Raccontare il digitale/4

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Hanno già confermato:

Zygmunt, Deneb, Velas,Night, Mr Volare

Il prossimo incontro lo terrete voi. Ciascuno porterà tre slide che conterrannoi suoi 10 consigli per “Raccontare il Digitale” e le presenterà agli altri.Non è obbligatorio. Chi di voi vuole farlo, mi contatti in IM durante o dopoLa lezione

Le slide mi devonoarrivare in formato jpgentro il pomeriggiodi lunedi 21

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Poi diciamo che ci guardano come marziani ☺

L’altra sera a cena, @sirdrake: “ho fatto refresh sul permalink con f5”

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SETIDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), è un progetto dedicato alla ricerca della vita, e della vita intelligentein particolare, nel cosmo. Il progetto è condotto dal SETI Institute, un'organizzazione scientifica privata, senza scopi di lucro.

Se dovessimo mandare un messaggioad una forma di vita aliena:

Che messaggio potremmo mandare?E in che lingua?

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SETIDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nel 1974 fu fatto un tentativo simbolico di inviare un messaggio verso altri mondi. Per celebrare un consistente ampliamento del radiotelescopio da 305 metri di Arecibo, un messaggio in codice di 1.679 bit fu trasmesso verso l'ammassoglobulare M13, distante da noi circa 25.000 anni luce.

La sequenza di 0 e 1 che costituiva il messaggio era una matrice 23 × 73 che conteneva alcuni dati sulla nostra posizione nel sistema solare, la figura stilizzata di un essere umano, formule chimiche ed il contorno del radiotelescopio stesso.

La matrice 23 × 73 fu scelta perché sia 23 che 73 sono numeri primi. Si presumeva che questo fatto avrebbe aiutato un ipotetico ascoltatore alieno a riconoscere la struttura a matrice.

A causa della limitatezza della velocità della luce, nessuna eventuale risposta potrà giungerci prima di 50.000 anni; a causa di ciò l'intero esperimento fu liquidato come una sorta di spot pubblicitario. L'esperimento fu anche oggetto di controversie: si ci chiese in particolare se fosse giusto che un ristretto gruppo di persone si attribuisse il diritto di comunicare a nome dell'intero pianeta.

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Fin dalle origini del programma SETI uno dei problemi più dibattuti è stato quello del linguaggio: quale linguaggio è meglio usare per i nostri messaggi e quale è più probabile venga usato da eventuali esseri extraterrestri per i loro?

Molti critici del SETI hanno sostenuto che non è verosimile che si possa mai arrivare a trovare un modo di comunicare tra esseri così diversi come saremmo noi e un'ipotetica civiltà aliena.

Altri autori hanno creduto che la soluzione stia nell'uso di linguaggi formali, costruiti su base logica ed esprimenti essenzialmente nozioni matematiche o, al più, scientifiche: almeno queste infatti dovrebbero essere comuni adue civiltà in grado di sviluppare una tecnologia adeguata alle comunicazioni interstellari tramite i radiotelescopi.

CONSEGUENZE OPERATIVE E TECNOLOGICHE DI UN'ANALISI FILOSOFICA DEL LINGUAGGIO DEL SETI Appunti di Valeria Aschieri & Paolo Musso http://www.seti-italia.cnr.it/Pagina%20Articoli/Pagina03_SETIeFilosofia.htm

La conoscenza comune, è indispensabile come punto di partenza peruna comprensione del messaggio

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Un consiglio di lettura

“Le ricerche hanno portato alla conclusione che l’uomoal di sotto di un preciso sublivello o metalivello, non èpiù in grado di riconoscere l’intelligenza come tale.Concepisce come intelligenza solo ciò che si muovenella cornice del suo stesso comportamento.

Anche un cane vede nell’uomo solo il potere cui si sottopone, non lo spirito. I comportamenti umani gli sembrano privi di senso perché superano le capacitàpercettive del cane.

Allo stesso modo non potremmo percepire Dio –ammesso che esista- in quanto intelligenza, dato che il suo pensiero deve poggiare su una riflessionetotale, la cui complessità ci è preclusa.”

L’evoluzione di una specie è un gioco tra mutamenti genetici e cambiamenticulturali (es: è stata la biologia che ci ha reso possibile la parola e la parola hadeterminato la nostra cultura.). Come potrebbero comunicare due specie diverse?

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Alcune considerazioni:

* La trasmissione di un messaggio, in una conversazione,non è mai la somma dei contenuti, ma solo l’area di intersezione tra le intelligenze che comunicano. Ovverol’area in cui tutti i partecipanti riescono a costruire unabuona convergenza lessicale, tra segni e significanti, tra parole econcetti. Ma anche tra vissuto personale e contenutodella conversazione.

Esempi: - Se una donna è stata sempre picchiata dagli uomini, troveràincomprensibile un’affermazione sulla galanteria maschile;- Se un editore non ha mai vissuto le dinamiche di Rete troveràincomprensibile la disponibilità di testi in cc;- Se io non posseggo il concetto di “coda lunga” non potrò maicapire le logiche di rete;Ecc.

* La comunicazione è tendenzialmente “antagonica” e l’antagonismoé essenziale perché ci sia arricchimento dei punti di vista. Ma l’efficaciadella comunicazione inizia nel momento in cui iniziamo a “sintetizzare”l’antagonismo.Come in politica il consenso si ottiene al centro, nella comunicazionel’efficacia si ottiene nella sintesi delle posizioni, nella fissazione di un significato condiviso. Che dobbiamo sempre sforzarci di cercare.

Senso comune

Se parli ad un abitante di un villaggio delcentro africa, per cuila violenza e la capacitàdi uccidere sonocapacità sociali egerarchizzanti,come gli spieghi cheda noi uccidere è reato?

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Alcuni consigli:

• “Ogni conversazione è regolata secondo il principio di cooperazione”(Ugo Volli, “Manuale di Semiotica”). Se stai facendo divulgazione,se ti interessa che un messaggio sia compreso:

a) Usa sempre la tecnica del “riferimento a cosa nota”Ascolta molto, capisci bene il background culturale del tuo interlocutore

E tenta sempre una convergenza lessicale e concettuale. Es: se il nostro interlocutore è un giornalista, usare l’approccio comparativo tra media tradizionali e media digitali.

b) Se vuoi farti capire da qualcuno, non dargli “calci nelle palle” (op. cit.)L’ironia, il giudizio feroce o troppo netto e tranchant, il sarcasmo

non sono atteggiamenti collaborativi, non aiutano la comunicazione “fàtica” (la solidarietà sociale aiuta molto la comprensione), mettono“presunta” differenza gerarchica tra gli interlocutori.

c) Cerca sempre di definire il significato di ogni singolo termine che il tuoInterlocutore può non conoscere.

Per approfondire:Ugo Volli, Manuale di semiotica, € 22,00Laterza, 2005, 336 p.

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Come un giocatore di scacchi o di strategia, lo scrittore deve prevedere e indirizzare, per quanto gli è possibile, le reazioni del lettore. Deve agire facendo delle scelte coscienti, lavorando sul punto debole del suo avversario, su quella che Wittgenstein chiamava aspettazione, ovvero quel tipo particolare di attesa, con un forte contenuto di previsione ed emozione, che sovrintende sempre ad ogni atto di lettura.

La differenza sostanziale, se vogliamo, è nell’asincronia, nel fatto che lo scrittore gioca la stessa partita contro un numero indefinito di avversari e non può adattare le mosse ad ognuno di essi, soprattutto perché le sue mosse le ha già fatte prima. Ma, a ben vedere, questo non è un limite: è solo la prima regola del gioco

I materiali linguistici e le dotazioni di giochi diversi tra loro come Risiko o The age of Empires, richiedono lo stesso identico approccio

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Se non conosci i tuoi lettori:

• Fai tesoro di tutte le “obiezioni” che leggi/ascolti in giro e:

• Comprendile;

• Cerca di farti un’idea del percorso individuale/culturale

che celano

• Costruisci intorno ad esse le tue argomentazioni;

• Usale come contesto per spiegarti e per perfezionare il

tuo punto di vista, prevenendole