Quando Dio bussa alla porta€¦ · da allora e la storia è cambiata: per i bimbi il top è...

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L ’E DITORIALE I L CARNEVALE PER ESORCIZZARE IL DOLORE MAURIZIO DI RIENZO e frappe di nonna. Quando penso al carnevale ritorno nella cucina affumicata dove, amabile e piccola peste di 6 anni, cercavo di rubare le prime frappe appena tolte dall’olio bollente. Come non ricordare il sapore delle morbide castagnole impregnate di zucchero che posso associare solo, poco meno, al Paradiso. E per noi del basso Lazio, Minturno in particolare, gli struffoli strabordanti di miele che, mangiato il primo, non si torna più indietro. Il carnevale è anzitutto la fiera del trigliceride e dello zucchero pronto ad alzare la glicemia, che rende contenti piccoli e grandi con scariche di allegria e felicità, effetto magico di glucosio e serotonina. È il martedì grasso di nome e di fatto. Era a scuola che si capiva l’origine del carnevale: c’era un tempo in cui si raccontavano storie, si costruivano maschere e si disegnavano i vestiti di Balanzone, Brighella e Pantalone con i più famosi Arlecchino e Pulcinella. Sono passati 20 anni da allora e la storia è cambiata: per i bimbi il top è l’Uomo Ragno, per le bimbe rigorosamente Elsa, la principessa di Frozen. Chissà però se nelle feste di carnevale 2017 ci sarà almeno un bimbetto vestito da Arlecchino, segretamente innamorato di Colombina, col suo magico vestito fatto di pezzi di stoffa colorata. Una gioia anche solo immaginarlo. Erano anche i genitori che ti raccontavano il carnevale, ma lo capivi nelle settimane successive quando, nei venerdì di Quaresima, tutta la casa puzzava di merluzzo o di bastoncini di pesce. Anche questo è cambiato. Oggi proprio coloro che hanno il compito di ricordare (e vivere) il digiuno e l’astinenza dalle carni, sono i primi a banchettare lautamente (non solo) in Quaresima e ad organizzare succulente braciate quaresimali di carne. «Semel in anno licet insanire»: una volta all’anno è permesso impazzire. Il carnevale non è tale senza mascherine, vestitini, stelle filanti e coriandoli, carri allegorici e ‘carnevalate’. Che paradosso: da piccolo non vedevo l’ora di soffiare nelle magiche stelle filanti e buttare coriandoli ogni dove; da adulto (e parroco) già mi immagino l’impresa impossibile di doverli spazzare via. E poi i carri allegorici, maestosi e spettacolari, e le interminabili sfilate per il lungomare con canti, balli e musiche. Una tradizione diffusa in tutto il nostro Lazio, da Roma a Frosinone, da Ronciglione a Marino, da Poggio Mirteto a Civita Castellana, che quasi sicuramente si ricollega alle feste romane dei saturnali e dei lupercali, un misto di feste orgiastiche e feste purificatrici. Il carnevale come festa per celebrare l’ultimo giorno prima del rigore quaresimale, ma anche rito per esorcizzare il male e il dolore per scacciarli dalla propria esistenza. E qui ogni tradizione diventa un capolavoro di umanità: come avviene ad esempio a Frosinone con la Festa della Ràdeca, dal nome della foglia (o radice) di agave che portano i partecipanti. Un simbolo di fertilità per scacciare il cattivo “Re Carnevale”, il generale francese Championnet che nel 1800 assediò Frosinone. E nel simbolo del fuoco purificatore si risveglia la memoria bambina di falò, fuochi e saltimbanchi. L scala sono cinque: prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo, come la possibilità di produrre energia, e smaltimento. Nelle amministrazioni regionali quest’ultimo punto è diventato il primo e principale problema a causa dell’incapacità organizzativa di sviluppare al meglio i primi quattro. In più, l’articolo 16 indica il principio di prossimità e autosufficienza, che chiede di localizzare nelle vicinanze della raccolta dei rifiuti il riciclaggio, la lavorazione e il deposito di quanto DI SIMONE CIAMPANELLA risi dei rifiuti nel Lazio. O a Roma? È un derby che viene da lontano, da quando il campo di Malagrotta garantiva un sostanziale pareggio, anche se a perdere per trent’anni è stato l’ambiente e la salute dei cittadini. Oggi la partita si fa più aspra e arriva ai minuti decisivi. Le reciproche dichiarazioni degli assessori Mauro Buschini e Pinuccia Montanari, che si occupano della questione alla Pisana e al Campidoglio, sono diametralmente opposte. Necessità di una discarica di servizio nella capitale per il primo e inutilità della sua realizzazione per la seconda. In più l’assessore regionale parla di probabile emergenza rifiuti a giugno, se Roma non presentasse un progetto organico della gestione rifiuti fino al 2021, quando la capitale, assicura l’assessore capitolino respingendo la drammatica eventualità estiva, raggiungerà il 70% di raccolta differenziata. Il fatto è che da quando è stata chiusa Malagrotta, il 1 ottobre del 2013, le amministrazioni hanno dovuto fare i conti con una situazione esplosiva. Allora si è corso ai ripari avviando la raccolta differenziata e tentando di ridurre drasticamente i rifiuti non riciclabili. Questo piano di emergenza basato sulla capacità degli impianti regionali di ricevere la spazzatura di Roma e sull’esportazione di una parte di essi fuori del Lazio è stato eccezionalmente concesso dal consiglio europeo. Una proroga necessaria ad evitare che la capitale d’Italia e i comuni laziali diventassero discariche a cielo aperto. Una condizione però l’ha posta. Sviluppare in parallelo un progetto convincente che instradasse la gestione regionale dei rifiuti nei ranghi della normativa europea. Ma cosa chiede la Comunità europea? È la direttiva comunitaria 2008/98/Ce che norma il ciclo dei rifiuti. Il cuore del testo si fonda sul concetto di una loro gerarchia. Cioè sull’ordine delle azioni che devono essere seguite per limitare i danni dell’inquinamento. I gradi della C non può essere reimmesso nel ciclo produttivo. Perché anche nel migliore dei cicli virtuosi resterà sempre un resto non utilizzabile. Su questo c’è poco da discutere, ecco perché la prevenzione, ovvero la riduzione della produzione di rifiuti e la diffusione dell’economia sostenibile sono essenziali. Espressione di questa normativa è il piano di gestione dei rifiuti, che, nella recezione italiana è regolata dal decreto legislativo 152/2006. Dal decreto, dove sono ripartite le competenze dei vari livelli amministrativi, emerge un’evidente responsabilità delle regioni nel produrre le modalità concrete della gestione. Ora proprio le stesso testo unico sull’ambiente indicava al numero 199 tre obiettivi che dovevano essere raggiunti entro il 2017: riduzione alla fonte della produzione di rifiuti, raccolta differenziata in linea con quelli previsti dal legislatore nazionale e istituzione di un sistema integrato di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti che sia efficiente, dotato delle migliori tecnologie disponibili, teso a garantire un’autosufficienza impiantistica. Siamo nel 2017 e gli obiettivi, soprattutto l’ultimo non sono stati raggiunti, e la ragione principale è Roma, che essendo comune “concorre”, come dice il numero 198 del decreto legislativo, ma ha una responsabilità parziale rispetto al livello regionale. Roma, con quasi metà della popolazione laziale, che diventa due terzi se considerata la città metropolitana, può “costringere” il resto della regione a ricevere i suoi rifiuti. D’altro canto la regione, per ruolo amministrativo ma soprattutto politico, esprime il malessere degli altri cittadini laziali che si trovano obbligati a sostenere questo meccanismo perverso. Ma fin quando questo sarà possibile? Quali azioni deve necessariamente produrre il capoluogo per onorare gli obiettivi ambientali che indica come soluzioni definitive? E quali scelte immediate deve fare per rispondere al presente intanto che prepara il futuro? Se la giunta capitolina eludesse l’ultimo quesito l’Europa non accetterebbe un prosieguo dello stato di emergenza. In particolare per l’esportazione negli altri territori italiani e in quelli esteri (al momento Roma conferisce in Austria e Germania). E avvierebbe la procedura d’infrazione comminando ai contribuenti italiani una multa peggiore di quella che manteneva aperta Malagrotta. È finito lo spazio Crisi alle porte? dalla Regione Pmi, bando per vendite all’estero La Regione Lazio ha indetto un nuovo bando per sostenere i processi di internazionalizzazione delle Pmi, destinato a tutte le piccole/medie imprese residenti in regione che hanno quasi tutti i codici Ateco. L’aper- tura dei bandi e la presentazione dei progetti prevista per martedì scor- so, 14 febbraio. La dotazione finanziaria è di 5 milioni di euro ed è previsto per il rim- borso del contributo una possibilità di tre tranches: anticipo, avanza- mento lavori e saldo. I progetti presentati dovranno essere avviati entro 90 gg dalla data della richiesta e realizzati entro un anno dalla data di concessione dell’aiuto. Nelle spese sostenibili dalle aziende che voglio- no presentare il bando vi sono, tra le altre: supporto strategico per la penetrazione in un Paese estero; spese relative ai Tem (Temporary ex- port manager); consulenze per l’internazionalizzazione; partecipazioni a fiere e/o saloni internazioniali; azioni di marketing, comunicazione e promozione all’estero. Per gli oratori nche per quest’anno la Regione Lazio finanzia, con una spesa massima di ventimila euro, gli oratori o le strutture similari che entro il 28 febbraio invieranno l’apposita domanda scaricabile dal sito della regione nella sezione oratori. Il capitolo di spesa è di 550.000 che sarà ripartito tra gli enti in base ad una graduatoria. I fondi saranno assegnati agli enti che avranno conseguito un punteggio pari almeno a 64. Tra i requisiti di partecipazione vi è quello di non aver percepito nell’anno precedente alcun contributo dalla regione per la stessa finalità. A Una nuova discarica a Roma? «Ci basta la differenziata» Ma arriva lo stop negli altri comuni. Va definito al più presto un piano concreto altrimenti si rischia la sanzione dell’Ue La sede del Parlamento europeo. Multa in arrivo per il Lazio? ALBANO UNO «STILE» PASTORALE a pagina 14 ANAGNI IL RICORDO DI FLORENZANI a pagina 4 C. CASTELLANA UNA TESTIMONE DEL VANGELO a pagina 5 CIVITAVECCHIA LA GIOIA DEL CANTO a pagina 6 FROSINONE «CON LO SGUARDO DELLA VERGINE» a pagina 7 GAETA SE LA COMUNITÀ SA ACCOGLIERE a pagina 8 LATINA OGGI L’ASSEMBLEA DI AZIONE CATTOLICA a pagina 9 PALESTRINA IL SIGNIFICATO DEL VERO AMORE a pagina 10 PORTO-S. RUFINA UNA CAREZZA SICURA a pagina 11 SORA NEL NOME DI SAN TOMMASO a pagina 13 TIVOI MARIA, «SPERANZA DELLA FEDE» a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI «SALUTE, UN BENE CHE È DI TUTTI» a pagina 12 LAZIO SETTE uò succedere, talvolta, che accogliere l’altro nella tua vita non sia proprio semplice. Lo sperimentiamo tutti. Penso immediatamen- te alle donne che scoprono di essere incinta e non lo hanno “previsto” o è la prima volta. Non è semplice accogliere una persona che vive den- tro di te. Ma poi penso a quanti questo lo fanno nelle loro case. Chi de- ve accogliere un figlio o una figlia che torna dopo un matrimonio falli- to o un doloroso licenziamento. Chi accoglie i suoceri ammalati o an- ziani. Chi dona la disponibilità per un affido o ha un bambino, un ra- gazzo, in adozione. E poi penso a chi deve percorrere la via del perdo- no, della riconciliazione. Dove accogliere l’altro è accogliere il nemico, l’avversario, colui che ha ferito, ucciso, sconquassato. Ed è un’accoglienza necessaria: chi ci ha fatto male sta sempre lì, nella nostra mente e nel nostro cuore. Finché non ci riconciliamo con lui. Pensando a com’è dif- ficile accogliere l’altro, fosse anche quello che amiamo di più, mi sem- bra così bello quello che si dice di Dio. Che Egli sta alla porta e bussa. Così straordinariamente bello questo suo stare e bussare. Così pienamente consapevole della difficoltà, della fatica che l’accoglienza dell’altro co- sta a noi, uomini. Così Dio ama aspettando che noi gli apriamo la via del nostro cuore. E non va scorrazzando qua e la nella nostra vita. At- tende sempre di essere accolto. Ora dalla nostra intelligenza. Ora dalla nostra fantasia. Fino a che riusciamo ad accoglierlo nelle nostre ferite più profonde. Dove neanche noi abbiamo il coraggio di entrare. Quan- do l’Altro bussa e vorremmo barricarci dentro i nostri dolori, le nostre infedeltà, i nostri errori… ci guadagniamo ad aprire! E a farlo entrare. Francesco Guglietta P Quando Dio bussa alla porta Domenica, 19 febbraio 2017 FRUSINATE I VESCOVI E I DISOCCUPATI a pagina 2 IL FATTO Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 Quel «derby» dei rifiuti dove perde l’ambiente

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L ’ E D I T O R I A L E

IL CARNEVALEPER ESORCIZZARE

IL DOLORE

MAURIZIO DI RIENZO

e frappe di nonna. Quandopenso al carnevale ritornonella cucina affumicata

dove, amabile e piccola peste di 6anni, cercavo di rubare le primefrappe appena tolte dall’oliobollente. Come non ricordare ilsapore delle morbide castagnoleimpregnate di zucchero che possoassociare solo, poco meno, alParadiso. E per noi del bassoLazio, Minturno in particolare,gli struffoli strabordanti di mieleche, mangiato il primo, non sitorna più indietro. Il carnevale èanzitutto la fiera del trigliceridee dello zucchero pronto ad alzarela glicemia, che rende contentipiccoli e grandi con scariche diallegria e felicità, effetto magicodi glucosio e serotonina. È ilmartedì grasso di nome e difatto. Era a scuola che si capival’origine del carnevale: c’era untempo in cui si raccontavanostorie, si costruivano maschere esi disegnavano i vestiti diBalanzone, Brighella e Pantalonecon i più famosi Arlecchino ePulcinella. Sono passati 20 annida allora e la storia è cambiata:per i bimbi il top è l’UomoRagno, per le bimberigorosamente Elsa, laprincipessa di Frozen. Chissàperò se nelle feste di carnevale2017 ci sarà almeno un bimbettovestito da Arlecchino,segretamente innamorato diColombina, col suo magicovestito fatto di pezzi di stoffacolorata. Una gioia anche soloimmaginarlo. Erano anche igenitori che ti raccontavano ilcarnevale, ma lo capivi nellesettimane successive quando, neivenerdì di Quaresima, tutta lacasa puzzava di merluzzo o dibastoncini di pesce. Anche questoè cambiato. Oggi proprio coloroche hanno il compito di ricordare(e vivere) il digiuno e l’astinenzadalle carni, sono i primi abanchettare lautamente (nonsolo) in Quaresima e adorganizzare succulente braciatequaresimali di carne. «Semel in anno licet insanire»:una volta all’anno è permessoimpazzire. Il carnevale non è talesenza mascherine, vestitini, stellefilanti e coriandoli, carriallegorici e ‘carnevalate’. Cheparadosso: da piccolo non vedevol’ora di soffiare nelle magichestelle filanti e buttare coriandoliogni dove; da adulto (e parroco)già mi immagino l’impresaimpossibile di doverli spazzarevia. E poi i carri allegorici,maestosi e spettacolari, e leinterminabili sfilate per illungomare con canti, balli emusiche. Una tradizione diffusain tutto il nostro Lazio, da Romaa Frosinone, da Ronciglione aMarino, da Poggio Mirteto aCivita Castellana, che quasisicuramente si ricollega alle festeromane dei saturnali e deilupercali, un misto di festeorgiastiche e feste purificatrici. Ilcarnevale come festa percelebrare l’ultimo giorno primadel rigore quaresimale, ma ancherito per esorcizzare il male e ildolore per scacciarli dalla propriaesistenza. E qui ogni tradizionediventa un capolavoro diumanità: come avviene adesempio a Frosinone con la Festadella Ràdeca, dal nome dellafoglia (o radice) di agave cheportano i partecipanti. Unsimbolo di fertilità per scacciareil cattivo “Re Carnevale”, ilgenerale francese Championnetche nel 1800 assediò Frosinone.E nel simbolo del fuocopurificatore si risveglia lamemoria bambina di falò, fuochie saltimbanchi.

L

scala sono cinque: prevenzione,preparazione per il riutilizzo,riciclaggio, recupero di altro tipo,come la possibilità di produrreenergia, e smaltimento. Nelleamministrazioni regionaliquest’ultimo punto è diventato ilprimo e principale problema a causadell’incapacità organizzativa disviluppare al meglio i primi quattro.In più, l’articolo 16 indica ilprincipio di prossimità eautosufficienza, che chiede dilocalizzare nelle vicinanze dellaraccolta dei rifiuti il riciclaggio, lalavorazione e il deposito di quanto

DI SIMONE CIAMPANELLA

risi dei rifiuti nel Lazio. O aRoma? È un derby che vieneda lontano, da quando il

campo di Malagrotta garantiva unsostanziale pareggio, anche se aperdere per trent’anni è statol’ambiente e la salute dei cittadini.Oggi la partita si fa più aspra e arrivaai minuti decisivi. Le reciprochedichiarazioni degli assessori MauroBuschini e Pinuccia Montanari, chesi occupano della questione allaPisana e al Campidoglio, sonodiametralmente opposte. Necessitàdi una discarica di servizio nellacapitale per il primo e inutilità dellasua realizzazione per la seconda. Inpiù l’assessore regionale parla diprobabile emergenza rifiuti agiugno, se Roma non presentasse unprogetto organico della gestionerifiuti fino al 2021, quando lacapitale, assicura l’assessorecapitolino respingendo ladrammatica eventualità estiva,raggiungerà il 70% di raccoltadifferenziata.Il fatto è che da quando è statachiusa Malagrotta, il 1 ottobre del2013, le amministrazioni hannodovuto fare i conti con unasituazione esplosiva. Allora si ècorso ai ripari avviando la raccoltadifferenziata e tentando di ridurredrasticamente i rifiuti non riciclabili.Questo piano di emergenza basatosulla capacità degli impiantiregionali di ricevere la spazzatura diRoma e sull’esportazione di unaparte di essi fuori del Lazio è statoeccezionalmente concesso dalconsiglio europeo. Una proroganecessaria ad evitare che la capitaled’Italia e i comuni lazialidiventassero discariche a cieloaperto. Una condizione però l’haposta. Sviluppare in parallelo unprogetto convincente cheinstradasse la gestione regionale deirifiuti nei ranghi della normativaeuropea.Ma cosa chiede la Comunitàeuropea? È la direttiva comunitaria2008/98/Ce che norma il ciclo deirifiuti. Il cuore del testo si fonda sulconcetto di una loro gerarchia. Cioèsull’ordine delle azioni che devonoessere seguite per limitare i dannidell’inquinamento. I gradi della

C

non può essere reimmesso nel cicloproduttivo. Perché anche nelmigliore dei cicli virtuosi resteràsempre un resto non utilizzabile. Suquesto c’è poco da discutere, eccoperché la prevenzione, ovvero lariduzione della produzione di rifiutie la diffusione dell’economiasostenibile sono essenziali.Espressione di questa normativa è ilpiano di gestione dei rifiuti, che,nella recezione italiana è regolatadal decreto legislativo 152/2006.Dal decreto, dove sono ripartite lecompetenze dei vari livelliamministrativi, emerge un’evidente

responsabilità delle regioni nelprodurre le modalità concrete dellagestione. Ora proprio le stesso testounico sull’ambiente indicava alnumero 199 tre obiettivi chedovevano essere raggiunti entro il2017: riduzione alla fonte dellaproduzione di rifiuti, raccoltadifferenziata in linea con quelliprevisti dal legislatore nazionale eistituzione di un sistema integrato diimpianti di recupero e smaltimentodei rifiuti che sia efficiente, dotatodelle migliori tecnologie disponibili,teso a garantire un’autosufficienzaimpiantistica.

Siamo nel 2017 e gli obiettivi,soprattutto l’ultimo non sono statiraggiunti, e la ragione principale èRoma, che essendo comune“concorre”, come dice il numero198 del decreto legislativo, ma hauna responsabilità parziale rispettoal livello regionale. Roma, con quasimetà della popolazione laziale, chediventa due terzi se considerata lacittà metropolitana, può“costringere” il resto della regione aricevere i suoi rifiuti. D’altro canto laregione, per ruolo amministrativoma soprattutto politico, esprime ilmalessere degli altri cittadini lazialiche si trovano obbligati a sostenerequesto meccanismo perverso.Ma fin quando questo saràpossibile? Quali azioni devenecessariamente produrre ilcapoluogo per onorare gli obiettiviambientali che indica comesoluzioni definitive? E quali scelteimmediate deve fare per rispondereal presente intanto che prepara ilfuturo? Se la giunta capitolinaeludesse l’ultimo quesito l’Europanon accetterebbe un prosieguo dellostato di emergenza. In particolareper l’esportazione negli altri territoriitaliani e in quelli esteri (almomento Roma conferisce inAustria e Germania). E avvierebbe laprocedura d’infrazionecomminando ai contribuentiitaliani una multa peggiore di quellache manteneva aperta Malagrotta.

È finito lo spazioCrisi alle porte?

dalla Regione

Pmi, bando per vendite all’esteroLa Regione Lazio ha indetto un nuovo bando per sostenere i processidi internazionalizzazione delle Pmi, destinato a tutte le piccole/medieimprese residenti in regione che hanno quasi tutti i codici Ateco. L’aper-tura dei bandi e la presentazione dei progetti prevista per martedì scor-so, 14 febbraio.La dotazione finanziaria è di 5 milioni di euro ed è previsto per il rim-borso del contributo una possibilità di tre tranches: anticipo, avanza-mento lavori e saldo. I progetti presentati dovranno essere avviati entro90 gg dalla data della richiesta e realizzati entro un anno dalla data diconcessione dell’aiuto. Nelle spese sostenibili dalle aziende che voglio-no presentare il bando vi sono, tra le altre: supporto strategico per lapenetrazione in un Paese estero; spese relative ai Tem (Temporary ex-port manager); consulenze per l’internazionalizzazione; partecipazioni afiere e/o saloni internazioniali; azioni di marketing, comunicazione epromozione all’estero.

Per gli oratorinche perquest’anno laRegione Lazio

finanzia, con unaspesa massima diventimila euro, glioratori o lestrutture similariche entro il 28febbraioinvieranno

l’apposita domanda scaricabile dalsito della regione nella sezioneoratori. Il capitolo di spesa è di550.000 che sarà ripartito tra gli entiin base ad una graduatoria. I fondisaranno assegnati agli enti cheavranno conseguito un punteggiopari almeno a 64. Tra i requisiti dipartecipazione vi è quello di nonaver percepito nell’anno precedentealcun contributo dalla regione per lastessa finalità.

A

Una nuova discaricaa Roma? «Ci basta la differenziata»Ma arriva lo stopnegli altri comuni. Vadefinito al più presto un piano concretoaltrimenti si rischiala sanzione dell’Ue

La sede del Parlamento europeo. Multa in arrivo per il Lazio?

◆ ALBANOUNO «STILE»PASTORALE

a pagina 14

◆ ANAGNIIL RICORDODI FLORENZANI

a pagina 4

◆ C. CASTELLANAUNA TESTIMONEDEL VANGELO

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIALA GIOIADEL CANTO

a pagina 6

◆ FROSINONE«CON LO SGUARDODELLA VERGINE»

a pagina 7

◆ GAETASE LA COMUNITÀSA ACCOGLIERE

a pagina 8

◆ LATINAOGGI L’ASSEMBLEA DI AZIONE CATTOLICA

a pagina 9

◆ PALESTRINAIL SIGNIFICATODEL VERO AMORE

a pagina 10

◆ PORTO-S. RUFINAUNA CAREZZASICURA

a pagina 11

◆ SORANEL NOMEDI SAN TOMMASO

a pagina 13

◆ TIVOIMARIA, «SPERANZADELLA FEDE»

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETI«SALUTE, UN BENECHE È DI TUTTI»

a pagina 12

LAZIOSETTE

uò succedere, talvolta, che accogliere l’altro nella tua vita non siaproprio semplice. Lo sperimentiamo tutti. Penso immediatamen-

te alle donne che scoprono di essere incinta e non lo hanno “previsto”o è la prima volta. Non è semplice accogliere una persona che vive den-tro di te. Ma poi penso a quanti questo lo fanno nelle loro case. Chi de-ve accogliere un figlio o una figlia che torna dopo un matrimonio falli-to o un doloroso licenziamento. Chi accoglie i suoceri ammalati o an-ziani. Chi dona la disponibilità per un affido o ha un bambino, un ra-gazzo, in adozione. E poi penso a chi deve percorrere la via del perdo-no, della riconciliazione. Dove accogliere l’altro è accogliere il nemico,l’avversario, colui che ha ferito, ucciso, sconquassato. Ed è un’accoglienzanecessaria: chi ci ha fatto male sta sempre lì, nella nostra mente e nelnostro cuore. Finché non ci riconciliamo con lui. Pensando a com’è dif-ficile accogliere l’altro, fosse anche quello che amiamo di più, mi sem-bra così bello quello che si dice di Dio. Che Egli sta alla porta e bussa.Così straordinariamente bello questo suo stare e bussare. Così pienamenteconsapevole della difficoltà, della fatica che l’accoglienza dell’altro co-sta a noi, uomini. Così Dio ama aspettando che noi gli apriamo la viadel nostro cuore. E non va scorrazzando qua e la nella nostra vita. At-tende sempre di essere accolto. Ora dalla nostra intelligenza. Ora dallanostra fantasia. Fino a che riusciamo ad accoglierlo nelle nostre feritepiù profonde. Dove neanche noi abbiamo il coraggio di entrare. Quan-do l’Altro bussa e vorremmo barricarci dentro i nostri dolori, le nostreinfedeltà, i nostri errori… ci guadagniamo ad aprire! E a farlo entrare.

Francesco Guglietta

PQuando Dio bussa alla porta

Domenica, 19 febbraio 2017

◆ FRUSINATEI VESCOVIE I DISOCCUPATI

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IL FATTO

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Quel «derby» dei rifiutidove perde l’ambiente

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In «Gocce di memoria»le vite spezzate dal sisma

on è stato facile, per Sabrina Vecchi, rimette-re insieme tutti i pezzetti che permettesserodi sintetizzare 249 vite spezzate. Gli elenchi

della Prefettura, i giri in ospedale, i contatti con le au-torità comunali e i parroci… «Alla fine temevo di nonfarcela», ha confessato la giornalista individuata dalvescovo Domenico Pompili e dall’ufficio diocesanocomunicazioni sociali per redigere le brevi biografieche confluissero nella pubblicazione con cui la Chie-sa di Rieti ha voluto onorare le persone uccise dal ter-remoto di agosto. Ma poi il paziente lavoro di rico-struzione ha dato i suoi frutti. E i nomi dei morti, rag-gruppati per famiglie in quei casi (non pochi) in cui illutto abbia colpito in misura multipla, sono tutti fi-niti, accompagnati da brevi descrizioni di quelle esi-stente strappate ai loro cari, nelle sessanta pagine checompongono Gocce di memoria.Pienissima, domenica scorsa, la tensostruttura a Tor-rita per la presentazione del libro che ha visto inter-venire l’autrice, assieme a monsignor Pompili e al sin-daco di Amatrice Sergio Pirozzi intervenuto a nomedella comunità maggiormente colpita. Un pomerig-gio di comunione, con l’animazione dei locali coriparrocchiali e con la presenza di tantissime persone,alcune appositamente risalite sull’altopiano dalla cittào dagli alberghi sulla costa per condividere questomomento dedicato a ricordare persone con le qualiquanto meno ci si conosceva tutti.Ricordare, sì: un qualcosa di vitale, ha detto Pompi-li, «perché ci fa ritrovare alcune cose che rischiavamodi perdere, restituendo alla vita il primato rispetto al-la morte». Fare memoria dei morti è infatti «l’antidotoalla fretta e alla superficialità che ci fa immemori ri-spetto a quella che evitato in futuro». Certo, la rico-

struzione urge. Ma senza smar-rire la memoria di chi ci ha pre-ceduto: «Chi sorvola sui morti esi getta nella ricostruzione rischiadi non metabolizzare quello cheandava fatto e quello che anda-va evitato». Indispensabile la me-moria, dunque, che diventa «l’e-nergia che spinge a fare le cosesenza ritardi, ma anche senza su-perficialità»».Inoltre, ha ribadito il vescovo, lamemoria «ci aiuta a ritrovare ilsenso della comunità cui si ap-partiene che viene prima del sin-

golo e delle sue attese» come pure «a ritrovare un sen-so più maturo della comunità: tutti si sentivano par-te di questo territorio nella varietà delle sue frazioni.Bisogna ritrovare il senso dell’insieme, senza cancel-lare le differenze. Ma certo con disponibilità a ripen-sare le cose», occasione per superare campanilismi.Memoria, infine, quale «antidoto alla rassegnazionee alla disperazione che si fanno strada rispetto ad unfenomeno seriale che ha polverizzato progetti, sacri-fici e generosità». Riprendersi è dura, «ma proprio imorti ammoniscono a tirar fuori le energie miglioriper risalire la china scivolosa di una situazione che èandata sbriciolandosi». Forte la tentazione di andar-sene, peggiorando lo spopolamento di cui già soffri-vano prima queste terre Ma se non ci sarà chi resteràa investire. «sarà impossibile sognare un futuro».

Nazareno Boncompagni

N

Pomezia, la vertenza «Fiorucci» finisce in Regione,bocciata la proposta concordata Unindustria-sindacati

tempo di sacrifici per i lavoratoridello stabilimento Fiorucci diPomezia. La proposta concordata tra

Unindustria e sindacati è stata bocciatadall’assemblea dei dipendenti.L’associazione territoriale di Viadell’Astronomia ha deciso di rompere letrattative e la vertenza finirà alla RegioneLazio. Sul piatto c’era una riduzione deisalari da 1300 a 1150 euro, ma non solo.Una parte dei compensi sarebbe statapagata con misure di “welfare”, utilizzabilicome incentivi, ma riciclate come formealternative di compenso. Come i buonipasto che da una parte, in quanto serviziosostitutivo della mensa, fino a 5,29 euronon prevedono oneri fiscali oprevidenziali per il datore di lavoro.Dall’altra però possono essere usati soloper l’acquisto di generi alimentari e nontutti gli esercizi commerciali li accettano.16 i posti di lavoro che sarebbero stati

affidati a cooperative esterne e alcuneagevolazioni (servizio navetta, indennitàdi trasporto e permessi retribuiti)sarebbero state tagliate. Ma come si èarrivati a questo punto? Dal 2011 laproprietà della Cesare Fiorucci Spa è delgruppo spagnolo Campofrio Food Group.L’ 81% delle azioni di Campofrio FoodGroup è stato acquistato nel 2015 dallaSigma Alimentos Exterior Slu di Madrid. Asua volta questa appartiene allamultinazionale messicana SigmaAlimentos. Quest’ultima fa capo alla AlfaGroup, un gruppo che si occupa diprodotti petrolchimici, componenti autoin alluminio e alimenti refrigerati, ma cheè anche leader mondiale nella produzionedi blocchi motore e teste cilindri perautomobili americane ed europee.Nell’ultimo decennio la Fiorucci haregistrato una sensibile diminuzione degliinvestimenti. Allo stesso tempo si è

verificata una decisiva contrazione dellevendite, passate da 304 milioni di euro a197. Le perdite sono arrivate a 195 milioninegli ultimi cinque anni. L’amministratoredelegato, Alberto Alfieri, un anno fa si èdetto ottimista, puntando a raddoppiare ilfatturato entro il 2025. C’è chi sospetta chedietro questo crollo ci sia l’intenzione dismantellare la società per trarne profitti,pronti per essere reinvestiti altrove per altriprogetti. Altri credono che la produzionein Italia sia diventata troppo costosa e chesi stia pensando a una delocalizzazionedell’azienda. Sospetti, nient’altro. Ildestino dell’impianto di Santa Palombasembra però segnato: molti reparti sonoormai chiusi. L’incendio che il 16novembre 2014 ha colpito lo stabilimentodi Campofrio a Burgos potrebbe aver soloritardato l’inevitabile fine. L’export sembral’unica soluzione, come spera l’ad Alfieri.

Mirki Giustini

È

Terremoto, i piccoli passidella lenta ricostruzione

Le macerie lungo il corso di Amatrice, divenute il simbolo del dramma vissuto dalle popolazioni del Centro Italia

DI GIOVANNI SALSANO

poco meno di sei mesi dallaprima scossa che ha devastato efatto piombare in un incubo parte

del Centro Italia, ci sono ancora oltredodicimila persone assistite dal Servizionazionale della Protezione civile nellequattro regioni colpite. Di queste, quasi700 sono cittadini del Lazio: circa 450hanno trovato alloggio negli alberghi,mentre poco più di 200 si trovanopresso gli alloggi del piano Case e Mapmessi a disposizione in Abruzzo. Ancorauna trentina, invece, sono le personealloggiate in camper. Solo tre settimanefa, migliaia di persone erano scese inpiazza a urlare il loro diritto ad avereuna casa, a sperare in un futuromigliore. La ricostruzione, infatti,procede piuttosto a rilento, a causa dellaburocrazia e per via dei continuiterremoti e del maltempo delle scorsesettimane. Di lavoro da fare, però, ce n’ètanto e il tempo passa. I danni causatidai terremoti in questi sei mesiammontano a 23miliardi e 530 milionidi euro, di cui 12,9 miliardi siriferiscono ai danni relativi agli edificiprivati e 1,1 miliardi di euro agli edificipubblici, come riporta il fascicolo che ildipartimento della Protezione civile hatrasmesso a Bruxelles, tramite laRappresentanza permanente d’Italia, alfine di attivare il Fondo di Solidarietàdell’Unione Europea. Una cifra enormeche aiuta a comprendere ancora di più ildramma che stanno vivendo migliaia emigliaia di persone. Intanto, il 10febbraio, giorno in cui il Consiglio deiMinistri ha prorogato lo stato diemergenza dichiarato il 25 agostoscorso, è stato pubblicato in GazzettaUfficiale il decreto–legge su “Nuoviinterventi urgenti in favore dellepopolazioni colpite dagli eventi sismicidel 2016 e del 2017”, sul quale – tuttavia– il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi,chiede migliorie sostanziali: «Il decreto– ha detto Pirozzi – è già in vigore, maritengo fondamentale che in fase dipresentazione alle Camere per laconversione in legge venga migliorata laquestione relativa agli aiuti alle micro–imprese, sono infatti necessarie misuredi salvaguardia per tutte quelle presenti

A

in comuni con zona rossa: un malatooncologico non si cura con un’aspirina».Ad Amatrice, poi, un’ordinanza dellostesso primo cittadino impone lademolizione dell’ospedale FrancescoGrifoni, gravemente danneggiato dalterremoto del 24 agosto e dai successivifenomeni sismici di fine ottobre e poi di18 gennaio 2017. L’abbattimento delpresidio sanitario, dichiarato inagibile echiuso al pubblico sin dalla prima fortescossa, è necessario per ripristinare laviabilità lungo la strada Picente e lecondizioni di sicurezza nell’intera area.La demolizione non riguarderà laconfinante chiesa di Santa Caterina el’annesso ex convento dei Cappuccini:si auspica però venga salvaguardata la

cappella interna dell’ospedale, che famemoria di san Giuseppe da Leonessa,morto nel convento amatriciano il 4febbraio 1612, dove ancora si trova latela realizzata dal vero post mortem dalpittore Pasquale Rigo da Montereale.Nei giorni scorsi, inoltre, il capo deldipartimento della Protezione civile,Fabrizio Curcio, ha approvato il primostralcio del programma definito daAnas, di concerto con le Regioni e igestori stradali, per gli interventi diripristino e messa in sicurezza della retestradale: Anas, in qualità di soggettoattuatore ha individuato – di concertocon il territorio – 408 interventi conpriorità alta, da 1 a 3, necessari perripristinare la circolazione o le

In sei mesi le continue scossehanno causato danniper oltre 23,5 miliardi di euro

Il Consiglio dei Ministri ha prorogato l’emergenza,ma i cittadini vogliono risposte

Caso Albafor,rinviatoa giudiziol’ex sindacodi Albano

Nuovo capitolo del casoAlbafor. Va avanti laprocedura fallimentare,certificata il 6 ottobrescorso. Sono stati apertianche due processi penali. Uno vedeimputato Nicola Marini, il sindaco diAlbano, insieme ad alcuni ex assessori.L’altro ha come protagonista il suopredecessore, Marco Mattei, rinviato agiudizio il 27 gennaio scorso. Secondo ilpm Giuseppe Travaglini «l’ex sindacoMattei fino al 2010 e Marinisuccessivamente, quali sindaci, inviolazione della legge, adottavano attiillegittimi al fine di favorire la societàAlbafor […] creando debito per il bilanciocomunale di Albano per circa 8,4 milionidi euro». A proseguire è anche l’odissea peri lavoratori della società partecipata. Era il21 novembre scorso quando Lazio sette hariportato la notizia che erano stati versati

sei mesi di stipendi arretrati. La situazioneperò non è migliorata. I dipendenticontinuano a sottostare a contributiprevidenziali non versati, licenziamenti,provvedimenti disciplinari e contrattiprecari. Rimangono persino i ritardi neipagamenti. Quelli dell’autunno scorsosono stati gli ultimi emolumenti. Ai tremancanti occorre aggiungere le mensilitàdi dicembre 2016 e gennaio 2017, oltre latredicesima. E l’ammanco torna a essere disei mesi. Per alcuni la prima occasioneutile per il pagamento potrebbe esseregiugno, ma per arrivarci i lavoratoridell’Albafor dovrebbero resistere altricinque mesi senza stipendio.

(Mi. Giu.)

il libro della diocesi

condizioni di sicurezza lungo la retestradale principale, per un importocomplessivo stimato in circa 389milioni di euro. Tornando al Lazio,l’Ufficio preposto ha realizzato le primequattro guide pratiche a sostegno deicittadini dei comuni colpiti dal sismacon la descrizione delle procedure peravviare la ricostruzione: informazionigià rese note attraverso il sito internetdell’ufficio stesso e i primi opuscolisono stati distribuiti ai quindici sindacidell’area del cratere per la lorodistribuzione attraverso canali, luoghi diaccesso e di incontro dei cittadini. Ilmateriale informativo sarà reperibileanche in altri centri di aggregazionedelle comunità locali.

DI IGOR TRABONI

vescovi della provincia di Frosinonecontinuano a seguire da vicino levicende della mancanza di lavoro in

Ciociaria, in un dialogo, serrato eoperoso, con i disoccupati riuniti sotto lasigla “Vertenza Frusinate”. Dopo gli appuntamenti del 25 luglio2015 con il Vescovo di FrosinoneAmbrogio Spreafico, e quello del 13gennaio scorso con il Vescovo di Anagni–Alatri Lorenzo Loppa, mercoledì scorso siè svolto sempre ad Anagni un terzo

incontro, cui ha preso parte anche ilVescovo di Sora Gerardo Antonazzo. Ed èquesta la prima volta che i tre presuliinsieme hanno incontrato i disoccupati.Da parte di questi ultimi è arrivata larappresentazione delle problematiche sultappeto, così sintetizzate da Gino Rossi:“Siamo nati tre anni fa per cancellare lacoltre di silenzio caduta sulladisoccupazione in questa Provincia.Dopo molti incontri, tante domandeinascolate e qualche successo, come ilriconoscimento attribuito a questoterritorio di Area di Crisi Complessa,attento ascolto abbiamo trovato etroviamo in voi Vescovi. Oggi abbiamodelle emergenze che persistono senzaessere state affrontate compiutamente: il14 giugno prossimo altri 600 lavoratoriresteranno senza ammortizzatori sociali eper la fine dell’anno se ne aggiungeranno

altre centinaia che, sommati a quelli cheli hanno persi nei 3 anni precedenti,raggiungeranno la cifra di oltre 2000cittadini senza reddito. Ci sono richiestedi ben 74 sindaci, che hanno messo nerosu bianco per sollecitare l’intervento dellaRegione su precise proposte, ma questesono rimaste senza risposta a partire dallamisura di dotare i comuni dei fondinecessari ad approntare serviziavvalendosi di chi è rimasto senzaoccupazione. I Comuni ne hannobisogno, i disoccupati anche.Chiaramente questo solo per far frontealle prime emergenze”. Dai vescovi è quindi arrivato immediatol’impegno ad individuare proposteconcrete che mirino a ridare lavoro esviluppo. Non solo: i tre presuli dellaprovincia di Frosinone hanno anchegarantito il massimo impegno perché

venga mantenuta alta l’attenzione di tuttisu questo vero e proprio dramma, conoltre 100mila persone, su neppure mezzomilione di abitanti, iscritte alcollocamento. Loppa, Spreafico eAntonazzo si sono anche impegnati asostenere l’azione di tutti i sindaci chevorranno individuare nei centri storici deilori paesi degli interventi dimanutenzione, di bonifica e dirisanamento delle case disabitate, con ilduplice obiettivo di creare lavoro e offrireabitazioni per chi non ne ha, a bassicanoni di affitto. Un altro impulso che leChiese locali intendono dare è per lacreazione di sinergie per creare circuitituristici, in un territorio ricco di bellezzeartistiche e paesaggistiche, storiche eculturali e che possono davverotrasformarsi in un volano di sviluppo equindi di opportunità di lavoro.

I

I tre vescovi della Ciociaria accanto ai disoccupatiIncontro tra Loppa, Spreaficoe Antonazzo con i rappresentantidi «Vertenza Frusinate»Sul tavolo proposte concrete

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 19 febbraio 2017

Monsignor Pompili

Da sinistra: Spreafico, Loppa e Antonazzo

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Page 3: Quando Dio bussa alla porta€¦ · da allora e la storia è cambiata: per i bimbi il top è l’Uomo Ragno, per le bimbe rigorosamente Elsa, la principessa di Frozen. Chissà però

A Castelnuovo di Porto per fare luce sui rifugiatiDI SIMONE CIAMPANELLA

uce sui rifugiati che sono qui da noi».È il titolo dell’incontro organizzato dal-la parrocchia di Santa Lucia in Ponte-

storto dove ha sede il Cara di Castelnuovo di Por-to. L’evento, che si è svolto lo scorso 10 febbraionel salone della parrocchia, è stato simbolica-mente pensato attorno alla Giornata mondialecontro la tratta di persone (8 febbraio) in cui sifesteggia santa Giuseppina Bakhita, la religiosacanossiana che era stata schiava.Il parroco don José Torrepalma ha invitato perl’iniziativa Akram Zubaydi, direttore del Cara,insieme ad altri operatori della cooperativa Auxi-lium che gestisce il centro, e don Emanuele Gian-none, direttore di Caritas Porto–Santa Rufina.Ma protagoniste della serata sono state tre “sto-rie” di migrazione, raccontate dai testimoni di-retti. Due ragazzi provenienti dall’Africa e unpadre con due figli della Siria. Ad ascoltarli u-na cinquantina di persone. Poche? Probabil-

mente sì. Ma forse è solo attraverso piccoli grup-pi che si può ragionare e dialogare bene su unaquestione cruciale per l’etica personale e perquella collettiva di uno stato democratico comel’Italia. Per i cristiani, invece, si tratta semplice-mente di vivere o meno il Vangelo di Gesù.Zubaydi, che ha vissuto sulla pelle la difficoltàdel trovare una nuova “casa” quando la proprianon offre più la garanzia della pace, dice che «quinon si tratta di numeri da statistica, ma di per-sone costrette a fuggire per sopravvivere, sia perle guerre sia per l’impossibilità di un futuro di-gnitoso». Lasciare la propria terra è sempre do-loroso, eppure è una scelta che tanti fanno concoraggio. Come i due giovani provenienti delcontinente nero. Neanche un anno che sonoarrivati a Castelnuovo di Porto e parlano italia-no, bene. E non per la pronuncia. Ma per la pro-prietà di linguaggio e per le forme di cortesia cheusano. Stanno frequentando le scuole e hannoseguito dei corsi professionali per imparare afare la pizza. Fanno anche parte di un progetto

teatrale che parla della loro esperienza di mi-granti. Vogliono realizzare i loro bei progetti, eci stanno riuscendo.Parla poi il padre con i due bambini – la mo-glie è rimasta nel Cara con gli altri figli. È emo-zionato, fatica a raccontare. Questo genitore hascelto di affrontare il viaggio per difendere il suotesoro: la sua famiglia. «Pensate che non abbiaavuto il terrore di mettere a rischio la vita deimiei figli con una viaggio così pericoloso?», ri-ferisce il traduttore. «Ma è proprio per loro chel’ho fatto, per un futuro migliore».«Come ci ha detto Akram – dice alla fine donEmanuele – abbiamo di fronte uomini e don-ne con un volto. E in questi volti dobbiamo ri-conoscere dei fratelli che cercano aiuto», spiegapoi che «non possiamo pensare di ostacolare imovimenti di popoli come quello che stiamovivendo, però possiamo e dobbiamo rifletteresulle ragioni di questo fenomeno, tra cui è si-curamente da riconoscere l’evidente e ingiustadistribuzione della ricchezza nel mondo».

L«Con i bambini del centro

Il Cara di Castelnuovo diPorto ospita circa 900persone. Nel periodo dipermanenza i richiedentiasilo oltre a seguire leprocedure previste nellastruttura (praticheburocratiche, screeningsanitario,...) hanno lapossibilità di seguirepercorsi scolastici e diformazione al lavoro epartecipare ad attività disocio–culturali diintegrazione. Una bellaesperienza di comunioneè offerta dalla parrocchiadi Santa Lucia che accoglienell’oratorio i bambiniresidenti nel centro.L’oratorio estivo in parrocchia con i bambini del Cara

Quella carezza sicuraRoma.Giornata del malato alla GiustinianaDon Gerry: «Le persone vicine sono il miracolo»DI ALEJANDRO RAMIREZ

11 febbraio, ricorrenza dellaBeata Vergine Maria diLourdes, la diocesi di Porto–

Santa Rufina e la sottosezioneUnitalsi Porto–Santa Rufina hannoorganizzato la XXV giornatamondiale del malato nellaparrocchia della Giustiniana.Dopo l’accoglienza nella grandesala parrocchiale, messa adisposizione dalla comunità dellaBeata Vergine Maria Immacolata,gli ospiti hanno ascoltato latestimonianza di don Gerry,sacerdote missionario dellafraternità di San Carlo Borromeo.Colpito da una grave malattia ilprete irlandese ha dettodi essersi sempre affidatoa Maria, anche neimomenti bui «hosempre sentito forte lacarezza». Nonostante lenumerose difficoltà chestava affrontando, ilsacerdote si è ritrovatodavanti alla grotta diLourdes «il più bel luogoMariano del mondo» apregare e chiedere leintercessioni non per lui ma per glialtri ammalati, «quelli più gravi dime». Con la convinzione che ilmiracolo consiste anche nel trovarele persone giuste che ti seguono,medici e infermieri, e coloro che tisono vicini, che «ti sannoabbracciare facendo sentire la loropresenza».A seguire la recita del Rosario,durante il quale c’è stata lapossibilità delle confessioni e laMessa, presieduta dal vescovo GinoReali e concelebrata da numerosisacerdoti, tra cui padre LeonardoCiarlo, parroco della comunitàospitante, don Cristoforo Dudala,vicario di Selva Candia, e donGiovanni Soccorsi, assistentespirituale della sottosezioneUnitalsi. Il vescovo ha condiviso lasua esperienza con la malattiadurante l’ultimo anno. Dice di averriscoperto l’importanza delle

’Lintercessioni che lepersone chiedono per glialtri, nel segno della«Madonna Lourdes, lamadre che accoglie dadecenni la speranza ditanta gente che si rifugianelle sue braccia». Lamattinata si è conclusacon il pranzo preparatodai volontari Unitalsianie non, per oltre 300persone.Nel pomeriggio si ètenuto il concerto dellabanda della Guardia diFinanza e un malato incarrozzina, andando via,ha detto: «Sono stato

così bene che oggi misono dimenticato diessere ammalato».Un’affermazione cheraccoglie benel’intenzione degliorganizzatori. Di fatti laGiornata del malato èstata sempre pensatadall’ufficio dellapastorale sanitaria comeun momento diformazione, dicomunione e anche didivertimento per molti che spessohanno solo questa o poche altreoccasioni per uscire di casa e vivereore di svago e di comunità.«Desideriamo ringraziare inparticolare – dicono gliorganizzatori – alcune persone chehanno contribuito alla buonariuscita della giornata: Angela, perl’ottimo coordinamento

dell’evento. Claudia e Luca, titolaridi una azienda che produceprodotti alimentari fornitigratuitamente e che si sono anchemolto impegnati in cucina. Einfine i ragazzi del gruppogiovanissimi dell’oratorio dellaparrocchia Beata Vergine Maria diFregene». Venuti per conoscere larealtà dell’Unitalsi questi ragazzi

hanno prestato un validissimoaiuto. Molti dei presenti lasciandola sala hanno detto che già da oraaspetteranno con ansia il prossimoincontro. Ma il primo e l’ultimopensiero di tutti va alla Vergine, «lanostra mamma celeste – dicono gliunitalsiani – ci aiuti a restaresempre gioiosi con amore alservizio dei fratelli».

La pastorale sanitaria e i volontari Unitalsisi impegnano per esseresempre vicini a chi soffre e offrire preghiera, conforto e anche alcuni momenti di divertimento

DI GIANNI CANDIDO

n occasione del venticinquesimoanno dalla sua nascita, avvenutail 4 aprile 1992, il comune di Fiu-

micino bandisce un concorso aper-to alle classi III delle scuole mediee a tutte e cinque le classi degli isti-tuti superiori di Fiumicino per larealizzazione di un logo da affian-care a quello istituzionale durantetutte le manifestazioni organizzateper tale ricorrenza. I partecipanti so-no liberi di elaborare il logo nel-l’ottica a loro più congeniale. Ai ra-gazzi è chiesto di realizzare un di-segno in formato A4 che contengaal suo interno l’idea del venticin-quennale e che, contemporanea-mente, proponga almeno un ele-mento caratterizzante il territoriodel comune di Fiumicino e/o l’u-nione tra le località. La partecipazione al concorso, chepuò essere singola o collettiva co-me classe, è gratuita. Sia chi parte-ciperà singolarmente che in gruppo

dovrà individuare il nome di un in-segnante di riferimento che saràcontattato tramite la scuola in casodi vittoria. La consegna degli elaborati dovràavvenire entro e non oltre le ore12.00 di venerdì 03/03/2017 pres-so il comune di Fiumicino. Il logo deve avere le seguenti carat-teristiche: deve evidenziare il 25°anno dalla nascita del comune diFiumicino e almeno una caratteri-stica del territorio; deve essere ori-ginale, inedito, efficace per lo sco-po prefissato, facilmente distingui-bile e adattabile sia nella riprodu-zione a colori che in bianco e nero;non infrangere o violare i diritti diterzi, inclusi copyright, marchi, bre-vetti e qualsiasi altro diritto di pro-prietà intellettuale; non deve con-tenere effigi o fotografie o altri ele-menti identificativi, senza autoriz-zazione.(Il regolamento del bando e la sche-da di iscrizione sono disponibili suwww.comune.fiumicino.rm.gov.it)

I

Un logo da disegnare a scuolaper i 25 anni di Fiumicino

opo l’incontro dell’11 febbraio al Carcere Mamertino, alla scoperta degliapostoli Pietro e Paolo, continua il percorso di formazione del VolEst (Vo-

lontariato Estivo), organizzato dal Centro Missionario di Porto–Santa Rufina. L’ap-puntamento è per sabato 25 febbraio in piazza San Pietro, alle ore 15, dove a-vrà il via la seconda tappa degli incontri itineranti alla scoperta dei grandi mis-sionari che da Roma partirono per annunciare il Vangelo. Protagonista di que-sta seconda giornata sarà il ricordo dei padri gesuiti che fecero da ponte fral’Occidente e la Cina, proponendo il dialogo come primo passo dell’evangeliz-zazione. Nella Curia generalizia dei gesuiti, in Borgo Santo Spirito a Roma, sinarreranno le gesta di San Francesco Saverio e Matteo Ricci, i primi discepolidella Compagnia di Gesù che riuscirono a spingersi dove altri ordini religiosinon avevano mai osato. Con lo stesso atteggiamento di San Paolo hanno por-tato la novità del cristianesimo a popoli ignari di chi fosse Gesù, con uno sguar-do aperto alla speranza e capace di superare le divisioni del passato, quello cherichiede il cammino verso l’unità dei cristiani. (www.volest.wordpress.org)

Anna Moccia

D

Sulle orme di padre Ricci

DI MARINO LIDI

n occasione della ricorrenza dellaprima apparizione della Madonna diFatima, la parrocchia di Pantan

Monastero organizza un pellegrinaggioal santuario portoghese, con una tappaa Santiago de Compostela. Si parte l’8maggio e si fa rientro il 15. Il primogiorno giorno si arriva in aereo aLisbona e con il pullman si raggiungeBraga. Al mattino del secondo giorno sivisita il santuario del Bom Jesus e poitutti verso Santiago de Compostela. Ilterzo giorno partecipazione alla Messadel pellegrino e sosta di preghierapresso la tomba dell’Apostolo. Nelpomeriggio partenza per Finisterre con

sosta al santuario di Nuestra Senõra dela Barca di Muxía. Il quarto giorno inviaggio verso Porto, e si prosegue perCoimbra. Visita della città con sosta alconvento dove visse suor Lucia, e arrivoa Fatima. Il quinto giorno al mattinoVia Crucis a Os Valinhos (luogo delleapparizioni dell’Angelo e della Vergine)e visita di Aljustrel, il villaggio nataledei tre pastorelli e alla parrocchia dovefurono battezzati. Nel pomeriggio,inizio del pellegrinaggiodell’Anniversario. In serata, anticipodella festa con la recita del Rosario eFiaccolata. Il sesto giornopartecipazione alla Messadell’anniversario. Nel pomeriggio,visita guidata del museo e del

santuario. Il settimo giornopellegrinaggio al santuario di NostraSignora di Nazaré e visita guidata delmonastero di Santa Maria della Vittoria(Batalha) e proseguimento per Lisbona.L’ottavo giorno visita guidata della cittàe rientro a Roma con volo di linea Tap.La quota complessiva è di 1.410 euro.Comprende: iscrizione, trasporti, vittoe alloggio. Sono esclusi extra ingenerale, facchinaggio e tasse disoggiorno da versare direttamente inalbergo. Per i cittadini italiani èrichiesto il passaporto firmato o lacarta di identità valida per l’espatrio,non prorogata. (Informazioni eiscrizioni don Cristoforo Dudala:06.61.90.80.80 – 345.45.64.532).

I

Maggio, in pellegrinaggio a Fatimal nuovo parroco del SacroCuore è don Gianni Righet-

ti. Lo ha annunciato il vesco-vo Reali alla parrocchia di La-dispoli lo scorso 12 febbraiodurante la Messa domenicale. Don Gianni, nato a Verona nel1957, è stato ordinato sacer-dote nella cattedrale dei SacriCuori di Gesù e Maria nel1988. Nominato Cappellano disua santità nel 2004, monsi-gnor Righetti è membro delconsiglio presbiterale.Il sacerdote conosce bene il li-torale. I suoi impegni accan-to ai vescovi diocesani gli han-

no permesso di toccare conmano le risorse e le difficoltàdel territorio. Anche perchécon il suo ultimo incarico co-me parroco di Palidoro, hamantenuto sempre uno stret-to contatto con la vita di La-dispoli.Come promesso il vescovoReali, ha individuato in tem-pi brevissimi la guida della co-munità nella parte nuova diLadispoli, che era in attesa do-po l’insediamento di don Giu-seppe Colaci nella cattedraledella diocesi.

Fulvio Lucidi

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Don Gianni Righettial Sacro Cuore di Ladispoli

Il vescovo Reali durante la celebrazione

concorso

formazione missionaria

21 FEBBRAIOAnniversario della morte delCardinale Eugenio Tisserant (1972).Ritiro mensile del clero (CentroPastorale a La Storta, ore 9.30 –14.30)

23 FEBBRAIOAnniversario della nomina delvescovo Gino Reali (2002)

25 FEBBRAIOVolest. Corso di formazione pervolontari missionari (vedi sotto)

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PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 19 febbraio 2017

L’agenda

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