato Territorio e Ambiente sono:

ridurre le quantità di rifiuti urbani prodotti;

promuovere l’uso del compostaggio domestico;

applicare agevolazioni a favore degli utenti domestici che effettuano

il recupero diretto, tramite compostaggio domestico,

della frazione umida.

La sperimentazione è il primo passo per raggiungere gli obiettivi proposti.

Scelta dei siti di monitoraggio in base alla loro posizione geografica (bassa, media,

alta valle e vallate laterali), all’esposizione solare (adret e envers) e all’altitudine

(Assessorato, ARPA e IAR)

Individuazione delle famiglie disposte a partecipare al progetto (Assessorato e Sub-ATO)

Acquisto delle compostiere e loro consegna, allestimento dei cumuli (ARPA)

Campionamento e analisi della qualità e del grado di maturazione del compost

(ARPA, IAR e IPLA), in particolare l’IAR effettuerà test di germinazione e di ac-

crescimento di crescione (Lepidium sativum)

Analisi risultati e conclusioni (ARPA, IAR, IPLA, Assessorato)

Durata

La ricerca è stata avviata nel 2010 e si concluderà nel 2013.

Risorse umane coinvolte

M. Bassignana, A. Neyroz

Collaborazioni

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

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SETTORE DI AGRONOMIA/28

Attività svolta

Sono stati sottoposti ad analisi di germinazione tutti i 19 campioni raccolti dall’ARPA nella

primavera e parte di quelli raccolti nell’autunno.

In questa fase è prematuro parlare di risultati; quello che si può dire è che la metodica adotta-

ta risulta efficace nel discriminare i diversi campioni.

Valorizzazione dei risultati

Nel 2011 i ricercatori del settore hanno partecipato alla registrazione del video “Io composto

… e tu?” e all’incontro per la sua presentazione al pubblico il 25/11/2011.

➣ CONTROLLO DELLA DIFFUSIONE DELLE MALERBE NEI PRATI

Origine del progetto

La presenza di specie indesiderate nei prati è un elemento di criticità per gli agricoltori, che

ci viene segnalato in diverse zone. Per esempio, a Challand-Saint-Anselme, si registra un’inconsueta

diffusione di erba cipressina (Euphorbia cyparissias) nei prati-pascoli, mentre in molte delle parcelle

riseminate a Introd si riscontra un quantitativo anomalo e indesiderato di erba medica (Medicago

sativa). Gli amministratori comunali e i conduttori dei terreni interessati si sono rivolti all’IAR per

cercare gli opportuni rimedi.

Obiettivi

Individuazione delle tecniche di gestione più efficaci nel contenere la proliferazione indeside-

rata delle specie infestanti nei prati stabili e in quelli recentemente riseminati.

Attività previste

In entrambi i comuni interessati sono stati effettuati sopralluoghi con agricoltori e rappre-

sentanti dei consorzi o delle Amministrazioni comunali. Nell’autunno 2010, con la partecipazione

di personale dei settori di Agronomia e di Zootecnia, si è dato avvio alle operazioni di campo, in-

tervenendo sia con mezzi meccanici sia con prodotti chimici.

Nel 2011 proseguiranno le attività di campo e si effettueranno rilievi sull’efficacia delle di-

verse tecniche d’intervento.

Durata

È previsto di sviluppare queste ricerche almeno nell’arco di un biennio.

Risorse umane coinvolte

D. Arlian, M. Bassignana

Collaborazioni

Nessuna collaborazione a titolo oneroso

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SETTORE DI AGRONOMIA/29

Attività svolta

L’intervento iniziale è consistito nell’applicazione di un diserbante totale non selettivo (gli-

fosate). Dopo il disseccamento della vegetazione, si è eseguita la semina che, su una parte della su-

perficie trattata, è stata preceduta dalla trinciatura dei residui. Sulla restante parte, invece, i residui

della vegetazione disseccata sono stati trinciati dopo la semina, così da coprire la semente distribui-

ta. Su una parte delle superfici riseminate, infine, è stato distribuito del compost.

Il diserbo si è dimostrato efficace nel controllare l’erba medica, che è praticamente scompar-

sa dalle parcelle trattate. Le superfici riseminate si sono inerbite adeguatamente e l’inerbimento è

parso migliore nelle superfici su cui era stato applicato il compost e su quelle in cui la trinciatura dei

residui aveva seguito la semina.

Valorizzazione dei risultati

L’efficacia degli interventi di controllo dell’erba medica è stata verificata dagli stessi agricol-

tori interessati e il Consorzio di Miglioramento Fondiario Ru de Ponton ha adottato il protocollo

di intervento come linea guida per la risemina dell’insieme della superficie interessata.

Al momento, tuttavia, non si ritiene che i dati raccolti e la portata della prova giustifichino

la pubblicazione di un articolo specifico.

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➣ SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA

OSSERVATORIO ECONOMICO DELLE ATTIVITÀ AGRICOLE 33

VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ DI REDDITO DERIVANTI DALLA COLTIVAZIONE DI PIANTE OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA 34

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SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/33

➣ OSSERVATORIO ECONOMICO DELLE ATTIVITÀ AGRICOLE

Origine del progetto

Disporre di dati, aggiornati e adeguati, riguardanti le produzioni agricole e i fattori di produ-

zione risulta indispensabile al fine di poter svolgere gli studi e le ricerche nell’ambito dell’economia

agraria riducendo considerevolmente i tempi di realizzazione. Tale strumento risulta quindi fon-

damentale nelle ricerche del settore come ad esempio:

valutazione delle potenzialità dei redditi in Valle d’Aosta derivanti

dalle attività agricole;

determinazione dei costi di produzione delle produzioni agricole;

stima di danni alle coltivazione a causa di avversità;

determinazione del valore delle produzioni.

Obiettivi

L’osservatorio costituirà una banca dati, periodicamente aggiornata e revisionata, che servirà

come strumento per svolgere ricerche nell’ambito dell’economia agraria.

Attività previste

Aggiornamento del database svolto in contemporanea con le ricerche

Riorganizzazione del database al fine di adeguarlo alle necessità del settore

Rafforzamento dei rapporti di collaborazione fra il settore e i fornitori di dati

(tecnici di settore, aziende pubbliche e private, amministrazione regionale e altri

enti) al fine di poter disporre di un flusso di dati continuo in ingresso per poter ef-

fettuare un aggiornamento periodico dei dati costituenti il database; eventualmen-

te la disposizione di convenzioni con tali enti potrebbe risultare utile allo scopo; la

realizzazione di tale fase dipende dalla disponibilità di una risorsa aggiuntiva da

dedicare alla realizzazione di tale progetto

Durata

Dato che è uno strumento di archiviazione dati il lavoro è tutt’ora in corso e continuerà ad

esserlo in futuro.

Risorse umane coinvolte

G. Bagnod

Collaborazioni

Enti pubblici e privati, tecnici di settore per aggiornare i dati economici del database, tecnico

informatico aziendale, enti pubblici e privati, attraverso la stesura di convenzioni, per la rilevazione

sistematica e continuativa di dati economici

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SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/34

Attività svolta

Il lavoro è stato quello di vedere di migliorare lo strumento di archiviazione dati.

Se ci fosse stata una risorsa aggiuntiva da dedicare alla realizzazione di questo progetto, come

auspicato nelle “Attività previste”, questa fase sarebbe terminata: nel frattempo l’archiviazione dati

continuerà con il procedere delle ricerche.

Valorizzazione dei risultati

Ottenimento di uno strumento efficiente, fondamentale per effettuare studi in tempi rapidi

sia per lavori di ricerca in economia agraria che per far fronte a richieste puntuali da parte

dell’amministrazione regionale e altri enti operanti in agricoltura.

➣ VALUTAZIONE DELLE POTENZIALITÀ DI REDDITO DERIVANTI

DALLA COLTIVAZIONE DI PIANTE OFFICINALI IN VALLE D’AOSTA

Origine del progetto

In seguito al sempre maggiore interesse che negli ultimi anni sta riscuotendo tra i produttori

valdostani la coltivazione di piante officinali, il settore di economia agraria vuole approfondire

l’analisi economica in termini di processi produttivi, di costi e di redditi prodotti, utilizzando i dati

tecnici rilevati in questi anni dal settore di agronomia.

Lo scopo dell’analisi è quello di poter fornire informazioni ed essere di supporto ai produt-

tori di piante officinali agricoltori e non.

Obiettivi

Allo scopo di poter fornire informazioni ed essere di supporto ai produttori di piante officinali, a-

gricoltori e non, il settore svolgerà le sue attività di ricerca con:

acquisizione dell’informazione di base in collaborazione con gli altri settori di ri-

cerca dell’Institut, con i produttori di piante officinali, con gli Enti Pubblici e con

gli altri attori della realtà produttiva valdostana;

approfondimento della gestione aziendale sia nel suo complesso che con l’analisi di

singoli centri di produzione aziendale;

valutazione delle potenzialità di reddito agricolo derivante dalla coltivazione di

piante officinali cercando di capire:

come valorizzare il lavoro aziendale con la vendita dei prodotti semilavorati e

finiti;

come diminuire, almeno in parte, i costi di produzione e come migliorare

l’organizzazione aziendale.

Attività previste

Studio di alcune specie officinali per analizzare la situazione produttiva regionale sotto i se-

guenti profili:

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SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/35

produzione: valutazione dei costi di impianto e di conduzione;

trasformazione e commercializzazione: valutazione della redditività

nei seguenti casi:

vendita del prodotto fresco;

essiccazione;

estrazione dell’oleolita;

estrazione dell’olio essenziale;

realizzazione di prodotti finiti.

Durata

La ricerca iniziata nel 2011, è tutt’ora in corso.

Risorse umane coinvolte

G. Bagnod, G. Chenal

Collaborazioni

Consulenze, a titolo non oneroso, con l’Università di Torino, personale del settore di ricerca

dell’Institut, tecnici dell’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali. Risultano importanti i contri-

buti di alcuni produttori valdostani, di alcune ditte di trasformazione extraregionali ed in generale

di chi in questi anni ha già operato nel campo delle piante officinali.

Attività svolta

L’attività di ricerca, avviata in maniera frammentaria a partire dal mese di febbraio, si è svi-

luppata in modo più continuativo e regolare dal mese di agosto 2011.

Preliminarmente è stato fatto un lavoro di documentazione per l’analisi di progetti similari;

questo primo approccio ha permesso di individuare gli strumenti e le metodiche più adeguate da

adottare per uno studio di questo tipo. In questa fase iniziale si è partecipato anche ad alcuni semi-

nari formativi, in materia economica-commerciale.

Successivamente si è iniziata un’attività di classificazione ed organizzazione dei dati agrono-

mici raccolti presso i campi sperimentali a piante officinali dello I.A.R., approfondendo parallela-

mente un’attenta e mirata ricerca in ambito economico-commerciale. Questo ha permesso una

migliore e più dettagliata articolazione delle diverse sezioni che componevano il progetto iniziale.

In particolare si sono sviluppate in maniera particolareggiata le prime voci del progetto rela-

tive alla:

valutazione dei costi d’impianto e di conduzione di 7 specie officinali coltivate dal-

lo IAR (calendula, iperico, issopo, timo, stella alpina, arnica ed imperatoria);

valutazione della redditività media annua potenzialmente ottenibile dalla produ-

zione e vendita del:

prodotto fresco tal quale;

prodotto essiccato tal quale;

prodotto essiccato e confezionato;

semilavorato (olio essenziale ed oleolita).

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SETTORE DI ECONOMIA AGRARIA/36

Contemporaneamente si è sviluppata una rete di contatti, con i diversi attori della filiera

produttiva delle piante officinali, stringendo in particolare una collaborazione con l’Università di

Torino, Dipartimento di Economia e Ingegneria Agraria, Forestale e Ambientale, con

l’organizzazione di alcuni incontri tematici tecnico-economici.

Risultati

In relazione alle integrazioni che sono state apportate, in corso d’opera, al progetto origina-

rio, parte della ricerca deve ancora essere approfondita. I risultati, pertanto, verranno presentati nel

loro complesso a studio terminato.

Valorizzazione dei risultati

I risultati saranno divulgati e valorizzati, al termine del progetto, attraverso i seguenti canali:

pubblicazione di un articolo di sintesi sull’Informatore Agricolo o su riviste spe-

cializzate di settore;

valorizzazione dei risultati attraverso la divulgazione della ricerca, sul sito dello

I.A.R.;

strutturazione di un Quaderno di settore nel quale pubblicare il rapporto finale;

partecipazione a seminari, tavole rotonde o congressi a tema;

realizzazione di incontri tematici con gli addetti ai lavori, anche al di fuori della

Valle d’Aosta (collaborazioni con l’Università di Torino);

supporto all’attività d’istruzione, formazione ed aggiornamento, nel quadro dei

corsi organizzati dall’Institut o da altri enti.

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➣ SETTORE DI FRUTTICOLTURA

STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO DI NUOVE VARIETÀ E CLONI DI MELO 39

STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCE 40

STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO DI DIVERSE VARIETÀ UNIFERE DI LAMPONE 42

STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCCIOLO 43

STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO DI ALCUNE VARIETÀ DI MANDORLO 45

RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE DI CLONI AUTOCTONI DI RENETTA 46

RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE DI CLONI AUTOCTONI DI MARTIN SEC 47

ADATTABILITÀ DI DIVERSI PORTINNESTI DI CILIEGIO 48

CONFRONTO FRA LO SPINDEL TRENTINO E LA CONDUITE CENTRIFUGE SULLA VARIETÀ FUJI KIKU 8 49

VALUTAZIONE DEL SISTEMA BIBAUM SULLO SVILUPPO VEGETATIVO E SULLA PRODUTTIVITÀ 51

CONFRONTO DI DIVERSI PRINCIPI ATTIVI E DIVERSE STRATEGIE PER IL CONTROLLO DELLE INFESTANTI LUNGO IL FILARE 52

METODO DI CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA CONTROLLATA DI NUOVE VARIETÀ DI MELE E LORO CAPACITÀ A CONSERVARSI 53

VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ INTRINSECA DI DIFFERENTI VARIETÀ DI MELE PROVENIENTI DA DIVERSE ZONE DELLA VALLE D’AOSTA E SUA EVOLUZIONE A FINE CONSERVAZIONE 54

RELAZIONI TRA AVIFAUNA E COLTURE PREGIATE IN VALLE D’AOSTA 56

VALUTAZIONE DEL SISTEMA DI POTATURA MECCANICA “TAILLE LORETTE” ASSOCIATA AL DIRADO MECCANICO CON MACCHINA OPERATRICE DARWIN 58

CONTROLLO DELLE INFESTANTI MEDIANTE L’UTILIZZO DEL PIRODISERBO 60

SAGGIO DI ALCUNE TECNICHE DI TRASFORMAZIONE PER LA PRODUZIONE DI SIDRO DI MELA IN VALLE D’AOSTA 61

VALUTAZIONE DELLE RISORSE GENETICHE DI NOCE COMUNE DELLA VALLE D’AOSTA E IMPOSTAZIONE DI UN PROGRAMMA DI MIGLIORAMENTO GENETICO PER LA PRODUZIONE DI OLIO 62

STUDIO DELLA BIODIVERSITÀ NEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI: ASPETTI ENTOMOLOGICI 65

VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLE RISORSE GENETICHE DI SPECIE FRUTTICOLE DELLA VALLE D’AOSTA 67

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/39

➣ STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO

DI NUOVE VARIETÀ E CLONI DI MELO

Origine del progetto

Il panorama varietale del melo è costituito da numerose cultivar più o meno interessanti.

L’individuazione di una o più varietà che possono dare buoni risultati produttivi in ambiente alpino

costituisce un’opportunità di diversificazione della produzione nell’azienda e di distinzione sul merca-

to della mela.

Obiettivi

Individuare, tra le varietà di melo resistenti alla ticchiolatura, quelle che

presentano le migliori attitudini colturali e caratteristiche organolettiche

Individuare, tra le varietà di melo, quali cloni presentano le migliori

attitudini colturali e caratteristiche organolettiche

Attività previste

Applicazione della Conduite Centrifuge

Peso della produzione

Calibratura dei frutti

Peso medio 50 frutti (varietà resistenti alla Ticchiolatura)

Durata

Moncenis: inizio impianto nel 1998, in continuo rinnovo con nuove cultivar

Montfleury: impianto nel 2010 (Golden Parsi e Jéromine)

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz

Attività svolta

Applicazione della Conduite Centrifuge

Peso della produzione

Risultati

Le diverse cultivar si adattano bene al sistema di conduzione in taille longue, mostrando anche

una buona adattabilità dal punto di vista vegeto-produttivo alle nostre condizioni pedo-climatiche.

Nessuna cultivar ha mostrato problemi particolari in campo quali tendenza all’alternanza e sensibilità

diverse.

Delle varietà testate dotate del carattere di resistenza alla ticchiolatura, poche presentano ca-

ratteristiche organolettiche interessanti ed apprezzate; fra queste si distingue la Goldrush che risulta

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/40

interessante per numerosi aspetti ed in particolare per le sue caratteristiche agronomiche, organolet-

tiche e di serbevolezza del frutto. Questa varietà, grazie alle sue caratteristiche agronomiche e alla

possibilità di ridurre il numero di trattamenti, essendo resistente alla ticchiolatura, potrebbe risulta-

re particolarmente interessante negli impianti a conduzione biologica.

Tra le varietà non resistenti, la Fuji, la Pinova, la Falstaff e la Mairac hanno mostrato caratte-

ristiche interessanti. La Fuji, nonostante la tendenza all’alternanza di produzione, ha mostrato una

produzione annua media soddisfacente applicando il sistema di conduzione in taille longue.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare altri risultati utili con delle pubblicazioni sull’Informatore Agricolo.

➣ STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO

DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCE

Origine del progetto

In Valle d’Aosta la coltura del noce non è radicata come in altre regioni italiane e la sua diffu-

sione è strettamente legata all’utilizzo famigliare. Le cause di questa sottovalutazione del noce come

coltura da reddito sono dovute principalmente alla scarsa redditività delle piantagioni tradizionali, do-

vuta a molteplici fattori quali la mancanza o l’insufficienza di cure colturali, l’impiego modesto o nul-

lo di cultivar di pregio, l’irrazionalità degli impianti basati sulla coltura promiscua, gli elevati costi

durante la fase di raccolta per mancanza di meccanizzazione. Inoltre, dal dopoguerra ad oggi, si è assi-

stito spesso, con l’abbandono delle campagne e di parte dell’agricoltura montana, al taglio di esemplari

di noce senza che si provvedesse alla loro sostituzione, pensando che questa pianta richieda tempi lun-

ghi prima di fornire una produzione.

La coltura del noce in Valle d’Aosta è attuata prevalentemente con criteri obsoleti; infatti le

piante, sparse sull’appezzamento o ai margini dei campi, sono coltivate con tecniche spesso rudimen-

tali e approssimative, nella convinzione sicuramente errata che il noce non possa essere coltivato con

razionalità e profitto.

L’obiettivo principale, quindi, è quello di valorizzare al massimo la noce ed i suoi prodotti in-

coraggiando il consumo di questo frutto in virtù dei suoi valori nutrizionali e dietetici e incentivando

i valdostani ad effettuare impianti intensivi di noci o quanto meno a recuperare, attraverso questa spe-

cie, le zone marginali ed abbandonate, molto presenti sul territorio della Valle d’Aosta.

È evidente che, accanto a questi accorgimenti, bisogna adottare una produzione nocicola

razionale, attraverso la scelta di un materiale vegetativo adatto e selezionato, una rigorosa con-

dotta agrotecnica del proprio frutteto ed una gestione ottimale delle operazioni post -raccolta

(conservazione).

L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto

a provare l’adattabilità di alcune cultivar di diversa origine alle condizioni pedo-climatiche della no-

stra regione. Visto che il noce è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprat-

tutto verificare l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati

produttivi finali.

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/41

Obiettivi

Individuare, fra 10 varietà diverse (Franquette, Meylannaise, Ronde de Montignac,

Pieral Lara e Adam’s 10, di origine francese, Sibisel 39, di origine rumena, Geisen-

hein 139, di origine tedesca, Chandler CR88 e Hartley, di origine californiana, ed

infine Chase D9, dell’Oregon), quelle che presentano le migliori caratteristiche

produttive e di adattabilità all’ambiente montano (noceto di Champlan)

Individuare, fra 4 varietà diverse (Franquette, Fernor e Lara, di origine francese,

Chandler, di origine californiana), quelle che presentano le migliori caratteristiche

produttive e di adattabilità all’ambiente montano (noceto di Moncenis). Sono state

inoltre inserite altre due cultivar (Meylannaise e Fernette, di origine francese) a sco-

po di migliorare l’impollinazione delle varietà principali

Confrontare l’adattabilità delle cultivar a due quote ed esposizioni differenti

(Champlan e Moncenis)

Produrre l’olio di noci con conseguente calcolo della resa allo sgusciato e resa fina-

le in olio in base a due metodi di estrazione (a freddo e a caldo)

Effettuare le analisi chimiche dell’olio di noci

Attività previste

Analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato)

Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

Misurazione delle diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di raccolta

(inizio e fine)

Analisi chimiche dell’olio di noci ottenuto mediante spremitura a caldo (Villeneu-

ve) e a freddo (Bertolin): acidità totale, numero di perossidi, saggio di Kreiss

Risorse umane coinvolte

Personale del settore

Attività svolta

Analisi produttive

Analisi di sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

Rilievo delle diverse epoche di raccolta (inizio e fine)

Analisi chimiche dell’olio di noci ottenuto mediante spremitura a caldo (Villeneuve)

e a freddo (Bertolin): acidità totale, numero di perossidi, saggio di Kreiss

Risultati

I risultati parziali del noceto di Champlan confermano i dati degli anni precedenti:

produzione: le varietà di origine francese, Franquette, Meylannaise e Pieral Lara in

particolare, hanno mostrato buoni livelli produttivi;

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/42

precocità: Franquette e Pieral Lara, a differenza delle varietà americane, sono più

tardive e quindi riescono a sfuggire in parte alle gelate primaverili, aspetto molto

importante per le nostre condizioni montane;

peso di 50 gherigli: Sibisel è la cultivar che ha mostrato il peso più elevato.

I dati delle analisi chimiche dell’olio di noci sono ancora in fase di elaborazione.

Il noceto di Moncenis è ancora improduttivo (piante in fase di allevamento).

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati, dopo un certo numero di anni dalla piena produzio-

ne, attraverso pubblicazioni su riviste del settore.

➣ STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO

DI DIVERSE VARIETÀ UNIFERE DI LAMPONE

Origine del progetto

La coltura del lampone può rivelarsi un’interessante opportunità di apertura verso nuove

prospettive per l’agricoltura di montagna che, inevitabilmente e in modo consapevole, si avvicina

a modelli produttivi più integrati con l’ambiente, il paesaggio e le mutate condizioni socioeco-

nomiche. Nella nostra regione le prospettive sono concrete, in quanto è una coltura che si presta

particolarmente bene per essere promossa in piccole aziende, in particolare in quelle a conduzio-

ne famigliare, a produzione mista o in agriturismi.

Obiettivi

Valutazione dell’adattabilità in ambiente montano di 14 varietà unifere

di lampone caratterizzate da differenti epoche di maturazione

Confronto fra 2 differenti sistemi di allevamento: sistema a coltura tradizionale

e sistema a coltura alternata

Miglioramento delle tecniche colturali

Attività previste

Misurazione del diametro e della lunghezza dei polloni

Rilievo dei danni da gelo invernale

Rilievo di fioritura, inizio e fine raccolta

Produzioni per varietà e sistema di allevamento per m2

e per metro lineare

Peso medio del frutto

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/43

Durata

Impianto maggio 2002, prova in corso.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz

Collaborazioni

Contatti con i tecnici svizzeri del centro sperimentale di Bruson (R.A.C) e con i tecnici di

Cuneo del CreSO

Attività svolta

Rilievo dei danni da gelo invernale

Risultati

Il progetto è terminato con la pubblicazione di un articolo sull’Informatore Agricolo.

La maggior parte delle varietà ha subìto danni rilevanti da freddo sui tralci durante il periodo

invernale, con una percentuale di tralci secchi elevata. La Rubaca, tra tutte le varietà, è quella che ha

dimostrato di avere una tolleranza superiore al freddo invernale.

È comunque previsto un nuovo impianto sperimentale con le varietà unifere ritenute più in-

teressanti.

Valorizzazione dei risultati

Pubblicazione di un articolo riguardante i risultati della prova sull’Informatore Agricolo e di

un manuale sulla coltivazione del lampone.

➣ STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO

DI ALCUNE VARIETÀ DI NOCCIOLO

Origine del progetto

Dall’Asia all’Europa il nocciolo è stato apprezzato e utilizzato per millenni, in quanto pro-

duce un frutto secco nutriente e riparato da un guscio legnoso in grado di consentire una lunga con-

servazione.

L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano, la facilità

di coltivazione e di conservazione e le svariate trasformazioni della materia prima (olio di nocciole,

granelle per gelati, granelle per torte, creme per pasticceria, nocciole salate, nocciole pralinate, non-

ché l’abbinamento al cacao per la produzione di cioccolato) hanno indotto a provare l’adattabilità

di alcune cultivar interessanti alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Visto che il noc-

ciolo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto verificare

l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi finali.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/44

Obiettivi

Valutazione dell’adattabilità in ambiente montano di 4 varietà di nocciolo (Segorbe, Jemtegaard,

Merveille de Bollwiller e Tonda Gentile delle Langhe) caratterizzate da differenti epoche di germoglia-

mento, fioritura e maturazione.

Attività previste

Le varietà prese in esame, allevate a cespuglio con un sesto d’impianto di 5 x 4 m, sono sot-

toposte ad analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di

sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche; in particolare si vuole rilevare la diversa

tolleranza al freddo invernale e alle gelate primaverili.

Vengono quindi annotate le diverse epoche di fioritura (maschile e femminile) e di rac-

colta (inizio e fine).

Durata

L’attività è iniziata nel 2007 con l’impianto del noccioleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz e personale del settore

Collaborazioni

Contatti con il CreSO: azienda sperimentale di Cravanzana per la corilicoltura

Attività svolta

Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % sgusciato)

Misurazione della circonferenza dei tronchi

Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

Rilievo delle diverse epoche di fioritura (maschile e femminile)

e di raccolta (inizio e fine)

Risultati

La prova, iniziata nel 2007, permette di trarre solamente delle conclusioni parziali.

Le piante sono ancora in fase di allevamento (5° anno) e per il momento è stato possibile de-

terminare solo l’epoca di raccolta delle singole varietà, anche se la Segorbe e la Jemtegaard hanno

mostrato una produzione iniziale leggermente superiore rispetto alle altre varietà. La % di calo del

peso dell’achenio dopo un certo periodo di conservazione è risultata molto simile tra le differenti

varietà (25%), come pure la % allo sgusciato (45%). La raccolta della Merveille de Bolwiller è risultata

leggermente più difficoltosa per il fatto che l’achenio, allo stacco, rimaneva avvolto dalla cupola. La

qualità degli acheni è risultata comunque ottima.

Da evidenziare una certa sensibilità al freddo invernale della Merveille de Bolwiller.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/45

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati dopo un certo numero di anni dalla piena produzione

attraverso pubblicazioni su riviste del settore.

➣ STUDIO DELL’ADATTABILITÀ IN AMBIENTE MONTANO

DI ALCUNE VARIETÀ DI MANDORLO

Origine del progetto

Il mandorlo è sempre stato considerato una tipica coltura mediterranea, mentre in effetti es-

so vive sia negli ambienti a clima mite che in quelli a clima continentale. È comunque molto im-

portante che non si verifichino ritorni di freddo, quali gelate primaverili, dopo che la pianta si è

messa in vegetazione.

L’ampia diffusione, a livello spontaneo, di questa specie sul territorio valdostano ha indotto

a provare l’adattabilità di alcune cultivar alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Visto

che il mandorlo è caratterizzato da una fioritura molto precoce, è interessante soprattutto verificare

l’influenza delle temperature, durante questo stadio fenologico, sui risultati produttivi finali.

Obiettivi

Valutazione dell’adattabilità in ambiente montano di 4 varietà di mandorlo (Beneveglio e

Gottasecca, a guscio duro, Tuono e Mandorlo Premice, a guscio tenero) caratterizzate da differenti

epoche di germogliamento, fioritura e maturazione.

Attività previste

Le varietà prese in esame, allevate a vaso con un sesto d’impianto di 4 x 3,5 m, sono sottopo-

ste ad analisi produttive (produzioni unitarie, peso del frutto intero e % dello sgusciato) e di sensibi-

lità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche, in particolare si vuole rilevare la diversa

tolleranza al freddo invernale e alle gelate primaverili.

Vengono quindi annotate le diverse epoche di fioritura e di raccolta (inizio e fine).

Durata

L’attività è iniziata nel 2008 con l’impianto del mandorleto e la prova, quindi, è tuttora in corso.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz e personale del settore

Attività svolta

Analisi produttive (produzioni unitarie, calo di peso, % sgusciato)

Misurazione della circonferenza dei tronchi

Analisi della sensibilità nei confronti di avversità biotiche ed abiotiche

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/46

Risultati

Le varietà hanno mostrato, per il momento, una buona resistenza al freddo primaverile

per quanto riguarda lo stadio fenologico della fioritura. Alcune piante, soprattutto quelle appar-

tenenti alla varietà Beneveglio, hanno manifestato una certa sensibilità alla Monilia, con il conse-

guente disseccamento dei rami annuali.

A livello produttivo, Mandorlo Premice e Tuono si sono distinti per la loro produzione maggiore.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati, dopo un certo numero di anni dalla piena produzio-

ne, attraverso pubblicazioni su riviste del settore.

➣ RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE

DI CLONI AUTOCTONI DI RENETTA

Origine del progetto

La ricerca della biodiversità costituisce una priorità nella rivalutazione dei prodotti locali che

sono parte integrante del bagaglio culturale e che possono dare un interessante risvolto

all’economia del settore agricolo.

L’individuazione dei cloni di Renetta ha lo scopo di caratterizzare e rivalutare questa varietà

che riveste una grande importanza nel panorama frutticolo valdostano.

Obiettivi

Verificare, su 5 biotipi selezionati e innestati su 2 portainnesti diversi (M26 e M9),

l’influenza della termoterapia sullo sviluppo vegetativo delle piante e sulle caratteristiche organolet-

tiche dei frutti.

Attività previste

Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge

Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)

Peso della produzione

Confronto degli aspetti estetici dei frutti (grana)

Analisi qualitative intrinseche

Prelievo delle marze per l’innesto presso il vivaio Huber

Durata

Nuovo reimpianto a primavera 2008 a Moncenis, innestato su M26.

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/47

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz

Collaborazioni

Vivai Huber (Alto Adige), CAV di Faenza, Cofruits, frutticoltori valdostani

Attività svolta

Allevamento secondo i principi della Conduite Centrifuge

Controllo dello sviluppo vegetativo

Peso della produzione

Valutazione degli aspetti estetici dei frutti (grana in particolare)

Prelievo delle marze per l’innesto presso il vivaio Huber

Conservazione delle piante madri sotto tunnel con rete anti-afide

Risultati

La prova, iniziata nel 2008, non permette, per il momento, di trarre delle conclusioni. I ca-

ratteri estetici dei differenti cloni comunque vengono trasmessi e conservati negli anni.

Valorizzazione dei risultati

È in fase di pubblicazione un articolo (Informatore Agricolo) riguardante il lavoro di recu-

pero, risanamento, conservazione e propagazione dei differenti biotipi di Renetta.

➣ RECUPERO, VALUTAZIONE E CONSERVAZIONE

DI CLONI AUTOCTONI DI MARTIN SEC

Origine del progetto

Il Martin Sec, antica cultivar di pero e in passato molto diffusa in Valle d’Aosta, ha subìto nel

corso degli ultimi decenni un notevole calo. La causa principale di abbandono è da attribuire alla

difficoltà di coltivazione causato dalla eccessiva dimensione delle piante innestate sul portinnesto

Franco. La ricerca è dunque orientata sulla valorizzazione dei cloni autoctoni di Martin Sec e

sull’individuazione di uno o più portinnesti nanizzanti per migliorare la produttività e facilitare le

operazioni colturali.

Obiettivi

Verificare l’affinità di innesto di 4 cloni di Martin Sec su 2 portinnesti: OHF 333 e Pyrus Dwarf.

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/48

Attività previste

Allevamento libero, limitando gli interventi cesori, per valutare l’affinità dei portinnesti sul-

lo sviluppo vegetativo e sulla regolarità di produzione.

Durata

Nuovo impianto: primavera 2009 a Moncenis.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz

Attività svolta

Potatura di allevamento

Risultati

Non vi è, per il momento, alcun risultato. Tutte le piante, comunque, presentano un buon

sviluppo vegetativo senza problemi particolari di affinità. C’è stato solamente qualche caso di moria

di piante dovuto molto probabilmente alla “crisi da trapianto” dal vivaio al campo sperimentale.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni sull’Informatore Agricolo.

➣ ADATTABILITÀ DI DIVERSI PORTINNESTI DI CILIEGIO

Origine del progetto

La diffusione del ciliegio selvatico sul territorio valdostano è un chiaro segnale dell’adattabilità

di questa specie alle condizioni pedo-climatiche della nostra regione. Risulta quindi interessante testare

le varietà commerciali innestate su portinnesti di recente introduzione, che riducono in modo consi-

derevole il volume delle piante, facilitando l’esecuzione delle diverse operazioni colturali. Inoltre la

coltura del ciliegio può rivelarsi molto interessante per le aziende a conduzione famigliare, a produ-

zione mista o in agriturismi.

Obiettivi

Verificare l’influenza del portainnesto Prunus mahaleb, in assenza di irrigazione,

sullo sviluppo vegetativo e sulla produttività di 5 varietà diverse

Valutare il comportamento della varietà Lapins innestata su 8 portainnesti di

diversa vigoria, in coltura irrigata

Confrontare il comportamento della varietà Lapins innestata sul portainnesto

Prunus mahaleb, in funzione della presenza o dell’assenza di irrigazione

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/49

Attività previste

Accrescimento vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)

Peso della produzione

Peso medio dei frutti

Durata

Impianto primavera 2005, in corso.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz

Collaborazioni

Gruppo MAFCOT, consulenze di tecnici dello IASMA del Trentino

Attività svolta

Piegature dei rami nelle forme assiali

Accrescimento vegetativo (misurazione del diametro dei tronchi)

Peso della produzione

Risultati

La prova non permette, per il momento, di trarre delle conclusioni. Le piogge prolungate in

corrispondenza della primavera 2011 hanno favorito, in parte, la spaccatura dei frutti, soprattutto

quelli degli stacchi successivi; la produzione comunque è stata soddisfacente.

Il portinnesto Prunus Mahaleb, per il momento, ha un buon comportamento in situazione

non irrigua.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

➣ CONFRONTO FRA LO SPINDEL TRENTINO E LA CONDUITE

CENTRIFUGE SULLA VARIETÀ FUJI KIKU 8

Origine del progetto

Tra le cultivar di recente introduzione la Fuji Kiku 8 è la varietà che ha suscitato un notevole inte-

resse a livello mondiale soprattutto per le ottime qualità gustative dei frutti molto zuccherati, croccanti e

succosi, con una buona conservazione e un ottimo shelf-life. Purtroppo la gestione agronomica risulta

molto difficile a causa del suo forte vigore e soprattutto per la forte alternanza di produzione.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/50

Obiettivi

Verificare la differente influenza delle due forme di allevamento sulla regolarità

di produzione e sul comportamento vegetativo della cultivar Fuji Kiku 8

Confrontare diversi sesti d’impianto

Attività previste

La parcella è suddivisa in tre parti per ognuna delle quali sono stati adottati 3 diversi sesti

d’impianto (4x1,10, 4x1,30, 4x1,50). Ogni parte è composta da 70 piante, 35 allevate a Spindel e 35

allevate con la Conduite Centrifuge, suddivise in blocchi randomizzati di 5 piante/tesi.

Ad ogni tesi sono applicate le diverse tecniche di allevamento (potatura, potatura verde,

piegatura) controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della pro-

duzione, calibratura dei frutti per ogni pianta e valutazione dei diversi aspetti qualitativi dei

frutti.

Durata

Iniziata ad aprile 2006 a Moncenis, la prova è tuttora in corso.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz

Collaborazioni

Gruppo MAFCOT, consulenze di tecnici dello IASMA del Trentino

Attività svolta

Applicazione delle diverse tecniche di allevamento (potatura secca,

potatura verde, piegatura)

Controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi)

Peso della produzione

Suddivisione della produzione per classi di pezzatura attraverso

la calibratura dei frutti

Risultati

La prova, con le piante alla sesta foglia, ha mostrato una leggera superiorità della produzione

nelle tesi con un sesto d’impianto di 1,30 m sul filare. I dati a disposizione non permettono, co-

munque, di evidenziare differenze significative tra le due forme di allevamento.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i prossimi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate

e sull’Informatore Agricolo.

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/51

➣ VALUTAZIONE DEL SISTEMA BIBAUM SULLO SVILUPPO

VEGETATIVO E SULLA PRODUTTIVITÀ

Origine del progetto

L’introduzione del sistema Bibaum nelle nuove forme di allevamento può rivelarsi

un’alternativa molto interessante ai sistemi d’impianto attuali. Questo di sistema prevede

l’allevamento di due assi per pianta innestati e preformati in vivaio. I minori costi d’impianto e la

migliore esposizione al sole dei frutti sono i punti di forza di questo innovativo impianto.

Obiettivi

Verificare l’influenza del sistema biasse sul comportamento vegetativo,

sulla produttività e sulla qualità del prodotto finale della cultivar

Verificare l’influenza della pendenza sullo sviluppo dell’asse situato

a monte rispetto all’asse situato a valle

Applicare la potatura meccanica su 1 filare/varietà

Attività previste

5 cultivar testate (Golden, Gala, Fuji, Renetta Canada e Renetta Grigia), 2 file per

varietà

Applicazione delle diverse operazioni colturali (potatura, potatura verde, piega-

tura), controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso

della produzione, calibratura dei frutti e analisi qualitative dei frutti

Potatura meccanica su 1 filare/varietà

Durata

Inizio primavera 2009 a Moncenis.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz

Collaborazioni

Contatti con i tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte

Attività svolta

Analisi produttive

Misurazione dello sviluppo vegetativo

Osservazione del comportamento delle piante

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/52

Risultati

Le diverse varietà, per il momento, si adattano bene all’adozione della forma Bibaum. I dati

produttivi a disposizione, comunque, non permettono di trarre delle conclusioni.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

➣ CONFRONTO DI DIVERSI PRINCIPI ATTIVI E DIVERSE STRATEGIE

PER IL CONTROLLO DELLE INFESTANTI LUNGO IL FILARE

Origine del progetto

Da diversi anni la strategia per il controllo delle infestanti del melo lungo il filare si basava

principalmente sull’utilizzo di 2 molecole, il Glifosate e il Glufosinate, la prima applicata durante il

periodo estivo e l’altra applicata in autunno e su giovani impianti. In questi ultimi anni sono state

scoperte delle nuove molecole, alcune delle quali testate e registrate su altre colture, che possono

sostituire o essere combinate con quelle finora utilizzate per abbassare i rischi di resistenza e per

ridurre il numero di applicazioni.

Obiettivi

Verificare l’efficacia dei diversi principi attivi testati

Verificare la strategia migliore per il contenimento delle infestanti

Attività previste

Applicazione dei principi attivi scelti in epoche diverse

Osservazioni visive dell’efficacia dei diversi principi attivi testati

sulla flora infestante

Determinazione della % di copertura

Determinazione delle specie infestanti

Durata

Inizio: autunno 2009 a Moncenis

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz, M. Bassignana

Collaborazioni

Prova parallela con i tecnici del CreSO

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/53

Attività svolta

A causa di problemi organizzativi, la prova non è stata effettuata nel 2011.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

➣ METODO DI CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA CONTROLLATA

DI NUOVE VARIETÀ DI MELE E LORO CAPACITÀ A CONSERVARSI

Origine del progetto

In seguito all’introduzione di nuove varietà di mele caratterizzate da differenti epoche di ma-

turazione, è risultato necessario determinare il giusto grado di maturazione per consentire una

buona conservazione nel tempo dei vari parametri qualitativi intrinseci.

Al fine di prolungare il periodo di conservazione mantenendo un buon livello qualitativo del

frutto, è stata impostata la prova di conservazione in atmosfera controllata delle varietà ritenute più

interessanti, utilizzando diversi valori dei parametri atmosferici (CO2, O2 e temperatura) in base

alla cultivar considerata.

Obiettivi

Determinare la tecnica di conservazione più adatta (temperatura, durata, CO2, O2)

e il grado di conservazione di nuove varietà di mele che potrebbero avere un inte-

resse per il contesto frutticolo valdostano

Avere indicazioni sulle sensibilità fisiologiche e patologiche delle diverse varietà,

oltre a determinare le cultivar (resistenti e non alla ticchiolatura) più interessanti

dal punto di vista qualitativo e della conservazione, attraverso i test di qualità, le

osservazioni visive e l’effettuazione di degustazioni

Attività previste

Le diverse cultivar, una volta stabilito il giusto grado di maturazione per un’ottima predi-

sposizione alla conservazione in atmosfera controllata, vengono sottoposte a differenti analisi quali-

tative, prima della messa in atmosfera controllata e alla fine del periodo di conservazione, allo

scopo di determinare l’evoluzione dei parametri qualitativi in base al metodo e alla durata di con-

servazione. I parametri misurati sono i seguenti:

zuccheri, espressi in °Brix, misurati attraverso il rifrattometro;

acidità, espressa in g/l di acido malico, misurata attraverso la titolazione acido-base;

durezza, espressa in kg/cm2

, misurata attraverso il penetrometro;

peso medio del singolo frutto, espresso in g, prima e dopo il periodo di conserva-

zione;

% di attacco di malattie (fisiologiche e fungine in particolare) al termine del perio-

do di conservazione.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/54

La scelta delle cultivar sottoposte alle analisi viene stabilita in funzione dell’interesse e

dell’effettuazione di nuovi impianti che prevedono l’introduzione di nuove varietà.

Durata

La prova, iniziata nel 2002, è tuttora in corso.

Dal 2008 è in sovrapposizione con la prova dei polifenoli e dell’acido ascorbico per alcune

delle varietà prese in esame.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel e personale del laboratorio chimico

Attività svolta

Misurazione dei seguenti parametri:

zuccheri, espressi in °Brix, misurati attraverso il rifrattometro;

acidità, espressa in g/l di acido malico, misurata attraverso la titolazione acido-base;

durezza, espressa in kg/cm2

, misurata attraverso il penetrometro;

peso medio del singolo frutto, espresso in g, prima e dopo il periodo di conserva-

zione.

Risultati

La gran parte delle cultivar ha mostrato un buon adattamento alla conservazione in AC, utiliz-

zando i giusti valori dei differenti parametri (T, O2, CO2, durata di conservazione). Non si segnalano

problemi particolari legati a malattie di natura varia.

Valorizzazione dei risultati

Pubblicazione di un articolo sull’Informatore Agricolo.

➣ VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ INTRINSECA DI DIFFERENTI

VARIETÀ DI MELE PROVENIENTI DA DIVERSE ZONE DELLA VALLE

D’AOSTA E SUA EVOLUZIONE A FINE CONSERVAZIONE

Origine del progetto

In seguito alla necessità di una migliore caratterizzazione delle mele valdostane (Golden e

Renetta in particolare) è stata impostata tale prova che, oltre alle classiche analisi qualitative, com-

prende la determinazione del contenuto in polifenoli totali e acido ascorbico, sostanze antiossidanti

di interesse sempre più crescente.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/55

Obiettivi

Determinazione del tenore in polifenoli totali mediante tecniche spettrofotometriche,

dell’acido ascorbico mediante analisi HPLC e determinazione di differenti parametri qualitativi del-

le mele, a maturità di raccolta e nelle diverse fasi di conservazione considerate.

Tali analisi sono state effettuate su campioni di mele di differenti varietà, provenienti da

varie zone della Valle d’Aosta e a differenti fasi (alla raccolta e a fine conservazione).

Attività previste

Vengono analizzate le classiche varietà coltivate in Valle d’Aosta (Renetta, Golden, Gala, Jo-

nagold, Red Delicious) e quelle promettenti (Fuji, Pinova, Falstaff, Mairac, Topaz, Goldrush). Inoltre

vengono analizzati campioni di mele provenienti da altre regioni vocate alla produzione di mele.

Per fornire valori il più possibile rappresentativi, i vari campioni di mele (25 mele/campione) sono

stati prelevati in frutteti situati in diverse zone della Valle d’Aosta. Le varie cultivar, una volta stabi-

lito il giusto grado di maturazione per un’ottima predisposizione alla conservazione in atmosfera

controllata, vengono sottoposte a differenti analisi qualitative, prima della messa in atmosfera con-

trollata e a fine conservazione (per la Renetta anche alla fine della pre-maturazione), allo scopo di

determinare la qualità intrinseca di ogni varietà e l’evoluzione dei parametri qualitativi alla fine del

periodo di conservazione, di durata variabile in funzione della cultivar.

I parametri misurati sono i seguenti:

zuccheri, espressi in °Brix attraverso il rifrattometro;

acidità, espressa in g/l di acido malico attraverso la titolazione acido-base;

durezza, espressa in kg/cm2

attraverso il penetrometro;

peso medio del singolo frutto, espresso in g;

polifenoli totali, attraverso tecniche spettrofotometriche;

acido ascorbico, attraverso analisi HPLC.

Per la determinazione del momento ottimale della raccolta si effettua anche il test dell’amido.

Analisi chimiche da effettuare nel 2011: analisi dei polifenoli raccolta 2010; polifenoli, ac. a-

scorbico e altri parametri qualitativi post-conservazione 2010/11.

Durata

La prova, iniziata nel 2007 con la ricerca e la messa a punto dei metodi analitici per la deter-

minazione del tenore in polifenoli totali e dell’acido ascorbico, prevede un nuovo periodo speri-

mentale della durata di 2 anni con le campagne produttive 2010 e 2011.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel e personale del laboratorio chimico

Collaborazioni

Consulenza dell’IASMA per i metodi analitici riguardanti la determinazione del tenore in

polifenoli totali e dell’acido ascorbico.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/56

Attività svolta

I parametri misurati nel 2011 sono stati i seguenti:

zuccheri, espressi in °Brix attraverso il rifrattometro;

acidità, espressa in g/l di acido malico attraverso la titolazione acido-base;

durezza, espressa in kg/cm2

attraverso il penetrometro;

peso medio del singolo frutto, espresso in g;

polifenoli totali, attraverso tecniche spettrofotometriche

(estrazione post-raccolta 2010 e raccolta 2011);

acido ascorbico, attraverso analisi HPLC (estrazione e analisi post

raccolta 2010 solo su Renetta; estrazione e analisi raccolta 2011).

Le diverse varietà sono state sottoposte a diversi test di maturazione al fine di determinarne

il giusto grado.

Risultati

Le analisi, effettuate sulle diverse varietà, hanno evidenziato la Renetta come varietà con il

contenuto più ricco in polifenoli e la Goldrush come quella più ricca in acido ascorbico.

Per gli altri parametri qualitativi misurati, i risultati hanno confermato i dati delle analisi

degli anni precedenti.

I risultati devono comunque essere sottoposti ad analisi statistica.

Valorizzazione dei risultati

Pubblicazione di articoli su riviste del settore.

Utilizzo come dati aggiuntivi per la valorizzazione del prodotto valdostano.

➣ RELAZIONI TRA AVIFAUNA E COLTURE PREGIATE

IN VALLE D’AOSTA

Origine del progetto

Da quando l’agricoltura fece la sua comparsa, l’uomo fu subito impegnato a difendere le colture

da vari agenti naturali, biotici e abiotici; tra questi gli uccelli rivestono un ruolo importante, non solo

negativo – si pensi alle specie insettivore o a quelle che lo diventano durante la nidificazione per nutrire

la prole e al loro ruolo di controllo delle popolazioni di fitofagi – ma malgrado ciò sono pochi i filoni

di ricerca che hanno studiato le relazioni tra avifauna e agricoltura in modo approfondito e su basi

scientifiche in Valle d’Aosta, dove sono altrettanto rari gli studi che indagano l’impatto che le sostanze

chimiche usate in agricoltura hanno sugli uccelli.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/57

In questa regione sono inoltre insufficienti le informazioni necessarie a una conservazione

efficace delle specie protette e inserite, direttamente o indirettamente, nelle convenzioni interna-

zionali (Parigi 1950, Ramsar 1971, Parigi 1972, Bonn 1979, Berna 1979, Salisburgo 1991, Rio de Ja-

neiro 1992), nelle direttive comunitarie (79/409, 92/43) e nelle leggi italiane (91/394, 92/157), molte

delle quali note in quanto attualmente minacciate (per esempio l’ortolano, il torcicollo, le avèrle

ecc.), la cui sopravvivenza è legata in modo indissolubile all’agricoltura.

Nelle considerazioni espresse, trova giustificazione la proposta di una ricerca mirata a studia-

re approfonditamente, con ottica conservazionistica, naturalistica ed economica, le relazioni – posi-

tive e negative – esistenti tra l’avifauna e le colture più estese in Valle d’Aosta, ossia la melicoltura e

la viticoltura.

Obiettivi

Studiare gli uccelli di alcuni ambienti agrari valdostani di particolare interesse e-

conomico, nonché approfondire le stesse conoscenze in biotopi meno antropizza-

ti, per individuare le specie – insettivore e/o baccivore o onnivore – che

frequentano con più assiduità i diversi ecosistemi e ottenere una stima qualitativa,

quantitativa ed economica del loro impatto, anche positivo, sulle colture

Calcolare sui dati ottenuti alcuni indici di biodiversità e confrontare i risultati con

quelli di altri ambienti già indagati con le stesse metodologie, al fine di ottenere

una mappa della biodiversità avifaunistica attuale

confrontare i danni subiti dalle coltivazioni difese coi metodi attuali (reti di co-

pertura, manichini spaventapasseri, dissuasori ottici, cannoni a carburo) e quelli

delle colture non difese, quindi proporre e sperimentare eventuali metodi di d i-

fesa alternativi (richiami e ultrasuoni) qualora quelli impiegati si dimostrassero

antieconomici, inefficaci o dannosi (p. es. animali che muoiono perché riman-

gono impigliati nelle reti) e valutare anche se la difesa sia da preferire

all’inazione

Studiare l’impatto delle sostanze chimiche attualmente utilizzate per la difesa dagli

agenti patogeni sugli individui delle specie di uccelli che frequentano maggiormente

le colture, sia in corrispondenza dei trattamenti (fase di possibile contaminazione

acuta) che negli altri periodi dell’anno (fase cronica), inverno compreso, proponen-

do l’abolizione di quelle più tossiche in un'ottica conservazionistica

Analizzare l’importanza dei frutteti e dei vigneti quali risorsa trofica per le specie

migratrici e per quelle sedentarie

Evidenziare le tipologie colturali maggiormente efficaci per la conservazione delle

specie note come minacciate o vulnerabili (distanza tra i filari, conservazione degli

alberi cavi, copertura erbacea del suolo, articolazione degli strati verticali delle col-

ture arboree ecc.)

Stilare un bilancio estimativo dell’effetto economico che gli uccelli hanno sulle

due colture, confrontando i dati positivi e quelli negativi

Riferire le catture, le ricatture e le osservazioni più interessanti ottenute

Contribuire ad altre ricerche in corso

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/58

Attività previste

Inanellamento (pro e contro)

Transetti, punti d’ascolto e osservazioni col binocolo

Trappole per insetti, cassette nido e rigurgiti

Frutti sani sparsi a terra

Confronto tra metodi tradizionali e innovativi

Analisi economica per eventuali risarcimenti

Durata

Il progetto prevede una durata di 3 anni.

Risorse umane coinvolte

I. Barrel

Collaborazioni

Dr. Ghigo Rossi; UPO: entomologi, fisiologi e chimici; A.R.P.A. della Valle d’Aosta;

CERMAS dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta; GPSO;

Museo Regionale di Scienze Naturali della Valle d’Aosta; RAVA - Ufficio fauna; COFRUITS

Attività svolta

Inanellamento (pro e contro)

Transetti, punti d’ascolto e osservazioni col binocolo

Trappole per insetti, cassette nido e rigurgiti

Frutti sani sparsi a terra

Confronto tra metodi tradizionali e innovativi

Analisi economica per eventuali risarcimenti

Raccolti dati ed elaborazione

Valorizzazione dei risultati

Pubblicazione su riviste del settore e giornata divulgativa.

➣ VALUTAZIONE DEL SISTEMA DI POTATURA MECCANICA

“TAILLE LORETTE” ASSOCIATA AL DIRADO MECCANICO

CON MACCHINA OPERATRICE DARWIN

Origine del progetto

Le voci di costo che più incidono nella gestione di un frutteto sono rappresentate dalla po-

tatura e dal diradamento dei frutti. Inoltre le recenti limitazioni riguardanti l ’utilizzo dei diradi

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/59

chimici e il prezzo all’origine dei prodotti frutticoli in continua diminuzione costringono il frut-

ticoltore a limitare il tempo richiesto per effettuare tali operazioni. Per questi motivi la rivaluta-

zione della potatura meccanica associata al dirado meccanico può rappresentare una valida

alternativa.

Obiettivi

Confronto del sistema “meccanico” con la “Conduite centrifuge” in coltura

biologica

Valutazione del sistema “meccanico” applicato al Bibaum

Valutazione della produttività, della qualità e della conservabilità dei frutti

Attività previste

Applicazione delle diverse operazioni colturali (potatura secca, potatura verde, piegatura,

diradamento), controllo dello sviluppo vegetativo (misurazione diametro tronchi), peso della

produzione, calibratura e analisi qualitative dei frutti alla raccolta e in post conservazione.

Durata

Inizio primavera 2011 a Moncenis e 2012 a Montfleury

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques

Collaborazioni

Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte

Attività svolta

Diverse operazioni di potatura al fine di formare le piante

(potatura meccanica e Conduite centrifuge)

Controllo dello sviluppo vegetativo

Analisi produttive

Risultati

Per il momento è possibile notare il ritorno a fiore in seguito alla potatura meccanica attra-

verso la cimatrice. Nel 2011 non è stato effettuato il passaggio con la macchina operatrice Darwin

per la presenza limitata di fiori a causa della conversione della forma.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/60

➣ CONTROLLO DELLE INFESTANTI MEDIANTE

L’UTILIZZO DEL PIRODISERBO

Origine del progetto

L’applicazione del pirodiserbo come mezzo fisico per il controllo delle infestanti costituisce una

valida alternativa all’utilizzo dei diserbanti chimici. L’assenza di residui nocivi e un impatto ambientale

del tutto trascurabile si inseriscono perfettamente in un contesto di frutticoltura ecosostenibile.

Obiettivi

Verificare l’efficacia e la durata del trattamento

Valutare egli effetti secondari sul controllo di carpocapsa,

afide lanigero, ticchiolatura e polloni

Attività previste

Applicazione del pirodiserbo

Durata

Inizio primavera 2011 a Montfleury e Moncenis

Risorse umane coinvolte

I. Barrel, M. Diemoz, U. Petitjacques

Collaborazioni

Contatti coi tecnici dello IASMA e con i tecnici del CReSO Piemonte

Attività svolta

Applicazione del pirodiserbo (collaudo della macchina)

Osservazione della persistenza del trattamento

Risultati

Per il momento il pirodiserbo sembra essere un’alternativa interessante al diserbo chimico,

in quanto la persistenza dell’efficacia è simile a quella di un tradizionale diserbo chimico, con il

vantaggio della possibilità della sua applicazione in conduzione biologica. L’effetto secondario di

spollonatura, inoltre, è risultato interessante.

Sono ancora da analizzare i dati relativi ai tempi necessari per il trattamento, nonché i costi

del trattamento stesso.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo.

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/61

➣ SAGGIO DI ALCUNE TECNICHE DI TRASFORMAZIONE

PER LA PRODUZIONE DI SIDRO DI MELA IN VALLE D’AOSTA

Origine del progetto

In una situazione generale di evoluzione del mondo agricolo e di frammentazione e scarsa

redditività, è evidente l’importanza di approfondire nuovi modelli di imprenditorialità nei quali

giocano un ruolo decisivo anche forme di commercializzazione alternativa dei prodotti.

La trasformazione delle mele in sidro permette la diversificazione dell’offerta di uno dei

prodotti tipici della nostra regione, permettendo, allo stesso tempo, di valorizzare anche quella mi-

nima parte di prodotto di qualità inferiore, destinandola alla trasformazione.

Obiettivi

Esplorazione e confronto di tre tecniche di vinificazione (in bianco secco, frizzante con car-

bonicazione naturale di fine fermentazione e con rifermentazione) di Golden Delicious, Renetta Ca-

nada, Raèntze (varietà autoctona) e cotogno, con due diverse fasi di maturazione del prodotto di

partenza, alla raccolta e dopo periodo di conservazione (solo per Golden Delicious, Renetta Canada

e Jonagold).

Attività previste

Analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza

Trasformazione in base alle 3 tipologie di trasformazione

Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale

Durata: 3 anni

Risorse umane coinvolte

P. Lale Demoz, I. Barrel, M. Diemoz, D. Stevenin

Collaborazioni

Tecnici della scuola di Malva

Attività svolta

Analisi chimico-fisiche del prodotto di partenza

Trasformazione in base alle 3 tipologie di trasformazione

Analisi chimico-fisiche e sensoriali del prodotto finale

Degustazione dei differenti sidri

Risultati

Tutte le varietà hanno presentato una buona resa alla torchiatura. Il sidro di Renetta, soprat-

tutto con la trasformazione in II epoca, presentava un intorbidimento, dovuto alle pectine, difficile

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/62

da stabilizzare. Situazione ancora più evidente nel cotogno, che per questo motivo è stato tolto co-

me tesi nel 2011-2012, ma che si può considerare interessante nell’ipotesi di futuri tagli per conferire

al sidro un aroma caratteristico.

Le tesi più interessanti sono state quelle con la Golden, soprattutto per quanto riguarda il

metodo della spumantizzazione (spumante brut).

Valorizzazione dei risultati

È stata effettuata una giornata divulgativa (dicembre 2011) riguardante la trasformazione del-

le mele in sidro attraverso i differenti metodi di trasformazione, seguita da una degustazione dei va-

ri prodotti; l’attività ha suscitato notevole interesse tra le aziende frutticole.

È stato inoltre rinnovato l’invito da parte degli organizzatori della manifestazione CELTICA a

partecipare con degustazioni guidate e laboratori per divulgare la tecnica di trasformazione, esperienza

già avvenuta con la produzione di idromeli.

Si prevede di divulgare i primi risultati utili con delle pubblicazioni su riviste specializzate e

sull’Informatore Agricolo e di valorizzare l’esperienza acquisita nella didattica.

➣ VALUTAZIONE DELLE RISORSE GENETICHE DI NOCE COMUNE

DELLA VALLE D’AOSTA E IMPOSTAZIONE DI UN PROGRAMMA

DI MIGLIORAMENTO GENETICO PER LA PRODUZIONE DI OLIO

Origine del progetto

Juglans regia L., specie originaria dell’Asia centrale, giunse probabilmente in Europa attra-

verso le antiche vie della seta che collegavano l’oriente all’occidente. Furono gli antichi Greci a por-

tarlo in Italia (le prime citazioni riguardanti la sua coltivazione risalgono alla fine del periodo dei

Re di Roma e quindi datano VII secolo a. C.), mentre i Romani furono artefici della sua ulteriore

diffusione in Germania, Francia, Spagna e Inghilterra.

Nonostante la nocicoltura vanti in Italia un’antica tradizione, la produzione di frutto nel

nostro Paese è in calo, così come scarseggiano i programmi di miglioramento genetico del mate-

riale italiano; inoltre, per la realizzazione dei nuovi impianti, vengono spes so utilizzate varietà

francesi e californiane, più idonee alla raccolta meccanica. In Valle d ’Aosta la situazione ricalca

quella nazionale, seppur nei secoli passati la coltivazione del noce sia stata maggiormente diffusa

rispetto ad oggi, al duplice scopo di produrre olio e legname pregiato. La diffusione della specie

è oggi, per lo meno a livello di singoli esemplari, significativa, anche se sono scarse le inform a-

zioni sistematiche a tal proposito. Nella nostra Regione la coltivazione del noce potrebbe assu-

mere, al di là dell’importanza economica legata alla commercializzazione del frutto, del legno e

dell’olio, anche una connotazione ambientale, avendo infatti il noce un apparato radicale pro-

fondo ed esteso, utile dunque a mitigare i fenomeni di dissesto idrogeologico quali erosioni e

frane. Pare pertanto di un certo interesse realizzare un’indagine conoscitiva della diffusione di

esemplari di noci in Valle d’Aosta, attraverso uno studio congiunto di caratteri morfologici, e-

cofisiologici, qualitativi e molecolari al fine di identificare e caratterizzare ecotipi di Juglans re-

gia diffusi sul territorio valdostano.

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/63

Obiettivi

Il progetto si pone l’obiettivo di:

acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di noce comune in

Valle d’Aosta, mediante la valutazione sia di caratteri morfologici (in particolare

riferiti alle caratteristiche del frutto, quali dimensioni e peso secco) che molecolari

(analisi di marcatori RAPD);

quantificare il livello di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in

esame, stabilendo i rapporti che intercorrono tra gli individui campionati, eviden-

ziando similitudini e diversità genetiche;

stabilire le più opportune strategie per la conservazione delle risorse genetiche del

noce nell’ambito della Regione Valle d’Aosta;

fornire indicazioni per la costituzione di un impianto artificiale, utilizzabile sia

come riserva biogenetica che, eventualmente, come arboreo da seme per l’otteni-

mento di materiale propagativo caratterizzato da un’elevata attitudine alla produ-

zione di olio.

Compatibilmente con la disponibilità di attrezzature e di specifiche competenze, sarà inoltre

possibile:

valutare gli individui campionati per gli aspetti legati alla produzione di olio;

impostare prove di progenie per la valutazione genotipica delle piante.

Attività previste

Acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di noce comune in

Valle d’Aosta, mediante la valutazione sia di caratteri morfologici (in particolare

riferiti alle caratteristiche del frutto, quali dimensioni e peso secco) che molecolari

(analisi di marcatori RAPD)

Quantificare il livello di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in

esame, stabilendo i rapporti che intercorrono tra gli individui campionati e evi-

denziando similitudini e diversità genetiche

Stabilire le più opportune strategie per la conservazione delle risorse genetiche del

noce nell’ambito della Regione Valle d’Aosta

Valutare alcuni individui campionati per gli aspetti legati alla produzione di olio (2012)

Durata: 2009-2011

Risorse umane coinvolte

L. Bertignono, U. Petitjacques

Collaborazioni

DIVAPRA – Dipartimento di valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali – Set-

tore di Genetica Agraria, prof. Belletti

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SETTORE DI FRUTTICOLTURA/64

Attività svolta

Nel corso del 2011 sono state portate a termine le analisi molecolari volte a stabilire il livello

di variabilità genetica presente nell’ambito del materiale in studio. In dettaglio, sono stati analizzati

229 individui, ripartiti nell’ambito di 48 Comuni, a loro volta riuniti in 9 aree sulla base di una

omogeneità delle caratteristiche ecologiche e territoriali. La stima della variabilità genetica è stata

effettuata mediante l’uso di marcatori molecolari RAPD, amplificati con procedimento PCR (rea-

zione a catena della DNA-Polimerasi). La stima dei parametri genetici della popolazione di piante

considerata è stata calcolata usando il programma statistico Popgene 1.21. La ripartizione della di-

versità genetica è stata effettuata attraverso l’analisi della varianza molecolare (AMOVA). Il Mantel

test è stato utilizzato per correlare le distanze genetiche e quelle geografiche. Parallelamente, sono

state valutate le caratteristiche morfologiche dei frutti mediante la misurazione di 4 parametri: i due

diametri equatoriali, quello polare ed il peso secco del gheriglio, determinato dopo essiccazione in

stufa. Da tali parametri sono poi stati calcolati altrettanti indici che risultano più efficienti nel de-

scrivere la morfologia del frutto (forma della sezione del frutto, forma più o meno allungata, volu-

me del frutto, densità).

Risultati

I risultati del presente studio hanno confermato come anche in Valle d’Aosta le caratteristiche

genetiche delle popolazioni di noce non siano dissimili da quelle già evidenziate in altre Regioni. In

particolare, il materiale ha presentato un elevato grado di omogeneità genetica, comprovato dal fatto

che circa il 24% dei marcatori RAPD analizzati è risultato monomorfico: risultato decisamente ele-

vato, anche se inferiore a quanto evidenziato nell’ambito di uno studio condotto in Piemonte, dove

la percentuale di marcatori RAPD risultati monomorfici è risultata ancora maggiore (circa il 52%).

La scarsa variabilità genetica della specie è una diretta conseguenza delle attività umane: il noce è in-

fatti, tra le specie arboree, una di quelle che risulta maggiormente legata alla storia dell’uomo. È pe-

raltro noto come la domesticazione di una specie induca profondi cambiamenti sulle caratteristiche

genetiche della specie stessa, soprattutto erodendone per selezione artificiale il pool genico naturale.

La diffusione di poche varietà dalle caratteristiche di pregio va a scapito di individui appartenenti a

più antiche popolazioni, con evidenti conseguenze di erosione genetica. La stessa mancanza di un

chiaro pattern geografico della variabilità genetica indica una riduzione della biodiversità e la poten-

ziale perdita di risorse genetiche della specie.

Un’indicazione significativa, che tuttavia necessiterà di ulteriori analisi, riguarda la correla-

zione tra distanze genetiche ed ambiti ecologici: si riscontra una certa similitudine genetica tra le

macroaree della fascia endalpica, mentre quelle appartenenti al settore mesalpico risultano distanti

dalle prime, non evidenziando tuttavia similitudine tra di loro. Da questa elevata omogeneità gene-

tica discende una scarsa differenziazione dei gruppi di piante esaminate, che risultano essere distri-

buiti sul territorio in maniera tale da riflettere, probabilmente, la modalità di approvvigionamento

del materiale utilizzato per la propagazione delle piante. Individui geograficamente vicini o che cre-

scono in condizioni ecologiche analoghe risultano solo in pochi casi geneticamente più simili tra

loro rispetto a popolazioni cresciute in condizioni diverse. Analogamente, costituiscono un’ecce-

zione i casi in cui individui dello stesso gruppo sono geneticamente più simili rispetto a piante che

crescono in località differenti. Tuttavia, non è possibile escludere che ricorrendo a marcatori carat-

terizzati da un maggior grado di polimorfismo (SNP o SSR) oppure ampliando il numero di marca-

tori RAPD analizzati sia possibile evidenziare maggiori livelli di variabilità.

Di conseguenza, l’approvvigionamento di materiale propagativo potrà essere effettuato te-

nendo in prioritaria considerazione gli aspetti fenotipici degli individui: il concetto di regione di

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/65

provenienza, infatti, assume una valenza estremamente sfumata nel caso di una specie, come il noce,

a propagazione quasi del tutto artificiale.

Coerentemente con gli scopi del lavoro (identificare le piante con le quali allestire un arbore-

to in modo da contenere la maggior quota possibile di variabilità genetica), si è operato nel modo

seguente: si sono dapprima scelte le piante che, su base morfologica, hanno presentato i valori e-

stremi. Queste sono risultate in numero di 15. Successivamente, nell’ambito delle piante che morfo-

logicamente hanno presentato caratteristiche relativamente simili, è stata effettuata un’analisi dei

soli dati molecolari. Questa ha identificato 8 gruppi di individui. All’interno di ciascuno degli 8

gruppi sono state scelte una, due oppure tre piante caratterizzate da un elevato indice di apparte-

nenza (probabilità di appartenere ad un determinato raggruppamento) e da aggiungere a quelle pre-

cedentemente scelte su base morfologica. Le tre alternative portano a numeri definitivi differenti di

piante selezionate, in modo da poter adottare quello più congeniale alle caratteristiche costitutive

dell’arboreto che si realizzerà.

Valorizzazione dei risultati

Relazione sullo stato di avanzamento dei lavori.

➣ STUDIO DELLA BIODIVERSITÀ NEI SISTEMI AGRICOLI VALDOSTANI:

ASPETTI ENTOMOLOGICI

Origine del progetto

La biodiversità può essere definita come la complessità della vita in un determinato territo-

rio; ottenerne una stima oggettiva è quantomeno difficile. La più semplice e diffusa misura di biodi-

versità è la quantificazione delle specie (ricchezza di specie), criterio ampiamente utilizzato per

pianificare le misure di conservazione del territorio.

Nel corso del quadriennio 2006-2009 è stato avviato un lavoro di ricerca volto a valutare la

biodiversità animale e vegetale nelle vigne, nei frutteti e negli areali naturali o semi-naturali adiacen-

ti. Gli studi entomologici hanno riguardato 11 aree a vigneto e frutteto della Valle d’Aosta.

All’interno di ciascuna area sono stati individuati 5 siti in cui sono state effettuate le osservazioni e

le raccolte di materiale biologico mediante trappole cromotattiche collanti e trappole a caduta atti-

vate con aceto. Tra i diversi gruppi di artropodi censiti, particolare interesse è stato rivolto agli in-

setti fitomizi che presentano legami con determinate piante ospiti (emitteri cicadellidi), agli insetti

che hanno valenza in qualità di bioindicatori (coleotteri carabidi) e ai principali gruppi di insetti

predatori (coleotteri carabidi e coccinellidi, neurotteri crisopidi, emerobidi e coniopterigidi, eterot-

teri miridi e antocoridi, ditteri sirfidi) per il loro ruolo di limitatori naturali. Fatta eccezione per i

coleotteri carabidi e per alcuni emitteri cicadellidi, classificati a livello di genere e specie, per i re-

stanti gruppi di artropodi, al momento conteggiati e suddivisi per famiglia e sottofamiglia, resta da

completare il lavoro di determinazione specifica. Tra i fitofagi della vite, è stata rilevata la distribu-

zione, l’abbondanza e la dinamica di popolazione di 5 specie di cicaline (Homoptera Auchenor-

ryncha) responsabili di provocare, con la loro attività trofica, danni diretti alla pianta o di essere

specie vettrici o potenzialmente vettrici di fitoplasmosi della vite: Empoasca vitis (Göthe), Zygina

rhamni Ferrari, Scaphoideus titanus Ball, Anoplotettix fuscovenosus (Ferrari), Neoaliturus fenestratus

(Herrich-Schäffer). L’attività di monitoraggio compiuta nell’arco del quadriennio, tuttavia, ha con-

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/66

sentito di catturare un numero elevatissimo di esemplari appartenenti ad altre specie di cicadellidi

che, al di là del loro valore naturalistico ai fini del mantenimento dell’equilibrio biologico, potreb-

bero anche rivestire un forte interesse dal punto di vista agronomico. Pertanto, per poter valorizza-

re questo importante patrimonio indigeno, diventa fondamentale conoscere le diverse specie

presenti e approfondire le loro interazioni con le essenze spontanee e le piante coltivate.

Obiettivi

Il progetto si pone l’obiettivo di catalogare la varietà di specie di cicadellidi presenti nelle aree

già oggetto di studio nel quadriennio 2006-2009, nonché di evidenziare eventuali interazioni con le

essenze spontanee e le piante coltivate, con possibili e positive ricadute in diversi ambiti, quali il

comparto agricolo e quello naturalistico.

Attività previste

Le attività saranno condotte in alcune delle 12 aree del territorio regionale già oggetto di in-

dagine nel periodo 2006-2009. Per ogni unità campione verrà svolta un’attività di monitoraggio vol-

ta alla cattura di insetti fitomizi (Emitteri Auchenorrinchi). Il prelievo del materiale biologico verrà

effettuato mediante retino entomologico e aspiratore entomologico a bocca, dunque non ricorren-

do più all’utilizzo di trappole cromotattiche collanti.

Il materiale raccolto verrà analizzato e determinato presso i laboratori del DIVAPRA – Set-

tore Entomologia dell’Università degli Studi di Torino e presso le strutture dell’Institut Agricole

Régional di Aosta.

Durata: 2011-2012.

Risorse umane coinvolte

L. Bertignono

Collaborazioni

Facoltà di Agraria di Torino, DIVAPRA, Settore di Entomologia e Zoologia applicate

all’Ambiente “Carlo Vidano”, prof. A. Alma, E. Busato, dott. Picciau

Attività svolta

Nel 2011 è stata avviata l’attività di monitoraggio prevista; la raccolta del materiale biologico

è stata effettuata in 4 aree viticole del territorio regionale già indagate nel periodo 2006-2009: Ar-

nad, Saint-Denis, Saint-Pierre e Morgex. In ogni unità campione sono stati catturati, mediante reti-

no entomologico e aspiratore a bocca, insetti fitomizi appartenenti all’ordine Hemiptera,

sottordine Auchenorrhyncha, famiglia Cicadellidae. L’attività di campionamento si è svolta con

cadenza quindicinale, dal mese di aprile al mese di ottobre compreso. Il materiale reperito, smistato

e catalogato, è stato inviato al DIVAPRA di Torino dove verrà conservato e determinato. L’attività

di determinazione specifica avrà inizio dal mese di novembre 2011 e proseguirà per tutto il 2012.

Valorizzazione dei risultati

Si veda la scheda dello stesso progetto nel settore di Agronomia.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/67

➣ VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLE RISORSE GENETICHE

DI SPECIE FRUTTICOLE DELLA VALLE D’AOSTA

Origine del progetto

La Valle d’Aosta, per le peculiari caratteristiche pedo-climatiche del proprio territorio, può a

ragione essere considerata un’area a spiccata vocazione frutticola. Gli alberi da frutto, in particolar

modo il melo, il pero, il noce ed il mandorlo, hanno per secoli caratterizzato il paesaggio valdostano,

testimoni di una tradizione e di una cultura rurale millenaria. Tale ricchezza biologica locale, tuttavia,

è stata a poco a poco erosa dallo sviluppo della frutticoltura industriale e dalla progressiva antropizza-

zione del territorio; molte aree agricole ricche di germoplasma sono state abbandonate e la coltivazio-

ne si è concentrata in poche zone, dove sono state introdotte le varietà più produttive, utilizzando

solo una minima parte della variabilità genetica, quella ritenuta al momento più interessante.

In Valle d’Aosta d’Aosta, come nelle altre regioni italiane, ancor oggi si assiste alla progressi-

va scomparsa dei vecchi impianti e delle varietà frutticole anticamente coltivate. Tali varietà po-

trebbero, invece, avere un forte interesse nell’ambito di produzioni locali di nicchia, nell’ottica del

recupero e della salvaguardia della variabilità genetica, del mantenimento degli ecosistemi, della re-

sistenza o tolleranza ad agenti di danno e di malattia, di una maggiore conservabilità dei frutti, della

ricchezza di aromi e sapori ormai introvabili nella filiera commerciale attuale (è risaputo infatti che

molte delle vecchie varietà autoctone sono particolarmente adatte alla produzione di dolci, di sidro,

di succhi, di marmellate etc.).

In tal senso, si rende necessario avviare un programma di reperimento, coltivazione, carat-

terizzazione, selezione e valorizzazione di germoplasma autoctono di specie frutticole a rischio di

estinzione.

Obiettivi

Il progetto si pone l’obiettivo di:

individuare e catalogare esemplari di specie frutticole (con particolare riferimento

a melo e pero) autoctone a rischio di estinzione;

acquisire informazioni sugli aspetti genetici di popolamenti di melo e pero in

Valle d’Aosta;

effettuare l’analisi molecolare per identificare geneticamente i biotipi in esame;

recuperare e salvaguardare il materiale individuato attraverso la realizzazione di

un campo di coltivazione e selezione;

valutare un certo numero di soggetti dal punto di vista fenotipico e per gli aspetti

legati alla produzione e alla sensibilità alle diverse patologie.

Attività previste

Il protocollo operativo si articolerà in una fase iniziale di ricognizione del territorio per in-

dividuare esemplari che, o per differenze varietali o per ragioni legate all’età o per il fatto di svilup-

parsi in condizioni ambientali molto particolari (ad es. ad elevate altitudini o particolari condizioni

di umidità e temperatura), possono di per sé essere ecotipi interessanti. Particolare interesse verrà

dato ad esemplari appartenenti alla cv Renetta. A questa fase farà seguito lo studio e la valutazione

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2011

SETTORE DI FRUTTICOLTURA/68

delle risorse genetiche reperite. In una terza fase, tali ecotipi saranno moltiplicati e trasferiti in un

campo sperimentale dell’IAR adeguato alla conservazione, coltivazione e selezione. Ciò consentirà

di avere caratteristiche omogenee di confronto per valutare peculiarità nelle performance ecofisio-

logiche, di crescita e, negli anni, delle produzioni.

Durata: 2011-2013

Risorse umane coinvolte

L. Bertignono, U. Petitjacques

Collaborazioni

DIVAPRA – Dipartimento di valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali – Set-

tore di Genetica Agraria, prof. Belletti

Attività svolta

Nel corso del 2011 ha avuto inizio, in collaborazione con i tecnici dell’Assessorato Agricol-

tura e Risorse Naturali, l’attività di ricognizione del territorio al fine di individuare esemplari di

specie e varietà frutticole autoctone a rischio di estinzione e dunque interessanti dal punto di vista

del recupero e della salvaguardia del patrimonio genetico. Le accessioni, individuate in 23 comuni

della Valle d’Aosta, sono al momento 279 e così ripartite: 179 meli (57 della cv. Renetta), 74 peri, 20

pruni, 3 albicocchi, 1 nocciolo, 1 pesco, 1 cotogno, 1 mora di gelso. Ogni singola accessione è stata

georeferenziata e fotografata.

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➣ SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA

VITICOLTURA

SELEZIONE SANITARIA DI PETITE ARVINE 71

SELEZIONE MASSALE DI BONDA 72

COSTITUZIONE DI UNA COLLEZIONE AMPELOGRAFICA DEL GERMOPLASMA VITICOLO VALDOSTANO 72

COMPARAZIONE CLONALE DI CORNALIN 74

COMPARAZIONE CLONALE DI GAMAY 75

BASI BIOCHIMICHE E FISIOLOGICHE DELLA SCOTTATURA DEI GRAPPOLI DI PETIT ROUGE 76

ENOLOGIA

PROGETTO DI COLLABORAZIONE CON LA CAVE COOPÉRATIVE LA KIUVA DI ARNAD 77

SELEZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI ENOCOCCHI AUTOCTONI DELLA VALLE D’AOSTA 78

PROVE DI COINOCULO LIEVITI-BATTERI 80

ASSEMBLAGGI DI UVE A BACCA ROSSA DA VITIGNI AUTOCTONI DELLA VALLE D’AOSTA PER LA PRODUZIONE DI VINI ROSSI 82

MONITORAGGIO DELLA MATURITÀ ENOLOGICA DI UVE AZIENDALI 83

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/71

➣ SELEZIONE SANITARIA DI PETITE ARVINE

Origine del progetto

Il progetto rientra nell’attività di recupero e valorizzazione di vitigni minori.

Obiettivi

Il progetto si propone la selezione sanitaria del vigneto storico IAR (materiale standard del

vitigno Arvine importato dal canonico Vaudan negli anni ‘60), conservandone la ricchezza in ter-

mini di diversità genetica.

Attività previste

Individuazione dei ceppi più interessanti dal punto di vista viticolo-enologico, o comunque

rappresentativi della diversità genetica presente nel vigneto; selezione degli individui negativi ai test

sanitari (ELISA e PCR).

Durata: 2010-2012

Risorse umane coinvolte

Progettazione e controllo: O. Zecca. Realizzazione: O. Zecca, M. Reinotti (2010), F. Gorraz

Collaborazioni

Assessorato all’Agricoltura RAVA (Laboratorio fitosanitario) per la realizzazione dei con-

trolli virologici (test ELISA 2010), CNR/IVV sez. di Torino (test PCR 2011-12)

Attività svolta

Nel corso del 2010 è stata realizzata una mappatura del vigneto interessato (circa 2.300 pian-

te) ed una selezione di circa 200 ceppi interessanti dal punto di vista viticolo-enologico, o comunque

rappresentativi della diversità genetica presente nel vigneto. Lo stato sanitario di ogni individuo se-

lezionato è stato valutato mediante test ELISA (2010-11) e PCR (2011-12). Le accessioni sane (31)

sono state moltiplicate e reinnestate nel vigneto “Hospice” entrando a far parte della collezione

ampelografica.

Valorizzazione dei risultati

Nel prossimo futuro le accessioni con elevato potenziale viticolo-enologico potranno essere

valutate in maniera più approfondita al fine della costituzione di un vigneto di premoltiplicazione

di materiale standard migliorato.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/72

➣ SELEZIONE MASSALE DI BONDA

Origine del progetto

Il progetto rientra nell’attività di recupero e valorizzazione dei vitigni minori.

Obiettivi

Recupero, risanamento, selezione, caratterizzazione e valorizzazione del vitigno Bonda

Attività previste

Dopo un’attività pluriennale di selezione ed osservazioni in situ, nel 2008 è stato messa a

dimora, presso il vigneto Hospice, una collezione di 29 biotipi della cultivar Bonda risultati idonei

ai test ELISA. Entrando in produzione con l’annata agraria 2010/11, hanno avuto inizio i rilievi

fenologici, vegeto-produttivi ed enologici secondo il protocollo standard adottato dall’I.A.R. per

progetti di comparazione clonale.

Durata: 2010-2014

Risorse umane coinvolte

Progettazione e controllo: il lavoro di ricerca e osservazioni delle piante madri in situ è stato

svolto autonomamente da P. Lale-Démoz. Realizzazione: P. Lale-Démoz; panel sensoriale misto

interno/esterno.

Collaborazioni

Laboratorio chimico IAR: acidi organici dei mosti, polifenoli/antociani totali e tonali-

tà/intensità delle microvinificazioni.

Attività svolta

Gestione del vigneto: nel 2011 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo (feno-

logie, cinetiche di maturazione, micro vinificazioni).

Valorizzazione dei risultati

In occasione della 12a

Esposizione dei Vini DOC della Valle d’Aosta (19-21 agosto 2011) è

stata presentato al pubblico il progetto e alcune micro-vinificazioni. Nell’agosto 2011 il Tg scienti-

fico “Leonardo” ha dedicato un servizio al lavoro.

➣ COSTITUZIONE DI UNA COLLEZIONE AMPELOGRAFICA

DEL GERMOPLASMA VITICOLO VALDOSTANO

Origine del progetto

Ai fini della conservazione del patrimonio genetico valdostano, si è ritenuto di fondamentale

importanza l’ampliamento della collezione ampelografica (che prima dell’avvio di questo progetto

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/73

risultava piuttosto ridotta e sopratutto non rappresentativa della diversità genetica esistente) con

l’introduzione:

di biotipi di vitigni autoctoni di scarso valore viticolo ed enologico;

di biotipi, anche non necessariamente interessanti da un punto di vista enologico e

viticolo, di vitigni autoctoni di pregio, compresi quelli per cui si sono già effettuati

lavori di selezione.

Obiettivi

In entrambi i casi l’obiettivo primario non è la selezione di materiali superiori, ma la conser-

vazione della diversità genetica ancora presente nel germoplasma valdostano.

Attività previste

Ricerca, selezione, moltiplicazione ed impianto dei biotipi. Attività di monitoraggio rivolta

all’eventuale presenza di fitoplasmosi (in particolare FD) sotto la supervisione del Prof. Alma (Uni-

versità degli Studi di Torino).

Durata

La collezione sarà ampliata sino a quando si troveranno accessioni interessanti; quanto raccolto

potrà fornire numerosi spunti per successive ricerche di carattere ampelografico e filogenetico.

Risorse umane coinvolte

Progettazione e controllo: O. Zecca. Realizzazione: M. Reinotti (nel triennio settembre

2007-settembre 2010), P. Lale-Demoz, O. Zecca, L. Bertignono e I. Brunet (nel 2009).

Collaborazioni

Riferimenti esterni sono: CNR Torino (A. Schneider) e IASMA (S. Grando, per i marcatori

molecolari); Laboratorio regionale (Dott. Fabio Guglielmo); Università degli Studi di Torino (Prof.

Alma). Naturalmente sono fondamentali i contributi di innumerevoli operatori valdostani, tra cui

si segnalano, in particolare Rudi Sandi e Stefania Dozio.

Attività svolta

Nel 2008 l’intensa attività di ricerca si è concentrata soprattutto nella bassa valle e nell’area

Chambave – Saint-Vincent. Successivamente ha interessato soprattutto (ma non esclusivamente) la

parte centrale della Valle, tra Saint-Vincent e Avise su entrambi i versanti della Valle. Nel 2011 so-

no state effettuate ripetute prospezioni in particolare nell’area dell’Enfer d’Arvier e in alcuni vigneti

nell’area Sarre-Aymavilles, già notati l’anno precedente. In complesso sono state codificate e testate

oltre 650 potenziali accessioni.

Al fine di verificare le eventuali sinonimie/omonimie, riunendo informazioni rilevate da

svariati database pubblici e singole pubblicazioni scientifiche, è stato creato un database di marcato-

ri molecolari comprendente oltre 900 accessioni. In collaborazione con la Fondazione Mach e il

CNR/IVV, sono stati caratterizzati i profili (10 marcatori) di trenta varietà. L’attività di controllo

sanitario, moltiplicazione ed impianto nel vigneto procede in parallelo con quella di selezione delle

piante madri nei vecchi vigneti della regione.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/74

Valorizzazione dei risultati

Oltre al considerevole ampliamento del numero di accessioni, nel corso dell’attività di ricer-

ca è stata rilevata la presenza di due nuove varietà: la Puppa de feya, già descritta ampelograficamen-

te in documenti storici del 19° secolo, ed il Gouais, vitigno fondamentale per la filogenesi di molte

importanti varietà europee, di cui non si aveva traccia in Valle d’Aosta. Le finalità e modalità del

progetto, nonché i primi risultati raggiunti, sono stati divulgati sulla stampa non specializzata re-

gionale ed internazionale (nel luglio 2008 il Wall Street Journal ha dedicato al progetto una doppia

pagina nell’inserto domenicale).

È stata realizzata una breve trasmissione televisiva (a cura di Avipresse) andata in onda su

scala regionale.

I primi risultati del progetto sono oggetto di una relazione presentata al 3ème

Congrès Interna-

tional sur la viticulture de montagne et en forte pente. Un articolo divulgativo è stato pubblicato sulla

rivista L’Informatore Agricolo.

La collezione ampelografica fornirà il materiale di base su cui si potranno effettuare progetti

di selezione sui principali vitigni autoctoni (Petit rouge, Vien de Nus, Fumin ecc.) volti alla creazione

di selezioni standard policlonali.

➣ COMPARAZIONE CLONALE DI CORNALIN

Origine del progetto

Il progetto rientra nell’attività pluriennale di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni

valdostani.

Obiettivi

Comparazione di 12 presunti cloni in due località (Hospice e Moncenis).

Attività previste

Viene adottato il protocollo standard utilizzato presso lo IAR per sperimentazioni di com-

parazione clonale.

Durata: 2010-2013

Collaborazioni

Laboratorio chimico IAR: acidi organici dei mosti, polifenoli/antociani totali e tonali-

tà/intensità delle microvinificazioni

Attività svolta

Gestione del vigneto: nel 2011 sono stati effettuati tutti i rilievi previsti dal protocollo (feno-

logie, cinetiche di maturazione, micro vinificazioni). Sono state eseguite le analisi chimico-fisiche e

sensoriali dell’annata 2010.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/75

Valorizzazione dei risultati

Articolo tecnico-scientifico, discussione pubblica dei risultati, produzione di materiale per la

moltiplicazione.

➣ COMPARAZIONE CLONALE DI GAMAY

Origine del progetto

È sorta la necessità di approfondire la conoscenza del clone di Gamay IAR 4 (selezionato

presso l’Institut), anche in funzione di caratterizzarne meglio le peculiarità su materiale informativo

e commerciale.

Obiettivi

Caratterizzazione più approfondita delle peculiarità del clone IAR 4 rispetto ad altri cloni di

Gamay presenti sul mercato.

Attività previste

Rilievi fenologici, vegeto-produttivi ed enologici secondo il protocollo standard adottato

presso l’Institut per progetti di comparazione clonale.

Durata

2-3 anni di sperimentazione in vigneto.

Risorse umane coinvolte

Progettazione e controllo: O. Zecca. Realizzazione in vigneto: O. Zecca, P. Lale-Demoz

(2010), F. Gorraz. Laboratorio chimico IAR: analisi dei mosti e dei vini (analisi standard, poli-

fenoli e antociani totali, intensità e tonalità sui vini). Microvinificazioni: D. Domeneghetti, L.

Cuneaz.

Attività svolta

Le attività in vigneto sono iniziate nel corso della stagione 2010 e sono state effettuate rego-

larmente, ma con risultati poco soddisfacenti a causa degli elevati errori sperimentali riconducibili

alla presenza di aree disomogenee. Nel 2011 è stata ridisegnata la collocazione delle parcelle ed è sta-

to incrementato il numero delle ripetizioni (da due a tre). Tutte le attività previste dal protocollo

verranno ripetute anche nel 2012.

Valorizzazione dei risultati

Le attività di sperimentazione relative all’anno 2011 sono oggetto di una tesi di laurea quin-

quennale (Università degli Studi di Milano). Al termine del progetto, verranno valutate le forme di

comunicazione dei risultati più opportune.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/76

➣ BASI BIOCHIMICHE E FISIOLOGICHE DELLA SCOTTATURA

DEI GRAPPOLI DI PETIT ROUGE

Origine del progetto

Questo progetto rappresenta la prosecuzione del progetto “La scottatura dei grappoli del

Petit rouge”.

Obiettivi

Approfondire le basi biochimiche e fisiologiche della scottatura del grappolo (risultati preli-

minari ottenuti nel precedente progetto sono stati giudicati incoraggianti).

Attività prevista

Ricerca di composti reattivi all’ossigeno e dei principali elementi anti-ossidanti implicati

negli stress ossidativi.

Durata

La sperimentazione in campo dovrà avere durata minima biennale.

Risorse umane coinvolte

Il lavoro verrà svolto fondamentalmente dall’equipe di ricerca del prof. Zocchi (UNIMI).

Referente interno è O. Zecca.

Collaborazioni

Dipartimento di produzione vegetale, Università degli Studi di Milano.

Attività svolta

Nel 2011, sono stati effettuati ulteriori campionamenti in vigneto nel periodo post-

allegagione – invaiatura. Poiché la precedente sperimentazione non ha messo in evidenza un ruolo

significativo dello stato idrico della pianta rispetto al fenomeno delle scottature, si è ritenuto oppor-

tuno limitare i campionamenti alle parcelle non irrigate. Si è posta particolare attenzione alla carat-

terizzazione delle condizioni ambientali sotto il profilo termico (mediante sonde collocate sotto

l’epidermide delle bacche) e radiative (con particolare attenzione alle radiazioni UV). I campiona-

menti effettuati nella stagione 2011 sono attualmente sottoposti alle analisi biochimiche previste dal

protocollo presso l’UNIMI - DiProVe. Sulla base dei risultati ottenuti verranno stabilite le attività

per il 2012.

Valorizzazione dei risultati

Nel 2011 i primi risultati sono stati presentati al 17th

International Symposium GiESCO; nel

2012 verrà effettuata una presentazione orale in occasione del 5° Convegno Nazionale Il controllo

degli agenti fisici: ambiente, salute e qualità della vita. Al termine del progetto verranno valutate va-

rie forme di comunicazione dei risultati.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/77

➣ PROGETTO DI COLLABORAZIONE CON

LA CAVE COOPÉRATIVE LA KIUVA DI ARNAD

Origine del progetto

Il livello qualitativo della viticoltura e dell’enologia valdostana ha fatto grandi progressi nel

recente passato; l’attuale congiuntura economica difficile, l’offerta cresciuta sensibilmente e il con-

sumo di vino in netto calo hanno però determinano condizioni di mercato meno favorevoli rispet-

to a qualche anno fa. Sulla base di ciò, unitamente alla volontà di migliorare ulteriormente la

qualità dei propri prodotti, la cantina cooperativa La Kiuva ha chiesto collaborazione all’Institut

Agricole Régional sia in ambito viticolo che enologico.

La zona, compresa tra Bard e Montjovet, è storicamente coltivata a Nebbiolo (biotipo Picoten-

dro) e su questo vitigno la cantina La Kiuva intende concentrare l’attenzione verificando il compor-

tamento del vitigno in siti diversi e caratterizzare il prodotto con l’uso di lieviti selezionati in loco.

Obiettivi

Studio delle potenzialità enologiche del Picotendro coltivato in siti diversi nella zona di

produzione del vino DOC Arnad-Montjovet

Selezione di ceppi di Saccharomyces cerevisiae in zona di produzione del vino DOC Ar-

nad-Montjovet

Vinificazione con impiego di ceppi di Saccharomyces cerevisiae selezionati dallo IAR

Attività previste

Applicazione dei protocolli già utilizzati in precedenti esperienze; sono stati effettuati

tutti i rilievi previsti dal protocollo: fenologie, cinetiche di maturazione, micro-

vinificazioni

Micro-vinificazioni di uve Chardonnay e Nebbiolo con impiego di ceppi di Saccharomyces

cerevisiae selezionati nella zona di produzione

Durata: 2011-2014

Risorse umane coinvolte

Progettazione, controllo e realizzazione: P. Lale-Démoz. Panel sensoriale misto inter-

no/esterno.

Collaborazioni

R.A.V.A Assessorato Agricoltura Stefania Dozio; CRA Asti Dott. Lorenzo Corino; Enolo-

go Sergio Molino; Laboratorio chimico IAR.

Attività svolta

Sono state eseguite le analisi chimico-fisiche e sensoriali dell’annata 2010. Nel 2011 sono state

effettuate tutte le attività previste dal protocollo.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/78

Valorizzazione dei risultati

Presentazione del progetto in occasione del IV Congresso Internazionale sulla viticoltura di

montagna e in forte pendenza che si terrà a Lione dal 7 al 9 novembre 2012. Articolo tecnico-

scientifico, discussione pubblica dei risultati.

➣ SELEZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI ENOCOCCHI AUTOCTONI

DELLA VALLE D’AOSTA

Origine del progetto

La “fermentazione” malolattica (FML) è una trasformazione biologica che ritroviamo nel

processo di vinificazione. Essa è attuata dai batteri lattici, in particolare dalla specie predominante

Oenococcus oeni, e determina prevalentemente la conversione dell’acido malico in acido lattico.

L’azione dei microrganismi ha un effetto disacidificante, che non solo elimina la sensazione

gustativa di immaturità del vino, ma ne migliora la morbididezza e ne aumenta struttura e comples-

sità sensoriale.

Le uve prodotte in Valle d’Aosta possiedono, soprattutto in alcune annate, elevate quantità

in acidi organici che rendono indispensabile l’attuazione di tale fase, non solo nel processo di pro-

duzione di vini rossi ma anche di alcuni bianchi.

La realizzazione della “fermentazione” malolattica viene solitamente attuata dai batteri lattici

indigeni entro il mese che segue la svinatura, anche se, per alcuni vini, i numerosi fattori limitanti

lo sviluppo, quali elevata acidità e basse temperature di cantina, pregiudicano l’avvio e/o il comple-

tamento di tale trasformazione.

L’utilizzo di batteri lattici commerciali selezionati per attuare una gestione controllata della

“fermentazione” è una pratica di difficile attuazione in quanto i microrganismi presentano spesso

difficoltà di insediamento.

Obiettivi

A tal proposito è quindi interessante effettuare un lavoro di ricerca per selezionare ceppi autoc-

toni di Oenococcus oeni psicrotrofi, capaci di adattarsi alle condizioni ambientali di cantina per poter

svolgere al meglio la “fermentazione” malolattica e conservare la tipicità delle produzioni locali.

Attività previste

Completamento dell’attività di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di

restrizione SfiI

Valutazione in vitro di alcune caratteristiche tecnologiche degli isolati; sensibilità a liso-

zima; controllo della produzione di ammine biogene

Valutazione in vivo dell’attività psicrotrofa di alcuni ceppi batterici risultati positivi alla

prova in vitro

Durata: biennale.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/79

Risorse umane coinvolte

A. Barmaz, M. Carlon*, A. Praz*, R. Pramotton, S. Zenato, D. Domeneghetti, L. Cuneaz,

S. Valentini

Collaborazioni

* Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Università degli Stu-

di di Milano - Referente prof. R. Foschino

Attività svolta

Vendemmia 2009: isolamento di batteri lattici dal vino in FML e allestimento di una collezione

2009-2010

Isolamento di enococchi autoctoni da mosti e vini ottenuti da uve coltivate in Valle

d’Aosta

Parziale identificazione genotipica degli isolati mediante tecniche molecolari (PCR,

RAPD)

Parziale caratterizzazione fenotipica e tecnologica degli isolati

Prime selezioni di ceppi di Oenococcus oeni psicrotrofi attraverso prove di laboratorio

atte a valutare le proprietà tecnologiche ed i caratteri di qualità dei singoli ceppi

2011

Le attività di laboratorio e di vinificazioni per il 2011 sono state eseguite come da previsione.

Risultati

Dal completamento dell’attività di riconoscimento genotipico intraspecifico con l’enzima di

restrizione SfiI è emerso che sono 31 i genotipi considerabili come potenziali singoli ceppi rispetto

ai 43 isolati di partenza.

L’analisi di alcuni caratteri fenotipici degli enococchi evidenzia che i ceppi isolati:

non possiedono il gene dell’istidina decarbossilasi che porta alla produzione di ammi-

ne biogene, pericolose per la salute umana;

mostrano una differente sensibilità al lisozima; mentre infatti sono tutti inibiti a 500

mg/l, alcuni ceppi resistono ad una concentrazione dimezzata dell’enzima (250 mg/l).

La capacità di sviluppo a basse temperature (10°C), testata in laboratorio per diversi ceppi, è

stata verificata in una prova di vinificazione con uve Petit rouge. I quattro ceppi selezionati 2A1,

6A2, 8A2 e 11A4 sono stati inoculati in vino pastorizzato a fine fermentazione alcolica e posti alla

temperatura di 10°C, 15°C e 20°C.

La completa degradazione dell’acido malico è avvenuta in tutte le tesi, anche se con tempisti-

che e cinetiche di degradazione differenti. La verifica degli attori della trasformazione malolattica è

avvenuta attraverso una semina su piastra ed una analisi strumentale (RAPD-PCR) da cui è emerso

che i batteri inoculati erano presenti con una elevata carica vitale e con una percentuale di coloniz-

zazione del 100%.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/80

Valorizzazione dei risultati

I risultati ottenuti dal lavoro svolto nel 2009 sono raccolti nell’elaborato dal titolo “Indagine

sulla trasformazione malolattica in Valle d’Aosta” e sono stati presentati dal candidato Carlon Mi-

chael in occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea triennale in Viticoltura ed

Enologia (Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Milano).

Il lavoro svolto nel 2010 e nel 2011 è stato presentato nell’elaborato dal titolo “Caratterizza-

zione fenotipica e genotipica di batteri malolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“dal laurean-

do Praz Alexis in occasione dell’esame finale per il conseguimento della laurea quinquennale in

Scienze Viticole ed Enologiche (Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Milano).

Gli elaborati ed i risultati della prova di vinificazione sono stati presentati il 3 marzo 2012 in

occasione dell’incontro pubblico dal titolo “Caratterizzazione fenotipica e genotipica di batteri ma-

lolattici autoctoni in vini della Valle d’Aosta“organizzato presso l’Istituto in collaborazione con il

Prof. R. Foschino.

➣ PROVE DI COINOCULO LIEVITI-BATTERI

Origine del progetto

La fermentazione malolattica è una trasformazione che rientra nel protocollo di vinificazio-

ne di pressoché tutti i vini rossi e di alcune tipologie di vino bianco. Malgrado le buone pratiche di

cantina e le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei batteri lattici, siano essi indigeni o selezionati,

tale processo risulta spesso di non semplice realizzazione.

Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi lavori scientifici che mostrano la possibilità di

ridurre i tempi di avvio di fermentazione attraverso co-inoculi specifici di lieviti con batteri del ge-

nere Oenococcus oeni. L’Istituto di Enologia e Ingegneria Alimentare di Piacenza ha isolato alcuni

ceppi di Lactobacillus plantarum, con la finalità di proporre una soluzione alternativa all’uso di O.

oeni, per favorire la realizzazione di fermentazioni malolattiche (FML) in vini a pH elevato.

La sperimentazione svolta nel corso degli anni evidenzia come il Lactobacillus plantarum

(V22) possa essere una valida alternativa all’utilizzo di Oenococcus oeni (L31) in quanto batterio

omofermentante che presenta:

ottime capacità di sviluppo in condizioni di pH e grado alcolico elevati (vendemmia

2007);

compatibilità biologica con la maggior parte dei lieviti testati su O. oeni (vendemmia

2008);

assenza di produzione di ammine biogene e scarsa influenza del quadro amminico na-

turalmente presente nel mosto (vendemmia 2010);

ottima capacità di impianto quando inoculato a 24 ore dall’inoculo dei lieviti (ven-

demmia 2010).

Obiettivi

Alla luce di quanto emerso, nella vendemmia 2011 sono state approfondite le performance

del ceppo V22 per la fermentazione malolattica in relazione a diversi nutrienti.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/81

Attività previste

Monitoraggio delle uve Cornalin, vendemmia ed allestimento in doppio delle prove di

vinificazione secondo il seguente protocollo:

A. malo lattica spontanea - No inoculo batteri

B. coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in presenza di Actimal, inoculo 24

ore dopo l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30 g/hl

C. coinoculo: Lactobacillus plantarum V22, reidratato in assenza di Actimal, inoculo 24

ore dopo l’inoculo del lievito in presenza di Optired 30 g/hl

Analisi chimico fisiche volte a monitorare il quadro acido delle prove ed alcuni parametri

di base ed elaborazione dei dati

Durata: annuale

Risorse umane coinvolte

D. Domeneghetti, L. Cuneaz, S. Valentini

Collaborazioni

Prof.ssa Daria Fumi – Facoltà di Agraria – Università Cattolica di Piacenza

Attività svolta

Le vinificazioni e le analisi sono state eseguite regolarmente secondo il protocollo prestabilito.

Nei prossimi mesi i vini saranno imbottigliati e resi disponibili per eventuali degustazioni e/o analisi.

Risultati

In tutte le prove le fermentazioni alcolica e malolattica sono state svolte regolarmente. Come

previsto le prove inoculate con il lattobacillo V22 hanno ultimato la trasformazione dell’acido mali-

co poco dopo l’inoculo e con un mese di anticipo rispetto al testimone, fatto che attesta l’affinità di

tali batteri con vini a pH elevato.

Le prove con e senza nutriente Actimal (B e C) non hanno mostrato differenze significative,

tanto per la cinetica di trasformazione malolattica quanto per le proprietà organolettiche dei vini in

fase di degustazione. Il batterio quindi non ha avuto necessità di nutrienti “esogeni” in quanto si è

trovato in una situazione nutrizionale completa, favorita dalle caratteristiche del vitigno piuttosto

che dalla zona di produzione.

Valorizzazione dei risultati

Presentazione di un poster in occasione del biennale convegno tecnico-scientifico Enoforum

organizzato dal SIVE. Presentazione pubblica dei risultati ottenuti dalle prove delle diverse ven-

demmie in occasione di una tavola rotonda sulla fermentazione malolattica presso l’Istituto prevista

per il mese di giugno.

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SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/82

➣ ASSEMBLAGGI DI UVE A BACCA ROSSA DA VITIGNI AUTOCTONI

DELLA VALLE D’AOSTA PER LA PRODUZIONE DI VINI ROSSI

Origine del progetto

La vinificazione in purezza di uve autoctone a bacca rossa mostra spesso carenze in uno o

più parametri come evidenziato dal lavoro di Dottorato effettuato in collaborazione con

l’Università Cattolica di Piacenza “Studio del profilo polifenolico ed aromatico di vini rossi da viti-

gni di antica coltivazione della Valle d’Aosta”.

L’alternanza qualitativa, dovuta in parte alla componente ambientale ed in parte alle po-

tenzialità enologiche dei vitigni considerati, è legata alla loro “selezione” avvenuta quando le d i-

verse varietà erano coltivate frammiste in vigneti non specializzati. I vini prodotti erano

costituiti da assemblaggi di uve di vitigni diversi che presentavano caratteristiche specifiche e

complementari.

Obiettivi

Valutare quali siano gli assemblaggi “varietali” migliori per ottenere vini completi

di buona personalità, tenendo conto sia delle caratteristiche compositive delle uve

che delle possibilità di assemblaggio ammesse dal disciplinare di produzione

Verificare l’efficacia dell’interazione di differenti profili polifenolici ai fini della

tenuta del colore in vini a scarso potenziale antocianico

Attività previste

Degustazione ed analisi dei vini 2009 e 2010, analisi ed elaborazione dati. Per la vendemmia

2011 non è stato previsto un piano di vinificazione in attesa di poter valutare il lavoro svolto nelle

tre annate. Nel caso in cui si evidenziasse un interesse al proseguimento del progetto potranno esse-

re confermati o ridefiniti gli obiettivi prefissati.

Durata

Quadriennale, con un primo anno di verifica delle impostazioni sperimentali.

Risorse umane coinvolte

D. Domeneghetti, D. Betemps, L. Cuneaz, panel di degustazione interno

Attività svolta

Vendemmia 2008

Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, assem-

blaggio a fine affinamento in legno e degustazione

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/83

Vendemmia 2009

Vinificazione in purezza di uve Mayolet, Fumin, Cornalin e Vuillermin, affinamen-

to in legno, imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente

fenolica

Vinificazione in purezza e in assemblaggio di uve Petit rouge, Cornalin, Vien de

Nus, Fumin e Vuillermin, analisi dei parametri generali e della componente fenoli-

ca e degustazione

Vendemmia 2010

Vinificazione in purezza di uve Cornalin, Mayolet, Petit rouge, Fumin, Vuillermin

e Vien de Nus, imbottigliamento, analisi dei parametri generali e della componente

fenolica

Vinificazione di uve Pinot nero, Nebbiolo e Vien de Nus in assemblaggio, ed in pu-

rezza con e senza l’ausilio di tannini commerciali, imbottigliamento, analisi dei

parametri generali e della componente fenolica

Le attività che saranno svolte nei prossimi mesi sono l’imbottigliamento e l’analisi dei vini

della vendemmia 2010 affinati in legno, la degustazione dei vini della vendemmia 2009 affinati in

legno e di quelli prodotti in acciaio nella vendemmia 2010. Oggetto delle ultime degustazioni sa-

ranno i vini della vendemmia 2010 affinati in legno.

Risultati

I dati attualmente disponibili forniscono indicazioni parziali in quanto riferiti a singole an-

nate o a specifiche varietà. Grazie alle informazioni ricavate dalle prossime degustazioni ed analisi

sarà interessante elaborare l’insieme dei dati per ottenere un primo quadro completo riguardo al

tema degli assemblaggi.

Valorizzazione dei risultati

Articolo divulgativo e/o discussione pubblica dei risultati.

➣ MONITORAGGIO DELLA MATURITÀ ENOLOGICA

DI UVE AZIENDALI

Origine del progetto

L’attività della cantina è volta ad un continuo miglioramento dei prodotti destinati al com-

mercio, con una particolare attenzione ai vini di recente produzione quali Fumin, Mayolet, Cornalin

e da ultimo il Vuillermin. Considerato l’elevato livello raggiunto è difficile pensare ad una ulteriore

crescita qualitativa se non attraverso uno studio più approfondito delle componenti che influiscono

nel processo di vinificazione. Primo di una serie di accorgimenti utili a tale scopo è il monitoraggio

delle uve in fase di maturazione. Le maggiori informazioni ottenute sulla materia prima consentono

una scelta consapevole e mirata delle tecniche-tecnologie da intraprendere per sfruttare al meglio il

potenziale enologico delle diverse varietà.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/84

Obiettivi

Il monitoraggio effettuato per le diverse varietà, poste ad esposizioni ed altitudini differenti,

consente di ottenere un quadro completo e sempre aggiornato dello stato di maturazione delle uve

in fase di vendemmia. I dati raccolti nelle diverse annate, dopo un periodo di tempo più o meno

lungo che dipende dal terroir e dal vitigno di interesse, consentono di ridurre notevolmente il lavo-

ro di campionamento, inizialmente molto gravoso, a pochi prelievi per ottenere una buona previ-

sione sull’andamento delle maturità enologiche. Le informazioni ricavate danno origine ad uno

storico sempre più ricco e completo, che diventa utile strumento decisionale per una scelta ottimale

della data di vendemmia.

Attività previste

Analisi dei seguenti parametri seguendo il seguente protocollo:

campionamento casuale in filari prestabiliti, per ogni varietà proveniente dai di-

versi vigneti, di 200 acini provvisti di peduncolo;

suddivisione degli acini in due sottocampioni omogenei in peso per la determina-

zione della maturità tecnologica e fenolica.

Durata: attività permanente di durata ciclica quinquennale.

Risorse umane coinvolte

D. Domeneghetti, S. Valentini

Attività svolta

I campionamenti delle uve della vendemmia 2011 sono stati effettuati a partire dal 16 agosto

fino al 4 di ottobre per un totale di 154 prelievi, 59 per le uve a bacca bianca (14 varietà) e 95 per le

uve a bacca rossa (20 varietà).

Le uve prelevate sono state regolarmente analizzate secondo il protocollo prestabilito.

Risultati

La situazione climatica per la vendemmia 2011 è stata caratterizzata da elevate temperature a

partire dalla metà di agosto fino a metà settembre, con valori massimi che hanno superato i 30 °C.

La minaccia di siccità causata dalle elevate temperature in tutti i vigneti (compresi quelli a 700-800

m) è stata arginata dalle provvidenziali piogge settembrine che hanno dispensato le viti da un ecces-

sivo stress idrico. La situazione pre-vendemmiale unita ad un precoce avvio della stagione vegetativa

ha determinato una maturazione ravvicinata di molte varietà restringendo il periodo di vendemmia

a poco più di un mese. Malgrado le condizioni avverse ad una raccolta oculata delle uve, un inter-

vento straordinario di manodopera ed una intensa attività di monitoraggio hanno consentito di rac-

cogliere pressoché tutte le uve al momento più opportuno in funzione degli obiettivi prestabiliti.

BIANCHI

Nonostante il torrido periodo prevendemmiale, le uve accuratamente diradate all’invaiatura

hanno maturato gradualmente, accumulando elevate concentrazioni in aromi varietali probabil-

mente grazie alle temperature miti del periodo estivo. Alcuni vini come Müller Thurgau, Blanc du

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE DI VITICOLTURA E ENOLOGIA/85

Prieur o Petite Arvine si presentano, di riflesso, morbidi e strutturati per la presenza di un mezzo

grado alcolico più elevato rispetto alla media delle ultime annate e nel complesso molto gradevoli

grazie ad una discreta acidità ed una buona finezza aromatica. Diversamente da quanto atteso, tro-

viamo invece un’ottima freschezza nei vini Chardonnay e Perce-Neige, ugualmente strutturati e di

elevata intensità aromatica. Da ultimo il Nus Malvoisie, conosciuto come Pinot gris fino al 2010, si

avvale dal 2011 della nuova denominazione di origine per sottolineare lo stretto legame del vino

con il territorio. Il vino è prodotto infatti con uve Malvoisie, coltivate in Valle d’Aosta fin

dall’epoca medioevale e selezionate presso l’Istituto, e con un lievito selezionato in zona di produ-

zione, sempre dalle medesime uve. L’elevata gradazione del vino è stata ricercata per esaltarne strut-

tura, complessità ed eleganza aromatica, caratteri questi che lo hanno reso celebre in passato così

come ai tempi del Canonico J. Vaudan.

ROSSI

Le escursioni termiche del periodo successivo alla metà di settembre hanno permesso di con-

servare un modesto contenuto acidico, con una serie di ricadute positive per la vinificazione, un ele-

vato accumulo in composti fenolici, sia antociani, come nel caso del Gamay dal colore

particolarmente intenso, che tannini, il cui contenuto è risultato complessivamente più elevato per

tutte le varietà. In evidenza la Syrah con caratteristici sentori di pepe e torrefazione, il Cornalin tipi-

camente speziato e gradevolmente tannico ed il Pinot nero fruttato e di gradazione alcolica contenu-

ta. Alcuni dei vini destinati ad un periodo di affinamento in barrique, pur presentando ottime

sensazioni olfattive e gustative, dovranno avvalersi della pratica di acidificazione per potersi conser-

vare opportunamente durante il periodo di affinamento in barrique.

Valorizzazione dei risultati

Articolo scientifico-divulgativo e/o presentazione pubblica dei risultati.

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➣ SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO

PROVA COMPARATIVA DI ALIMENTAZIONE DI BOVINE DI RAZZA VALDOSTANA CON TECNICA TRADIZIONALE E CON TECNICA UNIFEED 89

VALUTAZIONE DEI RISCHI SANITARI PRESENTI NELLA TRASFORMAZIONE DEL LATTE CRUDO IN FONTINA 90

INDAGINE CONOSCITIVA SUL GRADO DI CONTAMINAZIONE DI SPORE BUTIRRICHE NEI MANGIMI VALDOSTANI 91

IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI CEPPI DI BATTERI LATTICI ISOLATI NELLA ZONA DI PRODUZIONE DEL VALLE D’AOSTA FROMADZO DOP 92

EVOLUZIONE DELLA MICROFLORA SUPERFICIALE NEL FORMAGGIO FONTINA E SUA INFLUENZA SULLA MATURAZIONE 93

DIFETTO DI COLORAZIONE IN FONTINA DOP 94

PROVE DI SALATURA DEL VALLE D’AOSTA LARD D’ARNAD DOP 96

STUDIO SULLA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO, SULLA ROBUSTEZZA E SULLA VALORIZZAZIONE DEI PASCOLI DI ALTA MONTAGNA DI BOVINE DI RAZZA PEZZATA ROSSA VALDOSTANA 97

MONITORAGGIO DELLE CINETICHE DI SVILUPPO DELLE PRINCIPALI POPOLAZIONI MICROBICHE IN FORMAGGIO FONTINA DOP ALLO SCOPO DI INTERPRETARE I PROCESSI BIOCHIMICI CHE HANNO LUOGO DALLA CASEIFICAZIONE ALLA FINE DELLA STAGIONATURA E CHE INFLUISCONO SULLA QUALITÀ DEL PRODOTTO 99

APIARIO SPERIMENTALE 100

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/89

➣ PROVA COMPARATIVA DI ALIMENTAZIONE DI BOVINE

DI RAZZA VALDOSTANA CON TECNICA TRADIZIONALE

E CON TECNICA UNIFEED

Origine del progetto

Tradizionalmente in Valle d’Aosta i bovini vengono alimentati utilizzando fieno di primo e

secondo taglio, integrando la razione con mangimi somministrati in momenti diversi.

Si prevede di avviare una prova sperimentale presso la stalla dell’IAR che permetta di valuta-

re le conseguenze dell’applicazione della tecnica dell’unifeed sulla filiera del formaggio Fontina

DOP.

Obiettivi

L’obiettivo della ricerca è quello di verificare l’applicabilità della tecnica dell’unifeed nella realtà

valdostana. Gli effetti saranno considerati a livello del singolo capo in merito a fermentazioni rumina-

li, aspetti sanitari e fecondità; verrà monitorata la produzione di latte sia in termini quantitativi che

qualitativi e la qualità dei formaggi prodotti dal latte proveniente dai 2 gruppi di vacche; verranno va-

lutati pure i diversi carichi di lavoro per l’allevatore nonché glia aspetti economici.

Durata: 2010-2012

Risorse umane coinvolte

G.Turille, personale di stalla

Collaborazioni

Università di Torino: prof. Mimosi

Attività svolta

Il progetto di ricerca prevedeva di utilizzare le bovine in lattazione della stalla di Montfleury

per cui i 60 capi sono stati suddivisi in due gruppi omogenei alimentati con le 2 differenti tecniche.

Per entrambi i gruppi è stato utilizzato lo stesso fieno e lo stesso mangime.

Sono state effettuate analisi chimiche e microbiologiche sul latte al momento della mungitu-

ra, sugli intermedi di lavorazione, nel corso della stagionatura dei formaggi nonché sul prodotto

finito, per il quale è stata effettuata anche la valutazione organolettica.

Risultati

Il latte prodotto dalle bovine in osservazione non ha evidenziato variazioni di rilievo in rela-

zione alla tecnica di somministrazione, né dal punto di vista quantitativo né da quello qualitativo; si

ritiene quindi che per una corretta valutazione della possibile introduzione della tecnica unifeed nel-

la realtà zootecnica valdostana si debbano considerare altri aspetti quali l’organizzazione delle ope-

razioni di somministrazione dei foraggi e i costi per l’acquisto e l’impiego del carro miscelatore.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/90

Valorizzazione dei risultati

Un articolo sulla prova sperimentale è già stato pubblicato sull’Informatore Agricolo; si pre-

vede una presentazione pubblica dei risultati a prova ultimata.

➣ VALUTAZIONE DEI RISCHI SANITARI PRESENTI

NELLA TRASFORMAZIONE DEL LATTE CRUDO IN FONTINA

Origine del progetto

All’inizio degli anni ‘90 era stata svolta dall’IAR una ricerca sui rischi sanitari della Fontina.

Alla luce della nuova normativa si ritiene che una nuova “fotografia” della situazione possa essere di

interesse per verificare se i buoni risultati emersi una quindicina di anni fa siano variati.

Obiettivi

L’obiettivo della ricerca è quello di verificare il grado di contaminazione della Fontina da

parte dei microrganismi a rischio sanitario contemplati nel nuovo regolamento (CE) n. 2073/2005

inerente i criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari.

Attività previste

Si prevede di completare i campionamenti stagionali di Fontina a maturazione ultimata,

provenienti dai principali magazzini di stagionatura valdostani, per la determinazione microbiolo-

gica, in pasta e sulla crosta, dei microrganismi a rischio sanitario contemplati dalla normativa vigen-

te quali: Escherichia coli, Salmonella sp., Listeria monocytogenes, Staphilococcus aures e stafilococchi

coagulasi positivi. Si prevede eventualmente di eseguire dei tamponi ambientali per l’analisi delle

condizioni igienico-sanitarie negli ambienti di trasformazione e maturazione del formaggio.

Durata: 2011-2012

Risorse umane coinvolte

L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton

Collaborazioni

Cooperativa Produttori Latte Fontina

Attività svolta

Sono state effettuate analisi in pasta e in crosta su circa 150 campioni di Fontina di fondo

valle e circa 40 campioni di alpeggio, per la ricerca di germi patogeni: Salmonella; Listeria, stafilo-

cocchi coagulasi positivi, Escherichia coli, E. coli 0157.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati attraverso la pubblicazione di un articolo (Informato-

re Agricolo).

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/91

➣ INDAGINE CONOSCITIVA SUL GRADO DI CONTAMINAZIONE

DI SPORE BUTIRRICHE NEI MANGIMI VALDOSTANI

Origine del progetto

La fermentazione butirrica, meglio conosciuta come gonfiore tardivo, è un’alterazione che

colpisce diverse produzioni casearie a pasta dura o semi-dura come Parmigiano Reggiano, Grana

Padano, Asiago e Montasio, nonché la Fontina, e che deprezza la qualità ed il valore commerciale

del prodotto. Tale difetto altera la struttura della pasta, che manifesta occhiatura anomala, fessura-

zioni, ampie aperture cavernose e produce sapori ed odori sgradevoli dovuti alla produzione di aci-

do butirrico ed aldeide acetica. Gli agenti di tale difetto sono i batteri butirrici quali i Clostridi che

spesso contaminano il latte attraverso le spore presenti nell’ambiente e in modo sempre più eviden-

te nei mangimi e negli insilati mal conservati o di bassa qualità che, come hanno evidenziato alcune

ricerche del settore, sarebbero fra le principali fonti d’inquinamento.

Obiettivi

L’obiettivo di questo studio è verificare il grado di contaminazione dei Clostridi butirrici

presenti nei mangimi utilizzati dagli allevatori valdostani che presentano formaggi con evidenti di-

fetti di gonfiore tardivo, attraverso il conteggio microbiologico del numero di spore contaminanti.

Questa indagine conoscitiva permetterà di individuare la soglia critica e di accertare se fra le princi-

pali fonti di inquinamento sono di fatto presenti i mangimi somministrati al bestiame.

Attività previste

Si prevede di effettuare ulteriori analisi dei mangimi provenienti da diversi lotti e del latte in

diversi periodi dell’anno per la ricerca di spore butirriche.

Durata: 2011-2012

Risorse umane coinvolte

L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton, L. Thédy, A. Sado, S. Valentini

Attività svolta

L’attività svolta ha previsto i seguenti step:

monitoraggio dei caseifici con problemi di gonfiore;

analisi dei mangimi autorizzati e del latte forniti dalle stalle che conferiscono

il latte al caseificio;

rilievo di parametri dei magazzini: temperatura e umidità;

rilievo dei valori di pH, della temperatura della Fontina e della posizione

sotto pressa;

monitoraggio delle Fontine nei magazzini ufficiali;

analisi microbiologiche delle forme che hanno evidenziato gonfiore.

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IAR/Rapporto sull’Attività di Ricerca e di Sperimentazione 2010

SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/92

Risultati

Dalla prove condotte si possono trarre le prime conclusioni che possono spiegare parte delle

problematiche evidenziate:

i risultati hanno dimostrato una presenza di clostridi in tutti i mangimi analizzati;

l’analisi del latte dei caseifici monitorati non ha evidenziato conteggi importanti di

clostridi;

le forme a fine stagionatura delle suddette lavorazioni sono risultate di 1a

qualità,

mentre alcune hanno evidenziato problemi non legati a clostridi, ma a colorazioni

anomale e presenza di altri microrganismi anticaseari;

nelle forme stagionate nel magazzino di Pallesieux che hanno manifestato evidenti

gonfiori dovuti a clostridi, l’analisi chimica ha evidenziato differenti concentra-

zioni di acido propionico, butirrico e acetico nelle forme, in relazione al punto di

rilevamento:

nei “vescicotti” conseguenti a gonfiori;

nella parte “buona” della forma;

in forme marchiate.

Valorizzazione dei risultati

È stata presentata una relazione dei primi risultati conseguiti a uno dei caseifici interessati.

➣ IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI CEPPI DI BATTERI

LATTICI ISOLATI NELLA ZONA DI PRODUZIONE

DEL VALLE D’AOSTA FROMADZO DOP

Origine del progetto

Il Disciplinare di Produzione del Valle d’Aosta Fromadzo DOP prevede l’impiego di colture

di batteri lattici selezionati in zona di produzione.

Allo stato attuale presso la ceppoteca dell’IAR esiste un’ampia collezione di batteri lattici isola-

ti da formaggio Fontina DOP, ma non si hanno ceppi isolati dall’altro formaggio DOP regionale.

Obiettivi

L’obiettivo principale della ricerca è di costituire una collezione di batteri lattici isolati in

zona di produzione del formaggio Valle d’Aosta Fromadzo DOP, allo scopo di salvaguardare i cep-

pi che ne costituiscono la microflora casearia caratteristica.

Attività previste

Si prevede di terminare la caratterizzazione dei ceppi isolati nel 2011 e di proseguire la ricer-

ca con il prelievo, presso aziende che non utilizzano colture selezionate, di ulteriori campioni su cui

eseguire nuovi isolamenti dei batteri lattici.

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/93

Durata: 2011.-2012

Risorse umane coinvolte

L. Vernetti-Prot; A. Barmaz; S. Zenato; R. Pramotton

Attività svolta

La ricerca, iniziata nel 2009 e svolta in collaborazione con l’Università di Veterinaria di To-

rino mediante una tesi di laurea, ha previsto il prelievo, presso alpeggi che non utilizzano colture

selezionate, di alcuni campioni di latte e formaggio su cui si sono eseguite delle analisi microbiolo-

giche a diversi step di maturazione. Dalle piastre dei batteri lattici monitorati si sono isolati e puri-

ficati diversi ceppi, allo scopo di conservarli nella ceppoteca dell’istituto. Tali colture pure sono

state successivamente sottoposte ad un protocollo di caratterizzazione fenotipica, genotipica e tec-

nologica, tutt’ora in corso di svolgimento.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i primi risultati entro l’inverno successivo alla ricerca attraverso la

pubblicazione di un articolo (Informatore Agricolo), la registrazione di una trasmissione radiofoni-

ca, la registrazione di una trasmissione televisiva (RAI 3 regionale) e organizzando un incontro tec-

nico con gli addetti ai lavori.

➣ EVOLUZIONE DELLA MICROFLORA SUPERFICIALE NEL FORMAGGIO

FONTINA E SUA INFLUENZA SULLA MATURAZIONE

Origine del progetto

È stato deciso di intraprendere uno studio microbiologico, tecnologico e sensoriale per iden-

tificare i diversi componenti della microflora superficiale del formaggio Fontina, seguendone

l’evoluzione qualitativa e quantitativa durante la stagionatura, allo scopo di valutare la loro influen-

za sulla formazione della crosta e l’effetto di questa sulla maturazione della pasta.

Obiettivi

Lo scopo della presente ricerca è quello di caratterizzare la microflora di superficie della

Fontina mediante l’utilizzo di tecniche di microbiologia classica e molecolare, allo scopo di cercare

di capire qual è il ruolo della crosta nel processo di maturazione della Fontina. Inoltre ci si prefigge

di valutare l’attività proteolitica nei diversi stadi di maturazione.

Attività previste

Alla luce di quanto è emerso da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina,

si ritiene interessante proseguire lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia

classica, con la tecnica DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che permette di individuare, in ogni

step di maturazione, le specie vitali e quindi metabolicamente attive.

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/94

Inoltre, si prevede di integrare la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di

proteolisi, NaCl, grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si prevede inoltre

l’uso di tecniche innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica. L’intensità

dell’attività metabolica verrà monitorata tramite titolazione dell’ATP microbico per bioluminescenza.

Si ritiene interessante proseguire lo studio focalizzando l’attenzione sul ruolo svolto, sulla

superficie della Fontina, dai batteri lattici la cui presenza è risultata essere rilevante, allo scopo di

valutare l’influenza sulla formazione della crosta. A tal fine si prevede l’utilizzo delle tradizionali

tecniche di microbiologia classica e di tecniche innovative nel campo della biologia molecolare per

monitorare, identificare e caratterizzare le specie lattiche presenti sulla crosta.

Risorse umane coinvolte

A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton, L. Vernetti, L. Thédy, A. Sado, S. Valentini

Collaborazioni

Università di Torino: prof. Cocolin e dott.ssa Dolci

Attività svolta

Sulla base dei risultati emersi da un primo lavoro sulla microflora superficiale della Fontina,

si è proseguito lo studio, oltre che con le tradizionali tecniche di microbiologia classica, con la tec-

nica DGGE sull’RNA estratto dalle matrici, che ha permesso di individuare, in ogni step di matura-

zione, le specie vitali e quindi metabolicamente attive.

Si è inoltre integrata la ricerca mediante analisi chimiche inerenti umidità, indice di proteoli-

si, NaCl, grasso totale, determinazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Si infine è previsto l’uso di

tecniche innovative quali 2 DE e LC-MS per la caratterizzazione peptidica, tutt’ora in corso.

Si è infine monitorata l’intensità dell’attività metabolica tramite titolazione dell’ATP micro-

bico per bioluminescenza.

Valorizzazione dei risultati

Oltre alle relazioni già redatte e a poster presentati in occasione di convegni, si prevede di

redigere una relazione generale.

➣ DIFETTO DI COLORAZIONE IN FONTINA DOP

Origine del progetto

La presente ricerca nasce dalla problematica che si è evidenziata nel corso degli ultimi anni,

con un aumento del numero di forme di Fontina DOP che presentano colorazione anomala pre-

sente sulla crosta e nella pasta sottostante la crosta.

Obiettivi

Si è cercato di capire il fenomeno e individuare le possibili cause al fine di limitare il problema.

Durata: 2011

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/95

Risorse umane coinvolte

L. Vernetti-Prot, A. Barmaz, S. Zenato, R. Pramotton, L. Thédy, S. Valentini, A. Sado

Attività svolta

Sono state svolte delle indagini, presso laboratori esterni e dell’istituto, che hanno riguardato

analisi chimiche (dosaggio di zuccheri residui, presenza di nitriti e nitrati), microbiologiche, mole-

colari, registrazione di parametri tecnologici presso i caseifici e i magazzini di stagionatura nonché

una prova sperimentale presso il caseificio di Montfleury.

Sono stati effettuati, inoltre, tamponi ambientali sulle assi presenti all ’interno del magaz-

zino di stagionatura di Palleusieux e sulle pareti del magazzino. Le colonie batteriche isolate sono

state sottoposte a estrazione del DNA e identificate mediante metodica di sequenziamento del

rDNA 16S. Alla luce dei risultati emersi si è deciso di monitorare il fenomeno, prelevando un

asse con evidenti segni di usura dal magazzino per collocarlo nel magazzino di stagionatura di

Montfleury e farvi maturare sopra dei formaggi prodotti dal caseificio medesimo, allo scopo di

verificare se la fonte di contaminazione fosse legata al piano d’appoggio. Su quest’asse e sulle

forme di Montfleury si è proceduto ad effettuare, come per i precedenti prelievi, indagini micro-

biologiche e molecolari.

Risultati

I fattori che influenzano il prodotto finito, in ambito lattiero-caseario sono numerosi. E sta-

to possibile solo formulare delle ipotesi circa le possibili cause del difetto di colorazione:

il monitoraggio delle condizioni ambientali (temperatura e umidità) del magazzino

di Palleusieux non ha evidenziato indicazioni significative, tuttavia è da segnalare

che sullo stesso asse di stagionatura alcune forme hanno manifestato colorazioni

anomale, mentre altre non hanno mostrato difetto;

la prova di stagionatura con un asse prelevato dal magazzino di Palleusieux, con-

dotta presso il caseificio dell’Institut Agricole Régional, ha evidenziato il difetto di

colorazione su 3 delle 4 forme di formaggio a lavorazione tipo Toma, poste a sta-

gionare, sulla faccia a diretto contatto con l’asse;

dalle analisi microbiologiche si può supporre che il difetto di colorazione presente

nella pasta e sulla crosta dei formaggi sia riconducibile all’attività metabolica di di-

versi microrganismi che interagiscono col substrato e fra di loro. Questo sembre-

rebbe avvalorato anche dall’osservazione delle colonie isolate in laboratorio e fatte

crescere sulle piastre di coltura Agar Latte, dove hanno manifestato la stessa colora-

zione bruna osservata in pasta;

in forme con colorazioni anomale il dosaggio degli zuccheri residui ha mostrato

un accumulo significativo di glucosio e la presenza di galattosio rispetto a forme di

controllo (possibile anomalia nel processo di fermentazione del lattosio) e il do-

saggio della furosina, marker della reazione di Maillard, ha evidenziato un accu-

mulo significativo nelle forme colorate. È verosimile, quindi, pensare che le

colorazioni brunastre osservate nei formaggi a fine stagionatura siano il frutto di

reazioni di glicossidazione innescate dall’accumulo eccessivo di zuccheri riducenti.

Tale residuo di zuccheri potrebbe essere causato da fermentazioni anomale avve-

nute all’inizio del processo di caseificazione;

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/96

analisi condotte presso un laboratorio terzo hanno evidenziato, inoltre, un quadro

di irrancidimento chetonico/ossidativo, più marcato nel campione sottocrosta. È

presente anche un attacco ossidativo a carico del grasso ed una degradazione pro-

teica. Vengono escluse fermentazioni anomale di tipo propionico o butirrico. La

lipolisi è molto evidente sia in centro che sottocrosta.

Valorizzazione dei risultati

È stata consegnata una relazione tecnica, e si prevede la realizzazione di due poster.

➣ PROVE DI SALATURA DEL VALLE D’AOSTA LARD D’ARNAD DOP

Origine del progetto

Nella nostra regione spicca, nel settore delle carni trasformate, il Valle d’Aosta Lard d’Arnad

DOP e da tempo si discute sulla necessità di approfondire le conoscenze sulla presa di sale delle baf-

fe di spallotto suino utilizzate per la sua preparazione.

Esiste infatti una problematica legata al tenore di sale presente nel lardo che, in caso di ecces-

so, non incontra il gusto del consumatore e rischia talvolta di penalizzare le sensazioni aromatiche.

Le indicazioni fornite dai membri del Comitato LO DOÏL di Arnad circa la tecnica tradi-

zionale di salatura del lardo non sempre corrispondono alle tecniche adottate dai produttori, per-

tanto si è pensato di intraprendere uno studio sulle quantità di sale utilizzato e sulle temperature

adottate nel corso della maturazione.

Obiettivi

Chiarire in modo oggettivo e con metodo scientifico il ruolo della temperatura e della quan-

tità di sale utilizzata sul tenore di NaCl presente nel prodotto finito e verificare le loro conseguenze

sulla percezione al palato.

Durata: 2011- 2012

Risorse umane coinvolte

R. Del Col, J. Bérard, laboratorio chimico e laboratorio microbiologico IAR

Collaborazioni

Comitato LO DOÏL – Arnad, Università di Milano: prof.ssa Panseri

Attività svolta

Un lotto omogeneo di lardo è stato diviso in contenitori separati (per i quali sono previste

delle ripetizioni); la metà dei contenitori è stata collocata in locale a + 2 °C e l’altra metà in un lo-

cale a + 13 °C; in ambedue i casi si è proceduto a salare il lardo con eccesso di NaCl e con un quan-

titativo sensibilmente inferiore di NaCl.

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/97

Il ciclo di maturazione è durato tre mesi (come da disciplinare).

Alla rifilatura delle baffe di lardo è seguita la preparazione della concia e della salamoia,

l’immissione nei contenitori e il controllo delle temperature nel corso della maturazione nelle celle

frigorifere dell’IAR.

Dopo i tre mesi di maturazione si è proceduto alla valutazione organolettica del lardo, cui si

sono aggiunte le analisi chimico-fisiche e microbiologiche.

Valorizzazione dei risultati

Si prevede di divulgare i risultati con una presentazione presso l’IAR.

➣ STUDIO SULLA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO, SULLA ROBUSTEZZA

E SULLA VALORIZZAZIONE DEI PASCOLI DI ALTA MONTAGNA

DI BOVINE DI RAZZA PEZZATA ROSSA VALDOSTANA

Origine del progetto

Questo progetto nasce dall’esigenza di valutare la capacità di adattamento delle bovine di

razza Pezzata Rossa Valdostana alle diverse condizioni di alpeggio presenti sul nostro territorio (ti-

po sperimentale gestito dall’IAR e tipo tradizionale di Attilio Yeullaz).

Obiettivi

Questa ricerca è lo step iniziale di un progetto più ampio che si pone come obiettivo la conte-

stualizzazione dell’allevamento valdostano, non solo come settore primario capace di produrre pro-

dotti tipici della tradizione e di garantire sostentamento diretto alle famiglie agricole, ma come sistema

integrato capace di fornire servizi e valorizzare il territorio a fini turistici, affermandosi perciò anche

come settore terziario.

Questo progetto si prefigge lo scopo primario di approfondire le conoscenze scientifiche sulle

razze bovine valdostane, in modo da massimizzarne le caratteristiche morfo-fisiologiche per la produ-

zione di prodotti tipici, valorizzando le risorse locali e il territorio stesso.

Attività previste

Valutare e monitorare le condizioni fisiologiche e di salute di bovine di razza Pezzata Rossa

Valdostana durante il periodo estivo, in diverse conduzioni di alpeggio. Tale monitoraggio è stato

effettuato tramite tecniche di valutazione morfo-funzionali tradizionali, ma anche mediante stru-

mentazione specifica e analisi di fattori legati allo stress e alla capacità di adattamento delle bovine

stesse. Gli altri parametri che sono stati considerati, per la valutazione complessiva, sono stati la

qualità e la quantità del latte prodotto (concentrandosi sui meccanismi di escrezione del latte stesso

da parte della ghiandola mammaria).

Durata

Il progetto è ufficialmente iniziato il 15 maggio 2011; per la data di conclusione, inizialmente

prevista per febbraio 2012, è stata richiesta una proroga, in modo da poter integrare ai risultati della

stagione estiva 2011 anche quelli della stagione 2012.

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/98

Risorse umane coinvolte

J. Berard, G. Turille e uno stagista dell’università di Tolosa (Guillaume Nguyen)

Collaborazioni

Attilio Yeullaz e Prof. Dr. R. Bruckmaier dell’università di Berna

Attività svolta

Sono stati messi a punto i metodi di valutazione dei seguenti paramenti fisiologici:

monitoraggio della frequenza cardiaca, sia nelle fasi di monticazione che nelle

diverse condizioni sperimentali;

gestione dei sensori di ruminazione;

rilevamento dello spostamento delle bovine tramite 2 sistemi GPS ed altimetri;

monitoraggio della produzione e del flusso di latte tramite apparecchiatura

specifica (Lactocorder);

campionamento delle feci per analisi corticosteroidi;

campionamento di foraggi per analisi di raffronto tra le condizioni

sperimentali proposte.

Sono stati rilevati i dati di frequenza cardiaca, attività giornaliera della bovina tramite senso-

re di ruminazione e spostamenti di 3 bovine in 8 giornate per le 2 condizioni sperimentali (totale di

48 campionamenti).

Produzione e flussi di latte sono stati monitorati su 7 bovine in 8 giornate per le 2 condizio-

ni sperimentali, per un totale di 112 campionamenti. Sono inoltre stati raccolti 112 campioni di feci

da 7 bovine in 8 giornate per le 2 condizioni sperimentali.

Sono stati raccolti ed analizzati 36 campioni di foraggio (18 per ogni condizione sperimenta-

le) per analisi SS, Umidità, Proteine Grezze, Fibre Grezze, Lipidi Grezzi, Ceneri, ADF, ADL,

NDF, Calcio e Fosforo.

Risultati

I risultati preliminari hanno evidenziato che sia il sensore di ruminazione sviluppato dalla

MSR in collaborazione con AGROSCOPE che il cardiofrequenzimetro della POLAR SYSTEM sono

entrambi sistemi che danno ottime ed affidabili indicazioni per il tipo di studio che si vuole affrontare.

Il primo sensore, oltre a darci informazioni relative al rapporto tempo di ingestione/tempo di rumi-

nazione, è un ottimo sistema per conoscere l’utilizzo del tempo da parte delle bovine. Il secondo ap-

parecchio fornisce invece informazioni dettagliate sull’attività cardiaca e perciò sullo sforzo fisico delle

bovine. Data la mole di dati raccolti, solo una parte di essi è stata al momento analizzata.

Per quanto riguarda i sistemi GPS, entrambi hanno dato buoni risultati solo nelle fasi di

monticazione, in quanto il loro livello di precisione si abbassa qualora non venga registrato movi-

mento della bovina ovvero nelle fasi di riposo dell’animale stesso. A tale proposito si è valutata la

possibilità di utilizzare podometri per il rilievo del movimento compiuto dal bestiame.

Estremamente efficace per il monitoraggio dello spostamento si è rivelato l’altimetro a pres-

sione atmosferica incorporato nel cardiofrequenzimetro stesso.

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/99

Tutti i dati relativi alle mungiture sono stati acquisiti e devono essere ora elaborati statisti-

camente in collaborazione con l’università di Berna.

Per quanto riguarda i campioni di feci raccolti, questi sono stati tutti classificati e si trovano

attualmente stoccati a temperatura di -20°C presso la sede dell’IAR. L’analisi dei livelli di cortico-

steroidi dei campioni verrà effettuata dai laboratori dell’università di Vienna in seguito alle valuta-

zione dei dati fisiologici elaborati dall’università di Berna. I campioni di foraggio sono stati raccolti

e analizzati dal laboratorio regionale RAVA, i dati devono ora essere elaborati dal punto di vista

statistico.

Valorizzazione dei risultati

È stato realizzato un servizio televisivo della durata di circa 20 minuti nel programma “Rien

qu’une vache” e trasmesso su RAI 3 (servizio regionale), per descrivere il progetto al grande pubbli-

co e valorizzarne gli aspetti applicativi. Attualmente nessun tipo di pubblicazione a carattere scien-

tifico o divulgativo è stata realizzata.

Nonostante il buon esito dello stage e del lavoro effettuato da Guillaume Nguyen, lo studen-

te ha deciso per motivi personali di non discutere la sua tesi su questo progetto e di abbandonare il

percorso di studio intrapreso fino a quel momento.

➣ MONITORAGGIO DELLE CINETICHE DI SVILUPPO DELLE PRINCIPALI

POPOLAZIONI MICROBICHE IN FORMAGGIO FONTINA DOP ALLO

SCOPO DI INTERPRETARE I PROCESSI BIOCHIMICI CHE HANNO

LUOGO DALLA CASEIFICAZIONE ALLA FINE DELLA

STAGIONATURA E CHE INFLUISCONO

SULLA QUALITÀ DEL PRODOTTO

Origine del progetto

Il progetto nasce per studiare le diverse popolazioni microbiche in formaggio Fontina, analiz-

zando le dinamiche di sviluppo di ognuna di esse nel corso della maturazione con l’ausilio di tecniche

analitiche coltura-indipendenti (TGGE, PCR) affiancate a tradizionali tecniche coltura- dipendenti.

Obiettivi

Scopo della ricerca è la caratterizzazione delle curve di sviluppo delle diverse popolazioni

batteriche nel corso della maturazione della Fontina nonché le interazioni fra di esse, in modo da

poterle correlare alla qualità del prodotto finito. Lo studio si prefigge inoltre di evidenziare even-

tuali differenze tra le dinamiche di sviluppo dei microrganismi in relazione alle diverse fasi di latta-

zione delle bovine nel corso della stagione invernale.

Attività prevista

Sono stati individuati 3 periodi nel corso della lattazione in cui le bovine sono alimentate in

stalla con fieno: gennaio (inizio lattazione), febbraio (piena lattazione e inizio calori), aprile (inizio

fase decrescente della lattazione e gestazione). Per ogni periodo verranno effettuate 3 lavorazioni in

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/100

3 caseifici diversi; per ogni lavorazione verranno considerati i seguenti campioni: latte di caldaia

prima e dopo l’aggiunta del fermento, siero a fine lavorazione, tasselli di formaggio a 24 ore, 7, 28,

56 e 84 giorni. Sui campioni di latte saranno previste indagini chimiche e microbiologiche, nonché

il monitoraggio del pH mediante curve di acidificazione con apparecchiatura Micros, mentre sul

latte di caldaia inoculato e sul formaggio sui vari step di maturazione verranno effettuate:

analisi di microbiologia classica dei principali gruppi microbici caseari (batteri lat-

tici) e anticaseari (coliformi, batteri proteolitici, enterococchi ecc.);

analisi molecolari sul DNA con tecniche di coltura-indipendenti ed eventualmente

di coltura-dipendenti quali la RAPD-PCR.

Sul siero di ogni lavorazione si verificherà mediante indagine molecolare la presenza/assenza

di fagi nel fermento utilizzato. Infine si prevede di approfondire le conoscenze sul mutamento delle

caratteristiche del latte degli animali in estro, prelevando delle aliquote sulle quali verrà indagata la

curva di acidificazione nelle 24 ore. Si ritiene infatti che questo parametro sia il primo elemento da

valutare per capire l’idoneità alla caseificazione del latte. Nei tre caseifici oggetto della prova inoltre

verrà monitorata la temperatura con l’applicazione di data-logger. La temperatura inoltre verrà misu-

rata sulle forme all’uscita dalla pressa.

Durata: 2012-2013

Risorse umane coinvolte

S. Zenato, R. Pramotton, S. Valentini, L. Vernetti-Prot, A. Viérin, A. Barmaz

Collaborazioni

Università di Torino: dott.ssa Dolci; Veneto Agricoltura: dott.ssa Lombardi e dott. Andri-

ghetto; BMR Genomics di Padova

Attività svolta

Bibliografia, incontri vari con altri centri di ricerca e predisposizione del piano sperimentale.

Valorizzazione dei risultati

Pubblicazioni su riviste del settore, partecipazione a congressi, incontri con operatori della

filiera della Fontina.

➣ APIARIO SPERIMENTALE

Origine del progetto

Il progetto ha avuto origine dall’area di professionalizzazione: nell’anno scolastico

2008/2009 il modulo pratico di apicoltura è stato gestito da risorse interne per cui è poi stato deciso

di acquistare e insediare un apiario anche a scopo sperimentale.

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SETTORE ZOOTECNICO E LATTIERO-CASEARIO/101

Obiettivi

PER L’ANNO 2011

Didattica con gli studenti e prove dirette in apiario

Aumento del numero di famiglie

Transumanza

Produzione di miele per la vendita e per la trasformazione in idromele

Allevamento per la produzione di api regine

Biomonitoraggio

Prove di lotta contro la Varroa con l’utilizzo di sistemi alternativi

Ricerca in collaborazione con i tecnici esterni

Video-monitoraggio dell’attività delle api

PROSPETTIVE FUTURE

Produzione mieli monofloreali e millefiori

Allargamento delle collaborazioni con altri enti

Stazione di fecondazione

Attività previste

Per l’anno 2011 l’attività apistica è dedicata alla ricerca, alla prova di sistemi di lotta contro

la Varroa, alla didattica e alla pratica con gli studenti, alla produzione di miele per prove interne e

alla vendita diretta, al biomonitoraggio e all’allevamento di api regine.

Risorse umane coinvolte

L. Vernetti-Prot, D. Arlian

Attività svolta

Nell’anno 2011 sono state eseguite le seguenti attività:

gestione ordinaria dell’apiario;

produzione di miele per prove interne e vendita diretta;

allevamento di api regine;

prova di sistemi di lotta contro la Varroa;

didattica e pratica con gli studenti.

Valorizzazione dei risultati

Partecipazione alla Sagra del miele e dei suoi derivati – Châtillon

Partecipazione a Celtica

I risultati delle prove sono ancora in fase di elaborazione, verrà valutata l’opportunità della

divulgazione in seguito all’analisi dei risultati stessi.

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➣ FORMAZIONE PROFESSIONALE

IAR 2011 STUDENTI IN STAGE 105

IMPRENDITORI AGRICOLI VALDOSTANI 2011 106

DVDAGRICOLTURA 108

CORSO DI FORMAZIONE TECNICO OPERATIVO S.D.G. ARCA EVOLUTION 110

CORSI DI INFORMATICA PER SVILUPPO COMPETENZE DIPENDENTI IAR 111

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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011

FORMAZIONE PROFESSIONALE/105

➣ IAR 2011 STUDENTI IN STAGE

[Progetto FSE 11/084h100001AGR]

Il progetto è stato presentato sul bando a regia regionale 2011/08 (Programma Operativo

Occupazione 2007/2013 della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2401 del

21 ottobre 2011.

Fin dagli anni ‘90, l’Institut Agricole Régional ha investito nelle attività di work experience,

spingendo gli studenti ad accogliere l’opportunità offerta e favorendo il loro inserimento in aziende

collocate fuori dalla Valle d’Aosta. Gli studenti hanno avuto la possibilità di instaurare ottimi rap-

porti con aziende nazionali e straniere che hanno favorito successive ricadute occupazionali e inte-

ressanti contatti per un confronto costruttivo fruibile nella gestione della propria azienda.

Negli ultimi 15 anni l’IAR ha organizzato 383 stage di cui 188 all’estero (Francia, Svizzera,

Germania, Spagna, Danimarca, Inghilterra, Canada ed Ecuador) a riprova dell’importanza che

l’Istituto ha sempre dato a queste iniziative. A seguito della riforma Gelmini, pur non essendo più

obbligatoria da parte delle scuola l’organizzazione degli stage estivi, l’Institut ha deciso di continua-

re a proporlo ai suoi studenti perché lo ritiene uno strumento valido per il completamento della

formazione e per il potenziamento dell’attività di orientamento.

Il bando a regia regionale n. 2011/08, deliberato con DGR n. 727 del 31/03/2011, ha consen-

tito di predisporre un progetto per il finanziamento dell’iniziativa di stage per 30 studenti delle clas-

si terminali dell’Istituto. Alla data del 17 maggio 2011 si è avviato il progetto con procedura salvo

buon fine.

Per quanto attiene il calendario di effettuazione degli stage, l’attività si è svolta in coerenza

con le indicazioni esplicitate nel progetto, per un numero complessivo di 26 studenti (ritirati tre

allievi a maggio e uno ad agosto) e in particolar modo come segue:

nel mese di maggio i tutor hanno effettuato il supporto agli studenti per l’orien-

tamento nelle scelte per lo stage, le visite preventive presso le aziende non ancora

consolidate e una lezione in aula con gli studenti di quarta e quinta sui temi

dell’organizzazione aziendale, le regole del mondo del lavoro, i rapporti e le respon-

sabilità del dipendente; è stato inoltre accompagnato il primo studente in stage;

nei primi giorni del mese di giugno i tutor hanno accompagnato sei allievi di quar-

ta e successivamente (tra il 15 e il 30) ulteriori nove. Si è cercato inoltre di otti-

mizzare le spese di viaggio ritirando dalle aziende nello stesso giorno coloro che

terminavano lo stage;

nel mese di luglio sono partiti sei studenti di quinta (due si erano ritirati) e ne sono

stati ritirati tredici di quarta che concludevano il percorso di stage;

ad agosto due stagisti si sono recati ad effettuare lo stage e quattro lo hanno con-

cluso tornando in Valle;

nel mese di ottobre due studenti perfezionavano il loro percorso di acquisizione di

conoscenze sulla produzione cerealicola, recandosi per una settimana in Bretagna.

Il 27 ottobre il tutor riportava in aula gli stagisti per una lezione di feedback con-

diviso sulle esperienze e le criticità affrontate;

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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011

FORMAZIONE PROFESSIONALE/106

il 2 novembre, infine, gli stagisti non impegnati con l’Università presentavano in

una lezione di due ore, agli studenti di quarta dell’anno scolastico 2011/2012, le

esperienze vissute durante il loro stage, allo scopo di promuovere questa attività di

avvicinamento al mercato del lavoro anche tra i futuri corsisti.

I tutor sono rimasti in contatto telefonico e multimediale sia con gli studenti, per supportarli

psicologicamente in caso di bisogno, sia con i responsabili aziendali, per monitorare l’andamento

degli stage.

Gli studenti, oltre a svolgere le attività previste, hanno rilevato gli elementi organizzativi e di

valutazione produttiva, fotografato siti e intervistato i titolari delle aziende, al fine di predisporre le

relazioni finali di stage. I report sono stati oggetto di confronto con i tutor, sovente già durante il

viaggio di ritorno; successivamente, rivisitati e corretti, sono diventati strumento di presentazione

delle esperienze agli studenti dell’anno scolastico successivo, oltre ad essere collocati in una banca

dati IAR nella versione informatizzata.

Tutti i partecipanti hanno espresso grande soddisfazione per l’esperienza effettuata e si sono

dimostrati portatori di valori positivi nella fase di promozione dell’iniziativa per gli stagisti

dell’anno scolastico successivo.

Complessivamente il progetto ha avuto un buon esito, pur con qualche inevitabile disguido

organizzativo, tenuto conto del fatto che i nostri stage vengono svolti fuori dal territorio valdosta-

no e che quindi qualche complicazione può presentarsi. La presenza assidua dei tutor è comunque

garanzia di un controllo costante dell’andamento delle singole esperienze. Il fatto che si fornisca ai

ragazzi ed alle aziende una reperibilità continua è un altro elemento di valore. Ogni alunno che si è

recato in stage è stato valutato secondo una scheda costituita da quattro macrocompetenze che

permettono di valutare le competenze conoscitive, linguistico-comunicative, metodologico-

operative e relazionali.

Grazie alla frequenza di un corso professionalizzante di circa 900 ore, molte delle quali de-

stinate ad attività pratiche, i ragazzi hanno ottenuto sempre delle valutazioni molto buone, sia in

Italia sia all’estero, per le loro capacità pratiche e le loro abilità linguistiche e relazionali.

Tutti i referenti aziendali hanno compilato le schede di valutazione e ne hanno discusso il

contenuto con i tutor scolastici, in modo da avere una linea comune rispetto ai criteri di valutazione.

Tutti i partecipanti hanno ricevuto un attestato di frequenza. Agli alunni del quinto anno è

stato rilasciato per l’ultima volta il diploma di qualifica professionale di II livello relativo al corso di

studi in cui i piani formativi prevedevano ancora la presenza dell’area professionalizzante, previo

superamento dell’esame finale. Gli esami sono stati svolti nel periodo 24–27 ottobre 2011.

➣ IMPRENDITORI AGRICOLI VALDOSTANI 2011

[Progetto FSE 11/104i100001AGR]

Il progetto è stato presentato sul bando 2011/10 (Programma Operativo Occupazione 2007/2013

della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2161 del 16 settembre 2011.

L’iniziativa prevedeva la predisposizione di quattro corsi di formazione per 25 partecipanti

ciascuno e della durata di 132 ore teoriche, nel triennio 2011-2013.

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FORMAZIONE PROFESSIONALE/107

Facendo riferimento allo Standard di Percorso Formativo (Sistema di competenze necessarie

a svolgere l’attività di imprenditore di azienda agricola) è stato così strutturato un percorso forma-

tivo finalizzato all’acquisizione delle conoscenze e competenze professionali ai fini della misura 112

(Insediamento di giovani agricoltori) del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Autonoma

Valle d’Aosta 2007-2013, allargando però la possibilità di partecipazione a quanti intendono acqui-

sire o rafforzare le competenze utili ad intraprendere l’attività di imprenditore agricolo, pur non

aderendo alla misura 112 del PSR.

Nella Regione Autonoma Valle d’Aosta, l’imprenditore di azienda agricola opera general-

mente in imprese a conduzione familiare di dimensioni medio-piccole, con indirizzo produttivo

misto e in cui, spesso, la parte principale è costituita dall’allevamento bovino. Le risorse umane che

vi operano sono generalmente legate da vincoli familiari. In generale l’organizzazione produttiva

tende a ricorrere ad assistenza e servizi esterni per la commercializzazione, la certificazio-

ne/apposizione di marchi e il controllo di qualità. Secondo quanto deciso a livello Comunitario e

Regionale, i nuovi imprenditori agricoli devono seguire un corso per acquisire conoscenze e com-

petenze gestionali e in ultimo redigere un Piano aziendale di sviluppo coerente con gli obiettivi di

produzione della propria realtà aziendale al fine di percepire i premi e le sovvenzioni previste dalla

normativa.

Inoltre, al fine di garantire massima autonomia gestionale, è stata prevista la somministra-

zione di lezioni finalizzate ad acquisire dimestichezza nel repertoriare le fonti di informazione ri-

guardo al mercato, alle normative e, in definitiva, all’ambiente che determina opportunità e vincoli.

È su questi parametri che si determina il successo o l’insuccesso imprenditoriale ed è quindi deter-

minante sviluppare nei futuri agricoltori la piena consapevolezza del proprio ruolo sociale e im-

prenditoriale.

Considerato l’elevato numero di domande di iscrizione, per l’azione formativa dell’edizione

2011 sono stati istituiti due corsi paralleli che si sono svolti da novembre 2011 a marzo 2012.

L’attività corsistica si è sviluppata in 132 ore di lezioni teoriche ripartite in una serie di moduli se-

condo quanto previsto dallo Standard di Percorso Formativo (Sistema di competenze necessarie a

svolgere l’attività di imprenditore di azienda agricola).

Il progetto prevedeva la possibilità di richiedere il riconoscimento di crediti in ingresso a

priori per cinque moduli/segmenti del percorso, con l’esenzione dalla frequenza e dall’effettuazione

delle relative verifiche. Il totale delle ore di lezione accreditate è stato di 784 ore sulle 6.336 ore tota-

li dei due corsi A e B.

I contenuti previsti in fase progettuale sono stati trattati in modo più che esaustivo. Durante

le lezioni teoriche i corsisti hanno avanzato richieste di approfondimento che, nei limiti del possibi-

le, sono sempre state recepite sia dal tutor d’aula che dal coordinatore del corso, che si sono fatti

portavoce con gli insegnanti.

Le lezioni si sono svolte dalle 9,00 alle 13,00 su quattro giorni settimanali (generalmente dal

lunedì al giovedì) e a settimane alterne per i due corsi A e B.

Il materiale didattico è stato messo a disposizione dei corsisti sul sito Internet dell’Institut in

un’area riservata accessibile mediante l’inserimento di una password. Tutti i documenti (circa 130)

trasmessi dai docenti sono stati vagliati, trasformati in documenti “pdf” facilmente scaricabili e inse-

riti sul sito dal coordinatore dei corsi. L’area riservata del sito è inoltre servita a far pervenire ai cor-

sisti i calendari e le variazioni, nonché ogni altra comunicazione.

La frequenza è risultata in generale piuttosto elevata, con un valore medio dell’89% nel corso

A e del 91% nel corso B; quattro corsisti hanno fatto registrare una presenza del 100%.

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FORMAZIONE PROFESSIONALE/108

I corsisti hanno sostenuto sei test (tre verifiche di singoli docenti e tre verifiche multiple) i

cui risultati sono stati in generale molto positivi; la media generale dei risultati si è attestata sull’8,3

nel corso A e sull’8,1 nel corso B; in cinque casi ha superato i 9/10. Un corsista del corso B non ha

raggiunto la media dei 6/10 e non ha quindi ricevuto l’attestato di frequenza. Nel caso delle tre ve-

rifiche multiple i partecipanti dei due corsi hanno svolto tali prove contemporaneamente.

Il progetto prevedeva un’azione di monitoraggio e valutazione che è stata realizzata attraver-

so l’istituzione di un’apposita commissione formata da funzionari dell’Assessorato Agricoltura e

Risorse Naturali e dell’AREA VdA e da rappresentanti dell’Institut, commissione che si è riunita a

inizio e fine corso. Le considerazioni contenute nei verbali delle riunioni saranno prese in conside-

razione nella formulazione delle edizioni future del percorso formativo.

Le lezioni sono state tenute da funzionari dell’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali e

dell’Assessorato al Territorio e Ambiente e da docenti-ricercatori dell’Institut. Il segmento relativo

alla “Prevenzione incendi” è stato svolto da personale del Comando dei Vigili del fuoco di Aosta,

mentre i segmenti riguardanti la “Formazione sostitutiva del libretto di idoneità sanitaria” e la

“Formazione valida ai fini del D. Lgs 81/08 per titolari d’azienda agricola” sono stati affidati ad e-

sperti del settore, previa autorizzazione allo svolgimento del segmento da parte del “Dipartimento

di Prevenzione” dell’U.S.L.

Al termine del progetto i corsisti in regola con la frequenza (minimo 80%) e con la media

delle verifiche (almeno 6/10) hanno ricevuto un certificato di frequenza con profitto, oltre agli atte-

stati di partecipazione ai moduli specifici riguardanti la “Prevenzione incendi”, la “Formazione va-

lida ai fini del D. Lgs 81/08 per titolari d’azienda agricola” e la “Formazione sostitutiva del libretto

di idoneità sanitaria”.

Al fine di favorire la partecipazione di genitori con figli in età compresa tra 9 mesi e 3 anni,

il progetto prevedeva la possibilità di rimborsare una quota delle spese sostenute per la fruizione di

asili nido o tate familiari in concomitanza con le ore di partecipazione al corso. Nell’edizione 2011

non è stata però presentata alcuna richiesta.

➣ DVDAGRICOLTURA

[Progetto FSE 11/104f100000AGR]

Il progetto è stato presentato sul bando 2011/10 (Programma Operativo Occupazione 2007/2013

della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2161 del 16 settembre 2011.

L’agricoltura valdostana è caratterizzata da aziende di dimensioni medio-piccole, a indiriz-

zo produttivo misto, pur con forte caratterizzazione nell’allevamento bovino. I primi dati divul-

gati dall’ISTAT, relativi al 6° Censimento dell’agricoltura (2010), ci rivelano un settore in forte

flessione. In questo quadro, risulta sempre più importante il ruolo dell ’agricoltura part-time nel

contribuire alla gestione del territorio e nel mantenere un tessuto rurale vitale. Il legame socio-

culturale dei valdostani con la terra è uno degli elementi di caratterizzazione della nostra regione.

La presente proposta progettuale si pone l’obiettivo di contribuire a rafforzarlo e estenderlo.

Le produzioni agricole di montagna sono fortemente condizionate dall’ambiente naturale,

ma le stesse condizioni pedoclimatiche, che riducono le produzioni e accrescono i costi, concorro-

no a svilupparne la qualità. È noto che l’agricoltura di montagna si distingue da quella intensiva per

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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011

FORMAZIONE PROFESSIONALE/109

prodotti più ricchi d’aromi e per elementi di tipicità legati al territorio. Il minor inquinamento am-

bientale, la minore pressione degli agenti responsabili delle malattie, la riduzione dei trattamenti

antiparassitari e l’uso di tecniche colturali rispettose dell’ambiente offrono inoltre maggiori garan-

zie in termini di salubrità.

Altri elementi rilevanti la crescente attenzione alla qualità e salubrità dei prodotti e la diffu-

sione di esperienze di filiera corta e di autoapprovvigionamento che si stanno diffondendo tra la

popolazione, anche in relazione all’incidenza sul bilancio familiare delle spese di acquisto di prodot-

ti alimentari di base quali frutta e verdura.

In Valle d’Aosta, nonostante condizioni pedo-climatiche difficili, con opportune tecniche

colturali, è possibile ottenere una vasta gamma di prodotti agricoli, la cui valenza economica spesso

è sottovalutata. Quando si parla di produzione agricola, infatti, ci si riferisce generalmente a quella

proveniente dagli agricoltori a titolo principale, tralasciando quella proveniente dagli operatori a

tempo parziale o le produzioni destinate all’autoconsumo.

Oltre ai produttori professionali, anche i coltivatori e trasformatori “hobbistici”, devono es-

sere adeguatamente supportati dal punto di vista tecnico e formativo, in modo da poter condurre al

meglio le proprie attività. La formazione e l’aggiornamento professionale svolgono, quindi, un ruo-

lo sempre più importante nello sviluppare adeguate competenze che consentano agli individui di

adattarsi a un contesto produttivo in continuo mutamento. Non è più possibile mantenere

un’adeguata professionalità senza la capacità di aggiornamento lungo tutto l’arco della vita, matura-

to spesso anche in situazioni di autoapprendimento. Il continuo sviluppo di nuove tecnologie di

comunicazione offre l’opportunità, anche con utenti disseminati su un territorio ampio e difficile

quale quello valdostano, di mantenere con continuità un rapporto di formazione a distanza. In tal

modo diventa possibile decentrare la realizzazione degli interventi di aggiornamento e di formazio-

ne, erogando un vero e proprio “servizio a domicilio”.

Partendo dalla constatazione di esigenze formative concrete, quali quelle che più insistente-

mente vengono sollecitate ai tecnici e ai ricercatori dell’IAR, il progetto si propone di concepire,

realizzare, validare e diffondere strumenti tecnologici innovativi a supporto delle attività di forma-

zione professionale e di divulgazione del sapere tecnico-applicativo, nel campo agroalimentare, ri-

volgendosi sia a operatori professionali sia a una più ampia fascia di agricoltori part-time e di

persone che si interessano alle produzioni agricole con finalità di autoconsumo.

L’Institut ha individuato tre settori in cui applicare l’uso di strumenti multimediali di for-

mazione: l’orticoltura, la frutticoltura e la vinificazione a livello familiare. Questa scelta è in diretta

relazione con le sollecitazioni raccolte grazie al costante rapporto con il territorio e con le indica-

zioni del Comitato di Programmazione delle attività formative.

Il progetto prevede la produzione di sei DVD multimediali, ciascuno dei quali tratterà un

tema circoscritto, ma completo e articolato, individuando con chiarezza unità minime di appren-

dimento e formulando uno strumento formativo tecnicamente corretto, indirizzato però anche ad

un’utenza non necessariamente specialistica. L’obiettivo finale è di creare strumenti flessibili, utiliz-

zabili in contesti diversi e per i seguenti scopi:

autoapprendimento;

uso in ambito scolastico;

supporto a corsi di formazione;

utilizzo nella divulgazione;

strumento per l’assistenza tecnica.

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FORMAZIONE PROFESSIONALE/110

Inoltre, in via più generale, si vuole contribuire:

al miglioramento qualitativo dei prodotti agricoli regionali, grazie all’acquisizione

di maggiori competenze degli operatori dei settori orticolo, frutticolo, viticolo ed

enologico;

alla valorizzazione delle colture e dei loro prodotti;

alla sensibilizzazione del consumatore;

al miglioramento e alla sostenibilità dell’occupabilità e alla promozione della mo-

bilità professionale.

Per la realizzazione dei DVD è stata costituita un’Associazione Temporanea d’Imprese (ATI)

tra l’Institut Agricole Régional e due imprese specializzate nella produzione di filmati e supporti mul-

timediali (Bit-Map s.r.l. e Sanguinetti comunicazioni s.r.l.). Ciascuno dei componenti dell’ATI contri-

buirà, con la propria professionalità, all’ottenimento del miglior risultato: l’Institut con le proprie

competenze nei campi scientifico, tecnico e formativo, gli altri due partner con le loro competenze

nel settore delle immagini e della comunicazione.

I tre DVD dedicati all’orticoltura permetteranno di trattare con adeguato approfondimento

sia l’impostazione generale dell’orto (preparazione del terreno, rotazioni e consociazioni, colture

protette ecc.), sia le diverse categorie di produzioni ortive (ortaggi da foglia, radice, frutto) coltiva-

bili in Valle d’Aosta nel corso dell’anno. I due DVD sulla frutticoltura saranno dedicati

all’impianto del frutteto, con particolare attenzione alle piccole realtà e alle avversità (malattie e fi-

tofagi) dei principali fruttiferi coltivati in Valle d’Aosta. Il DVD di argomento vitivinicolo sarà in-

centrato principalmente sulle corrette tecniche di vinificazione su piccola scala.

Per ogni unità di apprendimento si predisporranno, con il supporto e la consulenza degli e-

sperti di settore, appositi test di autovalutazione degli apprendimenti, basati su quesiti in forma

strutturata. Alla trattazione di argomenti prettamente tecnici si affiancheranno anche alcuni capito-

li di carattere più generale. Si procederà, in ultimo, alla promozione e divulgazione degli strumenti

multimediali di formazione attraverso seminari di presentazione dello strumento, distribuiti sul ter-

ritorio regionale tra alta media e bassa Valle, e tramite i principali mezzi di comunicazione: mate-

riale pubblicitario (manifesti, locandine, dépliant), organi di stampa, siti internet dell’Institut e

dell’Amministrazione regionale. Inoltre, si utilizzerà anche il canale delle organizzazioni agricole e

degli enti con i quali l’Institut collabora regolarmente.

Il progetto è stato avviato il 10 ottobre 2011 e avrà una durata biennale.

➣ CORSO DI FORMAZIONE TECNICO OPERATIVO

SISTEMI DI GESTIONE ARCA EVOLUTION

[Progetto FSE 09/021a002026ADL]

Il progetto è stato presentato sul bando 2009/02 (Programma Operativo Occupazione

2007/2013 della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2325 del 7 ottobre 2011.

Presso la sede del Consorzio Quatemille mètres vins d’altitude era stato realizzato il corso di

formazione “L’amministrazione finanziaria e gestionale delle aziende vitivinicole – LR32/2007”,

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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011

FORMAZIONE PROFESSIONALE/111

nel mese di giugno 2010, rivolto all’apprendimento sia di base che avanzato sull’applicativo ARCA,

contestualizzato nella realtà consortile vitivinicola. Tale formazione ha permesso un migliore uti-

lizzo dell’applicativo stesso sulla base dei moduli e funzioni all’epoca utilizzati per la gestione del

Consorzio e delle aziende consorziate. Tali conoscenze hanno però evidenziato le carenze di base

teorico/contabile che, associate ad alcune evoluzioni funzionali del pacchetto ARCA, hanno de-

terminato la necessità non procrastinabile di una nuova e più evoluta fase di formazione.

L’intervento, strutturato in fasi riguardanti la formazione contabile-amministrativa-

gestionale e la formazione sul software Arca Evolution, ha avuto lo scopo di superare le criticità

riscontrate, fornendo al contempo una omogeneità e continuità gestionale e di bilancio tra le azien-

de consorziate Co-Enfer di Arvier, Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, La Crotta di Vegneron

di Chambave e il Consorzio Quatremille mètres vins d’altitude.

L’attività corsuale ha preso avvio il 29/11/2011 con le lezioni del corso contabile-

amministrativo-gestionale, che ha coinvolto 5 soggetti per 40 ore e si è concluso il 3/5/2012. I con-

tenuti formativi hanno riguardato i seguenti temi: i libri sociali, la contabilità generale, la contabili-

tà analitica, i costi fissi e variabili, la costruzione di un bilancio, le rettifiche di bilancio, le

operazioni con l’estero, la fatturazione, i registri IVA, la gestione dei cespiti, l’analisi degli investi-

menti, i ratei e risconti, le rimanenze, i fondi e loro utilizzi. I cinque corsisti hanno raggiunto com-

plessivamente il 95% di partecipazione.

Il corso di formazione tecnico operativo sistemi di gestione Arca Evolution ha preso avvio il

7/02/2012, ha interessato 10 persone per 40 ore e si è concluso il 24/05/2012. I contenuti formativi

hanno riguardato i seguenti temi: interfaccia utente, anagrafiche clienti e fornitori, articoli, griglie

dati, contabilità analitica Arca Evolution, tabelle, prima nota, bilanci e flussi finanziari, flussi do-

cumentali ciclo attivo, flusso documentale ciclo passivo, listini, promozioni, scadenziari, stampe

statistiche, magazzino, esercitazioni varie. I dieci corsisti hanno raggiunto complessivamente il

97,7% di partecipazione.

L’attività di docenza è stata delegata, tramite apposito contratto, a Sinergie s.r.l. e Insoftosra

s.r.l., due aziende della provincia di Torino. La prima ha curato la formazione contabile-

amministrativa alternando quattro figure formative; la seconda ha messo a disposizione una propria

risorsa specializzata nel progamma gestionale Arca Evolution.

Tutti i corsisti hanno potuto ottenere l’attestato di frequenza, avendo superato il 70% di fre-

quenza alle lezioni.

➣ CORSI DI INFORMATICA PER SVILUPPO

COMPETENZE DIPENDENTI IAR

[Progetto FSE 09/021a001053ADL]

Il progetto è stato presentato sul bando 2009/02 (Programma Operativo Occupazione

2007/2013 della Regione Autonoma Valle d’Aosta) e approvato con DGR n. 2325 del 7 ottobre 2011.

L’Institut Agricole Régional considera prioritaria una politica di mantenimento del livello di

competenza e di preparazione delle proprie risorse impegnate nei diversi settori di attività (ricerca,

scuola, formazione e amministrazione). L’impegno del Comitato Direttivo della Fondazione, anche

in funzione dell’applicazione del dispositivo di accreditamento, del codice etico e delle procedure

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IAR/ Rapporto sulla Formazione Professionale 2011

FORMAZIONE PROFESSIONALE/112

che attengono al D. Lgs. 231/01, è di pianificare annualmente gli interventi di formazione profes-

sionale per i nuovi assunti e l’attività di aggiornamento specifico per coloro che già risultano in for-

za da più anni, al fine di mantenere un organico qualificato, dinamico e pronto ad adattarsi alle

svariate situazioni a cui l’Institut deve far fronte nei diversi contesti operativi.

Recentemente il Comitato Direttivo ha deciso di aggiornare gradualmente i software instal-

lati nei PC in uso con la versione 2007 di Office. Inoltre negli ultimi cinque anni l’organico si è

ampliato del 10% grazie all’assunzione di 11 dipendenti nelle aree didattico-educativa e della speri-

mentazione. Queste nuove risorse, alcune delle quali in attesa di conferma del contratto, hanno bi-

sogno di un’attenzione particolare rispetto allo sviluppo e al consolidamento delle conoscenze

informatiche. Il personale che si trova in organico da più anni invece necessita di aggiornamenti fi-

nalizzati ad un miglior utilizzo degli strumenti informatici e, in alcuni casi, anche di un nuovo ap-

proccio legato al cambiamento di mansione avvenuto all’interno della azienda stessa. Il progetto

rispondeva dunque alle esigenze aziendali di formare figure professionali competenti, attualizzando

le conoscenze informatiche preesistenti e sviluppandone di nuove.

L’intervento ha riguardato 45 dipendenti dell’Institut (20 donne e 25 uomini) così suddivisi:

11 del settore amministrativo e di segreteria, 11 del settore scuola/collegio, 14 della ricerca e speri-

mentazione e 9 operatori e tecnici in agricoltura. I corsi hanno sviluppato l’utilizzo professionale

dei programmi Word e Excel con Office 2007. Il corso di Word è stato modulato con argomenti

che inquadravano gli aspetti di conoscenza dei comandi fino ad arrivare alla gestione di testi con

inserimento di immagini e tabelle. I corsi di Excel invece sono stati di due tipi: uno, intermedio, ha

affrontato gli argomenti che vanno dalla creazione del foglio di lavoro fino all’archiviazione di dati

e l’altro, di tipo avanzato, dall’importazione dati da altri programmi alle macro. L’attività di do-

cenza e valutazione così come il coordinamento del progetto sono stati delegati a Projet Formation,

che ha predisposto, in collaborazione con il responsabile informatico dell’Institut, un piano didatti-

co specifico sia per Word che per Excel. La progettazione, il monitoraggio con valutazione delle

ricadute e la gestione amministrativa del progetto sono stati assicurati dall’Institut.

L’iniziativa formativa è stata predisposta ad hoc in quanto il programma è stato concordato

con Projet Formation tenendo conto dei livelli di preconoscenze dei dipendenti coinvolti. Pertanto,

al fine di permettere ad un numero così elevato di persone (45) di accedere alla formazione, sono

state articolate tre sessioni di Word e tre sessioni di Excel (una di intermedio e due di avanzato) pari

a 21 ore di lezione ciascuna. L’attività corsuale, strutturata su tre giorni settimanali (lun-merc-ven),

si è svolta nel periodo novembre 2011-aprile 2012. Ai corsisti che frequentavano almeno l’80% delle

lezioni sarebbe stato rilasciato da Projet Formation il certificato di frequenza; pertanto lo hanno

ricevuto 37 dipendenti che hanno frequentato Word avanzato, 15 Excel Intermedio e 29 Excel a-

vanzato. Complessivamente il progetto ha registrato un volume totale di 1586,25 su 1890 ore con

una partecipazione dell’84%.

jcorrado
Indice generale
jcorrado
Indice settore
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