Quando la strada si chiama Route

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Quando la strada si chiama Route A cura di Laura Galimberti

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Scoprire le infinite ricchezze della Strada come straordinario strumento del metodo scout, attraverso tante idee concrete per costruire una route in grado di soddisfare le esigenze specifiche di ogni Comunità R/S, sia come occasione privilegiata di crescita che come possibilità di vivere un rapporto intenso con la natura, con se stesso, con gli altri e con Dio. Scoprire le infinite ricchezze della Strada come straordinario strumento del metodo scout,

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Quando la strada si chiama Route

€ 14,50

La route è l’esperienza concreta della strada a misura della Comunità R/S: presuppone un obiettivo, un programma, una durata adeguata. Uno zaino leggero e buone scarpe. È occasione di crescita per il singolo che può vivere un rapporto intenso con la natura, con se stesso, con gli altri , con Dio. È alimento vitale per la comunità che ritrova fiducia, sostegno, confronto scolpiti nei gesti , nei passi , nelle difficoltà. Una comunità, che non sia virtuale, si costruisce nella route .

La collana sussidi R/S è pensata per approfondire, sia dal punto di vista metodologico che tecnico, gli strumenti più significativi del cammino scout tra i 16 e i 20 anni. È rivolta sia a rover e scolte che ai loro capi, per promuovere il protagonismo e il coinvolgimento dei giovani nella vita di Clan/Fuoco. Può risultare utile anche ad un pubblico non scout per attività educative rivolte a questa fascia di età.

“Con gli occhi e con le scarpe degli altri”, quante le città nascoste con cui conviviamo? La strada con chi ci dorme, “La notte dei senza dimora”. Stili di vita sostenibili, “Fa' la cosa giusta”. Sono attività di sensibilizzazione e condivisione tra le finalità dell’Associazione “Insieme nelle Terre di mezzo Onlus”, cui sono interamente devoluti i diritti d’autore di questo libro.

Acquistando “Quando la strada si chiama Route” contribuisci a sostenere i progetti dell’Associazione.

collana sussidi R/S

collana sussidi RS

Quando la strada si chiama

RouteA cura di

Laura Galimberti

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Incaricatadel Comitato editoriale:Laura Galimberti

Prima edizione:Fiordaliso, novembre 2012

Stampato sucarta ecologica

ISBN 978-88-8054-906-2

Grafica e impaginazione:Chiara Baggio

Disegni:Roberta Becchi

Foto:Chiara Baggio - Clan/Fuoco Milano 2-31,Clan/Fuoco Busto Arsizio 3,Mino Calò,Martino Poda,Fabrizio Zelco,i partecipanti di Roverway 2006

Coordinamento editoriale:Maria Sole Migliari

© FiordalisoSocietà CooperativaCorso Vittorio Emanuele II, 33700186 Romawww.fiordaliso.it

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Quando la strada si chiama

Route

A cura di

Laura Galimberti

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INDICE

Presentazione 7

Introduzione 9

1 Quanta strada nei miei sandali, Roberto Cociancich 112 Parole sulla strada, Laura Galimberti 193 Una spiritualità per chi cammina, Fra Giacomo Grasso, o.p. 234 La strada, esercizio di sobrietà, Davide Magatti 335 Ospitalità in route: luoghi e persone, Davide Vendramin 396 Preparazione personale e preparazione comunitaria, Chiara Romei 457 Il percorso: l’unica cosa importante? Gigi Campi 518 Si torna a casa stanchi, ovvero cosa è una route, Luca Salmoirago 599 Preparazione tecnica, Daniele Tosin 6910 Mangiare e amare, Paola Feltrin 7511 Quaderno di traccia, Laura Galimberti 8112 Pregare in route, don Enrico Parazzoli 8513 Canti di marcia, Agostino Migone 9114 La sera, dopo cena, Anna Cremonesi e Emilio Epis 9715 La route... malgré tout, Andrea Biondi e Francesco 10316 Un po’ di storia 107

PROGETTI DI ROUTEUna route in montagna, Paolo Galimberti 116Una route in bicicletta, Edo Martinelli 122Una route invernale, Alessia Pepori 127Una route di Pasqua, Emilio Epis - Maria Vertova 132Una route all’estero, Marco Angelillo 136Una route in canoa, Fabrizio Zelco 141

Cosa dice il Regolamento metodologico? 148Spingerò i miei passi sulla strada, Elisabetta Fraracci 151

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presentazione

la strada

Camminare. Sentire il peso dello zaino eppure respirare il cielo alla fine della salita.Questa è la strada.Indipendentemente dal fatto di essere viaggiatori, passeggeri, esploratori di nuovi mondi o persone che prendono il treno per andare a scuola, ciò che è imprescindibile è di essere persone in cammino. Se scegliessimo di vivere in una stanza, ci affacceremmo alla finestra. Non potremmo vivere soddisfatti di guardare le pareti. Sta scritta dentro ogni traccia del nostro DNA la necessità di muoversi, di conoscere, di incontrare luoghi e persone.

La meta. La meta è importante: prima di ogni viaggio è importante sapere dove andare. La meta deve essere chiara a rintracciabile, deve sfidare e deve piacere insieme. Deve essere nascosta ai nostri occhi: non può essere il cortile a fianco della casa, ma la montagna che sta davanti alla nostra casa. E poi quella dopo: ogni meta ci allena a orizzonti nuovi. Guai alle mete che saziano, che non costano fatica, che appagano: uno scout guarda lontano.

Il percorso. Questo determina il raggiungimento della meta nel modo più bello possibile. Non nel modo più breve, non col percorso più lungo. Infatti il percorso deve essere bello, deve permetterci di arrivare presto e di gustare il cammino. Non deve essere facile, non deve essere impossibile e deve conservarci le forze per i giorni che ci sono dopo. Il percorso ci può nascondere la meta ma ci deve permettere di respirarla, e ci deve conservare le forze per assaporarla.

I compagni di strada. La metà dei compagni di strada siamo noi stessi. Perciò allenarsi, imparare che la fatica è necessaria, pensare alla meta, essere sorridenti, salutare chi incontriamo, saper leggere una cartina, guardare una bussola per non perdere la meta. Gli altri compagni di strada sono altrettanto fondamentali, servono a rendere il cammino leggero, a condividere la fatica e la gioia di una fontana sotto il sole.

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Anche a loro deve piacere il cammino, è il solo modo per appassionarsi insieme alla meta. Servono ad aiutarci quando lo zaino pesa troppo, e sono da aiutare quando il loro diventa pesante. Gli incontri più interessanti della vita, per un camminatore attento, sono sulla strada tra persone in cammino, in pellegrinaggio, in route. Esiste un popolo, quello dei viaggiatori, che non ha etnia, non ha una sola lingua, una sola fede, ma è capace di farci sentire cittadini del mondo.

Questo sussidio nasce in un momento storico molto significativo ed importante per la Branca R/S. I capitoli che seguono nascono sulla scia delle riflessioni che la Branca R/S sta facendo sul nostro tempo in cui tutto si trasforma, ma che per questo ci richiama a vivere ogni cosa come un'esperienza concreta perché non ci sfugga il senso di quello che facciamo. La strada è, per il roverismo-scoltismo, esperienza fondamentale, e siamo sicuri che il sussidio possa essere un vero aiuto ad affrontarla con qualche conoscenza in più.Il resto lo fanno un paio di buone gambe ed uno zaino pieno dell'essenziale per affrontare un viaggio.

Buona strada

Elena Bonetti, Flavio Castagno e don Jean Paul LieggiIncaricati Nazionali e Assistente Ecclesiastico, Branca Rover e Scolte

(ottobre 2012)

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introduzione

Mai si sono chiusi in casa i poeti e i curiosi, i rivoluzionari e i santi. Nelle parole del fondatore Baden-Powell, poi nella tradizione dello scautismo francese, ma prima di tutto nella sua esperienza, il capo di Branca R/S ha verificato la potenza e il fascino di questo straordinario strumento del metodo che è la strada. Strada fatta di passi, incontri, scoperte, possibilità concrete di sperimentarsi, di vivere la provvisorietà e il dono. La strada passa dai piedi. E poi dalle mani, dalla testa, dal cuore. Possibilità reale di cambiamento di abitudini e di vita, vera alternativa ad un mondo virtuale e di “facciata”. La strada permette di conoscere i propri limiti, talvolta di superarli, insegna sempre ad accettarsi.

La route è l’esperienza concreta della strada costruita a misura della Comunità R/S: presuppone un obiettivo, un programma, un periodo di tempo definito per svilupparsi. È occasione di crescita per il singolo: possibilità di vivere un rapporto intenso con la natura, con se stesso, con gli altri, con Dio. Ma è soprattutto alimento vitale della comunità: conoscenza reciproca, fiducia, sostegno, confronto scolpiti nei gesti, nei passi, nelle esperienze, nelle difficoltà. Una comunità non virtuale si costruisce nella route.

Consapevoli dell’importanza fondante di questo strumento del metodo e, nello stile del trapasso delle nozioni, ritenendo significativo valorizzare i tanti passi di chi ha percorso esperienza di strada, proponiamo alle Comunità R/S e ai loro capi questo sussidio, nato dalla penna di tanti amici che hanno accettato di scrivere. I contributi si richiamano e si rafforzano a vicenda, possono essere letti anche in modo autonomo, un po’ alla volta, per assaporare i gusti e i profumi dei diversi cammini. Uno stimolo a scoprire, o riscoprire, le infinite ricchezze della strada. Anzi, della route.

Laura Galimberti

“Prenda il lettore le pagine che seguono

come sfida e invito. Faccia il proprio viaggio

secondo un suo progetto, presti minimo

ascolto alla facilità degli itinerari comodi e

frequentati , accetti di sbagliare strada e di

tornare indietro. Prenda questo libro come

esempio, mai come modello. La felicità, che il

lettore lo sappia, ha molte facce ...”

(Josè Saramago, Viaggio in Portogallo, Einaudi, 2005)

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Questo libro non sarebbe stato scritto senza il contributo di idee e il confronto con amici che di strada ne hanno percorsa tanta.

Ringrazio in particolare:don Davide, che ha sempre voluto parlare della route in un modo nuovo Edo, per l’allegria, la fiducia e la rilettura Paolo, che con la pazienza di un fratello, ha evitato errori grossolaniRoberto, perché ha scritto e riscritto articoli, discusso con passione idee e testiTutti gli autori che hanno collaborato con la disponibilità e la passione dei veri capi scout

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L’aeroplano non è un fine, ma un mezzo. Non per l’aeroplano si rischia la vita. Neanche il contadino fatica per il suo aratro. Ma grazie all’aereo si lasciano le città e i loro contabili, e si recupera una verità contadina. [...] Ho camminato, ho avuto sete, ho seguito piste nella sabbia, ho posto la speranza nella rugiada. E queste sono tutte preoccupazioni da vivi. Non posso giudicarle più importanti che la scelta di un teatro di varietà la sera.(A. de Saint-Exupéry, Terra degli uomini, Mursia, 1939)

• Quanta strada nei miei sandaliRoberto Cociancich

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Tendi l'orecchio: ascolta, aguzza lo sguardo, osserva le speranze dei padri per il futuro dei figli, il desiderio struggente degli innamorati, le lacrime per un tradimento inatteso benché temuto, l'entusiasmo dei costruttori, le finezze dei filosofi, lo sguardo vuoto e rassegnato di chi ha perso, di chi sente sfuggire di mano la speranza.

Tutto questo ci appartiene (se non avremo occhi chiusi e cuore di pietra, se la nostra intelligenza si sforzerà di capire), tutto questo diverrà parte es-senziale della nostra vita, delle nostre attese e delle nostre disillusioni. Tutto questo metteremo nello zaino, in quella sacca segreta riposta in noi che ci portiamo in giro giorno e notte. Vivere insieme comporta scoprire il gusto della gioia e del dolore condivisi. Solo la strada potrà insegnarcelo.Ma è tempo ora di spingere i nostri passi lontano dalla città, dai suoi colori e dai suoi frastuoni. Attraversiamo la pianura e poi le dolci colline, ritroveremo

La strada racconta la vita

Non sui libri, non durante le noiose lezioni sui banchi e neppure con i pre-cetti dell'oratorio. No, ciò che abbiamo da imparare lo scopriremo da noi, passo dopo passo, sulla strada. Le morali, le nozioni, i precetti, i saggi consigli. Lasciamo tutto questo dietro le spalle. Infiliamo lo zaino, gli scarponi e poi... un respiro e via, con il cuore che palpita. La vita è là che ci attende, oltre il cancello del giardino, pronta a donarci tutto se avremo coraggio e a riprenderselo se saremo codardi.

Vieni, allora, partiamo insieme! Facciamo nascere dentro di noi il desiderio di una comune avventura! Apriamo la porta, guardiamo verso l'orizzonte: c'è una strada bianca che si dipana, che porta in luoghi dove non siamo ancora mai stati.

Attraversiamo la città, con le sue alte mura di vetro e di acciaio che si sbrac-ciano verso il cielo. Qui sentiremo ruggire i cuori e le macchine, qui si impe-gnano uomini e donne nella quotidiana lotta dell'esistenza.

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1 13quanta strada nei miei sandali

cose da lungo tempo dimenticate. La cadenza dei nostri passi che a poco a poco si uniforma al battito cardiaco. Il nostro respiro si fa più lungo, gli occhi ritrovano la gioia di guardare l'orizzonte.

Siamo noi parte di questa natura? Questo pettirosso che vola a perdifiato non racconta qualcosa dell'amore che nutro per la donna a cui vorrei tenere la mano? Questo bosco di querce non dice della forza tranquilla che vorrei ispi-rare a coloro che mi stanno intorno? Questo vento che spazza le nuvole non narra dei pensieri turbolenti che girano nella mia testa quando scende la sera?

La natura dice di noi, del nostro essere e del nostro destino più di quanto sappiamo esprimere con le parole. Essa si rivolge direttamente alla nostra anima, sa schiuderle confini destinati a rimanere altrimenti incatenati dalla mediocrità dei piccoli pensieri. L'esperienza della vita nella natura ci inse-gna il gusto dell'infinito, del mistero, della scoperta continua di nuove cose. Dove porta il mio sentiero? Guardando attentamente l'orizzonte vedo che esso ad un certo punto si unisce al cielo.

Devo essere sincero: se penso al motivo che mi ha spinto a partire, ebbene ciò è avvenuto contro la mia volontà. Perché lasciare comodità e comfort? Perché staccarsi da sicurezze e un comodo sofà?

Se sono partito è perché ho sentito di essere stato convocato. Da chi, vi chiederete. Ebbene, vi prego, non ridete. Vi dirò di uomini e donne che non conosco e che pure sono fra i miei migliori amici. Vi dirò di Jules Verne, di Pierre Loti, di Bruce Chatwin e anche di Omero, di Cervantes e di Camoes. Di tutti quei grandi scrittori che hanno seminato in me il desiderio di an-dare, di conoscere, di sperimentare sulla mia pelle il viaggio, la scoperta, l'avventura. Le loro parole hanno segnato la mia vita: se non avessi risposto alla loro chiamata, non sarei divenuto me stesso.

Perché partire?

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Ma essi non sono i soli. Altri si sono uniti a loro: i grandi esploratori che con la loro vita hanno saputo interpretare ciò che ho nel cuore più di quello che le mie parole hanno saputo dire: Walter Bonatti, Ernest Shackleton, Amelia Earhart...

Tutti gli uomini e le donne che con questo gesto semplice e a volte dram-matico lasciano ciò che hanno per andare a cercare qualcosa che non co-noscono ma che intuiscono possa rendere la loro vita migliore. In certi casi si tratta di una tragica necessità: le cronache ci riferiscono ogni giorno di migliaia di profughi che fuggono dai loro paesi devastati dalla guerra o dalla siccità; di emigranti che nascosti nei vani di un camion, di un treno, a bordo di carrette del mare che sfidano le onde del Mediterraneo... Per mol-ti di loro il viaggio è l'unica speranza di raddrizzare una vita che non offre sbocchi, accettano il rischio della morte, la certezza della discriminazione quando giungeranno sulle nostre coste, la prospettiva di una vita difficile, povera, avara... eppure ogni giorno a migliaia partono così come sono par-titi i nostri progenitori e forse partiranno i nostri discendenti. Come per gli uccelli migratori, nella mente e nel cuore dell'uomo c'è un richiamo più for-te di ogni ragione, c'è una voce, un comando ineludibile: è tempo di partire.

La nostra sorte è di privilegiati. A noi è dato di partire con il Clan, con il Noviziato, vale a dire con gli amici forse più cari, coloro con i quali abbiamo diviso i momenti più importanti della nostra esistenza, con i quali ci siamo confrontati durante l'anno sulle scelte di tutti i giorni e sulle grandi pro-spettive di vita. Non dunque per fuggire ad una guerra o ad una carestia, ma per il piacere di cercare insieme il senso dei nostri giorni, la vocazione di una vita. E poi anche molto più semplicemente: condividere il fuoco la sera, una borraccia di acqua fresca, le canzoni, il vento delle creste sulle montagne, piaceri semplici eppure nobili. Solo chi ha camminato per ore al fianco di un amico sa riconoscerlo dal rumore dei passi.

Partire con il Clan , in route

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Solo chi ha portato uno zaino che ti spezza le spalle può comprendere il valore del gesto di chi ti offre di caricarlo sulle sue.

C'è una grande differenza tra un facchino e un compagno di strada: solo chi ha condiviso la stessa fatica potrà comprenderla. Partire con il Clan significa che la nostra strada non è solitaria; significa comprendere che ciò che ci unisce non è solo questo tratto di strada, fatto di pietre, fango, poz-zanghere, fatica, sete; ciò che ci unisce è la comune direzione, la meta alla quale ci dirigiamo, la stella verso la quale ci incamminiamo. Camminare con il Clan vuol dire accettare di rinunciare ad una piccola parte di noi (il mal di piedi, la stanchezza, il mal di testa) per mettere tutti noi stessi, a cominciare dal nostro corpo, al servizio di una causa più grande.

Camminare insieme verso una meta: non c'è privilegio più grande, nobiltà più alta, gioia più pura che condividere il cammino e la meta.