RAPPORTO ISPRA RIFIUTI 2004

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ONR Osservatorio Nazionale sui Rifiuti APAT Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici Rapporto rifiuti 2004 Volume I - Rifiuti urbani Roma, dicembre 2004

Transcript of RAPPORTO ISPRA RIFIUTI 2004

  • ONROsservatorio

    Nazionale sui Rifiuti

    APATAgenzia per la Protezione

    dellAmbiente e per i Servizi Tecnici

    Rapporto rifiuti 2004

    Volume I - Rifiuti urbani

    Roma, dicembre 2004

  • Agenzia per la Protezione dellAmbiente e per i Servizi TecniciVia Vitaliano Brancati, 48 - 00144 Romawww.apat.it

    Osservatorio Nazionale sui RifiutiVia Cristoforo Colombo, 44 - 00147 Roma

    Coordinamento Grafico:APATGrafica di copertina: Franco IozzoliFoto di copertina: Paolo Orlandi

    Cooordinamento tipograficoAPAT

    Impaginazione e stampaI.G.E.R. srl - Viale C. T. Odescalchi, 67/A - 00147 Roma

    Finito di stampare nel mese di gennaio 2005

  • Il presente Rapporto stato elaborato dallAgenzia per la protezione dellambiente e per i servi-zi tecnici (APAT) nellambito della Convenzione con lOsservatorio Nazionale sui Rifiuti(ONR) coordinata da Giorgio CESARI, Direttore Generale dellAPAT e da Massimo FERLINI,Presidente dellONR.

    Il Rapporto, giunto alla sua settima edizione, frutto di una complessa attivit svolta dallAPATdi raccolta, analisi ed elaborazione di dati, che conferma limpegno dellAgenzia affinch le in-formazioni e le conoscenze relative ad un importante settore quale quello dei rifiuti siano a dis-posizione di tutti. Si ringraziano vivamente quanti, singoli esperti o Organismi e Istituzioni,hanno reso possibile la sua pubblicazione.

    Il progetto APAT Riqualificazione e riordino della gestione dei rifiuti urbani stato elaboratodal Direttore del Dipartimento Stato dellAmbiente e Metrologia Ambientale, Ing. Antonio DEMAIO.

    Limpostazione, il coordinamento e la stesura finale del Rapporto sono stati curati da RosannaLARAIA, Responsabile del Servizio Rifiuti del Dipartimento Stato dellAmbiente e MetrologiaAmbientale dellAPAT.

    CAPITOLO 1ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

    La redazione stata curata da:Adele Rita MEDICI (APAT)

    Ha collaborato:Marina VIOZZI (APAT)

    CAPITOLO 21. PRODUZIONE DEI RIFIUTI URBANI

    La redazione stata curata da:Andrea Massimiliano LANZ (APAT), Angelo Federico SANTINI (APAT)

    Hanno collaborato:Silvia MARINELLI (APAT), Costanza MARIOTTA (collaboratore APAT), Daniela STUR-NIOLO (consulente APAT)

    2. GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

    La redazione stata curata da:Valeria FRITTELLONI (APAT), Francesca LUCIGNANO (APAT), Andrea PAINA (APAT)

    Hanno collaborato:Giuseppe CHIARELLI (consulente APAT), Jessica Carmen FISCHETTI (APAT), DanielaSTURNIOLO (consulente APAT)

    Si ringraziano per le informazioni fornite:ARPA/APPA, Commissari per lemergenza rifiuti, Regioni, Province, Comuni, OsservatoriProvinciali sui Rifiuti, Consorzio Italiano Compostatori, Aziende Municipalizzate, Gestori degliImpianti, CONAI, Consorzi di filiera.

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  • CAPITOLO 3ANALISI DELLECONOMICIT ED EFFICIENZADELLAGESTIONE

    DEI RIFIUTI URBANI

    La redazione stata curata da:Antonio DE MAIO (Direttore del Dipartimento Stato dellAmbiente e Metrologia AmbientaleAPAT), Alberta FRANCHI (APAT), Pietro M. TESTAI (APAT), Ezio CAPRARO (ConsulenteAPAT), Daniele LIMBERTI (Consulente APAT), Filippo BUONO (APAT).

    CAPITOLO 4MONITORAGGIO, ANALISI E VALUTAZIONI ECONOMICHE

    DELSISTEMATARIFFARIO

    La redazione stata curata da:Alberta FRANCHI (APAT), Silvia MARINELLI (APAT), Andrea PAINA (APAT)

    Hanno collaborato:Patrizia DALESSANDRO (APAT), Eugenio ORLANDI (consulente APAT), Marina VIOZZI(APAT)

    CAPITOLO 5VALUTAZIONE DEI COSTI DI GESTIONE DELSERVIO DI IGIENE URBANA

    IN ITALIA ELABORAZIONI DELLE DICHIARAZIONI MUD

    La redazione stata curata da:Michele MINCARINI (APAT)

    Ha collaborato:Angelo Federico SANTINI (APAT)

    CAPITOLO 6PRODUZIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

    La redazione stata curata da:Gabriella ARAGONA (APAT), Federico FOSCHINI (consulente APAT), Andrea PAINA(APAT)

    Hanno collaborato:Nadia CIPRIANI (APAT), Tiziana FORTE (APAT), Manuela MARINACCI (APAT), SilviaMARINELLI (APAT), Elisa RASO (APAT), Angelo Federico SANTINI (APAT), DanielaSTURNIOLO (consulente APAT), Alessandro TUCCI (consulente APAT)

    GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

    La redazione stata curata da:Gabriella ARAGONA (APAT), Nadia CIPRIANI (APAT), Patrizia DALESSANDRO (APAT),Jessica Carmen FISCHETTI (APAT), Federico FOSCHINI (consulente APAT), Valeria FRIT-TELLONI (APAT), Andrea Massimiliano LANZ (APAT), Letteria ADELLA (APAT), France-sca LUCIGNANO (APAT), Manuela MARINACCI (APAT), Silvia MARINELLI (APAT), Co-stanza MARIOTTA (collaboratore APAT), Andrea PAINA (APAT), Elisa RASO (APAT), Ange-lo Federico SANTINI (APAT), Roberto SPAMPINATO (APAT), Daniela STURNIOLO (con-sulente APAT), Alessandro TUCCI (consulente APAT)

    Ha collaborato:Michele MINCARINI (APAT)

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  • Si ringraziano per le informazioni fornite:ARPA/APPA, Regioni, Province, Comuni, Osservatori Provinciali sui Rifiuti, Gestori degli Im-pianti, COBAT (Consorzio Obbligatorio Batterie al Piombo esauste e Rifiuti Piombosi), COOU(Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati), POLIECO (Consorzio per il Riciclaggio dei Rifiuti diBeni in Polietilene)

    APPENDICE AI VEICOLI FUORI USO (A1)

    La redazione stata curata da:Valeria FRITTELLONI (APAT), Letteria ADELLA (APAT), Silvia MARINELLI (APAT)

    Hanno collaborato:Gabriella ARAGONA (APAT), Giuseppe CHIARELLI (consulente APAT), Nadia CIPRIANI(APAT), Jessica Carmen FISCHETTI (APAT), Costanza MARIOTTA (collaboratore APAT),Daniela STURNIOLO (consulente APAT), Alessandro TUCCI (consulente APAT)

    Si ringraziano per le informazioni fornite:ACI, AIRA, ASSOFERMET, FISE

    I RIFIUTI DELLATTIVIT AGRICOLA (A2)La redazione stata curata da:paragrafi da 2.1 a 2.3 e da 2.4.2 a 2.5.3: Sergio PICCININI (CRPA), Lorella ROSSI (CRPA), An-drea Massimiliano LANZ (APAT)paragrafo 2.4.1: Sandro LIBERATORI (ENAMA), Roberto LIMONGELLI (ENAMA), An-drea Massimiliano LANZ (APAT)

    Hanno collaborato:Stefano PIGNEDOLI (CRPA), Alberto ASSIRELLI (CRPA), Paolo MANTOVI (CRPA), LuciaVALENTI (CRPA), Anselmo MONTERMINI (Consorzio Fitosanitario di Reggio Emilia), Lui-gi PACINI (Istituto Italiano dei Plastici), Marco ROSSO (Agrofarma), Marino MANSTRETTA(Assofertilizzanti), Adele Rita MEDICI (APAT)

    Si ringraziano per le informazioni fornite:Luciano TRENTINI (Regione Emilia-Romagna), Agribologna Bologna, Consorzio ItalianoCompostatori, POLIECO (Consorzio per il Riciclaggio dei Rifiuti di Beni in Polietilene), Os-servatorio Regionale Rifiuti - ARPA Veneto Ingegneria Ambientale, ARPA Emilia-Romagna,COBAT (Consorzio Obbligatorio Batterie al Piombo esauste e Rifiuti Piombosi), COOU (Con-sorzio Obbligatorio degli Oli Usati)

    IMPIANTI DI RECUPERO DI APPARECCHIATURE ELETTRICHEED ELETTRONICHE (A3)

    La redazione stata curata da:Nadia CIPRIANI (APAT), Tiziana FORTE (APAT)

    Si ringraziano per le informazioni fornite:Fderambiente, FISE Assoambiente, Aziende Municipalizzate, Gestori di Impianti

    Si ringrazia la Sig.ra Cinzia Strazzeri per la collaborazione fornita

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  • I VOLUME - RIFIUTI URBANI

    1 ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI1.1 La prevenzione e minimizzazione dei rifiuti 81.2 La produzione e la gestione dei rifiuti nellUnione Europea 171.3 Gli indicatori di produzione e gestione dei rifiuti 24

    2 RIFIUTI URBANI2.1 Le fonti dei dati 302.2 Produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani 302.3 La gestione dei rifiuti urbani 70Appendice 2.1 - Dettaglio elaborazioni dati 2002 150Appendice 2.2 - Dettaglio elaborazioni dati 2003 168

    3 ANALISI DELLECONOMICIT ED EFFICIENZADELLAGESTIONE DEI RIFIUTI URBANI3.1 Introduzione 1863.2 Le aziende municipalizzate 1883.3 Lanalisi dei bilanci 1903.4 Lanalisi tecnica ambientale 195

    4 MONITORAGGIO, ANALISI E VALUTAZIONI ECONOMICHEDELSISTEMATARIFFARIO

    Premessa 2064.1 Il regime tariffario: la disciplina e le conseguenze applicative 2094.2 La regolamentazione economico-finanziaria del ciclo dei rifiuti

    attraverso il piano finanziario 2134.3 Lo scenario economico di riferimento 2264.4 Dati economici di alcuni consorzi 234

    5 VALUTAZIONE DEI COSTI DI GESTIONE DELSERVIZIO DI IGIENE URBANA IN ITALIAELABORAZIONI DELLE DICHIARAZIONI MUD5.1 Premessa 2365.2 Fonte dei dati 2365.3 Analisi dei dati 2375.4 Valutazione dei costi specifici di gestione delle raccolte differenziate 2615.5 Valutazione dei costi complessivi dei servizi di igiene urbana a livello nazionale 2875.6 Conclusioni 287

    PROGETTO APATRiqualificazione e riordino della gestione dei rifiuti urbani 290

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  • II VOLUME - RIFIUTI SPECIALI

    6 RIFIUTI SPECIALI6.1 Fonte e qualit dei dati 86.2 La produzione dei rifiuti speciali 136.3 Analisi dei dati 146.4 Gestione dei rifiuti speciali 486.5 Analisi di particolari flussi di rifiuti 200

    LAGESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI NELLE REGIONI ITALIANE1 La gestione dei rifiuti speciali in Piemonte, anno 2002 2122 La gestione dei rifiuti speciali in Valle dAosta, anno 2002 2283 La gestione dei rifiuti speciali in Lombardia, anno 2002 2314 La gestione dei rifiuti speciali in Trentino Alto Adige, anno 2002 2595 La gestione dei rifiuti speciali in Veneto, anno 2002 2666 La gestione dei rifiuti speciali in Friuli Venezia Giualia, anno 2002 2797 La gestione dei rifiuti speciali in Liguria, anno 2002 2868 La gestione dei rifiuti speciali in Emilia Romagna, anno 2002 2939 La gestione dei rifiuti speciali in Toscana, anno 2002 30810 La gestione dei rifiuti speciali in Umbria, anno 2002 32211 La gestione dei rifiuti speciali in Marche, anno 2002 32812 La gestione dei rifiuti speciali in Lazio, anno 2002 33413 La gestione dei rifiuti speciali in Abruzzo, anno 2002 34914 La gestione dei rifiuti speciali in Molise, anno 2002 34915 La gestione dei rifiuti speciali in Campania, anno 2002 35316 La gestione dei rifiuti speciali in Puglia, anno 2002 36017 La gestione dei rifiuti speciali in Basilicata, anno 2002 36618 La gestione dei rifiuti speciali in Calabria, anno 2002 37019 La gestione dei rifiuti speciali in Sicilia, anno 2002 37520 La gestione dei rifiuti speciali in Sardegna, anno 2002 382

    APPENDICE A-1 - I VEICOLI FUORI USO 388

    APPENDICE A-2 - I RIFIUTI DELLATTIVIT AGRICOLA 452

    APPENDICE A-3 - IMPIANTI DI RECUPERO DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE 494

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    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

  • 1.1 LAPREVENZIONE EMINIMIZZAZIONE DEI RIFIUTI

    Per prevenzione nel campo dei rifiuti si inten-dono modelli di produzione e consumo in gra-do di ridurre la quantit di rifiuti prodotta(prevenzione quantitativa) e la loro pericolo-sit (prevenzione qualitativa). La prevenzionedei rifiuti e il miglioramento della loro gestio-ne uno degli obiettivi prioritari a livello in-ternazionale (Johannesburg, settembre 2002)in quanto il loro smaltimento comporta opera-zioni dagli alti costi economici e ambientali,che sono un indice di spreco di materie prime,e possono essere un sintomo di modelli diconsumo e di produzione inefficienti.Una efficace strategia di prevenzione deve es-sere affiancata da una altrettanto importantepolitica di recupero. La Corte di Giustizia Eu-ropea ha definito il recupero come lopera-zione di trattamento dei rifiuti il cui obiettivo limpiego dei rifiuti al posto di risorse primarie.Il processo di riciclaggio attiene, pertanto, allagestione dei rifiuti prodotti e pu ridurre, in-sieme con la prevenzione, anche gli impattiambientali generati dallestrazione delle ma-terie prime o dalla loro lavorazione. La prevenzione e il riciclo dei materiali pos-sono ridurre in due modi distinti gli impattiambientali delluso delle risorse: evitando gli impatti ambientali provocatidallestrazione di materie prime. Ad esem-pio riciclando una tonnellata di metallo sievita lestrazione di svariate tonnellate diminerale metallico.;

    evitando gli impatti ambientali provocatidalla trasformazione delle materie prime neiprocessi di produzione. Ad esempio, rici-clando le materie plastiche si possono ridur-re le emissioni di aerosol e particolato (noci-ve per la salute umana) in quanto si evita laproduzione di polimeri vergini.

    Anche se leconomia basata sulla trasforma-zione delle risorse naturali in prodotti e servi-zi, occorre tener presente che un loro usosconsiderato pu portare ad un progressivodepauperamento, e che le emissioni generatedalle attivit economiche e dai rifiuti incido-no gravemente sulla capacit di rigenerazionedellambiente con gravi conseguenze sulla sa-lute umana e sulla stessa disponibilit di ele-menti indispensabili per le attivit produttivequali lacqua, il suolo e laria. La protezione dellambiente , quindi, un ele-mento indispensabile di una crescita econo-mica sostenibile. Per ridurre le pressioni sul-lambiente occorre, pertanto, riuscire a spez-zare il nesso tra crescita economica, consumodi risorse naturali e produzione di rifiuti. Una buona gestione dei rifiuti deve, infine, in-cludere unintegrazione delle diverse strate-gie: prevenzione, riciclo, risparmio energeticoe smaltimento.

    1.1.1 La Politica ambientale europea e laprevenzione dei rifiuti

    La politica ambientale dellUnione europea(UE) si fonda sui principi di precauzione, del-lazione preventiva, della correzione in viaprioritaria alla fonte dei danni causati al-lambiente, nonch sul principio chi inquinapaga, per il quale lonere della riparazionedei danni allambiente non pu ricadere suicittadini ma deve essere addebitato a chi ditali danni responsabile. Gli obiettivi che siintendono perseguire sono: salvaguardia, tu-tela e miglioramento della qualit dellam-biente; protezione della salute umana; utiliz-zazione accorta e razionale delle risorse natu-rali; promozione sul piano internazionale dimisure destinate a risolvere i problemi del-lambiente a livello regionale o mondiale1.Per raggiungere questi obiettivi le aree su cuiintervenire sono: le risorse naturali, i prodotti,i rifiuti.La prevenzione e riduzione dei rifiuti unodei temi prioritari del Sesto programma da-zione ambientale dellUE, che la Commissio-ne europea cercher di affrontare anche attra-verso lo sviluppo di una base oggettiva peruna politica verde di approvvigionamentipubblici e lincoraggiamento di una progetta-zione pi ecologica dei prodotti2. Ci implicauna migliore collaborazione con le imprese e isoggetti interessati e linformazione ai cittadi-ni per lo sviluppo di prodotti/processi sosteni-bili. Con il Libro Verde3 - febbraio 2001 - e laComunicazione sulla Politica integrata deiprodotti (IPP) - giugno 2003 - lUE mira allariduzione dellimpatto ambientale dei prodot-ti lungo lintero ciclo di vita, ricorrendo, ovepossibile, ad un approccio orientato al merca-to, nel quale integrare le considerazioni relati-ve alla competitivit. LIPP non un nuovo strumento, ma mira arafforzare e migliorare lintegrazione tra le di-verse politiche ambientali europee per favori-re lo sviluppo di un mercato dei prodotti ver-di, obiettivo che richiede un impegno da par-te sia dei produttori e consumatori che dei go-verni. Centrale il richiamo della Commis-sione affinch gli Stati membri integrino leesigenze ambientali negli appalti pubblici(vedi paragrafo 1.1.3 Il Green Public Procu-rement).

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    1 Trattato di Amsterdam, 1997.2 Con le Direttive 2004/17/EC e 2004/18/EC la Commissione eu-ropea ha regolato laggiudicazione degli appalti pubblici, inse-rendo a pieno titolo le caratteristiche ambientali tra i criteri di pre-ferenza.3 Il Libro Verde propone una strategia, ispirata allapprocciodella IPP, volta a promuovere la qualit ambientale di beni e ser-vizi, attraverso lo sviluppo di un mercato che privilegi i prodot-ti ecologici. Internalizzare i costi ambientali per attribuire aiprodotti il giusto prezzo pu comportare, tuttavia, un aumentodei costi. Per incentivare la domanda e lofferta ecologica oc-corre, pertanto, fornire una maggiore informazione ai consuma-tori e incoraggiare i produttori ad applicare ai propri prodotti unapproccio basato sullintero ciclo di vita.

  • La legislazione orizzontale in materiadi gestione dei rifiuti4 ha introdottonella Comunit un insieme di principigenerali e di procedure di controlloche mirano a garantire un livello ele-vato di protezione dellambiente edella salute umana in tutti gli Statimembri, e che costituiscono gli stru-menti di una politica dei rifiuti chepu essere cos schematizzata: gerarchia nella gestione dei rifiuti,principio chi inquina paga e il re-quisito secondo cui la gestione deirifiuti non deve avere ripercussioninegative sulla salute umana e sul-lambiente;

    obblighi di autorizzazione, registra-zione e ispezione contenuti nelle di-rettive sui rifiuti e sui rifiuti perico-losi,

    regolamento sulle spedizioni di ri-fiuti.

    La legislazione integrata da normeriguardanti la gestione di flussi speci-fici di rifiuti. Aqueste si sono aggiuntele pi recenti Direttive che riguardanola prevenzione e la riduzione integratedellinquinamento (IPPC), le discari-che (Direttiva 1999/31/CE) e lincene-rimento (Direttiva 2000/76/CE).Nonostante la prevenzione sia damolti anni uno degli obiettivi fonda-mentali delle politiche nazionali e co-munitarie sui rifiuti i progressi fatti fi-no ad oggi restano assai modesti.5Tra le misure previste per promuovereulteriormente la prevenzione e il rici-clo dei rifiuti vi la messa a punto diuna strategia integrata, di cui la Co-municazione Verso una strategia te-matica di prevenzione e riciclo dei ri-fiuti del 27 maggio 2003 costituisceun primo contributo di approfondi-mento e discussione. Il documento della Commissione par-te da unanalisi, a livello dei diversiPaesi dellUnione, delle attuali ten-denze nella produzione e gestione deirifiuti e dello stato di implementazio-ne della legislazione comunitaria alfine di valutare i risultati ottenuti e glielementi ancora da sviluppare perpromuovere una reale prevenzionequantitativa e qualitativa dei rifiuti eper incentivare il riciclo degli stessi.La prevenzione della produzione deirifiuti deve comprendere ladozionedi tecnologie pi pulite nei processi diproduzione, una progettazione deiprodotti pi ecologici e, pi in genera-le, modelli di produzione e di consu-mo pi efficienti sul piano ambienta-le. La prevenzione deve essere affian-

    cata da una politica di recupero e, inparticolare del riciclo dei materiali,improntata al rispetto dellambiente,che tenga anche conto dei vantaggidel recupero energetico rispetto alladomanda crescente di energia.Nella valutazione delle politiche digestione dei rifiuti a livello comunita-rio, la Comunicazione fa il punto sulleazioni attivate in materia di preven-zione e riciclaggio, con lo scopo di in-dividuare gli strumenti necessari adimprimere un ulteriore sviluppo alsettore, in linea con la gerarchia co-munitaria. A tal fine vengono analiz-zati i sistemi per promuovere una ge-stione pi sostenibile, a basso impattosullambiente, prendendo in conside-razione anche le implicazioni di carat-tere economico e sociale.In particolare si pone in evidenza co-me gli impatti ambientali dei rifiutinon siano legati solo al loro tratta-mento ma anche alluso inefficientedelle risorse, sia per gli aspetti relativiallestrazione delle materie prime siaper quelli connessi alla loro trasfor-mazione6. Con la prevenzione si hannonumerosi vantaggi sia in termini eco-nomici (es. risparmio dei costi dismaltimento) che ambientali (conser-vazione delle risorse naturali, riduzio-ne dei consumi energetici, diminuzio-ne dellinquinamento, ecc.). La ri-chiesta di materiali riciclati influen-zata da molti fattori, tra cui la perce-zione dei consumatori, le specifichedei prodotti, le norme sugli appaltipubblici e i modelli di acquisto delleimprese. La Comunicazione pone inevidenza, pertanto, come sia impor-tante intervenire anche sul fronte delladomanda.Nonostante la prevenzione ed il recu-pero possano contribuire sensibil-mente alla riduzione dellimpatto am-bientale delluso delle risorse ed inte-grare efficacemente il contributo dellaregolamentazione dei processi di trat-tamento dei rifiuti, ancora oggi lau-mento delle percentuali di riciclo deirifiuti trova in molti casi un forte osta-colo nello svantaggio economico diquesta opzione, spesso pi costosa delconferimento in discarica e dellince-nerimento. Ci dovuto, in parte, an-che al fatto che non sempre i costi del-luso delle risorse e quelli del tratta-mento dei rifiuti riflettono i rispettivicosti sociali. A livello comunitariomanca, inoltre, un approccio generalein materia di riciclo, in quanto fino adoggi le direttive europee hanno trattato

    singoli flussi di rifiuti e hanno per-messo di ridurre gli impatti ambienta-li promuovendo la separazione allafonte e il riciclo (batterie, imballaggi,veicoli fuori uso, rifiuti di apparec-chiature elettriche ed elettroniche). Una politica organica di gestione deirifiuti deve prevedere, pertanto, misu-re per la prevenzione della produzio-ne dei rifiuti e il reinserimento dei ri-fiuti nel ciclo economico chiudendoil cerchio dei materiali. Per raggiun-gere questo obiettivo bisognerebbeadottare a livello comunitario alcunemisure volte a colmare le disparitesistenti tra le diverse pratiche di rici-clo. Le attuali direttive prevedono chetutti gli Stati membri debbano conse-guire identici obiettivi di riciclo.LUE auspica che si giunga a fissareun obiettivo globale di riciclo a livellocomunitario, lasciando che siano leforze di mercato a determinare qualiimpianti di riciclo possano raggiunge-re tale obiettivo garantendo la massi-ma efficacia rispetto ai costi. Tale ap-proccio presuppone un quadro giuri-dico pi orientato al mercato e normeambientali applicabili agli impianti diriciclo pi armonizzate a livello co-munitario. Sarebbe auspicabile che la direttivaIPPC fosse estesa a tutto il settore deirifiuti, che fossero individuati stan-dard qualitativi per i materiali deri-vanti dalle attivit di riciclo indicatenellallegato IIA della Direttiva75/442/CEE, e, infine, che per un nu-mero limitato di processi di recuperofossero previsti valori limite di emis-sione applicabili a livello comunita-rio. Parallelamente dovrebbero esserepreviste una serie di misure di accom-pagnamento in quanto il problema deirifiuti pu essere affrontato soltantocon un mix di strumenti che com-prendano: le iniziative legislative, la negoziazione di accordi ambien-tali,

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    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

    4 E costituita dalla Direttiva quadro sui rifiuti75/442/CEE del 15/7/1975, modificata dalla Diretti-va 91/156/CEE e dalla Direttiva sui rifiuti pericolosi91/689/CEE.5 Per realizzare progressi significativi verso la pre-venzione quantitativa dei rifiuti occorre anche modi-ficare i comportamenti delle famiglie, dei cittadini, deiproduttori e di tutti gli altri soggetti economici. 6 La Resources Strategy che lUE sta portandoavanti dovrebbe fornire una conoscenza di base e di-verse opzioni di miglioramento, che possono essereraggruppate in tre principali aree di intervento:1. diminuire luso di risorse per diminuire i relativi im-patti;2. diminuire luso di risorse alternative dannose;3. usare le stesse risorse ma utilizzando una tecnolo-gia pi efficiente dal punto di vista ecologico.

  • lo sviluppo di strumenti economici, linformazione e la formazione degli opera-tori e dei consumatori.

    1.1.2 La normativa italianaper la prevenzione dei rifiuti

    Comune alle varie politiche europee e nazio-nali la centralit delle regole di responsabi-lit, come quelle che estendono la responsa-bilit del produttore allintero ciclo di vita delprodotto. Un esempio lobbligo delle impre-se produttrici di imballaggi a provvedere di-rettamente o indirettamente, attraverso i Con-sorzi, al recupero degli imballaggi dopo il lorouso. Tra gli strumenti economici un altro ele-mento comune il meccanismo del prezzoda attribuire al comportamento degli attori.Lobiettivo promuovere lassunzione dicomportamenti pi ecologici attraversolinternalizzazione dei costi dellinquinamen-to o dei benefici della sua riduzione. Pu trat-tarsi, ad esempio, di contributi una tantum co-me quelli della rottamazione dellauto non ca-talizzata, oppure di oneri o defiscalizzazioniproporzionate alla quantit utilizzata di unarisorsa. Il caso classico il sistema di tariffa-zione del servizio di raccolta rifiuti introdottonel nostro Paese dallarticolo 49 del D.lgs.22/97 che prevede che una quota della tariffasia rapportata alla quantit di rifiuti effettiva-mente prodotti. Lobiettivo la riduzionecomplessiva degli impatti ambientali generatidalluso delle risorse dando la priorit a queirifiuti che generano impatti pi significativi. In linea con gli orientamenti europei lItaliacon il documento Strategia dazione per losviluppo sostenibile7 individua nellintegra-zione del fattore ambientale nei mercati unodei principali strumenti per perseguire model-li di consumo e di produzione sostenibili. Ca-rattere prioritario rivestono, a tal fine, stru-menti economici (incentivi e disincentivi)quali:1. una riforma complessiva del sistema fisca-le;

    2. lintroduzione di specifiche eco-tasse suproduzioni e/o prodotti inquinanti;

    3. la riforma delle politiche di sussidi alla pro-duzione e al consumo;

    4. listituzionalizzazione delle integrazionidegli aspetti ambientali nelle procedure diacquisto della Pubblica Amministrazione.

    Strumenti economici e di mercatoTra gli strumenti economici introdotti perpromuovere la prevenzione e il riciclo dei ri-fiuti vi sono le tasse sulle discariche, la re-sponsabilit del produttore, i sistemi PAYT, icertificati negoziabili, i sistemi di incentivi. Le tasse ambientali possono assumere formediverse che vanno da quelle sulle emissioni e

    sui prodotti, ai canoni per servizio reso e aidepositi cauzionali. Il canone il pagamentoche viene corrisposto per un servizio ambien-tale fornito da un Ente pubblico, come ad es.quello pagato per le acque reflue o per i rifiu-ti. I depositi cauzionali sono somme fatte pa-gare al consumatore al momento dellacqui-sto del prodotto, come ad es. le cauzioni suivuoti a rendere. Gli aspetti positivi di queste misure sono mol-teplici: le imprese possono stabilire il giustoequilibrio fra investimento in tecnologie e pa-gamento dei costi sociali legati alla produzio-ne, i consumatori sono sensibilizzati ai pro-blemi ecologici come avvenuto ad es. con latassa sui sacchetti di plastica, vi sono entratefiscali che possono essere destinate a iniziativeeco-compatibili. I problemi che presentano derivano, invece,dalla difficolt di internalizzare i costi am-bientali, cio di stabilire il valore monetariodelluso dellambiente, di calcolare il dannoambientale provocato, e di calcolare il giustorisarcimento. I sistemi PAYT (pay-as-you-throw) sono ap-plicabili principalmente ai rifiuti domestici esimili e hanno lobiettivo di incentivare i cit-tadini ad effettuare la raccolta differenziataattraverso limposizione di tariffe il cui im-porto proporzionale al volume o alla quanti-t di rifiuti prodotti e inviati allo smaltimento. I certificati negoziabili consistono in permessiambientali scambiabili e sono uno strumentogi utilizzato in campo ambientale, ma relati-vamente nuovo nel campo della gestione deirifiuti.8 Essi possono consentire alle impresedi adempiere ai loro obblighi acquistando cer-tificati venduti direttamente sul mercato na-zionale ed estero, o da organizzazioni che sioccupano di riciclo.9

    Normative di eco-fiscalit per la prevenzio-ne/minimizzazione dei rifiutiUna delle misure di eco-fiscalit riguarda lagestione del tributo per lo smaltimento dei ri-fiuti ex art. 3, della Legge 549/95 (legge fi-nanziaria 1996). Successivamente il D.Lgs.22/1997 ha stabilito di legare lentit delle-co-tassa al mancato raggiungimento degliobiettivi minimi di raccolta differenziata. Nonessendo mai stato emanato il Decreto attuati-vo, le Regioni hanno provveduto introducen-do misure di eco-fiscalit nelle materie di lorocompetenza. La Regione Veneto ha stabilito, a partire dal2002, diverse quote di pagamento delleco-tassa inversamente proporzionali ai livelli diraccolta differenziata raggiunti da ciascunComune della Regione. Il metodo di calcolodellimporto dellecotassa10 considera ancheil contributo del compostaggio alla percentua-le di raccolta differenziata, in quanto si ritieneche questa pratica fornisca un apporto signifi-

    7 Delibera CIPE n. 57/20028 Allinterno dellUE soltanto ilRegno Unito ne ha fatto un usoesteso soprattutto in applicazio-ne della direttiva sugli imballag-gi e sui rifiuti da imballaggi(94/62/CE).9 Un esempio delladozione diquesta soluzione in campo am-bientale il Protocollo di Kyotoche prevede anche la possibilitper uno Stato di acquistare dellequote da un altro Paese, attra-verso il commercio delle ridu-zione di emissioni nocive con-cordate (implementazione con-giunta).10 Stabilita con la L.R. 3/2000 stata definita con DGRV n.3918/2002, modificata dallaDGRV 1883/200310

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  • cativo alla riduzione alla fonte dei ri-fiuti.La Regione Piemonte con la Leggeregionale. n. 24/2002 (modificata dal-la L.R. 02/2003) ha stabilito una pe-nalizzazione economica per i Comuniche non raggiungono lobiettivo mini-mo del 35% di raccolta differenziata euna sanzione amministrativa calcola-ta sulla base del numero di abitanti.Ha previsto, inoltre, misure economi-che e accordi con la grande distribu-zione per incentivare la gestione inte-grata dei rifiuti al fine di ottimizzare illoro riutilizzo, riciclaggio, recupero,smaltimento e lutilizzo di beni pro-dotti con rifiuti. La Regione Lombardia con le recentiLeggi regionali n. 26/2003 e n.5/2004, al fine di incentivare la rac-colta differenziata, ha stabilito la ridu-zione del tributo speciale cui sog-getto il deposito in discarica dei rifiutiresiduali di cui allart. 53 della L. R.n. 10/2003, e, qualora a livello pro-vinciale non vengano raggiunti gliobiettivi minimi previsti, applica unaaddizionale del 20% alla ecotassa diconferimento dei rifiuti in discarica acarico della Provincia che la ripartiscesui Comuni del proprio territorio inproporzione inversa rispetto alle quotedi raccolta differenziata raggiunte neisingoli Comuni. La Provincia di Cremona ha elaboratoun nuovo regime tariffario che prevedeun aumento del costo di smaltimento(discarica e inceneritore) in funzionedelle quantit pro capite di rifiuto resi-duo conferito dai singoli Comuni (glieffetti vengono traslati sulle utenze). Ilcalcolo, effettuato sulla base delle ela-borazioni effettuate dallOsservatorioProvinciale Rifiuti, per lanno 2002, haevidenziato quattro fasce diverse perquantitativo di rifiuto avviato allosmaltimento e per kg/ab/anno. Il Comune di Villafranca (Asti) ha av-viato nel 2002 una serie di iniziativevolte al passaggio dal sistema di tas-sazione alla tariffa, tra cui le pi signi-ficative sono state: lintroduzione del-la raccolta porta a porta dei rifiuti or-ganici umidi prodotti dalle utenze do-mestiche e non domestiche, campa-gne di informazione, interventi di sen-sibilizzazione sulla pratica del com-postaggio domestico, redazione del-lalbo compostatori. La Provincia di Varese ha previsto, apartire dal 2004, che il tributo provin-ciale fosse calcolato sulla base del-landamento della produzione di rifiu-

    ti urbani registrato nel 2002 da cia-scuno dei 141 Comuni. Rispetto alprecedente tributo stabilito per tutti iComuni nella misura del 4,5%, il nuo-vo tributo del 4%, nel caso in cui laproduzione totale dei rifiuti sar statainferiore del 3%, del 5% nel caso incui sar aumentata, e rimarr al 4,5%nel caso in cui sar diminuita soltantotra il 3% e 0. La Provincia di Mantova ha avviatonel 2002 il Progetto Tributi voltoalla ridefinizione delladdizionaleprovinciale in tre aliquote corrispon-denti alle diverse fasce in cui vengonoinseriti i Comuni sulla base degliobiettivi di raccolta differenziata rag-giunti. Laliquota provinciale sullaTARSU/Tariffa ridotta per quei Co-muni inseriti in fascia A e B* cheavranno raggiunto gli obiettivi fissatidi riduzione della produzione dei ri-fiuti e di aumento della raccolta diffe-renziata.

    Progetti della Pubblica Amministra-zione per la prevenzione nel campodei rifiuti La Pubblica Amministrazione haespresso la propria determinazionenel campo della prevenzione dei rifiu-ti attraverso diversi strumenti chevanno dallemanazione di specifichenorme alla promozione di accordi eprogetti con i soggetti interessati. Comune alle diverse iniziative sonogli obiettivi che si perseguono, qualila riduzione della produzione dei ri-fiuti, e laumento della raccolta diffe-renziata, ma diversi sono, invece, glistrumenti proposti per raggiungerli. La Provincia di Cuneo, nellambitodel Programma di Interventi Ambien-tali, approvato con Deliberazione n.192 del 26 marzo 2002, ha previsto larealizzazione di una campagna di sen-sibilizzazione dei consumatori sullariduzione dei rifiuti, attraverso lusodi messaggi pubblicitari, spot televisi-vi e radiofonici e lorganizzazione diun evento finale, in cui si potrannomettere a confronto le diverse realtdella gestione rifiuti nella Provincia.Sono previste anche forme di incenti-vazione per il conseguimento degliobiettivi di riciclaggio e di riduzionedei rifiuti alla fonte previsti dallen-trata in vigore della legge regionale n.24 del 24 ottobre 2002, il cui raggiun-gimento diventa improrogabile, ancheper non incorrere nelle sanzioni che siapplicheranno a partire dallanno2004.

    Nel 2002 partita unindagine finan-ziata dalla Provincia e condotta dalComune di Firenze in collaborazionecon la CNA e con la QuadrifoglioS.p.A., su un quartiere del Comune,finalizzata alla riduzione dei rifiutiprodotti dagli artigiani. Il progetto consistito dapprima in una indaginemerceologica di tutti i rifiuti conferitiin discarica. Successivamente sonostati ricontattati gli artigiani intervi-stati, a cui sono state fornite informa-zioni utili su come utilizzare menoimballaggi, su come riutilizzarli, sucome fare una migliore raccolta diffe-renziata. Il Progetto si concluso conun miglioramento della raccolta diffe-renziata soprattutto per quanto riguar-da la plastica.Finanziato dallUE, il ProgettoRe.Re. Campagna europea di infor-mazione sulla riduzione e la raccoltadifferenziata dei rifiuti stato pro-mosso dalla Regione Piemonte, dallaProvincia di Cuneo e dalla SocietCooperative a.r.l. E.R.I.C.A. Il Pro-getto ha come aree di intervento il Co-mune di Savigliano per lItalia, unComune della Spagna ed uno dellaFrancia. Obiettivo: sperimentare nuovesoluzioni per diminuire la quantit dirifiuti pro capite, nellarco temporale2002-2004.La Regione Marche, nellambito deifondi comunitari, ha finanziato unProgetto finalizzato ad incentivarelautocompostaggio attraverso lauto-recupero della frazione umida dei ri-fiuti domestici. Partners del Progetto:il Comune di Falerone (AP), e il Co-mune di Belvedere Ostrense (AN), iConsorzi di Comuni: COSMARI diPollenza (45 Comuni della Provinciadi Macerata), le Aziende di servizioper ligiene urbana: CIS (Centro In-tercomunale Servizi) di MaiolatiSpontini (13 Comuni della Provinciadi Ancona). Periodo temporale 2003-2004.Nel 2003 il Comune di Bolzano haavviato il progetto Eco-ufficio chemette a disposizione degli Enti pub-blici lesperienza maturata con le mi-sure introdotte nei propri uffici fin dal1996, fornendo consulenza e supportonel campo degli acquisti verdi e dellaraccolta differenziata.In attuazione della L. 155/03, dettadel Buon Samaritano, lAMIAT diTorino con la Regione Piemonte, ilComune di Torino e EnvironmentPark ha creato un servizio di raccoltapresso gli Ipermercati e alcune scuole 11

    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

  • delle derrate alimentari non utilizzate o rimasteinvendute destinate allo smaltimento, e chesono state successivamente distribuite ad Entiassistenziali attraverso organizzazioni Onluspresenti sul territorio.La Provincia di Varese ha indetto il Concorso:Molte piccole cose fatte da molta piccolagente in molti luoghi, possono cambiare lafaccia della terra11 aperto a tutte le scuoledella Provincia, di ogni ordine e grado, che si svolto dal settembre 2003 a maggio 2004, eha premiato i migliori elaborati su come co-municare, conoscere, giocare, progetta-re nel campo della riduzione dei rifiuti.La Regione Marche nel 2003, insieme con ilCosmari, ha avviato il Progetto Festa 100%Buona, finanziato con fondi comunitari, cheprevede, per ogni festa o sagra che si svolgernei 15 Comuni partecipanti al progetto, di uti-lizzare stoviglie compostabili in materialibiodegradabili o in Mater-Bi, e la separazionee raccolta dei rifiuti in gruppi omogenei (carta,plastica, vetro, alluminio e organico). Le ma-nifestazioni sono, inoltre, una occasione pereffettuare campagne di sensibilizzazione ditutti i partecipanti sia operatori che fruitori.

    1.1.3 Il Green Public Procurement (GPP)Il Green Procurement (acquisti verdi) unsistema di acquisti di prodotti e servizi am-bientalmente preferibili, cio quei prodotti eservizi che hanno un minore, ovvero un ridot-to, effetto sulla salute umana e sullambienterispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allostesso scopo. Il settore degli approvvigiona-menti pubblici nei paesi dellUE, rappresenta il16% del Prodotto interno lordo (PIL), pari acirca la met del PIL della Germania, lItalia eil Canada il 17%, gli USA il 14%. Inserire cri-teri ambientali nelle procedure di acquisizio-ne di prodotti e servizi della Pubblica Ammi-nistrazione (Green Public Procurement) pudare, quindi, un contributo significativo allosviluppo di un mercato verde, e nello stessotempo, un incentivo alle imprese a produrrebeni a minor impatto ambientale, rafforzandoal contempo anche la competitivit dellindu-stria europea. Una politica pubblica di acquisti verdi pudare, inoltre, un grande contributo agli obiet-tivi della riduzione della produzione dei rifiu-ti, dellaumento della quota di essi avviati ariciclo e/o a recupero energetico, della ridu-zione della quantit e della tossicit di quellipericolosi, in quanto gli acquisti che la Pub-blica Amministrazione effettua riguardano unampio ventaglio di beni, che vanno dalla cartaai computer, ai mobili, alle apparecchiatureelettriche, ecc. Il Green Procurement potrebbe essere un utilestrumento per incoraggiare anche lutilizzo di

    compost in sostituzione di torbe o di altre ma-terie prime, in particolare nelle operazioni diarricchimento del terreno, nellutilizzo comemezzo di crescita, nella pacciamatura e nelleattivit paesaggistiche o di ripristino ambien-tale.Gli studi effettuati, infine, dimostrano chescegliere sulla base dellanalisi del ciclo di vi-ta prodotti a minor impatto ambientale com-porta una diminuzione dei costi di elettricit,di emissioni, di produzione di rifiuti, ecc. che sitraduce al contempo in un vantaggio per lam-biente e in un risparmio per la Pubblica Am-ministrazione.

    La normativa europea sul GPPCon il Sesto programma dazione ambientalelUE ha indicato, tra gli strumenti pi efficaciper perseguire lobiettivo prioritario dellaprevenzione e minimizzazione dei rifiuti, losviluppo una politica verde di approvvigiona-menti pubblici. Nel Libro Verde e nella Co-municazione sulla Politica integrata dei pro-dotti centrale il richiamo della Commissio-ne affinch gli Stati membri elaborino e ren-dano accessibili al pubblico appositi piani diazione per lintegrazione delle esigenze am-bientali negli appalti pubblici, che dovrannocontenere una valutazione della situazioneesistente e stabilire obiettivi di ampia portata.Tali piani dovrebbero essere sottoposti a revi-sione ogni tre anni, e, pertanto, anche se nonsaranno giuridicamente vincolanti, dovrebberofavorire una maggiore considerazione degliaspetti ambientali negli appalti pubblici enuove iniziative di sensibilizzazione, consen-tendo agli Stati membri di scegliere le solu-zioni che pi si adattano al loro quadro politi-co e al livello gi raggiunto, e permettendocontemporaneamente lo scambio delle mi-gliori pratiche in materia. Ma il contributo pi importante allo sviluppodel GPP venuto con le Direttive 2004/17/ECe 2004/18/EC che regolano laggiudicazionedegli appalti pubblici e che inseriscono a pienotitolo le caratteristiche ambientali tra i criteridi preferenza negli acquisti della PubblicaAmministrazione. La Direttiva 2004/18/ECchiarisce in che modo le amministrazioni ag-giudicatrici possono contribuire alla tuteladellambiente e alla promozione dello svilup-po sostenibile garantendo loro al tempo stessodi poter ottenere per i loro appalti il migliorrapporto qualit/prezzo. Lart. 23, tra le mo-dalit con cui formulare le specifiche tecni-che, prevede che esse siano espresse in ter-mini di prestazioni o di requisiti funzionali,che possono includere anche caratteristicheambientali, e d la possibilit alle Ammini-strazioni di utilizzare, ai fini della prescrizio-ne delle caratteristiche ambientali, le specifi-che definite dai marchi ecologici europei enazionali. I prodotti o servizi in possesso del

    11Il nome del concorso la tra-duzione di un detto cinese.12 Regolamento (CE) n.761/2001 del Parlamento euro-peo e del Consiglio del 19 mar-zo 2001, sulladesione volontariadelle organizzazioni ad un siste-ma comunitario di ecogestione eaudit (EMAS) , (GU L 114 del24.4.2001)13 Pu essere utilizzata qualsiasialtra etichettatura ecologica pur-ch 1) le specifiche siano appro-priate, 2) i requisiti per letichet-tatura siano elaborati sulla scor-ta di informazioni scientifiche; 3)le eco-etichettare siano adottatemediante un processo di consul-tazione di tutte le parti interessate(art. 34, punto 6, pag. 26).14 Il possesso delle capacit tec-niche pu essere dimostrato an-che attraverso lesibizione di cer-tificati, rilasciati da organismiindipendenti, attestanti che il si-stema di gestione ambientale siaconforme a norme internaziona-li in materia.15 SEC (2004) 1050 del18/8/2004.12

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  • marchio ecologico, inoltre, sono pre-sunti conformi alle specifiche tecni-che definite nel capitolato doneri.Ugualmente importante lart. 27 conil quale uno Stato membro pu ob-bligare una Amministrazione a pre-cisare gli Organismi preposti a fornireinformazioni sugli obblighi relativialla tutela dellambiente nei Paesi dovesi svolgeranno le attivit da eseguire.Gli artt. 48 e 50, infine, richiedonoche gli operatori economici abbianole necessarie capacit tecniche e pro-fessionali che possono essere dimo-strate con il possesso di certificati ri-lasciati da organismi indipendenti at-testanti il rispetto di norme di gestio-ne ambientale, tra cui il sistema co-munitario di ecogestione ed audit(EMAS)12. La Direttiva 2004/17/CE nasce per ri-spondere a esigenze di semplificazionie di modernizzazione, nello spirito delLibro Verde sulla politica dei prodotti,in occasione della modifica della di-rettiva che coordinava le procedure diappalto degli enti erogatori di acqua edi energia, degli enti che fornisconoservizi di trasporto nonch degli entiche operano nel settore delle teleco-municazioni. Con essa lUE chiariscecome gli Enti che desiderano definirerequisiti ambientali nelle specifichetecniche di un determinato contrattopossono prescrivere le caratteristicheambientali, quali un metodo di produ-zione determinato, e/o gli effetti am-bientali specifici di gruppi di prodotti odi servizi. Le specifiche tecniche(art. 34) possono essere formulate an-che in termini di prestazioni o di re-quisiti funzionali che possono inclu-dere anche caratteristiche ambientali.In questo caso gli Enti possono utiliz-zare le specifiche dettagliate quali sonodefinite dalle eco-etichettature euro-pee, (multi)nazionali o da qualsiasi al-tra etichettatura13. Lart. 52, in parti-colare, consente, nei casi in cui la na-tura dei lavori richieda la dotazione diun sistema di gestione ambientale, didimostrare la capacit tecnica dello-peratore economico con il possesso diEMAS14.Un utile strumento di lavoro per leAmministrazioni che vogliono attuareuna politica di acquisti verdi il Ma-nuale europeo del Green Public Pro-curement15. Tra le indicazioni in essocontenute vi , in particolare, la racco-mandazione di tener conto, nellac-quisto di prodotti e servizi, dellaquantit dei rifiuti che generano, della

    loro pericolosit, e della quantit dimateriale che pu essere riciclato.

    La normativa nazionale del GPPIl decreto legislativo 5 febbraio 1997,n. 22, allart. 3 Prevenzione dellaproduzione di rifiuti prevede che leautorit competenti adottino, nellam-bito delle proprie attribuzioni, inizia-tive dirette a favorire, in via priorita-ria, la prevenzione e la riduzione dellaproduzione e della pericolosit dei ri-fiuti mediante lo sviluppo di tecnolo-gie pulite, la promozione di strumen-ti economici, eco-bilanci, sistemi dieco-audit, analisi del ciclo di vita deiprodotti, azioni di informazione e disensibilizzazione dei consumatori,ed, inoltre, la determinazione di con-dizioni di appalto che valorizzino lecapacit e le competenze tecniche inmateria di prevenzione della produ-zione di rifiuti. Allart. 4 Recuperodei rifiuti il decreto sancisce che, aifini di una corretta gestione dei rifiuti,le autorit competenti favoriscano lariduzione dello smaltimento anche at-traverso ladozione di misure econo-miche e la determinazione di condi-zioni di appalto che prevedano lim-piego dei materiali recuperati dai ri-fiuti al fine di favorire il mercato deimateriali medesimi; nello stesso arti-colo previsto, inoltre, che le autoritcompetenti possano promuovere e sti-pulare accordi e contratti di program-ma con i soggetti economici interes-sati al fine di favorire il recupero deirifiuti, con la possibilit di stabilireagevolazioni in materia di adempi-menti amministrativi ed il ricorso astrumenti economici. Le competenze individuate dal decretolegislativo n. 22/97 in materia di pre-venzione e recupero prevedono, tralaltro, che spetti allo Stato lindivi-duazione delle iniziative e delle azio-ni, anche economiche, volte a favorireil riciclaggio ed il recupero di materiaprima dai rifiuti, nonch promuovereil mercato dei materiali recuperati dairifiuti ed il loro impiego da parte dellaPubblica Amministrazione e dei sog-getti economici. In particolare, alcomma 4 dellarticolo 19, previstaladozione, da parte del Ministero del-lAmbiente e delle Tutela del Territo-rio, di un apposito decreto che fissi lecondizioni affinch gli uffici, gli entipubblici, e le societ a prevalente ca-pitale pubblico, anche di gestione deiservizi, coprano il fabbisogno annualedei manufatti e beni, indicati nel me-

    desimo decreto, con una quota di pro-dotti ottenuti da materiale riciclatonon inferiore al 30 per cento del fab-bisogno medesimo.Con riferimento alle competenze del-le Regioni, la Legge 21 dicembre2001, n. 443 Delega al Governo inmateria di infrastrutture ed insedia-menti produttivi strategici ed altri in-terventi per il rilancio delle attivitproduttive stabilisce (Articolo 1,comma 16) che entro 6 mesi le Regio-ni debbano emanare norme affinchgli uffici pubblici coprano il fabbiso-gno annuale di manufatti in plasticacon una quota di manufatti in plasticariciclata pari almeno al 40 per centodel fabbisogno stesso.La finanziaria 2002 (Legge n.448/2001) ha stabilito che le Ammini-strazioni dello Stato, delle Regioni,degli Enti locali e i gestori di servizipubblici e dei servizi di pubblica utili-t (pubblici e privati), per finalit ditutela ambientale correlate al poten-ziamento del settore della ricostruzio-ne dei pneumatici usati, debbano ac-quistare pneumatici ricostruiti nellamisura di almeno il 20% del totale de-gli pneumatici di ricambio delle loroflotte di autovetture e di autoveicolicommerciali ed industriali. In attuazione di quanto previsto dalD.Lgs.22/97 stato emanato il DM 8maggio 2003 n. 203 che ha indivi-duato regole e definizioni affinch leRegioni adottino disposizioni, desti-nate agli enti pubblici e alle societ aprevalente capitale pubblico, anche digestione dei servizi, che garantiscanoche manufatti e beni realizzati conmateriale riciclato coprano almeno il30% del fabbisogno annuale. Si pos-sono considerare prodotti con mate-riale riciclato quei manufatti o queibeni che sono stati realizzati con unaprevalenza in peso di materiale rici-clato. Per il calcolo della prevalenzain peso dei materiali riciclati si fa rife-rimento al materiale stesso e non ai ri-fiuti. Per ciascuna categoria di prodot-to il quantitativo rappresentante ilfabbisogno annuale di manufatti e be-ni espresso nellunit di misura attaad identificare lunit di prodotto. Perquelle categorie di prodotto per lequali ci non possibile si fa riferi-mento allimporto annuo destinato al-lacquisto di manufatti e beni apparte-nenti alla stessa categoria di prodotto.Lobbligo di copertura del 30% delfabbisogno annuale di manufatti e be-ni appartenenti a ciascuna categoria di 13

    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

  • prodotto riguarda enti pubblici e societ a pre-valente capitale pubblico, anche di gestionedei servizi, e si riferisce a manufatti e beni fat-ti con materiale riciclato iscritti nel Reperto-rio del Riciclaggio che stato istituito dallostesso decreto e che rappresenta una sorta dicatalogo dei beni riciclati disponibili sul mer-cato con lindicazione della congruit delprezzo.Le richieste per liscrizione nel Repertorio delriciclaggio sono esaminate da una appositaCommissione istituita con Decreto del Mini-stero dellAmbiente e della Tutela del Territo-rio del 9 ottobre 2003, che composta da novemembri: quattro designati dal Ministro del-lAmbiente e della Tutela del Territorio, duedal Ministro delle Attivit Produttive, uno dalMinistro della Salute, e due dal Presidentedella Conferenza dei Presidenti delle Regioni.Detta Commissione si avvale della consulen-za tecnica dellAPAT. Le funzioni di segrete-ria sono svolte dallOsservatorio Nazionaledei Rifiuti. La Commissione ha gi iniziato ilavori e le decisioni adottate riguardano lin-dividuazione delle problematiche comuni (li-mite in peso, prevalenza in peso, congruiteconomica, metodologia di calcolo.), e la-nalisi per settore. Sono state emanate la Cir-colare 8 giugno 2004 relativa al settore tessi-le e dellabbigliamento e la Circolare 4 agosto2004 relativa al settore plastico con annessolelenco, esemplificativo e non esaustivo, deimateriali riciclati e delle categorie di prodottiottenuti con materiale riciclato.

    La normativa regionale del GPPL.P. della Provincia autonoma di Trento n.5/1998 La Provincia ed i Comuni sono ob-bligati ad acquistare almeno il 50% di carta ri-ciclata;L.R. della Regione Basilicata n. 25/1993 Gli Uffici della Regione e quelli da essa di-pendenti sono obbligati ad acquistare almeno il30% di carta riciclataL.R. della Regione Lazio n. 27/1998 Gli Uf-fici della Regione e quelli degli Enti locali de-vono acquistare almeno il 40% della carta ri-ciclata.L.R. della Regione Liguria n. 18/1999 Gliuffici della Regione, delle Provincia e dei Co-muni sono obbligati ad acquistare entro dueanni il 60% di carta riciclata, e devono prov-vedere alla raccolta differenziata di carta ecartone.L.R. della Regione Umbria n. 21/1998 Gliuffici della Regione e quelli da essa dipenden-ti sono obbligati ad acquistare il 60% di cartariciclata, entro cinque anni, e alla raccolta dif-ferenziata della carta.L.R. della Regione Val dAosta n. 46/1991 -Gli uffici della Regione e quelli da essa di-pendenti devono acquistare almeno il 20% dicarta riciclata. Per gli Enti pubblici previsto

    un rimborso pari al 40% del costo per ogniquintale di carta acquistato.L.R. della Regione Liguria n. 18/1999 - Gliuffici della Regione, delle Province e dei Co-muni sono obbligati ad acquistare entro dueanni il 60% di carta riciclata e a provvederealla raccolta differenziata di carta e cartoneL.R. della Regione Veneto n. 3/2000 - Tuttigli enti pubblici sono tenuti ad acquistare unaquota di carta riciclata pari ad almeno il 40%del proprio fabbisogno annuale;L.R. della Regione Umbria n. 24/2001 In-centivazione degli ammendanti ai fini dellatutela della qualit dei suoli Prevede con-tributi per favorire lo sviluppo di pratiche digestione e impiego degli ammendanti compo-stati nellattivit agricola al fine anche di in-centivare lutilizzo di prodotti anche originatidalla raccolta differenziata dei rifiuti.Regione Lazio, Deliberazione C.R. n. 112 del10/7/2002 Piano gestione Rifiuti A tuttigli uffici pubblici dellamministrazione regio-nale, provinciale, dei Comuni, dei Consorzi diComuni e delle Comunit montane del terri-torio; agli Enti, Aziende e Istituti di emana-zione degli Enti Locali fatto obbligo di uti-lizzare, per le necessit interne, carta e carton-cino ad uso grafico e tipografico, ottenuti in-tegralmente o prevalentemente da materialiriciclati in misura non inferiore al 50% delfabbisogno annuo complessivo, fino a rag-giungere la percentuale del 75% nel 2006;medesimo obbligo vale per lutilizzazione e ilconsumo interno degli imballaggi in cartonenonch per lutilizzo di cartucce toner, nastridi inchiostro rigenerato per stampanti e foto-copiatrici ed altri generi esauribili per linfor-matica, per quote non inferiori al 30% dei fab-bisogni; medesimo obbligo vale per lutiliz-zazione nellambito della realizzazione diopere pubbliche di un quantitativo minimopari al 30% di utilizzo di materiali riciclati;gli Enti Locali e le Amministrazioni di secon-do livello provvedono a modificare i capitola-ti dappalto per lutilizzo di materiali riciclatiderivanti da operazioni di costruzione, ristrut-turazione e demolizioni nelledilizia per unapercentuale non inferiore al 30%.L.R. della Regione Lazio n. 26/2003 Sonopreviste sanzioni economiche per coloro chenon utilizzano per le proprie mense contenito-ri e stoviglie riutilizzabili o biodegradabili.Lart. 22, inoltre, prevede lesclusione del-lente, azienda, o altro soggetto dallaccesso afondi o finanziamenti regionali qualora nonottemperi agli obblighi di acquisti verdi, noneffettui la raccolta differenziata nei propri uf-fici, e infine non utilizzi materiali riutilizzabi-li nella somministrazione di cibo e bevandenelle proprie mense.

    Iniziative di diffusione del GPP europee e in-ternazionali

    16 Il Progetto stato sviluppatonellambito del V ProgrammadAzione ambientale dellUE,azione chiave City of tomorrowand cultural heritage.17 Il Progetto stato finanziatocon i Fondi Life 02ENV/IT/000023, task 2.218 Oggetto: Integrazione dei cri-teri ed indirizzi regionali per lapianificazione e la gestione dei ri-fiuti in materia di imballaggi, ri-fiuti di imballaggio ed apparec-chi contenenti PCB/PCT19 Piano di azione ambientaledella Regione Toscana14

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  • A livello internazionale, numerose so-no le iniziative di GPP dei Paesi ade-renti allOCDE legate al raggiungi-mento dellobiettivo della riduzionedei rifiuti. Negli Stati Uniti fin dal 1993 lAgen-zia Americana per la Protezione del-lAmbiente (US-EPA) ha dato agli or-ganismi federali indicazioni per unapproccio globale in grado di svilup-pare dei mercati pubblici ecologici. Alivello locale e governativo laccento messo sugli acquisti di prodotti checontengano materiale riciclato, spe-cialmente per quanto riguarda la car-ta. Nel 1998 un decreto sulla ecolo-gizzazione dei poteri pubblici attra-verso la prevenzione dei rifiuti, il rici-claggio e gli acquisti federali ha datouna ulteriore spinta agli acquisti eco-logici. Tra i diversi studi effettuati segnalia-mo il Manuale Guida verde per gliacquisti delle Pubbliche Amministra-zioni (OCSE 2000), e il recente Rap-porto Waste contract design and ma-nagement for enhanced waste minimi-sation (OCSE, giugno 2004) chepresenta i risultati di due studi con-dotti dal Working Group on WastePrevention and Recycling, da cuiemerge che nonostante lobiettivodella prevenzione nel campo dei rifiu-ti sia considerato prioritario a livellointernazionale, la gestione dei rifiutiurbani ancora ad uno stadio infan-tile, e soltanto alcune Autorit localihanno intrapreso esperienze basate suquesto nuovo approccio. Laddovequesto stato fatto sono stati conse-guiti vantaggi su tutte e tre le dimen-sioni della sostenibilit: economica,sociale e ambientale (www.oecd.org).Diversi progetti per la promozione delnuovo approccio nella gestione e mi-nimizzazione dei rifiuti sono stati av-viati dallICLEI, Associazione inter-nazionale che riunisce 390 Ammini-strazioni locali impegnate nello svi-luppo sostenibile, di cui 190 europee.Tra i principali vi sono il ProgettoLEAP, coordinato dalla Citt di Lei-cester che attraverso lapplicazione distrumenti di acquisti collettivi mira asuperare le barriere che impedisconolo sviluppo degli acquisti verdi; ilProgetto Waste Solutions che intendeaumentare la diffusione dellinforma-zione sul tema della prevenzione e ge-stione dei rifiuti; i Progetti Eco-pro-curement survey e Relief Euro-pean research project on procure-ment16 che attraverso unindagine

    sui vantaggi che possono derivare al-lambiente da una politica di acquistiverdi, hanno individuato una serie distrategie per la diffusione del GreenProcurement (www.iclei-europe.org).Dai risultati del progetto di ricercaRELIEF, pubblicati dallICLEI nelmaggio 2002 con il documento Buyit Green, emerso che le esperienzedi GPP realizzate dalle citt che parte-cipano al progetto sono state moltodiverse tra loro, e tra queste leccel-lenza rappresentata dal Comune diKolding, in Danimarca, che acquistala percentuale pi alta di prodotti ver-di, avendo inserito gi dal 1998 i cri-teri ecologici nel 70% degli accordiquadro relativi allacquisto di beni eservizi, pari al 6% delle spese totaliper beni e servizi. I membri dellI-CLEI hanno votato lEco-procure-ment quale uno dei cinque temi piimportanti che devono essere affron-tati a livello globale.

    Le iniziative di GPP della PubblicaAmministrazione in ItaliaLa determinazione di una PubblicaAmministrazione ad intraprendereprogetti di GPP deve essere supportatada strumenti metodologici per deter-minare i criteri di preferibilit am-bientali dei prodotti nelle proceduredi acquisto. A tale scopo un primoprogetto Preparazione e applicazio-ne sperimentale di strumenti per ladiffusione di politiche di acquisto cor-rette ed ambientalmente sostenibili daparte degli enti pubblici stato pro-mosso nel 2001 dallAPAT. Il Progettosi concluso con la pubblicazione delManuale delle caratteristiche deiprodotti ambientalmente preferibilida utilizzare nelle procedure di acqui-sto della Pubblica Amministrazione. A maggio 2004 lARPA Lazio, con lapromozione dellAssessorato allAm-biente della Provincia di Roma, hapubblicato il Manuale operativoGPP. Alla Provincia di Genova si deve latraduzione in Italiano del ManualeOCSE Guida verde per gli acquistidelle pubbliche amministrazioni: pro-blemi e soluzioni pratiche. La Provincia di Cremona ha avviato ilProgetto GPPnet La rete degli acqui-sti verdi17 che mira a diffondere lepratiche di GPP sul territorio provin-ciale attraverso la costituzione di unarete di Amministrazioni pubblicheche lo attueranno in via sperimentale.Nellambito di tale progetto la Pro-

    vincia di Cremona ha prodotto trepubblicazioni: il documento Appaltipubblici e criteri ecologici (gennaio2003), che fornisce unanalisi dellanormativa nazionale e comunitaria edel contesto per linserimento dei cri-teri ambientali nei bandi di gara; unopuscolo informativo (maggio 2003)che offre una panoramica delle tema-tiche rilevanti ai fini dellattuazionedel GPP; il documento Gerarchia de-gli impatti (luglio 2003) che forniscematrici e tabelle per la costruzionedella gerarchia degli impatti ambien-tali dei prodotti e servizi degli Enti lo-cali.La Regione Emilia Romagna con de-liberazione n. 2003/100718 ha indivi-duato tra gli strumenti per promuoverele azioni di prevenzione: strumenti volontari, e tra questi diparticolare interesse per il settoredegli imballaggi e dei rifiuti di im-ballaggio, gli accordi ed i contratti diprogramma;

    strumenti di sostegno orizzontali,ed, in particolare, il green procure-ment, vale a dire incentivi al consu-mo verde.

    La Regione Toscana19 sta collaborandocon lICLEI per introdurre i principidel GPP nel proprio sistema di acquistie appalti adeguando alla realt dellastruttura regionale lo standard inter-nazionale che lICLEI ha gi speri-mentato in molti altri Paesi. Alla finedel 2004 previsto il completamentodei lavori. Successivamente la Regionetrasferir questa esperienza agli altriEnti locali, prevedendo listituzionedi un premio annuale rivolto alle am-ministrazioni che perseguiranno lin-troduzione della sostenibilit e delle-co-efficienza nel loro sistema di ac-quisti. La Regione Umbria, con la misura 6.cdel Programma Operativo Regionale(POR), finanzia un corso di formazio-ne per dirigenti e funzionari della Re-gione, Provincia ed Enti Locali peracquisire competenze sullorienta-mento del consumo e lintegrazionedi prodotti a basso impatto ambientalee conversione degli approvvigiona-menti delle pubbliche amministrazio-ni verso prodotti e servizi a basso im-patto ambientale.Il Protocollo dintesa sottoscritto il 15aprile 2004 dalla Provincia di Torino,dallARPA Piemonte, dai Comuni diCesana Torinese, Chieri, Collegno,Grugliasco, Poirino, Torino, dalla Co-munit Montana Bassa Valle di Susa e 15

    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

  • Cernischia, dallAGESS, dal Consorzio Pra-catinat, da Torino Internazionale, dal Torocper la Promozione degli acquisti pubbliciecologici, mira a raggiungere i seguentiobiettivi:1. limitare, sostituire o eliminare progressiva-mente lacquisto di prodotti tossici, perico-losi, difficilmente smaltibili o comunque asignificativo impatto ambientale;

    2. preferire prodotti/servizi a pi lunga dura-ta, facilmente smontabili e riparabili, ad al-ta efficienza energetica, ottenuti con mate-riali riciclati/riciclabili, recuperati o da ma-terie prime rinnovabili, e che minimizzanola produzione di rifiuti;

    3. promuovere nelle proprie scelte di acquistola diffusione di tecnologie ecologicamentecompatibili, tecniche di bio-edilizia, siste-mi di produzione a ridotto impatto ambien-tale e sistemi pubblici di etichettatura eco-logica dei prodotti (es. Regolamento CE1980/2000) che tengano conto dellinterociclo di vita dei prodotti/servizi da acqui-stare;

    4. inserire nei criteri di aggiudicazione ele-menti ambientali che comportino un van-taggio economico allamministrazione, va-lutato tenendo conto dei costi sostenuti lun-go lintero ciclo di utilizzo del pro-dotto/servizio.

    LAccordo di Programma tra la Regione Ve-neto e i gestori degli impianti di compostag-gio del Veneto promuove lutilizzo del Com-post Veneto presso le Associazioni di catego-ria interessate, gli Enti e i Comuni per la ma-nutenzione del verde pubblico e per altri im-pieghi compatibili, quale strumento per lotti-mizzazione della raccolta differenziata ancheattraverso il recupero della frazione organicadei rifiuti, finalizzato alla produzione di am-mendante compostato di qualit, in particolaredel Compost Veneto. Il Contratto di Programma sottoscritto il19/12/2000 dalla Regione Emilia Romagna,dal Consorzio Italiano Compostatori e dalleAziende consorziate finalizzato alla realiz-zazione di una campagna informativa tesa adincrementare luso del compost.Sul fronte della diffusione dellinformazioneper favorire le pratiche degli acquisti verdi di-verse iniziative sono state avviate anche dallaProvincia di Bologna, da quella di Ferrara, daquella di Reggio Emilia e da quella di PesaroUrbino.Vanno, infine, ricordati i Protocolli di intesatra Federambiente e il Coordinamento delleAgende 21 locali e tra Federambiente e UPIper la prevenzione e la minimizzazione dei ri-fiuti.

    I marchi ecologiciMolto spesso difficile identificare le caratte-ristiche ambientali dei prodotti anche a causa

    della scarsit di informazioni sugli effetti cheessi possono avere sullambiente. Questa ca-renza stata affrontata attraverso diversi ap-procci. Lavvio degli acquisti ecologici statosegnato dalle etichette basate su di un solocriterio ambientale, largamente accettato a li-vello internazionale e correlato ad una speci-fica priorit (quale ad esempio la riduzionedel consumo energetico, o leliminazione deiCFC, o il riciclaggio, ecc.) che pu, quindi,essere direttamente riferibile al prodotto e fa-cilmente identificabile dal consumatore, dicui sono un esempio i marchi basati sulleffi-cienza energetica. Occorre dire, tuttavia, che dal punto di vistaambientale non si pu escludere che leffi-cienza basata su di un singolo criterio nonpossa comportare degli impatti negativi gene-rati da altre caratteristiche del prodotto. Lanecessit di superare tali limiti comporta ne-cessariamente un approccio fondato sullinte-ro ciclo di vita del prodotto. Attualmente nellamaggior parte dei Paesi sono stati creati deisistemi di etichette basati su criteri multipli.Molti dei labels adottati dai Paesi dellOCSEhanno il sostegno della Pubblica Amministra-zione. I marchi ecologici, siano essi nazionali o del-lUE, indicano prodotti di eccellenza ambien-tale (Libro verde sulla politica integrata rela-tiva ai prodotti) tra quelli immessi sul mercatoe garantiscono una buona qualit minima(adeguatezza alluso). Sotto questo punto divista svolgono un ruolo importante ai fini delconsumo sostenibile, in quanto definiscono,in modo credibile e trasparente, un limite checontraddistingue i prodotti pi compatibilicon lambiente da quelli meno compatibili.Per una serie di categorie di prodotti sono di-sponibili informazioni relative al prodotto po-ste sul prodotto stesso grazie ad etichettatureverificate da terzi (ISO tipo I), come avvieneper il marchio europeo di qualit ecologica oEcolabel. Le dichiarazioni e le autodichiara-zioni ecologiche, ISO tipo II, sono probabil-mente gli strumenti che verranno utilizzati suvasta scala in un prossimo futuro. La Com-missione europea sta ultimando delle lineeguida per la presentazione e la valutazionedelle autodichiarazioni ambientali da partedei produttori e dei distributori per evitare ilrischio di dichiarazioni ingannevoli. Le di-chiarazioni ambientali relative ai prodotti(ISO tipo III) sono scarsamente diffuse sulmercato e utilizzate soprattutto nella comuni-cazione tra imprese. Pi precisamente la nor-ma ISO tipo III/TR 14025 consiste in dati am-bientali quantificati su tutti gli impatti signifi-cativi di un prodotto, in base alle procedure e airisultati di uno studio sul ciclo di vita, pi in-formazioni supplementari, ad esempio sui si-stemi di gestione ambientale o sugli aspettisociali, se del caso.

    20 Regolamento (CE) n. 1980 del17 luglio 2000.21 Si considerano parte dellEu-ropa Occidentale i quindici Sta-ti membri dellUE, la Svizzera,lIslanda e la Norvegia. 22 Fonte dei dati: Eurostat: Wastegenerated and treated in Europe,edition 2003.16

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  • LEcolabel europeo20 un sistema adadesione volontaria che premia, con ilmarchio di qualit ecologica contrad-distinto da un fiore, i prodotti e i ser-vizi migliori dal punto di vista am-bientale, che possono cos diversifi-carsi dai concorrenti presenti sul mer-cato in quanto letichetta attesta che ilprodotto o il servizio ha un ridotto im-patto ambientale nel suo intero ciclodi vita. La Commissione Europea, con il sup-porto degli Stati Membri, definisce igruppi di prodotto/servizio che posso-no essere certificati, e per ciascuno diessi definisce i criteri ecologici chedevono essere rispettati ai fini del ri-lascio del marchio. I criteri sono defi-niti in modo tale da ridurre gli impattiambientali negativi (qualit dellaria edellacqua, rifiuti, consumo energeti-co, ecc.) individuati a seguito della-nalisi dellintero ciclo di vita del pro-dotto/servizio. Possono essere eti-chettati i prodotti di largo consumo(con leccezione di alimenti, bevandee medicinali) e i servizi. Inoltre, la ga-ranzia del marchio Ecolabel rilevatadalliter del suo rilascio che viene de-liberato da un Organismo indipenden-te di nomina interministeriale (Comi-tato Ecolabel-Ecoaudit), attraverso uncontrollo selettivo e indipendente ef-fettuato dallAPAT-Settore Ecolabel,offrendo al contempo al consumatoreun parametro di scelta valido e soste-nibile e allazienda la possibilit didistinguersi tra le altre aziende delsettore. Un altro degli strumenti di comunica-zione pensato per essere usato princi-palmente dallindustria e dalle Pub-bliche Amministrazioni come fonte diinformazioni oggettive e comparabilisulla qualit ambientale di prodotti eservizi la Dichiarazione Ambientaledi Prodotto (DAP). Tali informazionihanno carattere esclusivamente infor-mativo, e la dichiarazione non contie-ne criteri di valutazione, preferibilito livelli minimi che la prestazioneambientale debba rispettare.

    I sistemi di gestione ambientaleIl problema della carenza di informa-zioni ambientali potrebbe migliorarese le imprese rafforzassero la loro ca-pacit di conoscere e di tenere sottocontrollo i dati ambientali relativi alleloro attivit produttive e ai loro pro-dotti. A questo scopo nelle gare dap-palto dovrebbero essere introdotti degliincentivi per la messa a disposizione

    di informazioni ambientali. Il posses-so della certificazione ISO 14001 odella registrazione EMAS potrebberoessere un requisito delle gare di ap-palto in quanto questi strumenti favo-riscono la raccolta e la diffusione diinformazioni ambientali.LISO 14001 (International Organi-zation for Standardization), sviluppatonellambito di accordi fra imprese, uno standard internazionale che puessere attuato da qualsiasi tipo di or-ganizzazione che intende conseguireun miglioramento degli impatti am-bientali delle proprie attivit, attraver-so ladozione di un sistema di gestio-ne ambientale. EMAS lacronimo del Regolamentoeuropeo n. 761/01 Environmentalmanagement and audit scheme - chemira a favorire una migliore gestionedelle prestazioni ambientali delle or-ganizzazioni, attraverso lindividua-zione di obiettivi di miglioramentoambientale rispetto ai limiti stabilitidalla legge, lintroduzione di un siste-ma di gestione ambientale, la valuta-zione sistematica, obiettiva e periodi-ca dellefficacia di tale sistema, lin-formazione sulle prestazioni ambien-tali e il dialogo con il pubblico. Lor-ganizzazione deve rendere pubbliche,attraverso la dichiarazione ambienta-le, in modo chiaro e trasparente tuttele informazioni sullimpatto e sulleprestazioni ambientali delle sue attivi-t, nonch sul loro continuo migliora-mento. Tale dichiarazione deve essereconvalidata da un Verificatore Am-bientale Accreditato e inviata allOr-ganismo competente, in Italia il Co-mitato Ecolabel-Ecoaudit, che, con ilsupporto tecnico dellAPAT-SettoreEMAS, ne verifica la rispondenza airequisiti del Regolamento e ne delibe-ra liscrizione sul registro europeo e ilconseguente utilizzo del logo.

    1.2 LAPRODUZIONE E LAGESTIONE DEI RIFIUTINELLUNIONE EUROPEA

    Lelaborazione delle statistiche sullaproduzione e gestione dei rifiuti a li-vello comunitario ha dimostrato comesia difficile comparare i dati dei diver-si Paesi, a causa della disomogeneitnei metodi di raccolta delle informa-zioni e della non univocit delle defi-nizioni di rifiuto. Una soluzione a taleproblema potr venire dal recente Re-golamento comunitario (EC)

    2150/2002 sulle statistiche dei rifiutiche, quando verr pienamente attuato,migliorer significativamente la dis-ponibilit e la confrontabilit dei dati. In questa parte del Rapporto ci si ba-sati sulla elaborazione effettuata daEUROSTAT dei dati del questionarioOCSE 2002. In alcuni casi, i dati rela-tivi ad alcuni settori non sono dispo-nibili per tutti i Paesi, come ad es. peril settore dellagricoltura e per quellodelle costruzioni, in altri casi essi pre-sentano unalta variabilit tra i diversiPaesi che fa pensare alluso di meto-dologie di misurazione non omoge-nee. Sulla base delle stime effettuateda EUROSTAT tra il 1998 e il 2001nei Paesi dellEuropa occidentale21sono stati generati circa 2,2 miliardidi tonnellate di rifiuti, e 550 milioni ditonnellate nei Paesi che dal 2004 fannoparte dellUnione europea (UE). Que-sto dato aggregato include tutti i rifiu-ti prodotti dallindustria e dal consu-mo. I rifiuti industriali comprendonoanche quelli pericolosi. La tabella 1.1mostra la produzione di rifiuti totale epro capite in Europa. E da notare co-me le differenze tra i singoli Stati di-pendano anche dalle attivit economi-che prevalenti e dalle caratteristichedei rifiuti prodotti da ciascuna di esse. Nella maggior parte dei Paesi la fonteprimaria di rifiuti proviene dal settoredellagricoltura e delle foreste. NeiPaesi dellEuropa Occidentale incido-no fortemente il settore delle costru-zioni, circa il 31% dei rifiuti prodotti, equello delle miniere e delle cave conil 15%. Per contro, si deve registrarela forte differenza con i Paesi annessiin cui il settore delle costruzioni incideper circa il 3% e le miniere e le caveper il 31%. Per quanto riguarda i rifiuti urbani, trail 1998 e il 2001 i Paesi dellEuropaoccidentale ne hanno prodotto circa210 milioni di tonnellate, con una me-dia annua pro capite di circa 550kg/abitante per anno. Nello stesso pe-riodo si calcola che i Paesi annessi ab-biano prodotto annualmente 60 milio-ni di tonnellate di rifiuti urbani, conuna media vicina a 358 kg/abitanteper anno22.

    La tabella 1.2 mostra la produzionetotale e pro capite dei rifiuti urbaninei 15 Paesi dellUE. Lanalisi dei da-ti evidenzia che il Lussemburgo fa re-gistrare il pro capite di rifiuti urbaniprodotti pi elevato (673 kg/ab/a). Se-guono nellordine la Danimarca (662 17

    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

  • kg/ab/a) i Paesi Bassi (612 kg/ab/a), lIrlanda(607 kg/ab/a), la Spagna (599 kg/ab/a), laGermania (594 kg/ab/a), il Regno Unito (590kg/ab/a), lAustria (570 kg/ab/a), la Francia(545 kg/ab/a). LItalia si colloca al decimoposto con 516 kg/ab/a, seguita da Finlandia(471 kg/ab/a), Belgio (462 kg/ab/a), Portogal-lo (462 kg/ab/a), Svezia (442 kg/ab/a). LaGrecia con 431 kg/ab/a ha la pi bassa produ-zione di rifiuti urbani pro capite. (Tabella 1.2e Figura 1.1).Come si vede dalle tabelle 1.3 e 1.4, no-nostante negli ultimi anni si registri una leg-gera diminuzione della quantit di rifiuti con-feriti in discarica, questa opzione rimane an-cora quella maggiormente utilizzata in tutti iPaesi. La tabella 1.4 mostra la gestione totale dirifiuti urbani, e le diverse modalit di gestio-ne, in tutti e 25 i Paesi dellUE. Lanalisi dei

    dati evidenzia come, laddove minore il ri-corso alla discarica, pi alto lutilizzo del-lincenerimento con recupero di energia e dialtre forme di recupero. E il caso, ad esem-pio, della Danimarca, dove a fronte di un ri-corso alla discarica dell8%, si registra un uti-lizzo della termovalorizzazione di circa il60% e di altre forme di recupero pari a circa il32%. Decisamente diversa , invece, la situa-zione in Paesi come la Grecia e lIrlanda dovei rifiuti smaltiti in discarica rappresentano cir-ca il 91%. In Italia, dove notevoli sono i pro-gressi conseguiti in materia di termovaloriz-zazione e di altre forme di gestione dei rifiuti,risulta ancora elevato il ricorso alla discarica(67%). (Tabella 1.4 e Figura 1.2).NellEuropa occidentale sono stati prodottiannualmente, tra il 1997 e il 2001, circa 47milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, e si18

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    Austria 48.600 8.038,9 6,046Belgio 38.852 10.309,7 3,768Danimarca 13.031 5.368,4 2,427Francia 128.506 59.342,1 2,166Germania 405.049 82.440,3 4,913Grecia 33.130 10.988 3,015Irlanda 58.410 3.899,9 14,977Islanda 262 286,6 0,914Italia 72.749,79 56.993,7 1,276Lussemburgo 6.934 444,1 15,614Norvegia 8.517 45.24,1 1,883Paesi Bassi 39.214 16.105,3 2,435Portogallo 22.358,9 10.329,3 2,165Regno Unito 424.704 59.139,9 7,181Svezia 87.600 8.909,1 9,833Fonte: Elaborazione APAT (ultimo anno disponibile/popolazione 2002) su dati Eurostat

    Tabella 1.1 Produzione Rifiuti in Europa totale e pro capite

    Nazione Totale (1000 t*anno) Abitanti (1000) Pro capite (t/ab.*anno)

    Austria 2001 4.634 570Belgio 2001 4.746 462Danimarca 2001 3.560 662Finlandia 2001 2.440 471Francia 2001 32.174 545Germania 2001 48.836 594Grecia 2001 4.559 431Irlanda 2001 2.376 607Italia 2001 29.409 516Lussemburgo 2001 285 673Paesi Bassi 2001 9.790 612Portogallo 2001 4.696 462Regno Unito 2001 34.851 590Spagna 2001 26.340 599Svezia 2001 3.930 442Fonte: Elaborazione APAT su dati Eurostat: Energy, Transport and Environment Indicators, European Communities, 2004

    Tabella 1.2 Produzione Rifiuti Urbani nellUE (15) anno 2001Nazione Anno Totale (1000 t/a) Pro capite (kg/ab.*anno)

  • stima che annualmente circa 15 milio-ni di tonnellate siano stati prodotti nei10 Paesi di recente entrati a far partedellUE. In media in Europa sono ge-nerati circa 6 kg di rifiuti pericolosi

    ogni mille Euro di valore aggiuntoprodotto (Eurostat, European Com-mission, Waste generated and treatedin Europe, 2003 Edition).La tabella 1.5 relativa alla produzione

    dei rifiuti pericolosi evidenzia un an-damento diversificato tra i Paesi. InGermania, nella Repubblica Ceca, inUngheria, in Polonia, diminuita sen-sibilmente la loro produzione, mentre 19

    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

    Figura 1.1 Produzione pro capite dei rifiuti urbani nell(UE (15) - anno 2001

    Fonte: Elaborazioni APAT su dati EUROSTAT

    EU-25 296 292 297 295 290 283 281EU-15 292 286 288 286 279 273 276Belgio 222 203 192 152 140 134 124Repubblica Ceca 302 310 318 293 292 292 214Danimarca 96 82 65 67 68 67 55Germania 270 225 216 199 180 165 148Estonia 355 382 405 382 393 438 295Grecia 338 354 369 384 394Spagna 310 300 321 319 333 258 391Francia 236 248 249 249 245 241 235Irlanda 398 477 553 529Italia 419 377 370 361 377 380 341Cipro 595 588 593 598 601 610 630Lettonia 130 130 125 122 120 385Lituania 416 389 407 426 334 294 301Lussemburgo 160 163 144 145 140 138 137Ungheria 346 367 391 396 404 376 375Malta 362 344 472Paesi Bassi 158 115 70 54 40 57 50Austria 202 183 187 184 192 182 185Polonia 280 295 306 300 312 310 275Portogallo 211 242 274 316 362 334 314Slovenia 542 465 491 570 455 402 381Slovacchia 196Finlandia 268 275 281 294 280 306 301Svezia 139 141 144 147 122 98 99Regno Unito 414 441 462 456 470 469Fonte: Eurostat, Energy, Transport and Environment Indicators, European Communities, 2004

    Tabella 1.3 Rifiuti urbani conferiti in discarica pro capite (kg/ab.*anno) nellUE anni 1995-2001Paesi 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001

  • negli altri Paesi si registra un incremento, inalcuni casi, anche significativo (Paesi Bassi). La tabella 1.7 relativa allo smaltimento e altrattamento dei rifiuti pericolosi, evidenzia untenore in termini di recupero molto variabile edifficilmente confrontabile tra i diversi PaesidellUnione Europea. Con il termine smalti-mento si intende ogni operazione di gestionedei rifiuti che comporti il trattamento finale e losmaltimento in discarica. Esso pu compren-dere operazioni quali lincenerimento senzaproduzione di energia, il trattamento chimico,fisico, e biologico. Per trattamenti dei rifiutipericolosi si intendono quei processi fisici,termici, chimici o biologici che cambiano lecaratteristiche dei rifiuti per ridurne il volumeo la pericolosit, facilitandone lo smaltimentofinale. Dal momento che in generale le opera-zioni di gestione dei rifiuti pericolosi possonocomportare danni alla salute umana e/o al-lambiente, nel 1989 stata sottoscritta a li-vello internazionale la Convenzione di Basi-lea con la quale si inteso regolare il flussotransfrontaliero dei rifiuti pericolosi ed il lorosmaltimento nei Paesi di origine. Il ricorso alconferimento in discarica viene consideratodallUE come lultima opzione, cui far ricor-so quando sono state esaurite tutte la altre

    possibilit di trattamento. La quantit di rifiu-ti conferiti in discarica dipende, naturalmente,anche dalle politiche di gestione dei rifiutiadottate in ciascun Paese. Tra il 1997 e il 2001 si registra, nel complesso,un aumento dei quantitativi di rifiuti pericolo-si avviati a discarica. Lanalisi dei dati mostra come in alcuni Paesi,quali Spagna, Finlandia, Regno Unito, Bulga-ria, Estonia, e Romania una larga parte dei ri-fiuti pericolosi ancora smaltita in discarica.Tale opzione arriva ad oltre il 65% in Finlandiae in Romania, e ad oltre il 97% in Estonia. Perquanto riguarda il trattamento dei rifiuti peri-colosi sono la Germania e, in misura minore,la Spagna e lItalia, i Paesi in cui una ampiaparte di rifiuti pericolosi sono gestiti attraver-so operazioni di recupero. Per la Germania ta-le opzione rappresenta circa il 62% di tutta lagestione dei rifiuti pericolosi (Tabella 1.7).

    Dallanalisi dei dati emerge come lo sviluppoeconomico abbia portato, negli ultimi diecianni, ad un incremento della produzione di ri-fiuti. La loro stessa gestione, compresa la rac-colta e il trattamento, divenuta un nuovo set-tore economico. Parallelamente sono aumen-tati i principali impatti ambientali legati alla20

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    DICA

    TORI

    EU-25 238.908 14% 10% 54% 16% 6%EU-15 212.993 16% 11% 49% 18% 6%Belgio 4.746 19% 16% 27% 34% 4%Republica Ceca 2.865 15% 1% 70% 14% 0%Danimarca 3.560 18% 14% 8% 60% 0%Germania 48.836 27% 15% 25% 22% 11%Estonia 604 3% 2% 84% 0% 10%Grecia 4.559 8% 1% 91% 0% 0%Spagna 26.340 11% 10% 60% 6% 13%Francia 32.174 12% 13% 43% 32% 0%Irlanda 2.376 11% 1% 87% 0% 0%Italia 29.409 9% 8% 67% 9% 8%Cipro 490 0% 0% 90% 0% 10%Lettonia 2.254 1% 1% 81% 2% 14%Lituania 1.046 0% 0% 100% 0% 0%Lussemburgo 285 1% 14% 21% 44% 20%Ungheria 4.815 1% 0% 88% 8% 2%Malta 217 1% 14% 85% 0% 0%Paesi Bassi 9.790 22% 23% 8% 33% 14%Austria 4.634 23% 37% 30% 10% 1%Polonia 11.108 1% 3% 96% 0% 0%Portogallo 4.696 7% 6% 69% 19% 0%Slovenia 929 2% 7% 82% 0% 9%Slovacchia 1.588 2% 3% 78% 10% 7%Finlandia 2.440 24% 0% 64% 11% 1%Svezia 3.930 29% 10% 22% 38% 1%Regno Unito 34.851 10% 2% 80% 7% 0%Fonte: Eurostat, Energy, Transport and Environment Indicators, European Communities, 2004

    Tabella 1.4 Modalit di gestione dei rifiuti urbani in Europa anno 2001

    Paesi Rifiuti urbani1000 (t/a) Riciclo Compostaggio Discarica Incenerimento Altro

  • produzione/gestione dei rifiuti qualilinquinamento delle acque, la conta-minazione del suolo, le emissioni inatmosfera, e il possibile rischio per lasalute umana connesso con la produ-zione di polveri e gas nocivi. La politica UE nel campo dei rifiuti stata definita con la Risoluzione 97/C76/01, con la quale la prevenzione vie-ne riconosciuta lobiettivo primario daperseguire. Seguono in ordine di prio-rit il riuso, il riciclo, lincenerimento.

    In generale nelle normative vigenti alivello di diversi Paesi europei in ma-teria di gestione dei rifiuti, ed in parti-colare in materia di smaltimento indiscarica, possibile individuareprincipi ed obiettivi comuni finalizza-ti allattuazione di un ordine gerarchi-co di priorit. Specifiche disposizionilegislative mirano a: privilegiare quanto pi possibile ilrecupero di materia ed energia dai ri-fiuti, ponendo limiti sempre pi se-

    veri sullo smaltimento in discarica; limitare il contenuto organico dei ri-fiuti destinati alla discarica dal mo-mento che il materiale biodegrada-bile, oltre a essere causa di cedimen-ti e instabilit nel corpo della disca-rica, rendendo difficile mantenerelintegrit del sistema di copertura,rappresenta una delle principali fontidi emissione di metano, responsabi-le del riscaldamento dellatmosfera;

    vietare lo smaltimento di rifiuti che 21

    ANALISI DELCONTESTO E INDICATORI

    Figura 1.2 Modalit di gestione dei rifiuti urbani nei Paesi dellUE anno 2001

    Fonte: Elaborazione APAT su dati Eurostat, Energy, Transport and Environment Indicators, Europeanne Communities, 2004

    Belgio Regno UnitoDanimarca 252 287 Islanda 6 8Germania 13.079 9.686 11.372 Norvegia 650 631Grecia 450 350 391 Svizzera 831 1.043Spagna 1.708 3.394 3.063 Repubblica Ceca 6.005 2.817Francia 7.000 Estonia 7.273 6.200Irlanda 248 370 Cipro 50Italia 3.246 2.708 3.911 Lettonia 180 82Lussemburgo 200 197 Lituania 153 111Paesi Bassi 1.040 1.004 1.500 Ungheria 4.691 2.274 951Austria 595 972 MaltaPortogallo 668 Polonia 3.866 1.601Finlandia 485 Slovenia 170 68Svezia 154 Slovacchia 1.168 1.630Fonte: Eurostat, A selection of Environmental Pressure Indicators for the EU and Acceding Countries, Luxemborg, European Communities, 2003

    Tabella 1.5 Produzione rifiuti pericolosi in Europa anni 1990-1995-2000 (1.000*t)Paese 1990 1995 2000 Paese 1990 1995 2000

  • non abbiano subito un trattamento volto a ri-durre la pericolosit e a migliorare le carat-teristiche meccaniche dei rifiuti.

    Alcuni Paesi dellUE, quali Francia, Germa-nia e Austria, avendo introdotto nella proprialegislazione in materia di discariche limiti pibassi di quelli previsti dalla direttiva99/31/CE, sul contenuto di sostanza organicanei rifiuti ammessi allo smaltimento in disca-rica, hanno, di fatto, imposto il pretrattamentotermico di quasi tutte le tipologie di rifiuti daallocare in discarica. Nelle legislazioni austriaca e tedesca previ-sto, a partire, rispettivamente, dal 2004 e dal2005, il divieto di smaltire in discarica rifiuticon potere calorifico inferiore > di 6.000kj/kg.In Francia la legge 14/7/92 individua nellanno2002 il limite oltre il quale verranno ammessiin discarica, unicamente, i cosiddetti rifiutiultimi; quei rifiuti, cio che risultano da un

    processo di trattamento dei rifiuti, e che nonsono pi suscettibili di essere trattati nellecondizioni tecniche ed economiche del mo-mento, specialmente al fine dellestrazionedella parte valorizzabile o per la riduzionedelle sue caratteristiche inquinanti o perico-lose.In Germania la pratica dello smaltimento deirifiuti in discarica viene decisamente subordi-nata alla riutilizzazione ed al riciclo dei pro-dotti e quindi presa in considerazione solo inmancanza di alternative, e a valle di un tratta-mento preliminare atto a ridurre il grado dipericolosit del rifiuto. I criteri per lammissi-bilit dei rifiuti in discarica prevedono limitisulla quantit di sostanza organica, espressacome perdita ponderale per incenerimento opercentuale di TOC, e sui parametri di consi-stenza del rifiuto quali la resistenza trasversa-le, la deformazione assiale e resistenza allacompressione non confinata.22

    ANAL

    ISI D

    ELCO

    NTES

    TO E IN

    DICA

    TORI

    Austria 120 Lussemburgo 444Belgio 75 Malta 11Bulgaria 96 Norvegia 139Cipro 73 Paesi Bassi 93Danimarca 36 Polonia 34Finlandia 231 Portogallo 58Francia 117 Regno Unito 87Germania 188 Repubblica Ceca 276Grecia 35 Romania 41Irlanda 94 Slovenia 34Islanda 28 Spagna 75Italia 87 Svezia 15Lettonia 35 Svizzera 144Lituania 32 Ungheria 93Fonte: Elaborazione APAT (ultimo anno disponibile/popolazione anno 2002) su dati Eurostat.

    Tabella 1.6 Produzione pro capite rifiuti pericolosi in Europa

    Nazione Pro capite (kg/ab.*anno) Nazione Pro capite (kg/ab.*anno)

    Figura 1.3 Produzione rifiuti pericolosi in Europa anni 1990-1995-2000 (1000*t)

    Fonte: Elaborazione APAT su dati Eurostat.

  • In Belgio, ed in particolare nella R-gion Wallonne, il Decreto 27/6/96 fis-sa linterdizione della messa in disca-rica dei rifiuti per i quali si sia accer-tato il rischio di tale tipo di smalti-mento oppure la possibilit di recupe-rare materia o energia. La messa indiscarica dei rifiuti organici biodegra-dabili non sar pi possibile a partiredal 1 gennaio 2010.In Italia, il D.Lgs. 36/2003 introduce, apartire dal 1 gennaio 2007, il divietodi smaltire in discarica i rifiuti con po-tere calorifico inferiore > 13.000kj/kg; tale disposizione imporr la ri-cerca di forme alternative di smalti-mento per quei rifiuti, quali, ad esem-pio, il fluff di macinazione degli auto-veicoli, dotati di un buon potere calo-rifico. Inoltre, i rigidi criteri di am-missibilit dei rifiuti in discarica fis-sati dal D.M. 13 marzo 2003, soprat-

    tutto, per quanto attiene al contenutodi sostanza organica [vedi i valori li-mite di concentrazione ammessi per iparametri: carbonio organico disciol-to (COD) e carbonio organico totale(TOC)], non consentiranno lo smalti-mento in discarica di molte tipologiedi rifiuti, attualmente ammesse, adelevato contenuto di sostanze organi-che, avviandole verso forme di tratta-mento termico.Anche se al momento troppo prestoper valutarne gli effetti, in futuro uncontributo alla prevenzione quantita-tiva dei rifiuti potrebbe venire dallaDirettiva IPPC che impone ai gestoridi evitare la produzione di rifiuti e in-dica, ai fini dellindividuazione dellemigliori tecnologie disponili (BAT),limpiego di tecniche a scarsa produ-zione di rifiuti e di sostanze meno pe-ricolose. Una serie di misure specifi-

    che di prevenzione qualitativa potran-no venire dalla futura strategia UEsulle sostanze chimiche (Libro Bian-co, febbraio 2001). Un elemento es-senziale di tali proposte il sistemaREACH (Registration, Evaluationand Authorisation of Chemicals) perla registrazione, la valutazione e lau-torizzazione delle sostanze chimicheche, in particolare, prevede: lobbligo, per i produttori e gli altriutilizzatori a valle, di valutare la si-curezza dei propri prodotti per laparte del ciclo di vita cui essi contri-buiscono, ivi compresi lo smalti-mento e la gestione dei rifiuti;

    la promozione delluso di sostanzemeno pericolose in sostituzione diquelle pericolose, in presenza di al-ternative idonee.

    Lattuazione di importanti direttivequali, ad esempio, la direttiva 23

    A