R. Caporali, Uguaglianza, Cristianesimo medievale

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1 Uguaglianza: Vangeli «Voi sapete che fu detto: “Amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; perché Egli fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». (Matteo, 5, 43-45).

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Uguaglianza: Vangeli

«Voi sapete che fu detto: “Amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; perché Egli fa sorgere il suo sole sopra i cattivi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti».

(Matteo, 5, 43-45).

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Uguaglianza: Discorso della montagna (Le beatitudini)

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli! Beati gli afflitti, perché saranno consolati! Beati i miti, perché erediteranno la terra! Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati! Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia! Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio! Beati i pacificatori, perché saranno chiamati figli di Dio! Beati quelli che sono perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati sarete voi, quando vi oltraggeranno, e perseguiteranno, e falsamente diranno di voi ogni male per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli: così infatti hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi».

(Matteo, 5, 1-12).

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Uguaglianza: Vangeli

«Voi sapete che quelli che passano per capi delle nazioni le governano con imperio, e i loro grandi esercitano il potere su di esse. Ma non così dev’essere tra voi. Al contrario, colui che vorrà diventare grande fra voi, sarà il vostro servo; e colui che fra voi vorrà essere il primo, sarà lo schiavo di tutti».

(Marco, 10, 42-44; e cfr. Matteo, 19, 21).

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Uguaglianza: Vangeli

«Ecco mia madre e i miei fratelli. Perché chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, egli è mio fratello e mia sorella e mia madre»

(Matteo, 12, 46-50; e cfr. Marco, 3, 31-35; Luca, 8, 19-21).

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Uguaglianza: separazione morale - politica

«Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio»

(Giovanni, 12, 47; e cfr. Luca, 12,13-14; Marco, 12, 13-17)

«Il mio regno non è di questo mondo»

(Giovanni, 18, 36).

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Uguaglianza: Paolo di Tarso

«Infatti noi tutti siamo battezzati in un solo Spirito, Giudei e Gentili, e servi e liberi, per formare un corpo solo, e tutti siamo stati dissetati con un solo Spirito».

(Prima lettera ai Corinti, 12, 13-14).

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Paolo di Tarso: uguaglianza

«Qui non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, Ma Cristo è tutto in tutti»

(Lettera ai Colossesi, 3, 10-12)

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Paolo di Tarso: uguaglianza

«Perciò voi, che in passato eravate Gentili […] ricordatevi che allora eravate senza il Cristo, separati dalla comunanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, privi di speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi, che una volta eravate lontani, siete diventati i congiunti mediante il sangue di Cristo. Egli, infatti, è la nostra pace, colui che ha fatto di due uno solo».

(Lettera ai Colossesi, 3, 10-12)

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Paolo di Tarso: organicismo

«Come infatti in un solo corpo abbiamo più membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così noi, benché in molti, formiamo un solo corpo in Cristo e, da singoli, siamo membra gli uni degli altri. Poiché noi abbiamo dei doni differenti, secondo la grazia che ci è stata concessa […]».

(Lettera ai Romani, 12, 4-7).

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Paolo di Tarso: organicismo

[…] se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono con lui, e se invece un membro viene onorato ne gioiscono tutte le altre».

(Prima lettera ai Corinti, 12).

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Paolo di Tarso: donna

«Non permetto alla donna di insegnare e di dettar legge all’uomo, ma se ne stia in silenzio. Prima, infatti, fu formato Adamo e solo dopo Eva; e non Adamo fu sedotto, mentre la donna, che si lasciò sedurre, cadde nella trasgressione».

(Prima lettera a Timoteo, 2, 12-15)

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Vangeli apocrifi: la donna

- Vangelo dell’infanzia armeno: Eva redenta dall’avvento di Cristo.

- Vangelo di Nicodemo: Gesù si cala nell’Inferno, a liberare Adamo ed Eva.

- Vangelo di Bartolomeo: Adamo è il sole che brilla, Eva la luna opaca; si guardano l’un l’altro ada Oriente e da Occidente.

- Libro di Giovanni evangelista: Dio ha creato solo esseri spirituali, precipitati nel fango per loro colpa; tra essi la seduttrice Eva.

(Cfr. I vangeli apocrifi, Torino, Einaudi, 1990/2, pp. 165-166, 375, 431, 574-575).

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Maria = «seconda Eva»

Maria = «seconda Eva», ovviamente con funzione inversa (salvifica) rispetto a quella peccaminosa della prima genitrice: immagine che risale a Giustino di Nablus (?? – 162 ca), ma è poi ricorrente nella Patristica del IV e V secolo.

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Paolo di Tarso: condizione sociale

«Ognuno resti nella condizione in cui era quando fu chiamato. Sei stato chiamato quando eri schiavo? Non te ne preoccupare e, anzi, potendo diventare libero, approfitta piuttosto della tua condizione di schiavo; perché chi da schiavo è stato chiamato nel Signore, è un liberto di Cristo».

(Prima lettera ai Corinti, 7, 20-22).

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Pietro: condizione sociale

«Servi, siate sottomessi ai vostri padroni, non solo a quelli che son buoni e gentili, ma anche a quelli intrattabili. Poiché è un merito sopportare afflizioni per motivi di coscienza rispetto a Dio quando si soffre ingiustamente. Che gloria vi è, infatti, nel sopportare cattivi trattamenti quando si è mancato? Ma se voi sopportate le sofferenze quando avete agito rettamente questo è un merito davanti a Dio»

(Prima lettera di Pietro, 2, 18-21).

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Paolo di Tarso: condizione sociale

«Servi, obbedite ai vostri padroni di quaggiù, con rispetto e timore, nella semplicità del vostro cuore, come al Cristo, non soltanto quando siete sotto i loro occhi, come se doveste piacere solo agli uomini, ma come servi di Cristo, che fanno di buon cuore la volontà d’Iddio».

(Lettera agli Efesini, 6, 5-6: sott. mia).

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Paolo di Tarso: soggezione politica

«Ognuno sia soggetto alle autorità superiori; poiché non c’è autorità che non venga da Dio (non est enim potestas nisi a Deo), e quelle che esistono, sono disposte da Dio; perciò chi si oppone all’autorità resiste all’ordine stabilito da Dio».

(Lettera ai Romani, 13, 1-2).

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Paolo di Tarso: soggezione politica

«a chi è dovuta l’imposta, l’imposta; a chi la gabella, la gabella; a chi l’ossequio (timor), l’ossequio,a chi l’onore, l’onore».

(Lettera ai Romani, 13, 4-7).

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Paolo di Tarso: gli animali

«Continuate a mangiare ogni cosa che si vende al macello, senza informarvi a motivo della vostra coscienza; poiché “a Dio appartiene la terra e tutto ciò che la riempie”».

(1 Corinti, 10, 25-26).

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Eden - età dell’oro

Giustino di Nablus

Teofilo di Antiochia

Ireneo di Lione

Lucio Firmiano Lattanzio

Agostino

Gregorio I

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Padri: uguaglianza

«Certamente la natura ha generato tutti uguali»; «omnes namque natura aequales sumus»:

Gregorio I (540 ca 604), Commento morale a Giobbe, XXVI, 26; Id, La regola pastorale, III, 5

( Ulpiano: «quod ad ius attinet, omnes homines aequales sunt»).

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Padri: uguaglianza

• [Dio] «volle che l’essere ragionevole, creato a sua immagine, fosse padrone soltanto degli esseri irragionevoli, non l’uomo dell’uomo, ma l’uomo del bestiame (non hominem homini, sed hominem pecori).

• Agostino di Tagaste (354-430), La città di Dio, XIX, 25.

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Organicismo

«Né, infatti, il tutto poteva stare in piedi per altro motivo, senza un grande ordine di questo genere, fatto di diversità».

(Gregorio I, Lettere, V, 59).

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Disuguaglianza - peccato

«non è la natura, ma la colpa, a generare differenze di grado, cosicché alcuni si vedono affidare il compito di governare gli altri».

(Gregorio I, Commento morale a Giobbe, XXVI, 26).

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Agostino

«Sebbene quindi chiamati al regno dove non contano nulla le autorità di questo mondo, tuttavia finché siamo in vita e non ancora arrivati a quel mondo dove sarà tolto di mezzo ogni comandante e potestà, dobbiamo accettare con pazienza la nostra condizione, stando all’ordine costituito per le realtà umane. Non dobbiamo agire con sotterfugi ma nel nostro comportamento rispettare non tanto gli uomini quanto Dio che dà tali precetti».

(Agostino di Tagaste, Questioni sulla Lettera ai Romani, 64).

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«Alcuni di essi, infatti, sono dati per la correzione e il profitto dei sudditi e per la salvaguardia della giustizia, altri per il timore, la vendetta, la repressione, altri per il ludibrio, l’insolenza e l’orgoglio, come essi sudditi meritano, perché il giusto giudizio di Dio, come abbiamo detto, raggiunge ugualmente tutti».

Ireneo di Lione (130 – 200 a. C.), Contro le eresie, V, 24, 3.

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Potere - peccato

«In conseguenza dell’ira di Dio, i popoli ricevono un governante quale si meritano per i loro peccati. Talora, a causa della malvagità del popolo, anche i re si trasformano e quelli che prima sembravano essere buoni, una volta che hanno ricevuto il potere regale, diventano ingiusti».

Isidoro di Siviglia (560 ca 636), Libro delle sentenze, III, 48, 11.

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Raterio

Raterio, vescovo di Verona (890-974 ca)

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Gregorio VII

«Chi non sa che re e principi ebbero inizio da coloro che, ignorando Dio, con superbia, rapine, perfidia, omicidi, in definitiva quasi con ogni sorta di delitto, sotto l’ispirazione del diavolo, signore del mondo, pretesero, per cieca cupidigia e intollerabile presunzione, di dominare sui loro pari, cioè sugli uomini?».

Gregorii 7. Registrum epistolarum, VIII, 21 (a Ermanno, vescovo di Metz, datata 1081).

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Ideologia trinitaria

«Unico e trino è dunque il vincolo che corre fra loro.

Così soltanto poté un tempo trionfare la legge,e poté il mondo raggiungere la pace».

(Adalberone di Laon, Carmen ad Robertum regem)

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Hildegard von Bingen

«Si avrebbe altrimenti un inselvatichimento dei costumi e la gente si strazierebbe in odio reciproco, quando il ceto superiore fosse abbassato a quello inferiore, e questo si elevasse a ceto superiore. Dio divide il suo popolo sulla terra in ceti diversi, così come gli angeli in cielo sono ordinati in gruppi diversi, nei semplici angeli e negli arcangeli […], nei cherubini e nei serafini».

Migne, Patr. lat. ,197, col. 338, Epistola CXVI.

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Hildegard von Bingen

«La donna è debole e si rivolge all’uomo perché si prenda cura di lei, come la luna riceve dal sole la sua forza; deve dunque essere sottomessa all’uomo e sempre pronta a servirlo»

(Il Libro Divino delle Opere, Milano, Mondadori, 2004/3, p. 499).

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Hildegard von Bingen

«Ma se Adamo avesse violato il precetto prima di Eva, allora quella trasgressione sarebbe stata tanto grave e irreparabile, che l’uomo stesso sarebbe caduto di fronte all’enormità e al perdurare di simile irreparabilità, senza volersi o potersi salvare. La colpa, commessa prima da Eva, si poté cancellare più facilmente, perché lei era più fragile dell’uomo».

(Hildegard von Bingen, Cause e cure delle infermità, Palermo, Sellerio, 1997, p. 93).

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Donna nel Medioevo

G. Duby, I peccati delle donne nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari, 1996, pp. 7-8, che sintetizza il poema Livre des manières, scritto fra il 1174-1178 da Stefano Fougères, prima cappellano di Enrico Plantageneto, e poi vescovo di Reims.

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Christine de Pizan (1365 ca – 1430 ca)

«Dire che la maggior parte delle donne non sia virtuosa è falso […] l’esperienza quotidiana dimostra la loro devozione e gli atti caritatevoli e le virtù; inoltre è assai provato che da loro non provengono i grandi orrori e il male commessi nel mondo continuamente»

Le Livre de la Cité des Dames (1404-1405), trad. it. La città delle Dame (1997), Roma, Carocci, 2007/3, p. 373.

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Tommaso d’Aquino (1221-1274)

«1. Secondo l’ordine stabilito da Dio la vita degli animali e delle piante non viene conservata per se stessa, ma per l’uomo. Ecco perché sant’Agostino scriveva: “Secondo l’ordine sapientissimo del Creatore la loro vita e la loro morte sono subordinate al nostro vantaggio”.

2. Gli animali e le piante non hanno la vita razionale, per governarsi da se stessi, ma sono sempre come governati da altri mediante un istinto naturale. E in questo abbiamo il segno che essi sono subordinati per natura, e ordinati all’uso di altri esseri.

3. Chi uccide il bove di un altro non pecca perché uccide un bove, ma perché danneggia un uomo nei suoi averi. Ecco perché questo fatto non è elencato tra i peccati di omicidio, ma tra quelli di furto e rapina»

(Summa theologiae, XV, quaest. 65, art. 3)

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Tommaso d’Aquino (1221-1274)

Donne generate in auditorium: quali aiuti dell’uomo, ai fini della procreazione

(Summa theologiae, I, 1, quaest. 92)