Raccolta di alcune memorie del professore Filippo Cerulli ...

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Informazioni su questo libro Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo. Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico, culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire. Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te. Linee guide per l’utilizzo Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili. I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate. Inoltre ti chiediamo di: + Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali. + Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto. + Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla. + Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe. Informazioni su Google Ricerca Libri La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com

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Informazioni su questo libro

Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Googlenell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.

Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio èun libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblicodominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.

Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggiopercorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.

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RACCOLTA

DI

ALCUNE MEMORIE

DEL PROFESSORE

FILIPPO CERULLI

D’ ANGHIARI

ATTUALMENTE INFERMIERE NEGLI SPEDALI RIUNITI

DI CORTONA

E SOCIO DI VARIE ILLUS'I‘BI ACCADEMIE.

F I R E N Z E

PER v. BATELLI E FIGLI

1858.

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MEMORIA PRIMA

-_Q_

Nuovo istrumenlo per tagliare il collo dell’ulero,

in caso di degenerazione cancerosa.

Se i pratici moderni avessero dovuto porgere orecchio

agli avvertimenti di Ippocrate e dei medici antichi pella

cura dei cancri, quante e quante infelici sarebbero rimasta

vittima di si terribile malattia lasciate in balia della natura!

Più accurate osservazioni patologiche però, non solo hanno

incoraggiati i Professori dell’arte Salutare a portare" il 001

tello su tali degenerazioni occupanti 1’ambito esterno del

corpo, ma anche su quelle che attacaar ponno l’ organo del

la gestazione, ossia l’ utero. ‘

Molte sono state le medicature locali per tali affezioni al

collo dell’ utero istituite, e molte sono le guarigioni vantate

in special modo dal Dottor Chrestien di Montpellier, e da

vari altri; ma io opinerei piuttosto con i signori Boyle , e

Cayol che si fosse piuttosto trattato di flemmasie croniche

dell’ utero , anziché di vere degenerazioni cancerose occupanti

quel viscere, mentre è osservazione costante che tal malattia

non può'esser vinta se non che con il ferro, e con. il fuo

co , purché si tratti di malattia localizzata , ed in conseguenza

priva affatto di complicazione. Persuaso di questa verità,

e poco, come sopra dissi’, credendo alle guarigioni ottenute

con i mezzi terapeutici, mi proposi di esaminare i metodi fino

a qui posti in opera da Osiander, Dupuytren, e Co

Ìombat, come pure gli istrumenti dei quali i medesimi nei

diversi casi si sono serviti; e vedendo che non sempre è in

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facoltà dell‘ operatore di ottenere il prolasso dell’ utero malato

fino a quel punto che abbisogna onde eseguire la neces

seria primitiva manovra, e riflettendo altronde che moltiso

no i pericoli che possiamo incontrare portando un istrumento

sguainato entro la vagina fra due visceri nobilissimi, quali

sono la vescica, ed il retto intestino, divisai di immaginare

un tagliente che scevro fosse degli inconvenienti suddetti, e

dal quale ottenere si potesse intento più fortunato. A tale

effetto ideai un istrumento (Fig. 1.“) che corrispondesse a

quei fini che mi era prefisso, cosicché varj furono gli espe

rimenti che io ne istituii nel cadavere , e sempre con felici

resultati senza lesione cioè né della vescica , né del retto in

testino, nè delle parti laterali della vagina; abbenchè poco,

o niente sensibile fosse il prolasso dell’ utero artificialmente

prodotto con il doppio uncino del Muzzeus diviso in due

branche simile alla tanaglia ostetrica con il fine di potere più

agevolmente afferrare il collo dell'utero di quello che con

un uncino alla volta, e riunendo quindi le due branche in

sieme fare quelle trazioni per le quali si formi e man

tenga quella resistenza , che è necessaria acciò il col

tello recider possa circolarmente le cancerose vegetazio

ni. Mi era intanto proposto di sperimentare questo mio

nuovo istrumenlo nella vivente prima di renderlo di pubbli

ca ragione, ma riflettendo che non tanto frequenti sono le

enunciate affezioni, e che queste si ordiscouo così lentamente

da indurre le pazienti ad invocare il consiglio del medico

quando 0 non altrimenti sono dentro i limiti della curabili

tà , o quando insorte sono letali complicanze, è perciò che

ho divisato di descriverlo e profilarlo nell’ annessa Tavola, e

cosi presentarlo qualunque esso sia ai cultori dell’arte sa

lutare. .

Un fusto di acciaio dell’ estensione di circa cinque pol

lici e mezzo, scavato per circa cinque sesti nel suo centro

e montato sopra un manico di ebano serve a formare la

guaina dell’istrurnento incidente. Nella sua parte superiore

incominciando con un angolo assai ottuso s‘incurva obliqua«

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mente dal basso in alto a semicerchio quasi orizzontale , per

l’estcnsione di un pollice, e mezzo, andando a terminare a

forma olivare nella sua superiore estremità. Entro la scan

nellatura suddetta si articola, fissata inferiormente, una lama di

acciaio dell’ estensione di quattro pollici circa che ascenden

do in alto non tagliente allorché è giunta al punto dell’in

curvamento si fa taglientissima, e falcata per adattarsi alla

guaina orizzontale per l’ estensione di un pollice e qualche

linea , terminando superiormente in un bottone olivare , ed

inferiormente in un prolungamento che per la sua parte in

terna si appoggia ad una molla fissata nel manico, e per

la sua parte esterna serve di presa alla mano dell’ operatore

onde aprir possa a suo bell’ agio l’ istrumento medesimo (Fig.

11.‘) Preparato in tal guisa l’istrurnento, fatte le necessarie

abluzioni nella vagina della malata situata sulla sponda del

letto, ed esaminato l‘ utero con lo \speculo di Recamyer , o

con quello di Ricord onde conoscerà‘ fino a che punto può

essere malato, tolgo all'atto lo speculo suddetto, ali‘erro con

il doppio uncino del Muzzens l’ utero, ovvero con un ago

flessibile a doppia ansa, e tirandolo in basso con la mano

sinistra afiido , o l’uncino o I’ ansa suddetta ad un assistente,

e impugn0 con la destra il bisturi nascosto, ed introducen

dolo entro la vagina chiuso, fisso l’ estremità semilunare del

medesimo alla parte superiore sana del collo dell’ utero, ma.

posteriormente guidandolo con il dito indice della mano si

nistra in modo che l’angolo ottuso corrisponda alla parte

posteriore della vescica, e la porzione olivare alla parte an

teri0re del retto intestino; e quindi ripreso con la sinistra

l’uncino, comprimendo con il dito anulare , e medio della

mano destra l’estremit‘a inferiore del tagliente verso il ma

nico ottengo lo sguainamento della porzione incidente falcata

e con un moto di rotazione, e di sezione nel tempo stesso

dal basso in alto e da destra a sinistra, compio l’asportazio

ne totale delle degenerazioni indicate, e lo estraggo chiuso

come primitivamente lo avevo introdotto, istituendo quindi

la necessaria medicatura.

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Vari mi ‘sembra che esser possano i vantaggi che si ri-‘

traggono dall’ uso di questo. ,

I.“ L’ introduzione di un istrumento tagliente entro il

cavo vaginale senza bisogno che le parti siano distratte da_

veruno speculo, ed in conseguenza alquanto più agevole la

manuvra.

2.° L’impossibilità assoluta di ledere le parti circostanti;

ed in special modo la vescica, ed il retto intestino.

3.° Il potere eseguire una sezione circolare delle parti

malate, sezione che ottener non si può con gli altri istru

menti fino a qui immaginati se non se prolassando l’ utero

inmodo, che recider si possa il di lui collo stiragliato fuori

della vagina’, lo che può esser fatale , e deve rendere assai

più incerto l’ esito felice di tale pericolosa operazione , o siv.

vero con quella specie di stampo immaginato dal Professor

Dupuytren del quale non in tutti i casi ci possiamo ser

vire, e che rende complicatissima l’operazione; 0 foderando

quasi direi le pareti vaginali con dei speeuli onde potere

introdurresenza pericolo gli istrumenti incidenti, fino a que

sto punto‘conosciuti, essendo tutti privi all'atto di guaina.

MEMORIA SECONDA

Esportazione di circa sei dita traverse di retto inteslino

prolassato e ricoperto di cancerore 9egetazùmi.

Intimamente persuaso degli innumerevoli vantaggi che emer<

gel‘ possono dalla comunicazione reciproca di quelle osserva

zionipatologiche che in sè riuniscono una non comune im

portanza , si per la forma morbosa , che per il metodo cu

rativo adoperato, non ho creduto afl'atto immeritevole di

essere pubblicata l’istoria di un caso rarissimo per se stesso

e che dietro il metodo operativo da me istituito sorti un esito

il più felice.

Vincenzo Sanchini della cura del Calcinaia , comunità di

Cortona, di anni 13, di temperamento cachetteico, fino dalla

più tenera età andò soggetto al prolasso del retto intestino

Figlio di genitori indigenti, fu per vari anni trascurato nella

lusinga forse che l’intestino, tornasse alla sua natural situazione-1

Giunlo all’età di cinque} anni fu sottoposto alla visita di

alcuni Professori,che presa di mira soltanto la rintroduzione mo_

mentanea dell’intestinocontenendolo con una semplice fasciatura

non,.pensarono ad adottare altri provvedimenti all’uopo che

essere gli potevano giovevolissimi,come la escisione della mem

brana muccosa dell’ intestino medesimo. All’ additato siate‘

ma si attennero per lungo tempo i genitori del nostro paziente

ma successivamente vedendo, che ad ogni più ‘lieve ‘sforzo

nell’ evacuare, l’intestino di bel nuovo prolassavasi, divisa-_

rane di abbandonarlo a sèste’sso. Le ruvide vesti delle quali

ricoprirasi il paziente cominciarono a portare tale, e tanta

irritazione su quella. parte , che ‘in varj punti dell’ intestino

fuori uscito formaronsi vaste eSulcerazioni donde finivano

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continuamente materie purulente. Si ricorso di bel‘nuovo al

parere di qualcuno, e fu dichiarato incurabile. Giunto il

Sancbini all’età di anni 13, e andando la malattia gigante

scamente progredendo, fu per l’ istanze del meritissimo e ze

lantissimo priore sig. Don Antonio Gallai parroco di quel

1’ infelice che mi accinsi all’esame di questa singolare af

fezione‘, e mentre altamente disapprovai la imperdonabile tra

scuratezza dei suoi, non potei fare a meno di non detestare

la poca attività di chi, tanti anni prima di me, lo aveva

esaminato.

Situati ‘nella sponda di un letto quell’ infelice, e, remossi

i rozzi panni che ricuoprivanlo, potei osservare, che circa sei

dita trasverse di retto intestino ricoperto di fungose le vege

tazioni facevano tumore fuori degli sfinteri dell’ano, e al

più piccolo tocco gemevano sangue Fig. 1.‘,11.“

Durissimo era al tatto, ed impossibilissima la ridu

zione avendo ormai acquistato un calibro tre volte supe.

riore al naturale , ed insuperabili adesioni. Interrogato il

paziente, mi disse che sentiva su quella parte terribili dolori

con lancinanti punture specialmente nell’ evacuare le materie,

sebbene a ogni momento scolassero fecce fluide, e fetentis

sime. Dietro le più diligenti indagini potei accertarmi che

la malattia fino allora limitata al solo intestino fuori uscito

intanto potevasi agevolmente diffondere lungo il tratto del

intestiuo medesimo contenuto in cavità, e così compromettere

l’ animale economia.

In tale stato di cose , ed abbenchè sussistesse un evidente

grado di denutrizione per le continue perdite, e sanguigna

e marciose a cui andava soggetto, pensai che l’ unico tenta

tiro per togliere questo individuo e penosa inevitabil morte

fosse l’ esportazione di quella porzione di alterato intestino.

Rimasto privo dei suoi genitori, e privo in conseguenza di

Ogni mezzo per eseguire il mio progetto nella propria abi

tazìone, consigliai il prelodato sig. Priore di far tradurre il

paziente a questo spedale , lo che avvenne verso i primi di

lettemlare del 1834. Fu quivi situato in uno di quei letti

9

destinati per le malattie cliiiurgiclie, e poscia prescritta da

me severa dieta, semicupi, empiastri ammollienti sopra 1’ ir

ritato tumore, e bevande mucillaginose. Sottoposto per vari

giorni all’ indicato regime , cominciai ad amministrargli degli

oleosi, ed a fargli applicare qualche mìgnatta sulla regione

ipogastrica, la quale sin da quando egli era alla propria

abitazione facevasi alquanto turgida per la irradiazione flo

gistica che di tanto in tanto dill'ondevasi dal punto cronica»

mente affetto, ed alterato, al resto dell’apparato gastro-ente

rico. Convinto per tal modo di aver fatto tnttociò che ri

chiedevasi prima di devenire alla propostami operazione per

non derogare né ai regolamenti di questo spedale , né ai ve

glianti ordini in proposito. convocai un consulto , e tanto

più di buon grado mi ci determinai , in quanto che io desi

derava, che questa singolare malattia esaminata fosse anche

dagli altri miei colleghi , cosicché intervennero gli eccellentis

simi sigg. Dottori Villil'ranclri, Bianchi, Diligenti, Santucci

e Corredi. Riuniti insieme nel giorno prefisso i suddetti Pro

fessori, e trasferitisi' meco al letto del malato , dopo avere in

fatta loro l’istoria dell’inveterata malattia suindicata , ed

esaminata da loro stessi la parte affetta esposi non esservi

altro compenso che l’esportuione del tumore resecandolo ai.

margini dell’ano, mentre mi era assicurato che non più ol

tre la dcgenere malattia siera allora diffusa. E poiché tale

operazione non da altri fino a quel giorno, per quanto sia

a mia notizia, era stata eseguita almeno in Italia , non

per la dillicollà del processo operativo ma per la rarità del

caso, e per le pericolosissimo conseguenze che potevano de«

rivarne, furono tali e tante le ‘obiezioni da ciascuno diret

temi si sul metodo operativo, che sulla cura consecutiva,

che fui costretto a differire ad altro giorno I’ operazione, al

che agevolmente mi arresi, giacché calcolava che il ritardo

di un giorno arrccar non poteva letali consegirenzc.

Nel giorno consecutivo ci riunimmo di bel nuovo,e seb

bene vi fosse qualcuno che escludesse affatto l‘ esportazione

del tumore, proponendo la cauterizzaaione, o l’ allacciatura ,

‘ I

10

ed altri che non approvasse alcuna operazione, pure il mio

della maggior parte, per le ragioni che addussi, preponderò

in mio favore, e mi accinsi ad operarlo. Preparato il paziente

nel modo.usitato, e disposto quanto era necessario prima

d’intraprendere l’ enunciata operazio'ne, lo situai nella parte

destra del letto con le gambe semillesse sul basso ventre, e

alquanto divaricate facendolo reggere da alcuni assistenti in

quella posizione; introdussi quindi con la mano destra una

stecca di balena di figura rotonda , e di proporzionato cali

hro nel cavo del‘ retto, mentre con la mano sinistra reg

gevo il tumore avvolto in un pezzo di finissimo pannolino.

Consegnai ad altro assistente la stecca situata come sopra, e

reggendo da me stesso il tumore con la sinistra , impugnai

con la destra un coltello panciuto, e spingendolo fino entro

gli sfinteri con un moto circolare dall’alto in basso, e da

sinistra a destra colla resistenza che mi presentò la stecca

suddetta posta nel eentro, esportai tutto il tumore asieuran

domi non esservi rimastala più piccola porzione d’intes’tino

degenerato. Appena ciò fatto portai con' due aghi ricurvi a

due doppie anse di filo incerato colle parti laterali dell’in

testine retratto alquanto entro gli sfinteri e tirandolo in basso

potei con tutta sicurezza allacciare anche i più minimi vasi

che in quel momento gemevano una gran quantità di san

gue ci‘ così senza l’azione del caustico impedire la momen

tanea e consecutiva em0rrugia, che doveva tener dietro a tale

operaflzione. Fissai le due anse con gli altri lacci ad un con

venieute apparecchio, e quindi applicai sui margini dell’ano

morbide filaspalmate con pomata di rose, ed un piccolo

stuello nel centro onde impedire la coalescenza di quelle

parti che non dovevansi riunire , contenendo il tutto con

pezze, ed una fascia a T. Situai il paziente in posizione

orizzontale prescrivendoli severa dieta , bevande mucillaginose _ ‘

e perfetta quiete. Nella sera gli feci un salasso di once 10’;

nella notte gli si afl‘acciò. qualche dolore al basso ventre‘7 gli

fu appresso praticato altro salasso di libbre , ed inoltre fu-’

Y%‘OIÌYCÀ.:ÈPPHCGÌC IO mignatte alla regione ipogastrica, mentre

Il

tutto il resto del basso ventre era ricoperto con largo em

piastro ammolliente. ' ' "

‘Al quinto giorno feci la prima medicatura , etrovai stac

cati alcuni lacci, e la superfice della piaga in bonissima con

dizione. Si era sviluppato un lieve grado. di febbre, ed io

ripetei altro salasso di once otto, e prescrissi una savon’ea

composta.

R. Olio di mandorle dolci once 3, mucillagine di gomma

arabica once 2, mese. da prendersi epicraticamente. .

Nei giorni consecutivi ebbe qualche leggera evacuazione di

materie fluide con pochissimo dolore,'avvertendo perfino lo_ sti

molo che per lo più precede la evacuazione di tali materie. Al

1 duodeci’mo giorno eran caduti tutti i lacci, e i margini della

incisione erano in piena supporazione. Nessuno sconcerto intesti

nale si sviluppò nei giorni consecutivi, e per tal guisa con una

semplice medicixtura di fila spalmate coùpomata di semifreddi,

e con un semplice.apparecchio contenitivo, quest’infelice poté

ottenere una completa guarigione dentro il periodo’ di un

mese circa, godendo tuttora la più florida salute. Dietro i

rapidi progressi che da parecchi anni ha fatti la medicina

operativa per le accurate osservazioni dei Scarpa, dei Vaccà

dei Dupuytreu, dei Cooper , e di tanti altri uomini cele

berrimi ,che tuttora come astri bencficiilluminano'la nostra

Europa, non avverrà che tanti infelici giungano all’estrenw

da doversi sottoporre a si pericolosa operazione , avendoci

quei sommi maestri additati mezzi più facili, emeno pericol‘

lesi, onde_vincere‘ la malattia suindicata nel primitivo suo

Sviloppo.lhh se per mala ventura la incuria del paziente, dei

congiunti o qualche irrazionale consiglio di Professore esen

cente, (se pur vi può essere) inducessero a trascurare una tale

affezione nei suoi primortij,-epar cui deg'enétam'fial punto

che noi la vede'mmo, sarei in tal caso di.opinione, che non

potendo‘ mettere in opera il metodo di Dupuytren per con‘

tenere stabilmente in cavità il prolassato intestino per essere‘

ormai degenerato, sempre preferir si debba l’ esportazione del

1’ intestino suddetto, piuttosto che dcvenire alla cautei‘izza

°l

u

zione, e sia tanto vantata da Marco Aurelio Severino quantun

que il cfleberri'mo Kluyàlcens asserisce di averla molte volte

praticata con successo.

‘E di fatto. Chi ci assicura che colla cauterizzazione di

strugger si possa, tutta quella porzione di membrana'muccosa

degerierata? potrebbe bene avvenire che distrutte in parte le

degenerazioni cancerose,e diminuito di calibro l’intestìno

Protruso, dietro lieve manuvra se ne ottenesse la riduzione,

ma intanto progredendo il deleterio processo morboso entro

la pelvi, porterebbe inevitabilmente a lenta e dolorosa morte

gli individui che ne sono affetti; mentre con l’esporlazione

qualora la malattia non oltrepassi li sfinteri , e non siansi su

scitate generali complicanze , siamo certi che l’ individuo può

andare esente da qualunque recidiva , essendo sempre in no

stra potere di dominar il tumore in ogni punto, e_di estir

parlo come io feci nel caso surriferito.

Possa questo fatto servir di esempio e.di incoraggimento

a quei professori, ai quali avvenisse d’incoritrare un caso a

questo conforme nel loro pratico esercizio.

SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA.

Figura. I

A. A. A. A. Contorno della massa eancerosa che rico

priva tutto l’ intestino prolassato. '

B. B. Cellulare sano in prossimità della parte superiore

dell'intestino reciso.

C. Piccola apertura irregolare situata in fondo alle can

cerose vegetazioni, da cui sortivano le materie fecali.

Figura- II.

. A. A.'A. A. Vegetazioni cancerose vedute lateralmente.

B. B. Cellulare sana.

C. C. Canale formatosi fra 1’ escrèscenze suddette, che

serviva a dare libera uscita alle materie escrementizie.

D. D. Intestino sano veduto per la sua parte interna.

E. E. Bordo superiore della porzione dell’intestino e

Sp0rtato corrispondente agli sfinteri dell’ ano.

MEMORIA TERZA

‘G’

Jllaccialura. dell’ arteria crurale sinistra per aneuri°

smo _fàlso circoscritto dell’ arteria poplilea.

Le accurate instancabili osservazioni, ed esperienze degli

Haller, degli Hunter, degli Homo, dei Dessault , e degli

Scarpa hanno sparsa tanta, e si chiara luce sulle alî'ezioni

aneurismatiche da dare poco più libero campo ad altri pato

logi, d’ ingegno anche sublime, per‘ dipartirsi da quei prin‘

cip], da quelle definizioni, e da quei metodi di cura, che

da essi sono stati dati come più certi,e più razionali per co

nascere, e vincere tali malattie.

Tenendo dietro con occhio imparziale ai diversi metodi

che sono stati proposti negli andati tempi, vedremo che

Valsava, e Alhertini curarono gli aneurismi tanto interni,

che esterni con i salassi, o con la dieta, che Bartliolin,

Gueren di Bordeaux , Trayran, Sabatier, Hogdson , Larrey

con i topici refrigeranti‘, Wcltin, Léber, Pctit, Thedem

Guattani , Molinelli , e molti altri con la compressione sopra

il tumore, e che tutti con i loro particolari metodi qualche

vantaggio ritrassero nelle cure istituite.

Keilleyre, e Guillemau furono i primi clre trascurando

i metodi dei loro antecessori, conosoendone l’it1cortena, por-

.tarono il Coltello sopra il tumore, squarciundolo in tutta la

sua estensione allacciando poscia le due estremità arteriose,

e riempiendo di fila il vacuo che rimaneva dietro il votamento

dei grumi , e costituirono così il metodo antico. ‘

Anel, e Hunter riconosciuti i danni, e le spareirtevoli

‘4

infiammazioni che sviluppavansi dietro tal metodo operatorio,

e la perdita innumerevole degli individui in tal guisa ope

rati , crearono un metodo tutto nuovo, metodo che i pratici

sommi di tutte le nazioni hanno adottato, e adottano in

preferenza di ogni altro, allacciando cioè il tronco arterioso

alquanto sopra al tumore aneurismatico, lasciando quindi il

tumore medesimo in balia della Natura.

Brasdor in seguito, e Vernet crederono che ottener si

potessero risultati più felici allacciando l’ arteria al di sotto

del tumore, e ne crearono altro metodo, metodo che però

in soli pochi casi può essere al sopradescritto preferito.

Innumerevoli quistioni insorsero sulla località, e sui

vari mezzi che erano diretti ad impedire il libero circolo

del sangue, e sul tempo in cui rimaner dovevano tali mezzi

a contatto con l’arteria.

Alcuni opinarono, che dopo aver messo allo scoperto

l’ arteria al di sopra del tumore portar si dovessero più lacci

per impedire le secondarie emorragie, etali furono Guattani

Deschamps, Hunter, e Boyer. Altri praticarono la torsione,

altri la momentanea compressione dell’arteria come Dubois,

Jones, Chopart, Mounoir , e Assalini immaginando a tale

uopo,,e compressori, e pinzette. .iq ..

Bell , Travers, e Scarpa, pensarono chella legatura

temporaria del cilindro arterioso , mantenuta cioè per soli

tre o quattro giorni, potesse essere sulliciente a far si , che

le tuniche interna e media si rompessero‘, e che trasudando

una linfa coagulahile si suscitasse uu’infiammazione adesiva

capace d’ impedire J’ulcerazione del cilindro arterioso , e la

secondaria emorragia. Grande fu il numero dei seguaci di tal

metodo in Italia; fino anche ai giorni nostri sebbene in In

ghilterra sia stato del tutto abbandonato.

Laurence , Walson, Vorstershire, e fra inostri toscani

il celeberrimo professore Andrea Vaceà, opinarono , e pro

varono con ripetuti esperimenti, che con la permanente al’,

lacciatura del vaso si otteneva più sicura la guarigione, evi

tando in tal modo quasi sempre la secondaria emorragia

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tanto fatale‘ in simili circostanze, non che le ripetute dolo

rose manovre che sono indispensabili nella temporaria al

lacciatura. -

Persuaso di tal verità, non mancai di porre in opera

tal metodo nell’ individuo di cui attualmente scendo a trac-.

ciarne l’istoria. , .

Il di 20 del decorso mese di ottobre , presentossi a questo

spedale un tale Francesco Scanna colono di questa comune

di anni 34, di temperamento pletorico, e alquanto adustoì

accusando un fierissimo dolore nella parte posteriore del gi

nocchio sinistro, ossia nella cavità poplitea. Situato sopra il

letto ed esaminata accuratamente la parte, vi riscontrai un

tumore del volume di un grosso uovo, e pulsante sotto la

pressione. Interrogato il malato sulle cause che potevano

aver dato luogo allo sviluppo di quella affezione, disse, che

un mese circa prima che si facesse da me visitare, dopo

aver lavorato con la venga per un intero giorno, aveva in

cominciato a sentire qualche dolore in quella parte, e fin

d’allora si era accorto di una piccola tumefazione, che len

tamente era andata crescendo fino al punto in cui io in

quel momento la potei osservare, e che già le impediva il

libero cammino. Bipetei le più accurate indagini, e avendo

osservato che comprimendo superiormente la crurale, il tu

more cessava di pulsare, e un poco diminuiva, mentre com

primeudola al di sotto accadeva il contrario, potei accertarmi

trattarsi di un aneurisma falso circoscritto della arteria po

plitea. Non occultai al nostro malato la gravezza del suo

male, e l’ operazione a cui era necessario sottoporsi, onde

tentare almeno la guarigione che con niuno altro mezzo

ottener poteva indubitatamente. Turbò non poco questo mio

libero parlare quell’infelice, ma finalmente si decise di ri

manere in queste infermeria e di sottoporsi a tutto ciò che

l’ arte avrebbe suggerito. Situato in uno dei letti di chirur

gia gli prescrissi severissima dieta, gli feci un salasso dal

braccio, gli ordinai una limonata minerale, alcune prese di

solfato di ferro artificiale con pochi grani di digitalis pur.

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purea da prendersi a riprese, e le posche diaccie sopra al

tumore. Nel giorno consecutivo gli ripetei un salasso di once

otto; e feci applicare dieci mignatte intorno al tumore me

desimo. Scomparve il dolore che erasi manifestato nel poplite

ma incominciò la sura a farsi alquanto edematosa, ed il tu

more a crescere di volume. Seguitai la dieta, e l’ uso del solfato

di ferro per circa giorni dieci, dopo la qual’ epoca convocai

un consulto, ove niuno dissentendo, né per la natura ed

essenza della malattia, né per l’ assoluta necessità dell’ope

razione, il giorno appresso che fu il di sei di ottobre, mi

accinsiad operarlo. Alla presenza degli Eccellentissimi Signori

Dottori, Bartolini, Bianchi, Diligenti , Santucci, Curradi

padre, e figlio, Bongini, Facchini,e di varie altre persone,

preparato prima il necessario apparecchio, feci situare il

malato sopra un letto piuttosto duro, e con la gamba af

fetta alquanto flesso sulla coscia, e la coscia sul tron

00, quindi postumi alla destra del medesimo, e facen

dolo sostenere da alcuni assistenti, impugnati un bisturi pan

cinto, e a mano volante, dopo avere esaminato con la li

nistra il decorso della crurale, feci un incisione di circa

quattro pollici lungo la parte interna della coscia fra il ter

ao medio , ed inferiore, e giunsi fino all’aponeurosi del fa

scialata. Allora presi una tenta scanalata, e con un bisturi‘

di stretta lama incisi l’aponeurosi ‘ medesimo per quanto cre

dei necessario, mettendo allo scoperto il bordo interno del

Sartorio, dietro il quale suol risonntrarsi la guaina cellulosa,

entro cui contenuti sono i vasi, e nervi crurali; varie fu

rono le ricerche che io feci della guaina suindicata,<îtuando

ad un tratto mi accorsi che il muscolo saflorioera di figura

biventre, e che fra i due ventri suddetti scorrevano l'arte

ria, e i nervi crufali che per qualche momento io aveva

cercati nel punto in cui ordinariamente sogliono ritrovarsi.

Divaricai le due porzioni del sartoria, incisi la guaina cel

intesa, e separando con la spatola di uno specillo la‘ vena, ed

i nervi crurali, denudai per poche linee l’arteria medesima,

che ritrovai di piccolo calibro, 0 con un cordoncino compo

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sto di 4 fila di refe incerato, portato al di sotto dell’arte

ria per mezzo dell’ago di Declxamps la circondai , e con un

semplice nodo stringendola, esaminai se il tumore aneuri

smatico ulteriormente pulsava. Assicuratomi essere cessate

all'atto le pulsazioni nel tumore . strinsi un poco più il nodo,

e l'acendovene un altro sopra , estrassi dalle labbra della fe

rita l’ansa con cui avevo allacciata la crurale , ed un’altra

piccola ansa occorsa per allacciare una delle altre arterie

muscolari; riunii la ferita con strisce di cerotto applicandovi

poscia fila, pezze, ed una adattata fasciatura. Il malato fu

alquanto docile, e sostenne l’ operazione con molta impertur

babilità. Nessun sensibile raffreddamento comparve nell’arto

sottoposto, che però credei prudenziale di circondare con leg

gerissimi guanciali ripieni di lana , evitando qualunque com«

pressione anche sui vasi capillari, e feci situare alla pianta

del piede alcune bottiglie ripiene di acqua calda, e per be

vanda gli prescrissi la semplice limonata. Lo feci porre in

una stanza appartata, e i soli brudi servir doveronli per

qualche giorno di nutrimento. Verso la sera essendosi i polsi

fatti alquanto frequenti più per lo sbilancio idraulico avve

noto, che per incipiente processo flogistico, gli feci un pic

colo salasso di once sei. La notte passò piuttosto tranquilla.

Il dìsette nella mattina lo trovai apirettico , e l’ arto sotto

posto con il suo calor naturale. Il di 10 novembre giorno

quinto dell’ operazione, avendo passati gli altri giorni nella

solita calma , volli fare la prima medicatura. Tolsi con som

ma diligenza l’ applicato apparecchio, e trovai la coscia

pochissimo tumida, la ferita per un buon terzo riunita , ed il

tumore molto diminuito di volume. Riapplicai isoliti cerotti, fila,

e fasciatura inibendogli il più piccolo movimento. Il di set

timo rinnovai la medicatura, ed eranvi abbondanti suppura

zioni:, solita dieta, e bevanda. Nell‘uudccimo giorno cadde il

piccolo laccio dell‘arteria muscolare, e trovai anche in minor

quantità le suppurazioni. Nel quindicesimo, incominciai a

fare qualche leggiera trazione sul laccio della crurale, e nel

giorno di poi lo potei estrarre con niuna diflicoltà, venendo

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unitamente al laccio circa dieci linee dell’ arteria medesima,

pervia per tutta quella estensione, e solo un poco. lacerata

al di sotto della legatura. Itiunii al solito la piaga con i

cerotti lasciandovi solo un piccolo spazio per la libera sor

lita della supporazione. Le condizioni generali furono sem

pre plausibili, non essendosi mai presentata nel polso la

più piccola alterazione. Per dare più facile sortita alle poche

suppurazioni che si formavano , incominciai a medicarlo ogni

giorno, aumentando anche un poco il vitto. Feci qualche

contatto con nitrato di‘ argento, e così in circa giorf

ni trentacinque potei ottenere la cicatrizzazione comple

tu della creata incisione , e la scomparsa quasi totale del

tumore aneurismatico, essendovi solo rimasto un piccol nu

cleo che con l’ andar del tempo verrà probabilmente dai vasi

linfatici totalmente assorbito.

Tutti i metodi curativi proposti per gli esterni aneuri

smi hanno per oggetto l’obliteramento della porzione dila.

tata dell’ arteria , acciocchè addivcnga impermeabile al sangue

e si cambi il tumore aneurismatico in una cisti sanguigna

isolata nel mezzo delle parti circostanti, il di cui contenuto

deve essere rapidamente assorbito. Basati su tal principio

cl'ti propose , come sopra dissi, la compressione; chi l’allac-,

ciatura temporaria , chi la permanente. Ciascuno riportò van

taggi dal metodo prescelto: ed in conseguenza opinò che in

un modo, o nell’altro eseguita fosse tale allacciatura, non

ad altro servisse che a rompere le taniche media, ed interna

del cilindroarterioso, e trasudando da questa rottura una

linfa coagulabile servisse alla reciproca adesione delle pareti

arteriose, ed in conseguenza alla guarigione dell’aneurisma

A me però non sembra che tale asserto si possa in

tutti i casi generalizzare, essendo osservazione di pratici

molto famigerati come Jones, Travers, e Hutchison esserne

necessario che si susciti lungo il canale arterioso sopra, e

sotto la legatura un’ infiammazione adesiva , che unitamente

al grumo conico, che comunemente vi si suole osservare im

pedisca l‘ ulteriore emorragia formandosi ivi un coagulo sta

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bile, e permanente senza che però segua rottura alcuna

delle membrane suindicate. Il caso da me sopra descritto,

sembrami essere in parte sufliciente a provar tal verità, o

almeno ad aprire un vasto campo a più accurate osservazio

ni. Il distacco avvenuto di un pollice circa di cilindro arte

rioso al decimo sesto giorno , e la sortita del medesimo ,

unitamente al laccio, rimasto pervio tanto superiormente,

che inferiormente: e solo in parte esulcerato nel punto pre

ciso della legatura , senza che le tuniche interne, e media

in quel punto si fossero per la più piccola parte fra loro

aderite, non è forse una prova convincente ? Se in questo

caso quel grumo benefico otturato stabilmente non avesse il

lume del cilindro arterioso, come accader poteva quel distac

co, e la stabile guarigione dell’individuo operato? Se le tu

niche arteriose non si erano fra loro riunite al decimo sesto

giorno per cinque, o sei linee sopra , e sotto la legatura ,

in qual guisa riunir si potevan in tre , o quattro giorni, o

anche in poche ore, come con tutto il vigore sostengono i

fautori della temporaria allacciatura? In tal circostanza l’ aver

tolto il laccio al terzo giorno, avrebbe dato luogo probabil

mente 0 al riempimento del tumore, o a spaventosa totale

emorragia come avvenne a Travers, e Hutchison nei loro ri

petuti esperimenti tanto nell’ uomo, che negli animali, Da

ciò adunque deve concludersi che il laccio di qualunque ge_

nere esso sia , serve nella maggior parte dei casi come mezzo

meccanico per impedire il libero circolo del sangue, e serve

di punto di appoggio ai strati di fibrina depositati dal san

gue per la formazione del grumo, dando quindi luogo allo

sviluppo di quella infiammazione adesiva necessaria per il

consolidamento del cilindro arterioso. Tali vantaggi ottener

non si ponno che con I’ allacciatura permanoznte,non stando

in confronto l’ irritazione prodotta dalla permanenza del laccio

per dodici, o quindici giorni, con quella che deve suscitarsi

dalla introduzione di molti corpi estranei entro la ferita, e

a contatto dell’arteria, e sollecita remozione dei medesimi ,

mettendo in opra la temporaria allacciatura di esito molto

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incerto, non essendo in facoltà dell’ operatore il potere cal

colare quanto tempo può esser necessario , acciocchè le pa

reti interne dell’arteria abbiano acquistate aderenze tali e

formata siasi così stabile cicatrice da poter resistere alla forza

impellente del sangue, divenuta più energica mediante l’ac

corciamento del cilindro arterioso, non potendo in così

breve tempo i vasi collaterali dilatarsi in modo da potersi

riequilibrare la disturbata circolazione.