Quattro Idee per il Futuro – Edizione 2009

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QUATTRO IDEE PER IL FUTURO Riflessioni e orientamento per gli studenti in Chimica, Fisica, Matematica e Scienza dei Materiali MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA CONFERENZA NAZIONALE DEI PRESIDI DELLE FACOLTÀ DI SCIENZE E TECNOLOGIE CONFINDUSTRIA

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QUATTRO IDEE PER IL FUTURORiflessioni e orientamento per gli studenti inChimica, Fisica, Matematica e Scienza dei Materiali

MINISTERO DELL’ I STRUZ IONE , DELL’UN IVERS ITÀ E DELLA R ICERCA

CONFERENZA NAZ IONALE DE I PRES ID I DELLE FACOLTÀ D I SC IENZE E TECNOLOGIE › CONF INDUSTR IA

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A cura della

CONFERENZA NAZIONALE DEI PRESIDI

DELLE FACOLTÀ DI SCIENZE E TECNOLOGIE

QUATTRO IDEE PER IL FUTURORiflessioni e orientamento per gli studenti inChimica, Fisica, Matematica e Scienza dei Materiali

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Grafica e Art Direction ORFEO PAGNANI

Testi R. BASSOLI, P. GRECO, S. MENNA, A. ZACCHEDDU, S. BENCIVELLI

Illustrazioni ALESSANDRO FERRARO

Impaginazione - Roma

S O M M A R I O

_07– IL PROGETTO LAUREE SCIENTIFICHE

_07– Perché ci rivolgiamo a te con questo libretto?_08– Crisi delle vocazioni scientifiche_14– Il progetto_16– Laboratori per scoprire la scienza_17– I laboratori di matematica_17– I laboratori di fisica_18– I laboratori di chimica_18– I laboratori di scienza dei materiali_20– I mestieri della scienza_20– Dove si studia_27– Le statistiche_36– Il percorso di studi universitario_42– Lo stage

_50– LE FACOLTÀ DELLA SCIENZA

_51– La Matematica_55– La Chimica_59– La Fisica_64– La Scienza dei materiali_66– Che cosa si fa a matematica_67– Che cosa si fa a chimica_68– Che cosa si fa a fisica_70– Che cosa si fa a scienza dei materiali_72– I mestieri dei matematici_74– I mestieri dei chimici_76– I mestieri dei fisici_78– I mestieri dello scienziato dei materiali

Ti proponiamo inoltre tante testimonianze di laureati in materie scientifiche che hannopercorsi professionali interessanti

© 2009

A cura della

CONFERENZA NAZIONALE DEI PRESIDI

DELLE FACOLTÀ DI SCIENZE E TECNOLOGIE

ISBN 978-88-95688-26-8

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Perché ci rivolgiamoa te con questo libretto?

Perché l’Italia ha bisogno di giovani con una forte cultura scientifica, capaci di farprogredire socialmente ed economicamente il Paese.Qui ti proponiamo delle idee e delle ragioni per iscriverti acorsi di laurea scientifici e ti presentiamo un progetto chepuò aiutarti: il Progetto Lauree Scientifiche.

L’Italia ha bisogno di più scienziatiI paesi che hanno molti scienziati in grado di scoprire,inventare e applicare cose nuove, sono paesi dove c’è piùbenessere. E dove la qualità della vita di tutti migliorasempre di più. Perché la scienza risolve i problemi. Alcunevolte la tecnologia li crea, ma anche in questi casi le solu-zioni vanno trovate utilizzando il metodo scientifico.È per questo che la cultura scientifica è diventata quella sucui si basano tutte le società avanzate, quelle più ricche,quelle più forti. Soprattutto nei momenti di crisi econo-mica, quando la conoscenza diventa un fattore fondamen-tale per la ripresa.

Confindustria:

è la principale organizzazionerappresentativa delleimprese manufatturieree di servizi in Italia.Raggruppa, su base volontaria,più di 116.000 impresedi tutte le dimensioni perun totale di circa 4.300.000addetti.

Conferenza Nazionaledei Presidi delle Facoltàdi Scienze e Tecnologie:

associa i Presidi in caricadelle Facoltà di Scienzee Tecnologie, di ScienzeMatematiche, Fisichee Naturali, di ChimicaIndustriale, di ScienzeNautiche, di ScienzeAmbientali, e altrefacoltà affini.

Ministero dell’Istruzione,dell’Università e dellaRicerca:

è il ministero che si occupadell’istruzione scolastica,della formazione universitaria,dell’alta formazione artisticae musicale e della ricerca.

con.Scienze

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C’è una gara mondiale a chi laurea più giovaniin materie scientificheÈ così che molti paesi (soprattutto Stati Uniti, Cina, India, Svezia, Israele), stanno inve-

stendo enormi risorse per poter avere sempre più laureati inmaterie scientifiche. C’è una gara planetaria a chi riesce alaureare più persone in materie scientifiche, una competi-zione che punta anche a “rubare” i cervelli agli altri paesi,a far studiare e a trattenere poi a lavorare il maggior numerodi giovani che provengono da altre parti del mondo.

La “fuga dei cervelli” è un dannoPer questo la “fuga di cervelli”, cioè l’emigrazione senza ritorno dei giovani ricercatori

italiani, è un danno per il nostro paese.

Crisi delle vocazioni scientifiche

Dunque, abbiamo bisogno di ricercatori, di scienziati, di giovani che scelgano questa stradaper il loro futuro. Invece sta accadendo qualcosa che ci preoc-cupa molto. Vogliamo parlartene perché sei un cittadino diquesto paese e crediamo che sia giusto chiederti di sapere e diagire per migliorare il nostro presente e il tuo futuro.

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Ci sono sei milioni di scienziatinel mondo, più di quanti nesiano mai esistiti sommandotutti i secoli prima del 1900.Nei paesi più industrializzati,negli ultimi dieci anni iricercatori sono cresciuti quasidel cinquanta per cento.Eppure non bastano mai. Tuttii paesi più evoluti fanno a garanon solo per formare piùricercatori possibili, ma ancheper portare a studiare nelleproprie università i giovani piùbravi degli altri paesi.

MAI COSÌ TANTISCIENZIATI SULLA TERRA

La spesa in ricerca scientifica esviluppo tecnologico ha toccato,alla fine del 2007, un nuovorecord. Secondo l’R&DMagazine tutto il pianeta hainvestito in ricerca 1.124 miliardidi dollari: una cifra mai investitaprima, pari al 2,1% dellaricchezza mondiale.

IL RECORD DELLA SPESAIN RICERCA E SVILUPPO

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Quello che vediamo è che nell’ultimo decennio nelle università italiane sono calatemolto le iscrizioni ai corsi di laurea in Matematica, Fisica,Chimica, mentre sono ancora pochi gli studenti iscritti aicorsi di laurea di Scienza dei materiali. Negli ultimi 15 annile iscrizioni a questi corsi di laurea si sono dimezzate. Solonegli ultimissimi anni questo calo si è fermato e c’è statoanche qualche timido aumento di iscrizioni.

Ci sono troppo pochi studenti in Matematica,Fisica, Chimica, Scienza dei materialiQuesta scarsità di iscrizioni è dannosa per il futuro del nostro Paese, quindi anche per il

tuo futuro. Un paese con pochi scienziati è un paese che siimpoverisce, che non è in grado di giocare la sua partita peril futuro. Un paese senza scienziati diventa più fragile.Certo, non tutte le discipline scientifiche hanno lo stessoproblema. Biologia, biotecnologie, informatica, ad esem-pio, hanno avuto in questi anni un aumento delle iscrizioni.Questo è positivo, ma come puoi facilmente immaginare,crea uno squilibrio. In ogni caso, Matematica, Fisica, Chi-mica, Scienza dei materiali sono discipline indispensabiliper la formazione degli scienziati di base e dei docenti dellematerie scientifiche fondamentali. Queste discipline sonoanche quelle che permettono di avere, dopo la laurea, unventaglio di scelte per la formazione successiva.

Dunque, in Italia e in Europa gli esperti sono preoccupati, anche perché temono che trapochi anni avremo una carenza di insegnanti per le materiescientifiche come matematica, fisica, chimica. Occorre chei giovani italiani ed europei scelgano il sogno della scienza,ci credano, lo sentano come indispensabile al futuro loro edi tutti. D’ora in poi, per semplicità, parleremo di questematerie come delle materie scientifiche o delle scienze.Ma, è chiaro, ci riferiamo a quattro discipline: matematica,fisica, chimica e scienze dei materiali.

Le aziende assumono facilmente chi studia scienzeStudiare scienze conviene: infatti le iscrizioni calano, ma chi si laurea in queste materie

trova lavoro più facilmente di quasi tutti gli altri laureati.Le aziende assumono sempre più giovani con una forma-zione scientifica e offrono loro delle carriere molto interes-santi. Secondo una ricerca fatta dall’Unione delle Cameredi Commercio italiane, per esempio, su 100.000 imprese leassunzioni di laureati in materie tecnico-scientifiche aumen-teranno con percentuali tra il 6,4 e l’8,7 per cento all’anno.Anche studiare è più facile: a differenza di molte facoltàaffollate, chi fa questi studi ha un contatto più diretto congli insegnanti, può utilizzare meglio i laboratori, puòorganizzare meglio il proprio tempo. Molte università, poi,organizzano stage nelle aziende italiane e in centri diricerca italiani e esteri ed è facile seguirne uno.

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2001/2002 11.770

2002/2003 11.528

2003/2004 11.047

2004/2005 10.387

2005/2006 9.856

2006/2007 9.944

(FONTE: ISTAT)

LE IMMATRICOLAZIONI AI CORSI DI LAUREA SCIENTIF IC I

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I Paesi asiatici stannoinvestendo moltissimo inricerca e nella formazionescientifica degli studenti. Le 15maggiori associazioni diimprenditori americani hannocalcolato che tra una decina dianni il 90 per cento degliscienziati lavorerà in Asia.

DOVE SARANNOGLI SC IENZIATI

L’Unione Europea ha calcolatoche serviranno nel VecchioContinente altri 700.000ricercatori da qui ai prossimiquattro o cinque anni. E negliUsa si stima che si creeranno

2 milioni e 200.000 nuoviposti di lavoro nella ricercaentro la fine del 2010. La Cinasta aumentando il suoinvestimento in ricerca del 20per cento ogni anno.

CHE COSA MANCA ALL’EUROPA

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due motivi per non studiarla che ti sembrano molto forti.Di solito, infatti, alla tua età si pensa che:

■ la scienza è troppo difficile, è noiosa■ fare lo scienziato è un privilegio per pochi eletti

Qualsiasi scuola va bene per studiare scienza all’universitàPerché molti la pensano così? Nella nostra società non si parla abbastanza della ricerca

scientifica, dei mestieri che si fanno grazie alla scienza, delmestiere dello scienziato. I film, la Tv, i giornali ti diconoche la scienza è una specie di libro magico scritto in una lin-gua complicata, che solo pochi eletti possono capire e cheporta a lavori misteriosi nei laboratori. È chiaro che, così, lascienza sembra lontana, astratta dalle cose concrete.Insomma, appare poco realistica o attraente.

Ma guardati attorno: conoscerai facilmente, a partire daituoi insegnanti, persone che si sono laureate in materiescientifiche. Non è difficile parlare con loro, non sono per-sone fuori dal comune.

In realtà la scienza non è più difficile di qualsiasi altro stu-dio universitario. Ha un linguaggio che è il frutto di secoli esecoli di esperienze e di idee, un linguaggio universale,comprensibile da milioni di ricercatori di tutto il mondo.

Quindi la scienza è difficile? Sì, non è uno studio facile. Ma non è noioso, non è basatosullo studio di testi da imparare a memoria. In ogni caso èmolto meno difficile di quello che si pensa. Soprattuttoall’università dove spesso è più facile capire perché si stu-diano alcune cose, a che cosa servono e come si possono uti-lizzare una volta laureati. E poi, come abbiamo visto, c’èsempre la possibilità, all’iniziare degli studi, di frequentaredei corsi che aiutano a superare eventuali lacune in mate-matica o in fisica, o in chimica.

La scienza è noiosa? Certo, come tutte le cose all’inizio può sembrare noiosa, perchérichiede impegno e concentrazione per imparare i concettifondamentali. Come prendere la patente di guida.Ma chiedi che cosa ne pensa un astronauta, un giovaneimprenditore che inventa e produce tecnologia avanzata, ochi sta creando gli oggetti più piccoli che l’uomo abbia maicostruito. La scienza si basa sulla sfida continua per trovare

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In più studiare queste materie significa trovarsi sulla frontiera della conoscenza, entrare a farparte di una grande comunità internazionale che si scambiaidee, scoperte, informazioni, una comunità di gente cheviaggia molto e lavora, insegna, impara in tutto il mondo.

Se stai pensando che hai fatto gli studi sbagliati a scuola, che dovevi fare il liceo scienti-fico per poter poi andare a studiare in una facoltà scienti-fica, non temere. Non è così. Per due motivi. Il primo, è chequalsiasi scuola superiore ti dà una formazione sufficienteper qualsiasi facoltà scientifica. Per esempio, generazioni discienziati sono usciti dal Liceo Classico. Il secondo motivoè che quasi tutti i corsi di laurea che richiedono una buonaconoscenza della matematica prevedono una verifica ini-ziale. Serve per capire come sono le tue conoscenze. Se haiqualche lacuna, ci sono dei corsi che permettono di recupe-rare rapidamente il terreno perduto. Esistono da qualcheanno e l’esperienze delle università sono ottime da questopunto di vista: i corsi funzionano bene e permettono dav-vero di portarsi alla pari. Sappiamo però che questi discorsipossono non bastarti. Magari la scienza ti piace, ti incurio-sisce. Vedi qualche programma scientifico alla Tv, leggiuna rivista di divulgazione. Eppure ti vengono in mente

DAVIDE ERBETTA

SCIENZA DEI MATERIALI

Mi sono iscritto a Scienza deimateriali perché pensavo che ilpiano di studi mi avrebbefornito una formazione ampia,dalla chimica alla fisica dellamateria, con solide basi dimatematica: cioè un’ottimapreparazione in scienza deimateriali. E cosi è stato!Mi sono laureato nel 1999 e inpochi mesi sono stato

contattato da Alcatel Italiadove ho lavorato un anno.Poi sono entrato inSTMicroelectronics, aziendatra le prime nel mondo nelcampo della microelettronica,dove lavoro adesso.È un lavoro davverointeressante e stimolante e mipermette di viaggiare in tutto ilmondo! Più volte l’anno vadoin altri paesi europei, inAmerica o in Asia, perpartecipare a conferenzeinternazionali, a progetti di

collaborazione con altreaziende, università o istituti diricerca o per lavorare nelle sedidella nostra azienda all’estero.La formazione garantita dalcorso di laurea in Scienza deimateriali è ideale per chi vuolefare lavori come il mio, perchénon solo dà un’ottimapreparazione in fisica echimica, ma soprattuttoinsegna a fondere queste duediscipline in una sola.E sono davvero contento diavere fatto questa scelta!

T E S T I M O N I A N Z E

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soluzione ai problemi. Che a volte sono come grandi giochidi intelligenza in cui i protagonisti sono da una partel’uomo e dall’altra la Natura.Insomma, davvero, la scienza è divertente.

Il premio Nobel italiano Rita Levi Montalcini, che ha scoperto come crescono le celluledel cervello, racconta sempre che la cosa più sorprendentedella sua vita è: «essere stata pagata per fare quello chedesideravo fare, cioè scoprire».

Il progetto

Il Progetto Lauree Scientifiche è stato lanciato con l’obiettivo di migliorare il rapportodegli studenti con le materie scientifiche di base, matema-tica, fisica e chimica e la scienza dei materiali: dopo i primianni di lavoro, si iniziano a vedere i primi risultati sulnumero di studenti che si iscrivono, nella Università,ai corsi di laurea corrispondenti.

L’Italia ha bisogno di più cultura scientificaIl progetto prevede molte iniziative che puntano a far entrarein contatto il maggior numero di studenti possibile con larealtà della scienza, coinvolgendo le scuole, le università, leaziende. Questo libretto è una delle azioni del progetto: attra-verso queste pagine vorremmo mostrare la realtà delle oppor-tunità di studio in Italia e all’estero, delle possibilità di lavoro,della ricerca a livello nazionale o internazionale.Questo progetto coinvolge migliaia di docenti e studenti. IlProgetto Lauree Scientifiche promuove più azioni di orien-tamento e una didattica più attraente per gli studenti dellescuole superiori, l’utilizzo di laboratori per rendere i ragazziprotagonisti dell’apprendimento, stage e tirocini perché glistudenti possano capire meglio quali sono le loro attitudini

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e avere un’idea più chiara del collegamento tra il percorsoformativo e le opportunità di lavoro. Si sono istituite e si isti-tuiranno anche un numero consistente di borse di studio afavore delle matricole nei corsi di laurea di Matematica,Fisica, Chimica e Scienza dei materiali.

Laboratori per scoprire la scienza

Se conosci, se “metti le mani” nella fisica, nella chimica, nella matematica, nella scienzadei materiali, allora puoi capire meglio se ti piace e che cosati piace di queste discipline. E quale di queste può diventareil tuo futuro. Ma puoi anche organizzare un percorso diricerca, da solo o in gruppo, con strumenti adeguati e l’assi-stenza di insegnanti di scuola superiore, docenti universitarie, dove è possibile, anche persone impegnate nelle aziende. È un’occasione che ti propone il Progetto Lauree Scientificheche prevede di organizzare una serie di laboratori nell’ambitodi un progetto chiamato “Orientamento pre-universitario e for-mazione degli insegnanti”. Insomma: è un orientamentofatto attraverso laboratori in cui si prova già ad “assaggiare” ilpercorso universitario, a viverci dentro. È una iniziativa desti-nata sia agli studenti che ai docenti, e prevede una serie dilaboratori, che potranno essere rivolti o alle classi oppure agruppi di studenti provenienti da varie classi.Questi laboratori sono organizzati in accordo tra le univer-sità, le scuole e le aziende, e servono anche a migliorare ladidattica: prevedono infatti anche un momento in cui i

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docenti delle superiori si confronteranno con i docenti uni-versitari delle singole discipline, scegliendo assieme dei per-corsi didattici che poi verranno proposti agli studenti.

I laboratori di matematica

Per la matematica, i laboratori sono rivolti soprattutto agli studenti del triennio finale dellescuole superiori (3°, 4° e 5° anno, quindi), e in qualche casoanche per quelli del biennio (1° e 2° anno). I laboratori pre-vedono 30 ore di lavoro, di cui una parte da svolgere in ora-rio scolastico. Queste ore saranno spese prevalentementenelle scuole, ma anche presso imprese, università, centri diricerca e musei della matematica. L’idea è quella di pro-porre problemi e argomenti di matematica in un’otticainterdisciplinare, così da scoprire i legami della matematicacon le altre discipline, scientifiche e non, e le sue svariateapplicazioni tecnologiche.

I laboratori di fisica

Per la fisica verranno proposti laboratori interdisciplinari, in particolare con le altre areetematiche coinvolte nell’iniziativa didattica (matematica,chimica e scienza dei materiali). Gli studenti potrannoanche partecipare alla realizzazione di mostre, spettacoli,filmati o installazioni museali, e visitare aziende per vedere“dal vivo” il mestiere del fisico.

ALBERTO BORGHI

FISICA

Mi sono laureato in fisica nel1998 e dal 2000 facciol’imprenditore. La storia è

andata così: appena laureato,ho continuato a lavorareall’Istituto nazionale per lafisica della materia (Infm) aModena, dove avevo fatto latesi, con una borsa di studiodedicata ai rapporti con leimprese. Il mio campo è quello

della scienza delle superfici, inparticolare la lorocaratterizzazione, applicabile adiversi settori produttivi. Peresempio, ho a che fare conaziende aerospaziali,biomedicali, meccaniche edelettroniche che hanno bisogno

di determinare le proprietàdelle superfici dei loro prodottiper individuarne i difetti. Poi, nel 2000, è nata l’idea dimettersi in proprio. Con unamico fisico ho creato unasocietà di servizi che si chiamaStar srl (Surface Technological

Advanced Research), la cuiidea di fondo è quella ditrasferire sul mercato le ideedella ricerca. Il nostro progettoè stato supportato a piùriprese dalla Regione EmiliaRomagna, grazie anche afondi europei. Sono diventato

il presidente della società.Aver studiato fisica mi haaiutato. Perché studiare fisicaapre la mente e la rendeelastica. E non solo aproposito di tecnologia: oltre afare il fisico imprenditore, sonovicesindaco del mio paese.

T E S T I M O N I A N Z E

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Infine, sono previste anche iniziative per valorizzare italenti: gli studenti che si dimostrano particolarmente dotatipotranno seguire corsi avanzati e usufruire di soggiorni-pre-mio presso centri di ricerca anche all’estero.

I laboratori di chimica

I laboratori di chimica saranno orientati prevalentemente agli aspetti sperimentali efondamentali nella chimica. Ci saranno le attrezzaturenecessarie per acquisire familiarità con gli strumenti delchimico. Ma si potranno anche visitare i centri di ricercauniversitari, per poter toccare con mano come funziona illavoro del chimico.

I laboratori di scienza dei materiali

Il progetto per la scienza dei materiali prevede attività pratiche di fisica e chimica, le duediscipline alla base di questa scienza. Si sperimenta anchela formazione telematica a distanza: con l’utilizzo diprodotti multimediali è possibile informarsi sui contenutifisici e chimici del corso di laurea, e sul ruolo che questascienza gioca nella società di oggi.

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Se vuoi davvero sapere di che cosa si tratta quando si parla di carriera scientifica, devi abban-donare l’immagine dello scienziato che va per la maggiore:un tipo con gli occhiali sul naso, il camice addosso e uncarattere silenzioso e schivo.

Lo scienziato crea, inventa, esplora, si diverte. Certo, non è un mondo facile il suo: c’èmolta competizione, in generale, viene pagato poco, a volteè costretto ad andare a lavorare all’estero. Ma è anche unoche può scegliere di andare a studiare e a lavorare nei labo-ratori o nelle aziende più prestigiosi del mondo, parteciparea grandi imprese internazionali, dedicarsi per tutta la vitaalle cose che lo appassionano di più. È un mestiere bellis-simo. Si può, per esempio fare esclusivamente ricerca, macambiare nel corso della propria carriera i progetti su cui silavora e cercare le occasioni più interessanti che vengonoofferte da strutture pubbliche (come le università o i centridi ricerca) o private (le aziende, grandi e piccole), nel tuopaese o ovunque nel mondo. Perché la scienza parla su tuttala Terra una sola lingua. Quindi, la laurea in materie scien-tifiche ti apre le porte di qualsiasi paese del mondo.

La scienza parla su tutta la Terra una sola linguaPerò può essere ancora difficile capire con precisione che cosa fa chi si laurea nelle mate-

rie scientifiche. Un fisico, o un matematico, o un chimico:che cosa fanno davvero? Sì, d’accordo, possono andare inun laboratorio, in un osservatorio astronomico, o, per fare

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In questa classifica l’Italia è aiprimissimi posti. In terminitecnici si dice che i ricercatoriitaliani sono “moltoproduttivi”.

La comunità degli scienziatiitaliani è tra le più importantidel mondo. Ci sono delleclassifiche internazionali che lodicono, come quellaimportantissima che calcolaquante pubblicazioniscientifiche vengono fatte,in media, da ogni ricercatore.

UNA COMUNITÀ RISPETTATA

Sono buone le performancedegli italiani nelle “Olimpiadidella matametica”, unainiziativa internazionale chemette a confronto i giovani dimolti paesi in gare legate alleconoscenze matematiche.Nel 2006 in Slovenia l’Italiaha ottenuto il suo migliorpiazzamento di semprearrivando dodicesima nellaclassifica ufficiosa per paesi.

Un’italiana, Maria Colombo, siè piazzata prima tra le donne.Nel 2007 ad Hanoi l’Italia si èclassificata ventunesima e nel2008 a Madrid l’Italia è giuntaventiquattresima, dietro aGermania e Regno Unitoma ben davanti a Francia eSpagna.

OLIMPIADI DELLA MATEMATICA: GLI ITALIANI NEI PRIMI POSTI

I mestieri della scienza

Se sceglierai di studiare materie scientifiche, è importante che tu sappia che la vita delloscienziato può essere bella e allo stesso tempo normalissima:non è un’alternativa tra diventare un genio alla Einstein o unfallito. Puoi fare un lavoro appassionante, ma anche partiredalle conoscenze per costruire, come è accaduto a migliaia diricercatori, una tua azienda innovativa, una professione disuccesso, una carriera di insegnante che forma le nuove gene-razioni. E puoi vivere nel più internazionale degli ambientidove le barriere tra le persone sono sempre state le più labili.In ogni caso, fare lo scienziato – o eventualmente il ricerca-tore, per usare la parola che gli scienziati utilizzano perindicare se stessi – è solo uno dei possibili lavori dopo unalaurea scientifica. Ci sono molti mestieri che si affrontanomeglio se si ha una solida base di conoscenze in fisica,chimica, matematica. E tanti di questi mestieri non liimmagineresti nemmeno.

Dove si studia

Puoi trovare informazioni su dove si svolgono i diversi corsidi laurea a questo indirizzo:http://sito.cineca.it/strutture/struttura.html

Una laurea scientifica ti apre la porta a mille mestieri diversi

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un altro esempio, passare la vita a immaginare nuovedimensioni matematiche.Ma è davvero tutto qui? La risposta è no. Il mondo è cam-biato. I lavori che vengono offerti ai laureati in queste disci-pline sono diventati molti, diversi e in molti casiaffascinanti. Pensa solo alle barche che partecipano allegrandi regate internazionali come la Coppa America: sonorealizzate in materiali che debbono essere progettati appo-sta e che non si costruiscono senza che intervengano scien-ziati esperti di fisica della materia, di dinamica dei fluidi, dimodelli matematici, di chimica.

Vuoi altri esempi? Tra le persone più apprezzate nella grande finanza internazionale cisono i matematici e i fisici che sanno prevedere gli anda-menti delle borse del pianeta. E poi ancora altri mestieripossibili: costruire modelli che permettano previsioni deltempo sempre più accurate, per capire se il clima sta cam-biando e come, per proteggere l’ambiente naturale.Dirigere la comunicazione con i clienti di un’industria chi-mica. Progettare materiali ultraresistenti per prodotti delfuturo che vanno dalle automobili con la cellula di soprav-vivenza agli skateboard da competizione.

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cellulari o nelle centraline delleauto. In particolare mi occupodi memorie di nuovagenerazione chiamate PhaseChange Memory. Durante ilcorso di laurea ho imparato aguardare ai materiali nella lorocompletezza, a cogliere gliaspetti affascinanti delle loroproprietà ottiche, elettriche estrutturali e delle loro relazioni.Per questo oggi lavoro nellamicroelettronica, un settoresempre presente nella nostravita, nel quale le caratteristichedei materiali sono alla basedella possibilità di costruirecontinuamente oggetti nuovi.

MICHELE MAGISTRETTI

SCIENZA DEI MATERIALI

Al quarto anno di studio inscienza dei materiali sonostato in Germania, allaTechische UniversitätMünchen, grazie ai progetti discambio europeo, e là hosvolto anche la maggior partedella tesi di laurea.Mi sono laureato nel maggiodel 2002. Da tre anni lavoronella ricerca e sviluppo in unagrande ditta dimicroelettronica dove mioccupo di sviluppare prototipidi memorie non-volatili, comequelle che si trovano nei

T E S T I M O N I A N Z E

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Potrai costruire barche da regata o combattere il cancrocon nanoparticelle

Pensa a tutti i temi di cui si inizia a parlare anche neiromanzi e nei film di grande successo, come ad esempio lenanotecnologie. Cioè la costruzione di dispositivi non piùgrandi di qualche miliardesimo di metro. Possono essereprogettate per combattere il cancro aggredendo le cellulemalate dall’interno, come un minuscolo commando, mapossono servire anche per sviluppare la produzione di idro-geno che molti pensano sarà la fonte di energia che nelfuturo sostituirà il petrolio.

Ma qui ti chiediamo di fare un salto nel tuo modo di pensare, perché, altrimenti, tipotrebbe sfuggire un motivo importante per studiare lescienze. Quando si parla di studio e lavoro, si pensa subitoal fatto che l’università possa preparare a una professioneprecisa, a cui poi si è legati per tutta la vita. Tutt’al più cipuò essere qualche variante, ma il mestiere è quello.Quello che accade invece a chi studia soprattutto (ma nonsolo) le materie scientifiche di base, è che non sa fare unsolo mestiere. Diventa un competente. Cioè una personacon competenze vaste, che permettono di occuparsi di coseanche molto diverse tra loro. Perché la sua prima compe-tenza è risolvere i problemi complessi sapendo come sicrea un modello, come si calcolano le varianti, come sifanno le misure… È questa la formazione che un laureatoin scienze acquisisce.Tanto che qualcuno, per scherzare, dice che i laureati inqueste materie sono soluzioni in cerca di problemi.Perché una laurea scientifica ti fa diventare una persona

capace di risolvere i problemi nuovi, quelli che ancoranon conosciamo ma che probabilmente dovremo affron-tare. Come diceva il filosofo della scienza, Karl Popper:“Uno scienziato è uno studioso di problemi, non didiscipline”. Questo ti proponiamo di diventare: una personache saprà risolvere i problemi. Qualsiasi problema, daquello che nasce in un progetto dedicato a costruire ilnuovo quartiere di una città alle difficoltà di disegnare lecaratteristiche di un oggetto tecnologicamente avanzato.

Del resto, anche le imprese italiane hanno bisogno di gio-vani con competenze che permettano di affrontare pro-blemi complessi. E questo per un motivo semplice dacapire: i prodotti e il modo di farli non rimangono fermi neltempo. Anzi, tutto invecchia rapidamente. Pensa solo acome sono cambiati negli ultimi dieci anni gli strumentiche utilizzi per sentire la musica, per vedere un film, percomunicare.

Lo scienziato studia problemi, non discipline

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LUISA DE COLA

CHIMICA

Mi sono laureata in chimicaa Messina. Subito dopo sonoandata a Richmond (inVirginia, negli Stati Uniti) dove

ho passato18 mesi. Là hoavuto l’opportunità diimparare tanta chimica esoprattutto l’inglese. E hocapito che per fare lascienziata ci vuole curiositàanche verso coseapparentemente lontanefra loro.

Rientrata in Italia, ho iniziatola mia carriera al Consiglionazionale delle ricerche e poisono diventata ricercatoreal Dipartimento di chimicadell’Università di Bologna.Da allora mi occupodi fotochimica, cioèdell’interazione della luce

T E S T I M O N I A N Z E con la materia. Adesso sonoprofessore all’Universitàdi Muenster in Germania.Ma lavoro anche con la PhilipsResearch, per lo studiodi sistemi che emettono lucein risposta a un impulsoelettrico, oggi utilizzatiper la creazione di schermi

e televisori. Inoltre, insiemea un industria biochimica,studio i sistemi luminescentiper fare diagnosi che tra pochianni saranno usati dai mediciper riconoscere gli organie la loro funzione. Insomma, nelle nostre ricerchesi mescola un po’ di tutto:

chimica, fisica, scienzadei materiali biologia… e noichimici lavoriamo sempre dipiù anche con altri scienziati,come fisici, ingegneri, medici.Tutti insieme contribuiamoall’innovazione scientifica.E ci divertiamo un sacco.

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Le aziende che vogliono stare al passo con i tempi devono cambiare, ma lo faranno conmaggior fatica – o addirittura non ci riusciranno – se con-tano su persone con una formazione troppo rigida, pococapaci di cambiare le loro idee, persone che rifiutano lenuove conoscenze invece di cercarle.

Un laureato in un corso di laurea scientifico di base, come matematica, fisica, chimica, conle sue competenze, è proprio quello che ci vuole: cercare ilnuovo, capirlo e adattarlo è proprio quello che vieneinsegnato e imparato. Ed è quello che serve alle aziende:non a caso assumono sempre più personale che ha allespalle studi di questo tipo.

E non esiste solo la produzione industriale: il mondo della produzione è sempre più com-plesso, e ha dato vita a figure nuove, che necessitanosempre di solide conoscenze scientifiche. Alle aziende nonbasta produrre, occorre occuparsi anche di ambiente,salute, normativa tecnica, sistemi di certificazione,sicurezza, proprietà intellettuale, controllo di qualità, rela-zioni internazionali, gestione delle risorse, logistica. E perqueste professioni sono necessarie persone con culturascientifica. Come vedi, quindi, “competenze” è una parolachiave. La incontrerai ancora in questa pubblicazione.

Le statistiche

È vero, studiare può essere duro e faticoso, come del resto tutte le attività che si svolgonocon serietà e professionalità. Ma è ancora più vero che lostudio è un investimento, quella risorsa che può garantirtiun futuro sereno e tranquillo. Studiare rende, insomma.E lo dimostrano anche i numeri: man mano che nel nostroPaese aumenta il livello di istruzione, si abbassa il numerodi giovani alla ricerca di un lavoro.

Se guardiamo ai ragazzi che si sono appena diplomati, vediamo come sia grande questa dif-ferenza. Tra quelli che cercano lavoro subito dopo lalicenza media, il 34% – uno su tre – non riesce a trovarlo.Chi invece cerca un’occupazione subito dopo il diploma discuola secondaria è più fortunato: solo uno su quattro non

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MAURA MAZZARELLO

MATEMATICA

Quando mi sono laureata inmatematica non avevo un'ideaprecisa di ciò che avrei potutofare dopo. Non pensavo a unuso concreto dei miei studi,anche perché avevo scelto

apposta un percorso il piùpossibile lontano dalla realtàapplicativa: non avere davantiuna strada precisa per mesignificava averne infinite.Poi, piano piano, ho trovato lamia strada: l'elaborazionesimbolica applicata a problemireali, cioè l'analisi di problemiconcreti. La cosa stimolante è

che si trattava di argomentiche, all'inizio, non conoscevoaffatto: diagnostica dei guastinelle reti di distribuzionedell'energia elettrica, controllodel processo di stagionaturadel prosciutto crudo,regolazione del trafficoferroviario. Così, dopo averlavorato anche in grandi

aziende di elettronica e nellamultimedialità, ho dato vita adOn AIR, una piccola società diconsulenze, che ho fondatodieci anni fa con un'amicaingegnere. È un progettoentusiasmante, da costruiregiorno dopo giorno. Il nome loabbiamo scelto quasi pergioco: AIR sta per Advanced

Industrial Research, che èquello di cui ci occupiamo.Ma quell'On davanti significa“sei in onda” che è propriocome ci sentivamo allora ecome continuiamo a sentirci:impegnati in prima persona,senza i limiti del lavorodipendente. Il mio lavoro mipiace, le giornate si snodano

intense fra problemi tecnici,organizzativi, progettuali,che affrontiamo fra amici,in un ambiente informalee divertente. E ho lasoddisfazione di vedere chel'intuizione (o la sfida) di diecianni fa è diventata una realtà.

T E S T I M O N I A N Z E

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ci riesce. Ma i migliori sono i laureati: solo uno su cinquedei giovani tra 25 e 29 anni in possesso di un titolo accade-mico è a caccia di un’occupazione. Tra gli adulti, poi,il divario aumenta ancora: i disoccupati sono sei volte piùnumerosi tra chi si è fermato alla licenza media che tra ilaureati. E soltanto in poco più di un caso su cento unlaureato adulto è senza lavoro.

Con un titolo di studio importante potrai quindi trovare lavoro più facilmente: hannoinfatti un’occupazione regolare circa il 70% dei laureati,rispetto al 42% dei diplomati di scuola superiore. La laurea,insomma, rende molto di più.

È vero anche, però, che non tutte le lauree hanno lo stesso“peso”. Alcune sembrano contare in misura maggiore,quando si tratta di scegliere un giovane da assumere. E sonoproprio i titoli scientifici quelli più richiesti: secondo i datiISTAT (Università e lavoro, edizione 2008) a trovare un lavoroo ad avere borse di studio a 3 anni dalla laurea sono infattiil 74% dei matematici, l’80% dei chimici e il 79% dei fisici.

Le opportunità di un buon inserimento nel mercato dellavoro nel settore scientifico e tecnologico sono quindiottime: solo per il 2005 sono previste oltre 13 mila nuoveassunzioni nell’ambito delle cosiddette “professioni per lo svi-luppo e la ricerca”. Categoria che comprende dirigenti, fisici,chimici e tecnici di scienze dei materiali. Nel complesso,in Italia le assunzioni previste di queste figure specializzatesono cresciute di quasi il 30% rispetto al 2003, con un aumentosignificativo soprattutto nelle piccole e grandi imprese.

Ma oggi non soltanto è importante che tu riesca a trovare un lavoro. È importante ancheche tu riesca a trovare presto un lavoro. In un mercatosempre più aperto, globale e competitivo è decisivo sfruttareil prima possibile tutte le opportunità che possono capitarti.Anche perché l’Italia purtroppo parte svantaggiata rispettoagli altri Paesi europei: il percorso che inizia con la maturitàe termina con la laurea può essere molto lungo e non tiaiuta a trovare facilmente un lavoro prima dei 27-29 anni.Ben cinque anni in più della media europea.

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Una preparazione scientifica può invece aiutarti a trovarelavoro piuttosto rapidamente: se dopo un anno dalla laurealavora già la metà di chi si è laureato in fisica, chimica ematematica, nel giro di tre anni hanno trovato un’occupa-zione quasi due laureati su tre. Una percentuale che addirit-tura supera l’86% nel giro di cinque anni (fonte Almalaurea).Una buona maggioranza di questi ha un lavoro stabile conun contratto a tempo indeterminato.

Certo, non è detto che il lavoro poi sia sempre piacevole egratificante. Anzi, a volte lavorare può essere un’attivitàripetitiva e noiosa, che lascia poco spazio all’iniziativa

personale e alla creatività. Ma non è questo il caso deilaureati in chimica, fisica matematica e scienza dei mate-riali. Chi si laurea in una di queste materie, infatti, è ingenerale contento del proprio lavoro, e per tanti motivi:lo stipendio (l’81% è soddisfatto, contro una media di tutti ilaureati che si ferma al 75%), le possibilità di fare carriera(76%), la stabilità dell’occupazione (81%, contro una mediadel 77%), il tipo di mansioni svolte (88%) e il livello di auto-nomia (93%, contro una media dell’89%). Secondo Alma-laurea, l’85,9% delle persone con una laurea specialisticanel settore scientifico ritiene che il suo corso di studi è stato“molto o abbastanza efficace” per trovare e svolgere ilproprio lavoro. Il grado di soddisfazione è così alto che 64laureati su 100 si iscriverebbero di nuovo allo stesso corso dilaurea (fonte ISTAT), una percentuale che nel caso deifisici tocca l’85%. Insomma, non ci si pente quando si studiascienza (fonte Almalaurea).

Una laurea in una materia scientifica è poi un titolo di stu-dio molto qualificato e professionalizzante. Cioè che ti per-

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REDDITO MEDIO MENSILE NETTO DEI LAUREATI anno 2007, 1° trimestre

(FONTE: ISTAT)

1.500

1.450

1.400

1.350

1.300

1.250

1.200

1.150

GRUPPO SCIENTIFICO

GRUPPO CHIMICO-FARMACEUTICI

GRUPPO ARCHITETTURA

GRUPPO GIURIDICO

GRUPPO LETTERARIO

GRUPPO PSICOLOGICO

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mette di trovare un lavoro proprio in quei settori nei qualihai studiato e sui quali hai fatto approfondimenti all’univer-sità. Più di due laureati in discipline scientifiche su tre,infatti, sono occupati in attività per le quali è richiesta pro-prio la loro specifica laurea. Potrà sembrarti ovvio che perlavorare o fare ricerca in un’industria chimica serva una lau-rea in chimica. O che per progettare nuove fibre ultraleg-gere e resistenti sia necessaria una laurea in scienza deimateriali. Ma questo non è vero in moltissimi altri casi:la metà dei laureati in discipline politico-sociali, linguisti-che e letterarie riesce a trovare soltanto un’occupazione perla quale la laurea non è affatto richiesta.

Anche la qualità del lavoro è molto alta: per i laureati in chi-mica, fisica e matematica i giudizi positivi su lavoro e inca-richi svolti dopo cinque anni dall’assunzione sfiorano l’80%del totale (fonte Almalaurea 2005). E poi fare un lavoroqualificato in ambito scientifico e tecnologico è gratificanteanche dal punto di vista economico, con carriere che ticonsentono di raggiungere rapidamente posizioni di respon-

sabilità e dirigenza. In generale, gli stipendi sono buoni findall’inizio. Lavorando nel settore scientifico, infatti, dopoun solo anno dalla laurea puoi guadagnare dai 1160 ai 1190euro al mese (fonte Almalaurea): una retribuzione supe-riore a quella di molte lauree. E nel giro di tre anni le stati-stiche dicono che in settori di lavoro come la chimica lamedia è di 1455 euro al mese; nel gruppo scientifico in gene-rale la media è di poco inferiore: 1.349 euro (fonte ISTAT).

Spesso, invece, avrai sentito dire che lo sbocco lavorativopiù comune per un laureato in fisica è l’insegnamento.Fino a qualche anno fa questo è stato certamente vero:insegnare fisica e matematica a scuola era la collocazione“naturale” per un laureato in queste materie. Oggi però le

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cose stanno rapidamente cambiando. Il mercato del lavoroè in continua evoluzione e c’è sempre più bisogno di per-sone specializzate, con competenze tecniche e professionalidi alto livello. Il profilo di un fisico può allora essere quelloideale. Soprattutto per il mondo dell’industria, dell’univer-sità e della ricerca, settori nei quali sta aumentando moltis-simo la richiesta di giovani laureati. Oggi, quindi, iprincipali settori dove un fisico può facilmente trovarelavoro sono istruzione e ricerca (un laureato su tre), indu-stria e informatica.

Ma anche per i laureati in chimica le prospettive sono piuttosto buone. Per un chimico, isettori di lavoro principali sono quindi l’università (dove cisono sempre più possibilità), l’industria, i servizi e gli enti diricerca.

Per quanto riguarda il tipo di lavoro svolto, la metà dei lau-reati esercita attività di ricerca. Questo non significa –ancora una volta – che è possibile lavorare solo all’internodell’università. Esistono infatti altre strutture, centri eaziende pubbliche e private ad alto profilo tecnologico chesono disposte a investire notevoli quantità di risorse in inno-vazione e sviluppo. E che quindi hanno bisogno di semprenuovo personale.

Anche per i chimici, ovviamente, è importantissimo fare unlavoro ricco di stimoli e soddisfazioni. E le attese non sono

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praticamente mai tradite: quasi il 90% dei laureati dichiarainfatti di essere molto o abbastanza soddisfatto del tipo diattività che svolge.

Il percorso di studi universitario

Quando passerai dalla scuola superiore all’università, molti aspetti della tua vita da stu-dente necessariamente cambieranno. Le differenze sarannomolte, ma la più importante di tutte è che all’università iprofessori non insegnano soltanto. Fanno anche tante altrecose: studiano, realizzano esperimenti e si incontrano traloro per discutere e pensare. È quello che tecnicamente sichiama “fare ricerca” ed è quello che rende l’università unacosa davvero speciale, anche per gli studenti.

La didattica, cioè l’insegnamento, è organizzata in facoltà, le strutture che assegnano i titolidi studio e che ospitano i singoli corsi di laurea. Ogni facoltàraccoglie più corsi di laurea, in ciascuno dei quali potrai pre-pararti in una materia specifica (come in fisica o in matema-tica), per prendere alla fine una laurea e diventare dottore.Facciamo un esempio: Anna, che studia chimica, è iscrittaalla facoltà di Scienze. Anche Paolo, che fa biologia,è iscritto alla facoltà di Scienze. Però i loro corsi di laureasono diversi: hanno lezioni diverse, laboratori diversi, fannoesami diversi con professori diversi e, alla fine dei tre anni distudio, prenderanno lauree diverse. Anna sarà una chimicae Paolo un biologo.

La ricerca è invece organizzata dai Dipartimenti, strutture che tengono insieme insegnantie giovani laureati che vogliono continuare a studiare.Per esempio, in molte università al Dipartimento di Fisicasi trovano tutti i fisici dell’università, sia quelli che fannoricerche sulle stelle, sia quelli che studiano le minuscoleparticelle che compongono tutte le cose. Ed è proprio quiche troverai i professori grazie ai quali potrai imparare sulcampo il “mestiere del fisico”.

Ma cosa dovrai fare una volta entrato all’università? Avrai una classe, un’aula, un calenda-rio delle lezioni, i compiti in classe e le interrogazioni? Piùo meno sì. Quando ti iscriverai a un corso di laurea, dovraiseguire una serie di lezioni, proprio come a scuola. Alla finedi un ciclo di lezioni potrai così sostenere un esame,che può essere orale o scritto, a seconda dei casi.Facciamo un altro esempio: durante i primi sei mesi delcorso di laurea in Fisica, gli studenti seguono le lezioni dianalisi e geometria. Alla fine del semestre, le lezioni siinterrompono e gli studenti si impegnano a dare tutti e duegli esami. Se, però, qualcuno non riesce a superare l’esamedi analisi, dopo un paio di mesi avrà una seconda possibi-lità. E poi una terza, finché non dimostrerà di averimparato i fondamenti della materia. I professori e gliassistenti che insegnano analisi, nel frattempo, farannotutto il possibile per aiutare lo studente a superare l’esame,proponendogli nuovi esercizi e rispiegandogli ancora lelezioni più complicate.

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CARLO ACERBI

FISICA

Mi sono laureato in fisica aPadova nel 1993 e ho fatto ildottorato in fisica teorica allaSissa (la Scuola Internazionale

Superiore di Studi Avanzati) aTrieste. Poi, nel 1997, la svoltaa novanta gradi: adesso lavoronella finanza! A quel tempo sitrattava di un vero e propriosalto nel buio: non si era maivisto un fisico che andava alavorare in banca. Ma negliStati Uniti e a Londra, figure

professionali simili alla miavenivano assunte comematematici finanziari già daqualche anno. E così unprofessore di economia chelavorava in una banca decisedi assumere a scatola chiusaqualche fisico, per un progettoinnovativo. Tra questi, c’ero

T E S T I M O N I A N Z E anche io. Dopo il dottorato,infatti, sarei dovuto andareall’estero con una borsa distudio. In banca, invece, mioffrivano un posto fisso epotevo rimanere in Italia.Certo, eravamo davvero i primia fare una scelta del genere.Ma mi è andata bene e in

questi anni mi sono divertitoun sacco. Lavorando infinanza, infatti, ho modo dimettere davvero a profitto lemie competenze di fisico e dimatematico, senza rimpianti.In più ho la fortuna dicontinuare a fare ricerca comeprima in contesti di alto livello.

Nel frattempo sono arrivatitanti altri fisici, che in questosettore sono davveroapprezzati, e la finanza èormai diventata uno sboccoprofessionale consolidato per inuovi laureati in fisica.

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Alcune di queste lezioni possono essere a frequenza obbligatoria, cioè dovrai seguirle il piùpossibile per poter dare l’esame e la presenza viene verifi-cata ad ogni lezione: questo avviene principalmente per ilaboratori. Altre, invece, non richiedono di essere semprepresenti. Ma sicuramente gli studenti più diligenti,che seguono le lezioni, prendono appunti, fanno domande,si interessano e scambiano idee tra loro saranno i più avvan-taggiati e preparati al momento di dare l’esame. In certicorsi di laurea tutti i laboratori sono obbligatori, perché èproprio lì che si impara quello che non si può studiare suilibri. È solo in un laboratorio, infatti, che potrai mettere inpratica quello che avrai imparato dalle lezioni teoriche.Per tutti gli studenti pronti a imparare un mestiere nel qualebisogna saper usare le mani, lavorare in un laboratorio èdavvero importante. Una volta, la laurea era la corona di alloro con cui venivaornata la testa di imperatori e grandi poeti. Oggi è il corona-mento dei primi tre anni di un corso di studi. La laureatriennale (chiamata anche di “primo livello”) si ottieneinfatti dopo aver superato tutti gli esami previsti dal piano distudi del proprio corso di laurea e aver ottenuto 180 crediti. Ma che cosa sono i crediti? È un concetto che hai incon-trato anche a scuola. All’università tutti gli esami hanno unvoto, che va da 18 a 30 (se si prende meno di 18 vuol dire chebisogna recuperare qualcosa, come quando si prende menodi 6 a un compito in classe). E un esame perfetto meritaanche la lode. Ma attenzione, però: non tutti i corsi sonouguali! Ci sono quelli più impegnativi, con più ore dilezione e più cose da studiare, e altri un po’ più semplici.

Per questo anche gli esami sono diversi: alcuni valgonodi più e altri di meno. Il “peso specifico” degli esami simisura in crediti: ogni credito vale più o meno 25 ore dilavoro, tra lezioni da seguire e studio a casa.

■ a un credito corrispondono 25 ore di lavoro per studente■ ogni anno bisogna accumulare 60 crediti,che equivalgono circa a 1500 ore di lavoro■ a ogni insegnamento è assegnato un determinatonumero di crediti, che vengono acquisiti conil superamento di una prova di esame. I voti (in trentesimi)ne misurano il profitto■ la laurea (triennale) si consegue con l’acquisizionedi 180 crediti in tre anni■ la laurea magistrale si consegue con altri 120 crediti,nei successivi due anni

Sommando i crediti di tutti gli esami dei tre anni di studio siarriva di solito a meno di 180, ad esempio a 170 o 165 crediti.Per la laurea, però, ne servono 180. Come si fa a prenderequei 10-15 crediti mancanti? Con la “prova finale”. La provafinale può essere l’approfondimento di un aspetto particolaredi una delle materie che hai seguito nei tre anni. Oppure larelazione dettagliata su quanto hai imparato lavorando perqualche mese a un esperimento o nel laboratorio di un’a-zienda esterna all’università, nel corso di un periodo di stage.Anche il lavoro finale ha un voto, che viene considerato,insieme a quelli presi negli esami precedenti, per calcolareil voto di laurea. A differenza dei voti degli esami, quello dilaurea è in centodecimi: gli studenti più bravi si laureano

“di recupero e orientamento”nei mesi successivi; si trattadi test indirizzati agli alunnidelle scuole superiori,che hanno così l’opportunità diavere dei crediti nel momentodell’accesso all’università nellematerie scientifiche.

Il test intende essere unostrumento semplice e nontroppo costoso per dareuna misura complessivadel livello di conoscenzee abilità degli studenti chesi accingono a iniziarel’università. Vengono

“saggiati” in particolarela matematica di base e l’usodella lingua italiana,in particolare per quantoriguarda l’argomentazione,la deduzione logica,la formulazione e la soluzionedi problemi.

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le conoscenze in ingresso deglistudenti, cioè che cosa hannoimparato durantegli anni delle superiori.Il test (finanziato dalDipartimento dell’Universitàdel MIUR ed organizzato dallaConferenza Nazionale

Permanente dei Presidi delleFacoltà di Scienze eTecnologie) viene svolto nellostesso giorno in quasi 25università italiane, in mododa avere termini di confrontouguali tra gli studenti.Si tengono poi altri test

Dall’anno 2008/09 esisteun test nazionale per i corsidi laurea delle Facoltàdi Scienze Matematiche,Fisiche e Naturali (quindiper il gruppo di corsi di cuisi occupa questo libretto).Lo scopo dei test è valutare

IL TEST D’ INGRESSO

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quindi con 110/110. E se sono stati particolarmente brillanti,i professori daranno loro anche la lode.

E dopo la laurea? Le strade possibili sono due: puoi scegliere di inserirti subito nel mondodel lavoro, oppure proseguire con gli studi. In questo secondocaso puoi iscriverti a un corso di laurea magistrale, che duradue anni e che richiede di prendere altri 120 crediti.Per chi invece vuole perfezionare la propria formazioneprima di tuffarsi nel mondo del lavoro, esistono anche altrepossibilità, come i master, che di solito durano un anno. Dopo la laurea magistrale, si può accedere, mediante unconcorso, a un dottorato di ricerca. Il dottorato di ricerca,che prevede una borsa per il periodo impegnato, è unrequi-sito pressoché indispensabile per lavorare nell’università(e quindi prepararsi a diventare a sua volta professore) onegli enti di ricerca. Ma è anche un percorso che devediventare assai più usuale di quanto finora è stato per chiandrà a lavorare nell’industria o nei circuiti della produ-zione ove questi siano particolarmente impegnativi.

Un percorso molto affascinante, che può durare anche diversi anni ma che in Italia è ingenerale di tre anni.

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ALFIO QUARTERONI

MATEMATICA

Iscriversi a matematica nonè stata una scelta premeditata.Sono stato convinto all’ultimomomento dai professoridell’esame di maturità. Poiperò mi sono appassionato.Subito dopo laureato hoiniziato a lavorare in un centrodi ricerca della Montedisondi Novara. Dopo pochi mesiho vinto un concorso da

ricercatore al Cnr ed ècominciato un periodo di vitaentusiasmante. Ho viaggiatoin tutto il mondo, da Parigialla Nasa, in America.Poi sono diventato professore,prima all’Università di Brescia,poi al Politecnico di Milanoe ora a Losanna.Il mio campo è lo studiodella dinamica dei fluidi, holavorato su modelli matematiciin campo aeronautico,nell’ambiente e nella medicina(in particolare nello studiodel sistema cardiovascolareumano). Proprio grazie

a questi lavori ho avutola possibilità di contribuireal disegno dello scafo diAlinghi, l’imbarcazione cheha vinto l’ultima CoppaAmerica di vela. I progettistidel team svizzero hannochiesto infatti la collaborazionedel politecnico di Losannaper le simulazioni al computer.Quando scegliete la facoltàuniversitaria, non dimenticateche la matematica ormai è lascienza di base di tutte le altrescienze: dalla biologiaall’ingegneria, dalla medicinaalle scienze sociali.

T E S T I M O N I A N Z E

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Lo stage

In un mercato del lavoro sempre più competitivo e globale come quello di oggi,è fondamentale acquisire competenze e capacità solide eben fondate, che possano aiutarti a formare una mentalitàaperta e darti la possibilità di applicare le tue competenzecon facilità, così che tu possa muoverti in una prospettivameno provinciale e più europea.Spesso alle università italiane viene rimproverato di esseretroppo “chiuse” e limitate sia nei confronti del mercatodel lavoro che delle nuove opportunità di studio e ricercaall’estero.Qualcosa però sta finalmente cambiando negli ultimi anni.In particolare, sul fronte degli stage e delle esperienze distudio all’estero, due delle principali risposte dell’accade-mia italiana alla richiesta di un’università più vicina almondo del lavoro e più attenta alla formazione di giovaniche si sentano sempre più cittadini della nuova Europa.

Lo stage è un’esperienza pratica di lavoro sul campo, limitata nel tempo e a volte retribuita,che si svolge presso enti o strutture pubbliche e private chehanno stipulato specifici accordi e convenzioni con l’uni-versità alla quale sei iscritto. Durante il corso di studi all’u-niversità, tutti gli studenti possono effettuare un’esperienzain azienda per affacciarsi sul mondo del lavoro. Se lo vorrai,potrai fare uno stage anche prima di finire di studiare e didiscutere la tesi.

È ovvio che lo stage diventa spesso un momento cruciale diincontro tra chi cerca e chi offre un lavoro e si rivela uncanale di accesso privilegiato per avviare una collabora-zione o addirittura trovare un’occupazione fissa.

Nei corsi di laurea scientifici, quasi tutti gli studenti svolgono lo stage, anche perché spessosono obbligatori. Gli studenti di Chimica, Fisica, Matema-tica e Scienze dei materiali possono fare uno stage in centriuniversitari, aziende, enti di ricerca, laboratori di analisi oin industrie legate al settore informatico e delle nuove tec-nologie.La procedura per la richiesta di stage è piuttosto rapida:grazie a conoscenze o esperienze dirette, infatti, sonospesso i docenti stessi a fare da intermediari tra lo studentee l’azienda, favorendo così l’ingresso nella struttura cheoffre lo stage.

Con mobilità internazionale si indicano tutti quei programmi che promuovono e organiz-zano periodi di studio all’estero per gli studenti universitariitaliani. Il numero di giovani che decidono di trasferirsiall’estero per studiare per qualche mese è in crescita costante.La più nota di queste iniziative è il programma Erasmus,grazie al quale gli studenti universitari viaggiano in tuttaEuropa da quasi vent’anni. Con l’Erasmus potrai passare unperiodo di studio variabile da 3 a 12 mesi in una universitàstraniera, seguire lezioni insieme ad altri studenti prove-nienti da tutto il mondo, usufruire delle più idonee strutture

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Sono sempre più diffusi einteressanti gli stage, che nelcorso del 2003 hannocoinvolto complessivamentequasi 138 mila studenti. Con ilnuovo ordinamento, cioè conl’introduzione delle laureetriennali, la possibilità direalizzare stage e tirocini èaumentata. Tanto che, comeabbiamo visto, nel biennio

2002-2003 circa uno studentesu cinque tra gli iscrittiall’Università italiana hapartecipato a qualche forma distage o di tirocinio. Si tratta diuna quota molto consistente,che testimonia come la riformadel sistema accademico abbiadato il giusto risalto a unadelle strade che oggi permetteai laureati di trovare lavoro con

UNO STUDENTE SU C INQUE

uno studente su dieci, invece,si è trattato di un’esperienzalimitata, episodica, con unadurata inferiore alle 50 ore.Infine, quasi il 2 per centodegli stage e tirocini è statosvolto all’estero: ci sono andaticirca 2.500 studenti italiani.

più facilità e velocità. Moltopositivo, infatti, il giudizio dichi ha frequentato uno stage:il 40 per cento si dichiarasoddisfatto, e oltre il 30 percento si dichiara più chesoddisfatto. Per quasi duestudenti su tre lo stage èdurato almeno 150 ore,almeno 300 ore in due casi sucinque. Solo per poco più di

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per studio e divertimento, seguire corsi accelerati di linguae sostenere esami che poi saranno riconosciuti anche inItalia. Il tutto a spese della Comunità europea e dell’univer-sità: sono infatti previsti contributi economici e borse distudio che ti permetteranno di coprire parte delle spese diviaggio e soggiorno. Un periodo di permanenza all’esteropotrà aiutarti anche a trovare lavoro con più rapidità efacilità. Sono molti gli ex studenti Erasmus che sono riuscitia trovare un’occupazione legata alle competenze acquisitee consolidate proprio durante il soggiorno all’estero.

E per finire, l’università può venirti incontro anche dal punto di vista del portafoglio.A volte si tratta di veri e propri contributi in denaro, comeborse e assegni di studio, prestiti, riduzione delle tasseuniversitarie. A fornire il denaro possono essere strutturepubbliche, come le stesse università o gli enti per il dirittoallo studio, ma anche strutture private, come aziende, ban-che, fondazioni.

In altri casi, l’aiuto è sotto forma di servizi, a costo molto basso o addirittura nullo: mensa,alloggio, attività culturali e sportive. In entrambi i casi,comunque, per ricevere questo tipo di sostegno bisogna nonsuperare un certo reddito ed essere in regola con il percorsoformativo. Contano però anche la media e il numero diesami sostenuti. Per sapere se rientri nella fascia di studentiche ha diritto a queste agevolazioni basta consultare il sitodella tua università o rivolgerti direttamente all’ufficio chese ne occupa.

Per quanto riguarda in particolare le facoltà scientifiche, da qualche anno il ministero del-l’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) prevedeanche incentivi economici per favorire l’iscrizione aChimica, Fisica, Matematica e Scienze dei materiali.Ogni università gestisce autonomamente questi fondi edecide come distribuirli, per esempio rimborsando partedelle tasse di iscrizione, oppure dando agli studenti buonida spendere per i libri. Per i dettagli, puoi consultare anchein questo caso il sito della tua facoltà, dove ti verrà indicatoanche cosa devi fare in particolare per usufruire di questeagevolazioni.

Dunque, abbiamo visto quante possibilità hai davanti per la tua carriera di studente didiscipline scientifiche. Quello che ci preme sottolineare è che da un lato, questipercorsi ti serviranno per arrivare sul mercato del lavorodisponendo di due buone carte. Che non sono in contrasto,ma si aggiungono una all’altra.

La prima carta è quella delle competenze, cioè delle cose fondamentali, centrali, che siacquisiscono studiando una disciplina scientifica. Come tiricorderai, sono le competenze che ti permetteranno dipassare da un mestiere a un altro, da un ambito di lavoro auno differente. Se per esempio sai fare modelli per misurarele cose (qualsiasi cosa) in modo preciso, sapendo come si faper ridurre al minimo l’errore, allora puoi fare il fisico chelavora a una macchina che serve per la ricerca, ma puoianche passare a lavorare nel marketing perché lì quella tua

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ogni anno più del 4%degli iscritti partecipaa un programma di mobilitàinternazionale.Un segnale interessante vieneanche dall’analisi deglistudenti stranieri che,al contrario, sono entratinel sistema universitario

italiano: complessivamente,si tratta di 11.814 studenti,con un aumento del 20%rispetto al 2000.

Se durante il percorso di studiuniversitari non hai i soldi perfar fronte a tutte le spese,puoi chiedere in banca unaparticolare forma di prestito,il cosiddetto “prestitod’onore”. Con questadenominazione un po’cavalleresca si intende

un finanziamento da partedi una banca convenzionatacon la tua Regione e/oUniversità, che ti impegni arestituire gradualmente dopoaver terminato gli studi,o comunque dopo un certoperiodo di tempo. E gliinteressi? Sono in genere

molto bassi, o in alcuni casiaddirittura nulli. Per riceverequesta forma di sostegno, deviavere un reddito al di sotto diuna certa soglia e particolarirequisiti di merito, in terminidi voto medio e numerodi esami sostenuti.

Grazie a un investimentoche, solo nel 2002, hasuperato i 31 milioni di euroe ha interessato quasi 17 milaragazzi, è in continuoaumento il numero deglistudenti che si trasferisceall’estero per qualche meseper studiare. In alcuni atenei

MOBILITÀ IL PRESTITO D’ONORE

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competenza è importantissima per capire quali possibilitàdi mercato esistono per un tipo di prodotto che non esisteancora. Oppure puoi occuparti di un’altra macchina ad altatecnologia che serve alle industrie e ai centri di ricerca perdefinire le misure precise di un certo materiale. Questo cheti abbiamo appena descritto è il percorso reale che un gio-vane laureato in fisica ha compiuto nel giro di pochi anni.Ovviamente ogni disciplina ha le sue competenze forti,l’importante è sapere che queste esistono e che le puoiacquisire con un percorso di studi adeguato. Ma ci sonoalcune competenze che nelle scienze sono fondamentali.Una è la capacità di aggiornare rapidamente le proprieconoscenze: uno scienziato, ma anche il dirigente di un’a-zienda ad alta tecnologia o un insegnante di disciplinescientifiche che non sa come si sta rinnovando l’insieme deisaperi di cui si occupa, farà un lavoro peggiore di chi invecelegge le riviste internazionali, naviga su internet sapendodove trovare le ultime novità, va ai convegni e ai congressiper stare al passo con le nuove idee nel suo settore.

Un’altra competenza fondamentale è saper lavorare con gli altri, collaborare e magarianche mettersi in concorrenza. La scienza non è un lavorosolitario in laboratorio o in un ufficio. È una grandeimpresa collettiva che non ha senso senza persone che siscambiano continuamente informazioni, controllano leaffermazioni degli altri, mettono in discussione le proprieconoscenze e quelle altrui. Lavorare nella scienza significasaper far parte di una grande comunità internazionale.

Conoscere bene le basi delle discipline, aggiornarsi,saper lavorare con gli altriDicevamo delle due carte di cui disponi dopo la laurea. L’altra è quella della conoscenza

di un mestiere o meglio di un tipo di mestiere. Che nellenostre società è sempre più interdisciplinare. Richiede cioèla conoscenza di parti di diverse discipline e a volte anchedelle competenze fondamentali di più materie. Ti propo-niamo degli esempi.

Fare il climatologo – è questo il nostro primo esempio – significa cercare di capire comefunziona il clima, come sta cambiando, che cosa accadrà sei vulcani o l’uomo immettono molti gas di un certo tipo nel-l’atmosfera. È un tipo di lavoro ben diverso dalle previsionidel tempo: perché il clima è globale, planetario, e perchécambia più lentamente del tempo meteorologico.La meteorologia vede o prevede che oggi magari piove edomani ci sarà il sole. Ma il clima ha altri tempi: ci voglioanni per valutare se in un certo posto della Terra piove sem-pre di più o, al contrario, fa più caldo. Per fare questo,occorre avere conoscenze di fisica che vanno dalla dina-mica dei fluidi alla fisica dell’atmosfera, conoscenze dimatematica che permettono di leggere i fenomeni meteoro-logici e atmosferici, conoscenze di informatica che rendonocapaci di costruire modelli al computer. Questi modellisono fondamentali, perché con il clima non si possono fareesperimenti reali: non si può togliere gli oceani per capire

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“esperimenti” virtuali,che non vengono eseguitiin laboratorio ma sui più velocisupercomputer esistential mondo.La fisica dei materiali è unascienza in espansione e vitale:non passa giorno senza chevengano scoperti nuovi

fenomeni che un giornosi tradurranno in applicazionipratiche. Anche per questola trovo davvero affascinante.

alla Sissa (la Scuolainternazionale superioredi studi avanzati) a Trieste.E nel 2004 ho vinto una borsadi studio alla RutgersUniversity, nel New Jersey(Stati Uniti). Poi sono tornatoalla Sissa dove sono diventatoricercatore.

Il mio lavoro consiste nellacostruzione di modellie nella simulazione alcomputer di materiali per lamicroelettronica, nanotubi,materiali ferroelettrici,polimeri. Quindi è sia teoria,sia programmazione esimulazioni, sia veri e propri

DAVIDE CERESOLI

SCIENZA DEI MATERIALI

Mi sono laureato in scienza deimateriali all’Università Milano-Bicocca, nel 1999. Ho preso ildottorato di ricerca nel 2002

T E S T I M O N I A N Z E

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che cosa succede, o aumentare l’anidride carbonicanell’atmosfera o riempire il Sahara di alberi.

Un altro esempio è quello dell’“econofisico” chiamato anche analista quantitativo. Il nomesuona un po’ complicato, ma è un lavoro di alto profilo chesi fa nel mondo della finanza. Ti sarà capitato di vedere lepagine economiche di un quotidiano: ci sono informazionisulla Borsa, sui buoni del tesoro, sui fondi di investimento, sumoltissimi prodotti fatti in buona sostanza di soldi e che pos-sono cambiare il loro valore a seconda di molti fattori diversi:dal prezzo internazionale del petrolio ai bilanci di un’assicu-razione. È quella che si chiama economia finanziaria e cheoggi sposta immense quantità di ricchezza nel mondo.

Bene, uno dei sogni di chiunque investa ricchezze in questa economia è prevedere comeandranno le cose. Proprio dalle previsioni dipende infatti ilvalore di molti prodotti finanziari. Ma per prevedere beneoccorre saper fare modelli matematici, formule che possanodirci che cosa accade – per esempio – se il prezzo del risosale sul mercato di Hong Kong e contemporaneamente si fala riforma delle pensioni in Polonia. Si tratta di “fenomenicomplessi”, ma i corsi di matematica, di fisica, di chimica,di scienze dei materiali servono proprio per rendere le per-sone competenti ad affrontare questa complessità.E per governarla fino a fare dei modelli che difficilmente

saranno perfetti, ma che permetteranno a chi li usa di averepiù probabilità del suo concorrente di guadagnare e di vin-cere. È proprio quello che è accaduto in questi anni: mol-tissime persone, in tutto il mondo, che hanno fatto questipercorsi nelle università, sono state assunte a livelli alti nellegrandi strutture della finanza mondiale.

Un altro esempio è quello del marketing. Sono sempre più strategiche nelle aziende le per-sone che sappiano capire quali sono le novità importantiche arrivano sul mercato, come si muove la domanda equali sono le innovazioni che occorre introdurre nei propriprodotti e nella propria produzione. Il responsabile dimarketing di un’industria non è un venditore, è l’uomoche sta sulla frontiera dell’innovazione scientifica, tecnolo-gica e di prodotto. Ma proprio per questo serve una culturaricca e delle conoscenze forti. Per esempio, per dirigereil marketing nell’industria chimica si possono avere laureetriennali o quinquennali in Chimica ma anche in Scienzadei materiali, Chimica industriale o Ingegneria chimica.

Ci sono molti esempi ancora da fare, ma vogliamo insistere su un argomento. Che parte daun dato di fatto: il mondo camminerà sempre più sullegambe della conoscenza scientifica.

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MASSIMO NORO

CHIMICA

Sono nato e cresciuto aPadova, dove ho studiatochimica. Mi sono specializzatocon un PhD (un titolo analogoal dottorato di ricerca) allaUniversity of California di LosAngeles. Poi ho lavorato perdue anni in un centro di fisica

molecolare ad Amsterdam. Einfine sono approdato aChester, in Inghilterra, doveabito con la mia famiglia ormaida diversi anni. Lavoro perUnilever, una multinazionaleche fa prodotti di consumo divario tipo, dallo shampoo Doveal cornetto Algida, utilizzandotecniche all’avanguardia. Dopoavere ricoperto sia ruoli tecnico-scientifici, sia ruoli gestionali,adesso sono a capo del gruppodi teoria e simulazioni. L’aver studiato una materiascientifica mi ha aiutato aformare la mentalità adatta per

affrontare i problemi piùdisparati. Un modelloscientifico, secondo me, deveessere il più semplice possibile,ma avere molti dettagli. Ingenerale, quindi, si deve partirecon un’idea di base e poiaggiungere una a una le“complicazioni” finché ilmodello non si avvicina il piùpossibile alla realtà. Puòsembrare un tipico discorsocontorto da scienziati, ma èuna filosofia che può essereanche estesa a problemi nonscientifici e il più delle voltefunziona!

T E S T I M O N I A N Z E

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La Matematica

Perché ti conviene studiare la matematica? Perché è bella. Perché, come diceva GalileoGalilei, è la lingua con cui è scritta la Natura, dalle stelle chevedi di notte alla struttura della carta che hai davanti. Perchéstudiando matematica si può tentare una sfida che non è datutti: rispondere a molte domande fondamentali. Infine, per-ché potrai anche affrontare un’infinità di problemi pratici.

Le domande fondamentali riguardano la natura stessa di quella che i Greci chiamavano la«scienza razionale dei numeri e delle misure», ovvero lasomma dell’aritmetica e della geometria. Subito potrestichiederti, per esempio, se quella dei numeri e delle formegeometriche è vera scienza. Perché, certo, la matematica sioccupa di enti astratti e, almeno da Euclide in poi, elaborateorie seguendo un metodo preciso, partendo da pochi prin-cipi (i postulati o assiomi) per dedurne in maniera rigorosauna serie lunga a piacere di conseguenze (è il metodo chia-mato assiomatico-deduttivo). Questi sono proprio i due ele-menti che caratterizzano l’attività scientifica. Eppure,a differenza delle scienze naturali, la matematica non hauna verifica sperimentale. Non ha, direbbero i filosofi,regole di corrispondenza con la realtà naturale.

La matematica cerca la propria giustificazione all’interno dise stessa. Nella sua coerenza, nel suo rigore formale, nellasua ineguagliata precisione.

Le facoltà della scienza

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Qual è, dunque, la sua natura? I numeri e le forme geome-triche sono entità reali o no? I matematici scoprono o inven-tano? E se i numeri e le forme geometriche sono reali,com’è che nessuno ha mai incontrato in natura né un 3 néun triangolo? E se non sono reali, ma libere invenzionidell’uomo, com’è che la matematica risulta così efficacenella descrizione del mondo fisico?

È anche nel tentativo di rispondere a queste domande di natura filosofica che i matematicitrovano molti degli stimoli culturali necessari a sviluppareuna disciplina antica che ha conseguito straordinari successinegli ultimi secoli. Dalla scoperta dell’esistenza di geome-trie diverse da quella di Euclide alla scoperta di quel calcolodifferenziale che ha consentito ai fisici di scoprire le leggiche governano il mondo reale. Compreso il calcolo diffe-renziale assoluto, elaborato dal matematico italiano Grego-rio Ricci Curbastro, che ha permesso ad Albert Einstein diproporre a sua volta la teoria fisica della relatività generale.La verità è che la gran parte della conoscenza scientificache abbiamo acquisito negli ultimi secoli si fonda sullamatematica. Sulla sua rigorosa logica formale, che larende un modello per tutte le scienze. Anzi, la regina ditutte le scienze.

Ma perché la matematica funziona nel descrivere il mondo reale? La straordinaria effica-cia dimostrata dalla matematica, e dalla geometria in partico-lare, nel descrivere l’universo ha sempre stupito non solo imatematici, ma anche i fisici. A partire da Galileo Galilei,

che nel XVII secolo ne deduceva: la natura è un libro, scrittoda Dio, «in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cer-chi, ed altre figure geometriche». Per continuare fino ai fisicimoderni. «Il matematico – scriveva il premio Nobel per lafisica Paul Dirac – fa un gioco di cui è lui stesso a inventarele regole, mentre il fisico fa un gioco le cui regole sono for-nite dalla Natura; al passare del tempo diventa sempre piùevidente che le regole che il matematico trova interessantisono quelle stesse che ha scelto la Natura». Perché?La questione è ancora aperta. Aspetta qualcuno (magari pro-prio tu che stai leggendo) che aiuti a dipanarla. Intanto peròla matematica funziona. Non solo nella descrizione delmondo fisico. Funziona così bene che la matematica vieneusata e, quindi, trattata come serva da tutte le scienze – nonsolo dalla fisica, ma anche dalla chimica, dalla biologia, dalleneuroscienze, dall’ecologia, persino dalle scienze umane – e,oggi, trova impiego anche nella gran parte dei settori tecnolo-gici. E, sì, l’astratta matematica serve non solo per conoscere,ma – se bene applicata – serve anche per fare.

Per fare ingegneria. I grandi edifici, i ponti più arditi, gli aerei e le navi vengono ormaiprogettati da ingegneri e architetti insieme ai matematici.Persino le vele delle barche che si contendono la CoppaAmerica non sono il frutto solo di nuovi materiali, maanche di nuovi calcoli.

Per fare economia. L’applicazione della matematica in economia è tale che, ormai, questadisciplina potrebbe essere considerata una branca della mate-

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matica applicata. È certo, per esempio, che l’analisi matema-tica dei fenomeni economici ha fatto nascere una nuova disci-plina, l’econometria. E che i matematici, con le lorosimulazioni, sono molto richiesti quando si tratta di prevederel’evoluzione della Borsa o l’andamento dei titoli di Stato.

Per fare biologia. In questi ultimi decenni le applicazioni della matematica in biologiae in ecologia hanno subito una rapida accelerazione.Oggi è solo con l’aiuto dei matematici che i biologi possonopensare di sequenziare il Dna e i biochimici possono pen-sare di progettare un nuovo farmaco.

Per fare cinema o pittura. La matematica applicata è, per l’appunto, applicata non solo inogni tipo di laboratorio e in ogni tipo di industria ma persinoin molti settori dell’arte. La matematica la troviamo alcinema. Non solo quando il cinema racconta la storia degli“eroi dei numeri”, come John Nash o Renato Caccioppoli.Ma anche quando ci propone i più straordinari effetti spe-ciali, costruiti al computer da abili matematici. Già, perchéil luogo dove la matematica applicata ha ottenuto di recenteil suo più clamoroso successo è, come avrai intuito, il com-puter insieme a tutte le tecnologie informatiche. Il suo fun-zionamento è letteralmente fondato sui numeri e sullalogica numerica. D’altra parte il computer, con la sua straor-dinaria potenza di calcolo, consente l’uso di nuovi strumentimatematici per la soluzione di problemi complessi in ognisettore dello scibile umano.

La potenza del calcolo numerico sviluppato al computer è tale che è nato un nuovomodo di fare scienza: la simulazione. Grazie ai modelli

matematici che girano nei computer, gli scienziati pos-sono effettuare esperimenti impossibili: cercare cosa c’ènelle viscere di Giove (un computer avrebbe dimostratoche ci sono grossi diamanti) o prevedere l’evoluzione delclima del pianeta Terra. In realtà tutta la matematica impiegata in maniera cre-scente in ogni campo passa attraverso il computer e nesfrutta la potenza di calcolo. Tanto che potremmo dire cheoggi la matematica applicata è «figlia di suo figlio», il com-puter. In ogni caso è tra i chip che la matematica sta dimo-strando, ancora una volta, di essere «la regina e la serva» ditutte le scienze e, ormai, di tutte le tecniche.

La Chimica

La chimica è forse il più antico tra i saperi dell’uomo. Perché nasce, come pratica, decinedi migliaia di anni fa, non appena la specie sapiens riesce acontrollare il fuoco e le trasformazioni della materia che pro-duce. La chimica come scienza, tuttavia, è molto più gio-vane e nasce, sostengono molti storici, solo nel XVII secolodell’era cristiana. Quando il sapere chimico si affrancadall’esoterismo del sapere alchemico e si propone comescienza fondata sulle «sensate esperienze» e sulle «certe dimo-strazioni», utilizzando come strumento principe la bilancia.

Ma di cosa si occupa questo nuovo eppure antico sapere? «La chimica è un’arte – scri-veva nel 1610 il farmacista francese Jean Beguin in un libro,Tyrocinium Chimicum, che può essere considerato uno

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degli atti fondativi della nuova scienza – il cui oggetto è ilcorpo misto e composto, non in quanto mobile, perchésotto questo aspetto esso appartiene alla fisica, ma in quantoè solubile e coagulabile».

Jean Beguin individua uno spazio tra la scienza che studia i corpi e il loro moto, la fisica, ela scienza che studia la materia vivente, la medicina (oggi lachiameremmo biologia). Questo spazio riguarda i corpimisti e composti, cioè tutta la grande varietà di materia conla quale abbiamo a che fare nella nostra vita quotidiana, manon in quanto mobile, cioè in quanto materia che si muove.Se si muove, dice, è un problema dei fisici. A noi interessala materia solubile e coagulabile, cioè la materia che si tra-sforma. Come un albero, bruciando, diventa in parte gas(anidride carbonica) e in parte liquido (acqua). Come unacido aggressivo (l’acido solforico) reagisce con un metalloinerte, per esempio il rame, e insieme si trasformano in unsale: il solfato di rame, efficace nella lotta a un fungo, laperonospora, che attacca la vite.

Alla fine dell’Ottocento i chimici hanno già riconosciuto la natura atomica e molecolaredella materia che manipolano. E i chimici conoscono leleggi fondamentali che regolano la struttura e le trasforma-zioni della materia. Riescono a predire l’esistenza e persinoil comportamento degli atomi e delle molecole.Ma non sanno ancora bene né cosa sia un atomo o unamolecola, né quali siano le cause di quei comportamenti.

La svolta si realizza tra il 1916 – quando Gilbert Newton Lewis propone che il legame chi-mico consista in una coppia di elettroni condivisa da due

diversi atomi – e la fine degli anni Venti, quando i fisicigettano le fondamenta fisico-matematiche della nuovameccanica quantistica, cioè della scienza che spiega il com-portamento della materia a livello microscopico.Così nel 1939 il chimico americano Linus Pauling puòpubblicare un libro, The Nature of Chemical Bond, dovepuò finalmente spiegare, in termini quantistici, che cos’è illegame chimico, ovvero come e, soprattutto, perché gliatomi si combinano tra loro per formare molecole.

La chimica però si occupa anche delle proprietà collettive della materia. Ovvero di pro-prietà che non sono la semplice somma delle proprietàdegli oggetti che la compongo. L’acqua che beviamo, lo sanno tutti, è un liquido.Ma nessuna singola molecola d’acqua è liquida. La «liqui-dità» è una proprietà collettiva delle molecole d’acqua, unacaratteristica che emerge quando molte molecole di acquasi riuniscono insieme in certe condizioni ambientali (tra 0e 100 °C di temperatura alla pressione di un’atmosfera).

In questo secolo la chimica ha anche assunto il ruolo di scienza di base per molte altrediscipline che si sono sviluppate partendo dai suoi principi.La conoscenza chimica è infatti uno strumento, un lin-guaggio, una filosofia naturale, utilizzata da tutte le altrescienze. In questo senso oggi la chimica è uno strumentoper il lavoro scientifico, così come da tempo lo sono lamatematica e la fisica. Nelle scienze dei materiali e nelle cosiddette nanotecnolo-gie, per esempio. Per tutto il XX secolo e, ancor più, adesso

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la chimica ha prodotto e continua a produrre nuovi mate-riali che hanno profondamente modificato e migliorato ilnostro modo di vivere: dalla plastica alle gomme, dai ferti-lizzanti per l’agricoltura ai medicinali di sintesi, dalle nuoveleghe metalliche, alle ceramiche, alle fibre di carbonio.Oggi le nanotecnologie sono considerate – insieme alle bio-tecnologie e alle tecnologie informatiche – il triangolo sucui si fonda la società (e l’economia) della conoscenza.Le nanotecnologie altro non sono che chimica applicata alivello atomico e molecolare.La moderna biologia, peraltro, è biologia molecolare.E quest’ultima altro non è che un modo diverso di chiamarela “chimica biologica”, inaugurata da Lavoisier alla fine delXVIII secolo. D’altra parte le cellule sono delle vere e pro-prie fabbriche chimiche, in cui in maniera incessante lemolecole vengono metabolizzate (distrutte) e sintetizzate(prodotte). Tutte le biotecnologie, pertanto, sono una spe-ciale applicazione della chimica.

La verità è che troviamo la chimica – e i chimici – dappertutto. Nello spazio, per esem-pio. Dove una speciale disciplina, l’astrochimica, guarda alcosmo come a un produttore di sostanze chimiche semplicie complesse. Gli astrochimici hanno individuato centinaiadi composti «fabbricati» sui pianeti, sulle comete e sugliasteroidi, persino nelle nuvole galattiche. Alcuni nuovicomposti, come i cosiddetti “fullereni” sono stati poi sinte-tizzati sulla terra per ottenere nuove applicazioni.

Ma la chimica la troviamo, eccome, anche sulla Terra. La “chimica ecologica” è uno stru-mento indispensabile per gli scienziati che cercano di capirele relazioni tra gli esseri viventi e l’habitat in cui vivono. Esempre la chimica è lo strumento indispensabile per capirecome funziona il pianeta Terra e, in particolare, quella suapiccola ma decisiva parte che chiamiamo biosfera. È grazieai lavori di grandi chimici – da Svante Arrhenius all’iniziodel XX secolo a Paul Crutzen, Mario Molina e SherwoodRowland alla fine del secolo – che abbiamo capito comefunziona il clima del pianeta Terra e come l’uomo, con isuoi comportamenti, ne sta accelerando le dinamiche.

Certo, un uso improprio dei nuovi composti sintetizzati dai chimici, o dei metodi di produ-zione troppo rivolti al profitto e poco attenti alle conse-guenze, hanno avuto ed hanno tuttora un forte impattoambientale. Ma è anche vero che per limitare questo impattoc’è bisogno di tutto il sapere e di tutto l’impegno dei chimici,e di una maggiore conoscenza della chimica e consapevo-lezza del suo modo di operare da parte di tutta la società.

La Fisica

La fisica è, come tutte le scienze, un tentativo di spiegare il mondo (e, non a caso, fisica,in greco significa natura). Tuttavia la fisica, scrive il fisicoPaul Davies, è la più ambiziosa delle scienze, perché ha ache fare con tutta la realtà e perché il suo fine ultimo è di

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codificare le leggi della natura. E, di fatto, il laboratorio delfisico è l’intero universo, dove egli indaga dai più grandiammassi di galassie ai più piccoli frammenti di materia.

La fisica, come tentativo di spiegare il mondo, nasce con i filosofi che in Grecia, intorno alV secolo a.C., scoprono la «potenza della ragione». Aristo-tele chiama fisica lo studio della natura. La sua è filosofiadella fisica, non è scienza fisica. La ricerca fisica di tiposcientifico nasce dopo Aristotele, nel periodo ellenisticoanche se bisognerà aspettare Galileo e Newton perché siaffermi il metodo scientifico. È in quest’epoca infatti che ifenomeni naturali iniziano a essere indagati e spiegati in ter-mini di teorie generali, elaborate attraverso un metodo everificate con esperienze dirette.

È grazie all’alleanza strettissima con la matematica (l’universo è un libro scritto nella lin-gua della matematica e le sue lettere sono punti, linee,cerchi e triangoli diceva Galileo) che la fisica diventa la“scienza esatta” per eccellenza. E un modello per tutte lealtre scienze. Nel medesimo tempo inizia un processo diprogressiva unificazione delle discipline fisiche. Newtonunifica la fisica dei cieli e la fisica della Terra. Faraday epoi Maxwell unificano l’ottica e il magnetismo. Così chenel tempo la fisica assume sempre più il carattere discienza unitaria e coerente. All’inizio del XX secolo pochidubitano che il mondo fisico possa essere descritto daun’unica teoria generale, in grado di cogliere l’intimaunità della natura.

La scena cambia, piuttosto repentinamente, all’inizio del ‘900. Tra il 1905 e il 1916,Albert Einstein elabora la sua teoria della relatività da cuiemergeranno discipline nuove (l’astrofisica è ormai, a tuttotitolo una scienza sperimentale e non più solo osservazio-nale come a lungo è stata l’astronomia). E sul finire deglianni ’20 un gruppo di fisici elabora la meccanica quanti-stica. Le due teorie, ritenute oggi le teorie fondamentalidella fisica, cambiano in profondità i concetti portanti dellafisica e persino della filosofia. In ogni caso, all’inizio del XXsecolo la fisica si allontana drammaticamente dal nostrosenso comune. Tanto che qualcuno parla, a proposito diquella del ‘900, come di una «nuova fisica». Fatto è che inmeno di un secolo lo sviluppo della nuova fisica ha ridise-gnato la percezione che noi abbiamo dell’universo.

Oggi, con la relatività generale, la fisica descrive molto bene il comportamento a largascala della materia e dell’energia cosmica. Con precisioneancora maggiore la meccanica dei quanti descrive il com-portamento della materia e dell’energia a livello microsco-pico. Di recente i fisici, grazie ai computer, hanno iniziatoa studiare il comportamento dei sistemi più complessi.Non c’è dubbio che nell’ultimo secolo la fisica ha aumentatola sua capacità di spiegare i fenomeni naturali in un modoche forse non ha precedenti. Tuttavia il lavoro non è finito.

Le due grandi teorie fondamentali della fisica, la relatività generale e la meccanica quan-tistica, risultano ancora non conciliabili tra loro ma

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entrambe sono vivacissime. È solo grazie alle correzionidella relatività generale che il sistema GPS (Global Positio-ning System) riesce a localizzare un corpo sulla terra conpochi metri di errore. Se non fosse per la relatività generale,l’errore sarebbe dell’ordine della decina di chilometri.Quanto alla meccanica quantistica, i suoi successi e le sueverifiche sperimentali fanno ritenere che entro tempi ragio-nevoli avremo la crittografia quantistica, che i computerquantistici saranno il punto finale dell’informatica e, lascia-teci sognare, chi sa che il teletrasporto non venga prima opoi realizzato. Cosicché, se il sogno di una spiegazione uni-taria del mondo fisico resta ancora da realizzare, tutti spe-rano che prima o poi l’antico sogno si realizzerà.Molti attendono un nuovo Einstein capace di illuminarefinalmente l’intera cattedrale della fisica.

In attesa di questa nuova (e definitiva?) unificazione, i fisici continuano con successo a «spie-gare il mondo». Oggi, sappiamo di vivere in un universo inespansione nato circa 14 miliardi di anni fa da una grandeesplosione, un Big Bang, che ha creato non solo la materia el’energia, ma anche lo spazio e il tempo. Nell’ultimo secolole scienze dei cieli, la cosmologia e l’astrofisica, hannoprofondamente modificato la nostra idea del cosmo. All’altrolato della scala, le microtecnologie prima e ora le nanotec-nologie promettono sviluppi e scoperte del tutto sensazionalie, a modo loro, non meno fondamentali. Ma anche in que-

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sti casi il lavoro è tutt’altro che finito. Anzi, in un certo sensoè appena cominciato, basti pensare che ancora non cono-sciamo di che materia è fatto il 90% e oltre dell’universo.

Ma la fisica annuncia di voler realizzare grandi cose anche nel mondo alla nostra scala,ampliando le conoscenze sulla materia e, quindi, la possibi-lità di produrre nuovi materiali. Nel mondo dell’infinita-mente piccolo: cercando le particelle elementari e le forzefondamentali. Nel mondo dell’infinitamente complesso:dando un contributo decisivo alla conoscenza di sistemi,per l’appunto, complessi come il clima terrestre o addirit-tura come il nostro cervello. Nel mondo di tutti i giorni, for-nendo sempre nuove tecnologie alla fisica medica persalvare vite umane. Nel mondo degli affari fornendomodelli che vengono applicati allo studio degli sviluppi del-l’economia e della finanza. Ed è la fisica delle ultime gene-razioni che ha fornito (gratis) il nuovo mezzo dicomunicazione (il web) che ha rivoluzionato la vita quoti-diana dell’uomo del 2000 così come quella delle genera-zioni che ci hanno preceduto aveva fornito l’elettricità cheha cambiato la vita dell’uomo del Novecento.

I fisici sono in prima linea nella ricerca della cosiddetta intelligenza artificiale.Ricerche che riguardano anche la nostra naturale intelli-genza. D’altra parte lo avevamo detto: la fisica è la più ambi-ziosa di tutte le scienze.

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La Scienza dei materiali

Prova a guardarti intorno. E a chiederti di quali materiali sono fatti gli oggetti che ti cir-condano. C’è un tavolo di legno, certo. I libri di carta.Il divano con le sue stoffe. La bottiglia di vetro. Il lavello dialluminio. Materiali antichi, usati per secoli e millenni.Ma il tuo computer è fatto di chip al silicio e contenuto inun supporto di plastica. Così come il tuo televisore. E anchele immagini che appaiono sul video – la carrozzeria dellaFerrari, la vela di Luna Rossa, la tuta del campione di atle-tica – ti suggeriscono che nella tua vita quotidiana comenello sport, in ufficio, in fabbrica, in auto, oltre a materialiantichi ti ritrovi accanto, senza più accorgertene, nuovimateriali. Materiali che, appena un secolo fa non esistevanoe che oggi sono considerati parte, appunto, della vita quoti-diana. Si tratta di materie plastiche, di materiali semicon-duttori, di ceramiche. Le plastiche, le ceramiche, isemiconduttori realizzati da chimici e da fisici nei laboratoridi “scienza dei materiali”.

Una scienza, certo, antica. Perché è scienza dei materiali quella che ha consentito all’uomo,alcuni millenni fa, di lavorare i metalli e il vetro.Ma una scienza che ha avuto un’accelerazione straordinarianegli ultimi decenni. Tanto che spesso il XX secolo è statodefinito il secolo di plastica o il secolo del computer.Questa accelerazione ha prodotto materiali nuovi (polimeridi vari tipi; semiconduttori, conduttori e, oggi, persinosuperconduttori; ceramiche raffinatissime). Ma ha prodotto

anche un nuovo modo di vivere. E uno sviluppo senza pre-cedenti dell’economia.

Nel XX secolo l’evoluzione nel campo della produzione e dell’uso di nuovi materiali haassunto ritmi e dimensioni mai visti in precedenza.Tanto che oggi esiste una relazione molto stretta tra crescitaeconomica e progresso nella scienza dei materiali. È statocalcolato che nei paesi a economia avanzata l’attività nelcampo dei materiali innovativi (includendo quelli elettro-nici, magnetici, ottici, per usi energetici, catalitici eambientali) contribuisce in modo diretto o indiretto a for-mare circa il 30 o addirittura il 40% della ricchezza di unanazione. La domanda in continua crescita da parte dell’in-dustria di materiali con proprietà ben definite spinge i ricer-catori a migliorare le caratteristiche di sistemi noti, ascoprire materiali nuovi o loro fasi, nonché nuove tecnichedi preparazione e di caratterizzazione, in un approccio inte-grato in cui competenze diverse – le competenze dei chi-mici, dei fisici, degli ingegneri – si integrano e siarricchiscono a vicenda.

La scienza dei materiali non è solo la scienza del presente. È anche la scienza del futuro.Molti sostengono che l’economia della conoscenza chestiamo creando sarà fondata sulle nanotecnologie, cioè suuna scienza dei materiali sempre più raffinata, oltre chesulle tecnologie informatiche e sulle biotecnologie.Costruire il futuro significherà, letteralmente, costruirei materiali che verranno usati nei prossimi anni. Il corso dilaurea in scienza dei materiali te ne offre l’opportunità.

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Che cosa si fa a matematica

Se non ti sei lasciato spaventare dai compiti in classe che eri costretto a fare a scuola o dalleinterrogazioni su integrali e derivate, allora la matematicaall’università potrà offrirti diverse possibilità interessanti.La laurea triennale prevede un periodo iniziale che serveper conoscere meglio le basi della matematica. È in questafase che molti si accorgono che questa disciplina è diversada come la si immaginava (o la si conosceva). Si studia percostruire una base di tecniche e metodi che permettono diformare la mentalità “matematica”. Cioè la capacità di farele domande giuste, di capire dove si trovano i nodi impor-tanti, l’essenza di un problema (e dove quelli che si possonolasciare in secondo piano) e di usare le tecniche giuste perrisolvere i problemi. Nell’ultimo anno c’è la possibilità, per lo studente, di sce-gliere in base alle sue aspettative, ai suoi gusti, alle sue ideedi sé e del proprio futuro. Ci si può quindi, ad esempio,dedicare decisamente allo studio, alla ricerca o ad approfon-dire gli aspetti fondamentali e teorici della matematica.Se invece hai intenzione di entrare rapidamente nel mondodel lavoro, allora si possono scegliere gli studi più applica-tivi. Infine, c’è la possibilità di scegliere una formazione cheapprofondisce gli aspetti della didattica della matematica,una scelta che indirizza l’attività lavorativa futura versol’insegnamento a scuola.

In ogni caso, i laureati in matematica hanno tutti un tratto caratteristico in comune: unamentalità vivace, pronta ad affrontare i problemi in modo

logico e corretto, oltre a una grossa dimestichezza con glistrumenti numerici, statistici e informatici. Risorse che oggiservono tantissimo in qualsiasi ambiente di lavoro.

Che cosa si fa a chimica

Nell’immaginario collettivo il chimico veste un camice ed è circondato da provette ealambicchi dove gorgogliano liquidi colorati e sostanzestrane. Frequentando il corso di laurea in chimica scopriraiinvece che questa è una concezione abbastanza limitata:fare il chimico può essere una professione allo stesso tempo“normale” e stimolante.

Nei primi tre anni di insegnamento, ti verranno fornite le necessarie basi di fisica, matematicae informatica, accanto naturalmente a un panorama com-pleto delle metodologie che vengono usate in chimica.Studierai così l’alfabeto della chimica (il sistema periodico),perché e come avvengono le reazioni, come si può determi-nare la composizione e le proprietà delle sostanze e dellemolecole che le costituiscono, ma anche come si possono iso-larle, analizzarle e sfruttarle in maniera controllata e sicura.Oltre allo studio teorico, sono previste anche numerose atti-vità di laboratorio, obbligatorie per arrivare alla laurea.In alcuni casi, avrai la possibilità di svolgere queste attivitàpratiche nell’ambito di stage presso aziende o enti diricerca, e qualche volta persino all’estero. Al termine dei tre anni, potrai decidere se proseguire con lalaurea magistrale o entrare direttamente nel mondo del

stessa ditta, che mi permettedi svolgere attività di ricercain campo biomedico a strettocontatto con l’ambienteuniversitario.E spero proprio di continuareafarlo a lungo!

apparecchi per la medicina,a Ginevra, in un ambientedavvero stimolante.Là ho svolto un lavoro diricerca sull’ecografia che èstato inserito in un brevettodi cui sono co-inventor!Dopo lo stage ho avuto uncontratto a progetto con la

di un anno per frequentare laScuola per le applicazioni dellamatematica nell’industriae nei servizi a Milano.È stata un’esperienza moltoimportante dal punto di vistaumano, ma soprattutto è statafondamentale per il mioingresso nel mondo del lavoro,

perché mi ha permessodi approfondire le mieconoscenze e di capire in qualicampi potessi (e volessi!)applicarle. Nel corso diquell’anno ho svolto uno stagea Bracco Research, cioènel settore di ricerca di unagrande azienda che produce

ILARIA GORI

MATEMATICA

Mi sono laureata inmatematica a Genova nel2002. Subito dopo la laureaho vinto una borsa di studio

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lavoro, per esempio in un’industria chimica o in un labora-torio di analisi. Negli ultimi anni i laureati in chimicaven-gono richiesti sempre più spesso anche in settoriprofessionali “nuovi” e molto interessanti, come la sicu-rezza o la conservazione dei beni culturali o la tuteladell’ambiente.

Che cosa si fa a fisica

Un luogo comune abbastanza diffuso è che la fisica sia una materia difficile, riservatasolo ai cervelloni che hanno il “pallino”. In realtà, non èproprio così. Certo, le difficoltà non mancano, soprattuttoall’inizio quando dovrai fare i conti con concetti nuovi.Funziona un po’ come quando si prende la patente: primadi poter andartene in giro con la macchina, devi saperrispondere ai quiz e aver fatto un po’ di pratica sulla strada.Una volta imparati i fondamenti della materia, però, a fisicapotrai fare un sacco di cose diverse e scegliere il tuopercorso ideale tra molte possibilità interessanti.

I due principali argomenti del corso di laurea in fisica sono la fisica classica, la stessa che sicomincia a studiare alle superiori, e la fisica moderna, perintenderci quella iniziata all’inizio del Novecento conPlanck e Einstein e che sfocerà nella relatività e nellameccanica quantistica. Al primo anno si seguono i corsibase e si entra subito in laboratorio, mentre l’anno succes-sivo sarai tu stesso a decidere quali corsi frequentare.Il terzo anno, infine, potrai scegliere il corso di indirizzo, aseconda della direzione che vorrai dare al tuo percorso di studi.Se volessimo riassumere in poche parole lo spirito di questocorso di laurea, potremmo dire che a fisica si impara a osser-vare la natura in modo critico e approfondito, ma anche concuriosità, trovando il modo migliore, e perché no anchedivertente, per capirla. Una mentalità molto utile anche perchi non continuerà a studiare dopo la laurea, ma entreràsubito nel mondo del lavoro. Conclusi i primi tre anni distudio, potrai decidere se fermarti e iniziare a lavorare,oppure frequentare i due anni di laurea magistrale eapprofondire così la tua formazione.

di spiegare i perché e i comedel mondo. E poi le ricadutedella chimica nella vita di tuttii giorni sono enormi. Fin dai primi anni di universitàho desiderato di fare ricerca:l’ho fatto subito dopo la laureavincendo una borsa di studiodella Ciba Divisione Additivi.Poi sono andato negli StatiUniti per sei mesi, con unfinanziamento della Nato.E infine sono tornato a Bologna,dove ho fatto il dottorato diricerca e dove ora insegno.

Da anni faccio ricerche nellenanotecnologie e ho sviluppatol’”ascensore molecolare”,una “macchina” di dimensioniestremamente ridotte, cheservirà a trasportare i farmacinelle cellule con una precisioneincredibile. Ma anche per chiha ambizioni diverse dalle mie,la laurea in chimica dà tanteopportunità. Per studiarechimica non servono dotiparticolari, ma un consigliolo posso dare: manteneresempre vive curiosità e fantasia.

ALBERTO CREDI

CHIMICA

Quello tra me e la chimica nonè stato un colpo di fulmine.Ho imparato a conoscerla allascuola superiore, grazie adalcuni bravi insegnanti.La chimica ha una cattivareputazione perché è vistacome una scienza difficilee noiosa, responsabile difenomeni negativi comel’inquinamento. Invece è unadisciplina davvero interessante,che da un lato si occupadi esplorare l’infinitamentepiccolo e dall’altro permette

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MARCO LOMBARDI

FISICA

Mi sono laureato a Pisa nel2002. Poi, grazie a una borsadi studio dell’Indam (Istitutonazionale di alta matematica),sono andato a Milano, doveho seguito un master inMatematica applicata.Così sono diventato un fisicoun po’ matematico. E questoè stato fondamentale perpoter fare quello che faccioadesso: i simulatori di volotridimensionali. Costruiremodelli tridimensionalidel territorio è come fare

un grande videogame, dovetutto ciò che si vede esisteveramente. L’estate scorsaabbiamo realizzato un modelloin tre dimensioni di tutta laToscana, per conto dellaRegione: servirà per inavigatori satellitari, ma ancheper la lotta agli incendi.Tra la fine del master (cioèda quando mi sono messoa cercare lavoro) e l’assunzionenella ditta dove lavoro adessoè passato un po’ più diun mese, durante il quale

ho mandato il curriculuma diverse aziende. Sono statofortunato, perché sono potutotornare a Pisa e ho potutoscegliere il posto di lavoro chepreferivo tra quelli che misono stati offerti. E poi, averstudiato fisica e matematicami ha sicuramente dato altrivantaggi, perché ho imparatole cose indispensabili per fareil mio mestiere, ma anchel’approccio e il metodo giustoper affrontare tanti tipi diproblemi diversi.

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Da sempre, la laurea in fisica è particolarmente apprezzataproprio per la duttilità e la capacità a risolvere problemi(di tutti i tipi) a cui conduce. Oltre agli sbocchi tradizionali(dalla ricerca all’insegnamento), negli ultimi decenni ilcampo di lavoro del fisico si è spostato verso l’industria intutte la sue diramazioni ma sono anche sorti un’infinità dinuovi mestieri, da quelli che richiedono la capacità di trat-tare grandi masse di dati a quelli che richiedono la solu-zione di problemi a quelli che richiedono uno studio permezzo di modelli a quelli aperti dall’informatica, dalleapplicazioni alla medicina, dal restauro e conservazione deibeni culturali e tanti altri ancora che non è neppurepossibile enumerare.

Che cosa si fa a scienza dei materiali

Scienza dei materiali è un corso di laurea piuttosto giovane e senza dubbio molto parti-colare. L’idea è quella di darti subito solide basi di chimica,fisica e matematica, in modo da metterle poi in pratica in

laboratorio, dove imparerai a manipolare letteralmente lemolecole di cui è fatta tutta la materia. Potrai così conoscerea fondo la natura e le proprietà dei materiali più disparati, esoprattutto potrai progettarne di nuovi, il più possibile fun-zionali e rivoluzionari.Ogni corso, infatti, si svolge in parte in laboratorio, dove iprofessori saranno a completa disposizione degli studenti“apprendisti”. Al termine dei primi tre anni di studio, la provafinale prevede un periodo di stage o tirocinio in un’aziendao in un ente di ricerca: il modo migliore per metterti subitoa contatto con il mondo del lavoro e farti conoscere i settoripiù innovativi e le frontiere della ricerca di avanguardia.Ottenuta la laurea triennale, potrai poi scegliere seapprofondire la tua preparazione con la laurea magistrale,che dura altri due anni, oppure tuffarti immediatamentenel mondo del lavoro.

Il lavoro sarà sempre più scientifico e interdisciplinareMa questa conoscenza scientifica non sarà solo quella “tradizionale”, con steccati tra fisica

e chimica, matematica e chimica e così via. Anzi, sempre dipiù sarà fatta di percorsi di studi che si muovono all’internodi diverse discipline.

Scienza dei materiali è per esempio un percorso formativo molto interdisciplinare tra lafisica e la chimica, con un buon supporto matematico dibase. Ma esistono corsi che mettono assieme la fisica, lamatematica, l’informatica e le conoscenze musicali per for-mare persone capaci di trattare suoni e immagini ad altolivello tecnologico. Altri che propongono una buona base difisica assieme a conoscenze di informatica e di fisiologia performare persone capaci di lavorare nel settore dell’ottica.Molti altri corsi di laurea nelle università italiane hannoquesta caratteristica di interdisciplinarietà proprio perrispondere a un mercato del lavoro che chiede persone conuna cultura vasta, non settoriale, aperta. Nel prossimofuturo questi corsi sono destinati ad aumentare, anche gra-zie alla introduzione di diversi tipi di formazione (triennali,di specializzazione, master di primo e secondo livello, dot-torato di ricerca) che crea nuovi corsi, nuove idee, nuoveprofessionalità.

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per frequentare la Scuoladi specializzazione in scienzae tecnologia dei materiali.Ed è così che ho cominciatoa occuparmi delle simulazionidi chimica computazionale:un campo che per me eraquasi sconosciuto, ma cheho trovato subito affascinante.Alla fine della scuola, nel girodi pochi mesi, sono stataassunta nel posto dove tuttoralavoro: un’azienda italo-giapponese che lavora nelcampo della microelettronica.Ho svolto un periodo diaddestramento in Giapponee adesso mi occupo di

controllare i processi diproduzione di dispositiviindispensabili per produrre ichip di silicio.È difficile da spiegare…Ma è quello per cui hostudiato ed è un lavoroche mi dà grandi soddisfazioni.Forse sono stata fortunata,ma credo che la cosa piùimportante di un corsodi laurea scientifico sia propriola capacità di darti l’aperturamentale per affrontarei problemi più diversi.E così è stato anche per me.

PATRIZIA BERARDINELLO

SCIENZA DEI MATERIALI

Mi sono iscritta a scienza deimateriali per passione. Perchémi piacevano sia la chimica siala fisica e cercavo un corsodi laurea che mi permettessedi studiarle. Per fortuna misono imbattuta nella pubblicitàdel nuovo corso di laureain scienza dei materiali,che nasceva proprio l’annodel mio esame di maturità.Dopo la laurea, nel 2000,ho vinto una borsa di studio

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Andiamo allora a vedere da vicino quali sono alcuni – tra i tantissimi che si possono elencare– dei mestieri che si possono fare con una laurea scientifica.Questo elenco è solo approssimativo e se potesse aggiornarsida solo lo farebbe quasi ogni giorno: come abbiamo dettoprima, il nuovo lavoro nasce sempre più dalla scienza, ecambia in continuazione. C’è però un mestiere che è sicu-ramente uno sbocco importante per i laureati in disciplinescientifiche, in tutte le discipline: è l’insegnamento.C’è e soprattutto ci sarà sempre più bisogno di docenti dimaterie scientifiche di base sia in Italia che in Europa.

I mestieri dei matematici

Lo sapevi che la vittoria della barca Alinghi nell’ultima Coppa America è stata possibile gra-zie alla matematica? Anzi, grazie agli analisti numerici (unodei mestieri possibili) che hanno simulato gli aspetti aerodina-mici, idrodinamici e strutturali del profilo della barca. Seinvece si vuole lavorare nell’industria delle comunicazioni edell’elettronica ecco, per fare solo un esempio, la professionedel crittografo: grazie all’algebra, infatti, è possibile trovaremetodi più efficienti per comunicare in modo segreto e sicuroattraverso Internet o la Tv interattiva, o il cellulare, senza cheil nostro messaggio venga letto da chi non vogliamo.

Ma se vuoi avere davvero un’idea dei mestieri del matematico, devi pensare più che a deinomi a delle cose da fare. Nel settore della finanza, adesempio, i matematici sono molto richiesti per la gestionedei prodotti finanziari complessi, o per fare quelli che defi-niscono il rischio e cercano di ridurlo (si chiamano “riskmanagement”) nelle banche, o per gestire i capitali neifondi pensione e di investimento. Del resto è ovvio che siacosì: la matematica è utile per risolvere i problemi dell’eco-nomia perché si fonda su probabilità e statistica. Serve aprevedere, per esempio, l’andamento del prezzo di azioniquotate in borsa o la quantità di traffico che un gestoretelefonico o una connessione internet devono soddisfare.I matematici possono lavorare, anzi lavorano, anche per stu-diare le malattie (bisogna capire come si propaga una malat-tia e per questo bisogna conoscere bene la statistica) o perl’industria del suono: l’analisi armonica, per esempio, è fon-damentale per chi si occupa di musica.

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Poi c’è la ricerca. Si studiano, nelle Università e nei centridi ricerca, problemi teorici molto complessi, delle vere eproprie sfide all’intelligenza umana, come l’ultimo teoremadi Fermat. Un giorno saranno questi gli strumenti teoricigrazie ai quali la scienza farà nuove scoperte. Ma ci sonoaltre ricerche nelle quali i matematici sono protagonisti,come quelle in cosmologia. Grazie ai calcoli e alle tecnicheinformatiche si seguono e si prevedono i movimenti dellestelle, si valuta la stabilità del Sistema solare (cioè il destinodel Sole e dei suoi pianeti), l’esistenza di sistemi planetariintorno ad altre stelle (e, di conseguenza, la possibilità cheesistano altre forme di vita nell’Universo).

Infine, c’è l’insegnamento, che è probabilmente lo sbocco più noto ma, in percentuale,meno frequente. Anche per questa carriera è previsto unulteriore periodo di formazione che avviene dopo la laurea.

I mestieri dei chimici

La chimica offre moltissimi sbocchi professionali ed è difficile elencarli tutti. Ancheperché negli ultimi anni il mondo della produzione è

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diventato sempre più complesso. Sono nate figure nuove,che hanno sempre più bisogno di solide conoscenze scien-tifiche: alle aziende non basta produrre, occorre occuparsianche di ambiente, salute, normativa tecnica, sistemi dicertificazione, sicurezza, proprietà intellettuale, controllodi qualità, relazioni internazionali, gestione delle risorse,logistica. Il chimico può occuparsi di ognuno di questitemi, all’interno di un’industria che non necessariamente èsolo quella chimica.Il chimico lavora infatti in moltissimi i settori industriali,nella difesa dell’ambiente, nel controllo della sicurezzadegli alimenti e a volte entra anche nei tribunali, dove lesue analisi possono diventare fondamentali per la soluzionedi un mistero.L’elenco dei mestieri è davvero lungo. C’è il biochimico,che studia i meccanismi alla base della vita, che spessolavora fianco a fianco con i biologi, nei laboratori di ricercapiù avanzati dove si producono nuovi farmaci, si studiano leinfezioni o la reazione dell’organismo a certe sostanze.Il biochimico lavora anche per sviluppare nuovi alimenti

MARTINA RIGATO

MATEMATICA

“A che cosa servono tuttequeste formule?” È unadomanda che sicuramenteviene spontanea studiandomatematica. E immagino chea questa domanda non tuttiriescano a dare una rispostasoddisfacente! Vi sembreràstrano, ma io ho trovato la miaproprio continuando a studiarematematica all’università.Perché ho scoperto che lamatematica è uno strumentodi analisi molto potente e con

numerose possibilità diapplicazione.In particolare, ho scelto unindirizzo di studio statistico-economico, per analizzarei modelli matematici alla basedei mercati finanziari.

Ora lavoro in una grandeazienda italiana e mi occupoproprio di finanza matematica.Ho avuto così la confermadi quanto la matematica sianecessaria nella vitaquotidiana!

T E S T I M O N I A N Z E

PAOLO ROVERO

CHIMICA

Ho studiato chimica organicaperché ero attratto dallapossibilità di “sintetizzaremolecole”, cioè di costruirecon le mie mani i prodottichimici.Ma contemporaneamentevolevo rivolgermi versoi problemi della biologia.Oggi, posso dire chequell’aspirazione un po’

ingenua si è concretizzata:sono docente di chimicafarmaceutica all’Universitàdi Firenze, faccio ricerca inun laboratorio che si occupa diproblemi al confine tra chimicae biologia e mi occupo di unasocietà (la EspiKem Srl) natadall’incontro tra un gruppo diricercatori della mia universitàe un gruppo di investitoriesterni (in gergo, si dice cheè uno spin-off accademico). Dopo la laurea il camminoè stato lungo, ma semprestimolante: ho fatto un

periodo di specializzazionein Canada, sono statoricercatore in una grossaindustria farmaceutica italiana,poi sono passato al Consiglionazionale delle ricerche.E da pochi anni sono approdatoall’università, continuando acercare i possibili sviluppiproduttivi delle mie ricerche.Ma alla base di questocammino, sono rimaste leaspirazioni di quando erostudente: l’interdisciplinarietàe l’applicazione della chimicaai problemi biologici.

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e nuovi prodotti per l’agricoltura. Poi c’è il chimico dellecatalisi, capace di modulare le reazioni chimiche alla velo-cità desiderata, una abilità fondamentale in tutti i settoriindustriali, da quello petrolchimico a quello ambientale, daquello farmaceutico a quello dello smaltimento dei rifiuti.

Un’altra professione è quella del chimico ambientale che si occupa dei rapporti tra lesostanze chimiche prodotte dall’uomo e l’ambiente.C’è anche il chimico degli alimenti che controlla lasicurezza degli alimenti, sviluppa nuove tecniche per laconservazione e il confezionamento dei cibi. C’è il chimicoinorganico, che studia gli elementi e il comportamentodelle sostanze, e il chimico organico che lavora con i com-posti contenenti carbonio (quindi quelli che compongonotutti gli esseri viventi, ma anche le plastiche, i prodottifarmaceutici, i cosmetici, le gomme).Dal punto di vista del lavoro, Insomma, una laurea inchimica offre numerose opportunità, perché il mondo dellavoro riconosce la formazione di un chimico e la sua utilitàin numerosi settori.

I mestieri dei fisici

Partiamo dal lavoro nella ricerca scientifica di base all’università o negli enti di ricerca,come il Cnr o l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Istitutodi Astrofisica, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologiao nelle nuove strutture di ricerca che stanno nascendo.

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SANDRA SAVAGLIO

FISICA

Perché ho scelto di farericerca? Perché è sempre statoil mio sogno e già da bambinami immaginavo in un

laboratorio con un camicebianco addosso, a studiarei misteri della natura. La fisica, poi, ha degli aspettidavvero eccitanti: si studial’origine dell’universo e la suaevoluzione, oppure si cercadi capire da dove viene lamateria di cui sono fatte tutte

le cose. Per me, questo èil lavoro più bello che c’è.Ho studiato fisica all’universitàdella Calabria. Dopo laureatanel 1991 ho fatto il dottoratodi ricerca. Ma già da primaavevo iniziato a viaggiaree da allora non mi sono maifermata. Adesso lavoro

alla Johns Hopkins University: imiei colleghi vengono da tuttele parti del mondo, daambienti e culture diverse.E questo dà al nostro lavorouno slancio in più, perché c’èun continuo scambio diesperienze. Per esempio,Susan, la mia vicina di ufficio,

si è appena sposata conun indiano che lavora vicinoWashington. Il matrimonio si ètenuto in India e le foto sonodavvero spettacolari!

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Il fisico che fa ricerca in generale o è un teorico o uno speri-mentale (solo pochi grandi, come Fermi, erano eccellenticome teorici e sperimentali). Il fisico teorico osserva i feno-meni naturali e propone delle nuove teorie per spiegarle.Cioè costruisce dei modelli semplici di un fenomeno chepossono essere usati per fare previsioni su quello che succe-derà. Il fisico sperimentale, invece, arriva a formulare teorie(o dimostra che non funzionano!) progettando esperimenti eraccogliendo i dati. Il fisico sperimentale è anche quello cheprogetta nuove macchine e nuovi esperimenti.Ma un fisico può lavorare anche nella ricerca sul clima el’atmosfera, per esempio in quei centri che si occupanodelle previsioni meteo. Come il Servizio meteorologiconazionale, il Ministero dell’ambiente, i servizi meteorolo-gici regionali, i centri di ricerca e di elaborazione dati.Naturalmente, a livello europeo e mondiale vi sono molticentri di ricerca di altissimo livello dove lavorano italiani.

Poi c’è il lavoro nelle aziende, dove c’è bisogno dei fisici, per svolgere ricerche sia teoricheche sperimentali per risolvere dei problemi concreti.Cioè per elaborare i modelli delle situazioni reali e perrealizzare nuovi strumenti con cui lavorare.Le industrie principali dove lavora un fisico sono quellaelettronica, informatica o delle comunicazioni. Ma c’èanche la sanità: i fisici possono lavorare in ospedale perutilizzare nel modo migliore gli apparecchi radiografici, peresempio, o per progettare i laboratori. Alcuni fisici trovano

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spazio nel settore dei beni culturali e di quelli ambientali,dove applicano la loro esperienza allo studio dei repertiarcheologici o all’indagine di campioni di aria, acqua,suolo, ghiacci per valutare l’inquinamento e per individuarei materiali per le costruzioni.

Un altro sbocco molto importante è l’insegnamento. Per questa carriera è previsto unulteriore periodo di formazione che avviene dopo la laurea.

I mestieri dello scienziatodei materiali

Lo scienziato dei materiali è sulla frontiera dell’innovazione. È uno scienziato multidi-sciplinare: ha un po’ del chimico e un po’ del fisico.E, come loro, lavora soprattutto nei laboratori e al compu-ter, dove crea nuove molecole.

Gli scienziati dei materiali sono molto richiesti dalle imprese e dai centri che produconoinnovazione. Questo perché, data la loro formazione, sonoin grado, ad esempio, di creare nuovi materiali elettronici,di inventare nuove plastiche con caratteristiche impensa-bili, come assorbire calore, possono perfezionare verniciper il restauro dei monumenti.Oppure creare nuovi tessuti (come quelli supertecnologiciimpiegati nelle collezioni di moda o nello spazio), svilup-pare sostanze utili per trasportare le medicine nel corpo oper costruire impianti industriali puliti.

Non ti sorprenderai, dunque, se ti diciamo che questa è la laurea che garantisce un ingressopiù rapido nel mondo del lavoro. Di scienziati dei materialihanno bisogno tutti i settori della produzione industriale:elettronica, produzione di plastiche o leghe metalliche,riciclo dei materiali, assistenza tecnica per produzioni adalta tecnologia.Anche le università e gli enti pubblici di ricerca richiedonoqueste nuove figure di scienziati. Ma per ora in Italia ce nesono pochi. Ne servono molti di più.