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La rivista vuol essere un luogo aperto di interrogazione, di confrontoe di critica delle scienze del nostro tempo, soprattutto di quelle scienzenei cui paradigmi epistemologici e nelle cui tradizioni di ricerca si èsedimentato il sapere dell’umano con le sue forme peculiari di razionalità.Riteniamo che oggi la pratica della filosofia non possa ridursi ad una“ruminazione” storiografica fine a se stessa, ma debba incontrare sul suostesso terreno gli archivi e le sfide del tempo. Sotto questo profilo, ilprefisso “post-”, per quanto inflazionato, allude da un lato al pluralismodegli orientamenti e delle prospettive filosofiche come un dato di fattoincontestabile della nostra attualità, dall’altro ad un movimento di torsioneinterna alla tradizione filosofica nella ricerca di nuovi linguaggi e di nuovecategorie in grado di pensare e comprendere il nostro presente. Su questopunto siamo d’accordo con Deleuze e Guattari quando affermano che“non si può ridurre la filosofia alla propria storia, perché la filosofia nonsmette di divincolarsene per creare nuovi concetti che pur ricadendovinon ne derivano” (G. Deleuze - F. Guattari, Che cos’è la filosofia?). Si trattadi intraprendere un lavoro di delimitazione critica della storia della filosofia(e, dunque, della metafisica) che non sia fine a stesso, vale a dire tale chenon sfoci né in una ripetizione tautologica del medesimo (come avvienein Heidegger), né in una mera ricostruzione delle branche speciali in cuila pratica filosofica si è via via strutturata (ontologia, gnoseologia, etica ecosì via) diventando così una disciplina accademica. Il lavoro di delimitazionecritica consiste nell’accettare le sfide del pensiero e del mondo in cuiviviamo sul terreno della sperimentazione filosofica facendo emergerevolta per volta la fecondità e i limiti dei concetti che la pratica filosoficaci ha trasmesso. Così intesa, la pratica filosofica conserva la sua connotazioneintrinseca di sapere storico (per riprendere un’espressione cara a EugenioGarin), ma in un’accezione pregnante rispetto al rischio sempre incombentedi una sua museificazione o riduzione a mero reperto erudito. In questoorizzonte, il filosofo si troverà ad affrontare, a nostro avviso, almeno trecompiti: 1) riattraversare con un approccio critico-genealogico, e a partiredalle aporie del presente, il processo storico che dalla nascita della filosofiain Grecia ha condotto alla proliferazione delle conoscenze specialisticheproprie delle scienze umane o sociali: dal politico al religioso, dal socialeal giuridico, dall’economico allo psicologico; 2) esplorare il retroterrafilosofico (metafisico, scientifico, teologico-politico), da cui è sorta e si èsviluppata la concettualità diffusa della nostra epoca, a cominciare daparole-chiave come “democrazia”, “cittadinanza”, “diritti umani”,“multiculturalismo”, ecc.; 3) raccogliere ed elaborare sul piano della teoriale istanze di verità e di giustizia che provengono da un mondo “uscitofuori dai gangli”, mantenendo accesa la debole luce della ragione edell’utopia.

Roberto Finelli e Francesco Fistetti

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Questo numero viene pubblicato con un contributo PRIN-COFIN 2003

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COMITATO SCIENTIFICO:

Bruno ACCARINOBethania ASSYGiuseppe CACCIATOREDomenico CHIANESEPietro COSTAAntonio DE SIMONEPiero DI GIOVANNIFrancesco DONADIOMaria Rosaria EGIDIDomenico M. FAZIOSimona FORTIVanna GESSA KUROTSCHKA

Fabrizio LOMONACORomano MADERA Mario MANFREDI Edoardo MASSIMILLA Fabio MINAZZI Salvatore NATOLI Mario PERNIOLA Stefano PETRUCCIANI Furio SEMERARI Marcello STRAZZERI Andrea TAGLIAPIETRA

Direttori: Roberto FINELLI e Francesco FISTETTI

Comitato direttivo: Francesco FISTETTI (direttore responsabile)Roberto FINELLI (co-direttore)Francesca R. RECCHIA LUCIANI (direttore editoriale)

SEGRETERIA DI REDAZIONE: Sergio Alloggio, Clarice Isabella Luisi, Vito Santoro

Indirizzo:Francesca. R. Recchia LucianiDipartimento di Scienze filosoficheUniversità degli Studi di BariPalazzo Ateneo – Piazza Umberto I - 70100 BARITel. 080 5714161email: [email protected] [email protected].

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Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

JEROME KOHN Il male: un crimine contro l’umanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

AXEL HONNETH Autorealizzazione organizzata. Paradossi dell’individualizzazione 27

CHRISTIAN LAZZERI E ALAIN CAILLÉ Il riconoscimento oggi: le poste in gioco di un concetto . . . . . . . 45

BRYAN S. TURNER Cittadinanza, multiculturalismo e pluralismo giuridico: diritti culturali e teoria del riconoscimento critico . . . . . . . . . . . . 77

FRANCESCO FISTETTIIl paradigma del riconoscimento: verso una nuova teoria critica della società? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95

ROBERTO FINELLI Una libertà post-liberale e post-comunista. Riflessioni sull’etica del riconoscimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121

FRANCESCA R. RECCHIA LUCIANI Post-filosofia dei diritti umani: il corpo e le dinamiche del riconoscimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141

ANTONIO DE SIMONEIdentità, alterità, riconoscimento. Tragitti filosofici, scenari della complessità sociale e diramazioni della vita globale . . . . . . . . . . 165

INDICE

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VITO SANTORORiconoscimento e soggettività nella filosofia pratica tedesca . . . 193SERGIO ALLOGGIOGlobalizzazione e diritti. Su alcuni recenti contributi . . . . . . . . . . 217

4 Indice

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INTRODUZIONE

Abbiamo scelto di inaugurare la rivista con una riflessione sulla problematica del riconoscimento/misconoscimento, dando conto delle posizioni più significative che nel dibattito filosofico internazionale si vanno confrontando ormai da qualche decennio. Punto di partenza per questa riflessione è il saggio di Jerome Kohn sul tema del male in Hannah Arendt, in particolare su quella forma di misconoscimento radicale del genere umano che sono state Auschwitz e Kolyma. Il No-vecento è stato il secolo in cui la politica per la prima volta nella storia si è attestata sulla soglia della distruzione metodica della vita umana e della riduzione pianificata dell’uomo da “animale politico” ad es-sere puramente biologico. In ultima analisi, tre sono i paradigmi che in materia di riconoscimento/misconoscimento si contendono oggi la scena: il paradigma del riconoscimento vero e proprio (A. Honneth), il paradigma della giustizia (N. Fraser) e il paradigma del dono (A. Caillé e la rivista del MAUSS). Specialmente dai contributi di Alain Caillé e Christian Lazzeri e di Bryan S. Turner si comprende come il tema del riconoscimento/misconoscimento metta in discussione non solo l’intera tradizione delle scienze sociali fino alle più recenti teo-rie della scelta razionale (rational action theory, RAT) e degli attori in rete (analysis network theory, ANT), ma i modelli dominanti delle filosofia morale e politica, inclusa la grande tradizione giuridica oc-cidentale da Kant a Kelsen. Sebbene da prospettive teoriche diverse, Caillé-Lazzeri e Turner concordano che sia il liberalismo politico di J. Rawls sia la teoria dell’agire comunicativo di J. Habermas appaio-no del tutto insufficienti a descrivere-interpretare in termini adeguati la complessità della questione del riconoscimento/misconoscimento

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non solo sul piano della genesi della soggettività individuale, ma so-prattutto su quello delle condizioni sociali e politiche che rendono possibile un rapporto positivo con se stessi e con gli altri. Il saggio di Honneth sviluppa il motivo dell’“autorealizzazione” dell’identi-tà personale mostrando il paradosso che una parola d’ordine come quella della “realizzazione di sé”, in origine carica di una semantica emancipativa, si capovolga nel suo contrario, una volta che venga inscritta nella logica del mercato e in tal modo resa sinonimo di una sempre più diffusa deregolamentazione e precarizzazione dei rapporti di lavoro e dell’uso dei talenti individuali e delle competenze tecni-co-scientifiche. Il paradigma del dono, nella versione di Caillé e dei teorici del MAUSS, indica una via di ricerca del tutto inedita rispetto ai paradigmi egemonici del liberalismo rawlsiano e del cosmopoliti-smo habermasiano, ma anche rispetto al versante filosofico contem-poraneo che ha rielaborato l’antropologia maussiana del dono nella direzione che, volendo usare una formula corrente, possiamo definire dell’“impolitico” nella duplice versione da un lato di Bataille, Blan-chot e Derrida in Francia e dall’altro di M. Cacciari e R. Esposito in Italia. Sulla strada aperta dal paradigma del dono sono possibili, invece, sviluppi fecondi sia di una nuova teoria critica della società che passi attraverso una teoria critica della globalizzazione, sia un ripensamento dell’universalismo dei diritti incentrato sulla vulnerabi-lità e sulla fragilità del corpo umano, sia infine una riconsiderazione della soggettività individuale alla luce di forme sociali o istituzioni del riconoscimento – anche in senso strettamente costituzionale – che siano intese esse stesse come beni sociali fondamentali.

6 Introduzione

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La rivista vuol essere un luogo aperto di interrogazione, di confrontoe di critica delle scienze del nostro tempo, soprattutto di quelle scienzenei cui paradigmi epistemologici e nelle cui tradizioni di ricerca si èsedimentato il sapere dell’umano con le sue forme peculiari di razionalità.Riteniamo che oggi la pratica della filosofia non possa ridursi ad una“ruminazione” storiografica fine a se stessa, ma debba incontrare sul suostesso terreno gli archivi e le sfide del tempo. Sotto questo profilo, ilprefisso “post-”, per quanto inflazionato, allude da un lato al pluralismodegli orientamenti e delle prospettive filosofiche come un dato di fattoincontestabile della nostra attualità, dall’altro ad un movimento di torsioneinterna alla tradizione filosofica nella ricerca di nuovi linguaggi e di nuovecategorie in grado di pensare e comprendere il nostro presente. Su questopunto siamo d’accordo con Deleuze e Guattari quando affermano che“non si può ridurre la filosofia alla propria storia, perché la filosofia nonsmette di divincolarsene per creare nuovi concetti che pur ricadendovinon ne derivano” (G. Deleuze - F. Guattari, Che cos’è la filosofia?). Si trattadi intraprendere un lavoro di delimitazione critica della storia della filosofia(e, dunque, della metafisica) che non sia fine a stesso, vale a dire tale chenon sfoci né in una ripetizione tautologica del medesimo (come avvienein Heidegger), né in una mera ricostruzione delle branche speciali in cuila pratica filosofica si è via via strutturata (ontologia, gnoseologia, etica ecosì via) diventando così una disciplina accademica. Il lavoro di delimitazionecritica consiste nell’accettare le sfide del pensiero e del mondo in cuiviviamo sul terreno della sperimentazione filosofica facendo emergerevolta per volta la fecondità e i limiti dei concetti che la pratica filosoficaci ha trasmesso. Così intesa, la pratica filosofica conserva la sua connotazioneintrinseca di sapere storico (per riprendere un’espressione cara a EugenioGarin), ma in un’accezione pregnante rispetto al rischio sempre incombentedi una sua museificazione o riduzione a mero reperto erudito. In questoorizzonte, il filosofo si troverà ad affrontare, a nostro avviso, almeno trecompiti: 1) riattraversare con un approccio critico-genealogico, e a partiredalle aporie del presente, il processo storico che dalla nascita della filosofiain Grecia ha condotto alla proliferazione delle conoscenze specialisticheproprie delle scienze umane o sociali: dal politico al religioso, dal socialeal giuridico, dall’economico allo psicologico; 2) esplorare il retroterrafilosofico (metafisico, scientifico, teologico-politico), da cui è sorta e si èsviluppata la concettualità diffusa della nostra epoca, a cominciare daparole-chiave come “democrazia”, “cittadinanza”, “diritti umani”,“multiculturalismo”, ecc.; 3) raccogliere ed elaborare sul piano della teoriale istanze di verità e di giustizia che provengono da un mondo “uscitofuori dai gangli”, mantenendo accesa la debole luce della ragione edell’utopia.

Roberto Finelli e Francesco Fistetti

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