Raccontiamoci la vita

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15 Febbraio 2010 - Anno VIII - Nr. 70 Editoriale “La Quaresima forma i cristiani ad essere uomini e donne di speranza, sull’esempio dei santi”, questa frase tratta dall’omelia del Papa, Benedetto XVI, per il Mercoledì delle Ceneri del 2008 dà il vero senso del tempo liturgico che la comunità cristiana sta vivendo. In genere quando si parla di Quaresima si pensa ad un periodo un po’ triste, caratterizzato da penitenze e mortificazioni e, forse, è un pò così che l’abbiamo presentato e vissuto. Invece la Quaresima è il tempo della speranza, è l’ennesima opportunità che il Signore ci offre per rialzarci dal nostro essere “ominicchi” (riprendendo un’espressione di L.Sciascia) e diventare “uomini e donne”. Questo vale, anche per noi, Figlie di Maria Ausiliatrice impegnate, ancora una volta, a celebrare un’altra ricorrenza: i 130 anni della nostra presenza in Sicilia. Cosa di poco conto se non ci aiuta a rinnovare la nostra vita e la nostra presenza. Ad uscire dal “già fatto”, a liberarci dal torpore spirituale, comunitario e pastorale in cui rischiamo di rimanere imprigionati. Solo così le ricorrenze che celebriamo hanno senso e i tempi liturgici possono essere opportunità di crescita e non l’ennesima festa da consumare”. Parola di Ispettrice Carissime/i, abbiamo celebrato da poco il convegno come C.E. e desidero esprimere il mio grazie per la vostra sentita partecipazione e per l’impegno nel voler continuare a camminare sulle orme di Don Bosco e di Madre Mazzarello, per dare sempre più nuovo slancio alla nostra missione educativa in terra di Sicilia. Quest’anno, come tutti ben sappiamo, ricorre il centesimo anniversario della morte del beato Michele Rua: il fedelissimo, il più umile e insieme il più valoroso figlio di Don Bosco”. Ha fatto dell’esempio del Santo una scuola, della sua vita una storia, della sua regola uno spirito, della sua santità un tipo, un modello; ha fatto della sorgente, una corrente, un fiume”. (Paolo VI 29 ottobre 1972) “Noi due faremo tutto a metà”- gli disse don Bosco! Che cosa voleva dire”? “Più andrai avanti negli anni e meglio comprenderai…dolori, cure responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune”. … Don Bosco, con parole semplici, l’aveva fatto suo erede universale. Veramente Don Rua fece a metà con Don Bosco: vi invito, quindi, ad imitarlo nella sua dedizione a rispondere ai bisogni dei giovani, soprattutto dei più poveri e abbandonati, e a trovare le vie pastorali adatte per raggiungerli con l’annuncio del Vangelo. Il periodo forte che sta per iniziare, la Quaresima, sia un tempo favorevole che ci invita alla conversione e alla condivisione. Ci porta ad avvertire che non c’è compiutezza senza consentire a delle rinunce, e questo per amore. ”Gesù, preso di compassione per coloro che lo avevano seguito, moltiplica cinque pani e due pesci per nutrire ciascuno”. Quali segni di condivisione possiamo compiere anche noi? Il gesto della moltiplicazione dei pani ci invita ad una padronanza dei nostri desideri per arrivare a limitarci, non per costrizione, ma per scelta. Questo invito diventa molto attuale oggi, non solo sul piano personale, ma anche nella vita della nostra società. La semplicità, liberamente scelta, permette di resistere alla rincorsa del superfluo per In questo numero: Editoriale “Parola di”…is Micr pettrice ofono a… ntropologica 9 Questione a 9 Digitali nati Ci scrivono… 9 Io penso, amo e credo 9 Giornata di spiritualità 9 Don Bosco a Cammarata 9 Don Bosco ad Agrigento 9 Insieme per Don Bosco Notizie di famiglia Agenda Scrivici Messaggio del Papa per la Quaresima

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Giornalino Ispettoriale nr.70- 15 Febbraio 2010

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15 Febbraio 2010 - Anno VIII - Nr. 70

Editoriale “La Quaresima forma i cristiani ad essere uomini e donne di speranza, sull’esempio dei santi”, questa frase tratta dall’omelia del Papa, Benedetto XVI, per il Mercoledì delle Ceneri del 2008 dà il vero senso del tempo liturgico che la comunità cristiana sta vivendo. In genere quando si parla di Quaresima si pensa ad un periodo un po’ triste, caratterizzato da penitenze e mortificazioni e, forse, è un pò così che l’abbiamo presentato e vissuto. Invece la Quaresima è il tempo della speranza, è l’ennesima opportunità che il Signore ci offre per rialzarci dal nostro essere “ominicchi” (riprendendo un’espressione di L.Sciascia) e diventare “uomini e donne”. Questo vale, anche per noi, Figlie di Maria Ausiliatrice impegnate, ancora una volta, a celebrare un’altra ricorrenza: i 130 anni della nostra presenza in Sicilia. Cosa di poco conto se non ci aiuta a rinnovare la nostra vita e la nostra presenza. Ad uscire dal “già fatto”, a liberarci dal torpore spirituale, comunitario e pastorale in cui rischiamo di rimanere imprigionati. Solo così le ricorrenze che celebriamo hanno senso e i tempi liturgici possono essere opportunità di crescita e non l’ennesima festa da consumare”. “

Parola di Ispettrice Carissime/i, abbiamo celebrato da poco il convegno

come C.E. e desidero esprimere il mio grazie per la vostra sentita partecipazione e per l’impegno nel voler continuare a camminare sulle orme di Don Bosco e di Madre Mazzarello, per dare sempre più nuovo slancio alla nostra missione educativa in terra di Sicilia. Quest’anno, come tutti ben sappiamo, ricorre il centesimo anniversario della morte del beato Michele Rua: il fedelissimo, il più umile e insieme il più valoroso figlio di Don Bosco”. Ha fatto dell’esempio del Santo una scuola, della sua vita una storia, della sua regola uno spirito, della sua santità un tipo, un modello; ha fatto della sorgente, una corrente, un fiume”. (Paolo VI 29 ottobre 1972) “Noi due faremo tutto a metà”- gli disse don Bosco! Che cosa voleva dire”? “Più andrai avanti negli anni e meglio comprenderai…dolori, cure responsabilità, gioie e tutto il resto saranno per noi in comune”. … Don Bosco, con parole semplici, l’aveva fatto suo erede universale. Veramente Don Rua fece a metà con Don Bosco: vi invito, quindi, ad imitarlo nella sua dedizione a rispondere ai bisogni dei giovani, soprattutto dei più poveri e abbandonati, e a trovare le vie pastorali adatte per

raggiungerli con l’annuncio del Vangelo. Il periodo forte che sta per iniziare, la Quaresima, sia un tempo favorevole che ci invita alla conversione e alla condivisione. Ci porta ad avvertire che non c’è compiutezza senza consentire a delle rinunce, e questo per amore. ”Gesù, preso di compassione per coloro che lo avevano seguito, moltiplica cinque pani e due pesci per nutrire ciascuno”. Quali segni di condivisione possiamo compiere anche noi? Il gesto della moltiplicazione dei pani ci invita ad una padronanza dei nostri desideri per arrivare a limitarci, non per costrizione, ma per scelta. Questo invito diventa molto attuale oggi, non solo sul piano personale, ma anche nella vita della nostra società. La semplicità, liberamente scelta, permette di resistere alla rincorsa del superfluo per

In questo numero: Editoriale “Parola di”…isMicr

pettrice ofono a…

ntropologica Questione a Digitali nati

Ci scrivono… Io penso, amo e credo

Giornata di spiritualità Don Bosco a Cammarata

Don Bosco ad Agrigento Insieme per Don Bosco

Notizie di famiglia Agenda Scrivici Messaggio del Papa per la Quaresima

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chi sta bene e contribuisce alla lotta contro la povertà imposta ai più diseredati. Durante questo tempo di Quaresima, osiamo rivedere i nostri stili di vita, non per far provare sensi di colpa a coloro che faranno meno, ma in vista di una solidarietà con i più poveri. Non dimentichiamo i fratelli e le sorelle di Haiti! Condividiamo con i più poveri liberamente, disponendo tutto nella bellezza semplice della creazione per poter affermare che è bello “fare a metà” con gli ultimi e con chi ha meno. Vi assicuro il mio ricordo e la mia preghiera e vi auguro una buona Quaresima!

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Microfono a…

QUESTIONE ANTROPOLOGICA La questione antropologica e le sfide educative sono stati i temi al centro del seminario di formazione per comunità educante, svoltosi ad Acireale, il 23-24 gennaio. I circa trecento partecipanti hanno potuto apprezzare gli interventi del Prof.Giuseppe Savagnone e di Sr.Anita Deleidi i quali hanno affrontato il tema da angolature diverse. Il prof. Savagnone, nella sua magistrale relazione, ha sottolineato come sia importante oggi educare a 360° gradi: educare alla cura del proprio essere che significa educare alla cura della propria vita interiore. Educare alla cura della propria storia, del proprio “essere-da”, della propria origine. Educare alla cura del senso e dei fini: “essere-per”. Queste sono le sfide che la cultura e la società di oggi pongono agli educatori. Sr.Anita Deleidi ha permesso ai partecipanti di fare un salto nella storia carismatica e, in

particolare, nella vita e nell’insegnamento dei Santi Patroni che D.Bosco ha voluto dare alla Famiglia Salesiana: S.Francesco di Sales e S.Teresa D’Avila. Sr.Anita ha sottolineato l’ottimismo e la speranza con cui questi santi guardavano la persona umana, le sue potenzialità, la sua capacità di cambiamento. Proprio da questo sguardo positivo sulla persona, S.Francesco e S.Teresa hanno scommesso sulla capacità di ognuno di raggiungere le vette della santità. Il dibattito in aula che ha seguito le due relazioni, ha dimostrato l’interesse che hanno suscitato i temi proposti che, sicuramente, hanno bisogno di un ulteriore approfondimento nelle comunità educanti locali. DIGITALI NATI “Adulti e digitali nati: quali educatori oggi?” è uno dei temi di riflessione che sta accompagnando il’ambito della comunicazione in questo anno 2009-2010. Un percorso di formazione per genitori ed educatori che si sta svolgendo in diverse comunità e che impegna tutti a trovare possibili risposte alle nuove sfide educative che la cultura e la società di oggi pone. Gli incontri pongono l’accento sull’importanza di creare contesti ricchi di valori, di relazioni interpersonali dove il dialogo diventa la strategia educativa fondamentale. Purtroppo è facile far diventare le nuove tecnologie “capri espiatori” della nostra incapacità ad essere adulti significativi. Ed è questo il nucleo su cui lavorare come educatori. Analizzare, anzitutto, il nostro stile di comunicazione che non è semplice e mera informazione ma è capacità di mettere insieme, di far nascere

rapporti educativi, di entrare in comunione. Questo necessita di spazi di elaborazione di significati comuni perché la comunicazione sia comprensibile ed efficace. Nelle famiglie, purtroppo, non c’è mai tempo per stare insieme e, anche quando si riesce a trovare, si è troppo distratti da tante cose che non permettono un ascolto e una comprensione reciproca. Gli spazi e i tempi tradizionali che caratterizzavano le famiglie si sono trasformati in album di ricordi da “sfogliare”.. Un altro elemento su cui gli adulti dovremmo riflettere è quello della dipendenza dalle nuove tecnologie, facilmente attribuita ai ragazzi e che, in realtà, appartiene, forse, più agli adulti. E’ cosa nota che, con il boom di Facebook e Twitter, molti uffici pubblici hanno dovuto prendere seri provvedimenti nei confronti dei loro dipendenti impegnati a chattare o postare nelle varie bacheche piuttosto che smaltire l’enorme mole di lavoro a servizio dei cittadini. Da questi fatti si impone una domanda: chi sono i veri “dipendenti”? Forse è il momento di fare una seria verifica dei nostri stili di vita, delle nostre convinzioni e uscire da alcuni luoghi comuni che vogliono la categoria dell’adultità come uno stato di perfezione raggiunta e quella dell’infanzia/adolescenza/giovinezza come deposito di tutti i mali sociali e culturali. Questi incontri di formazione vogliono essere l’occasione per una riflessione seria e reale sulla fragilità degli educatori. La domanda che ci si pone sempre è come fare con i figli, probabilmente da questi incontri sta emergendo un’altra indicazione: come essere educatori maturi e credibili con i nostri ragazzi?

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Ci scrivono…

IO PENSO, AMO, CREDO Il Sistema Preventivo è stato il tema portante che ha animato la preparazione della Festa di Don Bosco a Pozzallo. Durante l’incontro cittadino con gli insegnanti, catechisti ed educatori, Sr.Carla Monaca, ha sottolineato l’importanza di approfondire questo stile e metodo pedagogico che D.Bosco ha sperimentato e insegnato ai suoi figli. Ed è proprio questa la risposta che, oggi, possiamo dare a quell’emergenza educativa su cui Benedetto XVI ha posto l’attenzione. Lo stesso tema, tradotto con lo slogan: “Io Penso, Amo e Credo” è stato oggetto di riflessione con i giovani delle Istituti Superiori dove, grazie ad alcune canzoni di Vasco Rossi e alla testimonianza di alcuni giovani animatori accompagnati da Sr.C.Monaca, si è potuto sottolineare le grandi potenzialità che i ragazzi hanno e le “trappole” che la società prepara perché ognuno rinunci a pensare con la propria testa, ad amare sul serio e a credere in un Dio di cui non c’è nulla di cui vergognarsi. I ragazzi delle scuole materne, primarie e medie sono stati intrattenuti da D.Michele Iacono che, attraverso la drammatizzazione dell’incontro di D.Bosco con Michele Magone, ha suscitato interesse e partecipazione. Divertente vedere giocare nella solenne Chiesa Madre gli amici di Michele Magone che facevano volare il pallone per tutte le navate della Chiesa. Come non pensare un D.Bosco che, sicuramente, rideva dal suo Paradiso. Anche il Triduo ha avuto come tema i tre cardini del Sistema Preventivo: ragione,

religione e amorevolezza, che D.Michele Iacono ha approfondito magistralmente. Interessante è stata la serata Disco organizzata dagli animatori, dopo la Veglia, nella palestra della Ragioneria per coinvolgere i giovani della città. La processione e il lancio delle caramelle hanno concluso la festa di D.Bosco e ha dato inizio ai festeggiamenti per gli 85 anni di presenza delle FMA a Pozzallo.

La FS di Pozzallo GIORNATA DI SPIRITUALITÀ Una giornata di spiritualità ci ha viste protagoniste il 27 Gennaio scorso, a Catania. Noi allieve del Centro di Formazione Professionale di Acireale, accompagnate dai nostri formatori, Tutor e da Sr.Ausilia abbiamo vissuto una magica avventura. Dopo la presentazione della giornata, attraverso dei giochi e delle tecniche di conoscenza si è creato un clima familiare che ci ha aiutato a vivere meglio la giornata. Don Marcello Mazzeo, ci ha aiutato a riflettere su alcuni versetti del Vangelo di Giovanni. “Che cercate?” è la domanda che Gesù pone nel Vangelo a quei giovani che si avvicinano a lui ed è la domanda che Gesù pone, anche, a ciascuno di noi oggi. Così come allora anche noi oggi cerchiamo la felicità, ma dove la cerchiamo? Don Marcello ci suggerisce la via del Vangelo: la vera felicità si trova solo in Dio e non in piaceri passivi e momentanei. La riflessione personale ci ha permesso di entrare in noi stessi e scavare nella nostra vita per interiorizzare quanto ascoltato. Il grande fantastico gioco: “Chi vuol essere buon cristiano”, in maniera simpatica, ci ha permesso di riflettere ulteriormente su

alcuni punti essenziali della nostra fede cristiana. Anche per noi è stata una sorpresa perché sapevamo molte risposte. Abbiamo una buona preparazione dobbiamo impegnarci a trasformare in vita cristiana queste nozioni. Nel pomeriggio abbiamo celebrato l’Eucaristica, presieduta da Don Benedetto Sapienza dove abbiamo pregato per i ragazzi di Haiti, per chi è nel bisogno e nella sofferenza, per noi perché possiamo avere il coraggio di essere lievito fra tanti compagni che sono rimasti a casa. Durante il ritorno ad Acireale la festa è continuata perché avevamo vissuta veramente una bella giornata ricca di amicizia, di serenità, di riflessione e di confronto. Le allieve del corso Addetto ai

servizi per l’Infanzia 2° Anno

D.BOSCO A CAMMARATA La Famiglia Salesiana di Cammarata è stata, quest’anno, impegnata nell’animazione della Festa di Don Bosco e, in particolare, degli incontri con gli alunni di tutte le scuole del paese. I vari incontri avevano come tema la strenna del 2010 del Rettor Maggiore: “ Signore vogliamo vedere Gesù”. Le iniziative promosse durante il triduo sono state molteplici si è cercato di far comprendere ai bambini e ai ragazzi la figura di Don Bosco e, in particolare, è stata occasione propizia per riflettere sull’integrazione culturale, attraverso immagini di vita quotidiana dell’Istituto FMa che, da diversi anni, ospita minori immigrati provenienti dall’Africa. Un carisma che cresce e si espande nella missione rivolta agli ultimi Nella serata i vari parroci delle due comunità parrocchiali si sono alternati per celebrare la Santa Messa all’interno

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dell’Istituto, seguita sempre da una riflessione sulla strenna del 2010, condotta dai salesiani cooperatori. Il 31 gennaio, nonostante il mal tempo e il grande freddo, si è potuto realizzare il tradizionale pellegrinaggio a San Giovanni Bosco presso il nostro Istituto, con l’Adorazione Eucaristica. Come ogni anno la partecipazione è stata numerosa, segno di quanto il carisma salesiano sia vivo a Cammarata, nella vita e nell’impegno della gente.

La FS di Cammarata D.BOSCO AD AGRIGENTO All’insegna dell’entusiasmo e, in un clima di grande fervore, la Famiglia Salesiana agrigentina si è ritrovata compatta in occasione dei festeggiamenti in onore di D.Bosco. Dal 27 al 31 Gennaio è stato un susseguirsi di momenti di spiritualità, di carattere formativo, culturale e sportivo. Oltre le varie Celebrazioni Eucaristiche che hanno caratterizzato le giornate, momento importante è stata la presentazione della Strenna del Rettor Maggiore da parte dei coniugi Sammartano di Marsala, Salesiani Cooperatori, dove hanno approfondito il tema dell’evangelizzazione, così come dichiara il titolo stesso della strenna: “Signore, vogliamo vedere Gesù, come discepoli autentici e apostoli appassionati portiamo il Vangelo ai giovani”. La partecipazione alla festa da parte dei ragazzi è stata assicurata attraverso la partecipazione al concorso “Amici di D.Bosco” dove, attraverso disegni, pitture, sculture hanno rappresentato la vita e le opere di D.Bosco. Non è mai mancato il fatidico panino con la mortadella che ha visto la Famiglia Salesiana

impegnata alla sua realizzazione. Un grazie di cuore va alla comunità FMA e alla sua Direttrice, Sr.Maria Lavenia, che non si sono risparmiate per rendere queste giornate opportunità di formazione e di fraternità per tutti.

La Famiglia Salesiana INSIEME PER DON BOSCO Ha riscosso particolare successo il consueto appuntamento con la “maratona Don Bosco” svoltasi a Calatabiano e che ha visto la partecipazione di circa duecento bambini e ragazzi e che, quest’anno, ha visto la collaborazione e il coinvolgimento della frazione di Pasteria. La maratona è stata occasione di accoglienza reciproca, di collaborazione fattiva tra due realtà diverse. La Celebrazione Eucaristica e la processione con il Simulacro di Don Bosco, che ha percorso le vie cittadine, ha creato un’aria di festa. Quest’anno si è voluto rinunciare ai tradizionali fuochi d’artificio per devolvere la somma alla popolazione di Haiti. Ringraziamo tutte le autorità che hanno voluto partecipare e rendere possibile le varie manifestazioni; la comunità FMA e i parroci che hanno collaborato per la realizzazione di tutti i momenti.

Melita Limina Notizie di famiglia

Dal 27 al 30 Marzo la Madre, Sr.Yvonne Reungoat, sarà in Sicilia per celebrare i 130 anni dell’arrivo delle FMA

Gli alunni della Scuola di Ali Terme, hanno partecipato al concorso: "Ogni vita chiede amore" e hanno realizzato

l'elaborato: "Ho un sogno nel cassetto". E' risultato vincitore Piermaria Parisi della Classe III , e Angela Bellomo della Classe II. RIceveranno il premio il 26 febbraio 2010 , presso l'Istituto D. Bosco di Messina.

Agenda…

…FMA FEBBRAIO 10–16 Sem.Europeo Roma 17-19 Consiglio Ispettoriale 20: Assemblea Ciofs/FP 20–22 Visita ispett.Ali Terme 23–25 Visita ispett.Siracusa 25-28 Congre.eur.Scuola-FP 26-27 Vis.ispett. Calatabiano 27-28 Vis.ispett.ME-Bisconte MARZO 1–2 Visita ispett.Altofonte 2–3 Visita ispett.Camporeale 3-5 Visita ispett.a PA Arenella 6: Assemblea CIOFS/Scuola 7: Incontro commiss.comun. 7-10 Vis.ispett.CT Ist.D.Bosco 11-12 Vis.ispett.CT M.Morano 12-16 Es.Sp. CT Barriera 13-14 Spir. FMA (1 -12 anni) 15 Giornata conclusiva EE.SS. CT Casa D.Bosco

…FAMIGLIA SALESIANA

FEBBRAIO 20-21 MGS: Consulta reg. MARZO 12-14 MGS: Esercizi Sp.

Figlie di Maria Ausiliatrice Ispettoria Sicula “M.M.Morano”

via Caronda, 224 Catania Tel: 095. 72.85.011 Fax 095.50.25.27

Responsabile:

Ambito comunicazione sociale

E.mail: [email protected]

Sito web: www.fmasicilia.pcn.net

Notiziario a diffusione interna

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2010

La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22)

Cari fratelli e sorelle,

ogni anno, in occasione della Quaresima, la Chiesa ci invita a una sincera revisione della nostra vita alla luce degli insegnamenti evangelici. Quest’anno vorrei proporvi alcune riflessioni sul vasto tema della giustizia, partendo dall’affermazione paolina: La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22).

Giustizia: “dare cuique suum” Mi soffermo in primo luogo sul significato del termine “giustizia”, che nel linguaggio comune implica “dare a ciascuno il suo - dare cuique suum”, secondo la nota espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo. In realtà, però, tale classica definizione non precisa in che cosa consista quel “suo” da assicurare a ciascuno. Ciò di cui l’uomo ha più bisogno non può essergli garantito per legge. Per godere di un’esistenza in pienezza, gli è necessario qualcosa di più intimo che può essergli accordato solo gratuitamente: potremmo dire che l’uomo vive di quell’amore che solo Dio può comunicargli avendolo creato a sua immagine e somiglianza. Sono certamente utili e necessari i beni materiali – del resto Gesù stesso si è preoccupato di guarire i malati, di sfamare le folle che lo seguivano e di certo condanna l’indifferenza che

anche oggi costringe centinaia di milioni di essere umani alla morte per mancanza di cibo, di acqua e di medicine -, ma la giustizia “distributiva” non rende all’essere umano tutto il “suo” che gli è dovuto. Come e più del pane, egli ha infatti bisogno di Dio. Nota sant’Agostino: se “la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo... non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio” (De civitate Dei, XIX, 21). Da dove viene l’ingiustizia? L’evangelista Marco riporta le seguenti parole di Gesù, che si inseriscono nel dibattito di allora circa ciò che è puro e ciò che è impuro: “Non c'è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro... Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male” (Mc 7,14-15.20-21). Al di là della questione immediata relativa al cibo, possiamo scorgere nella reazione dei farisei una tentazione permanente dell’uomo: quella di individuare l’origine del male in una causa esteriore. Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene “da fuori”, affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male. Lo riconosce amaramente il Salmista: “Ecco, nella colpa io

sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale. Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore? Giustizia e Sedaqah Nel cuore della saggezza di Israele troviamo un legame profondo tra fede nel Dio che “solleva dalla polvere il debole” (Sal 113,7) e giustizia verso il prossimo. La parola stessa con cui in ebraico si indica la virtù della giustizia, sedaqah, ben lo esprime. Sedaqah infatti significa, da una parte, accettazione piena della volontà del Dio di Israele; dall’altra, equità nei confronti del prossimo (cfr Es 20,12-17), in modo speciale del povero, del forestiero, dell’orfano e della vedova (cfr Dt 10,18-19). Ma i due significati sono legati, perché il dare al povero, per l’israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha avuto pietà della miseria del suo popolo. Non a

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caso il dono delle tavole della Legge a Mosè, sul monte Sinai, avviene dopo il passaggio del Mar Rosso. L’ascolto della Legge, cioè, presuppone la fede nel Dio che per primo ha ‘ascoltato il lamento’ del suo popolo ed è “sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto” (cfr Es 3,8). Dio è attento al grido del misero e in risposta chiede di essere ascoltato: chiede giustizia verso il povero (cfr Sir 4,4-5.8-9), il forestiero (cfr Es 22,20), lo schiavo (cfr Dt 15,12-18). Per entrare nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell’illusione di auto-sufficienza, da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine stessa dell’ingiustizia. Occorre, in altre parole, un “esodo” più profondo di quello che Dio ha operato con Mosè, una liberazione del cuore, che la sola parola della Legge è impotente a realizzare. C’è dunque per l’uomo speranza di giustizia? Cristo, giustizia di Dio L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per

mezzo della fede, nel suo sangue” (3,21-25). Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia. Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio:

occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare. Proprio forte di questa esperienza, il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore. Cari fratelli e sorelle, la Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia. Con tali sentimenti, imparto di cuore a tutti l’Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 30 ottobre 2009

BENEDICTUS PP. XVI