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ISSN: 1123-3117 (cartaceo) • 2384-8936 (online) Rapporti ISTISAN

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ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ

Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni

Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol-CNESPS

sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute

Rapporto 2014

Emanuele Scafato, Claudia Gandin, Lucia Galluzzo, Sonia Martire e Silvia Ghirini

per il Gruppo di Lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol)

Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute

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Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e Direttore responsabile: Fabrizio Oleari Registro della Stampa - Tribunale di Roma n. 114 (cartaceo) e n. 115 (online) del 16 maggio 2014 Redazione: Paola De Castro e Sandra Salinetti La responsabilità dei dati scientifici e tecnici è dei singoli autori. © Istituto Superiore di Sanità 2014

viale Regina Elena, 299 – 00161 Roma

Istituto Superiore di Sanità Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni. Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol-CNESPS sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute. Rapporto 2014. Emanuele Scafato, Claudia Gandin, Lucia Galluzzo, Sonia Martire e Silvia Ghirini per il Gruppo di Lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol) 2014, viii, 65 p. Rapporti ISTISAN 14/1

Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica risultando responsabile in Europa del

3,8% di tutte le morti e del 4,6% degli anni di vita persi a causa di disabilità attribuibili all’alcol. I danni che ne derivano producono effetti non solo sul bevitore ma anche sulle famiglie e sul contesto sociale allargato, a causa di comportamenti violenti, abusi, abbandoni, perdite di opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e stradali. L’Osservatorio Nazionale Alcol del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (ONA-CNESPS) è da dieci anni il riferimento formale e ufficiale nazionale, europeo e internazionale dell’Istituto Superiore di Sanità per la ricerca, la prevenzione, la formazione in materia di alcol e problematiche alcol-correlate. L’ONA elabora e analizza ogni anno le basi di dati nazionali svolgendo attività di monitoraggio su mandato del Ministero della Salute e in base a progettualità specifiche del Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie. Dal 2012, le attività di monitoraggio del consumo rischioso e dannoso di alcol sono state inserite nel Piano Statistico Nazionale e svolte formalmente dall’ONA-CNESPS. L’ONA, sede del WHO Collaborating Center for Research on Alcohol, è l’organismo indipendente di raccordo tra Ministeri, Presidenza del Consiglio, Commissione Europea e Organizzazione Mondiale della Sanità per le attività tecnico-scientifiche di rilievo nazionale, europeo e internazionale.

Parole chiave: Alcol; Monitoraggio; Epidemiologia; Sanità pubblica Istituto Superiore di Sanità Epidemiology and alcohol-related monitoring in Italy and in the Regions. Evaluation of the National Observatory on Alcohol-CNESPS on the impact of the alcohol consumption in support for the implementation of the activities of the National Alcohol and Health Plan. Report 2014. Emanuele Scafato, Claudia Gandin, Lucia Galluzzo, Sonia Martire and Silvia Ghirini for the CSDA working group (Centro Servizi Documentazione Alcol) 2014, viii, 65 p. Rapporti ISTISAN 14/1 (in Italian)

The alcohol consumption is a major public health problem in Europe being responsible of 3.8% of all deaths and 4.6% of years of life lost due to disability (DALYs) attributable to alcohol. Alcohol related harm has effects not only on the drinker, but also on families and social context, because of violent behaviors, abuse, abandonment, loss of social opportunities, inability to build emotional bonds and stable relationships, disability, accidents at work and on the road. The National Observatory on Alcohol (ONA) of the National Centre for Epidemiology, Surveillance and Health Promotion (CNESPS) is from ten years the formal and official national, European and international reference of the Istituto Superiore di Sanità for research, prevention and training on alcohol and alcohol-related problems. The ONA evaluates and analyzes every year the national databases and conducts monitoring on behalf of the Ministry of Health and according to specific projects of the National Center for Prevention and Disease Control (CCM). Since 2012, the monitoring of hazardous and harmful alcohol consumption has been included in the National Statistical Program and formally carried out by the ONA-CNESPS. The ONA, as WHO Collaboratoring Centre for Research and Health Promotion on Alcohol and Alcohol-related Health Problem, is the independent technical and scientific advisory body for the Ministries, the first Minister Office, the European Commission and the World Health Organization.

Key words: Alcohol; Monitoring; Epidemiology; Public health Per informazioni su questo documento scrivere a: [email protected] e [email protected] Il rapporto è accessibile online dal sito di questo Istituto: www.iss.it. Citare questo documento come segue:

Scafato E, Gandin C, Galluzzo L, Martire S, Ghirini S per il Gruppo di Lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol) (Ed.). Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni. Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol-CNESPS sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute. Rapporto 2014. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2014. (Rapporti ISTISAN 14/1).

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Il rapporto è stato realizzato dal Gruppo di Lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol) dell’Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS in collaborazione con:

– WHO Collaborating Centre for Research and Health Promotion on Alcohol and Alcohol-related Health Problems

– Società Italiana di Alcologia – Centro Alcologico Regionale della Toscana, Regione Toscana – Centro Alcologico Regionale, Regione Liguria – Associazione Italiana dei Club Alcologici Territoriali – Eurocare Italia.

Componenti del Gruppo di Lavoro CSDA

Emanuele SCAFATO (Coordinatore)

Fiorella ALUNNI Pierfrancesco BARBARIOL Tiziana CODENOTTI Lucilla DI PASQUALE Gianluca DI ROSA Monica DI ROSA Tiziana FANUCCHI Lucia GALLUZZO Claudia GANDIN Silvia GHIRINI Ilaria LONDI Gabriele MAGRI Sonia MARTIRE Lisa NADIR Nicola PARISI Valentino PATUSSI Rosaria RUSSO Riccardo SCIPIONE Gianni TESTINO Simone TICCIATI Elena VANNI

Un contributo originale di elaborazione e analisi dei dati riportati nel rapporto è stato fornito e acquisito nella Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della legge n. 125/2001 (legge quadro in materia di alcol e problemi alcol-correlati). Il rapporto illustra un’analisi preliminare delle attività specifiche del progetto “L’alcol in Italia e nelle Regioni. Valutazione epidemiologica del rischio sanitario e sociale dell’alcol in supporto al Piano Nazionale di Prevenzione e alla implementazione del Piano Nazionale Alcol e Salute” finanziato dal CCM, Ministero della Salute; le elaborazioni costituiscono inoltre un contributo alle attività del Piano Statistico Nazionale 2011-2013 previste dal progetto SISTAN ISS-34 (SDE)-SDE, “Monitoraggio dell’impatto del consumo di alcol in Italia in supporto dell’implementazione del Piano Nazionale Alcol e Salute (MIA-PNAS)”.

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INDICE

Prefazione ............................................................................................................................................ v

Consumi di bevande alcoliche nei Paesi europei .............................................................. 1

Rapporto sull’alcol e salute nei 35 Paesi europei dell’Ufficio Regionale per l’Europa, WHO .......... 1 Rapporto europeo ESPAD 2011 ......................................................................................................... 7 Joint Action on Reducing Alcohol Related HArm ............................................................................. 12

Consumi nella popolazione italiana generale ...................................................................... 14

Consumatori di alcol (di almeno una bevanda alcolica) ..................................................................... 14 Consumatori di vino, birra, aperitivi alcolici, amari e superalcolici ................................................... 15

Comportamenti a rischio .............................................................................................................. 18

Consumatori fuori pasto ..................................................................................................................... 18 Consumatori binge drinking ............................................................................................................... 19 Consumatori a rischio (criterio ISS) ................................................................................................... 21

Consumi alcolici e modelli di consumo nelle Regioni ..................................................... 24

Italia nord-occidentale ........................................................................................................................ 24 Piemonte ....................................................................................................................................... 24 Valle d’Aosta ................................................................................................................................ 24 Lombardia .................................................................................................................................... 26 Liguria .......................................................................................................................................... 27

Italia nord-orientale ............................................................................................................................ 27 Provincia Autonoma di Bolzano ................................................................................................... 27 Provincia Autonoma di Trento ..................................................................................................... 28 Veneto .......................................................................................................................................... 28 Friuli-Venezia Giulia .................................................................................................................... 28 Emilia Romagna ........................................................................................................................... 28

Italia centrale ...................................................................................................................................... 28 Toscana ......................................................................................................................................... 29 Umbria .......................................................................................................................................... 29 Marche .......................................................................................................................................... 29 Lazio ............................................................................................................................................. 29 Abruzzo ........................................................................................................................................ 29 Molise ........................................................................................................................................... 30

Italia meridionale ................................................................................................................................ 30 Campania ...................................................................................................................................... 30 Puglia ............................................................................................................................................ 30 Basilicata ...................................................................................................................................... 31 Calabria ........................................................................................................................................ 31

Italia insulare ...................................................................................................................................... 31 Sicilia ............................................................................................................................................ 31 Sardegna ....................................................................................................................................... 32

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Consumo di alcol tra i giovani .................................................................................................... 33

Consumatori di 11-17 anni ................................................................................................................. 34 Consumatori di 18-20 anni ................................................................................................................. 35 Consumatori di 21-25 anni ................................................................................................................. 36 Sicurezza stradale tra i giovani ........................................................................................................... 36 Campagna di comunicazione contro l’abuso di alcol e la guida ......................................................... 37

Consumo di alcol tra gli anziani ................................................................................................ 39

Consumatori anziani “giovani” (65-74 anni) ...................................................................................... 40 Consumatori anziani “intermedi” (75-84 anni) .................................................................................. 41 Consumatori anziani ultra 85enni ....................................................................................................... 41

Incidenti stradali ............................................................................................................................... 42

Rapporto ACI-ISTAT 2012 ................................................................................................................ 42 Risultati del progetto DaCoTA Building the European Road Safety Observatory ............................. 44

Mortalità alcol-attribuibile ............................................................................................................. 48

Malattie totalmente alcol-attribuibili .................................................................................................. 48 Malattie parzialmente alcol-attribuibili .............................................................................................. 49 Cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti alcol-attribuibili .................................................................. 50 Analisi demografica e territoriale della mortalità alcol-attribuibile .................................................... 51

Conclusioni ......................................................................................................................................... 54

Bibliografia .......................................................................................................................................... 58 Bibliografia nazionale di approfondimento ........................................................................................ 61

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PREFAZIONE

Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica risultando responsabile in Europa del 3,8% di tutte le morti e del 4,6 % degli anni di vita persi a causa di disabilità (Disability-Adjusted Life Years, DALYs) attribuibili all’alcol. L’Unione Europea (UE) è la regione con il consumo alcolico più alto al mondo, con 11 litri di alcol puro per adulto consumati ogni anno. Secondo il recente rapporto del progetto europeo Alcohol Measures for Public Health Research Alliance (AMPHORA), nella UE un decesso su 7 per gli uomini e un decesso su 13 per le donne è attribuibile al consumo di alcol. Anche se l’Italia è stata uno dei primi Paesi che è riuscito a ridurre significativamente i consumi alcolici, il consumo pro capite di alcol puro ha raggiunto, nella popolazione adulta di età superiore a 15 anni, 6,10 litri all’anno nel 2010 (ultimo dato ufficiale più recente disponibile). In Italia, le prevalenze dei consumatori a rischio identificano circa 8.000.000 di individui a rischio di età superiore agli 11 anni (circa 6.200.000 maschi e 1.900.000 femmine). Le percentuali più elevate di consumatori a rischio di sesso maschile si registrano nella classe di età 65-74 anni e tra gli ultra 75enni per un totale di oltre 2.000.000 di anziani di sesso maschile che necessiterebbero di un intervento di identificazione precoce e di sensibilizzazione al problema e per i quali andrebbe sviluppato un piano di prevenzione ad hoc, considerato il continuo invecchiarsi della popolazione italiana. L’alcol continua, non solo per gli anziani, a rappresentare uno dei principali fattori di rischio per la salute dell’uomo essendo, anche attraverso consolidati nuovi modelli del bere associati all’intossicazione (binge drinking), il principale fattore di mortalità prematura tra i giovani sino a i 24 anni di età a causa delle correlazioni dirette con l’incidentalità stradale alcol-correlata. Nonostante l’innalzamento dell’età minima legale per la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche, circa un milione di bambini, adolescenti e giovani al di sotto dei 18 anni ricevono e consumano bevande alcoliche non ottemperando alle linee guida per una sana alimentazione che impongono consumo zero al di sotto dei 18-20 anni. L’uso di alcol è associato direttamente o indirettamente al rischio d’insorgenza di oltre 200 malattie e condizioni patologiche, inclusi numerosi tipi di cancro. Ciò è quanto emerge dai dati epidemiologici e dal monitoraggio alcol-correlato, strumenti indispensabili e insostituibili per la pianificazione delle strategie di prevenzione, per la programmazione sociosanitaria e per azioni di contrasto al consumo rischioso e dannoso di alcol nella popolazione.

A livello nazionale, la necessità di un sistema formalizzato di monitoraggio alcol-correlato si è consolidata a partire dall’approvazione della Legge 125/2001 che, valorizzando le attività già avviate dal Decreto Ministeriale rivolto alla rilevazione periodica delle attività dei gruppi di lavoro dedicati alla riabilitazione degli alcoldipendenti, richiamava la necessità di provvedere annualmente alla produzione di una relazione annuale del Ministro della Salute sullo stato di avanzamento delle attività previste dalla stessa legge per il contrasto al fenomeno dell’alcoldipendenza in Italia. Numerose leggi e piani d’indirizzo (Legge 125/2001; Piano Nazionale Alcol e Salute, PNAS; Piano Nazionale Prevenzione, PNP) hanno nel corso degli anni sottolineato l’esigenza centrale di flussi informativi specifici particolarmente sentita da tutte le Regioni e le Province Autonome (PA) italiane. Tale esigenza è stata ampiamente analizzata e dibattuta a livello tecnico, formalizzata e sintetizzata nel Piano Nazionale di Monitoraggio Alcol e Salute (PNMAS) elaborato da un gruppo composto da rappresentanti istituzionali regionali, ministeriali ed esperti e approvato, nell’anno 2009, dalla Commissione Salute delle Regioni e delle PA.

A livello europeo, negli ultimi dieci anni sono state numerose le iniziative sull’alcol quali la “EU strategy to support Member States in reducing alcohol-related harms” (Commissione

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Europea, 2006) e il “WHO European Alcohol Action Plan to reduce the harmful use of alcohol 2012-2020” (World Health Organization -WHO, Ufficio Regionale per l’Europa), supportate a livello globale dalla “Global strategy to reduce the harmful use of alcohol” della WHO, e dalla “Action Plan for the Global Strategy for the Prevention and Control of Non-communicable Disease 2008-2013” della WHO. Tali iniziative, alle quali l’Italia ha aderito nell’ambito di numerose attività progettuali europee, hanno ripetutamente sottolineato e rafforzato nel tempo, l’importanza di sviluppare e sostenere un sistema locale di monitoraggio alcol-correlato in grado di garantire da un lato, una valutazione dell’impatto socio-sanitario del consumo di alcol nella popolazione, dall’altro, di fornire informazioni puntuali sullo stato di avanzamento delle iniziative di contrasto adottate ed eventualmente riadattate sulla base di bisogni socio-sanitari emergenti.

Tutte le strategie e tutti i piani sono stati accompagnati da modalità e sistemi di monitoraggio che in parte hanno ricompreso anche le tecniche di rilevazione e reporting degli Stati Membri, e nel caso dell’Italia, ampiamente ispirate a quelle acquisite in Commissione Europea del sistema di monitoraggio nazionale per indicatori, di valenza europea. Quest’ultimo è stato proposto dall’Osservatorio Nazionale Alcol del Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Promozione della Salute (ONA-CNESPS) dell’Istituto Superiore di Sanità che dal 1999 è l’interfaccia tecnico-scientifica nella Health and Consumer Protection Directorate General (DG SANCO, CE) per la European Community Health Indicator and Monitoring (ECHIM) e della WHO per la determinazione dei sistemi di valutazione e monitoraggio europei e internazionali sull’alcol.

Gli indicatori in uso nel sistema di monitoraggio nazionale sono resi disponibili e consultabili sul sito della Commissione Europea insieme alle documentazioni già condivise nell’ambito della Committee on National Alcohol Policy and Action (CNAPA), e pubblicate sul sito della DG-SANCO in Lussemburgo.

L’ONA-CNESPS è dal 1998 il riferimento formale e ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità per la ricerca, la prevenzione, la formazione in materia di alcol e problematiche alcol-correlate. Inoltre, facendo seguito a quanto approvato nel 2006 dal comitato scientifico permanente del Ccm e a quanto previsto dal piano programmatico delle attività previste per il triennio in corso, l’ONA-CNESPS ha formalmente svolto il ruolo di assistenza tecnica attribuitogli dal Centro nazionale per la prevenzione ed il Controllo delle Malattie - Ccm per favorire la realizzazione delle attività del PNAS e, tramite specifici accordi di collaborazione, ha svolto le attività finalizzate alla produzione di analisi dedicate e rapporti annuali (2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012) basati sui progetti “Raccolta e analisi centralizzata di flussi informativi e dati relativi all’impatto dell’uso e abuso di alcol sulla salute in Italia, in supporto alla implementazione delle attività del Piano nazionale alcol e salute” e “Monitoraggio dell’Impatto di Alcol sulla salute in Italia in supporto alla implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute/MIA-PNAS”, finalizzati alla produzione dei dati utili per la relazione al Parlamento, in ottemperanza alla Legge 125/2001 e per la relazione sullo stato sanitario del Paese.

Le elaborazioni specifiche dell’ONA-CNESPS e le attività di monitoraggio e reporting annuali sono confluite formalmente nel Piano Statistico Nazionale 2011-2013 attraverso il progetto SISTAN ISS-34 Statistica DErivata (SDE) e assimilate al rango di statistica ufficiale.

Nel corso dei più recenti anni, il sistema connesso alle attività di monitoraggio alcol-correlato si è avvalso delle citate attività sviluppando, anche attraverso rilevanti e indispensabili sinergie tra numerosi progetti di ricerca nazionali ed europei, la cornice di riferimento a cui hanno contribuito, tra le altre, numerose attività progettuali tra cui:

1. progetto CCM: “L’alcol in Italia e nelle Regioni. Valutazione epidemiologica del rischio sanitario e sociale dell’alcol in supporto al Piano Nazionale di Prevenzione e all’implementazione del Piano Nazionale Alcol e Salute” (24/3/2012-23/3/2014);

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2. Progetto FP7: “AMPHORA - Alcohol Measures for Public Health Research Alliance” (1/1/2009-31/12/2012);

3. Progetto EC PHP: “Joint Action for ECHIM European Community Health Indicators and Monitoring” (1/1/2009-30/6/2012);

4. Progetto EC PHP: “ECHIM Working Party 7 Secretariat and the Key Action Health Indicators and Monitoring” (1/5/2005-30/9/2008);

5. Accordo di collaborazione ISS-Ministero della Salute, progetto SIVeAS “Validazione europea indicatori LEA e confronto con dati europei” (15/9/2008-14/3/2012);

6. Accordo di collaborazione ISS-Ministero della Salute, progetto SIVeAS: “Strumenti flessibili basati sull’evidenza per la determinazione delle priorità sanitarie” (15/9/2008-14/3/2012).

La definizione del sistema di monitoraggio e le connesse attività di reporting sono state inoltre arricchite e orientate nel corso degli anni attraverso lo sviluppo di iniziative e protocolli di studio indirizzati a attività epidemiologiche, di prevenzione e monitoraggio per indicatori a livello nazionale, regionale, europeo e internazionale svolte dall’ONA-CNESPS relativamente alla partecipazione dei flussi informativi richiesti nell’ambito dell’Alcohol Control Database, del Global Alcohol Survey and status report della WHO con la preparazione di Country Reports specifici pubblicati dall’Head Quarter di Ginevra, dello European Status Report on Alcohol, di collaborazione al GISAH, Global Information System on Alcohol and health e all’ECHIM.

Alla luce delle considerazioni sinora poste, il sistema di monitoraggio alcol-correlato, anche in funzione dell’evoluzione tecnico-scientifica e delle policy sarà per sua natura sempre più teso all’internazionalizzazione e formalizzazione, stimolato da un lato dall’uso degli indicatori correnti e dalla valutazione dei gap esistenti e dall’altro dalla necessità di ottemperare all’esigenza dinamica di monitoraggio delle azioni di prevenzione rispondendo alle esigenze e alle necessità emergenti, tra le quali, non ultima, l’adozione di modalità di rilevazione specifica che nel corso dei prossimi anni verranno adottate attraverso le Health Survey condotte da Eurostat o comunque previste dall’implementazione di strategie e piani comunitari e internazionali a cui l’Italia aderisce. L’allineamento a tale esigenza e già in atto e a tale riguardo è da rilevare che l’Italia svolge un ruolo attivo e di leadership testimoniato dall’expertise tecnico-scientifico richiesto dalla WHO all’ONA-CNESPS per la valutazione dello European Status report on Alcohol and Health in 35 European Countries e per una consulenza specifica tecnico-scientifica di coordinamento dei flussi informativi prodotti annualmente dal network europeo delle National Counterparts della WHO per l’implementazione dello European Alcohol Action Plan e connesso monitoraggio. Tale consulenza è richiesta anche nell’ambito internazionale nella “Global Strategy to reduce the harmful use of alcohol” al cui monitoraggio il Centro Collaboratore dell’ISS è stato designato a collaborare in qualità di membro del “Technical Advisory Group on Alcohol Epidemiology” e di appartenere al network mondiale dei Centri di Collaborazione insediatosi a Ginevra in sede WHO nel marzo 2013.

L’ONA-CNESPS, che è tra gli organismi esperti sia della DG-SANCO (per la valutazione periodica formale dell’impatto della Strategia Comunitaria sull’alcol), che della WHO (per la valutazione dello European Status Report on Alcohol annuale attuato congiuntamente dalla WHO e Commissione Europea), avrà il compito di attuare in maniera tempestiva il trasferimento del know-how metodologico e l’implementazione e integrazione dei rinnovati approcci di monitoraggio. Inoltre, nell’ottica di medio periodo, in funzione delle competenze internazionali sul monitoraggio dello stato di salute della popolazione e delle problematiche connesse alla valutazione dell’impatto alcol-correlato, l’ONA-CNESPS agirà per i prossimi tre anni in qualità di leader formale su nomina del Ministero della Salute nella Joint Action

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Comunitaria sull’Alcol RARHA collaborando all’elaborazione di linee guida di monitoraggio alcol-correlato per tutti gli Stati Membri UE (su mandato della Commissione Europea per il periodo 2014-2017) e attuerà, infine, la valutazione complessiva delle azioni e obiettivi che saranno delineate anche attraverso la definizione della struttura e l’articolazione del Piano di Azione Comunitario che vedrà la sua approvazione nel corso del semestre italiano di Presidenza europea e che richiederà, esso stesso, un monitoraggio specifico a livello europeo e nei singoli Stati. Azioni di tutela alle quali l’Istituto Superiore di Sanità assicurerà competenze, conoscenze e la passione che contraddistinguono la qualità dell’impegno di quanti contribuiscono a controllare e migliorare lo stato di salute degli italiani e delle italiane.

Prof. Emanuele SCAFATO Direttore del Reparto Salute della Popolazione e suoi Determinanti

Direttore del WHO Collaborative Centre Research on Alcohol Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol - CNESPS

Presidente della Società Italiana di Alcologia Vice Presidente della Federazione Europea delle Società Scientifiche

sulle Dipendenze

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CONSUMI DI BEVANDE ALCOLICHE NEI PAESI EUROPEI

Rapporto sull’alcol e salute nei 35 Paesi europei dell’Ufficio Regionale per l’Europa, WHO

Lo Status report on alcohol and health in 35 European Countries 2013 (1), pubblicato dall’Ufficio Regionale per l’Europa della WHO nell’ambito delle attività previste dal Programma di sanità europeo 2008-2013 e documenti correlati (2-7), è un rapporto tecnico strutturato in tre sezioni che contiene un’analisi effettuata degli Stati Membri dell’UE, la Norvegia, la Svizzera, la Croazia e i Paesi candidati all’adesione all’UE (Islanda, Montenegro, Serbia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia e Turchia). La revisione del rapporto è stata affidata dalla WHO all’ONA-CNESPS dell’Istituto Superiore di Sanità.

La sezione 1 del rapporto descrive le tendenze registrate del consumo pro-capite di alcol nel periodo 1990-2010 per ogni Paese, per area geografica e per l’UE nel suo complesso e la mortalità alcol-attribuibile. Il consumo medio pro capite di alcol in Italia, secondo i dati della WHO Global Information System on Alcohol and Health (GISAH) (8), è passato da 10,99 nel 1990 a 6,10 nel 2010.

La diminuzione del livello di consumo di alcol nella UE 1990-2010 è dovuta principalmente ad una riduzione dei consumi nei Paesi del sud dell’Europa; nei Paesi della regione europea centro-occidentale e occidentale si è registrato un calo generale dei consumi, in particolare in Francia (l’unica eccezione in questo gruppo è il Regno Unito, dove il consumo pro-capite di alcol è aumentato); un costante aumento dei consumi pro-capite è stato infine registrato nei Paesi dell’Europa centro-orientale e orientale e nei Paesi nordici, probabilmente, almeno in parte, a causa dell’aumento dei consumi non registrati (unrecorded) (Figura 1). L’alcol è un importante fattore di rischio per la mortalità prematura nell’UE e il livello globale di mortalità alcol-attribuibile (misurato attraverso i tassi di mortalità standardizzati delle tre più importanti cause di morte attribuibili all’alcol e cioè tumori, cirrosi del fegato e lesioni) rimane alto nei Paesi dell’UE.

La Figura 2 mostra che la mortalità alcol-attribuibile è più alta nei Paesi dell’Europa centro-orientale e orientale (Tassi Standardizzati di Mortalità, TSM=58,58). Il rapporto evidenzia inoltre che in alcune aree geografiche dell’Europa il consumo di alcol è diminuito e che negli stessi si registrano i tassi più bassi di mortalità alcol-attribuibile. Analizzando infine nel dettaglio i tassi di mortalità alcol-correlata della Figura 2 si osserva che all’aumentare dell’età aumentano i valori sia per i maschi che per le femmine e che anche in questo caso le variazioni sono più evidenti nel gruppo di Paesi centro orientali e orientali. Se si tiene presente che, in linea di principio, tutti i decessi alcol-attribuibili potrebbero essere evitati eliminando il fattore di rischio, sono attualmente in discussione le misure politiche da attuare a livello comunitario per far diminuire la mortalità alcol-attribuibile nel breve periodo di tempo. Tra quelle suggerite dalla WHO si segnalano l’aumento della tassazione, la riduzione della disponibilità sul mercato, il divieto di pubblicità e la regolamentazione del marketing e l’aumento dei servizi di assistenza sanitaria primaria per il trattamento dei soggetti con problematiche alcol-correlate.

La sezione 2 del rapporto presenta i risultati dell’indagine condotta nel 2012 da UE e dalla WHO su alcol e salute. Tutti gli Stati Membri dell’UE, quelli in via di adesione e i Paesi candidati hanno partecipato al sondaggio e sono stati anche raccolti i dati di Norvegia e Svizzera.

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Rapporti ISTISAN 14/1

Europa

Figura 1. Trend e IC (95%) del consumo di alcol pro-capite tra gli adulti in Europa Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’indagine WHO

Questa sezione 2 è strutturata tenendo conto delle 10 aree del piano d’azione europeo della WHO previsto per il periodo 2012-2020 per ridurre il consumo dannoso di alcol (6), disponibile anche in lingua italiana a cura dell’ISS-ONA-CNESPS (7):

1. Leadership, consapevolezza e impegno politico Sono stati valutati i miglioramenti rilevati grazie alle misure adottate nei vari settori d’intervento. Le tematiche in cui la maggior parte dei Paesi hanno riferito maggiori sviluppi sono state l’aumento della consapevolezza pubblica (23 Paesi), le politiche e le contromisure per alcol e guida (22 Paesi), il monitoraggio e la ricerca sull’alcol (21 Paesi) e le attività sul controllo della disponibilità e di rafforzamento del trattamento in ambito di assistenza primaria (20 Paesi); per le altre attività non si registrano variazioni se non deboli cambiamenti (Figura 3).

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12

11

6

8

9

9

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11

15

14

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17

17

1

1

2

1

3

1

2

Aumento della consapevolezza pubblica

Politiche su guida in stato di ebbrezza

Monitoraggio e ricerca

Trattamento in assistenza primaria

Disponibilità

Luoghi di lavoro

Azioni comunitarie

Accessibilità

Riduzione del danno ove si beve

Alcol illegale

Regolamentazione del marketing

Forte Invariato Debole

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Aumento della consapevolezza pubblica

Politiche su guida in stato di ebbrezza

Monitoraggio e ricerca

Trattamento in assistenza primaria

Disponibilità

Luoghi di lavoro

Azioni comunitarie

Accessibilità

Riduzione del danno ove si beve

Alcol illegale

Regolamentazione del marketing

Forte Invariato Debole

Figura 2. Tassi di mortalità per sesso ef classe di età e TSM alcol-correlata per area geografica, 2010 Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati della WHO

Figura 3. Cambiamenti della politica sull’ alcol 2006-2011, in 30 Paesi Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati della WHO

99,53

65,77

14,5335,41

19,58

2,61020406080

100120140160180

020406080

100120140160180 TSM=35,95

7,71

41,53

79,87

17,37

38,84

1,82

Paesi centro-occidentali e occidentali

TSM=28,10

27,64

174,85

4,3329,73

36,88

129,24

15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+

TSM=58,58

Paesi centro-orientali e orientali

9,36

39,90

61,96

1,4613,82

29,79

020406080

100120140160180 Paesi del nord Europa

TSM=23,85

9,35

40,18

74,29

1,71

24,4410,38

020406080

100120140160180

TSM=23,36

14,34

64,97

99,79

19,3235,17

2,580

20406080

100120140160180 UE, Croazia, Norvegia

e Svizzera

TSM=35,66

Paesi del sud Europa

020406080

100120140160180

020406080

100120140160180

020406080

100120140160180

020406080

100120140160180

15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+ 15-34 35-64 65+

Uomini Donne

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Rapporti ISTISAN 14/1

Alla fine del 2011, 23 Paesi avevano una piano nazionale scritto sull’alcol e dei sette Paesi senza una piano nazionale o sub-nazionale, sei erano in procinto di svilupparne uno. Tutti i Paesi dell’UE hanno ora un limite di età legale per la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche e 18 anni è l’età minima più diffusa (come in Italia).

2. La politica sui prezzi In tutti i 30 Paesi vengono riscosse le accise su birra e alcolici con percentuali che variano dall’8% al 27%, mentre in poco più di un terzo dei Paesi, compresa l’Italia, non sono previste accise sul vino. Alcuni Paesi adottano misure sui prezzi, oltre alla tassazione: nel 2011 Germania e Svezia hanno proibito la vendita sotto costo, mentre la Finlandia e la Svezia hanno proibito le promozioni commerciali (es. l’offerta 2x1).

3. La disponibilità di alcol Solo in alcuni dei Paesi del Nord Europa esiste un monopolio governativo per la vendita al dettaglio di bevande alcoliche (Finlandia, Norvegia, e Svezia) mentre nella maggior parte dei Paesi dell’UE, la vendita al dettaglio e la produzione di alcol è regolarizzata per mezzo di licenze. Ad un gruppo di esperti è stato chiesto di valutare l’importanza di varie misure per il miglioramento delle vendite rispetto ai limiti di età. A tal riguardo, il controllo da parte della polizia o di altre autorità è stato giudicato di grande importanza in 16 Paesi su 30, mentre le campagne di informazione destinate ai giovani sono importanti in 10 Paesi. In tutti i Paesi dell’UE esistono limiti per la vendita al dettaglio (negozio o supermercato) e per la somministrazione di alcolici ai giovani (in discoteca, nei bar, nei pub, al ristorante, ecc.), che variano da 16 a 20 anni (Islanda) con una media di 18 anni. In Italia dallo scorso anno, il limite è diventato per legge 18 anni sia per la vendita che per la somministrazione (Risoluzione N° 18512 del 4 febbraio 2013). In Italia inoltre, vige come in altri Paesi, la restrizione di vendita e somministrazione di bevande alcoliche a soggetti in stato di ebbrezza. Dodici Paesi (40%), inclusa l’Italia, hanno riferito di avere un divieto totale di consumo di alcol negli istituti di assistenza sanitaria e negli edifici scolastici; una limitazione parziale è stata indicata da alcuni Paesi anche per eventi sportivi o per il tempo libero (es. i concerti), nei parchi, nelle strade, sui mezzi pubblici e in alcuni spazi detti alcohol-free.

4. Il marketing delle bevande alcoliche In 27 dei 30 Paesi oggetto dell’indagine sono in atto a livello nazionale restrizioni in materia di pubblicità sulle bevande alcoliche. Il tipo più comune di restrizione riguarda una limitazione parziale che coinvolge il tempo, il luogo e/o il contenuto delle pubblicità. I canali di comunicazione più regolati sono TV e radio, mentre meno limitazioni sono previste per internet e i social network. La Francia è l’unico Paese con divieto assoluto di pubblicizzazione di bevande alcoliche in televisione. Il livello medio di applicazione per le restrizioni sulle pubblicità nei 30 Paesi partecipanti all’intervista è stato 7 con un valore minimo pari a 0 che indica una minima applicazione della restrizione e un valore massimo pari a 10 che indica l’esistenza di un ente governativo dedicato, un sistema di controllo dell’applicazione delle norme, e un sistema di sanzioni previste.

5. Collettività e azioni nei luoghi di lavoro L’area ha analizzato l’esistenza di linee guida nazionali per la prevenzione e la riduzione dei danni alcol-correlati negli ambienti scolastici e di lavoro attraverso interventi mirati nella collettività. In 22 Paesi esiste una giurisdizione ma non vi è un obbligo giuridico di includere la prevenzione sul consumo di alcol nei percorsi scolastici, e poco più della

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Rapporti ISTISAN 14/1

Italia

Italia Italia

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Popolazione generale Giovani/neo patentati Autista professionista ecommerciale

Repubblica Ceca, Ungheria, Romania,

Slovacchia

Malta, Regno Unito

Malta, Regno Unito

Malta, Regno Unito

Croazia, Rep Ceca, Germania, Ungheria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ex Rep Jug

Macedonia, Serbia

Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Romania, Slovacchia,

Slovenia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia,

Serbia, Turchia

Live

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Italia

Italia Italia

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Popolazione generale Giovani/neo patentati Autista professionista ecommerciale

Repubblica Ceca, Ungheria, Romania,

Slovacchia

Malta, Regno Unito

Malta, Regno Unito

Malta, Regno Unito

Croazia, Rep Ceca, Germania, Ungheria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ex Rep Jug

Macedonia, Serbia

Croazia, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Romania, Slovacchia,

Slovenia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia,

Serbia, Turchia

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metà (16 Paesi) presentano linee guida nazionali per la prevenzione e la riduzione dei danni alcol-correlati negli ambienti scolastici. Quasi la metà (14 Paesi) hanno dichiarato di avere delle linee guida nazionali per la prevenzione nei luoghi di lavoro, e in un terzo, l’accertamento del consumo alcolico nei luoghi di lavoro è disciplinato da norme. In 12 Paesi le parti sociali, che rappresentano i datori di lavoro e i dipendenti, sono coinvolti a livello nazionale in azioni per prevenire e affrontare i danni alcol-correlati nei luoghi di lavoro.

6. Risposta dei servizi sanitari L’indagine ha incluso alcune domande rivolte ai servizi sanitari da cui si evince che 18 Paesi tra cui l’Italia (60%) hanno riferito di avere le linee guida cliniche per interventi brevi.

7. Le politiche su alcol e guida Tutti i Paesi dell’UE eccetto Malta e Regno Unito, e tutti i Paesi candidati, prevedono un livello di alcolemia massimo legale consentito alla guida minore o uguale a 0,5 g nella popolazione generale e 4 di questi Paesi (Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia) hanno un livello di tolleranza per l’alcol alla guida pari a zero (Figura 4). In molti Paesi è stabilito un limite di tolleranza pari a zero nel caso di attività lavorative considerate a maggior rischio quali ad esempio la categoria degli autisti professionisti (auto-ferrotranvieri) e commerciali (autotrasportatori e camionisti).

Figura 4. Livelli italiani di alcolemia alla guida e limiti di variabilità europea (g/L) per target di popolazione

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati della WHO

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Il metodo più utilizzato per la misurazione dei livelli di alcolemia da parte delle forze di polizia durante i posti di blocco stradali è il test del respiro (sebbene anche l’analisi del sangue o delle urine vengono utilizzati) e sono stati introdotti i controlli randomizzati in 26 Paesi (87%). Come un mezzo per il rispetto del massimo legale della BAC, in 17 Paesi (57%) vengono istituiti posti di blocco dalla polizia su strade pubbliche. Le sanzioni previste per i trasgressori sono: sanzioni amministrative, perdita di punti sulla patente di guida, sospensione della patente di guida (utilizzato da 27 Paesi) fino alla reclusione (utilizzato da 25 Paesi).

8. La riduzione dell’impatto sulla salute pubblica della produzione illegale di alcol L’indagine mira ad analizzare il consumo di alcol illegale, cioè dell’alcol che non è tassato e risulta quindi al di fuori del consueto sistema di controllo del governo. Rientra in questa categoria l’alcol prodotto e distillato in casa, il contrabbando di alcol, la produzione di alcol non destinato al consumo umano e le bevande alcoliche acquistate mediante transizioni internazionali. Al momento della raccolta dei dati, 26 Paesi possedevano un sistema di norme finalizzato alla prevenzione della produzione illegale di alcol, e 27 Paesi alla vendita illegale di bevande alcoliche.

9. Riduzione delle conseguenze negative del bere e delle intossicazioni alcoliche Quasi la metà dei Paesi (14) hanno dichiarato di organizzare regolarmente dei corsi di formazione per gli addetti alla vendita e/o alla somministrazione di bevande alcoliche. Tale formazione è, infatti, finalizzata a fornire a tali addetti nell’ambito di diversi contesti (es. bar, ristoranti, ristorazione) indicazioni utili a promuovere la sicurezza attraverso la prevenzione di intossicazioni e il rispetto dei limiti di età richiesti dalla legge per la somministrazione ai clienti. Dall’indagine risulta che solo in un Paese esiste una legge che impone che vengano inseriti messaggi o avvertenze sulle bottiglie, lattine o altri imballaggi contenenti bevande alcoliche per informare o ricordare i consumatori sui rischi connessi al consumo del prodotto; in altri 11 Paesi tali messaggi sono inseriti sui prodotti su base volontaria. Più di due terzi dei Paesi non hanno alcun obbligo giuridico di includere un messaggio finalizzato alla promozione della salute e della sicurezza nelle pubblicità di bevande alcoliche. Nell’UE vengono definite bevande alcoliche tutte le bevande contenenti più di 1,2% di alcol puro in volume: riportare la percentuale in volume sulla confezione bevande è obbligatorio. Ventidue Paesi hanno dichiarato di avere una definizione standard di bevanda alcolica utilizzata a livello nazionale con una variabilità che va da 8 a 20 g di alcol puro.

10. Monitoraggio e sorveglianza Poco più della metà dei Paesi hanno riferito la regolare pubblicazione di una relazione dettagliata sul monitoraggio nazionale dei consumi alcolici. In Italia, il monitoraggio viene effettuato dall’ONA-CNESPS annualmente su incarico del Ministero della Salute così come espressamente raccomandato dalla totalità dei documenti programmatici sanitari nazionali (9-13). Tra gli argomenti più frequentemente trattati nelle relazioni ci sono: il consumo di bevande alcoliche negli adulti (15 Paesi), guida e incidenti stradali alcol-correlati (14 Paesi) e consumo di alcol tra i minorenni (13 Paesi). Relazioni periodiche sulla disponibilità e vendita sono meno comuni in tutti i Paesi.

La terza sezione del rapporto mostra le informazioni raccolte dalla WHO nel 2011 nella riunione dei focal point nazionali per le politiche sull’alcol, inerenti la cronologia delle azioni e delle politiche sviluppate da ogni stato per ridurre i danni alcol-correlati nel corso degli anni 2006-2012.

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Rapporti ISTISAN 14/1

77 7768

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Birra Alcopops Vino Superalcolici Bevande alcoliche

Italia Media dei Paesi ESPAD variabilità Paesi europei

Rapporto europeo ESPAD 2011

Lo scopo principale del progetto ESPAD (European School survey Project on Alcohol and other Drugs) è stato raccogliere dati comparabili sull’uso di sostanze tra gli studenti europei di 15-16 anni, al fine di monitorare le differenze tra i Paesi e valutare i cambiamenti verificatisi negli ultimi anni. Finora sono state condotte cinque raccolte di dati. L’ultimo rapporto disponibile è quello dell’indagine svolta nel 2011 e pubblicata nel 2012 (14). Il primo studio è stato condotto in 26 Paesi nel 1995; la raccolta dei dati nell’edizione 2011 è stata effettuata in 37 Paesi (sebbene i risultati per il 2011 sono disponibili solo per 36 Paesi).

Nel 2011 hanno partecipato alla raccolta dei dati più di 100.000 studenti dei seguenti Paesi: Albania, Belgio (Fiandre), la Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Isole Faroe, Finlandia, Francia, Germania (cinque Länder), Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Isola di Man, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Malta, Moldova, Monaco, Montenegro, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Federazione Russa (Mosca), Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ucraina e Regno Unito.

È stato chiesto agli studenti con che facilità potevano entrare in possesso di alcune bevande alcoliche, se volevano. In Italia quasi tre su quattro studenti (77%) hanno dichiarato che è “abbastanza facile” o “molto facile” entrare in possesso di birra o di alcolpops e i valori registrati nel nostro Paese sono superiori a quelli medi europei che hanno partecipato all’indagine (73% e 63% rispettivamente). Le percentuali registrate per le altre bevande sono il 68% per il vino, e il 55% per i superalcolici senza differenze sostanziali rispetto alla media degli altri Paesi europei. Complessivamente, in Italia sei studenti su sette (86%) hanno dichiarato che è “abbastanza facile” o “molto facile” procurarsi bevande alcoliche se vogliono (Figura 5).

Figura 5. Studenti (%) che dichiarano che è “abbastanza” o “molto facile” procurarsi le bevande alcoliche

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ESPAD 2011

Oltre alla facilità percepita dai ragazzi nel procurarsi bevande alcoliche, i dati dell’indagine ESPAD mostrano che nonostante esistano nei Paesi leggi che limitano l’accesso dei giovani alla somministrazione e vendita di bevande per restrizioni legate all’età, nel corso del mese precedente all’intervista, in Italia quasi uno studente su due ha consumato bevande alcoliche in esercizi commerciali come bar, ristoranti, discoteche e pub (con percentuali più elevate per la

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Rapporti ISTISAN 14/1

Birra Alcopops Vino Super-alcolici

Bevandealcoliche

Italia Media dei Paesi ESPAD Variabilità Paesi europei

34 2814 21

4625 16 13 17

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34 2814 21

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Birra Alcopops Vino Super-alcolici

Bevandealcoliche

somministrazione di birra e alcolpops) e quasi due su tre le hanno acquistate nei negozi nonostante i divieti (Figura 6); le percentuali risultano più elevate in Italia rispetto alla media dei Paesi europei, ad eccezione del vino dove i valori risultano simili. Birra e alcolpops sono le bevande più acquistate nel mese precedente all’intervista in Italia, seguiti da superalcolici e vino.

Figura 6. Studenti (%) che durante gli ultimi 30 giorni hanno acquistato bevande alcoliche nei luoghi in cui vengono somministrate (bar, ristoranti, pub, ecc.) (a) e nei negozi (b) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ESPAD 2011

L’87% degli studenti dei Paesi ESPAD, così come di quelli italiani, hanno dichiarato di aver bevuto bevande alcoliche almeno una volta nel corso della loro vita, oltre il 30% lo ha fatto per più di 20 volte e il 79% lo ha fatto nel corso dell’ultimo anno. Tra chi ha consumato bevande alcoliche nel corso dell’ultimo anno, il 57% degli studenti europei ha infine dichiarato di aver bevuto nei 30 giorni precedenti l’indagine e il 17% lo ha fatto oltre 5 volte; tali percentuali risultano più elevate in Italia (63% e 22% rispettivamente) (Figura 7). In media le percentuali di consumo nell’ultimo mese sono più elevate tra i ragazzi che tra le ragazze in molti dei Paesi baltici (Albania, Bosnia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia) oltre a Cipro (dati non mostrati).

Nel 2011, in tre Paesi su quattro, almeno la metà degli studenti hanno riferito di aver bevuto almeno un bicchiere di una bevanda alcolica a 13 anni o anche prima (in Italia 48%) con valori più elevati tra i ragazzi rispetto alle ragazze (dato non mostrato). Le percentuali sono più elevate tra coloro che hanno consumato birra e vino, mentre per i liquori e alcolpops le percentuali sono più basse. Rispetto alla rilevazione del 2007, in Italia per ogni tipologia di bevanda si registra un diminuzione della frequenza dei ragazzi che hanno bevuto bevande alcoliche a 13 anni o meno (Figura 8).

A livello europeo le percentuali più alte di studenti che hanno bevuto un bicchiere di una bevanda alcolica all’età di 13 anni o prima si trovano in Lettonia (79%) ed Estonia (76%), mentre i valori più bassi si registrano in due Paesi nordici: Islanda (20%) e Norvegia (29%). La proporzione di studenti che riferiscono di essersi ubriacati all’età di 13 anni o meno è stata in media del 12% con una grande variabilità tra i Paesi: i valori più elevati sono stati rilevati in Estonia e in Lettonia (25 %) mentre in Italia e Islanda i valori più bassi (5%) (dati europei non mostrati).

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Italia

Italia

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0 1–5 6–9 10+Numero di occasioni:

13

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Italia

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Mediadei paesi

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Mediadei paesi

ESPAD

Figura 7. Distribuzione (%) dei consumatori di bevande alcoliche per numero di occasioni di consumo. 2011

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ESPAD 2011

Le conseguenze che i ragazzi percepiscono legate al consumo di bevande alcoliche variano notevolmente sia in relazione al sesso che alla cittadinanza. Attraverso il questionario ESPAD sono stati indagate le 5 “conseguenze positive” e le 6 “conseguenze negative” che, secondo i ragazzi, potevano accadere dopo aver consumato alcol. A livello europeo, il confronto tra le medie per le conseguenze positive e negative mostra che gli studenti sono più propensi a prevedere gli effetti positivi rispetto ai negativi (54% vs 32% rispettivamente; Figura 9-10).

La Figura 9 mostra la distribuzione delle conseguenze positive percepite dai ragazzi in Europa e in Italia. La maggior parte degli studenti associa spesso il consumo di alcol con il divertimento. Quasi due terzi (64% nei Paesi ESPAD) considera probabile o molto probabile “divertirsi molto” dopo aver bevuto bevande alcoliche. Nel nostro Paese si registrano percentuali più elevate di ragazzi rispetto alla media europea che associano il consumo di alcol al “dimenticare i problemi” per entrambe i sessi mentre le percentuali sono più basse rispetto alla media europea per le rimanenti “conseguenze positive”.

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Rapporti ISTISAN 14/1

ItaliaESPAD

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40

60

80

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Italia 42 37 50 53 48 54 50 52 55 57 49 51ESPAD 53 50 51 52 47 49 55 57 64 64 54 54

M F M F M F M F M F M Fsentirmi rilassato sentirmi felice dimenticare i

problemisentirmi più

amichevole e socievole

divertirmi molto MEDIA

Variabilità Paesi europei

Figura 8. Distribuzione (%) dei consumatori di 13 anni o meno per consumo di bevande alcoliche e ubriacature in Italia. 2007-2011

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ESPAD 2011

Figura 9. Distribuzione (%) degli studenti che hanno risposto “probabile” o “molto probabile” alle conseguenze positive del consumo di bevande alcoliche per genere. 2011

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ESPAD 2011

7

20

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31

44

5

48

14 32

27

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Bere birra

Bere alcolpops

Bere vino

Bere liquori

Consumare almeno una bevanda alcolica

Ubriacarsi

2007 2011

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Rapporti ISTISAN 14/1

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Italia 27 21 52 54 22 23 52 64 42 48 45 54 40 44ESPAD 22 16 41 42 18 17 41 43 37 37 32 36 32 32

M F M F M F M F M F M F M F

avere problemi con la polizia

danneggiare la mia salute

non riuscire a smettere di bere

procurarmiuna sbornia

fare qualcosadi cui mi sarei

pentito

sentirmi male MEDIA

ItaliaESPAD

Variabilità Paesi europeiItaliaESPAD

Variabilità Paesi europei

La Figura 10 mostra la distribuzione delle conseguenze negative percepite dai ragazzi in Europa e in Italia. A livello europeo “danneggiare la mia salute” e “procurarmi una sbornia”, sono tra le conseguenze negative più spesso considerate probabili dai ragazzi che hanno partecipato all’indagine e dichiarate da circa il 42% dei giovani. In Italia la situazione differisce dalla media per tutte le conseguenze negative percepite dai ragazzi con valori più elevati per ogni quesito e superiori al 50% dei ragazzi circa la probabilità di “danneggiare la propria salute” e “procurarsi una sbornia” per entrambi i sessi, e di “sentirsi male” per le ragazze (Figura 10).

Figura 10. Distribuzione (%) degli studenti che hanno risposto “probabile” o “molto probabile” alle conseguenze negative del consumo di bevande alcoliche per genere. 2011

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ESPAD 2011

La Figura 11 mostra due indicatori di sintesi sulle conseguenze positive e negative. Gli indicatori sono costruiti assegnando a ciascun Paese un valore uguale a 1 (+ o – a secondo del tipo di conseguenza) a ciascuna frequenza per conseguenza superiore a quella media europea e sommando i valori delle diverse conseguenze. Gli indicatori di sintesi variano quindi da 0 a 5 per le domande legate alle conseguenze positive e da -6 a 0 per le conseguenze negative.

Gli studenti della Germania e Liechtenstein sembrano essere i più positivi nei loro atteggiamenti verso il consumo di alcol, con una somma totale di 5 punti per entrambe i sessi e un punteggio di -1 nei riguardi delle conseguenze negative solo tra gli uomini in Liechtenstein; all’estremo opposto della classifica troviamo l’Albania dove gli studenti percepiscono maggiormente gli aspetti negativi del consumo di alcol per entrambe i sessi. Nel nostro Paese i giovani, in confronto ai coetanei europei, non vedono molte conseguenze positive del bere, tanto che dichiarano solo di “dimenticare i problemi” sia i ragazzi che le ragazze e di “sentirsi più felici” dopo aver bevuto le sole ragazze (Figure 9, 11); viceversa i giovani vedono tutte le conseguenze negative sottoposte (Figura 10-11).

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Rapporti ISTISAN 14/1

-6-6

-5-6

-5-6

-1-1-1

-5-6

-1-1-1

-2-5

-6

-1-1

-4-5-5

-2-2-2

-1

111

23

34

1111

45

11

22

455

2333

45555

AlbaniaBosnia-Herz (RS)

Isole FaroeItalia

RomaniaLettonia

CiproIslanda

MoldaviaLituaniaCroaziaFranciaRussia

PoloniaPortogallo

SveziaUcraina

MontenegroBulgaria

BelgioMonaco

MaltaNorvegia

Repubblica SlovaccaIrlanda

SloveniaGrecia

FinlandiaUngheria

SerbiaEstonia

Repubblica CecaDanimarca

LiechtensteinGermania

Maschi

conseguenze negative conseguenze positive

-6-4

-6-6

-5-5

-6-1-1

-3-2

-3-3

-6

-1-5

-2-4-4

-5

-4-2

-2-3

-1-1

2222

4

1

12

5

14

244

15

14

222

55

33

4555

Femmine

Figura 11. Indicatori di sintesi sulle conseguenze positive e negative per Paese e genere Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ESPAD 2011

Joint Action on Reducing Alcohol Related HArm

Il Piano d’Azione Europeo della WHO, Ufficio Regionale per l’Europa, per ridurre il consumo dannoso di alcol (6-7) approvato da 53 Stati Membri, comprende una vasta gamma di politiche e programmi per la riduzione del consumo dannoso di alcol e per la promozione della salute e del benessere della popolazione attraverso il miglioramento della produttività. Il piano ha individuato priorità comuni fra gli Stati Membri, tra cui la necessità di sviluppare un sistema formalizzato di monitoraggio e la necessità di informare e sensibilizzare la popolazione sui

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Rapporti ISTISAN 14/1

danni alcol-correlati. La Joint Action (JA) europea Reducing Alcohol Related HArm (RARHA) finanziata dalla Commissione Europea, Consumers Health and Food Executive Agency (CHAFEA), della durata di 3 anni, attivata a gennaio 2014. La JA RARHA è coordinata dal Portogallo, e vi partecipano 32 partner associati provenienti dai 27 Stati Membri, Islanda, Norvegia e Svizzera, e 28 partner collaboratori. Essa promuove la cooperazione tra gli Stati Membri con la finalità di una più ampia diffusione, condivisione e sviluppo di approcci comuni per le priorità strumentali della strategia europea sull’alcol. Tra le attività principali si segnalano lo sviluppo e l’aggiornamento delle attuali conoscenze, il miglioramento della comparabilità dei dati sui livelli di consumo, le tipologie e modalità di consumo e di danno alcol-correlato. Le suddette attività sono rivolte a favorire l’utilizzo di approcci comuni ed efficaci per informare e sensibilizzare sulle abitudini di consumo e sui danni alcol-correlati. La JA produrrà, al suo termine, gli strumenti per sostenere le azioni e la pianificazione delle politiche di salute pubblica sull’alcol come fattore determinante per la salute e contribuente alle disuguaglianze socio-sanitarie.

L’ONA-CNESPS dell’ISS partecipa alle attività del progetto su incarico del Ministero della Salute.

Sono stati definiti 6 gruppi di lavoro con i seguenti obiettivi specifici: 1. Coordinamento: include tutte le azioni necessarie ad assicurare che la JA venga

pianificata e implementata in tutti i Paesi. 2. Disseminazione: include tutte le azioni necessarie ad assicurare che i risultati e gli

obiettivi raggiunti nella JA sia resi disponibili per i target specifici di stakeholder finali. 3. Valutazione: include tutte le azioni necessarie a verificare che la JA sia stata condotta

così come era stato previsto e indicato negli obiettivi iniziali. 4. Monitoraggio: ha lo scopo di sviluppare e implementare una metodologia di calcolo

standardizzata di indicatori che permettono di ottenere dati confrontabili a livello nazionale e comunitario per il monitoraggio dei danni alcol-correlati. Tali indicatori risultano infatti fondamentali per la pianificazione di azioni strategiche di politica sanitaria.

5. Sviluppo di linee guida da rendere fruibili per i decisori politici. 6. Creazione di un Tool-Kit di linee guida: ha lo scopo di sviluppare un kit standardizzato di

esempi di buona pratica da diffondere nei Paesi Membri contenente le migliori strategie in termini di efficacia, riproducibilità, rilevanza, costo e utilità.

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Rapporti ISTISAN 14/1

82,1 81,0 80,5 81,0 78,9 78,8 78,3

56,0 56,3 56,3 56,953,4 52,1 51,8

40

50

60

70

80

90

100

2003 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Maschio Femmina

CONSUMI NELLA POPOLAZIONE ITALIANA GENERALE

L’ONA-CNESPS dell’ISS ha analizzato per l’anno 2012 in collaborazione con il Ministero della Salute, sulla base di una progettualità del CCM, le basi di dati nazionali dell’Indagine multiscopo sulle famiglie – Aspetti della vita quotidiana condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) (15).

A decorrere dal 1993 l’indagine multiscopo raccoglie annualmente le informazioni fondamentali relative alla vita quotidiana degli individui tra cui le abitudini alimentari e i consumi delle bevande alcoliche. Il valore aggiunto delle elaborazioni dell’Istituto Superiore di Sanità è rappresentato dall’uso di procedure e metodologie originali sviluppate dal gruppo di ricerca dell’ONA in collaborazione con i principali gruppi attivi a livello europeo e internazionale al fine di provvedere alla definizione di flussi informativi e di stime armonizzate sviluppate in Europa in una prospettiva di salute pubblica. Le suddette analisi sono state di recente inserite nel Piano Statistico Nazionale per l’anno 2012-2014, il quale, secondo quanto indicato dall’art. 13 del DL.vo 322/1989 e successive integrazioni, stabilisce le rilevazioni statistiche di interesse pubblico (16). Le analisi di seguito presentate integrano le elaborazioni annuali fornite dalla statistica in breve pubblicata dall’ISTAT “L’uso e l’abuso di alcol in Italia. Anno 2012” (17) con la finalità condivisa di partecipare ad un sistema di monitoraggio nazionale periodico alcol-correlato in grado di fornire informazioni utili alla programmazione, alla prevenzione, alla salvaguardia della salute dei cittadini. Di seguito sono analizzati i dati relativi alle abitudini di consumo alcolico degli italiani, i comportamenti considerati più rischiosi per la salute, i target di popolazione più sensibili e le differenze territoriali.

Consumatori di alcol (di almeno una bevanda alcolica)

Nell’anno 2012, il 78,3% degli uomini e il 51,8% delle donne di età superiore ad 11 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica per un totale di quasi 35 milioni di individui (Figura 12). A fronte di una tendenza alla diminuzione registrata dal 2003, nel corso dell’ultimo anno si è invece mantenuta pressoché stabile la prevalenza di consumatori di bevande alcoliche sia tra gli uomini che tra le donne (Figura 12).

Figura 12. Prevalenza (%) di consumatori di bevande alcoliche per genere (2003, 2007-2012) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati dell’indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

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Rapporti ISTISAN 14/1

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

55

60

65

70

75

80

85

2003 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2003 2007 2008 2009 2010 2011 2012Maschi Femmine

Vino 68,8 68,5 66,9 67,5 67,2 67,2 65,6 40,4 41,3 40,7 41,3 40,4 40,3 39,1Birra 61,7 60,3 59,7 60,8 60,6 61,8 61,0 30,8 30,6 31,2 31,9 32,3 31,5 31,5Aperitivi alcolici 42,3 41,0 39,9 40,5 40,4 42,3 41,9 18,3 18,6 18,5 19,4 19,9 20,2 21,7Amari 43,0 40,8 38,8 39,2 38,1 41,0 39,1 15,3 14,3 13,9 14,2 14,4 15,2 14,5Super alcolici 37,6 35,3 33,9 35,5 35,8 36,8 35,5 13,1 11,9 11,0 13,0 12,8 13,6 13,1

Pre

vale

nza

con

sum

ator

i (%

) Consumatori di vino, birra, aperitivi alcolici, amari e superalcolici

I consumatori di vino nel 2012 sono pari al 51,9% della popolazione di età superiore a 11 anni con una marcata differenza di genere (M: 65,6%; F: 39,1%) (Figura 13). Analizzando l’andamento delle prevalenze, tra gli uomini si registra una diminuzione di 1,6 punti percentuali rispetto al 2011 ad indicare una tendenza alla diminuzione dei valori dell’indicatore, già rilevata rispetto al 2003; la diminuzione rispetto alla precedente rilevazione risulta significativa inoltre sia tra i giovani 11-18enni (-4,3) che tra gli adulti di 19-64 anni (-1,5) (Figura 14). Tra le donne di età superiore a 11 anni si registra una diminuzione statisticamente significative rispetto al 2011 pari a 1,2 punti percentuali, che risulta significativa anche nella classe 19-64 (-1,8) (Figura 13-14).

I consumatori di birra nel 2012 sono il 45,8% della popolazione; gli uomini consumatori di birra risultano circa il doppio delle consumatrici di birra (61,0% vs 31,5%), (Figura 13). Tra gli uomini, non si registrano variazioni significative rispetto al 2011. Tra le donne, nonostante non si registrano variazioni statisticamente significative rispetto alla precedente rilevazione si osserva un aumento significativo rispetto all’anno 2003 delle consumatrici nella fascia di età anziana (+2,9) (Figura 14).

Figura 13. Prevalenza (%) di consumatori (età ≥11 anni) di bevande alcoliche per genere (2003, 2007-2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

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Rapporti ISTISAN 14/1

82,168,8

61,7

42,3 43,0 37,6

56,040,4

30,818,3 15,3 13,1

78,867,2 61,8

42,3 41,0 36,852,1

40,331,5

20,2 15,2 13,6

78,365,6 61,0

41,9 39,1 35,551,8

39,131,5

21,714,5 13,1

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Bevande alcoliche

Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici Bevande alcoliche

Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici

Maschi Femmine

2003 2011 2012

CLASSE DI ETA' ≥11 ANNI

- 3,8

-4,2-3,2

-1,6

- 1,2

- 1,3

+3,4

+1,5

-3,9

--1,9 - 1,3

-2,1

37,517,2

28,519,7 10,8 13,4

29,09,7 17,1 14,2 5,3 8,1

30,714,7

25,2 17,5 9,8 11,7 20,9 7,6 14,3 13,3 4,8 8,427,9

10,4 22,4 16,5 7,7 10,7 22,0 7,4 13,1 15,5 4,6 7,60

102030405060708090

100

Bevande alcoliche

Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici Bevande alcoliche

Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici

Maschi Femmine

2003 2011 2012

CLASSE DI ETA' 11-18 ANNI

-9,6-7,0

- 6,8

- 4,3- 6,1

88,273,8 71,8

51,1 50,9 44,762,1

43,2 38,723,3 19,1 16,7

84,671,3 72,6

52,1 49,0 44,158,6

44,1 40,226,3 19,4 17,5

84,369,8 71,4

51,1 46,3 42,157,9

42,3 39,828,3

18,1 16,60

102030405060708090

100

Bevande alcoliche

Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici Bevande alcoliche

Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici

Maschi Femmine

2003 2011 2012

CLASSE DI ETA' 19-64 ANNICLASSE DI ETA' 11-18 ANNI

-4,2

CLASSE DI ETA' 11-18 ANNICLASSE DI ETA' 19-64 ANNI

- 3,9

-1,5

- 1,8

- 4,0

+5,0

+2,0

-2,7

-1,3

-4,6

-2,0

-2,6

83,3 78,5

39,319,0

29,5 22,0

48,4 43,7

12,4 5,1 7,7 4,5

79,9 76,5

39,518,0 26,6 21,7

44,3 40,4

13,5 5,8 7,4 4,8

79,6 75,5

41,720,9 27,7 23,3

45,2 40,9

15,3 6,3 8,1 5,40

102030405060708090

100

Bevande alcoliche Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici Bevande alcoliche Vino Birra Aperitivi Alcolici Amari Super Alcolici

Maschi Femmine

2003 2011 2012

CLASSE DI ETA' ≥65 ANNI

- 3,7

- 3,2

- 3,0

- 2,8

+2,9+2,9

Gli aperitivi alcolici sono consumati nel 2012 dal 31,5% della popolazione di età superiore a 11 anni (M: 41,9%; F: 21,7%) (Figura 13). La percentuale di consumatori uomini di età superiore a 11 anni è rimasta stabile rispetto alla precedente rilevazione, ma focalizzando l’attenzione sulla fascia di età anziana si registra un incremento significativo dei consumatori pari a 2,9 punti percentuali (Figura 14).

Figura 14. Prevalenza (%) di consumatori di bevande alcoliche per genere e classe d’età (2003, 2011-2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

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Rapporti ISTISAN 14/1

Tra le donne continua invece ad aumentare la prevalenza delle consumatrici di queste bevande alcoliche. Si registra infatti un incremento pari a 3,4 punti percentuali rispetto al 2003 e ad un incremento di 1,5 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione (Figura 13); l’incremento tra le donne risulta significativo anche nella fascia di età 19-64 anni (+5,0 punti percentuali rispetto al 2003; +2,0 punti percentuali rispetto al 2011) (Figura 14).

Gli amari risultano essere consumati nel 2012 dal 26,3% della popolazione di età superiore a 11 anni e la prevalenza tra gli uomini è più del doppio di quella rilevata tra le donne (M: 39,1%; F: 14,5%) (Figura 13). Tra gli uomini nel 2012 la percentuale, a fronte dell’incremento che si era registrato tra il 2010 e il 2011 (18), è nuovamente diminuita rispetto alla precedente rilevazione di 1,9 punti percentuali con una diminuzione che risulta significativa anche nella fascia di età 19-64 anni (-2,7) (Figura 14). Tra le consumatrici di amari si registra una situazione analoga a quella degli uomini con un decremento che risulta tuttavia significativo solo tra le 19-64enni (-1,3) (Figura 14).

I liquori e i superalcolici risultano essere consumati nel 2012 dal 23,9% della popolazione di età superiore a 11 anni, e anche per queste tipologie di bevande si osserva una marcata differenza di genere (M: 35,5%; F: 13,1%) (Figura 13). I consumatori di sesso maschile di questo tipo di bevanda sono diminuiti a decorrere dal 2003, hanno raggiunto valori minimi nel 2008 e dal 2009 sono nuovamente aumentati nel corso degli ultimi anni sebbene rispetto alla precedente rilevazione si è registrata una nuova diminuzione di 1,3 punti percentuali (Figura 14). Tra il 2011 e il 2012 non si registrano variazioni significative delle prevalenze di consumatrici di liquori e superalcolici, confermando la stabilità registrata nel corso degli ultimi anni (Figura 14).

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Rapporti ISTISAN 14/1

COMPORTAMENTI A RISCHIO

L’alcol non è un nutriente e le bevande alcoliche non sono un alimento. L’alcol fornisce 7 kcal/g e come noto, il primo suggerimento “dietetico” in tutti i regimi di restrizione calorica orientati alla riduzione del peso corporeo è infatti di abolire gli alcolici dalle abitudini di consumo. La WHO, sin dagli anni novanta consigliava di evitare di indicare livelli di consumo idonei da comunicare alla popolazione in quanto non generalizzabili in funzione dell’età, del sesso, delle condizioni individuali e circostanze oggettive in cui il consumo di bevande alcoliche sarebbe da evitare. Lo slogan Less is better, meno è meglio, adottato in occasione della promulgazione della Charter on Alcohol a Parigi (19), rappresenta la sintesi mirabile di un concetto che alla luce dell’evidenza scientifica disponibile appare ancora più attuale. La difficoltà d’identificazione di limiti di consumo alcolici tollerabili (ma mai raccomandabili poiché l’alcol è un tossico e un noto cancerogeno anche a piccole dosi) emerge dalla disamina delle linee guida esistenti nell’UE e oggetto di un’attività prevista dalla Joint Action RARHA sull’alcol co-finanziamento della Commissione Europea e degli Stati Membri.

In Italia, ancora per l’anno in corso, per consumo a rischio ci si riferisce alla definizione della WHO, un consumo giornaliero medio di oltre 20 grammi di alcol puro per le donne (1-2 bicchieri) e di oltre 40 per gli uomini (2-3 bicchieri). Tuttavia sebbene il consumo di un bicchiere di vino a tavola, contestualmente ai pasti, è generalmente considerato in Italia, come in molti Paesi occidentali, parte integrante dell’alimentazione e in generale della vita sociale, si è assistito, nel corso degli anni, ad un cambiamento delle abitudini di consumo alcolico della popolazione a causa di una internazionalizzazione dei consumi, di una forte spinta commerciale sostenuta da modalità pervasive, e di fortissimi investimenti relativi al marketing delle pubblicità di alcolici. Si considerano quindi comportamenti rischiosi anche il consumare bevande alcoliche lontano dai pasti o assumere grandi quantità di alcol in un arco di tempo ristretto (binge drinking).

Consumatori fuori pasto

I consumatori di vino o alcolici fuori pasto sono stati nel 2012 il 37,2% degli uomini e il 15,6% delle donne, pari ad oltre 14 milioni di persone di età superiore a 11 anni.

L’analisi per classi di età mostra che la prevalenza aumenta dalla classe di età 11-17 anni fino a raggiungere i valori massimi tra gli uomini nella fascia di età 18-44 anni con circa un uomo su due che dichiara di consumare bevande alcoliche lontano dai pasti (18-24=50,7% e 25-44=48,6% rispettivamente) e tra le donne nella classe di età 18-24 anni (36,6%); per entrambi i sessi, oltre tali età le percentuali diminuiscono nuovamente. La classe di età con percentuali più basse risulta essere quella al di sotto dei 18 anni per gli uomini e quella delle ultra 75enni per le donne (Figura 15).

Le percentuali di consumatori fuori pasto di sesso maschile risultano superiori a quelle delle consumatrici in tutte le classi di età considerate, ad eccezione di quella al di sotto dell’età legale (18 anni) dove non si registra una differenza significativa tra la prevalenza di consumatori di sesso maschile e quella di sesso femminile (Figura 15).

L’analisi del trend dei consumatori di vino o alcolici fuori pasto è stata condotta sulla popolazione di età superiore a 14 anni, dal momento che prima dell’anno 2003 il quesito sul consumo di alcol non veniva posto alla popolazione di età compresa tra 11 e 13 anni. Dall’anno 2000 la prevalenza dei consumatori fuori pasto di età maggiore o uguale a 14 anni è

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Rapporti ISTISAN 14/1

35,1

37,8

35,1

38,0 38,5 39,3 38,8 38,0 37,4 37,839,9

38,5

12,4 13,1 12,114,3 15,3 15,4 14,9 15,2 15,7

14,616,5 16,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

45,0

2000 2001 2002 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

(%) Maschio Femmina

10,6

48,6

37,028,3

18,2

37,2

7,0

23,412,9

7,7 3,9

15,6

50,7

36,6

0102030405060708090

100

11-17 18-24 25-44 45-64 65-74 75+ (anno 2012)≥ 11 anni

Maschio Femmina

significativamente aumentata sia tra gli uomini (+3,4 punti percentuali) che tra le donne (+3,6 punti percentuali), sebbene rispetto alla precedente rilevazione si registra un decremento di 1,4 punti percentuali tra gli uomini e una stabilità tra le donne (Figura 16).

Figura 15. Prevalenza (%) di consumatori di vino o alcolici fuori pasto per genere e classe di età (2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Figura 16. Prevalenza (%) di consumatori (età ≥14 anni) di vino o alcolici fuori pasto (2000-2011) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Consumatori binge drinking

Il binge drinking è una modalità di consumo di bevande alcoliche sviluppatasi inizialmente nei Paesi del Nord Europa, in particolare nella popolazione giovanile, ma ormai molto diffusa anche in tutti i Paesi europei dell’area mediterranea compresa l’Italia. Esso è comunemente indicato come un consumo eccessivo episodico concentrato in un arco ristretto di tempo di

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Rapporti ISTISAN 14/1

4,9

15,8

9,9

4,9

2,6

11,1

2,24,5

2,3 1,2 0,63,1

20,1

9,1

0

5

10

15

20

25

11-17 18-24 25-44 45-64 65-74 75+ (anno 2012)≥ 11 anni

Maschio FemminaMaschio Femmina

bevande alcoliche di qualsiasi tipo in modo consecutivo. In Italia si definisce consumo binge drinking il consumo di oltre 6 bicchieri di bevande alcoliche (un bicchiere corrisponde ad una Unità Standard – UA contenente 12 grammi di alcol puro), indipendentemente dal sesso, concentrato in un’unica occasione di consumo.

Il consumo binge drinking è una modalità di consumo che può esporre le persone a rischi immediati per la salute oltre che a danni cronici. L’assunzione dell’alcol in quantità eccessive e concentrate, soprattutto tra i giovanissimi, aumentandone l’euforia e la disinibizione, espone a seri danni per la salute dell’individuo a causa di intossicazioni che possono provocare nel migliore dei casi vuoti di memoria, cefalee, forti nausee e sempre più spesso episodi di coma etilico. L’alcol provoca inoltre disturbi della sfera emotivo - relazionale interpersonale, lavorativa, familiare e affettiva e danni dovuti ad esempio ad incidente stradale (fatale o meno) alla guida di un autoveicolo o di un motoveicolo o fenomeni di violenza, di comportamenti aggressivi o di problemi nei rapporti sociali spesso registrati nella fascia di popolazione più giovane.

Nel 2012 l’11,1% degli uomini e il 3,1% delle donne di età superiore a 11 anni hanno dichiarato di aver consumato, almeno una volta negli ultimi 12 mesi, 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, pari a circa pari ad oltre 3.750.000 persone di età superiore a 11 anni, con una frequenza che cambia a seconda del genere e della classe di età della popolazione (Figura 17).

Figura 17. Prevalenza (%) di consumatori binge drinking per genere e classe di età (2012) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Le percentuali di binge drinker di entrambi i sessi aumentano a partire dai giovani al di sotto dell’età legale (18 anni) e raggiungono i valori massimi tra i 18-24enni (M: 20,1%; F: 9,1%); oltre questa fascia di età le percentuali diminuiscono nuovamente per raggiungere i valori minimi negli ultra 75enni (M: 2,6%; F: 0,6%). La percentuale di binge drinker di sesso maschile è statisticamente superiore al sesso femminile in ogni classe di età (Figura 17).

L’analisi del trend dei consumatori binge drinker è stata condotta, separatamente per i due sessi, sulla popolazione di età superiore a 11 anni a partire dall’anno 2003, anno in cui è stata introdotta per la prima volta la domanda specifica nell’indagine Multiscopo sulle famiglie. Nel 2012, tra gli uomini, il valore di prevalenza ha raggiunto il minimo rispetto alle rilevazioni precedenti ed è diminuito rispetto al 2011 di 1,1 punti percentuali; tra le donne invece, non si registrano variazioni statisticamente significative della prevalenza di binge drinker rispetto ai precedenti anni in cui è stata condotta l’indagine (Figura 18).

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Rapporti ISTISAN 14/1

11,8

14,2 13,913,1

12,1 12,413,4

12,211,1

2,9 3,0 3,3 3,1 2,8 3,1 3,5 3,2 3,1

0

5

10

15

2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Maschio Femmina

Figura 18. Prevalenza (%) di consumatori (età ≥ 11 anni) binge drinking per genere (2003-2012) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Consumatori a rischio (criterio ISS)

L’alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute che a differenza di altri fattori di rischio come il fumo può avere effetti negativi sulla salute sia dopo molti anni di consumo abituale, che nell’immediato in seguito ad un singolo episodio di consumo, troppe volte valutato erroneamente come “moderato”.

Negli ultimi 40 anni le quantità consentite per non incorrere in rischi per la salute sono continuamente diminuite e infatti da ormai molti anni nell’ambito della WHO non si parla più di consumi “sicuri” dal momento che non è possibile, sulla base delle conoscenze attuali, identificare quantità di consumo alcolico raccomandabili per la salute perché sono molteplici i parametri da prendere in considerazione: le quantità assunte, la frequenza del consumo, la concomitanza del consumo di alcol con i pasti, la capacità di metabolizzare l’alcol in relazione al sesso e all’età, le controindicazioni al consumo di alcol in relazione alle condizioni di salute, l’assunzione di farmaci e la valutazione del contesto in cui avviene il consumo di bevande alcoliche.

Fin dal 2003 le Linee Guida nazionali per una sana alimentazione sviluppate dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) (20), che tengono conto, a loro volta, delle indicazioni della WHO, dell’ONA-CNESPS (18,21) e della Società Italiana di Alcologia (SIA), hanno fornito delle indicazioni circa la definizione di livelli di consumo a rischio; sulla base di tali considerazioni, sono consumatori a rischio gli uomini che superano un consumo quotidiano di 40 g di alcol contenuti in una qualsiasi bevanda alcolica (2-3 UA standard) e le donne che superano un consumo quotidiano di 20 g (1-2 UA standard). Alle suddette indicazioni di carattere generale ne sono state aggiunte altre per specifici target di popolazione, e cioè gli anziani e i giovani 16-18enni, ai quali si raccomanda di non superare 1 UA al giorno, e gli adolescenti al di sotto dei 16 anni ai quali si consiglia l’astensione da qualsiasi tipo di consumo e a tutti di evitare il consumo di grandi quantità di alcol in un arco di tempo limitato (binge drinking).

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Rapporti ISTISAN 14/1

21,7

5,0 3,56,4

37,742,9

15,618,121,2

12,28,7

11,69,58,4

05

101520253035404550

11-17 18-24 25-44 45-64 65-74 75+ (anno 2012)≥ 11 anni

Maschio FemminaMaschio Femmina

Attualmente sono in corso di pubblicazione da parte della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) le nuove indicazioni sui Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia (LARN) per la popolazione italiana, che tengono conto delle nuove acquisizioni scientifiche in campo biologico - nutrizionale e delle variazioni nelle situazioni e condizioni alimentari e nutrizionali della popolazione italiana; l’indicatore che da anni l’ONA-CNESPS utilizza per monitorare il consumo a rischio nella popolazione italiana verrà quindi modificato e adattato nelle prossime pubblicazioni alle nuove raccomandazioni e alle nuove norme legislative.

La prevalenza dei consumatori a rischio elaborata attraverso l’indicatore di sintesi consolidato da molti anni e attualmente in uso nel 2012 è stata pari al 21,7% degli uomini e al 6,4% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di oltre 7.400.000 individui (M: 5.600.000, F: 1.800.000) che non si attengono alle indicazioni di sanità pubblica (Figura 19).

Figura 19. Prevalenza (%) di consumatori a rischio (criterio ISS) per genere e classi di età (2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

L’analisi per genere e classi di età mostra che sono a rischio il 12,2% dei ragazzi e l’8,4% delle ragazze al di sotto dei 18 anni, valori che dovrebbero essere pari a zero mentre invece identificano oltre 400.000 ragazzi di età inferiore a 18 anni a rischio alcol-correlato senza differenze di genere statisticamente significative. Come nella precedente rilevazione, anche nel 2012, le percentuali più elevate di consumatori a rischio di sesso maschile si registrano nella classi di età 65-74 anni (42,9%) seguita da quella degli ultra 75enni (37,7%) per un totale di circa 2.100.000 anziani ultra 65-enni di sesso maschile che necessiterebbero di un intervento di identificazione precoce e di sensibilizzazione al problema del consumo oltre i limiti raccomandati. Una diversa situazione si registra invece per la popolazione di sesso femminile dove la variabilità per classi di età risulta meno significativa, con valori minimi registrati nella classe di età 45-64 anni (Figura 19).

L’analisi del trend dei consumatori a rischio è stata condotta, separatamente per i due sessi, sulla popolazione di età superiore a 11 anni a partire dall’anno 2007, anno in cui è stata introdotta per la prima volta nell’indagine Multiscopo sulle famiglie dell’ISTAT, la domanda sulle quantità consumate giornalmente oltre che di vino e birra, anche delle altre bevande alcoliche.

La Figura 20 mostra che nel corso degli ultimi sei anni si è registrata una tendenza lineare alla diminuzione della prevalenza di consumatori a rischio di età superiore ad 11 anni di sesso

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Rapporti ISTISAN 14/1

26,525,4 25,0 25,4

23,921,7

7,8 7,0 7,3 7,3 6,9 6,4

0

5

10

15

20

25

30

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Maschio Femmina

maschile (-4,8 punti percentuali rispetto al 2007 e -2,2 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione), in particolare nel 2012 si è registrato il valore più basso della prevalenza di uomini che non si attengono alle indicazioni di sanità pubblica rispetto a tutti gli anni considerati; tra le donne non si registrano variazioni statisticamente significative, ne rispetto alla precedente rilevazione, ne a quelle rilevate nel corso degli anni precedenti.

Figura 20. Prevalenza (%) di consumatori (≥11 anni) a rischio (criterio ISS) per genere (2007-2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

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CONSUMI ALCOLICI E MODELLI DI CONSUMO NELLE REGIONI

La Statistica derivata ISS-00034 (16) “Monitoraggio dell’impatto del consumo di alcol sulla salute in Italia in supporto all’implementazione del Piano Nazionale Alcol e Salute (MIA-PNAS)”, formalmente inclusa nel Piano Statistico Nazionale previsto 2012-2013 (approvato anche per gli anni 2014-2016), in accordo con gli obiettivi previsti dal progetto CCM del Ministero della Salute “L’alcol in Italia e nelle Regioni” ha reso necessario lo sviluppo di una analisi delle tipologie di bevande consumate e delle modalità di consumo delle stesse disaggregate a livello regionale. Le analisi condotte a livello regionale sui consumi alcolici hanno evidenziato delle differenze comportamentali statisticamente significative sia in relazione alla tipologia di bevanda assunta che al comportamento a rischio considerato.

Italia nord-occidentale

Nel 2012 la percentuale di consumatori di bevande alcoliche è stata pari al 78,9% tra gli uomini e al 54,2% tra le donne. Si osserva sia tra gli uomini che tra le donne anche nel 2012 una tendenza alla diminuzione dei valori di prevalenza dei consumatori di bevande alcoliche a partire dal 2003 (sebbene la variazione rispetto al 2011 non risulti statisticamente significativa) e si registra inoltre per i soli uomini una diminuzione delle prevalenze dei consumatori di vino, birra, amari e superalcolici rispetto al 2011 e dei consumatori di bevande alcoliche fuori pasto, dei binge drinking e dei consumatori a rischio. Nel 2012, sono risultati superiori alla media nazionale la prevalenza delle consumatrici donne di bevande alcoliche e in particolare di vino, aperitivi alcolici, superalcolici. Tra gli uomini risulta superiore alla media nazionale la prevalenza di consumatori di alcolici fuori pasto nonostante la diminuzione rispetto alla precedente rilevazione (Tabella 1-2).

Piemonte

La percentuale di consumatori di sesso maschile di almeno una bevanda alcolica così come quella delle singole bevande alcoliche risultano nel 2012 in media con il dato medio nazionale mentre la prevalenza delle consumatrici di birra è inferiore alla media nazionale. Rispetto alla rilevazione del 2011 si registra tra gli uomini una diminuzione statisticamente significativa dei consumatori di almeno una bevanda alcolica, dei consumatori di vino, dei consumatori di bevande alcoliche lontano dai pasti e dei consumatori a rischio; tra le donne invece si registra una diminuzione delle prevalenze di consumatrici di superalcolici, di consumatrici fuori parto e delle consumatrici a rischio (vedi Tabella 1-2).

Valle d’Aosta

La percentuale di consumatori di sesso maschile di almeno una bevanda alcolica nel 2012 è stata pari all’80,1% tra gli uomini e 56,8% tra le donne; per entrambi i generi risulta diminuita rispetto al 2011 la prevalenza dei consumatori di vino e per i soli uomini quella dei consumatori fuori pasto; sempre tra gli uomini risulta superiore alla media nazionale la prevalenza di

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consumatori di aperitivi alcolici mentre risulta inferiore alla media nazionale quella di consumatori di amari; tra le donne sono superiori alla media le prevalenze di consumatrici di vino, aperitivi alcolici e superalcolici. Analizzando le modalità di consumo delle bevande alcoliche si evince che presentano valori al di sopra della media nazionale i consumatori fuori pasto e quelli a rischio ISS per entrambi i generi e i binge drinker per i solo uomini (vedi Tabella 1-2).

Tabella 1. Consumatori (%) per tipologia di bevanda, ripartizione territoriale, Regione e genere (2012)

Regione Consumatori di bevande alcoliche (%)

Vino Birra Aperitivi alcolici Amari Superalcolici

M F M F M F M F M F

Italia nord-occidentale 65,8 42,7 59,7 30,1 44,0 23,8 35,5 13,6 36,8 14,6

Piemonte 65,8 39,9 59,4 28,5 43,9 21,3 36,7 13,0 35,1 11,7 Valle d’Aosta 67,5 45,5 63,8 31,6 48,0 28,8 34,1 13,2 39,2 16,9 Lombardia 65,6 42,5 59,6 29,6 44,2 24,5 35,1 13,7 37,7 15,8 Liguria 67,2 51,2 60,2 36,8 42,3 25,2 35,0 14,9 35,5 15,1 Italia nord-orientale 69,0 46,5 62,3 35,4 42,6 27,1 32,9 14,4 37,2 16,7

PA Bolzano 66,9 47,7 67,0 35,7 45,4 39,0 32,5 32,3 43,3 28,8 PA Trento 60,5 36,4 60,2 31,6 41,7 27,8 31,8 12,4 39,6 18,0 Veneto 69,3 48,1 62,2 36,7 48,4 29,7 33,0 14,6 38,3 17,3 Friuli-Venezia Giulia 71,1 45,0 68,7 37,6 43,9 26,9 34,2 12,0 36,1 14,8

Emilia Romagna 69,4 46,1 60,3 33,9 35,5 22,9 32,6 13,0 35,5 14,9 Italia centrale 66,8 42,3 60,4 34,7 40,6 21,8 38,6 14,5 36,1 13,7 Toscana 69,0 43,2 58,5 34,5 36,5 20,1 33,3 10,7 32,3 11,6 Umbria 69,2 38,2 55,7 26,9 42,3 20,0 39,3 12,2 37,1 10,6 Marche 69,7 47,6 58,3 32,0 37,0 21,3 34,9 12,4 37,4 14,2 Lazio 64,2 40,9 62,9 36,8 44,1 23,4 43,1 18,0 38,2 15,5 Abruzzo 69,5 31,2 67,6 28,6 49,0 19,1 50,9 12,0 40,4 8,9 Molise 67,9 32,4 62,7 26,0 43,9 17,0 46,6 16,2 33,6 9,3 Italia meridionale 63,5 31,0 60,9 28,5 40,0 15,9 46,0 14,8 32,4 8,5 Campania 63,0 32,8 57,4 28,6 37,1 14,9 41,4 14,3 27,4 7,2 Puglia 62,3 29,7 62,6 28,7 40,6 16,4 50,7 16,2 37,2 10,6 Basilicata 63,3 26,5 52,8 23,9 37,1 16,6 41,0 13,5 29,7 9,3 Calabria 62,6 29,2 64,8 29,8 41,5 15,4 47,5 15,4 32,4 7,1 Italia insulare 61,6 29,3 63,5 28,5 42,0 19,7 44,6 15,9 34,6 11,7 Sicilia 61,0 29,7 62,8 29,7 41,3 20,3 44,5 15,8 33,1 10,5 Sardegna 63,7 28,2 65,5 24,7 44,0 17,8 45,0 16,3 39,0 15,1

Italia 65,6 39,1 61,0 31,5 41,9 21,7 39,1 14,5 35,5 13,1

Riduzione 2012- 2011 Incremento 2012-2011

VALORE MINIMO NAZIONALE

Valore inferiore alla media nazionale

Valore superiore alla media nazionale

VALORE MASSIMO

NAZIONALE

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

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Rapporti ISTISAN 14/1

Tabella 2. Consumatori (%) per modalità di consumo delle bevande alcoliche, ripartizione territoriale, Regione e genere (anno 2012)

Regione

Consumatori di bevande alcoliche (%)

tutte le bevande alcoliche

fuori binge a rischio pasto drinker (criterio ISS)

M F M F M F M F Italia nord-occidentale 78,9 54,2 40,2 17,3 10,9 3,4 22,3 7,8 Piemonte 78,3 51,6 38,8 15,0 12,0 3,5 23,3 6,5 Valle d’Aosta 80,1 56,8 52,3 25,3 18,1 4,5 29,5 10,1 Lombardia 79,3 54,1 41,9 17,6 10,8 3,4 21,8 8,2 Liguria 78,4 61,6 32,2 20,8 7,7 3,0 21,6 8,6 Italia nord-orientale 79,5 58,8 45,4 21,8 14,0 3,7 26,3 7,9 PA Bolzano 81,3 68,1 63,8 38,6 30,1 10,8 39,4 13,9 PA Trento 74,9 52,9 54,9 25,7 18,9 5,3 28,2 9,4 Veneto 80,7 60,6 45,6 22,2 14,4 3,7 25,7 7,4 Friuli-Venezia Giulia 81,3 59,2 53,2 26,1 17,1 3,5 30,6 7,4 Emilia Romagna 77,9 56,4 39,7 17,9 10,4 2,8 24,2 7,8 Italia centrale 78,3 54,5 33,5 15,5 8,3 2,4 19,5 5,7 Toscana 78,9 55,3 30,7 14,6 8,8 2,8 23,1 7,1 Umbria 78,8 49,7 30,4 12,5 8,1 1,6 20,4 4,5 Marche 79,4 56,9 32,8 17,1 10,4 2,1 24,0 5,3 Lazio 77,5 54,0 36,1 16,1 7,5 2,4 15,8 5,1 Abruzzo 83,0 44,3 43,7 11,7 13,7 3,3 26,3 5,2 Molise 79,2 44,9 43,9 13,2 16,8 3,9 31,0 7,0 Italia meridionale 77,1 44,9 30,6 9,5 10,0 2,4 19,8 4,6 Campania 74,9 45,3 26,8 8,6 7,7 2,2 15,9 4,8 Puglia 78,9 45,7 28,4 10,2 8,2 2,2 19,7 4,4 Basilicata 73,1 40,5 30,6 9,1 12,2 1,6 24,1 4,4 Calabria 76,8 43,7 35,1 8,9 16,0 2,7 24,0 3,7 Italia insulare 76,9 43,7 36,3 13,6 13,7 3,7 19,8 5,4 Sicilia 76,3 44,4 32,7 13,4 11,6 3,9 16,4 5,5 Sardegna 78,6 41,7 46,9 14,4 19,9 3,0 29,8 5,3

Italia 78,3 51,8 37,2 15,6 11,1 3,1 21,7 6,4

Riduzione 2012- 2011 Incremento 2012-

2011

VALORE MINIMO NAZIONALE

Valore inferiore alla media nazionale

Valore superiore alla media nazionale

VALORE MASSIMO NAZIONALE

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Lombardia

La percentuale di consumatori di almeno una bevanda alcolica nel 2012 è stata pari all’79,3% tra gli uomini e 54,1% tra le donne e per queste ultime si osserva una diminuzione rispetto al 2011. Tra gli uomini risultano superiori alla media nazionale la prevalenza di consumatori di aperitivi alcolici e superalcolici mentre risultano inferiori alla media i consumatori di amari; sono diminuite inoltre rispetto al 2011 le prevalenze dei consumatori di tutte le bevande ad eccezione degli aperitivi alcolici. Tra le donne sono superiori alla media

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Rapporti ISTISAN 14/1

nazionale le consumatrici di vino, aperitivi alcolici e superalcolici e i valori di vino e birra sono diminuiti rispetto alla precedente rilevazione. La prevalenza dei consumatori fuori pasto è superiore alla media nazionale per entrambe i generi ed è diminuita in maniera statisticamente significativa rispetto al 2011; risultano infine diminuiti i consumatori binge drinking e quelli a rischio ISS di sesso maschile (vedi Tabella 1-2).

Liguria

I consumatori di sesso maschile di almeno una bevanda alcolica e delle diverse tipologie di bevande risultano nel 2012 in linea con il dato medio nazionale. Tra le donne, risultano superiori alla media le prevalenze di consumatrici di vino, birra e aperitivi alcolici che risultano anche aumentate in maniera statisticamente significativa rispetto al 2011. Analizzando le modalità di consumo delle bevande si evince che presentano valori al di sopra della media nazionale le consumatrici fuori pasto (+5,2 punti percentuali rispetto al 2011) e quelle a rischio per il criterio ISS viceversa tra gli uomini risultano inferiori alla media nazionale le prevalenze dei consumatori fuori pasto e binge drinking (vedi Tabella 1-2).

Italia nord-orientale

Nel 2012 tra le donne si registra la più elevata prevalenza di consumatrici di almeno una bevanda alcolica rispetto a tutte le altre ripartizioni territoriali e in particolare si registrano i valori più elevati di consumatrici di vino e aperitivi alcolici (questi ultimi aumentati di 2,9 punti percentuali rispetto al 2011); anche la prevalenza delle consumatrici di birra è superiore alla media. Tra gli uomini le prevalenze dei consumatori delle diverse bevande alcoliche sono in linea con la media nazionale ad eccezione di vino (superiore alla media) e amari (inferiore alla media). Le modalità di consumo di bevande alcoliche fanno registrare il valore più elevato rispetto tutte alle altre ripartizioni territoriali dei consumatori fuori pasto per entrambi i sessi a cui si aggiunge quello dei consumatori a rischio ISS per i soli maschi; sempre tra gli uomini la prevalenza dei binge drinker risulta più elevata rispetto alla media nazionale (vedi Tabella 1-2).

Provincia Autonoma di Bolzano

La prevalenza delle consumatrici di almeno una bevanda alcolica risulta la più elevata di tutte le regioni italiane (68,1%) così come quella delle consumatrici di aperitivi alcolici (39,0%), amari (32,3%) e superalcolici (28,8%); sempre tra le donne risultano inoltre superiori alla media nazionale le prevalenze di consumatrici di vino e birra. Tra gli uomini la prevalenza di consumatori di birra e superalcolici risulta più elevata della media nazionale viceversa quella dei consumatori di amari è inferiore. Focalizzando l’attenzione sulle modalità di consumo si evince che, per entrambe i sessi si registrano i valori in assoluto più elevati di consumatori di bevande alcoliche fuori pasto (M: 63,8%; F:38,6%) e binge drinker (M: 30,1%; F:10,8%), a cui si aggiunge la prevalenza dei consumatori a rischio ISS per i soli uomini (39,4%). Non si registrano infine variazioni percentuali significative rispetto alla precedente rilevazione delle prevalenze delle diverse bevande alcoliche o delle abitudini di consumo (vedi Tabella 1-2).

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Rapporti ISTISAN 14/1

Provincia Autonoma di Trento

La prevalenza dei consumatori di almeno una bevanda alcolica di sesso maschile è inferiore alla media nazionale così come quella dei consumatori di vino e amari mentre la prevalenza di consumatori di superalcolici è superiore alla media italiana. Tra le donne la prevalenza delle consumatrici di superalcolici è superiore alla media nazionale così come quella di aperitivi alcolici che è anche aumentata rispetto al 2011. L’analisi della modalità di consumo delle bevande evidenzia che le prevalenze dei consumatori fuori pasto e di consumatori a rischio per il criterio ISS sono superiori alla media nazionale per entrambi i sessi e per i soli uomini anche quella dei consumatori in modalità binge drinking (vedi Tabella 1-2).

Veneto

La prevalenza dei consumatori di almeno una bevanda alcolica e di quelli di vino, aperitivi alcolici e superalcolici è superiore alla media nazionale per entrambi i sessi a cui si aggiunge quella delle consumatrici di birra; tra queste ultime si evidenzia inoltre un incremento delle consumatrici di aperitivi alcolici rispetto al 2011 mentre per entrambe i sessi si osserva una diminuzione dei consumatori di amari. Gli indicatori relativi ai comportamenti a rischio sono tutti al di sopra dei valori medi nazionali e si registra una diminuzione dei consumatori fuori pasto e di quelli a rischio per il criterio ISS tra i soli uomini (vedi Tabella 1-2).

Friuli-Venezia Giulia

La prevalenza dei consumatori di vino e birra è superiore alla media nazionale per entrambi i generi a cui si aggiunge quella delle consumatrici di aperitivi alcolici. Non si evidenziano variazioni significative rispetto alla precedente rilevazioni. Gli indicatori relativi al consumo fuori pasto e in modalità binge drinking risultano al di sopra della media nazionale per entrambi i sessi, a cui si aggiunge quello dei consumatori a rischio (criterio ISS) (vedi Tabella 1-2).

Emilia Romagna

Per gli uomini, risultano al di sopra del dato medio nazionale la prevalenza dei consumatori di vino mentre risultano al di sotto le prevalenze dei consumatori di aperitivi alcolici e amari. Tra le donne gli indicatori sono allineati alla media italiana ad eccezione della prevalenza delle consumatrici di almeno una bevanda alcolica e di vino che risultano superiori alla media (per il vino il valore risulta anche diminuito rispetto al 2011). Per entrambi i sessi gli indicatori relativi alle modalità di consumo delle bevande sono in linea con la media nazionale (vedi Tabella 1-2).

Italia centrale

Tra gli uomini i valori risultano in linea con la media nazionale e senza variazioni significative rispetto alla precedente rilevazione. Le percentuali di consumatrici di sesso femminile di bevande alcoliche e in particolare di vino e birra sono superiori alla media nazionale e nel caso della birra sono aumentate rispetto al 2011 mentre si registra la più bassa prevalenza di consumatrici di aperitivi alcolici. Si registrano diminuzioni statisticamente significative per entrambi i sessi dei consumatori binge drinking e di quelli a rischio secondo il

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criterio ISS e, per i soli maschi, anche dei consumatori fuori pasto; per gli uomini gli indicatori di rischio risultano anche inferiori alla media nazionale (vedi Tabella 1-2).

Toscana

La percentuale delle consumatrici di almeno una bevanda alcolica oltre a quelle di vino e birra sono superiori alla media nazionale e nel caso della birra si osserva anche un incremento rispetto al 2011 pari a 5,4 punti percentuali. Per gli uomini l’unico valore superiore alla media nazionale è la prevalenza dei consumatori di vino. Per entrambi i sessi sono inferiori alla media i valori relativi agli amari, a cui si aggiungono gli aperitivi alcolici e i superalcolici per i soli uomini. Tutti gli indicatori di rischio considerati tra le donne risultano in linea con i valori medi nazionali; tra gli uomini la prevalenza dei consumatori di bevande alcoliche fuori pasto e quella dei binge drinking risultano inferiori alla media nazionale (vedi Tabella 1-2).

Umbria

La percentuale di consumatori di vino risulta superiore alla media nazionale per gli uomini mentre per entrambi i sessi le prevalenze dei consumatori di birra sono inferiori alla media italiana (per le donne anche la prevalenza delle consumatrici di superalcolici). Tutti gli indicatori di rischio considerati tra le donne risultano inferiori alla media nazionale; tra gli uomini risultano inferiori alla media la prevalenza dei consumatori di bevande alcoliche fuori pasto e quella dei binge drinker (vedi Tabella 1-2).

Marche

La prevalenza dei consumatori di vino è superiore alla media nazionale sia per gli uomini che per le donne, mentre valori al di sotto della media si registrano per i soli uomini consumatori di aperitivi alcolici e amari. Tutti gli indicatori di comportamenti a rischio sono in linea con il dato nazionale, ad eccezione dei consumatori fuori pasto tra gli uomini che risultano inferiori alla media (vedi Tabella 1-2).

Lazio

Le prevalenze dei consumatori di sesso maschile di vino e di superalcolici sono diminuite rispetto al 2011 rispettivamente di 4,5 e 5,1 punti percentuali e sono superiori alla media nazionale le prevalenze dei consumatori di amari per entrambi i sessi e di birra e superalcolici per le sole donne. La prevalenza di binge drinker e di consumatori a rischio per il criterio ISS è inferiore alla media nazionale per gli uomini e per entrambe i sessi i valori di questi due indicatori sono diminuiti rispetto al 2011 (vedi Tabella 1-2).

Abruzzo

Per gli uomini, risultano al di sopra del dato medio nazionale la prevalenza dei consumatori di almeno una bevanda alcolica e quella di tutte le singole bevande, viceversa sono al di sotto del valore medio nazionale le prevalenze di consumatrici di almeno una bevanda alcolica, di vino, di amari e di superalcolici. Gli indicatori relativi ai comportamenti a rischio risultano tutti

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superiori al dato medio nazionale per gli uomini mentre tra le donne la prevalenza delle consumatrici fuori pasto è più bassa di quella media italiana (vedi Tabella 1-2).

Molise

La prevalenza dei consumatori delle diverse bevande alcoliche tra gli uomini risulta in media con il dato nazionale ad eccezione della prevalenza dei consumatori di amari che risulta superiore. Tra gli uomini si rileva una diminuzione rispetto alla precedente rilevazione della prevalenza dei consumatori di birra pari a 7 punti percentuali e di quella di superalcolici pari a 9,2 punti percentuali. Tra le donne, ad eccezione degli amari, i valori di prevalenza delle consumatrici di tutte le bevande alcoliche risultano inferiori alla media nazionale. Tra gli uomini tutti e tre gli indicatori relativi alle modalità di consumo delle bevande sono superiori alla media nazionale sebbene si registri rispetto al 2011 una diminuzione delle prevalenze dei consumatori binge drinking e di quelli a rischio per il criterio ISS (vedi Tabella 1-2).

Italia meridionale

Tra gli uomini la percentuale di consumatori di vino e superalcolici è inferiore alla media nazionale mentre risulta superiore la prevalenza di consumatori di amari; tra le donne risultano inferiori al valore medio italiano il consumo di vino e birra e il valore relativo ai superalcolici fa registrare il minimo assoluto rispetto a tutte le altre ripartizioni territoriali. Per entrambi i sessi si registra una diminuzione significativa dei consumatori di amari rispetto all’anno 2011. Sia tra gli uomini che tra le donne infine l’indicatore del consumo a rischio (criterio ISS) risulta inferiore alla media nazionale e la prevalenza dei consumatori di bevande alcoliche fuori pasto risulta essere la più bassa rispetto alle altre realtà territoriali italiane (vedi Tabella 1-2).

Campania

La prevalenza dei consumatori di almeno una bevanda alcolica risulta inferiore alla media nazionale per entrambi i sessi così come quella dei consumatori di birra, aperitivi alcolici e superalcolici; per quest’ultima bevanda si rileva una riduzione statisticamente significativa rispetto alla precedente rilevazione a cui si aggiunge una riduzione dei consumatori di amari per il solo sesso maschile. Sono stati registrati valori inferiori alla media nazionale dei consumatori fuori pasto e di quelli a rischio (criterio ISS) sia tra gli uomini che tra le donne (vedi Tabella 1-2).

Puglia

La prevalenza delle donne consumatrici di almeno una bevanda alcolica, così come quella delle consumatrici di vino, birra, aperitivi alcolici e superalcolici nel 2012 è inferiore alla media nazionale; tra gli uomini il valore risulta superiore alla media per gli amari e si registra un incremento di 4,4 punti percentuali della prevalenza dei consumatori di superalcolici rispetto al 2011. Per entrambi i sessi la prevalenza dei consumatori lontano dai pasti è inferiore alla media nazionale così come la prevalenza delle consumatrici a rischio (criterio ISS) (vedi Tabella 1-2).

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Basilicata

La prevalenza dei consumatori di almeno una bevanda alcolica, così come di aperitivi alcolici e superalcolici nel 2012 è inferiore alla media nazionale per entrambi i sessi a cui si aggiungono quella delle consumatrici di vino e birra; tra gli uomini si registra una diminuzione statisticamente significativa dei consumatori di birra rispetto al 2011. Tutti i valori relativi agli indicatori dei comportamenti a rischio sono al di sotto del dato medio nazionale tra le donne, mentre tra gli uomini risultano tutti allineati con la media italiana ad eccezione dei consumatori fuori pasto che risultano invece più bassi (vedi Tabella 1-2).

Calabria

La prevalenza delle consumatrici di almeno una bevanda alcolica tra le donne così come quella delle consumatrici di vino, aperitivi alcolici e superalcolici risulta inferiore alla media nazionale e inoltre, sempre tra le donne, si registrano delle diminuzioni statisticamente significative delle prevalenze di consumatrici di vino, birra e amari; viceversa, tra gli uomini, si registrano valori al di sopra della media nazionale delle prevalenze di consumatori di birra e amari. Tutti i valori relativi agli indicatori dei comportamenti a rischio tra gli uomini sono aumentati rispetto alla precedente rilevazione e la prevalenza dei binge drinking risulta superiore alla media nazionale. Tra le donne sono inferiori alla media i valori delle prevalenze delle consumatrici di bevande alcoliche fuori pasto e delle consumatrici a rischio per il criterio ISS (vedi Tabella 1-2).

Italia insulare

Tra gli uomini risulta inferiore alla media nazionale la prevalenza dei consumatori di vino mentre si registrano valori al di sopra della media italiana delle prevalenze dei consumatori di birra e amari; tra le donne risultano inferiori alla media le prevalenze delle consumatrici di almeno una bevanda alcolica, di vino e di birra. Si rileva un incremento rispetto al 2011 delle consumatrici di aperitivi alcolici e superalcolici. Analizzando gli indicatori delle metodologia di assunzione delle bevande alcoliche si osserva che tra gli uomini è superiore alla media la prevalenza di binge drinker mentre tra le donne, nonostante i tre indicatori presentino valori in linea con la media nazionale, si registra un incremento statisticamente significativo rispetto al precedente anno (vedi Tabella 1-2).

Sicilia

Per entrambi i sessi si registra un valore inferiore alla media nazionale dei consumatori di vino a cui si aggiunge quello dei consumatori di superalcolici per le sole donne; un valore superiore alla media nazionale si registra invece per i consumatori maschi di amari. Rispetto al 2011 si registra un incremento significativo della prevalenza dei consumatori di birra di sesso maschile e delle consumatrici di aperitivi alcolici. L’analisi delle modalità di consumo delle bevande alcoliche evidenziano tra le donne un incremento statisticamente significativo di tutti e tre gli indicatori considerati, sebbene il valore registrato risulti comunque inferiore alla media nel caso del consumo fuori pasto e in linea con il dato nazionale per gli altri due indicatori; tra gli uomini risultano inferiori al dato medio nazionale le prevalenze dei consumatori fuori pasto e

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di quelli a rischio per il criterio ISS e si registra un incremento dei consumatori binge drinking (Tabella vedi 1-2).

Sardegna

La prevalenza delle consumatrici di almeno una bevanda alcolica tra le donne così come quella delle consumatrici di vino, birra e aperitivi alcolici risulta inferiore alla media nazionale. Tra gli uomini, risultano invece superiori alla media le prevalenze dei consumatori di birra, amari e superalcolici. L’analisi della metodologia di assunzione delle bevande mostra per il solo sesso maschile valori al di spora della media nazionale dei consumatori fuori pasto, dei consumatori binge drinking e di quelli a rischio per il criterio ISS (vedi Tabella 1-2).

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2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012MASCHI FEMMINE

bevande alcoliche 58,9 59,4 57,6 59,1 57,8 58,6 54,3 54,4 53,5 45,0 46,2 46,1 45,9 45,1 44,4 42,0 39,4 41,1vino 33,7 34,9 33,6 34,4 31,7 34,2 31,9 32,5 31,3 19,9 22,2 22,6 20,6 20,3 20,3 20,0 19,7 18,5birra 49,2 49,5 47,6 47,5 45,9 48,9 46,1 48,4 46,8 28,5 29,8 28,1 27,7 27,0 27,2 28,3 27,1 26,3aperitivi alcolici 37,6 38,1 39,1 38,0 37,8 39,0 36,8 38,1 37,3 24,6 27,7 28,3 27,9 26,4 27,3 28,9 27,4 29,8amari 27,2 28,2 26,5 27,4 25,7 27,3 25,3 26,8 25,1 11,8 13,9 12,3 11,4 11,5 11,4 11,9 12,1 10,6super alcolici 28,5 27,7 29,5 28,3 27,2 28,6 27,9 29,1 28,3 15,0 17,3 16,3 15,7 15,4 16,9 17,3 17,6 16,4fuori pasto 31,5 33,0 34,5 34,1 33,3 34,4 32,0 33,8 33,2 21,0 22,9 22,9 23,3 22,3 22,8 22,9 23,3 22,7binge drinking 13,7 15,8 15,4 15,5 13,7 14,3 14,7 13,9 13,7 5,5 5,2 5,9 6,5 4,7 5,6 6,3 5,6 5,9

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

CONSUMO DI ALCOL TRA I GIOVANI

Nel 2012, il 53,5% dei ragazzi e il 41,1% delle ragazze di età compresa tra 11 e 25 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno; tra i ragazzi si mantiene pressoché stabile il valore negli ultimi tre anni confermando quindi la riduzione registrata rispetto agli anni 2003-2009; tra le ragazze non si registrano variazioni significative rispetto alle ultime rilevazioni sebbene il valore sia diminuito rispetto al 2003.

Non si registrano variazioni statisticamente significative delle prevalenze dei consumatori di vino, birra, aperitivi alcolici, amari e superalcolici ne tra i ragazzi ne tra le ragazze.

La prevalenza dei consumatori più elevata tra i ragazzi di sesso maschile si registra per la birra, con quasi un ragazzo su due che ha dichiarato di averne consumato nel corso dell’anno (46,8%) seguita dagli aperitivi alcolici (37,3%); una situazione analoga si rilevava nel 2003 anche per le ragazze, ma nel corso degli anni le due bevande considerate hanno fatto registrare valori pressoché simili fino al 2012 quando si è rilevata un capovolgimento tra le due bevande e la prevalenza delle consumatrici di aperitivi alcolici (29,8%) ha superato quella delle consumatrici di birra (26,3%) seguite dalle consumatrici di vino e superalcolici (18,5% e 16,4%). Per tutto il periodo osservato, il valore più basso si registra per le consumatrici di amari pari nel 2012 a 10,6%.

Circa un ragazzo su tre e una ragazza su quattro hanno dichiarato di aver consumato bevande alcoliche lontano dai pasti nel corso dell’anno; le percentuali risultano più basse tra coloro che hanno dichiarato di aver praticato il binge drinking (M: 13,7%; F: 5,9%). L’analisi del trend mostra inoltre che per entrambi gli indicatori non si osservano variazioni statisticamente significative tra il 2003 e il 2012 (Figura 21).

Figura 21. Prevalenze (%) consumatori delle diverse bevande alcoliche, dei consumatori fuori pasto e dei binge drinker per genere (età 11-25 anni) (2003, 2005-2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

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Nel complesso si registra che nel 2012 i consumatori a rischio identificati secondo il criterio ISS sono stati quasi 1.200.000, pari al 17,6% dei ragazzi e all’9,0% delle ragazze senza differenze significative rispetto agli ultimi anni (Tabella 3).

Tabella 3. Prevalenza consumatori (%) di età 11-25 anni per tipologia di consumo e genere, 2012

Tipologia di consumo 11-171 18-202 21-25 Totale

M F M F M F M F

Consumatori di bevande alcoliche 22,0* 17,3* 73,7 57,4 82,9 63,5 53,5 41,1 Consumatori di vino 7,5* 5,2* 40,9 24,1 56,8 33,2 31,3 18,5 Consumatori di birra 16,8 10,5 66,2 36,6 74,6 41,5 46,8 26,3 Consumatori di aperitivi alcolici 12,4* 11,6* 51,4* 44,6* 61,8 45,6 37,3 29,8 Consumatori di amari 5,9 2,8 31,2 15,7 46,7 17,9 25,1 10,6 Consumatori di superalcolici 7,4* 4,8* 38,8 25,8 49,5 26,3 28,3 16,4 Consumatori di alcolici fuori pasto 10,6* 7,0* 45,9 34,9 55,4 36,5 33,2 22,7 Consumatori binge drinking 4,9 2,2 19,2 9,4 21,9 8,7 13,7 5,9 Consumatori a rischio-criterio ISS 12,2* 8,4* 19,9 10,1 23,5 9,3 17,6 9,0

1 Età minima legale per la somministrazione o la vendita di bevande alcoliche 2 Età minima legale con tasso alcolemico alla guida pari a 0 * Non esiste una differenza statisticamente significativa di genere (IC 95%). Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Consumatori di 11-17 anni

A decorrere dal 2012 è stata introdotto in Italia il divieto di vendita di bevande alcoliche ai minori di anni 18, multato con la sanzione amministrativa pecuniaria da 250 a 1000 Euro (22). Successivamente, grazie alle risoluzione del Ministero dello Sviluppo Economico (risoluzione 4 febbraio 2013 n. 18512) è stato ribadito che il divieto di vendita di bevande alcoliche a minori di 18 anni vale anche per le attività di somministrazione come bar, pub, ristoranti, locali da ballo e simili. Alla luce di questa importante modifica è stato deciso per questa pubblicazione di monitorare separatamente i giovani per i quali il consumo dovrebbe essere pari a zero (prima l’età legale per poter consumare bevande alcoliche era pari a 16 anni) al fine di individuare i target di popolazione verso i quali indirizzare delle efficaci politiche di prevenzione.

Nella classe di età al di sotto dell’età legale per la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche (11-17 anni), classe quindi in cui il consumo di bevande alcoliche dovrebbe essere pari a zero, il 22,0% dei ragazzi e il 17,3% delle ragazze dichiara di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno (vedi Tabella 3). Tra i ragazzi di entrambi i sessi, rispetto agli anni 2008-2009, si registra una diminuzione dei consumatori ma nel corso dell’ultimo triennio i valori di prevalenza non fanno registrare ulteriori diminuzioni statisticamente significative. Tra i ragazzi, il 7,5% dichiara di aver bevuto vino, il 16,8% birra, il 12,4% aperitivi alcolici, il 5,9% amari e il 7,4% superalcolici; tra le ragazze, le prevalenze sono più elevate per le consumatrici aperitivi alcolici (11,6%) e birra (10,5%) e dichiarano di aver bevuto vino il 5,2%, amari il 2,8% e superalcolici il 4,8%. In questa fascia di età si rilevano variazioni di genere statisticamente significative solo tra i consumatori di amari, di birra e tra i consumatori binge drinking. La prevalenza dei consumatori di birra di sesso maschile risulta essere la più elevata tra le bevande alcoliche considerate. I giovani di questa classe di età che hanno consumato bevande alcoliche lontano dai pasti sono stati il 8,8% (M: 10,6%; F: 7,0%) e quelli che si sono ubriacati almeno

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una volta nel corso dell’anno sono 3,6% (M: 4,9%; F: 2,2%). In totale si stima che gli adolescenti al di sotto dei 18 anni che gli organismi di sanità pubblica consideravano a rischio sulla base dei criteri stabiliti dall’ISS (criterio ISS), sono stati nel 2012 oltre 415.000 (senza differenze di genere) che corrispondono al 12,2% dei maschi e al 8,4% delle femmine (vedi Tabella 3). I dati riferiti a tale categoria sono tuttavia da considerarsi sottostimati attraverso l’indicatore di sintesi ISS e si provvederà l’anno prossimo a modificare i gruppi di età giovanile coerentemente con la nuova normativa. È, infatti, da segnalare che, in virtù dell’introduzione del divieto di vendita e di somministrazione di alcolici ai minori di anni 18 una stima reale dei giovani che consumano alcol al di sotto della nuova età minima sono oltre 790.000 giovani (M: 22,0%; F: 17,3%).

Consumatori di 18-20 anni

Le norme italiane in merito alla guida in stato di ebbrezza sono molto severe e sono state modificate nel corso degli ultimi anni, soprattutto per i più giovani. Il reato è punito con diverse sanzioni a seconda del tasso alcolemico del conducente riscontrato al momento del fermo. La Legge n.120/2010 (23) stabilisce attualmente il limite di 0,5 grammi/litro di alcol nel sangue ed ha introdotto la tolleranza zero (ossia il divieto ad assumere un qualsiasi quantitativo di alcol) per i conducenti con meno di 21 anni, per i neopatentati che hanno la patente da meno di 3 anni e per i conducenti professionali o di autoveicoli con patente C, D, E. A seguito dell’introduzione di questa modifica nella presente pubblicazione sono monitorati le abitudini alcoliche dei giovani per i quali il consumo dovrebbe essere pari a zero alla guida (minori di 21 anni) al fine di individuare i target di popolazione verso i quali indirizzare delle politiche di prevenzione sulla sicurezza stradale.

Nella classe di età giovanile (18-20 anni), il 65,8% degli intervistati (M: 73,7%; F: 57,4%) dichiara di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno 2012 e non si registrano variazioni significative rispetto agli ultimi 5 anni ne tra gli uomini ne tra le donne. Le prevalenze dei consumatori di bevande alcoliche almeno una volta nel corso dell’anno risultano superiori a quelle rilevate per le coetanee della stessa classe di età. Tra i ragazzi la prevalenza più elevata si registra tra coloro che consumano birra (66,2%), seguiti da coloro che consumano aperitivi alcolici (51,4%) e dai quelli di vino (40,9%) e superalcolici (38,8%), e in ultimo amari (31,2%). Tra le ragazze i valori più elevati si registrano per gli aperitivi alcolici (44,6%) e di birra (36,6%), seguite da superalcolici (25,8%) e vino (24,1%), mentre il valore più basso si registra, come per i coetanei, per gli amari (15,7%). Le percentuali dei consumatori di alcolici di sesso maschile sono superiori a quelle delle coetanee per ogni bevanda considerata ad eccezione degli aperitivi alcolici per i quali non si registra una differenza statisticamente significativa.

Il 45,9% dei ragazzi e il 34,9% delle ragazze hanno dichiarato di aver bevuto alcolici lontano dai pasti, mentre quelli che si sono ubriacati almeno una volta nel corso del 2012 sono stati il 19,2% e il 9,4% rispettivamente; per entrambe queste tipologie di consumo non si registrano variazioni significative rispetto agli ultimi 5 anni. In totale si stima che nell’anno 2012 sono stati oltre 275.000 i giovani che hanno adottato un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri ISS (circa 185.000 maschi e 90.000 femmine), pari al 19,9% e 10,1% rispettivamente dei 18-20enni (vedi Tabella 3).

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Consumatori di 21-25 anni

Nella classe di età 21-25 anni, il 73,5% degli intervistati (M: 82,9%; F: 63,5%) dichiara di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno 2012 e rispetto alla precedente rilevazione si registra un incremento statisticamente significativo pari a 4,2 punti percentuali. Tra i ragazzi, la prevalenza dei consumatori di birra risulta più elevata di quella di tutte le altre bevande (74,6%), seguita dagli aperitivi alcolici (61,8%), vino (56,8), e infine da quella di amari e superalcolici. Analogamente tra le ragazze, i valori più elevati si registrano per le prevalenze delle consumatrici di birra (41,5) e aperitivi alcolici (45,6). La prevalenza dei consumatori di tutte le bevande alcoliche considerate è più elevata di quella delle coetanee.

I 21-25enni che hanno consumato bevande alcoliche lontano dai pasti sono stati il 46,3% con una grande differenza di genere (M: 55,4%; F: 36,5%) e senza variazioni significative rispetto alle precedenti rilevazioni; quelli che invece si sono ubriacati almeno una volta nel corso dell’anno 2012 sono stati il 15,5% dei 21-25enni e come per il consumo fuori pasto la prevalenza è più elevata tra i ragazzi rispetto alle ragazze (M: 21,9%; F: 8,7%).

In totale nell’anno 2012 hanno adottato un comportamento a rischio per la loro salute il 23,5% dei ragazzi e il 9,3% delle ragazze 21-25enni per un totale di circa 500.000 giovani che non rispettano le linee guida per non incorrere in problemi per la salute (vedi Tabella 3).

Sicurezza stradale tra i giovani

Le norme italiane in merito alla guida in stato di ebbrezza sono molto severe e sono state modificate nel corso degli ultimi anni, soprattutto per i più giovani. Il reato è punito con diverse sanzioni a seconda del tasso alcolemico del conducente riscontrato al momento del fermo. La legge stabilisce attualmente il limite di 0,5 grammi/litro di alcol nel sangue; nel nuovo codice della strada approvato nel 2010 (23), è stata introdotta la tolleranza zero (ossia il divieto ad assumere un qualsiasi quantitativo di alcol) per i conducenti con meno di 21 anni, per i neopatentati che hanno la patente da meno di 3 anni e per i conducenti professionali o di autoveicoli con patente C, D, E.

In Italia l’età minima per guidare ciclomotori e quadricicli leggeri è 14 anni e sale a 16 per motoveicoli di cilindrata fino a 125 cm3 e 11 kW, mentre è possibile guidare autoveicoli solo a partire dall’età di 18 anni; l’ONA-CNESPS, elaborando i dati dell’indagine Multiscopo sulle famiglie- Aspetti della vita quotidiana-ISTAT (15), rileva che il 4,2% della popolazione di 11-17 anni è solito utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto principale, nella fascia di popolazione 18-20 anni il 4,5% utilizzano la bicicletta ed l’8,6% l’automobile come conducente, infine nella classe 21-25, sono soliti utilizzare la bicicletta il 3,3% della popolazione mentre utilizzano la macchina come conducente oltre una persona su quattro (26,1%) (Figura 22).

Analizzando le abitudini di consumo alcolico dei giovani 11-20enni (Figura 23) si registra che tra coloro che consumano bevande alcoliche fuori pasto (M: 21,6%; F: 15,6%) il 2,0% dei ragazzi ed l’1,0% delle ragazze sono soliti utilizzare la macchina per gli spostamenti mentre l’1,5% dei ragazzi utilizza moto bici o ciclomotori a fronte del 1,2% delle coetanee; tra coloro che invece hanno dichiarato di aver praticato il binge drinking (M: 9,4%; F: 4,4%) l’1,6% dei ragazzi e lo 0,1% delle ragazze utilizza macchine, moto, ciclomotori per effettuare gli spostamenti quotidiani (Figura 23).

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Rapporti ISTISAN 14/1

37,8

4,2

58,0

11-17

43,2

8,64,5

43,7

18-20

46,0

26,13,3

24,6

21-25 non risponde

auto come conducente

motocicletta o ciclomotore o bicicletta

altro

7,32,9

5,51,4

10,8

4,9

7,9

2,8

2,0

0,9

1,0

1,5

0,7

1,2

0,1

0

5

10

15

20

25

Consumatori vino o alcolici fuori pasto

(21,6%)

Bevitori binge drinking (9,4%)

Consumatori vino o alcolici fuori pasto

(15,6%)

Bevitori binge drinking (4,4%)

maschio femmina

motocicletta o ciclomotore o bicicletta

auto come conducente

altri mezzi

non risponde

Figura 22. Distribuzione (%) dei mezzi usati abitualmente per andare al lavoro o a scuola, per classi di età (età 11-25 anni) (2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Figura 23. Distribuzione (%) dei mezzi usati abitualmente per andare al lavoro o a scuola, dagli 11-20enni per modalità di consumo alcolico e genere (2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Campagna di comunicazione contro l’abuso di alcol e la guida

La campagna sviluppata del Ministero della Salute “La vita è sempre una anche se hai bevuto” è stata svolta in collaborazione con l’ONA-CNESPS con gli obiettivi di informare sui rischi connessi al consumo di alcol e prevenire i fenomeni di abuso da parte dei giovani, con un’attenzione particolare alla guida in stato di ebbrezza

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Rapporti ISTISAN 14/1

(http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_6_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=campagne&p=dacampagne&id=5).

La campagna, oltre a rafforzare lo slogan decennale “Se guidi non bere”, integra con nuovi veicoli il messaggio della campagna quali banner per le testate web di informazione, annunci stampa sui giornali più letti dal target di riferimento, collaborazioni con il mondo musicale, uno spot radiofonico. Il messaggio veicolato dalla campagna simula la percezione alterata da parte del guidatore sotto l’effetto dell’alcol (vista sdoppiata e sfocata, incapacità di distinguere la realtà dalle immagini false causate dal tasso alcolemico elevato). Il video è finalizzato a sottolineare come l’alcol inganni e produca una realtà alterata e pericolosa, due automobili anziché una, e il titolo vuole invece ricordare come “la vita è sempre una anche se hai bevuto”; conclude lo spot l’esortazione finale “quando bevi spegni il motore”. Per dissuadere i ragazzi dal consumo rischioso di alcolici si è cercato infatti di utilizzare il loro linguaggio ed entrare nel loro mondo con l’applicazione per smartphone “Adrenalina pura”, che è stata scaricata da decine di migliaia di giovani. Calcolare il tasso alcolemico incrociando i dati di ciò che si è bevuto con peso, altezza e sesso della persona e giocare a un quiz con domande sulla musica e sul consumo di alcol sono le parti principali dell’applicazione. Rispondendo esattamente alle domande del quiz viene sbloccata una terza sezione che contiene una lista musicale di 20 canzoni. Con la nuova applicazione i giovani hanno la possibilità di conoscere meglio gli effetti dell’alcol attraverso una competizione divertente che può contribuire a generare una risposta positiva.

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2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012MASCHI FEMMINE

bevande alcoliche 83,3 83,2 81,4 81,0 81,8 81,7 80,2 79,9 79,6 48,4 50,9 48,8 48,2 49,2 50,5 47,0 44,3 45,2vino 78,5 78,8 77,5 76,3 77,2 76,5 76,8 76,5 75,5 43,7 45,1 43,7 42,4 42,9 44,8 43,0 40,4 40,9birra 39,3 37,6 37,2 36,9 38,3 37,5 38,3 39,5 41,7 12,4 13,9 12,3 12,3 12,9 14,4 14,6 13,5 15,3aperitivi alcolici 19,0 21,7 19,0 18,2 18,5 17,2 18,2 18,0 20,9 5,1 5,4 4,4 4,3 5,0 4,8 5,2 5,8 6,3amari 29,5 29,6 26,8 25,9 24,8 23,4 23,8 26,6 27,7 7,7 8,1 6,7 6,2 6,7 6,3 6,3 7,4 8,1super alcolici 22,0 22,5 20,5 18,2 18,7 19,6 20,3 21,7 23,3 4,5 4,6 4,3 3,3 4,1 4,4 4,4 4,8 5,4fuori pasto 25,8 24,6 25,6 23,3 23,8 22,6 23,0 24,1 24,0 5,2 5,0 5,4 4,3 5,3 5,5 4,5 6,0 5,7binge drinking 5,0 5,9 6,6 5,5 4,1 5,0 5,1 4,6 3,9 0,6 1,0 0,9 0,6 0,8 1,0 1,1 1,0 0,8

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

CONSUMO DI ALCOL TRA GLI ANZIANI

Consumare bevande alcoliche è un’abitudine diffusa nella società che fa parte della tradizione italiana. Con l’avanzare dell’età non sempre si tiene presente che il fisico risponde diversamente rispetto alla tossicità dell’alcol. In particolare, i cambiamenti sopraggiunti nell’organismo dopo i 65 anni rendono gli anziani più vulnerabili all’alcol perché si riduce la capacità di metabolizzare (digerire) l’alcol, si riduce la quantità di acqua presente nell’organismo e di conseguenza si ha una minore capacità di diluire l’alcol e tollerarne gli effetti. Per ridurre il rischio per la salute degli ultra 65enni, è importante rispettare ciò che suggeriscono le linee guida per una sana alimentazione e cioè di non superare il limite giornaliero di consumo pari ad una UA senza distinzioni tra uomini e donne, salvo controindicazioni a qualsiasi tipo di consumo in questa classe di età alla luce della frequente presenza di patologie croniche e di assunzione di trattamenti farmacologici in questa classe di età.

Nel 2012 il 59,9% degli ultra-65enni ha consumato almeno una bevanda alcolica con una marcata differenza di genere (M: 79,6%; F: 45,2%) (Figura 24).

Figura 24. Prevalenze (%) consumatori delle diverse bevande alcoliche, dei consumatori fuori pasto e dei binge drinker per genere (età ≥65 anni) (2003, 2005-2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie

Per entrambi i generi, nonostante la diminuzione rilevata rispetto all’anno 2003, non si registrano nel corso degli ultimi 3 anni variazione statisticamente significative dei valori di prevalenza.

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Rapporti ISTISAN 14/1

La prevalenza dei consumatori ultra 65enni nel 2012 è stata massima per il vino (M: 75,5%; F: 40,9%) e doppia rispetto alla prevalenza dei consumatori di birra (M: 41,7%; F: 15,3%) per entrambi i sessi; con valori molto più contenuti seguono quindi le prevalenze dei consumatori di amari (M: 27,7%; F: 8,1%) e in ultimo, molto meno consumate dalla popolazione anziana, gli aperitivi alcolici (M: 20,9%; F: 6,3%) e i superalcolici (M: 23,3%; F: 5,4%). Rispetto agli ultimi 4 anni, tra gli uomini si registra una tendenza all’aumento delle prevalenze dei consumatori di birra, aperitivi alcolici, amari e superalcolici sebbene rispetto all’ultima rilevazione si registra un incremento significativo di 2,9 punti percentuali solo per i consumatori di aperitivi alcolici; tra le donne risultano stabili le prevalenze del consumo di aperitivi alcolici, e superalcolici mentre si rileva una tendenza all’aumento nelle donne per gli amari e un trend in diminuzione per il vino. Il 24,0% degli uomini e il 5,7% delle donne hanno dichiarato di aver bevuto alcolici lontano dai pasti, mentre quelli che si sono ubriacati almeno una volta nel corso del 2012 sono stati il 3,9% e lo 0,8% rispettivamente; per entrambi gli indicatori non si registrano variazioni significative rispetto alla precedente rilevazione (Figura 24).

In totale si stima che nell’anno 2012 sono stati oltre 2.850.000 gli ultra 65enni che hanno adottato un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri ISS, di cui 2.140.000 uomini e 710.000 donne, pari al 40,7% e 10,1% rispettivamente (Tabella 4).

Tabella 4. Prevalenza consumatori (%) di età ≥ 65 anni per tipologia di consumo e genere (2012)

Tipologia di consumo 65-74 75-84 ≥85 Totale

M F M F M F M F

Consumatori di bevande alcoliche 82,7 51,1 76,7 41,8 70,6 35,4 79,6 45,2 Consumatori di vino 78,1 44,6 72,9 39,5 68,6 33,0 75,5 40,9 Consumatori di birra 50,1 21,6 33,3 11,4 19,5 5,7 41,7 15,3 Consumatori di aperitivi alcolici 26,6 9,0 13,9 4,8 10,4 1,6 20,9 6,3 Consumatori di amari 32,7 10,5 23,1 6,6 13,1 4,2 27,7 8,1 Consumatori di superalcolici 28,9 7,1 17,2 4,1 10,6 3,2 23,3 5,4 Consumatori di alcolici fuori pasto 28,3 7,7 19,7 4,2 12,9 3,2 24,0 5,7 Consumatori binge drinking 4,9 1,2 3,0 0,6 1,1 0,5 3,9 0,8 Consumatori a rischio-criterio ISS 42,9 11,6 39,2 9,3 32,3 7,4 40,7 10,1

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati dell’Indagine ISTAT Multiscopo sulle famiglie - Aspetti della vita quotidiana. Anno 2012

Consumatori anziani “giovani” (65-74 anni)

Nella classe di età 65-74 anni, il 64,6% degli intervistati (M: 82,7%; F: 51,1%) dichiara di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno. La percentuale più elevata di consumatori si registra tra coloro che bevono vino (M: 78,1%; F: 44,6%), seguita dai consumatori di birra (M: 50,1%; F: 21,6%) per entrambi i sessi; il 21,0% (M: 32,7%; F: 10,5%) dichiara invece di aver consumato amari, il 17,5% (M: 28,9%; F: 7,1%) superalcolici e il 17,4% (M: 26,6%; F: 9,0%) aperitivi alcolici. Per tutte le bevande considerate, le prevalenze di consumatori sono significativamente più elevate tra gli uomini rispetto alle donne (vedi Tabella 4).

Tra gli uomini si mantengono stabili negli ultimi 5 anni i consumatori di vino e si rilevano degli incrementi dei valori di prevalenza dei consumatori delle altre bevande alcoliche rispetto agli anni 2008-2009 (nonostante l’incremento rispetto all’ultimo anno non risulti statisticamente significativo); sempre tra gli uomini si sottolinea la tendenza lineare all’aumento della

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Rapporti ISTISAN 14/1

prevalenza dei consumatori di superalcolici. Tra le coetanee non si registrano variazioni statisticamente significative delle consumatrici delle bevande alcoliche ad eccezione del vino. Gli anziani di questa classe di età che hanno consumato bevande alcoliche lontano dai pasti sono stati il 17,5% (M: 28,3%; F: 7,7%) e quelli che si sono ubriacati almeno una volta nel corso dell’anno sono stati il 3,0% (M: 4,9%; F: 1,2%). Si stima quindi, che nell’anno 2012 sono stati circa 1.690.000 gli “anziani giovani” che hanno adottato un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri ISS e che sono pari al 42,9% degli uomini e l’11,6% delle donne (vedi Tabella 4).

Consumatori anziani “intermedi” (75-84 anni)

Nella classe di età 75-84 anni, il 55,8% degli intervistati (M: 76,7%; F: 41,8%) dichiara di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno. Per le donne si conferma la tendenza alla diminuzione dei valori di prevalenza registrata nel corso degli ultimi anni sebbene sia stabile il valore rispetto alla precedente rilevazione, mentre per gli uomini il valore è rimasto pressoché stabile rispetto agli ultimi 5 anni. Nel 2012, il 72,9% degli uomini e il 39,5% delle donne hanno dichiarato di aver bevuto vino, il 33,3% ed l’11,4% birra, il 13,9% e 4,8% aperitivi alcolici, il 23,1% e 6,6% amari e il 17,2% e 4,1% superalcolici. Le prevalenze dei consumatori delle diverse bevanda alcolica sono tutte minori tra le donne (Tabella 4). Per entrambe i sessi si mantengono stabili rispetto alla precedente rilevazione i valori di prevalenza di tutte le bevande alcoliche. Gli anziani 75-84enni che hanno consumato bevande alcoliche lontano dai pasti sono stati il 10,5% (M: 19,7%; F: 4,2%) senza differenze statisticamente significative rispetto alle precedenti rilevazioni, mentre quelli che si sono ubriacati almeno una volta nel corso dell’anno sono stati in percentuale molto meno e pari al 3,0% dei maschi e allo 0,6% delle donne. In totale si stima che nell’anno 2012 sono stati oltre 920.000 gli anziani che hanno adottato un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri ISS, pari al 39,2% degli uomini e il 9,3% delle donne appartenenti alla classe di età 75-84 anni (vedi Tabella 4).

Consumatori anziani ultra 85enni

La prevalenza dei “grandi vecchi” ultra 85enni che hanno consumato almeno una bevanda alcolica nel corso del 2012 è stata del 70,6% per gli uomini (che corrisponde anche al valore più basso rispetto a quello degli altri gruppi di anziani) e del 35,4% delle donne senza variazioni significative rispetto agli ultimi anni. Analizzando le diverse bevande alcoliche, la prevalenza dei consumatori ultra 85enni nel 2012 è stata massima per il vino (M: 68,6%; F: 33,0%) per entrambi i sessi, seguito dalla birra (M: 19,5%; F: 5,7%) e infine amari, superalcolici e aperitivi alcolici. Le percentuali di consumatori sono significativamente più elevate tra gli uomini rispetto alle donne per tutte le bevande considerate. Gli ultra 85enni che hanno consumato bevande alcoliche lontano dai pasti sono stati il 12,9% degli uomini e il 3,2% delle donne; quelli infine quelli che si sono ubriacati almeno una volta nel corso dell’anno sono stati una percentuale minima non quantificabile a livello statistico. In totale si stima che nell’anno 2012 sono stati circa 240.000 i “grandi vecchi” che hanno adottato un comportamento a rischio per la loro salute sulla base dei criteri stabiliti dall’ISS (criterio ISS) pari al 32,3% degli uomini e il 7,4% delle donne (vedi Tabella 4).

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Rapporti ISTISAN 14/1

6549 66216187

5897 5715 5650 54875196 5105 5037 4819

4355

124,5 122,1113,9

105,299,3 96,2

86,479,0

70,4 68,0 63,7 60,1

0

20

40

60

80

100

120

140

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Mor

ti pe

r mili

one

di a

bita

nti

Ferit

i per

mili

one

di a

bita

nti

Feriti per milione di abitanti Morti per milione di abitanti

INCIDENTI STRADALI

Rapporto ACI-ISTAT 2012

Ogni anno vengono analizzati i dati degli incidenti stradali raccolti dall’ISTAT con la compartecipazione dell’ACI (Automobile Club d’Italia) e di numerosi enti pubblici istituzionali. Questa fonte di dati riguarda e include le informazioni relative agli incidenti avvenuti sulla rete stradale del territorio nazionale, verbalizzati da un’autorità di Polizia o dai Carabinieri, avvenuti su una strada aperta alla circolazione pubblica e che hanno causato lesioni a persone, morti e/o feriti, con il coinvolgimento di almeno un veicolo. In Italia, analogamente allo scorso anno, si continua ad osservare un trend in diminuzione del numero di morti per incidente stradale; nel 2012 infatti gli incidenti stradali con lesioni a persone sono stati in Italia 186.726 nei quali sono decedute 3.653 persone e ne sono rimaste ferite 264.716. Il rapporto ACI-ISTAT (24) mostra che tra il 2001 e il 2012 gli incidenti stradali sono diminuiti del 29%; nello stesso periodo il numero di morti per milione di abitanti è passato da 124,5 a 60,1 con una riduzione pari a 48,5% e il numero di feriti per milione di abitanti è passato da 6.549 a 4.355 con una riduzione del 29,1% (Figura 25).

Figura 25. Numero di morti e feriti per milione di abitanti (anni 2001-2012) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati ACI-ISTAT 2012

Nel 2012 nonostante il minor numero di incidenti stradali verificatisi il sabato (13,9%) o la domenica (10,5%) (24), l’indice di mortalità per incidente stradale e quello di gravità risultano massimi proprio in quelle giornate (Figura 26a). Analizzando nel dettaglio l’indice di mortalità per incidente stradale, si osserva che in ogni mese dell’anno gli incidenti sono risultati più gravi nelle strade extraurbane (4,04-5,22) rispetto alle strade urbane (0,95-1,29). Sono incluse tra le strade extraurbane le strade statali, regionali e provinciali fuori dall’abitato, Comunali extraurbane, autostrade e raccordi. I mesi dell’anno in cui si registra un indice di mortalità più elevato sono aprile, agosto e ottobre nelle strade extraurbane e luglio, agosto e settembre nelle strade urbane (Figura 26b).

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Rapporti ISTISAN 14/1

1,090,95

0,971,06

0,99

1,141,281,29

1,20

1,100,96

1,15

4,044,36

4,52

5,22

4,11

4,48

4,775,08

4,84

5,08

4,39

4,65

gennaio

febbraio

marzo

aprile

maggio

giugno

luglio

agosto

settembre

ottobre

novembre

dicembre

Indice di mortalità su strade urbane

Indice di mortalità su strade extraurbane

b

1,8

1,6

1,7

1,71,8

2,4

3,0

1,31,21,2

1,31,31,6

1,8

Lunedì

Martedì

Mercoledì

GiovedìVenerdì

Sabato

Domenica

indice di mortalità indice di gravità

a

Figura 26. Indice di mortalità e gravità dell’incidente stradale per giorno della settimana (a) e indice di mortalità per mese (b) e tipologia di strada (2012)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati ACI-ISTAT 2012

0,60

5,59

14,67

10,539,30

10,28

19,85

10,18

0,371,68

3,571,65 1,83

3,054,52

2,34

0

4

8

12

16

20

0 - 9 10 - 19 20 - 29 30 - 49 50 - 64 65 - 75 75+

Classi di età TOTALE

Tass

o di

mor

talit

à*10

0.00

0

Maschi (80,3%) Femmine (19,7%)

a

11,82

60,75

111,41

67,35

43,3731,52 31,24

55,86

10,81

39,43

72,11

41,95

26,6719,20

12,49

33,78

0

20

40

60

80

100

120

0 - 9 10 - 19 20 - 29 30 - 49 50 - 64 65 - 75 75+

Classi di età TOTALE

Tass

o di

ferit

i *10

0.00

0

Maschi (60,1%) Femmine (39,2%)

b

Figura 27 Tasso di mortalità (*100.000) (a) e tasso di feriti (*100.000) (b) per sesso e classe di età (2012) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati ACI-ISTAT 2012

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Rapporti ISTISAN 14/1

Come già rilevato nel 2011, anche nel 2012 il primo picco di incidentalità stradale si registra tra le 8 e le 9 del mattino, orari nei quali sono concentrati normalmente gli spostamenti per recarsi al lavoro o a scuole e all’ora di pranzo; tuttavia la punta massima di incidentalità si registra tra le 18 e le 19.

Una situazione diversa si rileva invece per quanto concerne l’indice di mortalità per incidente, che rimane superiore alla media giornaliera (1,96 decessi per 100 incidenti) per tutto l’arco orario notturno con valori che risultano massimi alle 3, alle 5 e alle 6 del mattino (24).

Nel 2012 le persone morte per incidente stradale sono state 3.653 e nell’80,3% dei casi di sesso maschile. Sia per gli uomini che per le donne, l’analisi dei tassi di mortalità a causa di un incidente stradale mostra che la classe di età con valori più elevati è quella degli anziani di 65-99 anni (M: 26,43; F: 8,25) seguita da quella dei giovani 20-29enni (M: 14,67; F: 3,57); (Figura 27a). L’analisi dei feriti, mostra che i valori più elevati si registrano sia per i maschi che per le femmine nelle classi di età 20-29 anni; anche nel caso dei feriti il 60,1% degli individui è di sesso maschile (Figura 27b).

Nel rapporto ACI-ISTAT 2012 (24) è infine riportato che, malgrado si registri nel corso dell’ultimo anno una diminuzione di conducenti morti a seguito di incidente stradale, nella fascia di età 80-84 e 85-89 anni di sesso maschile si osserva un incremento pari al 14% e 25% rispettivamente.

Risultati del progetto DaCoTA Building the European Road Safety Observatory

Gli incidenti stradali causano annualmente circa 37.000 morti negli Stati membri dell’Unione europea e più di 1,2 milioni di feriti, con costi stimati in 145 miliardi di euro complessivi a carico dei Paesi. Dal 1984 sono state adottate numerose misure a livello europeo finalizzate alla riduzione degli incidenti stradali ed è stata creata nel 1993 una banca dati comunitaria sugli incidenti stradali (Direttiva 93/704/CE del Consiglio, Gazzetta Ufficiale n L329 del 30.12.1993, p. 63-65). La banca dati CARE (Community database on Accidents on the Roads in Europe) è una banca di dati comunitaria sugli incidenti stradali con conseguente morte o lesioni delle persone e comprende dati dettagliati sui singoli incidenti raccolti dagli Stati membri. Lo scopo di questo sistema di raccolta dati è quello di identificare e quantificare i problemi di sicurezza stradale in tutte le strade europee, di valutare l’efficacia delle misure di sicurezza stradale, e di valutare l’utilità delle azioni comunitarie, facilitando anche lo scambio di esperienze in questo campo.

La Commissione Europea nel 2001 ha istituto lo European Road Safety Observatory e a supporto delle attività dell’Osservatorio è stato cofinanziato il progetto DaCoTA (http://www.dacota-project.eu/) nell’ambito del 7° Programma Quadro che ha utilizzato la banca dati CARE. Il rapporto finale 2012 fornisce informazioni di base sulle caratteristiche degli incidenti stradali di 25 Paesi europei per il periodo 2001-2010 (25).

Dal 2000 e sino al 2010 (anno in cui l’Unione Europea ha raccomandato di raggiungere, l’obiettivo del dimezzamento del numero di morti per incidente stradale) è stata rilevata una riduzione del numero dei morti, sebbene questo sia sceso più lentamente di quanto previsto. Per raggiungere l’obiettivo fissato, il numero di decessi per incidenti stradali avrebbe dovuto scendere del 6,7% all’anno in media, mentre la riduzione media tra il 2000 e il 2007 è stata del 3,6% annuo. La percentuale di morti è scesa più rapidamente negli anni successivi e, secondo stime riportate nel rapporto il numero di decessi per incidenti stradali nell’UE è diminuito di oltre il 40% tra il 2000 e il 2010 (26-27).

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Rapporti ISTISAN 14/1

-55,1-54,3-51,1-50,4-48,5-47,7-45,4-43,9-43,5-42,4-42,4-42,3-40,8-39,8-37,2-33,1

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* variazione % 2001-2009 (dato 2010 non disponibile)

Dal momento che i dati presenti nel database non erano disponibili ogni anno per tutti i 24 Stati membri dell’UE per le analisi riportate nel report sono stati utilizzati i dati stimati dai dati EU-19 nella tabella, oltre i dati disponibili per gli altri cinque Paesi.

Nonostante una riduzione di oltre due quinti (42,3%) rispetto al 2001 quasi 29 mila persone nel 2010 sono rimaste uccise in incidenti stradali nell’UE-19 Paesi; tuttavia in tutti i 19 Paesi ci sono stati meno morti rispetto al 2001.Il Paese dove si è registrata la diminuzione maggiore con valori superiori al 50% sono stati la Spagna (-55,1%), seguita da il Lussemburgo (-54,3%), la Francia (-51,1%) e la Slovenia (-50,4%) mentre la più bassa è stata rilevata in Romania (-3%) (in Svezia e Paesi Bassi non è stato pubblicato il dato relativo al 2010); in Italia la riduzione registrata è stata del 42,4% e si allinea perfettamente alla media dei 19 Paesi europei considerati (Figura 28). La rappresentazione geografica dei tassi di mortalità (3) mostra infine una tendenza a registrare tassi inferiori al nord rispetto al sud dell’Europa e più basso in occidente che in oriente, e il risultato può essere attribuito alle diverse politiche per la sicurezza del traffico registrate nei diversi Paesi.

Figura 28. Variazione (%) nel numero di morti per Paese (2010 rispetto al 2001) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati Annual Statistical Report 2012

L’analisi per classi mostra che tra il 2001 e il 2010 non si sono registrati cambiamenti sostanziali nella distribuzione dei decessi con valori più elevati registrati nella classe 15- 29 anni (26). La popolazione dei Paesi UE-19 è cresciuta del 3,7% nel decennio; l’incremento maggiore è stato registrato soprattutto nelle classi di età più avanzate mentre nella classe di età 5-39 si sono registrate delle diminuzioni. La Figura 29 mostra la distribuzione dei decessi per fasce di età nei 24 Paesi rilevata nel corso del 2010 (28). Una marcata differenza nella distribuzione dei decessi per classi di età si osserva nei 24 Paesi dell’UE; In Irlanda e a Malta i decessi sono più concentrati nella fasce di età giovanili mentre in altri Paesi, come il Portogallo e i Paesi Bassi si registrano le percentuali più elevate di decessi nelle fasce di età avanzate (60-99 anni). In Italia, sebbene l’età mediana al decesso coincida con quella dei 24 Paesi europei considerati (40 anni), il 32% dei decessi avviene nella fascia di età anziana a fronte del 27% europeo.

Grazie alla loro maggiore fragilità, gli anziani sono una fascia di popolazione con una maggiore probabilità di essere gravemente ferito in un qualsiasi incidente rispetto alle persone più giovani. Nel 2010, 6.563 persone anziane sono state uccise in incidenti stradali nei 24 Stati membri per i quali sono disponibili i dati del database CARE (29), come indicato nella Figura 30 tra il 2001 e il 2010 nei 19 Paesi europei considerati si è registrata una diminuzione dei morti pari al 30% con una variabilità regionale molto elevata.

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Rapporti ISTISAN 14/1

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* variazione % 2001-2009 (dato 2010 non disponibile)

Figura 29 Distribuzione (%) dei morti per classe di età (2010) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati Traffic Safety Basic Facts 2012-Main Figures

Figura 30 Variazione percentuale nel numero di morti di età 65+ per Paese (2010 rispetto al 2001) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati Traffic Safety Basic Facts 2012- The Elderly (Aged >64)

La Romania è l’unico Paese in cui si è registrato un incremento dei morti ultra 65enni (+18,5%) e in Portogallo la riduzione è stata solo del 13,1%; il Paese in cui la riduzione è stata più consistente è stato il Lussemburgo (-57,1%) seguito da Francia e Belgio. In Italia, collocata nella fascia bassa della graduatoria, si è registato un decremento pari a 22,6%, valore quindi molto inferiore a quello medio dei 19 Paesi UE. Il numero assoluto di morti per incidenti nel 2010 nei Paesi dell’UE-24 è tra gli anziani è minore rispetto al numero di decessi degli adulti o dei giovani ma i loro tassi di mortalità risultano essere tra i più alti (29). La Figura 31 mette a

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Anziani (65+) Adulti (45-64) Tutte le età

confronto i tassi di mortalità delle persone anziane (65+) delle persone adulte (45-64 anni) e i tassi di mortalità di tutta la popolazione. Il confronto mostra che il rischio di essere uccisi in un incidente è maggiore per gli anziani che per adulti e che gli anziani hanno una superiore alla media rischio di mortalità nella maggior parte dei Paesi dell’UE-24 Paesi. Romania, Grecia e Polonia hanno il più alto tasso di mortalità(superiore a 100) e i loro tassi risultano essere i più elevati anche tra gli anziani per i quali si rilevano valori elevati anche in Lettonia, Polonia Portogallo e Repubblica ceca; viceversa, I valori più bassi per tutte le clsaai di età si registrano Svezia, a Malta, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, Paese quest’ultimo che fa rilevare il tasso più basso di mortalità anche tra gli anziani. In Italia il tasso di mortalità per gli adulti risulta essere leggermente inferiore alla media dei 24 Paesi europei considerati mentre il dato relativo agli anziani risulta invece superiore.

Figura 31 Confronto tasso di mortalità della popolazione anziana, adulta e totale, per Paese 2010 Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati su Traffic Safety Basic Facts 2012- The Elderly (Aged >64)

L’analisi per fasce di età tra gli anziani evidenzia che i 75-84 hanno il tasso di mortalità più elevato mentre gli anziani 65-74enni hanno il tasso più basso; nella maggior parte dei Paesi infine, il tasso di mortalità di uomini anziani è più del doppio rispetto al tasso delle donne anziane (29). Rispetto alla fascia di età adulta, gli anziani muoiono molto meno sulle autostrade e sulle strade extraurbane e più sulle strade urbane e probabilmente il fatto è il risultato della elevata proporzione di decessi di anziani come pedoni che si verificano principalmente sulle strade urbane. Più dell’80% dei decessi tra gli anziani avviene tra le 8 di mattina e le 8 di sera sebbene in alcuni Paesi (Irlanda e Lettonia), pur diminuendo dopo le 8 di sera, rimane alto durante la sera. In Italia le proporzioni più elevate si registrano tra le 8 di mattina e le 12 e il pomeriggio tra le 16 e le 20.

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Rapporti ISTISAN 14/1

MORTALITÀ ALCOL-ATTRIBUIBILE

L’ONA-CNESPS dell’ISS, in accordo a quanto previsto con la Statistica Derivata ISS-00034 “Monitoraggio dell’Impatto del consumo di Alcol sulla salute in Italia in supporto all’implementazione del Piano Nazionale Alcol e Salute (MIA-PNAS)”, formalmente inclusa nel Piano Statistico Nazionale previsto 2012-2013 (approvato anche per gli anni 2014-2016), e con gli obiettivi previsti dal progetto CCM del Ministero della Salute “L’alcol in Italia e nelle Regioni” ha analizzato la mortalità alcol-attribuibile relativa all’anno 2010, utilizzando la base di dati della mortalità in Italia dell’Istat, le abitudini di consumo di bevande alcoliche (26) e popolazione residente.

Le cause di morte sono state suddivise inoltre in tre categorie (30-32): A) Malattie totalmente alcol-attribuibili: la categoria contiene le patologie codificate

secondo l’ICD10 (33) (International Classification of Diseases ed. 10) per cui la causa di morte è totalmente dovuta al consumo di alcol (es. gastrite alcolica);

B) Malattie parzialmente alcol-attribuibili: la categoria contiene le patologie codificate secondo l’ICD10 (33) per cui la causa di morte, valutata in base alle attuali conoscenze scientifiche, è solo parzialmente attribuibile ad un consumo dannoso di alcol (ad esempio tumore alla mammella e cirrosi epatica);

C) Cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti alcol-attribuibili (31): la categoria contiene le cause di morte non legate a patologie croniche ma che, in base alle attuali conoscenze scientifiche, sono parzialmente attribuibili ad un consumo dannoso di alcol (ad esempio Incidenti stradali, suicidio e omicidio).

Malattie totalmente alcol-attribuibili

La categoria malattie totalmente alcol-attribuibili contiene le patologie codificate secondo l’ICD10 per cui la causa di morte è totalmente dovuta al consumo di alcol. Nell’ambito di questa categoria di malattie sono stati calcolati nell’anno 2010 1.185 decessi evitabili di sesso maschile e 377 decessi evitabili di sesso femminile che rappresentano lo 0,40% e lo 0,12% rispettivamente di tutti i decessi registrati nel corso dell’anno.

Tabella 5. Cause di morte totalmente alcol-attribuibili (ICD10)

ICD10 Patologia

F10 Sindromi psicotiche indotte da alcol G62.1 Polineuropatia alcolica I42.6 Cardiomiopatia alcolica K29 Gastrite alcolica K70 Steatosi epatica alcolica R78.0 Eccessivo livello ematico di alcol T51.0,T51.1 Effetti tossici dell’alcol G31.2 Degenerazione del sistema nervoso dovuta all’alcol K86.0 Pancreatite cronica indotta da alcol Q86.0 Sindrome feto-alcolica X65 Auto-avvelenamento intenzionale per esposizione all’alcol G72.1 Miopatia alcolica P04.3, O35.4 Feto e neonato affetto dall’uso materno di alcol

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Rapporti ISTISAN 14/1

Malattie parzialmente alcol-attribuibili

La categoria contiene le patologie codificate secondo l’ICD10 per cui la causa di morte, valutata in base alle attuali conoscenze scientifiche, è solo parzialmente attribuibile ad un consumo dannoso di alcol (Tabella 6).

Tabella 6. Cause di morte parzialmente alcol-attribuibili ( ICD10)

ICD10 Patologia

Condizioni materne e perinatali O03 Aborto spontaneo P05-P07 Basso peso alla nascita

Neoplasie maligne C01-C06, C09-C10, C12-C14 Tumore dell’orofaringe C15 Tumore dell’esofago C18-C21 Tumore al colon retto C32 Tumore alla laringe C22 Tumore al fegato C50 Tumore alla mammella D00-D48 Tumori benigni E10-E14 Diabete mellito

Condizioni neuropsichiatrice G40-G41 Epilessia

Malattie del sistema circolatorio I10-I15 Ipertensione arteriosa I20-I25 Malattie ischemiche del cuore I47-I49 Aritmia cardiaca I85 Varici esofagee I60-I62 Emorragia cerebrale I63 Ictus ischemico K20-K92 Malattie dell’apparato digerente K74 Cirrosi del fegato K80 Colelitiasi K85, K86.1 Pancreatite acuta e cronica

Malattie della pelle e del sottocutaneo L40 excl. L40.5 Psoriasi

Nell’ambito di questa categoria di malattie sono stati calcolati, nell’anno 2010, 6.845 decessi

evitabili di sesso maschile e 2.689 decessi evitabili di sesso femminile che rappresentano lo 2,32% e il 0,88% rispettivamente di tutti i decessi registrati nel corso dell’anno.

Analizzando nel dettaglio alcune categorie si osserva che: ‒ Neoplasie maligne. La percentuale di morti per tumore dovuta al consumo di alcol è di

1,38% e 0,51% di tutti i decessi per un totale di 4.066 decessi tra gli uomini e 1.564 decessi tra le donne;

‒ Tumori benigni. La mortalità alcol-correlata per tumore è pari a 0,13% e 0,04% di tutti i decessi per un totale di 373 decessi tra gli uomini e 137 decessi tra le donne;

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Rapporti ISTISAN 14/1

‒ Diabete mellito. Questa malattia trova “giovamento” dal consumo ridotto di alcol. Le percentuali con segno negativo indicano infatti un guadagno in termini di mortalità pari a 566 uomini e 616 donne che eviterebbero di morire;

‒ Condizioni neuropsichiatriche. La frazione di alcol-attribuibilità è pari a 0,05% e 0,03% per maschi e femmine rispetto a tutti i decessi;

‒ Malattie del sistema circolatorio. In questo gruppo di patologie il saldo, comunque positivo risente di alcune patologie che risentono positivamente del consumo moderato di alcol come quelle relative alle malattie ischemiche del cuore per entrambi i sessi e l’emorragia cerebrale e l’ictus ischemico esclusivamente per le donne; Il saldo della categoria considerata indica che 710 decessi di uomini e 824 decessi di donne avrebbero potuto essere evitati in questo gruppo di patologie.

‒ Malattie dell’apparato digerente. Il consumo alcolico aumenta notevolmente il rischio di decesso per queste patologie, che rappresentano il secondo gruppo per impatto nocivo dell’alcol sulla salute. Le percentuali di mortalità alcol-correlata sono pari a 0,71% e 0,23% di tutti i decessi per un totale di 2.096 decessi tra gli uomini e 1.956 decessi tra le donne.

Cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti alcol-attribuibili

La categoria contiene le cause di morte esterne (cioè morti non naturali) non legate a patologie croniche ma che, in base alle attuali conoscenze scientifiche, sono parzialmente attribuibili a un consumo dannoso di alcol (Tabella 7).

Tabella 7. Cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti alcol-attribuibili (ICD10)

ICD10 Patologia

Incidenti non intenzionali V01-V04, V06, V09-V80, V87, V89, V99 Incidenti stradali W00-W19 Cadute W65-W74 Annegamento e sommersione accidentali X00-X09 Esposizione a fumo, fuoco e fiamme X40-X49 Avvelenamento accidentale da ed esposizione a sostanze nocive V05, V07, V08, V81-V86, V88, V90-V98, W20-W64, W75-W99, X10-X39, X50-X59, Y40-Y86,Y88, Y89

Altri incidenti non intenzionali

Incidenti intenzionali X60-X84, Y87.0 Suicidio X85-Y09, Y87.1 Omicidio Y35 Altri incidenti intenzionali

Nell’ambito di questa categoria di malattie sono stati calcolati, nell’anno 2010, 3.640 decessi

evitabili di sesso maschile e 2.093 decessi evitabili di sesso femminile che rappresentano lo 1,24% e il 0,68% rispettivamente di tutti i decessi registrati nel corso dell’anno.

Analizzando nel dettaglio questo gruppo si osserva che le cadute, gli omicidi, i suicidi e altri incidenti possono essere sottoclassificati in base all’intenzionalità dell’evento causa del decesso:

‒ Incidenti non intenzionali. Tali cause costituiscono gruppo più consistente di decessi tra gli incidenti, in particolare tra i giovani, i cui decessi sono legati agli incidenti stradali per

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5.159

MALATTIE TOTALMENTE ALCOL-ATTRIBUIBILI

Neoplasie maligne

Tumori benigni

Diabete mellito

Condizioni neuropsichiatrice

Malattie del sistema circolatorio

Malattie dell'apparato digerente

Malattie della pelle e del sottocutaneo

MALATTIE PARZIALMENTE ALCOL-ATTRIBUIBILI

Incidenti non intenzionali

Incidenti intenzionali

CADUTE, OMICIDI E SUICIDI E ALTRI INCIDENTI

Totali ef fetti nocivi attribuibili all'alcol

Totali ef fetti benef ici attribuibili all'alcol

MORTI NETTE ALCOL-CORRELATE

Femmine

Maschi

guida in stato di ebbrezza. Si registrano, infatti, percentuali di mortalità alcol-attribuibile pari al 1,05% e 0,64% rispetto al totale dei decessi rispettivamente per maschi e femmine equivalenti a 5.038 decessi che si sarebbero potuti evitare;

‒ Incidenti intenzionali. Le frazioni attribuibili all’alcol sono pari 558 decessi tra gli uomini e 137 decessi tra le donne evitabili.

Analisi demografica e territoriale della mortalità alcol-attribuibile

Per l’anno 2010 l’ISS ha stimato la mortalità alcol-correlata analizzando, nella popolazione al di sopra dei 15 anni, le cause di morte dovute alle malattie totalmente alcol-attribuibili, alle malattie parzialmente alcol-attribuibili e ad altri eventi alcol-attribuibili quali cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti.

Sommando le tre diverse categorie di sopra illustrate si registra che il numero dei decessi attribuibili all’alcol è risultato complessivamente pari a 16.829, di cui 11.670 relativi a maschi e 5.159 a femmine (Figura 32) e rappresentano pertanto il 3,96% del totale dei decessi maschi e l’ 1,68% di quelli femminili.

Figura 32. Numero di morti alcol-correlate per categoria di patologia e sesso (2010) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati mortaità ISTAT 2010 e Indagine multiscopo sulle famiglie anno 2010

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Rapporti ISTISAN 14/1

15-29 30-44 45-59 60-69 70+ 15-29 30-44 45-59 60-69 70+Classe di età 15+ Classe di età 15+

Maschi Femminemalattie totalmente alcol-attribuibili 0,05% 1,27% 1,59% 0,83% 0,17% 0,40% 0,00% 0,83% 0,88% 0,34% 0,06% 0,12%malattie parzialmente alcol-attribuibili 0,00% -0,36% 0,12% 2,88% 2,60% 2,32% 0,00% 0,35% 0,51% 1,31% 0,87% 0,88%cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti alcol-attribuibili 15,02% 8,84% 2,14% 0,81% 0,69% 1,24% 5,41% 2,52% 0,78% 0,39% 0,65% 0,68%Totale 15,07% 9,75% 3,85% 4,52% 3,46% 3,96% 5,41% 3,70% 2,17% 2,04% 1,58% 1,68%

15,07%

9,75%

3,85%4,52%

3,46% 3,96%

5,41%

3,70%

2,17% 2,04% 1,58% 1,68%

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

Caratterizzazione dei decessi alcol-attribuibili

Dall’analisi delle frazioni di mortalità alcol-attribuibile condotta separatamente per sesso e classi di età (Figura 33) è possibile rilevare che, per entrambe i generi, i valori della mortalità decrescono all’aumentare dell’età. In particolare i valori diminuiscono notevolmente nelle prime due classi di età (negli uomini da 15,07% nella classe d’età 15-29 anni a 3,96% nella classe degli ultra 70enni e nelle donne, rispettivamente, da 5,41% a 1,58%).

La tipologia di decesso inoltre che caratterizza maggiormente le classi di età giovanili e rappresentata da quelli avvenuti a causa di cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti, presumibilmente a dimostrazione del fatto che l’alcol ha un impatto negativo massimo tra i più giovani, i cui decessi sono dovuti prevalentemente alle cause accidentali e in particolare agli incidenti stradali. Nelle fasce di età anziane (ultra 60enni) invece il maggior contributo alla mortalità deriva da malattie parzialmente attribuibili al consumo di alcol e da cadute omicidi, suicidi e altri incidenti alcol-attribuibili ad indicare che l’alcol è un fattore di rischio per numerose patologie diffuse in questa classe di età quali patologie vascolari, gastroenterologiche, neuropsichiatriche, immunologiche e oncologiche.

Figura 33. Decessi (%) alcol-attribuibili rispetto al totale dei decessi per sesso e classe di età (2010) Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol

su dati mortaità ISTAT 2010 e Indagine multiscopo sulle famiglie 2010

Le percentuali di decessi alcol-correlati a livello regionale relativi all’anno 2010, disaggregati in base al sesso degli intervistati, illustrati nella Figura 34, mostrano per entrambe i sessi una variabilità regionale molto elevata da un minimo di 2,47 ad un massimo di 6,73 tra gli uomini e un minimo di 0,19% e un massimo di 2,41% tra le donne. Tra gli uomini i valori più elevati di decessi alcol-attribuibili si registrano in Valle d’Aosta (6,73%) nella Provincia Autonoma di Trento (5,42%), in Molise (5,47%), in Basilicata (5,08%) e in Calabria (5,18%) mentre i valori più bassi si registrano in Sicilia (2,47%) e nelle Marche (2,60%). Tra le donne invece Molise (2,41%) seguito da Valle d’Aosta (2,20), Puglia (2,34%), Basilicata (2,15%), Calabria (1,93%), Piemonte (1,92%) e Veneto (1,88%) mentre i valori più bassi si osservano nel Lazio (0,19%) e in Sardegna (0,60%) (Figura 34).

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Lombardia1,66%

Piemonte1,92%

Valle d’Aosta2,20%

Liguria1,76%

Emilia Romagna1,51%

Veneto1,88%

Friuli Venezia Giulia0,91%

PA Bolzano1,52%

PA Trento1,02%

Toscana0,92%

Marche1,31%

Umbria1,40%

Lazio0,19%

Abruzzo1,36%

Campania1,87%

Molise2,41% Puglia

2,34%Basilicata

2,15%

Calabria1,93%

Sardegna0,60%

Sicilia0,81%

Lombardia3,72%

Piemonte3,96%

Valle d’Aosta6,73%

Liguria3,71%

Emilia Romagna4,21%

Veneto4,86%

Friuli Venezia Giulia4,29%

PA Bolzano3,79%

PA Trento5,42%

Toscana3,13%

Marche2,60%Umbria

3,42%Lazio3,39%

Abruzzo3,88%

Campania4,12%

Molise5,47% Puglia

4,78%Basilicata

5,08%

Calabria5,18%

Sardegna4,73%

Sicilia2,47%

Figura 34. Decessi (%) alcol-attribuibili rispetto al totale dei decessi per tutte le cause per sesso e regione di appartenenza (2010)

Fonte: Elaborazioni ONA-CNESPS e WHO CC Research on Alcohol su dati mortaità ISTAT 2010 e Indagine multiscopo sulle famiglie 2010

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CONCLUSIONI

Il contesto culturale del bere in Italia è in continua e dinamica evoluzione. Se da un lato la popolazione adulta e anziana mostra una sostanziale stabilità nelle prevalenze dei consumatori a rischio, pur con le dovute eccezioni per alcune realtà geografiche caratterizzate da una differente predisposizione al bere ispirata ancora a modelli tradizionali, è evidente che nella nostra nazione è ancora da sostenere, supportare ma soprattutto da rafforzare con estrema e tempestiva convinzione la prevenzione. Infatti, pur a fronte di una maggior consapevolezza sui rischi alcol-correlati, favorita dalla disseminazione di numerose evidenze scientifiche e dalle campagne di prevenzione appare ancora molto lontano il raggiungimento di obiettivi mirati all’abbattimento dei fenomeni di intossicazione, di binge drinking e dei consumi a rischio che hanno condotto e conducono, comunque, ad un incremento significativo degli alcoldipendenti in carico ai servizi e, soprattutto, ad un preoccupante rimodellamento del profilo dei nuovi utenti che oggi sono sempre più frequentemente rappresentati da donne, da giovani e da giovanissimi al di sotto dei 19 anni. Processo apparentemente inarrestabile tenuto conto delle forti resistenze ad una prevenzione, pur selettiva e per contesti, che in Italia non trova adeguati spazi nelle politiche che non siano quelle già ingaggiate del settore esclusivamente sanitario. Una prevenzione che non è quella isolatamente riferibile ad azioni di salute pubblica già in atto da decenni, bensì quella più capillare e radicale dell’alcol nelle altre politiche.

È riscontro oggettivo il verificare che nonostante il settore di salute pubblica si impegni, pur con scarse risorse, a implementare iniziative di comunicazione, sensibilizzazione, promozione della salute, per ottenere un innalzamento della consapevolezza nella popolazione relativamente al rischio determinato dal consumo dell’alcol, un approccio esclusivamente basato su questo tipo di prevenzione non è di per sé sufficiente a determinare in maniera significativa un adeguato contrasto al consumo rischioso e dannoso di bevande alcoliche di cui la IARC (International Agency for Research on Cancer) ha da anni segnalato la dimostrata cancerogenicità per l’uomo e soprattutto per la donna e i minori. Sia la WHO, ma anche importanti comitati tecnici ed economici, tra cui quello delle Nazioni Unite, hanno sottolineato ai Governi di tutto il mondo che il maggior e immediato vantaggio nel contrasto al rischio alcol-correlato nella popolazione è legato ai best buy, i migliori “acquisti”, rappresentati dagli interventi rivolti a riconsiderare le modalità di tassazione degli alcolici, che secondo alcuni dovrebbero procedere parallelamente e progressivamente rispetto alla gradazione alcolica, e dalla riduzione della disponibilità sia fisica che economica degli alcolici in particolare ai minori, rendendo meno agevole la reperibilità ubiquitaria degli alcolici e la loro convenienza oggi resa emblematica dalla promozione, ad esempio delle happy hour, fenomeno commerciale per definizione rivolto a garantire quantità di alcol maggiori di quelle che normalmente si richiederebbero al di fuori di tale contesto. Infine e non ultimo, tra i migliori “acquisti” rientra l’adozione e applicazione di una stretta e rigorosa regolamentazione della pubblicità, del marketing e delle modalità di commercializzazione, in particolare quelle rivolte impropriamente ai minori, argomento su cui si era espressa molti anni fa sia lo Science Group in Commissione Europea, sia la Consulta Nazionale Alcol, organismo prevista dall’articolo 4 della Legge 125/2001 e immotivatamente abolita come organismo di consulenza alle autorità competenti nell’agosto di due anni fa. Alternativamente a tali misure, l’applicazione rigorosa delle norme esistenti e la predisposizione di adeguati controlli sarebbero in grado di ottenere idonei risultati alla riduzione del rischio alcol-correlato che comunque miete, ogni anno, 18.000 vittime evitabili e generano costi che secondo la WHO si aggirano intorno ai 22 miliardi di euro.

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Sono queste valutazioni derivanti dalle evidenze scientifiche cui la ricerca italiana, pur con l’assenza costante di investimenti correnti, contribuisce a produrre con tenacia, passione e orgoglio. Anche senza disturbare le statistiche nazionali è evidente dai sistemi di monitoraggio europei che complessivamente, in Italia, sei studenti su sette (86%) hanno dichiarato che è “abbastanza facile” o “molto facile” procurarsi bevande alcoliche se vogliono. Oltre alla facilità percepita dai ragazzi nel procurarsi bevande alcoliche, i dati dell’indagine europea ESPAD mostrano che nonostante esistano nei Paesi leggi che limitano l’accesso dei giovani alla somministrazione e vendita di bevande per restrizioni legate all’età, nel corso del mese precedente all’intervista, in Italia quasi uno studente su due ha consumato bevande alcoliche in esercizi commerciali come bar, ristoranti, discoteche e pub (con percentuali più elevate per la somministrazione di birra e alcolpops) e quasi due su tre le hanno acquistate nei negozi nonostante i divieti. Le percentuali risultano più elevate in Italia rispetto alla media dei Paesi europei per birra e alcopops, le bevande di gran lunga più acquistate nel mese precedente all’intervista in Italia, seguiti da superalcolici e vino. Ciò introduce e sottolinea un problema di legalità che richiede approcci e gestione sicuramente di competenza di settori legali, economici e sociali soprattutto in virtù di una crescente sensibilità dell’opinione pubblica anche alle valutazioni correnti da parte degli organismi internazionali di tutela della salute secondo cui la logica della promozione del prodotto prevale sia in termini economici che di interessi su una inalienabile ma apparentemente trascurata tutela e promozione della salute. La normalizzazione dell’uso di alcol, alla luce dei cambiamenti culturali sollecitati da milioni di euro di investimenti nel marketing, nelle pubblicità e nelle sponsorizzazioni degli alcolici rivolti a creare un sistema valoriale di uso della sostanza psicoattiva legale e più disponibile, teso a sollecitare sempre e comunque considerazioni individuali e collettive di benessere, di successo, di piacere, di seduzione, di protagonismo, ha determinato e continua a determinare fenomeni che vanno oltre il binge drinking e che oggi giungono a declinarlo in varie forme di consumo rischioso e dannoso di alcol, amplificate dall’uso delle tecnologie e delle community dei social network che, come palcoscenici virtuali, agevolano chiunque nella necessità di omologarsi e mettersi in evidenza attraverso il risk taking e la trasgressione delle leggi sull’età minima legale, inserendosi in circoli di nomination e di catene alcoliche sulle quali non è possibile alcun controllo. È un fenomeno che vira, culturalmente, sempre più verso le modalità proprie delle dipendenze da sostanze illegali, spesso integrandosi anche con altre dipendenze come quelle del gambling, delle slot machine, dei giochi online, dei gratta e vinci attraverso comportamenti agiti dai minori, incontrollabili per definizione. Le conseguenze dell’assenza di interventi competenti e degli adulti, in tutti questi casi non si registrano esclusivamente su soggetti definibili disagiati ma sempre più spesso a ragazzi e ragazze del tutto normali giungendo a caratterizzare un fallimento sociale dell’educazione che ha travolto realtà sempre più eterogenee e ampie e troppi giovani come testimoniato dal ricorso ai servizi sanitari per gli effetti e le conseguenze del bere e dai dati di mortalità alcol-correlata che vedono l’alcol come prima causa di decesso prematuro ed evitabile tra i giovani.

Le strategie comunitarie e mondiali di contrasto al consumo rischioso e dannoso di alcol sollecitano massima allerta e attenzione al bilanciamento delle logiche di mercato rispetto a quelle di tutela della salute anche alla luce dell’evidenza che i costi generati dall’alcol non sono solo quelli derivabili dalle valutazioni tipicamente sanitari come mortalità, morbilità o disabilità, bensì attribuibili anche a quelli legati alla criminalità, alla violenza, al danno alla cosa pubblica, a separazioni e ai divorzi, ai maltrattamenti familiari, sulle donne e sui minori, alla perdita di produttività, all’assenteismo e quindi al conseguente consumo di risorse da parte dei governi, in particolare attraverso i costi di fornitura di assistenza sanitaria e per far fronte alla criminalità e problemi sociali e di ordine pubblico. Costi che paga la società e che potrebbe risparmiare alla luce di politiche per le quali la prevenzione ha un peso praticamente inesistente se non

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accompagnata da norme che, ove applicate, hanno mostrato di contrastare immediatamente tendenze negative come quelle legate all’incidentalità stradale e relativa morbilità e mortalità diminuite grazie all’adozione del limite zero alla guida per i giovani sino ai 21 anni, per tutti coloro privi della pratica di almeno tre anni alla guida e per tutti i professionisti del trasporto pubblico o privato.

Il Piano di Azione Europeo sull’Alcol, EAAP 2012-2020 (7) identifica esplicitamente il livello di problemi e le priorità da considerare. La maggior parte dell’alcol viene consumato in occasioni in cui si beve molto, il che peggiora tutti i rischi e l’alcol può danneggiare la salute individuale giungendo a svalorizzare il capitale umano nel corso della vita, dall’embrione alla vecchiaia. In termini assoluti, sono soprattutto le persone di mezza età (e gli uomini in particolare) che muoiono a causa dell’alcol, ma se si prende in considerazione tutto l’arco della vita, l’esposizione all’alcol durante la gravidanza può, ad esempio, compromettere lo sviluppo del cervello del feto e determinare deficit cognitivi che si manifestano più tardi durante l’infanzia. Il cervello degli adolescenti è particolarmente suscettibile all’alcol e più a lungo si ritarda l’insorgenza del consumo di alcol, meno probabile sarà l’insorgenza di problemi e dipendenza dall’alcol nella vita adulta. Già queste considerazioni meriterebbero attenzione urgente e prioritaria quantomeno per arginare la constatazione che attraverso l’alcol, attraverso i frequenti e comuni fenomeni di intossicazione o di eccedenza dei limiti indicati come a minor rischio, si stia favorendo tra i giovani l’adozione di altrettanto gravi comportamenti a rischio che non possono essere percepiti adeguatamente come tali a causa dell’abbassamento della percezione del rischio che il consumo comporta. La conseguenza è il rischio concreto di una o più generazioni più deboli delle precedenti, evenienza da contrastare con tutti gli strumenti disponibili, a partire dall’identificazione precoce del rischio alcol-correlato che ancora oggi non riceve adeguata attenzione e indispensabile supporto nonostante le campagne di sensibilizzazione e gli appelli ai servizi sanitari regionali dell’ONA-CNESPS, alla formazione da garantire alle professioni sanitarie, a quelle commerciali. Ma rinnovate politiche sull’alcol sono rese indispensabili, come quelle in fase di definizione a livello comunitario con un piano d’azione sui giovani e sul binge drinking o come quelle già approvate attraverso l’EAAP della WHO che puntualizza:

“In prospettiva, si può dire che le politiche sull’alcol ancora non riflettono la gravità dello stato di salute, i danni sociali ed economici derivanti dal consumo dannoso di alcol; esse non riescono a essere adeguatamente integrate nel quadro generale della salute, delle politiche sociali e di sviluppo, e non riescono a fornire un’adeguata capacità di garantire coerenza politica e azione congiunta tra i diversi dipartimenti e settori governativi e a tutti i livelli di giurisdizione.

Sarà efficace la politica sull’alcol che garantirà: ‒ l’integrazione delle politiche sull’alcol nelle più ampie politiche economiche e di welfare,

contribuendo al reale sviluppo del benessere sociale, sanitario e economico della società; ‒ la coerenza e l’azione “congiunta” tra i diversi ministeri e settori governativi,

individuando e attuando i necessari incentivi che forniscono vantaggi ai singoli settori e alla società nel suo complesso;

‒ la coerenza e la partecipazione di soggetti sia pubblici che privati, anche identificando e attuando gli incentivi che avvantaggiano i rispettivi attori pubblici e privati;

‒ l’integrazione di misure di politica sull’alcol in tutte le azioni che promuovono il benessere e stili di vita sani e che riducano il carico delle malattie non trasmissibili e trasmissibili;

‒ • la capacità e la possibilità per i comuni, le comunità locali e la società civile di attuare politiche e programmi efficaci sull’alcol che siano uniformati a tutti i livelli della società;

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‒ l’erogazione di incentivi, così come di disincentivi, affinché gli individui e le famiglie facciano scelte più salutari in termini di consumo di alcol;

‒ affrontare l’aspetto della domanda, e rispondere al ruolo che l’alcol gioca insieme ad altri fattori nella vita delle persone;

‒ il riconoscimento del fatto che ognuno di noi ha un ruolo da svolgere, che si tratti di individui, o di comunità, di assistenza sanitaria locale e di organizzazioni di assistenza sociale, di organizzazioni non governative, dell’industria delle bevande alcoliche o del governo.

I Paesi che sono più attivi nella realizzazione di politiche e programmi sull’alcol basati sull’evidenza e sul rapporto costi-benefici avranno benefici sostanziali in termini di salute e benessere, produttività e sviluppo sociale”.

La costruzione di capacità e il monitoraggio sono fondamentali per assicurare un cambio determinato di rotta che possa valorizzare le persone come risorsa per il contrasto al rischio e al danno alcol-correlato e quindi supportare il capitale umano di cui c’è necessità per costruire contesti e prospettive non minacciate da interpretazioni del bere e da disvalori relativi al consumo di alcol che con la salute e la sicurezza non hanno nulla a che vedere. Ridurre le conseguenze negative del bere è un cardine delle politiche di prevenzione universale e specifiche che l’Italia, l’Europa e il mondo possono affrontare come vera sfida di sostenibilità per le generazioni future e l’intera società.

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Roma, maggio 2014