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1 Rapporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) sul trattamento da parte delle Forze della Coalizione dei prigionieri di guerra e di altre persone tutelate dalle Convenzioni di Ginevra in Iraq durante il loro arresto, la loro detenzione e i loro interrogatori - Febbraio 2004 - SOMMARIO Introduzione 1. Trattamento durante l’arresto 1.1 Notifica alle famiglie e informazioni per gli arrestati 2. Trattamento durante il trasferimento e la custodia preventiva 3. Trattamento durante gli interrogatori 3.1 Metodi di maltrattamento 3.2 Sezione dell’Intelligence militare, complesso della prigione di Abu Ghraib 3.3 Umm Qasr (JFIT) e Camp Bucca (JIF/ICE) 3.4 Precedenti interventi del Cicr nel 2003 sulla questione del trattamento 3.5 Accuse di maltrattamenti da parte della polizia irachena. 4. Trattamento nelle strutture di detenzione regolari 4.1 Condizioni generali di trattamento 4.2 Sezione dei “Prigionieri di rilievo”. Aeroporto Internazionale di Bagdad 5. Impiego della forza sproporzionato ed eccessivo nei confronti di prigionieri da parte delle autorità carcerarie 6. Sequestro e confisca dei beni personali appartenenti ai prigionieri 7. Esposizione dei prigionieri a mansioni pericolose 8. Protezione dei prigionieri dai bombardamenti CONTENUTO Nel presente “Rapporto sul trattamento da parte delle forze della Coalizione dei prigionieri di guerra e altre persone sotto tutela in Iraq” il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) attira l’attenzione delle

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Rapporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) sul trattamento da parte delle Forze della Coalizione dei prigionieri diguerra e di altre persone tutelate dalle Convenzioni di Ginevra in Iraq

durante il loro arresto, la loro detenzione e i loro interrogatori- Febbraio 2004 -

SOMMARIO Introduzione

1. Trattamento durante l’arresto1.1 Notifica alle famiglie e informazioni per gli arrestati2. Trattamento durante il trasferimento e la custodia preventiva3. Trattamento durante gli interrogatori3.1 Metodi di maltrattamento3.2 Sezione dell’Intelligence militare, complesso della prigione di Abu

Ghraib3.3 Umm Qasr (JFIT) e Camp Bucca (JIF/ICE)3.4 Precedenti interventi del Cicr nel 2003 sulla questione del

trattamento3.5 Accuse di maltrattamenti da parte della polizia irachena.4. Trattamento nelle strutture di detenzione regolari4.1 Condizioni generali di trattamento4.2 Sezione dei “Prigionieri di rilievo”. Aeroporto Internazionale di

Bagdad5. Impiego della forza sproporzionato ed eccessivo nei confronti di

prigionieri da parte delle autorità carcerarie 6. Sequestro e confisca dei beni personali appartenenti ai

prigionieri 7. Esposizione dei prigionieri a mansioni pericolose8. Protezione dei prigionieri dai bombardamenti

CONTENUTONel presente “Rapporto sul trattamento da parte delle forze dellaCoalizione dei prigionieri di guerra e altre persone sotto tutela in Iraq” ilComitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) attira l’attenzione delle

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Forze della Coalizione (da adesso in avanti denominate “FC”) su un certonumero di gravi violazioni del Diritto Umanitario Internazionale. Questeviolazioni sono state documentate e spesso osservate durante la visita aprigionieri di guerra, detenuti civili e altre persone tutelate dalleConvenzioni di Ginevra (da adesso in avanti denominati prigionieri,quando il loro status non sia specificatamente menzionato) in Iraq tra imesi di marzo e novembre 2003. Durante le sue visite ai luoghi direclusione delle FC, il Cicr ha raccolto delle accuse precise durantecolloqui privati con i prigionieri, in relazione al trattamento delle personesotto tutela ricevuto dalle FC durante la loro cattura, l’arresto, iltrasferimento, la reclusione e l’interrogatorio.

Le violazioni principali, che sono descritte nel presente rapporto del Cicr esono presentate in via confidenziale alle FC, includono:

• Violenza nei confronti delle persone tutelate al momento dellacattura e della custodia preventiva, che spesso hanno causato il lorodecesso o gravi ferite.

• Mancata notifica dell’arresto dei prigionieri ai loro famigliari, econseguente angoscia per i prigionieri e i loro famigliari.

• Coercizione fisica o psicologica durante gli interrogatori perstrappare delle informazioni.

• Prolungata reclusione in isolamento in celle senza luce naturale.• Utilizzo eccessivo e sproporzionato della forza contro prigionieri che

ha causato il decesso o il ferimento durante il loro periodo direclusione.

In questo rapporto sono altresì segnalati gravi problemi di comportamentoda parte delle FC che hanno avuto impatto sui prigionieri:

• Sequestro e confisca di beni personali appartenenti ai prigionieri.• Esposizione dei prigionieri a mansioni pericolose.• Custodia dei prigionieri in luoghi pericolosi, nei quali non erano al

riparo dai bombardamenti.

Secondo le dichiarazioni raccolte dai delegati del Cicr durante colloquiprivati con i prigionieri, il maltrattamento al momento della cattura erafrequente. Se determinate circostanze potrebbero richiedere delleprecauzioni difensive e l’impiego della forza da parte delle unità militari, ilCicr ha raccolto dichiarazioni di maltrattamenti che hanno fatto seguito

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alla cattura avvenuta a Bagdad, Bassora, Ramadi e Tikrit, il che indica uncomportamento sistematico in relazione al momento e ai luoghi in cui sisono verificati i comportamenti violenti durante l’arresto. La ripetizionedi tale comportamento da parte delle FC pare andare oltre ogniragionevole, legittimo e proporzionato impiego della forza necessaria acatturare i sospetti o a trattenere le persone che opponevano resistenzaall’arresto o alla cattura, e pare riflettere un modus operandisistematicamente adottato da parte di alcune unità militari delle FC.

Stando alle dichiarazioni raccolte dal Cicr, i maltrattamenti durante gliinterrogatori non erano sistematici, tranne per le persone arrestate inconnessione con presunti reati contro la sicurezza o che si ritenevarivestissero importanza per l’ “intelligence”. In questi casi i prigionierisotto la supervisione dell’Intelligence Militare erano ad alto rischio diessere sottoposti a una vasta gamma di duri trattamenti, che andavanodagli insulti, dalle minacce e dalle umiliazioni alla coercizione sia fisicache psicologica, che in alcuni casi equivalevano a tortura, allo scopo dicostringerli a cooperare con chi li interrogava.

Il Cicr ha altresì iniziato a documentare quello che appariva un diffusoimpiego di abusi e di maltrattamenti a opera della polizia irachena che èsotto la responsabilità delle Potenze Occupanti, tra cui minacce diconsegnare le persone in loro custodia alle FC, così da estorcere lorodenaro, effettiva consegna di tali individui alla custodia delle FC sulla basedi presunte false accuse, o richiesta di ordini o istruzioni alle FC permaltrattare durante gli interrogatori i prigionieri.

Nel caso di “detenuti di rilievo” custoditi presso l’AeroportoInternazionale di Bagdad, la loro prolungata detenzione, parecchi mesidopo il loro arresto, in stretto isolamento in celle sprovviste di lucenaturale per circa 23 ore al giorno ha costituito una grave violazione dellaTerza e della Quarta Convenzione di Ginevra.

Il Cicr si è altresì preoccupato per l’eccessivo e sproporzionato impiegodella forza da parte delle autorità carcerarie contro prigionieri coinvoltidurante la loro detenzione in rivolte o tentativi di fuga che hanno causatodecessi o gravi ferite. L’impiego di armi da fuoco contro prigionieri incircostanze in cui l’impiego di altri metodi avrebbe potuto produrre lo

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stesso risultato, equivale a una grave violazione del Diritto UmanitarioInternazionale. Il Cicr ha esaminato un certo numero di incidenti occorsiper colpi di arma da fuoco contro prigionieri con proiettili veri, che hannoprovocato il decesso o gravi ferite durante disordini da mettere inrelazione alle condizioni di detenzione o ai tentativi di fuga. Le indaginiiniziate dalle FC in merito a tali incidenti hanno concluso che l’impiegodelle armi da fuoco contro i prigionieri era legittimo. Tuttavia, avrebberopotuto essere presi dei provvedimenti non letali per ottenere i medesimirisultati, e per reprimere le rivolte o neutralizzare i prigionieri checercavano di fuggire.

Dall’inizio del conflitto il Cicr ha regolarmente portato le suepreoccupazioni all’attenzione delle FC. Le osservazioni riportate nelpresente rapporto sono in linea con quelle precedentemente fatte innumerose occasioni, oralmente e per iscritto, alle FC per tutto il 2003.Nonostante qualche miglioramento nelle condizioni materiali didetenzione, le dichiarazioni di maltrattamento perpetrato da membri delleFC contro i prigionieri hanno continuato a essere raccolte dal Cicr,lasciando così intendere che l’utilizzo dei maltrattamenti contro iprigionieri andava al di là di qualche caso sporadico e potrebbe esserepertanto considerato una pratica tollerata dalle FC.

Il rapporto del Cicr non ha la pretesa di essere esaustivo per ciò checoncerne la violazione del Diritto Umanitario Internazionale commessadalle FC in Iraq. Esso intende piuttosto illustrare le aree di priorità cherichiedono attenzione e azione correttiva da parte delle FC, ai sensi diquanto previsto dal Diritto Umanitario Internazionale.

Conseguentemente, il Cicr chiede alle autorità delle FC in Iraq quantosegue :

• Di rispettare sempre la dignità della persona umana, l’integrità fisicae la sensibilità culturale delle persone private delle loro libertà etenute sotto la loro custodia;

• Di instaurare un sistema di notifica degli arresti così da garantire unaveloce quanto accurata trasmissione delle informazioni alle famigliedei prigionieri;

• Di evitare qualsiasi forma di maltrattamento, di coercizione morale ofisica dei prigionieri in relazione ai loro interrogatori;

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• Di instaurare un regime di detenzione che assicuri il rispettodell’integrità psicologica e della dignità umana dei prigionieri;

• Di garantire a tutti i prigionieri un periodo di tempo sufficiente ognigiorno all’aperto e alla luce del sole, e che sia loro consentito di faremoto e esercizio fisico nel cortile esterno;

• Di definire e applicare i regolamenti e le sanzioni compatibili con ilDiritto Umanitario Internazionale per far sì che i prigionieri sianoesaurientemente informati al momento del loro arrivo su taliregolamenti e sanzioni;

• Di investigare esaurientemente le violazioni del Diritto UmanitarioInternazionale allo scopo di determinare le responsabilità e diperseguire chi venisse ritenuto responsabile di violazioni del DirittoUmanitario Internazionale;

• Di assicurare che le unità militari addette all’arresto e incaricate delservizio di detenzione all’interno delle strutture di detenzionericevano un addestramento adeguato, che consenta loro di operarenella maniera appropriata e di farsi carico delle proprie responsabilitànel momento in cui effettuano un arresto, senza ricorrere amaltrattamenti o a un impiego eccessivo della forza.

INTRODUZIONE

1. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (InternationalCommittee of the Red Cross, Cicr) è autorizzato dalle parti contraentile Convenzioni di Ginevra a monitorare la piena applicazione e ilrispetto della Terza e Quarta Convenzione di Ginevra per ciò checoncerne il trattamento dei prigionieri. Il Cicr ricorda alle particontraenti interessate, solitamente per via riservata, i loro obblighiumanitari in conformità a tutte le quattro Convenzioni di Ginevra e inparticolar modo alla Terza e alla Quarta Convenzione di Ginevra perciò che concerne il trattamento dei prigionieri, e ai sensi delProtocollo I del 1977 aggiuntivo delle Convenzioni di Ginevra, deldiritto consuetudinario, da loro confermato e ribadito, e i principiumanitari universalmente riconosciuti.

Le informazioni contenute in questo rapporto si basano sudichiarazioni raccolte dal Cicr nel corso di colloqui privati con i

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prigionieri nel corso delle visite effettuate nei luoghi di detenzionedelle Forze della Coalizione (FC) tra marzo e novembre 2003. Ledichiarazioni sono state esaurientemente controllate in modo tale dapresentare questo rapporto nel modo più possibile rispondente aifatti. Il presente rapporto si basa altresì su altri resoconti forniti o dasingoli prigionieri all’interno delle strutture di detenzione o damembri delle loro famiglie. Durante questo periodo il Cicr hacondotto 29 visite in 14 strutture di detenzione nelle zone centrali emeridionali del paese. Le testimonianze sono state raccolte a CampCropper (Core Holding Area, Military Intelligence Section, “HighValue Detainees” Section); le prigioni di Al-Salihyye, Tasferat e Al-Russafa; il centro detentivo di Abu Ghraib (compresi Camp Vigilante il Military Intelligence Section); Umm Qasr e Capo Bucca, cosìcome in svariati altri centri provvisori di detenzione come TalilTrans-Shipment Place, Camp Condor, Amarah Camp e l’ospedale dicampo di Shaibah.

Le condizioni nelle quali il Cicr può fare visita ai prigionieri nellestrutture di detenzione sono comuni a tutti i paesi nei quali operal’organizzazione. Possono essere definite come segue:

• Il Cicr deve avere accesso a tutti i prigionieri che nel loro luogodi detenzione rientrano nel suo mandato;

• Il Cicr deve essere in grado di parlare liberamente e in privatocon i prigionieri di sua scelta, registrandone i dati personali;

• Il Cicr deve essere autorizzato a ripetere la sua visita aiprigionieri;

• Il Cicr deve ricevere dalle autorità carcerarie la notifica degliarresti, dei trasferimenti e del rilascio dei prigionieri.

Ogni visita ai prigionieri è condotta in conformità con le procedureoperative del Cicr, elencate qui di seguito:

• All’inizio di ogni visita i delegati del Cicr parlano con leautorità carcerarie per presentare il mandato del Cicr e perillustrare lo scopo della visita, in modo tale da ottenere da lorodelle informazioni di carattere generale sulle condizioni delladetenzione, sulla popolazione carceraria complessiva, suimovimenti dei prigionieri (rilascio, arresto, trasferimento,decesso, ospedalizzazione).

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• I delegati del Cicr accompagnati dalle autorità carcerarieeffettuano un sopralluogo delle strutture di detenzione.

• I delegati del Cicr colloquiano riservatamente con persone daloro prescelte che siano private della loro libertà, senza limiti ditempo, in un luogo scelto liberamente da loro e se necessarioregistrandone la conversazione.

• Alla fine di ogni visita i delegati hanno un colloquio finale conle autorità carcerarie per informarli su quanto appurato dal Cicre per esprimere le eventuali raccomandazioni.

2. Scopo del presente rapporto è presentare le informazioni raccolte dalCicr con riferimento al trattamento dei prigionieri di guerra da partedelle FC, dei detenuti civili e di altre persone tutelate e private dellaloro libertà durante la fase dell’arresto, del trasferimento, delladetenzione e degli interrogatori.

3. I principali luoghi di detenzione nei quali hanno avuto luogopresumibilmente i maltrattamenti comprendevano i centri delle unitàmilitari; i settori dell’intelligence militare di Camp Cropper e ilcomplesso carcerario di Abu Ghraib; Al-Baghdadi, Heat Base eHabbania Camp nel governatorato di Ramadi; l’area detentiva diTikrit (l’ex Scuola Islamica di Saddam Hussein); una ex stazioneferroviaria a Al-Khaïm, vicino alla frontiera con la Siria, trasformatain una base militare; il palazzo del Ministero della Difesa e il PalazzoPresidenziale di Bagdad, gli uffici dell’ex mukhabarat di Bassora emolte stazioni della polizia irachena di Bagdad.

4. In gran parte dei casi le dichiarazioni di maltrattamento si riferivanoad atti intervenuti prima della reclusione dei prigionieri in strutture didetenzione regolare, mentre erano sotto la custodia delle autoritàaddette al loro arresto, o del personale dell’intelligence civile emilitare. Quando i prigionieri erano trasferiti alle normali strutture didetenzione, come quelle gestite dalla polizia militare, dove ilcomportamento delle guardie era strettamente controllato, imaltrattamenti del genere di quelli descritti in questo rapportosolitamente cessavano. In questi luoghi le violazioni delle clausole aisensi del Diritto Umanitario Internazionale per ciò che compete iltrattamento dei prigionieri erano il risultato di uno standard

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solitamente mediocre nelle condizioni di detenzione (reclusione alungo termine in strutture temporanee inadatte) o di un impiego dellaforza che è apparso eccessivo per reprimere le rivolte o per evitare itentativi di fuga.

1. TRATTAMENTO DURANTE L’ARRESTO

5. Le persone sotto tutela ascoltate dai delegati del Cicr hanno riferitouno schema pressoché costante per ciò che concerne il momento e lasituazione delle violenza perpetrate dai membri delle FC che learrestavano.

6. Gli arresti, come risulta da queste dichiarazioni, tendevano a seguireuno schema pressoché fisso. Le autorità militari addette all’arrestoentravano nelle case solitamente quando faceva buio, abbattendo leporte, svegliando bruscamente gli abitanti, urlando ordini,costringendo tutti i membri di una famiglia a rimanere in un’unicastanza sotto la custodia dei militari, mentre perquisivano il resto dellacasa abbattendo ulteriori porte, rompendo mobili e altre proprietàpersonali. Arrestavano quindi i sospetti, legavano loro i polsi sullaschiena con le manette flessibili di plastica, li incappucciavano e liportavano via. Spesso arrestavano tutti i maschi adulti presenti in unacasa, compresi i vecchi, i portatori di handicap o i malati. Iltrattamento spesso comprendeva spinte e insulti, puntavano loroaddosso i fucili, colpendoli o prendendoli a calci o li percotevanocon il calcio del fucile. Spesso gli individui venivano portati via conqualsiasi indumento stessero indossando al momento dell’arresto –spesso il pigiama o la sola biancheria intima – ed era loro negata lapossibilità di portare con sé degli oggetti personali essenziali, comecapi di abbigliamento, articoli per l’igiene personale, medicine oocchiali. Quanti si arrendevano presentandosi con una valigia, spessosi vedevano sequestrare e confiscare i beni personali. In molti casi ibeni personali erano sequestrati al momento dell’arresto, senza chevenisse loro consegnata alcuna ricevuta (vedi oltre, sezione 6).

7. Alcuni funzionari dell’intelligence militare delle FC hanno riferito alCicr che stando ai loro calcoli tra il 70 e il 90 per cento dei

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prigionieri in Iraq erano stati arrestati per errore. Hanno ancheattribuito la violenza di qualche arresto alla mancanza di un’adeguatasupervisione da parte delle unità militari addette all’arresto.

8. Ai sensi delle clausole del Diritto Umanitario Internazionale cheobbligano le FC a trattare i prigionieri di guerra e altre personesotto la loro protezione umanamente e a proteggerle contro atti diviolenza, minacce consimili, intimidazioni e insulti (Articoli 13, 14,17, 87 della Terza Convenzione di Ginevra, e Articoli 5, 27, 31, 32,33 della Quarta Convenzione di Ginevra) il Cicr chiede alleautorità delle FC di rispettare sempre e ovunque la dignità umana,l’integrità fisica e la sensibilità culturale dei prigionieri tenutisotto il loro controllo. Il Cicr chiede altresì alle autorità delle FC diassicurare che le unità militari addette all’arresto degli individuiricevano adeguato addestramento, che consenta loro di operare inmodo appropriato e di ottemperare alle proprie responsabilità senzaricorrere alla violenza o fare un impiego eccessivo della forza.

1.1 NOTIFICA AI FAMILIARI E INFORMAZIONI PER GLIARRESTATI

9. In quasi tutti i casi documentati dal Cicr, le autorità incaricatedell’arresto non hanno mai notificato chi fossero, dove fosse situatala loro base, né hanno mai spiegato i motivi dell’arresto.Analogamente, raramente hanno notificato all’arrestato o alla suafamiglia dove lo stessero portando e per quando tempo, dando cosìluogo di fatto alla sparizione dell’arrestato per settimane o mesi interiprima che un contatto fosse finalmente instaurato.

10. Quando gli arresti avvenivano in strada o ai checkpoint, lefamiglie non erano informate di quanto era capitato all’arrestato finoa quando non erano in grado di rintracciarli o ricevevano sue notizietramite persone che erano state anch’esse private della loro libertà ein seguito rilasciate, e facevano visita alle famiglie dei loro compagnidi reclusione, o tramite i Messaggi del Cicr. In assenza di un sistemaatto a notificare alle famiglie le circostanze dell’arresto e il centro didetenzione dove erano stati reclusi i loro familiari, molti sono rimastiper lunghi periodi senza sapere che cosa fosse accaduto ai loro

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familiari, anche per mesi, spesso temendo che la loro assenzaequivalesse al loro decesso.

11. Nove mesi dopo l’inizio del presente conflitto ancora non vi èun sistema soddisfacente e funzionante di notifica alle famiglie dellepersone catturate o arrestate, sebbene centinaia di arresti continuino aessere effettuati ogni giorno. Mentre i principali centri di reclusione(Camp Bucca e Abu Ghraib) fanno parte di un sistema centralizzatodi notificazione tramite il National Information Bureau ( i cui dativengono inoltrati elettronicamente al Cicr a intervalli regolari), altriluoghi di detenzione, come quelli di Mosul e di Tikrit non lo sono.Pertanto la notificazione da questi luoghi dipende unicamente dallacompilazione della carta di cattura o di reclusione, ai sensi dellaTerza e Quarta Convenzione di Ginevra. Dal marzo 2003 tali carte dicattura sono state spesso compilate senza cura, causando così unimmotivato ritardo di parecchie settimane o di mesi prima che ifamiliari fossero notificati della cattura di un parente, e spessocausando la totale mancata notificazione. E’ responsabilità delleautorità carcerarie verificare che ogni carta di cattura o di reclusionesia compilata accuratamente, così che il Cicr possa efficacementefarla avere ai familiari. L’attuale sistema dei Centri di InformazioneGenerale, General Information Centers (Cig), instaurato sotto laresponsabilità dei Centri di Coordinazione e Assistenza Umanitaria (Humanitarian Assistance Coordination Centers, Hacc) purcostituendo un miglioramento, resta inadeguato, poiché le famiglieche risiedono fuori dalle città più importanti non vi hanno accesso, leliste messe a disposizione non sono complete e spesso non sonoaggiornate né riportano i frequenti trasferimenti da un centro direclusione a un altro. In assenza di un’alternativa migliore, laconsegna da parte del Cicr di carte di cattura precise rimane ilsistema più affidabile, più veloce ed efficace per notificare lefamiglie, ammesso che le carte siano state correttamente edebitamente riempite. Il Cicr ha ripetutamente sollevato la questionedella notifica degli arresti alle famiglie con le autorità carcerarie sindal marzo 2003, compresi alcuni dei più alti livelli delle FCinformate nell’agosto 2003. Nonostante qualche miglioramento,centinaia di famiglie hanno dovuto attendere nell’ansia per settimanee spesso per mesi prima di venire a sapere dove erano stati portati i

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membri della loro famiglia che erano stati arrestati. Molte famiglie sisono spostate per settimane intere in lungo e in largo nel paese, da uncentro di detenzione a un altro in cerca dei loro familiari e spessosono venuti a conoscenza del luogo della loro reclusione in via deltutto informale (tramite dei detenuti rilasciati) o quando la personaprivata della libertà è stata rilasciata ed è tornata a casa.

12. Analogamente, i trasferimenti, i casi di malattia al momentodell’arresto, il decesso, la fuga, il rimpatrio continuano a esserenotificati in modo inadeguato o non sono notificati affatto dalle FCalle famiglie, nonostante le FC siano obbligate a farlo ai sensi delDiritto Umanitario Internazionale.

13. Ai sensi delle clausole sia della Terza Convenzione di Ginevra(Articoli 70, 122, 123) sia della Quarta Convenzione di Ginevra(Articoli 106, 136, 137, 138, 140), il Cicr ricorda alle FC il loroobbligo previsto dal trattato di notificare prontamente le famiglie ditutti i prigionieri di guerra e delle altre persone sotto tutelacatturate o arrestate da loro. Entro una settimana, i prigionieri diguerra e i detenuti civili internati devono essere autorizzati ariempire le carte di cattura o di arresto, riportando quanto meno laloro cattura o il loro arresto, il loro indirizzo presso l’attuale centrodi detenzione o di reclusione e le condizioni di salute in cui sitrovano. Queste carte devono essere inoltrate quanto piùrapidamente possibile e non devono essere posticipate per nessunaragione. Fino a quando non vi sarà alcun sistema centrale dinotificazione degli arresti organizzato dalle FC, è di vitaleimportanza che queste carte di cattura siano compilateaccuratamente, così da consentire al Cicr di trasmetterleimmediatamente alle famiglie interessate.

14. Lo stesso obbligo di notifica alle famiglie delle personecatturate o arrestate si applica per i casi di trasferimento, malattia,decesso, fuga o rimpatrio e identificazione dei morti della parteavversa. Tutti questi avvenimenti devono essere notificati al Cicrcon tutti i dettagli della persona coinvolta, così da consentire alCicr di informare le famiglie interessate (Articoli 120, 121, 122,

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123 della Terza Convenzione di Ginevra; Articoli 129, 130, 136,137, 140 della Quarta Convenzione di Ginevra).

2. TRATTAMENTO DURANTE I TRASFERIMENTI E LACUSTODIA PREVENTIVA

15. Il Cicr ha raccolto numerose dichiarazioni secondo cui inseguito al loro arresto i prigionieri venivano maltrattati, spessodurante il trasferimento dal luogo dell’arresto alle strutture adibitealla loro custodia preventiva. Solitamente i maltrattamenti siinterrompevano quando tali soggetti raggiungevano la struttura didetenzione ordinaria, come Camp Cropper, Camp Bucc o AbuGhraib. Il Cicr ha altresì raccolto prove su un decesso occorso inseguito alle dure condizioni di reclusione e di maltrattamento durantela custodia preventiva.

16. Una deposizione raccolta dal Cicr riguardava l’arresto di noveuomini da parte delle FC in un hotel di Bassora risalente al 13settembre 2003. In seguito all’arresto, i nove uomini furono costrettia inginocchiarsi poggiando il volto e le mani per terra come nellaposizione solitamente tenuta durante la preghiera. I soldati con i piedihanno esercitato pressione sul retro del collo di coloro che tentavanodi alzare la testa. Hanno confiscato i loro soldi senza rilasciarnedebita ricevuta. I sospetti sono stati condotti ad Al-Hakimiya, unufficio in precedenza utilizzato dalla mukhabarat di Bassora, e lìsono stati picchiati da numerose persone appartenenti al personaledelle FC. Uno degli arrestati in seguito al maltrattamento, tale XXX(cancellato nel testo, Ndt), di 28 anni, sposato e padre di due bambiniè deceduto. Prima della sua morte coloro che erano stati arrestati conlui lo hanno udito gridare e chiedere aiuto. Il certificatointernazionale di morte rilasciato al suo decesso parla di “arrestocardiocircolatorio e asfissia” quale spiegazione certa di morte, ma lecause che hanno portato a tale condizione sono state definite“sconosciute” e riportavano la dicitura “chiedere al Coroner”. Nelcertificato non compariva nessuna altra spiegazione. La descrizionedel corpo fornita da un testimone oculare al Cicr parlava di rotturadel naso, numerose costole rotte, lesioni cutanee sul volto,

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compatibili con percosse. Il padre della vittima è stato informatodella morte del figlio il 18 settembre, ed è stato invitato aidentificare il cadavere. Il 3 ottobre il comandante delle FC diBassora gli ha presentato le sue condoglianze e lo ha informato diaver avviato un’inchiesta, assicurandogli che i colpevoli sarebberostati puniti. Altri due prigionieri furono in seguito ospedalizzati congravi ferite. Analogamente, una settimana più tardi, un medico delCicr ha fatto loro visita in ospedale, riscontrando degli estesiematomi con croste secche sull’addome, sulle natiche, sui fianchi,sulle cosce, sui polsi, sul naso e sulla fronte, compatibili con il lororesoconto delle percosse ricevute.

17. Durante una visita effettuata dal Cicr nel Camp Bucca il 22settembre 2003, un 61enne, preso prigioniero, ha dichiarato di esserestato legato, incappucciato e costretto a rimanere seduto su unasuperficie incandescente che egli ritiene essere stata il motore diun’auto, che gli ha causato delle gravi ustioni alle natiche. La vittimain seguito a ciò ha perduto conoscenza. Il Cicr ha potuto constataredelle estese lesioni ormai in via di cicatrizzazione, compatibili conquanto da lui dichiarato.

18. Il Cicr ha esaminato un altro prigioniero nella sezione dei“Prigionieri di rilievo” nell’ottobre 2003 che era stato sottoposto a untrattamento simile. Anche lui era stato incappucciato, ammanettatodietro la schiena ed era stato costretto a stare sdraiato con la faccia interra su una superficie rovente durante il suo trasferimento. Taleepisodio gli ha causato delle gravi ustioni alla pelle che hannorichiesto tre mesi di cure in ospedale. All’epoca dell’intervista, egliera stato appena dimesso. Aveva dovuto sottoporsi a numerositrapianti di pelle, all’amputazione del dito indice della mano destra, eaveva perduto permanentemente l’impiego del mignolo della manosinistra in conseguenza della perdita di pelle dovuta all’ustione.Aveva altresì patito estese ustioni sull’addome, sulla parte anterioredegli arti inferiori, sul palmo della mano destra e sulla pianta delpiede sinistro. Il Cicr raccomandò alle FC di investigare sul caso, perdeterminare le cause e le circostanze delle ferite nonché iresponsabili dei maltrattamenti. Al momento in cui il presenterapporto viene redatto, non è ancora giunto un riscontro.

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19. Durante il trasferimento che faceva seguito all’arresto, iprigionieri erano quasi sempre incappucciati e solidamenteammanettati con manette flessibili di plastica. Occasionalmente….(omissis)

20. (omissis)

21. (omissis) … ematomi e dei segni cutanei compatibili conripetute frustate o percosse. Aveva altresì dei segni ai polsicompatibili con manette flessibili di plastica molto strette. Il Cicr haanche raccolto le dichiarazioni di decessi provocati dalle durecondizioni di reclusione, maltrattamenti, mancata assistenza medica,o dalla combinazione di queste, specialmente nell’area di reclusionedi Tikrit, in passato nota con il nome di Scuola Islamica di SaddamHussein.

22. Alcuni funzionari dell’intelligence militare delle FC hannoriferito al Cicr che il diffuso maltrattamento dei prigionieri durantel’arresto, la detenzione preventiva e “l’interrogatorio tattico” eranodovuti alla carenza di polizia militare sul terreno in grado disorvegliare e controllare il comportamento e le attività delle unitàmilitari operative, nonché alla mancanza di esperienza dei funzionaridell’intelligence incaricati di svolgere gli “interrogatori tattici”.

23. Ai sensi delle clausole del Diritto Umanitario Internazionaleche obbliga le FC a trattare i prigionieri di guerra e altre personetutelate in modo umano e a proteggerli contro atti di violenza,minacce di qualsiasi tipo, intimidazioni e insulti (Articoli 13, 14,17, 87 della Terza Convenzione di Ginevra e Articoli 5, 27, 31, 32,33 della Quarta Convenzione di Ginevra), il Cicr ha chiesto alleautorità delle FC di rispettare in ogni momento la dignità umana,l’integrità fisica e la sensibilità culturale delle persone private dellalibertà e tenute in Iraq sotto la loro custodia. Il Cicr ha altresìchiesto alle autorità delle FC di far sì che le unità militari fosserotrasferite e/o che ricevessero singolarmente adeguata preparazioneper poter operare in maniera conveniente e far fronte alle proprie

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responsabilità senza mai ricorrere alla violenza o all’impiegoeccessivo della forza.

3. TRATTAMENTO DURANTE GLI INTERROGATORI

24. Gli arresti erano solitamente seguiti da una custodiatemporanea a livello di unità militari locali o presso delle strutturetemporanee adibite agli interrogatori sotto la responsabilità dipersonale dell’intelligence militare, ma accessibili ad altro personaled’intelligence (specialmente nel caso di prigionieri di massimasicurezza). Il maltrattamento da parte del personale delle FC durantegli interrogatori non era sistematico, ad eccezione delle personearrestate in relazione a sospetti reati contro la sicurezza o che sicredeva rivestissero un considerevole “valore” d’intelligence. Inquesti casi i prigionieri sorvegliati dall’intelligence militare eranosoggetti a una varietà di maltrattamenti, che comprendevano insulti eumiliazioni sia fisiche che di coercizione psicologica, che in alcunicasi equivalevano a pratiche di tortura, allo scopo di costringerli acollaborare con coloro che li interrogavano. In alcuni casi, comenella sezione dell’intelligence militare della struttura carceraria diAbu Ghraib, i metodi di coercizione fisica e psicologica utilizzati dachi praticava gli interrogatori paiono essere stati parte delleprocedure operative standard da parte del personale dell’intelligencemilitare, miranti ad ottenere delle confessioni e a cavarne delleinformazioni. Parecchi funzionari dell’intelligence militare hannoconfermato al Cicr che rientrava nel processo di interrogatorio delpersonale dell’intelligence militare tenere un prigioniero nudo, nelbuio assoluto, in una cella in isolamento per un periodo prolungato ditempo, e utilizzare un trattamento disumano e degradante, cheincludeva coercizione fisica e psicologica sui prigionieri pergarantirne la collaborazione.

3.1 MODALITÀ DI MALTRATTAMENTO

25. I metodi di maltrattamento più frequentemente riportatidurante gli interrogatori comprendevano:

• Incappucciamento, utilizzato per evitare che gli individuivedessero e per disorientarli, e altresì per impedire loro di

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respirare liberamente. Uno o più spesso due sacchetti, calatisopra a un paraocchi elastico, una volta indossati impedivanoulteriormente una respirazione normale. L’incappucciamentoera spesso utilizzato in associazione alle percosse, e ciòaccresceva maggiormente l’ansia, non permettendo di saperequando sarebbero giunte altre percosse. La praticadell’incappucciamento consentiva inoltre a chi conduceval’interrogatorio di rimanere anonimo e pertanto di agirenell’impunità. L’incappucciamento poteva protrarsi da qualcheora fino a 2 o 4 giorni consecutivi, durante i quali i cappuccivenivano sollevati soltanto per bere, mangiare o andare algabinetto.

• Ammanettamento con manette di plastica flessibili, spessofissate così strettamente e utilizzate per così lunghi periodi ditempo da causare delle lesioni cutanee e delle conseguenze alungo termine, seppur non dei danni permanenti, come è statoriscontrato dal Cicr.

• Percosse con oggetti contundenti duri (comprese pistole efucili), sberle, pugni, calci con le ginocchia o i piedi in varieparti del corpo (gambe, fianchi, parte inferiore della schiena,inguine).

• Schiacciamento della testa in terra con gli stivali.• Minacce (di maltrattamenti, di ritorsioni contro i famigliari, di

imminente esecuzione o di trasferimento a Guantanamo). • Denudamento per più giorni di seguito con reclusione in

isolamento in una cella vuota e completamente buiacomprendente una latrina.

• Reclusione in isolamento accompagnata da minacce (direcludere il soggetto a tempo indeterminato, di arrestare altrimembri della sua famiglia, di trasferire il soggetto aGuantanamo), privazione del sonno, privazione di cibo o diacqua, accesso minimo alle docce (due alla settimana),proibizione ad uscire all’aria aperta e proibizione ad averecontatti con altri prigionieri.

• Essere esibiti nudi fuori dalle celle, di fronte ad altre personeprivate della loro libertà e alle guardie, spesso incappucciati ocon indumenti intimi femminili calati sulla testa.

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• Atti umilianti come essere costretti a stare in piedi nudi controil muro della cella con le braccia alzate o con della biancheriaintima femminile calata sulla testa per lunghi periodi di tempo,mentre le guardie, tra le quali vi erano delle donne, ridevano espesso li fotografavano in quelle posizioni.

• Essere ripetutamente attaccati per parecchi giorni di seguito,per parecchie ore alla volta, con le manette alle sbarre delle lorocelle in posizioni umilianti (nudi o in mutande) e/o scomode,allo scopo di infliggere sofferenze fisiche.

• Esposizione incappucciati a dei forti rumori o alla musica adalto volume; esposizione incappucciati al sole per parecchieore, specialmente nelle ore più calde della giornata, quando latemperatura può raggiungere i 50 gradi Celsius (122 gradiFahrenhei) o più.

• Essere costretti a rimanere per periodi molto lunghi in posizionisnervanti, come accucciati o in piedi con le mani in alto.

26. Questi metodi di coercizione fisica e psicologica sono statiutilizzati dall’intelligence militare in modo sistematico per ottenereconfessioni o strappare informazioni o altre forme di collaborazioneda parte delle persone che erano state arrestate in relazione a presuntireati legati alla sicurezza o considerati avere un “valored’intelligence”.

3.2 SEZIONE DELL’INTELLIGENCE MILITARE, “STRUTTURACORREZIONALE DI ABU GHRAIB”

27. Alla metà di ottobre del 2003, il Cicr fece visita a deiprigionieri che venivano interrogati da funzionari dell’intelligencemilitare nel Reparto 1A della “sezione d’isolamento” della strutturacorrezionale di Abu Ghraib. Gran parte di questi prigionieri eranostati arrestati all’inizio di ottobre. Durante la loro visita i delegati delCicr hanno direttamente assistito e documentato una varietà dimetodi utilizzati per garantire la collaborazione dei prigionieri conchi conduceva gli interrogatori. In particolare hanno assistito allapratica consistente nel tenere le persone private della libertàcompletamente nude in celle di cemento assolutamente vuote e nellaoscurità più assoluta, si presume per numerosi giorni di seguito.

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Avendo assistito a questi episodi il Cicr ha interrotto le sue visiteesigendo delle spiegazioni dalle autorità. Il funzionariodell’intelligence militare in carica ha spiegato che questa procedura“faceva parte del processo”. Tale processo è parso consistere in unapolitica del dare per avere, per la quale i prigionieri erano riforniti unpo’ alla volta di nuovi articoli (indumenti, materassi, articoli perl’igiene personale, celle illuminate, eccetera) soltanto in cambio dellaloro collaborazione. Il Cicr ha altresì visitato altri prigionieri tenutinel buio assoluto, altri in celle solo scarsamente illuminate a cui erastato consentito di indossare degli indumenti dopo un lungo periododi nudità totale. Molti avevano ricevuto della biancheria intimafemminile da indossare sotto la tuta (la biancheria maschile non èstata mai distribuita), e ciò era considerato da loro particolarmenteumiliante. Il Cicr ha documentato altre forme di maltrattamento,solitamente associate a quelle sinora descritte, comprese minacce,insulti, violenza verbale, privazione del sonno indotta da musica avolume molto alto o da illuminazione costante in celle prive difinestre, ammanettamento troppo stretto con manette flessibili diplastica che hanno causato lesioni e ferite intorno ai polsi. Lepunizioni includevano l’essere obbligati a camminare nei corridoiammanettati e nudi, o con la biancheria intima femminile calatasulla testa, o essere ammanettati vestiti o nudi alle sbarre del letto odella cella. Alcuni prigionieri presentavano dei segni fisici e deisintomi psicologici compatibili con queste accuse. Il delegato medicodel Cicr ha visitato i prigionieri che presentavano segni di difficoltàdi concentrazione, problemi di memoria, difficoltà ad esprimersi,discorsi incoerenti, acute reazioni di ansia, comportamento anormalee tendenze al suicidio. Questi sintomi paiono essere stati causati daimetodi utilizzati durante l’interrogatorio e dalla durata dello stesso.Una persona tenuta in isolamento e visitata dal Cicr è risultata nonreagire alle stimolazioni verbali o dolorose. Il battito cardiaco era di120 battiti al minuto, quello respiratorio di 18. La diagnosi è stata didisordine somatico mentale, specificatamente dovuto aimaltrattamenti subiti durante l’interrogatorio. Secondo ledichiarazioni raccolte dal Cicr, le autorità carcerarie inoltre hannocontinuato a tenere i prigionieri durante il periodo del lorointerrogatorio all’oscuro delle ragioni del loro arresto. Erano spessointerrogati senza sapere di che cosa fossero accusati. Non era

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consentito loro fare domande e non avevano alcuna opportunità dichiarire le ragioni del loro arresto. Il loro trattamento tendeva avariare, in relazione al grado di collaborazione dimostrato durante gliinterrogatori: coloro che collaboravano venivano autorizzati a untrattamento preferenziale e potevano conseguentemente averecontatti con gli altri prigionieri, potevano telefonare alle famiglie,ricevevano degli indumenti, materassi e coperte, cibo, acqua osigarette, potevano fare la doccia e stare in celle fornite di luce,eccetera.

3.3 Umm Qasr (JFIT) e Camp Bucca (JIF/ICE)

28. A partire dalla costituzione del campo di Umm Qasr e delsuccessivo Camp Bucca, i prigionieri sottoposti a interrogatorio, chefossero stati arrestati dalle forze armate britanniche, danesi, olandesio italiane, erano isolati dagli altri reclusi in una sezione distinta delcampo destinata alle indagini. Questa sezione inizialmente è stata alcomando delle forze armate inglesi, che la denominarono Joint FieldIntelligence Team (JFIT). Il 7 aprile la gestione del complesso fupassata alle forze armate americane, che la ribattezzarono JointInterrogation Facility/Interrogation Control Element (JIF/ICE). Il 25settembre 2003 la sua amministrazione fu restituita alle truppearmate britanniche.

29. Il personale dell’intelligence delle FC interrogava i prigionieridi loro interesse in questa sezione. O erano accusati di attacchicontro le FC o si presumeva avessero “valore d’intelligence”.Potevano essere trattenuti lì da pochi giorni a molte settimane, fino altermine del loro interrogatorio. Durante una visita condotta nelsettembre 2003, il Cicr ha intervistato in questa sezione numerosiprigionieri che erano stati in custodia lì per periodi che andavano datre a quattro settimane.

30. Inizialmente, i detenuti erano trattati di routine dalle loroguardie con disprezzo, con violenze meschine, come ordini gridati,ingiurie, calci, colpi con il calcio del fucile o ordini di vario tipo.Erano ammanettati sulla schiena e incappucciati per tutta la duratadel loro interrogatorio ed era loro proibito parlare tra loro o rivolgersi

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alle guardie. L’incappucciamento pare fosse motivato dapreoccupazioni relative alla sicurezza, ma risulta anche che fosseuna pratica di intimidazione standard utilizzata dal personaledell’intelligence militare per spaventare i detenuti e indurli acollaborare. Ciò era associato ad una deliberata condizione diincertezza nella quale venivano tenuti, in merito a quello che sarebbepotuto succedere loro, e ad un atteggiamento nel complesso ostile daparte delle guardie. Le condizioni di reclusione andavanomigliorando a seconda del grado di collaborazione della personaprivata della sua libertà. I prigionieri interrogati venivano custoditi indue reparti distinti. Coloro che si trovavano nelle prime fasi del lorointerrogatorio non erano autorizzati a parlare tra loro (presumibilmente per evitare scambio di informazioni o accordi sulle“versioni degli avvenimenti da riportare”). Non era loro consentitostare in piedi o camminare fuori dalla loro tenda, ma avevanoaccesso all’acqua con la quale potevano lavarsi. Quando infineavevano collaborato con chi li interrogava, venivano trasferiti nelletende dei “privilegiati”, dove le restrizioni precedentemente descrittevenivano alleggerite.

31. I prigionieri che erano sottoposti a interrogatorio da parte delleFC erano da quanto risulta soggetti a frequenti invettive, insulti,minacce, sia fisiche che verbali, come vedersi puntare il fucileaddosso in modo generale o direttamente alla tempia, alla nuca, allostomaco. Erano minacciati di essere trasferiti a Guantanamo, diessere uccisi o di essere reclusi a tempo indeterminato. Oltre amenzionare un clima generale di intimidazione prolungato comemetodo per esercitare pressione sui prigionieri e indurli a collaborarecon chi li interrogava, nessuno di coloro che è stato ascoltato dal Cicra Umm Qasr o a Camp Bucca ha parlato di maltrattamenti fisicisubiti durante gli interrogatori. Tutte le accuse di maltrattamenti siriferivano alla fase dell’arresto, della detenzione preventiva (neicentri di raccolta e nelle aree delimitate) e agli “interrogatori tattici”condotti da funzionari dell’intelligence militare che si associavanoalle unità militari prima che avvenisse il loro trasferimento a CampBucca.

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3.4 PRECEDENTI INTERVENTI DEL CICR NEL 2003 INRELAZIONE AL TRATTAMENTO DEI PRIGIONIERI

32. Il 1 aprile il Cicr informò a voce il consigliere politico delcomandante delle forze armate britanniche presso il comandocentrale delle FC di Doha sui metodi di maltrattamento adottati dalpersonale dell’intelligence militare per interrogare i prigionieri nelcampo di detenzione di Umm Qasr. Questo intervento ebbe l’effettoimmediato di far cessare l’impiego sistematico dei cappucci e dellemanette flessibili di plastica nella sezione degli interrogatori di UmmQasr. Il trattamento violento dei prigionieri cessò altresì quando la800esima Brigata della Polizia Militare subentrò alla guardia diquella sezione di Umm Qasr. Le forze britanniche passarono quindile consegne dell’area di reclusione di Umm Qasr alla 800esimaBrigata il 9 aprile 2003. La 800esima Brigata costruì quindi CampBucca a due chilometri di distanza.

33. Nel maggio 2003 il Cicr inviò alle FC un memorandum che sibasava su oltre 200 dichiarazioni di maltrattamenti di prigionieri diguerra intervenuti durante la cattura e gli interrogatori nei centri diraccolta, nelle stazioni delle unità militari e nelle aree di custodiatemporanee. Le dichiarazioni erano compatibili con i segni lasciatisui corpi delle persone visitate dai delegati medici. Il memorandumfu consegnato a XXX (cancellato nel testo, Ndt), nel comandocentrale degli Stati Uniti a Doha, in Qatar. In seguito unmiglioramento consistette nella eliminazione delle fascette ai polsicon la scritta “terrorista” data ai detenuti stranieri.

34. All’inizio di luglio il Cicr inviò alle FC un foglio di lavororiportante in dettaglio circa una cinquantina di accuse dimaltrattamenti subiti nella sezione dell’intelligence militare di CampCropper, presso l’Aeroporto Internazionale di Bagdad. L’elencocomprendeva una varietà di meschini e deliberati atti di violenzafinalizzati ad assicurare la collaborazione dei prigionieri a coloro cheli interrogavano: minacce (di recluderli a tempo indeterminato, diarrestare altri membri della loro famiglia, di trasferirli aGuantanamo), contro prigionieri o contro la loro famiglia (inparticolare moglie e figlie); incappucciamento; manette molto strette;

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obbligo a rimanere in posizioni snervanti (in ginocchio, accucciati,in piedi con le braccia sollevate sopra la testa) per tre o quattro ore;essere presi di mira dalle armi da fuoco, essere colpiti dal calcio deifucili, essere schiaffeggiati, presi a pugni o essere esposti per lungotempo al sole o in celle buie in isolamento. I delegati del Cicr hannopotuto constatare i segni lasciati sui corpi di parecchi prigionieri,segni compatibili con quanto loro denunciavano. In un casoesemplare, una persona privata della sua libertà, arrestata a casapropria dalle FC in quanto sospettata di essere coinvolta in un attaccocontro le FC stesse, era stata presumibilmente picchiata durantel’interrogatorio in una località nelle vicinanze di Camp Cropper.L’uomo ha dichiarato di essere stato incappucciato, di essere statoammanettato con le manette flessibili di plastica, di essere statocostretto ad aprire la bocca nella quale gli è stata incastrata una pallada baseball che è stata fissata con una sciarpa, e di essere statoprivato del sonno per quattro giorni consecutivi. Durantel’interrogatorio l’uomo sarebbe stato maltrattato e quando ha dettoche se ne sarebbe lamentato con il Cicr è stato picchiato ancora piùforte. La visita medica effettuata su di lui da un medico del Cicr haevidenziato degli ematomi alla parte inferiore della schiena, delsangue nelle urine, la perdita di sensibilità della mano destra per lemanette troppo strette e una costola rotta. Subito dopo aver speditoquel memorandum, la sezione di reclusione dell’intelligence militarefu chiusa e i prigionieri furono trasferiti a quella che in seguitodivenne la sezione dell’aeroporto destinata ai “prigionieri di rilievo”,una struttura di reclusione regolare al comando del 115esimoBattaglione della Polizia Militare. Da quel punto in avanti il Cicrosservò che il maltrattamento di questa categoria di prigionieri daparte dell’intelligence militare calò significativamente e alla fine siarrestò del tutto, mentre gli interrogatori proseguirono fino alla finedell’anno 2003.

3.5 DICHIARAZIONI DI MALTRATTAMENTI SUBITI DALLAPOLIZIA IRACHENA

35. Il Cicr ha raccolto un considerevole insieme di accuse relativea un diffuso abuso di potere e di maltrattamento delle persone incustodia alla polizia irachena. Tale comportamento comprendeva la

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pratica diffusa di minacciare di consegnare queste persone alle FCaffinché fossero messe in prigione, o la pretesa di agire seguendo leistruzioni delle FC allo scopo di abusare del proprio potere e diestorcere denaro dalle persone sotto la loro custodia. Le dichiarazioniraccolte dal Cicr indicano che numerose persone sono stateconsegnate alle FC sulla base di accuse infondate (di ostilità neiconfronti delle FC, di far parte delle forze di opposizione) perché nonerano state in grado o non avevano voluto pagare delle bustarelle allapolizia. Le accuse di maltrattamento durante l’arresto e iltrasferimento comprendevano l’incappucciamento, l’impiego dimanette molto strette, abusi verbali, percosse con pugni e calci, bottecon il calcio del fucile. Durante gli interrogatori le autorità carcerarieavrebbero frustato i prigionieri con cavi elettrici sulla schiena, liavrebbero presi a calci nelle parti basse del corpo, compresi itesticoli, li avrebbero ammanettati e lasciati appesi a sbarre situatealle finestre delle celle o alle porte delle stesse in posizioni doloroseper parecchie ore alla volta, li avrebbero bruciati con le sigarette (isegni delle conseguenti ustioni sono stati osservati direttamente daidelegati del Cicr). Numerosi prigionieri hanno dichiarato di esserestati costretti a firmare una dichiarazione senza averla potuta leggerepreventivamente. Queste dichiarazioni erano riferibili a numerosestazioni della polizia di Bagdad, tra le quali Al-Qana, Al-Jiran, Al-Kubra ad al Amariyya, Al-Hurriyyeh a Al-Doura. Al-Salhiyye aSalhiyye, e Al-Baiah. Molti prigionieri hanno instaurato dei parallelitra le procedure della polizia sotto l’occupazione e quelle dell’exregime.

36. All’inizio del giugno 2003, per esempio, dopo il loro arresto ungruppo di prigionieri è stato portato alla ex accademia di polizia. Lìsarebbero stati incappucciati e ammanettati e costretti a stare controun muro mentre un poliziotto puntava loro alla testa una pistolafingendo un’esecuzione e tirando il grilletto (la pistola di fatto erascarica). Sarebbero anche stati costretti a sedere su alcune sedie sullequali sarebbero stati colpiti alle gambe, sotto i piedi e ai fianchi condei bastoni. Su di loro sarebbe stata versata acqua sulle gambe eavrebbero ricevuto delle scosse elettriche tramite cavi elettriciscoperti. La madre di una delle persone private della libertà è statacondotta lì e i poliziotti hanno minacciato di maltrattarla. Un altro

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prigioniero è stato minacciato e gli è stato detto che avrebberocondotto lì e violentato la moglie. Sono stati costretti a lasciare leloro impronte digitali su una presunta confessione di colpevolezza,che ha avuto come esito il loro trasferimento alle FC per esserereclusi in attesa di giudizio.

37. Il Cicr ricorda alle autorità delle FC che i prigionieri diguerra e altre persone tutelate sotto la custodia delle forze dioccupazione devono sempre essere trattate umanamente: nondevono essere soggette a un trattamento crudele o degradante, edevono essere protette da qualsivoglia azione violenta (Articoli 13e 14 della Terza Convenzione di Ginevra e Articolo 27 della QuartaConvenzione di Ginevra). La tortura e altre forme di coercizionefisica e psicologica contro i prigionieri di guerra e altre personerecluse allo scopo di strapparne delle confessioni o delleinformazioni è proibito in ogni caso e in tutte le circostanze senzaeccezione alcuna (Articoli 17 e 87 della Terza Convenzione diGinevra; Articoli 5, 31 e 32 della Quarta Convenzione di Ginevra).Le confessioni estorte con la coercizione o con la tortura nonpossono mai essere utilizzate come prove di colpevolezza (Articolo99 della Terza Convenzione di Ginevra e Articolo 31 della QuartaConvenzione di Ginevra). Simili violazioni del Diritto UmanitarioInternazionale devono essere esaurientemente investigate alloscopo di accertarne le responsabilità e di perseguire penalmente chine fosse trovato responsabile (Articolo 129 della TerzaConvenzione di Ginevra e Articolo 146 della Quarta Convenzionedi Ginevra).

4. TRATTAMENTO NELLE REGOLARI STRUTTURE DIRECLUSIONE 4.1. Condizioni generali di trattamento

38. Il Cicr ha potuto constatare che il trattamento dei prigioniericustoditi nelle strutture di reclusione regolari da parte del personaledelle FC è rispettoso, con qualche eccezione dovuta a singolepersonalità o ad occasionale perdita di controllo da parte delleguardie. Il comportamento abusivo delle guardie, qualora riscontratoe riportato ai loro superiori, era solitamente ammonito e disciplinatoimmediatamente.

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39. Il Cicr ha spesso notato un grave gap nelle comunicazioni tra ilpersonale carcerario e le persone private della loro libertà,essenzialmente dovuto alla barriera della lingua, che ha dato adito afrequenti incomprensioni. Ciò era inoltre associato ad un diffusoatteggiamento di disprezzo da parte delle guardie. In conseguenza diciò, i prigionieri hanno spesso lamentato di essere trattati come esseriinferiori, e hanno adottato un simile atteggiamento.

40. Il Cicr ha occasionalmente osservato i prigionieri essereschiaffeggiati, maltrattati, strattonati o gettati a terra per difficoltà dicomunicazione (impossibilità a capire o fraintendimenti di ordini datiin inglese erano considerati dalle guardie resistenza odisobbedienza), o per atteggiamento poco rispettoso da parte delleguardie, una riluttanza da parte del prigioniero a eseguire gli ordini oanche alla perdita del controllo da parte delle guardie.

41. I provvedimenti disciplinari adottati comprendevano lapossibilità di essere portati fuori dal complesso, essere ammanettati,essere costretti a stare in piedi, seduti, accucciati o sdraiati nellasabbia sotto il sole fino a tre o quattro ore, a seconda della infrazionedisciplinare commessa (comportamento irriguardoso nei confrontidelle guardie, comunicazioni con altre persone private della libertàdurante il trasferimento da un complesso ad un altro, o disobbedienzaagli ordini), la temporanea sospensione della distribuzione disigarette, la temporanea segregazione in sezioni di isolamentodisciplinare delle strutture di reclusione.

42. Nonostante siano state osservate delle occasionali riduzioni osospensioni nella distribuzione di acqua o di razioni di cibo o piùcomunemente di sigarette, la proibizione a comminare penecollettive ai sensi del Diritto Umanitario Internazionale (Articoli26.6, 87.3 della Terza Convenzione di Ginevra, e Articolo 33 dellaQuarta Convenzione di Ginevra) pare essere stata in generalerispettata dalle autorità carcerarie.

4.2 Sezione dei “Prigionieri di rilievo”, Aeroporto Internazionale diBagdad

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43. A partire dal giugno 2003, un centinaio di “prigionieri dirilievo” sono stati tenuti per circa 23 ore al giorno in strettoisolamento, in piccole celle di cemento sprovviste di luce naturale.Questo regime di isolamento totale impediva rigorosamente qualsiasicontatto con altri prigionieri, con le guardie e con i membri dellafamiglia (ad eccezione della possibilità di contattarli tramite iMessaggi della Croce Rossa) e con il resto del mondo. Persino lemogli e i membri della stessa famiglia erano soggetti a questoregime. I prigionieri la cui “inchiesta” poteva dirsi pressochéconclusa erano autorizzati a fare esercizio fisico insieme fuori dallecelle per circa venti minuti due volte al giorno o a recarsi insiemealle docce e ai gabinetti. Gli altri prigionieri ancora sottointerrogatorio, invece, continuavano ad essere internati in totale“isolamento” (per esempio avevano il permesso di recarsi fuori dalleloro celle per venti minuti due volte al giorno, di recarsi alle docce oal gabinetto ma sempre da soli e senza mai nessun contatto con glialtri). Gran parte di questi prigionieri è stata soggetta a questo regimeper i passati cinque mesi. I tentativi di contattare altri prigionieri osemplicemente di scambiare qualche occhiata o saluto eranosanzionate da ammonizioni o da temporanee privazioni del tempotrascorso fuori della cella. A partire dall’agosto 2003 i detenuti hannopotuto avere con sé il Corano, ed è stato loro consentito di riceverelibri di genere non politico, ma nessun giornale o rivista cheriportasse gli avvenimenti in corso. Il regime di reclusione è parsoessere motivato da un misto di preoccupazione in relazione allasicurezza (l’isolamento dei prigionieri dal mondo esterno), e allanecessità di raccogliere intelligence. Tutti hanno dovuto sottostare adegli interrogatori a partire dal momento della loro reclusione,nonostante il fatto che a nessuno siano state fatte presenti le accuse acarico. Il 30 ottobre 2003 il Cicr ha scritto alle autorità carcerarieraccomandando loro di interrompere immediatamente le loroprocedure e di sostituirle con un regime di reclusione conforme agliobblighi previsti per le FC ai sensi delle Convenzioni di Ginevra.

44. La reclusione di persone in isolamento totale, per mesi diseguito, in celle prive di luce naturale per circa 23 ore al giorno èun regime più rigido di quanto prevedano le forme di isolamento

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previste dalla Terza e dalla Quarta Convenzione di Ginevra(indagini su criminali o punizioni disciplinari). Pertanto talepratica non può essere utilizzata come una procedura regolare eordinaria da adottare con i prigionieri di guerra o con i detenuticivili. Il Cicr ricorda alle autorità delle Forze della Coalizione inIraq che l’isolamento di questo tipo viola gli Articoli 21, 25, 89, 90,95 e 103 della Terza Convenzione di Ginevra e gli Articoli 27, 41,42, 78, 82, 118 e 125 della Quarta Convenzione di Ginevra. Il Cicrraccomanda pertanto alle autorità delle FC di instaurare un regimedi isolamento che garantisca il rispetto dell’integrità psicologica edella dignità umana dei prigionieri e di assicurarsi che a tutti iprigionieri sia garantito un tempo sufficiente da trascorrereall’aperto alla luce del sole, nonché la possibilità di muoversi e dipraticare esercizio fisico nel cortile interno.

5. IMPIEGO ECCESSIVO E SPROPORZIONATO DELLA FORZASUI PRIGIONIERI DA PARTE DELLE AUTORITA’CARCERARIE

45. Dal marzo 2003 il Cicr ha registrato e in alcuni casi assistito aun numero di incidenti nel corso dei quali le guardie hanno sparato aiprigionieri con veri proiettili nell’ambito di qualche ribellionescoppiata in relazione alle condizioni di carcerazione oppure durantedei tentativi di fuga da parte di singoli detenuti:

• Camp Cropper, 24 maggio 2003: nel contesto di unosciopero della fame, è scoppiata una rivolta nel campo pocoprima della visita del Cicr. Una persona privata della sualibertà è stata ferita da un colpo di pistola.

• Camp Cropper, 9 giugno 2003: sei prigionieri sono stati feritida colpi di arma da fuoco dopo che una guardia ha aperto ilfuoco contro il gruppo, nel tentativo di sedare unadimostrazione.

• Camp Cropper, 12 giugno 2003: due o forse tre prigionierisono stati raggiunti da colpi di arma da fuoco mentretentavano di scappare attraverso il filo spinato. Uno di loro,Akheel Abd Al-Hussein di Bagdad è stato ferito e più tardi èdeceduto dopo essere stato trasportato all’ospedale. L’altro

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prigioniero è stato catturato e ha ricevuto le cure per le feriteriportate dai colpi di pistola.

• Abu Ghraib, 13 giugno 2003: Quando una rivolta èscoppiata, le guardie da tre torrette di controllo hanno apertoil fuoco contro i dimostranti, ferendo sette prigionieri euccidendone uno, Alaa Jasim Hassan. Le autorità hannosvolto un’inchiesta sull’accaduto, arrivando alla conclusioneche “i colpi di arma da fuoco erano giustificati poiché le treguardie sulle torrette hanno ritenuto che la vita delle guardieinterne fosse in pericolo”.

• Abu Ghraib, fine giugno 2003: durante una rivolta, unprigioniero è stato ferito da un proiettile sparato da unaguardia.

• Abu Ghraib, 24 novembre 2003: durante una rivolta quattrodetenuti sono stati uccisi dalle guardie appartenenti allaPolizia Militare degli Stati Uniti. Le loro morti hanno avutoluogo in conseguenza di una rivolta scoppiata in uno deicompound, il numero 4. I detenuti lamentavano di non esseresoddisfatti delle condizioni della loro detenzione.Specificatamente lamentavano la mancanza di cibo e divestiti, ma ancora più importante, la mancanza di garanziegiuridiche e, cosa specialmente importante nel periodo diEid al-Fitr, la mancanza di visite da parte della famiglia o dicontatti in generale. I detenuti si sarebbero radunati neipressi del cancello, in cima al quale le guardie sono stateprese dal panico e hanno iniziato a sparare. Inizialmentesono stati usati proiettili non letali, poi sostituiti da pallottolevere. Il rapporto consegnato dalle FC al Cicr riporta che idetenuti stavano cercando di aprire con la forza il cancello epiù avanti specifica che furono lanciati degli ammonimentiverbali mentre contro la folla venivano usati dei proiettilinon letali. Dopo circa 25 minuti i proiettili furono sostituitida quelli veri e ciò provocò la morte di quattro detenuti.(Seguono i nomi cancellati nel testo originale, Ndt). Ilrapporto dettagliato fornito dalle FC non indica la ragioneper la quale scoppiò la rivolta e non fornisce alcunaraccomandazione su come un simile incidente avrebbe

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potuto essere evitato. Il documento non mette in questione ilricorso alla forza letale durante questo incidente.

• Camp Bucca, 16-22 aprile 2003: i delegati del Cicr hannoassistito ad un incidente che ha provocato il decesso percolpo di arma da fuoco di un prigioniero e il ferimento di unaltro. Un colpo di arma da fuoco è stato sparato per terra daun soldato situato fuori dal compound nel tentativo di portaresoccorso ad una delle guardie che pare fosse minacciata daun prigioniero di guerra armato di bastone. Il secondo colpoha ferito il prigioniero di guerra all’avambraccio sinistro e ilterzo colpo ha ucciso un altro prigioniero di guerra.

• Camp Bucca, 22 settembre 2003: In seguito a una rivoltascoppiata in una sezione del campo, un prigioniero che parestesse lanciando delle pietre, è stato colpito da un colpo diarma da fuoco sparato da una guardia su una torretta. E’ statoferito nella parte alta del torace, attraversato dalla pallottolache è entrata davanti e uscita dietro. Le indagini condottedalle FC hanno concluso che “le guardie del compoundhanno correttamente applicato le regole di ingaggio e chenumerosi colpi non letali erano stati in precedenza sparatisenza frutto”. Il prigioniero “è stato vittima di una sparatorialegittima”. Un delegato del Cicr e un interprete hannoassistito all’episodio quasi nella sua interezza. In nessunmomento i prigionieri, compreso la vittima che è statacolpita, sono parsi costituire una seria minaccia alla vita oalla sicurezza delle guardie che avrebbero potuto reagireall’accaduto con provvedimenti meno violenti. La sparatoriaha evidenziato un chiaro disprezzo per la vita umana e per lasicurezza dei prigionieri.

46. Questi incidenti sono stati investigati superficialmente dalle FC.In tutti i casi esse hanno concluso che era stato fatto un ricorsolegittimo alla forza con colpi di arma da fuoco contro prigionieri che,ad eccezione forse dell’episodio del 13 giugno 2003 presso AbuGhraib, non erano armati e non parevano poter costituire nessunagrave minaccia per la vita di nessuno, cosa che avrebbe potutogiustificare l’impiego delle armi da fuoco. In tutti i casi avrebberopotuto essere adottati dei provvedimenti meno estremi per sedare le

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rivolte e i disordini o per neutralizzare i prigionieri che tentavano discappare.

47. In relazione all’incidente del 22 settembre 2003, il Cicr scrisseil 23 ottobre al comandante dell’800esima Brigata raccomandandoglil’adozione di provvedimenti per il controllo degli assembramenticompatibili con le regole e i principi statuiti dalla Terza e dallaQuarta Convenzione di Ginevra, e altre normative applicabili, inrelazione all’impiego della forza o delle armi da fuoco da parte delpersonale delle forze dell’ordine.

48. Dal maggio 2003 il Cicr ha ripetutamente raccomandato alleFC di ricorrere a mezzi non letali per far fronte alle dimostrazioni,alle rivolte o ai tentativi di fuga. A Camp Cropper si è tenuto conto ditali raccomandazioni: dopo qualche iniziale deplorevole incidente,non vi sono stati altri ferimenti di prigionieri da novembre 2003 inpoi. A metà luglio il Cicr è stato testimone di una dimostrazione inquel campo: nonostante alcuni atti di violenza commessi daiprigionieri, il problema è stato efficientemente risolto dalcomandante del campo senza ricorrere a un impiego eccessivo dellaforza. Egli fece intervenire dei poliziotti militari esperti nelle pratichenecessarie a sedare le rivolte, e si è astenuto da qualsiasi ulterioreazione che potesse scatenare l’ira dei prigionieri, aspettandopazientemente che gli animi si calmassero e poi cercando diinstaurare un dialogo con i prigionieri tramite i rappresentanti dellevarie sezioni. La sommossa è stata sedata senza nessuna violenza.

49. Il Cicr ricorda alle autorità delle FC che l’impiego dellearmi da fuoco contro prigionieri, specialmente contro coloro chetentano di fuggire o stanno fuggendo è una misura estrema chenon deve mai essere sproporzionata al legittimo obiettivo che sivuole ottenere (la cattura dei soggetti) e deve sempre esserepreceduta da avvisi e moniti adeguati alle circostanze (Articolo 42della Terza Convenzione di Ginevra). Il personale carcerario delleFC dovrebbe essere dotato di un adeguato addestramento per potergestire gli incidenti che dovessero verificarsi nelle strutturecarcerarie. Le armi da fuoco non dovrebbero essere mai usate,tranne quando un sospetto colpevole ingaggia resistenza armata o

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mette a repentaglio seriamente le vite degli altri e soltanto quandomisure meno estreme non sarebbero sufficienti a trattenerlo o acatturarlo (Articolo 3 del Codice di comportamento degli agentidelle forze dell’ordine e Articolo 9 dei principi di base per l’impiegodella forza e delle armi da fuoco da parte degli agenti delle forzedell’ordine). In qualsiasi circostanza in cui dovessero esseresparati dei colpi di arma da fuoco, dovrebbe essereimmediatamente redatto un rapporto dettagliato per le autoritàcompetenti. Qualsiasi decesso o ferimento grave di una personaprivata della propria libertà causato o che si sospetta sia statocausato da una sentinella deve essere immediatamente seguito daun’adeguata indagine da parte della Autorità Carceraria chedovrebbe garantire la perseguibilità del responsabile o deiresponsabili riconosciuti colpevoli (Articolo 121 della TerzaConvenzione di Ginevra e Articolo 131 della Quarta Convenzionedi Ginevra).

6. SEQUESTRO E CONFISCA DI BENI PERSONALIAPPARTENENTI AI PRIGIONIERI

50. Il Cicr ha raccolto numerose dichiarazioni di sequestro econfisca di proprietà private (denaro, auto, altri beni di valore) daparte delle FC avvenute contestualmente all’arresto. Soltanto in raricasi sono state rilasciate delle ricevute o agli arrestati o alle lorofamiglie, riportanti in dettaglio ciò che era stato confiscato. Questocomportamento è stato considerato dai prigionieri come un vero eproprio furto o alla stregua di un saccheggio. I seguenti esempipossono servire a documentare tali accuse:

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) ha dichiarato che le FCdurante il suo arresto hanno prelevato 22.000 dollari incontanti e il suo bagaglio personale.

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) ha lamentato che quando èstato arrestato nella sua casa tra il 27 e il 28 maggio 2003 leFC hanno confiscato una ingente somma di denaro e dei benipersonali. I beni personali includevano 71.450.000 dinariiracheni, 14.000 dollari americani, due fedi nuziali, unavideocamera, un orologio, i documenti di una proprietàimmobiliare, i documenti di residenza della moglie, il

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testamento del padre, i suoi diari personali, e gran parte deidocumenti privati e di identità di tutti i membri dellafamiglia, oltre a numerose altre carte.

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) ha denunciato la confiscadella sua macchina al momento del suo arresto ad opera delleFC a Bassora il 16 luglio 2003.

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) ha denunciato la confisca almomento del suo arresto a casa sua il 21 agosto 2003 di duemilioni di dinari iracheni.

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) ha denunciato che il suodenaro e due automobili sono state confiscate al momentodel suo arresto da parte delle FC avvenuto l’11 agosto 2003.

51. A Camp Cropper, Camp Bucca e Abu Ghraib è statoprogressivamente instaurato un sistema grazie al quale i benipersonali in possesso dei prigionieri al momento del loro arrivo nellestrutture di detenzione, che non potevano tenere con sé (denaro, altrioggetti di valore, indumenti di ricambio, documenti di identità) sonostati registrati e custoditi fino al momento del loro rilascio. In questicasi solitamente il prigioniero ha ottenuto una ricevuta dettagliata e isuoi beni gli sono stati restituiti al momento del rilascio. Tuttavia ilsistema non ha preso in considerazione i beni personali confiscati almomento dell’arresto.

52. In seguito alla perdita dei beni personali o ai danni causati allaproprietà dalle FC durante i suoi raid, nonché alle lamenteleriguardanti le pensioni o gli stipendi, le FC hanno instaurato unsistema compensativo aperto a tutti, compresi i detenuti e lapopolazione in generale. Le denunce devono essere presentate pressoi Centri di Informazione Generale (General Information Centers,Gic), allestiti sotto la responsabilità dei Centri di coordinazione perl’assistenza umanitaria (Humanitarian Assistance CoordinationCenters, Haac). A tal fine insieme alle denunce devono esserepresentate delle prove di appoggio, spesso problematiche dapresentare visto che le autorità che hanno proceduto all’arresto moltoraramente hanno rilasciato delle ricevute dettagliate. Il Cicr non è ingrado di valutare l’efficienza di questo sistema di risarcimento,sebbene abbia avuto l’opportunità di visitare uno di questi Gic. Nella

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città di Bagdad vi sono nove Gic e uno nella città di Mosul, ma inaltre zone del paese non ve ne sono e pertanto questo priva una vastaparte delle persone interessate della possibilità di presentare unadenuncia.

53. Ai sensi delle clausole del diritto internazionale, il Cicrricorda alle autorità delle FC che il saccheggio è severamentepunito dal Diritto Umanitario Internazionale (Articolo 33 dellaQuarta Convenzione di Ginevra), che la proprietà privata non puòessere confiscata (Articolo 46.2 della Convenzione n. IV dell’Aja,1907), e che l’esercito di occupazione può prendere possessounicamente del denaro contante e dei fondi che sono di esclusivaproprietà dello Stato (articolo 53 della Convenzione n. IV dell’Aja,1907). Inoltre ricorda che i prigionieri devono poter essereautorizzati a tenere con sé gli articoli di uso personale. I beni divalore non devono essere loro tolti tranne che ai sensi delleprocedure autorizzate e previo rilascio di una ricevuta (Articolo18.68.2 della Terza Convenzione di Ginevra e Articolo 97 dellaQuarta Convenzione di Ginevra).

7. ESPOSIZIONE DEGLI INTERNATI/DETENUTI A MANSIONIPERICOLOSE

54. Il 3 settembre 2003 a Camp Bucca tre prigionieri sono statigravemente feriti dall’esplosione di quella che è parsa essere unabomba a grappolo, riportando:

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) amputazione bilaterale sottoil ginocchio.

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) amputazione bilaterale soprail ginocchio.

• XXX (cancellato nel testo, Ndt) amputazione della gambasinistra sopra il ginocchio.

Queste persone appartenevano a un gruppo di dieci prigioniericoinvolti in un lavoro volontario per ripulire l’area in prossimitàdel filo spinato del campo. Questi tre prigionieri sono statitrasferiti presso l’Ospedale militare britannico da campo dove

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hanno ricevuto adeguato trattamento sanitario. Le loro ferite hannoreso necessaria l’amputazione degli arti.

55. Il 23 ottobre 2003 il Cicr ha scritto all’ufficiale di comandodella 800esima Brigata di Polizia Militare per richiedere che fosseavviata un’inchiesta sull’accaduto. Il Cicr ha esortato le FC a nonimpegnare i prigionieri in mansioni pericolose.

56. Il Cicr raccomanda alle autorità delle FC che tutte e tre levittime siano adeguatamente risarcite, conformemente sia allaTerza che alla Quarta Convenzione di Ginevra (Articolo 68 dellaTerza Convenzione di Ginevra e Articolo 95 della QuartaConvenzione di Ginevra).

8. PROTEZIONE DEI PRIGIONIERI DAI BOMBARDAMENTI

57. Sin dalla sua riapertura a opera delle FC, la prigione di AbuGhraib è sempre stata bersaglio di frequenti bombardamenti notturnicon colpi di mortaio e altre armi, che hanno provocato in parecchieoccasioni decessi o ferimenti di prigionieri. Durante il mese di luglio,il comandante della struttura ha riportato almeno 25 attacchi diquesto tipo. Il 16 agosto tre colpi di mortaio sono caduti nelcompound della prigione, uccidendo almeno cinque prigionieri eprovocando il ferimento di altre 67 persone. Altri attacchi in seguitohanno provocato ulteriori morti e ferimenti. Un team del Cicr il 17agosto ha visitato Abu Ghraib e ha riscontrato la mancanza diadeguate contromisure: mentre il personale delle FC vive in edifici dicemento, tutti i prigionieri sono ospitati in tende all’interno delcompound, che non ha bunker o altra forma di protezione, il che lirende del tutto vulnerabili ai bombardamenti. I prigionieridichiararono di non essere stati messi a conoscenza di che cosa fareper proteggersi nell’eventualità di un bombardamento. Erano moltocosternati e ritenevano che alle autorità “non interessasse”. Dopoquegli attacchi, la sicurezza è aumentata intorno al recinto dellaprigione per ridurre i rischi di ulteriori attacchi. Tuttavia, le misureadottate per garantire la sicurezza dei prigionieri non sono parseadeguate. I detenuti sono stati autorizzati a riempire e sistemare dei

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sacchi di sabbia contro il perimetro di ogni tenda. Alla fine di ottobrei sacchi di sabbia non erano ancora stati collocati intorno a tutte letende e gli stessi non parevano offrire una protezione adeguata incaso di bombardamento o di esplosione.

58. Ai sensi di quanto previsto dal Diritto UmanitarioInternazionale, il Cicr ricorda alle autorità delle FC che le autoritàcarcerarie non devono allestire luoghi di detenzione in areeparticolarmente esposte ai rischi della guerra (Articolo 23.1 dellaTerza Convenzione di Ginevra e Articolo 83 della quartaConvenzione di Ginevra). Ricorda che nelle zone di detenzioneesposte ai raid aerei e ad altri rischi correlati alla guerra, devonoessere messi a disposizione dei prigionieri adeguati ripari il cuinumero e la cui struttura siano in grado di garantire la protezionenecessaria. Nel caso di allarmi tutti i detenuti devono essere liberidi accedere a tali ripari quanto più velocemente possibile (Articolo23.2 della Terza Convenzione di Ginevra e Articolo 88 della quartaConvenzione di Ginevra). Quando un luogo di detenzione vieneritenuto insicuro, i prigionieri dovrebbero essere trasferiti in altroluogo di detenzione, ricevendo adeguata sicurezza e condizioni divita compatibili con quanto espressamente previsto dalla Terza edalla Quarta Convenzione di Ginevra.

CONCLUSIONE

59. Il presente rapporto del Cicr documenta delle gravi violazionidel Diritto Umanitario Internazionale in relazione alle condizioni ditrattamento dei prigionieri custoditi dalle FC in Iraq. In particolareesso denuncia che i prigionieri corrono il rischio di essere soggetti aprocedure di coercizione fisica e psicologica, che in alcuni casiequivalgono a tortura vera e propria, nelle prime fasi del loroprocesso di detenzione.

60. Una volta conclusasi la fase dell’interrogatorio, le condizionidi trattamento dei prigionieri generalmente migliorano, ad eccezionedella sezione dei “Prigionieri di rilievo” presso l’Aeroportointernazionale di Bagdad, dove i prigionieri sono custoditi per circa23 ore al giorno in rigido isolamento totale, in piccole celle di

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cemento, prive di luce naturale. Questo regime non è conforme aquanto previsto dalla Terza e dalla Quarta Convenzione di Ginevra.

61. Durante la loro carcerazione, questi prigionieri rischiano altresìdi essere vittime di un impiego eccessivo e sproporzionato dellaforza da parte delle autorità carcerarie nel tentativo di riportarel’ordine in caso di rivolta o per evitare fughe.

62. Un’altra grave violazione del Diritto Umanitario Internazionaledescritto nel rapporto del Cicr è la incapacità o la mancanza divolontà di mettere in atto un sistema di notifica degli arresti per lefamiglie dei prigionieri. Questa violazione delle clausole previste dalDiritto Umanitario Internazionale provoca enorme logorio neiprigionieri e nelle loro famiglie, visto che queste ultime temono che iloro parenti scomparsi siano deceduti. Il noncurante comportamentoda parte delle FC e la loro incapacità a provvedere rapidamente anotificare tali informazioni con precisione alle famiglie deiprigionieri arrestati ha oltre tutto delle gravi ripercussionisull’immagine delle Potenze Occupanti tra la popolazione irachena.

63. Oltre alle raccomandazioni evidenziate dal presente rapporto inrelazione alle condizioni di detenzione dei prigionieri, di notificadegli arresti ai familiari e della necessità di svolgere indagini per leviolazioni contro il Diritto Umanitario Internazionale, per perseguirequanti venissero ritenuti responsabili, il Cicr desidera espressamentericordare alle FC i suoi doveri:

• Rispettare sempre la dignità umana, l’integrità fisica e lasensibilità culturale dei prigionieri custoditi sotto il lorocontrollo.

• Instaurare un sistema di notifica degli arresti che garantiscauna rapida e accurata informazione alle famiglie deiprigionieri.

• Evitare qualsiasi forma di maltrattamento e di coercizionefisica o psicologica dei prigionieri durante gli interrogatori.

• Istruire le autorità che procedono agli arresti o che sioccupano delle carceri che provocare delle gravi feritecorporee o danneggiare gravemente la salute dei prigionieri è

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proibito ai sensi della Terza e della Quarta Convenzione diGinevra.

• Instaurare un regime di detenzione che garantisca il rispettodell’integrità psichica e della dignità umana dei prigionieri.

• Garantire che le unità militari incaricate di procedereall’arresto, o di sovrintendere alle strutture di detenzionericevano un addestramento adeguato, che consenta loro diagire in maniera adeguata e di ottemperare alle proprieresponsabilità senza far ricorso a maltrattamenti oall’impiego eccessivo della forza.

Le procedure descritte in questo rapporto sono proibite ai sensi delDiritto Umanitario Internazionale. Essi impongono una immediataattenzione da parte delle Fc. In particolare le FC dovrebberorivedere le loro procedure, prendendo gli opportuni provvedimentiper migliorare il trattamento dei prigionieri di guerra e di altrepersone protette che siano sotto la loro autorità. Questo rapporto èparte di un dialogo bilaterale e confidenziale tra il Cicr e le FC. Infuturo il Cicr continuerà a dialogare in via bilaterale econfidenziale con le FC ai sensi del Diritto UmanitarioInternazionale sulla base del monitoraggio delle condizioni in cuivengono svolti gli arresti, gli interrogatori, e la reclusione deiprigionieri custoditi sotto l’autorità delle FC. Fine del rapporto. Traduzione di Anna Bissanti