Quaderni della Regione Piemonte 34

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Tra i ruoli che l’Assessorato svolge in materia forestale rientrano anche quelli relativi alla sorveglianza sullo stato sanitario dei bo- schi: l’efficienza del patrimonio forestale, nei confronti delle innu- merevoli funzioni che esso svolge, dipende infatti fortemente an- che dal suo stato di salute. Il Settore Politiche Forestali ha per tanto deciso di organizzare un primo sistema di monitoraggio specifico delle superfici boscate che permetta il rilevamento in tempo reale delle principali avversità che le colpiscono. Il metodo si avvale delle segnalazioni del personale presente sul territorio opportuna- mente istruito. Per lo studio della struttura e delle metodiche di rilevamento ed archiviazione dei dati, nonché per il supporto tecnico in campo e la formazione dei rilevatori, sono stati coin- volti l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente e l’Università di Torino – DIVAPRA, Settore di Patologia Vegetale. Con la pubblicazione di questa monografia di “Quaderni della Regione Piemonte – Montagna” si intende offrire un primo resoconto sul lavoro sino ad ora svolto per la costituzione dell’archivio delle principali fitopatie presenti sul territorio forestale piemon- tese e presentare una prima serie di schede tematiche, nell’intento di coinvolgere, non solo gli addetti ai lavori, ma chiunque dimostri sensibilità per la vita delle nostre foreste. 1

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Rivista sulle montagne piemontesi.

Transcript of Quaderni della Regione Piemonte 34

Tra i ruoli che l’Assessorato svolge in materia forestale rientrano

anche quelli relativi alla sorveglianza sullo stato sanitario dei bo-

schi: l’efficienza del patrimonio forestale, nei confronti delle innu-

merevoli funzioni che esso svolge, dipende infatti fortemente an-

che dal suo stato di salute.

Il Settore Politiche Forestali ha per tanto deciso di organizzare un

primo sistema di monitoraggio specifico delle superfici boscate che

permetta il rilevamento in tempo reale delle principali avversità

che le colpiscono.

Il metodo si avvale delle segnalazioni del personale presente sul territorio opportuna-

mente istruito.

Per lo studio della struttura e delle metodiche di rilevamento ed archiviazione dei dati,

nonché per il supporto tecnico in campo e la formazione dei rilevatori, sono stati coin-

volti l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente e l’Università di Torino – DIVAPRA,

Settore di Patologia Vegetale.

Con la pubblicazione di questa monografia di “Quaderni della Regione Piemonte –

Montagna” si intende offrire un primo resoconto sul lavoro sino ad ora svolto per la

costituzione dell’archivio delle principali fitopatie presenti sul territorio forestale piemon-

tese e presentare una prima serie di schede tematiche, nell’intento di coinvolgere, non

solo gli addetti ai lavori, ma chiunque dimostri sensibilità per la vita delle nostre foreste.

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LA NECESSITA’ DI UN ARCHIVIOAlcuni archivi sulla presenza e la diffusione delle fitopatie forestali sul territorio piemontesesono custoditi presso diverse Istituzioni: il Settore Fitosanitario Regionale, l’Università diTorino - DIVAPRA, il Corpo Forestale dello Stato, i quali hanno però lavorato da sempre condifferenti finalità e diverse metodologie.Attualmente perciò, i dati disponibili risultano dispersi e scarsamente confrontabili, non uni-formi né sistematicamente raccolti ed archiviati.L’evoluzione temporale, con gli inevitabili cambiamenti all’interno delle strutture e l’avvicendarsidelle persone, ha ulteriormente contribuito ad aumentare la disomogeneità rendendo diffi-cile il recupero delle passate informazioni.Per contro, negli ultimi decenni, il ruolo delle foreste ha accresciuto la sua importanza sottol’impulso delle spinte e delle prese di coscienza ambientali, diventando consapevole l’opi-nione pubblica della rilevanza e, quindi, dell'importanza di salvaguardare il patrimonio boschivo.Il Settore Politiche Forestali della Regione Piemonte ha deciso pertanto di organizzare unsistema di monitoraggio fitopatologico della superficie forestale che permetta la conoscenzain tempo reale delle avversità che la colpiscono, grazie alle segnalazioni effettuate da perso-nale già presente sul territorio ed opportunamente istruito.Per lo studio della struttura e della metodologia di rilevamento ed archiviazione dati, nonchéper il supporto tecnico in campo e la formazione dei rilevatori, sono stati coinvolti l’Istituto perle Piante da Legno e l’Ambiente e l’Università di Torino – DIVAPRA - Patologia Vegetale.

GLI OBIETTIVIGli obiettivi di un inventario fitopatologico destinato a durare nel tempo sono ovviamenteconnessi direttamente alla quantità ed alla qualità dei dati raccolti anno per anno.Solo con l’accrescersi delle informazioni sarà quindi possibile formulare precise analisi, ef-fettuare confronti con altre banche dati, esprimere valutazioni in merito allo stato di salutedelle superfici boscate.E’ pertanto in fase di attivazione una banca dati forestali regionale che sarà consultabile sulsito della Regione Piemonte http\\www.regione.piemonte.it ed accessibile anche dal sitohttp\\www.ipla.org.L’archivio fitopatologico diventerà pertanto uno strumento di consultazione e di monitoraggiodelle fitopatie biotiche e abiotiche che incidono sui boschi del Piemonte.I rilevamenti delle fitopatie potranno inoltre essere incrociati anche con i dati raccolti durantela stesura dei Piani Forestali Territoriali, attualmente in avanzata fase di studio, attingendoad un patrimonio di conoscenze territoriali che spaziano dalla composizione specifica alleprovvigioni, caratterizzabili a livello di singolo comune.

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SCOPI ED UTILITÀDELL’INVENTARIO FITOPATOLOGICO

dotarsi di uno strumento conoscitivo delle fitopatologie regionali:Gli archivi storici si riferiscono spesso a segnalazioni molto puntuali e, comedetto, non sistematiche né sotto l’aspetto territoriale né sotto quello temporale.

Le notizie sono limitate ad ambienti fortemente antropizzati e sono scarsamente commenta-te, tanto da non permettere di risalire alla loro effettiva rilevanza nei confronti del soprassuolonaturale. Un più sistematico rilievo e trattamento dei dati permetterà invece di conoscerel’effettiva presenza, l’incidenza dei fattori di danno e la loro localizzazione preferenziale,servendo da base per tutte le future interpretazioni ed elaborazioni finalizzate ad una miglio-re conoscenza dell’epidemiologia.

evidenziare l’evoluzione temporale e geografica delle principali fitopatie:L’integrazione delle segnalazioni con i dati geo-referenziati, permetterà di con-trollare l’evolversi dei fenomeni patologici collegandoli con le informazioni rela-

tive alla loro intensità. Questa possibilità diviene molto importante per gli studi epidemiologici,così come per l’impostazione ed il controllo di programmi di contenimento.

eseguire analisi statistiche e correlazioni con i tipi forestali:Questa possibilità è insita nel concetto stesso di “banca dati integrata”.L’ampliamento dell’archivio storico permetterà nel lungo periodo elaborazioni

di largo respiro permettendo di verificare le incidenze e le correlazioni fra località con carat-teristiche simili (altitudine, esposizione, tipo di popolamento forestale) e comprendere me-glio l’insorgere dei fenomeni parassitari e la loro evoluzione.

produrre cartografie tematiche:La produzione di cartografie tematiche costituirà un sistema di visualizzazionedirettamente utilizzabile e rappresenterà uno strumento di informazione imme-

diatamente comprensibile sia per gli specialisti, sia per i comuni fruitori.

acquisire uno strumento di base per programmi di contenimento e lotta aiparassiti:Conoscendo la potenziale diffusione di un attacco parassitario e la sua proba-

bile intensità, si potrà meglio valutare l’opportunità di intervenire per il contenimento delfronte di avanzamento o per mitigare la sua intensità nelle aree maggiormente critiche.La conoscenza dei fenomeni atmosferici che favoriscono l’attacco di determinati patogeni, enaturalmente le caratteristiche degli stessi, favorirà inoltre la previsione dei possibili danni el’individuazione delle località su cui potranno verificarsi.

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L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMAREGIONALE PER IL MONITORAGGIOFITOPATOLOGICO DELLE FORESTE

I contatti con altre istituzioni e strutture

La prima fase di lavoro ha riguardato l’acquisizione delle esperienze e delle metodologieadottate da altre Regioni e Stati limitrofi allo scopo di costituire un archivio interfacciabileanche con altre banche dati. L’acquisizione delle informazioni di base è proseguita presso ilServizio Fitosanitario regionale, l’Università di Torino - DIVAPRA, il Corpo Forestale delloStato, ed inoltre il Servizio Fitosanitario della Regione Valle d’Aosta, il Département Santédes Forêts francese e Institute for Forest, snow and landscape - WSL di Birmensdorf (Sviz-zera).Alcune di queste Istituzioni, come nel caso del DIVAPRA, sono già dotate di banca datiinformatizzata, ma generalmente, a livello italiano, si tratta per lo più di segnalazioni puntualicon scarso collegamento all’intera superficie forestale. L’Istituto svizzero, così come ilDépartement Santé des Forêts, dispongono invece di strutture più organizzate e l’esamedelle schede di segnalazione da loro utilizzate ha fornito utili indicazioni per l’adattamentoalla realtà piemontese.

L’individuazione dei rilevatori

I collaboratori di campo, ovvero il personale addetto alle segnalazioni ed ai rilevamenti, sonostati individuati mediante un questionario preliminarmente indirizzato a circa 90 Enti ed Isti-tuzioni operanti sul territorio, per verificare la loro disponibilità e le competenze in materia dipatologia ed entomologia forestale, ad accertare l’eventuale esistenza di banche dati nonancora note. All’iniziativa hanno quindi aderito tecnici delle Comunità Montane e dei Parchiregionali, personale della Direzione Economia Montana e Foreste e del C.F.S.

Programma Erbario Fitopatologico (DIVAPRA - Settore Patologia, Università di Torino)Programma Erbario Fitopatologico (DIVAPRA - Settore Patologia, Università di Torino)Programma Erbario Fitopatologico (DIVAPRA - Settore Patologia, Università di Torino)Programma Erbario Fitopatologico (DIVAPRA - Settore Patologia, Università di Torino)Programma Erbario Fitopatologico (DIVAPRA - Settore Patologia, Università di Torino)

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ll materiale di supporto e la formazione

A supporto diagnostico dei collaboratori è stata fornita ampia documentazione in forma ditabelle e schede con descrizione dei sintomi correlati ad ogni parassita.Nella primavera, in collaborazione con il DIVAPRA, sono stati inoltre organizzati appositicorsi comprendenti giornate in aula e prove pratiche di campo.Per ulteriore supporto tecnico è stato inoltre illustrato e fornito agli operatori il TREE DOCTOR,un prodotto software che permette di pervenire, con rapidità, ad una attenta diagnosifitopatologica. Questo programma informatico permette infatti di identificare le patologie piùfrequenti su 49 generi di alberi fra i più diffusi in Europa; l’operatore può selezionare diretta-mente a video i sintomi osservati dal vivo e mediante un percorso prestabilito può pervenirerapidamente all’agente causale del danno.

Esercitazioni pratiche di entomologia.Esercitazioni pratiche di entomologia.Esercitazioni pratiche di entomologia.Esercitazioni pratiche di entomologia.Esercitazioni pratiche di entomologia.Nella stazione sono state ritrovate vistose sete prodotte da lepidotteri del genere HyponomeutaNella stazione sono state ritrovate vistose sete prodotte da lepidotteri del genere HyponomeutaNella stazione sono state ritrovate vistose sete prodotte da lepidotteri del genere HyponomeutaNella stazione sono state ritrovate vistose sete prodotte da lepidotteri del genere HyponomeutaNella stazione sono state ritrovate vistose sete prodotte da lepidotteri del genere Hyponomeuta

Scheda di rilevamento adotta-ta dall'Institute for Forest,Snow and landscape - WSL diBirmensdorf, per la registra-zione delle patologie sui vege-tali.

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TREE DOCTORL'operatore seleziona a video l'organo sulquale ha individuato il sintomo. Nel caso il-lustrato sceglie la foglia e continua il per-corso diagnostico sino a pervenire allafitopatia osservata in natura (lamina fogliareperforata...). Infine individua l'agentepatogeno (nel caso specifico Agelasticaalni).

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Esempio di percorso diagnostico.Prima parte:individuazione dei sintomi.Il rilevatore identifica le alterazioni del-la chioma ed osserva in particolare lapresenza di fenomeni di rosure e di ca-duta prematura delle foglie; individua lecodifiche attribuite a questi due sinto-mi, consultando l'elenco "sintomi e dan-ni sulle foglie" (passaggi 1a e 1b). Infi-ne, riporta nella seconda parte della sche-da di rilevamento le codifiche relativealla sintomatologia osservata e le indi-cazioni relative alla diffusione e alla in-tensità media dell'anno.

La scheda di rilevamento

E’ stata inoltre approntata un’apposita scheda di rilevamento che unisce alla semplicità dicompilazione l’esattezza dei dati contenuti. In modo particolare si è curata la corrispondenzacon i Piani Forestali Territoriali e l’adattamento alle Tipologie forestali piemontesiIn estrema sintesi, i contenuti della scheda di rilevamento corrispondono alle seguenti infor-mazioni:- colore della chioma- anomalie di accrescimento su foglie, fiori, germogli e rami- presenza di lesioni che manifestano una condizione anomala della pianta- necrosi di tessuti e di organi- presenza di cancri a livello degli organi legnosi- presenza di essudati (secrezioni resinose o gommose)- presenza di fruttificazioni fungine sulle parti malate della pianta (es. oidi e ruggini)- presenza di rosure, mine, uova, esuvie, galle e larve in relazione ad infestazioni di insetti

Si sono inoltre defi-nite le soglie di se-gnalazione ed unaserie di altre indica-zioni necessariealla successiva ela-borazione dei dati:

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L’organizzazione informatica dei dati

Per l’archiviazione dei dati riportati sulle schede cartacee di segnalazione fitopatologica èstato realizzato un applicativo informatico denominato FITOFOR composto da un archivioschede, un archivio dei rilevatori e un archivio delle codifiche (di danni biotici, abiotici, deisintomi, delle specie vegetali colpite, ecc.) utilizzate per l’inserimento dei dati.

- la superficie di riferimento interessata dal fenomeno (minimo un ettaro per sintomi cheinteressano almeno il 25% dei soggetti presenti, intesi come complesso di tutte le specie;per attacchi su specie sporadiche la superficie si intende sempre superiore, segnalandocomunque, se ricorrenti, danni su esemplari isolati sparsi)- la localizzazione geografica della zona di rilievo interessata (comune, località, quota, coor-dinate U.T.M se riferibili a fenomeni puntuali)- la cenosi (robinieto, querceto, ecc.)- l’assetto (ceduo, fustaia, bosco di neoformazione ecc.)- la specie vegetale colpita (abete rosso, abete bianco, faggeta ecc.)- la diffusione del danno inteso come percentuale di piante colpite della specie interessata- l’intensità media del danno distinta in tre classi (bassa, media, elevata)L’interpretazione delle indicazioni richieste durante la compilazione delle schede è facilitatae codificata da apposite istruzioni.

Archivio schede. L'archiviazione dei dati comporta la compilazione delle due videate riportate in figura; inparticolare, la prima (scheda I) comprende i dati espressi sulla prima parte della scheda cartacea, la seconda(scheda II) contiene i dati relativi ai sintomi ed all'identificazione dell'agente di danno.

I primi risultati

L’apertura ufficiale della campagna di segnalazioni è avvenuta nel periodo compreso tramaggio e settembre 2002 con la segnalazione delle prime fitopatie osservate soprattutto intre aree piemontesi (il Verbano, l’Alta Val Tanaro, le Valli di Lanzo).Pur non essendo ancora possibile giungere ad alcuna conclusione, si può tuttavia già osser-vare come la maggior percentuale delle segnalazioni fitopatologiche riguardi le basse quoteed, in particolare, i popolamenti di castagno e faggio.Tutte le segnalazioni pervenute sonorisultate riferibili ad agenti di tipo biotico, attribuibili per il 29% dei casi ad attacchi di insetti e,per il restante 71%, a patologie di origine fungina.

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OntanoDisseccamento dellechiome

Osservato a quote superio-ri ai 1500 m., il fenomeno in-teressa aree estese per al-cuni ettari ed è stato segna-lato in Val Grana (CN) e inVal Sesia nei pressi diAlagna(VC), valli di Lanzo evalle Pellice (TO).Il sintomo si manifesta inmaniera casuale su interipopolamenti. Le piante col-pite presentano necrosicorticali sul fusto e sui rami.In corrispondenza di taliaree la corteccia è arrossatae depressa e in seguito, daessa, erompono numerosissime pustole nerastre. Le foglie avvizziscono e disseccano marimangono attaccate ai rami conferendo una colorazione bruno rossastra agli ontaneti col-piti.Analoghe segnalazioni sono giunte anche dalla Valle d’Aosta.Si tratta di un “problema nuovo” per gli ontani; le prime osservazioni della malattia sono statefatte in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, nonché in Svizzera tra il 2000 ed il 2001.I funghi responsabili sembrano essere Cryptodiaporthe oxystoma e Melanconis alni anchese sono ancora in corso ulteriori analisi di conferma. Tra le cause scatenanti, sembra plausi-bile ipotizzare una con-comitanza di fattori: l’anda-mento climatico degli ultimianni ed in particolare la ri-duzione della copertura delmanto nevoso, condizioneche causerebbe un fortestress idrico durante la sta-gione invernale.

Disseccamenti delle chiome di ontano.

Dettaglio della zonadel ramo secca ecopertadalle fruttificazionidel fungo (pustolenerastre sul latosinistro del ramo).

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CiliegioSono pervenute frequenti segnalazioni di arrossamento e defogliazione precoce dei ciliegi inzone collinari e di pianura, su ciliegi da frutto e anche in popolamenti misti in foresta.Si tratta dei danni causati da due patogeni fogliari che, complice l’andamento meteorologicodel 2002, hanno avuto una recrudescenza, rispetto agli anni precedenti.

Macchie fogliari o cilindrosporiosi (Phloeosporella padi)

SINTOMI

Il fungo agente della malattiacolpisce le foglie e, in minormisura, anche i rami e i frutti. Lamalattia si manifesta sulla paginasuperiore delle foglie con lacomparsa di piccole macchie dicolor porpora, dapprima pun-tiformi e poi raggiungenti il dia-metro di 1-3 mm, molto evidentinel periodo estivo.Le foglie che evidenziano una piùfitta presenza delle areole necro-tiche finiscono per ingiallire ecadere anticipatamente.

NOTE

Le infezioni avvengono all’iniziodella primavera per mezzo dellespore, liberate dagli apoteci for-matisi sulle foglie cadute a terra.Le estati umide favoriscono losviluppo di questa malattia.

Cilindrosporiosi del ciliegio.

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Impallinatura (Coryneum beijerinckii)

SINTOMI

Questa malattia si manifesta sulle foglie cheevidenziano lesioni necrotiche isolate, di colorerossastro, più o meno numerose. In seguito aldistacco dei tessuti necrotizzati i lembi fogliariappaiono come impallinati. I danni si riscontranoanche sui frutti e sugli organi legnosi. In particolaresui rami l’infezione si evidenzia con lesioni brune,infossate, isolate o confluenti; si può assistere inseguito alla formazione di veri e propri cancri, da cuipuò fuoriuscire un essudato gommoso (da cui il nomedi “gommosi parassitaria”). I rametti più intensamentecolpiti vanno incontro al disseccamento della partedistale, al di sopra del cancro.

NOTE

Coryneum beijerinckii attacca le foglie, i rami e i frutti di tutto il genere Prunus.

Impallinatura delle foglie del ciliegio.

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Abete Bianco

Malattia degli scopazzi (Melampsorella caryophyllacearum)

SINTOMI

L’infezione, nel puntoattaccato, determina laformazione di germoglianomali, contorti, chenell’insieme danno ori-gine ad uno scopazzo(detto anche scopadelle streghe).Gli scopazzi formatisipresentano aghi piùpiccoli del normale e divita più breve in quan-to cadono appena sisono formate le frut-tificazioni del parassi-ta. Questi rametti de-

fogliati sono quindi facilmente distinguibili dairami normali. Sugli aghi dei rami colpiti si pos-sono notare vescicole biancastre che costitu-iscono la fruttificazione del parassita.Il tronco ed i rami, in corrispondenza dellazona colpita, vanno incontro ad un ingrossa-mento che interessa la corteccia che si pre-senta profondamente screpolata.

NOTE

Questa malattia è presente su diverse specie

del genere Abies ed è molto comune sull’abete

bianco (Abies alba).

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Disseccamento degli aghi(Lirula nervisequia)

SINTOMI

Sulla pagina inferiore degli aghi di più di dueanni, ai bordi della nervatura, sono osservabilipiccole pustole piatte, allungate, brunastre, co-stituite dai corpi fruttiferi del parassita. I rametticolpiti presentano un arrossamento dovuto aldisseccamento degli aghi.

NOTE

Questa malattia è rilevabile

soprattutto su piante sene-

scenti o sofferenti ed è favo-

rita dai climi freddo-umidi dei

versanti settentrionali.

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LariceI larici di vaste aree piemontesi, in particola-re nelle province di Cuneo e Torino, presen-tavano sin dal mese di luglio 2002 diffusiingiallimenti della chioma anche se nonparticolarmente intensi.I danni agli aghi erano causati da un attaccoblando di Coleophora laricella, una piccolafarfalla le cui larve scavano gallerie all’inter-no degli aghi e ne causano il disseccamentototale o solamente dell’apice.Questo problema è stato segnalato su unavasta area in Val Tanaro, nei pressi di Upega,all’interno del Bosco delle Navette (CN) e nel-le Valli di Lanzo (TO).

Popolamento di larice in Val Grande di Lanzocon diffusi arrossamenti delle chiome

Larice colpito da Coleophora laricellanel Bosco delle Navette

Larici colpiti da Coleophora laricella e particola-re con evidenti foderi prodotti dall'insetto

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Abete Rosso

Ruggine vescicolosadegli aghi (Chrysomyxarhododendri e C. abietis)

SINTOMI

In estate i getti dell’anno di abete as-sumono una colorazione giallastrae su di essi dapprima compaionodelle bande giallastre trasversali se-guite dalla formazione di vescicoleallungate su entrambe le facce del-l’ago (C. abietis) o di pustole bian-castre o rosate sulla pagine inferio-re degli aghi, di forma cilindrica, benvisibili ad occhio nudo (C. rhodo-dendri). Gli aghi infetti ingiallisconoe cadono dando luogo a intensedefogliazioni.

NOTE

Gli attacchi sono favoriti da estati fre-sche e piovose; fattore condizionan-te è l’alta umidità.

Come per la maggior parte del-le ruggini, il ciclo vitale di Chry-somyxa rhododendri prevedel’alternanza su due ospiti diver-si: l’abete rosso e il rododendro(Rhododendrum ferrugineum eR. hirsutum), sul quale vengonoprodotte le spore che, in prima-vera, vanno ad infettare gli aghidell’abete.

A fianco: Chrysomyxarhododendrisopra: Chrysomiza abietis

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PinoArrossamento degli aghi (Lophodermium seditiosum)

SINTOMI

Gli aghi, soprattutto quelli dipiù di un anno, manifestanoin primavera la comparsa dimacchie irregolari, all’iniziogiallo brunastre, talvoltaviolacee che divengono poibruno-rosso in tutto il loroinsieme e conferisconol’aspetto arrossato alle piantecolpite. Sugli aghi si dif-ferenziano le fruttificazioni delfungo, sotto forma di piccolepustole nere allungate.

NOTE

Questa malattia infierisce particolarmente con

clima piovoso che favorisce la disseminazione

delle spore. L. seditiosum è riscontrabile su

pressoché tutte le specie di pino e può causa-

re gravi defogliazioni soprattutto sul pino

silvestre (Pinus sylvestris).

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Disseccamento del Pino cembro (Phacidium infestans)

SINTOMI

In primavera, solitamente sulla vegetazione bassache durante l’inverno rimane ricoperta dalla neve, gliaghi mostrano una colorazione prima clorotica e poibiancastra.Nel periodo estivo compaiono delle maculaturenerastre che tra ottobre e novembre si lacerano met-tendo a nudo i corpi fruttiferi del parassita. Gli aghimorti rimangono attaccati ai rami.

NOTE

La presenza della copertura da parte del manto nevoso è necessaria affinché le spore pos-sano essere in grado di infettare e colonizzare gli aghi sani in primavera.Nei vuoti che si vengono a formare attorno alla chioma coperta dalla neve infatti si instaura-no condizioni di umidità elevata e di temperature superiori a 0 °C, favorevoli al parassita.Questa malattia è riscontrata anche sul pino silvestre.

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Malattia delle croste nere (Rhytisma acerinum)

SINTOMI

La malattia è facilmente rilevabilea fine estate per la presenza dimacchie crostose nere sulla pa-gina superiore delle foglie di ace-ro – di 1-2 cm di diametro e confessurazioni raggiate. Sulle fogliecadute a terra si differenziano lestrutture che produrranno nellaprimavera successiva le spore(ascospore) che, trasportate dalvento, raggiungeranno la nuovavegetazione infettando le foglie apartire dalla pagina inferiore conpenetrazione stomatica.

NOTE

Le specie più colpite risultano essere Acercampestre, A. pseudoplatanus, A.platanoides e A. rubrum. Il danno riscon-trato è più che altro di natura estetica, manei casi più gravi si può avere la cadutaanticipata delle foglie.

Malattia delle macchie bianche(Cristulariella depraedans)

SINTOMI

Le foglie colpite manifestano dapprima macchie biancastre rotondeggianti di circa 1 mm didiametro, di aspetto flaccido, che in seguito si ingrandiscono (fino a 30 mm), divengonobrune e si forano. Le foglie molto colpite cadono prematuramente.

NOTE

Le specie più colpite sono l’acero di monte e l’acero riccio, sulle quali la sintomatologiapresenta lievi differenze. Gli attacchi vengono favoriti dalla umidità e dalle precipitazioniatmosferiche del periodo maggio - giugno - luglio.

Acero

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Betulla

Ticchiolatura (Marssonina betulae; Gloeosporium betulae;Discula betulina)

SINTOMI

Le foglie della betulla presentano numerose macchiecircolari o di forma irregolare, di colore bruno rossastro

che possonoraggiungere i 6 mmdi diametro. Tali areepossono presentare ilmargine dentato.In realtà altri funghi determi-nano la comparsa di sintomi molto simili, comeMycosphaerella maculiformis, Gloeosporiumbetulae, Discula betulina, per cui si rende neces-saria un’osservazione microscopica.

Discula betulina

FaggioAntracnosi del faggio(Apiognomonia errabunda)

SINTOMI

Le foglie di faggio presentano aree imbrunite, necrotiche,situate spesso lungo le nervature, di forma irregolare. Legiovani foglie, attaccate durante la fase di espansione, si

accartocciano.Possono esserecolpiti anche i giovani getti, che disseccano, men-tre sui rametti più grossi si può assistere alla for-mazione di cancri.

NOTE

Questa malattia è spesso presente in concomitanza

di attacchi dell’afide del faggio (Phyllaphis fagi).

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SaliceRuggine (Melampsora spp.)

SINTOMII sintomi di questa malattia sono molto evidenti per la presenza,sulla pagina inferiore delle foglie, di pustole polverulente giallo-aranciate. In corrispondenza di tali strutture si possonoosservare, sulla pagina superiore, delle macchie giallastre.Queste formazioni colorate altro non sono che gli organiriproduttivi di questo tipo di funghi. Le foglie molto colpite cadonoprematuramente.

NOTETutte le ruggini osservabili sulle foglie di diverse specie di salici appartengono al genereMelampsora e manifestano gli stessi sintomi. Le ruggini sono caratterizzate da un ciclobiologico estremamente complesso, che vede generalmente l’alternarsi di ospiti vegetalidifferenti: Melampsora caprearum, ad esempio, è presente sul salicone (Salix caprea) e sullarice (Larix decidua), sugli aghi del quale si possono riscontrare pustole arancioni.

SorboRuggine (Gymnosporangium tremelloides)

SINTOMI

Nei mesi estivi le foglie del sorbo degli uccellatori (Sorbusaucuparia) presentano sulla pagina superiore delle maculaturegiallo rossastre, del diametro di 4-5 mm, alle quali corrispondo-no, sulla pagina inferiore, delle escrescenze arancioni.Tali strutture, di forma cilindrica, si presentano a gruppi e pos-

sono raggiungere 5 mm di lun-ghezza.Le foglie fortemente colpite cado-no precocemente.

NOTE

Come tutte le ruggini, anche il Gymnosporangium presenta unciclo biologico molto complesso: dalle strutture presenti sulsorbo vengono infatti liberati i conidi che andranno ad infettarepiante appartenenti al genere Juniperus.Nella primavera sul fusto di queste conifere si formano delleprotuberanze arancioni, mucillaginose in caso di elevata umi-dità, dalle quali vengono emesse le spore che infetteranno lefoglie del sorbo.Il genere Gymnosporangium è presente su altre specie di sorbi.

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Quercia

Antracnosi (Apiognomonia quercina)

SINTOMILe foglie colpite presentano macchie dapprima picco-le (1-2 mm) e circolari, poi grandi e irregolari, di colorebruno-ocraceo chiaro, a contorno sinuoso e nettamentedelineate da un sottile orlo bruno-rossiccio, di solitoabbastanza numerose sulla stessa foglia.Sulle foglie giovani spesso le macchie confluiscono finoad occupare notevoli porzioni del lembo. Le foglie moltocolpite sono anche deformate. Col passare del tempole macchie si disseccano e spesso si lacerano.

NOTEQuesta malattia provoca la caduta anticipata delle fo-glie, ma generalmente ciò avviene tardivamente percui i danni sono modesti.

Mal bianco (Microsphaera alphitoides)

SINTOMI

Le foglie colpite presentano su entrambe lepagine un rivestimento miceliale biancastrodi aspetto polverulento. Tale rivestimentopuò essere a macchie o ricoprire interamen-te la superficie fogliare. Le foglie colpite pri-ma di aver completato lo sviluppo siaccartocciano e rimangono di ridotte dimen-sioni. Al di sotto delle macchie il lembofogliare ingiallisce e appaiono delle necrosi.

NOTE

Le foglie molto invase possono cadere prema-turamente. Tutte le specie nostrane di querciasono colpite, ma quelle a foglia caduca (farnia,rovere, roverella) sono nettamente più sensibilirispetto a quelle sempreverdi (leccio), che ri-sultano poco attaccate.

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Phytophthora ramorum

Un nuovo possibile pericolo per i nostri boschi di quercia

Nell’estate 2002 il SettoreFitosanitario della Regione Pie-monte ha individuato in un vi-vaio del Verbano, per la primavolta in Italia, la presenza surododendro dell’oomicetePhytophthora ramorum(Werres, De Cock & Man in’tVeld). Questo fungo, non ri-scontrato precedentemente inItalia, dal 1993 è segnalato indiversi paesi europei comeagente di disseccamento diviburni e rododendri e dal 1995negli USA (California in parti-colare) quale agente di una

grave forma di deperimento dei querceti denominata SOD

(Sudden Oak Death). Per altre specie vegetali, anch’esse sensibili al patogeno, l’infezioneriveste limitata importanza. Nel 2002 la UE ha adottato una Decisione, recepita dal MiPAFcon D.M. 28.11.’02, che impone misure di profilassi concernenti l’introduzione, il trasporto ela certificazione di piante e materiali vegetali sensibili al fungo, il monitoraggio della situazio-ne a livello forestale nonché la vigilanza sui vivai di produzione di viburni e rododendri, conl’eventuale distruzione delle piante colpite e di quelle sensibili loro prossime.

SINTOMATOLOGIA

P. ramorum colpisce, essen-zialmente la parte aerea didiverse specie ornamentali eforestali, prevalentementelatifoglie (di recente in Ame-rica è stato isolato anche sul-le conifere Pseudotsugamenziesii e Sequoia sem-pervirens). Si conosconoceppi americani e ceppi eu-ropei del patogeno, caratte-rizzati verosimilmente da dif-ferenti attitudini patoge-netiche nei confronti delle di-verse specie ospiti; sono in

Foto 1: Aspetto di cancro corticale alla base del fusto.

Foto 2: Aspetto dei tessuti sottocorticali nell’area colpita dal cancro.

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corso studi al riguardo. I sintomi possono es-sere a carico degli organi legnosi (rami, fusto,eccezionalmente radici) e/o dell’apparatofogliare.P. ramorum sulle querce autoctone del NordAmerica produce cancri corticali localizzati sulfusto al di sopra della superficie del suolo [foto1], estendentisi in profondità anche al cambioe ai primi anelli di legno, demarcati marginal-mente da linee nere [foto 2] e gementi un liqui-do viscoso di colore da nero ad ambra [foto 3].Quando i cancri circondano l’intero fusto, lapianta muore (generalmente alcuni anni dopol’infezione).Sulla chioma si può presentare un improvvisodisseccamento (immediatamente antecedentela morte) [foto 4] oppure una graduale perditadi foglie nel corso degli anni. Sintomi simili era-no già noti (anche sulle querce europee) perinfezioni da P. cinnamomi e P. cambivora. Inquesti casi però l’origine è radicale.Sui rododendri causa maculature fogliari bru-ne a margine diffuso e necrosi dei germogli edei giovani rami che, interessando successiva-mente i rami maggiori ed il fusto, possono por-tare a morte le piante.Sui viburni invece l’infezione inizia per lo più alla base del fusto, estendendosi poi versol’alto con conseguente appassimento della chioma e morte delle piante.Su Vaccinium produce macchie fogliari e necrosi rameali.Di recente il fungo è stato segnalato in Europa anche su Pieris, Kalmia e Camellia. Su Pierisproduce macchie fogliari e necrosi rameali, mentre su Camellia e Kalmia solo sintomi fogliari.La diffusione del fungo avviene presumibilmente ad opera degli spruzzi di pioggia e delvento che ne disseminano i propaguli (sporangi e clamidospore). P. ramorum si avvantaggiadi una elevata umidità ambientale, mentre il tenore di umidità del suolo pare sostanzialmen-te ininfluente.

METODI DI LOTTA

Sono in corso sperimentazioni di principi attivi da utilizzare sia in via preventiva che curativa.In attesa degli esiti della sperimentazione, ci si può avvalere comunque dei prodotti registratiper l’impiego sulle specifiche colture contro Phytophthora spp.La lotta chimica non è tuttavia ipotizzabile in ambito forestale, ove risulta invece di fonda-mentale importanza una attenta attività di monitoraggio per individuare tempestivamenteeventuali focolai della malattia e tentarne l’eradicazione mediante l’eliminazione delle piantecolpite e di quelle ad esse contigue.Cautele dovranno inoltre essere osservate nella movimentazione ed utilizzazione del legna-me infetto.

Foto 3: Emissione di guttule di liquido dalla corteccia

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CONCLUSIONI

Non è attualmenteben chiaro quale pe-ricolo questo fungopossa rappresenta-re, soprattutto con iceppi americani, peri boschi europei diquerce, sui quali nonrisulta fino ad ora se-gnalato.Il fatto che la UE ab-bia imposto nei suoiconfronti l’adozionedi specifiche misuredi profilassi testimo-nia una preoccupa-zione che parrebbetravalicare la salva-

guardia delle produzioni vivaistiche di viburni e rododendri, per le quali P. ramorum si rivele-rà probabilmente non più dannosa di molti altri patogeni segnalati da tempo e nei cui con-fronti non sono mai stati adottati provvedimenti ufficiali.Nel dubbio, appare della massima importanza mettere in atto senza indugio le misure previ-ste dal decreto, tra le quali il monitoraggio della situazione a livello forestale.Come già accennato, i sintomi osservati sulle querce in America sembrerebbero confondibiliquasi esclusivamente con quelli causati da P. cinnamomi e P. cambivora, pertanto dovrebberisultare abbastanza agevole per gli operatori forestali incaricati dell’accertamento dello sta-to di salute del patrimonio boschivo individuare per tempo eventuali casi sospetti di insor-genze della malattia nei querceti, da confermare comunque in ogni caso mediante analisi dilaboratorio finalizzate a differenziare P. ramorum dalle due specie congeneri.La Regione Piemonte, in applicazione del D.M. 28.11.’02, ha, quindi, intrapreso una serie diiniziative volte a:

– controllare l’attività vivaistica;– informare gli operatori del settore ornamentale e forestale;– individuare gli eventuali focolai forestali.

Chiunque individui piante di quercia con sintomi sospetti di infezione da P. ramorum è prega-to di segnalarlo, tramite la scheda pubblicata a fianco, a:• Regione Piemonte, Direzione Sviluppo dell’Agricoltura, Settore Fitosanitario: Dr. Giannetto

Gianetti tel.011/4323729; Dr.ssa Clotilde Gullino tel. 011/4324361; e-mail:[email protected];

• Regione Piemonte, Direzione Economia Montana e Foreste, Settore Politiche Forestali:Franca De Ferrari tel: 011/432.2965, e-mail: [email protected].

Foto 4: Aspetto di pianta improvvisamente disseccata.

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Phytophthora ramorum : scheda di segnalazione su querce.

LocalizzazioneComune _______________________________________________ Prov. _______

Località _______________________________________________

Tipologia di formazione� Bosco� Impianto di arboricoltura� Verde ornamentale:� Alberata� Parco/giardino

Specie ospite� Rovere� Farnia� Roverella� Cerro� altro

Distribuzione� Pianta singola� Sporadica (poche piante sparse)� Gruppi circoscritti di piante estensione/gruppo____________� Intera formazione estensione totale ____________

Sintomatologia osservata________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Note: _______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Segnalazione effettuata da :

Cognome__________________________________Nome______________________________

tel.___________________________ e-mail__________________________________________

Data__________________

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IL CASTAGNO: COME CURARLO

Il cancro [Cryphonectria (= Endothia) parasitica (Murrill Barr)]

La malattia venne segnalata per la prima volta negli USA nel 1890 da dove sembra esserstata importata da Cina e Giappone.Dagli Stati Uniti raggiunse l’Europa nel 1924 in Belgio. In Italia, Biraghi ne accertò per laprima volta la presenza a Bussalla, presso Genova, nel 1938 e nell’arco di dodici anni dallacomparsa essa risultò presente sull’intera area castanicola nazionale.

SINTOMI

Gli aspetti più caratteristi-ci della malattia si riscon-trano tanto sui polloniquanto sul tronco, dove sipossono osservare tac-che depresse di colorerosso-mattone, seguiteda fessurazioni del legnoe sfilacciature della cor-teccia con marginislabbrati. In autunno, trale fenditure dei cancri esulla corteccia, si forma-no numerose pustole ros-so-rugginose di 1,5-2 mmdi diametro che sono lefruttificazioni del fungoparassita.Tutte le parti della piantasono soggette a tali pro-cessi degradativi.Le piante infette sono fa-cilmente individuabili perla presenza dei cancri edei rami secchi, su cuipermangono a lungo il fo-gliame ed i frutti.Le spore del fungo, es-sendo inglobate in una so-stanza vischiosa, nonvengono disperse dal ven-to ma dall’acqua piovana,da insetti, da acari, da uc-

Figura 1 – Le fruttificazione della malattia delcancro si presentano come piccole pustole

arancioni che fuoriescono dalla corteccia.

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celli, da molluschi etc. Le ascospore sono invecetrasportate con facilità dal vento anche a notevolidistanze.Pure l’uomo, con le operazioni colturali e con iltrasporto di legname infetto, può contribuire alladiffusione passiva della malattia. Si tratta comun-que di un patogeno da ferita, per cui s’insediaattraverso lesioni presenti nei tessuti corticali.Questo genera una serie di problemi non indiffe-renti nella cura stessa dei castagneti: basti pen-sare a come, per esempio, le potature creino ine-vitabilmente dei potenziali punti di penetrazione,così come i punti d’innesto.I primi attacchi compaiono sulle piante innestatea livello del punto d’inserzione delle marze attra-verso le ferite effettuate con l’innesto stesso.

I TIPI DI CANCRO

In natura i cancri si presentano sotto forme diver-se e non solo in quella tipica dei cancri letali. Que-sto è dovuto al fenomeno dell’ipovirulenza chedetermina una minore aggressività del patogeno,tale da renderlo incapace di uccidere gli organiinfettati. Si possono sommariamente individuaretre tipi di cancri:

cancri virulenti o letali:a) arrossamento della corteccia infetta con depressioni e fessurazioni;b) abbondante presenza di pustole rosso intenso e di piccole dimensioni;c) profonde screpolature che mettono a nudo il legno ed evidenti sfilacciature della cor-

teccia;d) parti del ramo superiori al cancro disseccate;e) emissione di rametti epicormici alla base del cancro;

cancri intermedi:presentano le stesse manifestazioni del cancro virulento ma con la parte superiore del ramoviva;

cancri cicatrizzanti:a) vegetazione normale sopra la parte infetta;b) fessurazioni della corteccia superficiali che non mettono a nudo il legno sottostantec) mancata emissione di rametti epicormici;d) scarsa produzione di pustole che inoltre sono tendenzialmente di colore meno vivace

rispetto a quelle della forma virulenta.

Figura 2 – Aspetto tipico di cancrovirulento con sfilacciamento dellacorteccia e ricacci alla base delcancro.

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LOTTA

Interventi selvicolturali

Prima della scoperta dei ceppiipovirulenti e del loro impiegonella lotta biologica, fu dimo-strata l’efficacia, nel conte-nimento della malattia, dellaconversione della fustaia inceduo. Il taglio ripetuto a breviintervalli di tempo portava aduna crescente attenuazionedella malattia, attribuibile adun’acquisizione di maggiore tol-leranza nei confronti del pato-geno da parte dei giovani pol-loni.Il taglio selettivo di polloni obranche affetti da cancri virulen-ti ed il mantenimento in boscodei cancri intermedi ed ipo-virulenti, riduce la pressioned’inoculo nel castagneto e puòfavorire una più rapida evolu-zione della popolazione del fun-go verso forme meno aggres-sive.Il taglio di materiale infetto, sefinalizzato alla lotta al patogeno,dovrebbe poi prevedere l’esbo-sco del materiale di risulta inquanto il fungo è in grado di so-pravvivere e fruttificare anchesu legno morto in catasta.

Lotta chimicaNel tempo, molti rimedi sonostati proposti per la cura direttadei cancri, con metodi anche del tutto naturali, come l’applicazione di torba o argilla o di altriprodotti sulle lesioni. Oggi alcuni preparati chimici sono invece utilizzati convenientementecon funzione preventiva nelle operazioni d’innesto, nonché per la protezione di zone di legnomesse in luce in seguito a tagli curativi o di ordinaria potatura.Alcuni metodi prevedono l’uso di sostanze ad azione tossica nei confronti del patogeno (ades. prodotti a base di zolfo, acido formico e suoi sali).È evidente che l’applicazione di fitofarmaci per la lotta su larga scala risulta improponibileanche per la loro natura esclusivamente curativa e non preventiva. Il loro impiego è pertantolimitato al frutteto o al vivaio.

Figura 3 – Il cancro intermedio è simile aquello virulento ma non uccide la pianta

e la corteccia è meno lacerata.

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Lotta genetica

Un altro tentativo di lotta, fattonel recente passato, si basa sul-l’introduzione di varietà di Ca-stagno cinese (C. mollissima) egiapponese (C. crenata) e de-gli ibridi euro-giapponesi tolle-ranti la malattia. Però, a causadelle loro esigenze pedo-clima-tiche e della scarsa produttivi-tà, esse non si dimostraronoidonee a sostituire la specie no-strana.

Lotta biologica

Si basa sull’impiego di ceppiipovirulenti del fungo che ven-gono applicati sotto forma di po-mate e che sono in grado di tra-smettere il carattere dell’ipo-virulenza ai ceppi aggressivi delpatogeno, riducendone la peri-colosità. Prima della loro som-ministrazione occorre però ve-rificarne in laboratorio la com-patibilità vegetativa con i ceppinaturalmente presenti nel bo-sco in cui s’intende effettuarel’applicazione. La lotta biologi-ca può essere finalizzata al risa-namento di singole piante diparticolare valore con interven-ti localizzati su singoli cancri oalla diffusione di ceppi ipovi-rulenti nell’ecosistema per faci-litare la conversione delle popo-

lazioni del fungo da letali a ipovirulente, facendo ricorso ad interventi su vaste aree castanicole.

Mal dell’inchiostro [Phytophthora cambivora (Petri) Buis.]

Il mal dell’inchiostro (“Maladie de l’encre” in francese) fu il primo flagello per i castagnetiitaliani nella seconda metà del 1800 e nei primi anni del 1900.Il fungo, presumibilmente originario del Nord America, dove però fu segnalato solo nel 1932,sembra essere pervenuto sul continente europeo attraverso le isole Azzorre.La sua comparsa data da almeno un paio di secoli, se ad essa sono imputabili i gravi danni

Figura 4 – Cancro ipovirulento con buonacicatrizzazione dei tessuti corticali.

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subiti dai castagneti,riportati da variedocumentaz ion itanto in Italia quan-to in Spagna, neiprimi decenni delXVIII secolo; il primoreperto inequi-vocabile è però solodel 1859 (Fenaroli,1945). Un’interes-sante testimonianzadella preoccupazio-ne, che destò findall’inizio la malattianella nostra regioni,ci viene offerta dauna eloquente lette-ra scritta nel 1868da un certo M. Sel-va e pubblicata lostesso anno su“L’economia rurale”di Torino. Nella let-tera si legge che at-torno a quegli annila malattia cresceva

in proporzione straordinaria, che nell’anno 1868 nel comune di Graglia (nel Biellese), alme-no 500 Castagni erano morti e che, dal 1842 a tutto il 1867, la malattia ne aveva uccisi non

Figura 5 – Aspetto della chioma di un castagno colpito damal dell’inchiostro (a sinistra) e dettaglio degliimbrunimenti causati dall’infezione alla base della piantacolpita (dettaglio a destra).

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meno di 4.000. Vengono poi fatti i nomi di altri paesi toccati dalla malattia quali quello diMuzzano, Camburzano, Mongrando, Netro e Pollone.Il mal dell’inchiostro ebbe in Italia grandi riflessi economici, tant’è che si resero necessari deiprovvedimenti legislativi per il suo contenimento e la sua lotta. Alle disposizioni di caratteregenerale, già in vigore per la Legge n° 888 del 26 Giugno 1913 recante “Provvedimenti direttia prevenire e a combattere le malattie delle piante”, si aggiunsero il D.M. del 28 Settembre1919 e il D.M. del 2 Ottobre 1923 che proibivano l’esportazione di piante di castagno e terradalle aree dichiarate infette da mal dell’inchiostro. Recentemente un’altra specie diPhytophthora (P. cinnamomi Rands.), riscontrata in Italia per la prima volta nella primaveradel 1985 su un castagneto ceduo in Provincia di Latina, ha manifestato la capacità di indurrelo stesso tipo di malattia nel castagno. P. cinnamomi risulta essere potenzialmente anche piùpericolosa di P. cambivora per la vasta gamma di ospiti di interesse forestale ed agrario chepuò attaccare. Essa si è inoltre dimostrata più virulenta su alcune cultivar di castagno.

SINTOMI

Il mal dell’inchiostro si manifesta dapprima con un improvviso illanguidimento della pianta,un ingiallimento fogliare in piena stagione vegetativa e il disseccamento di alcuni ramettiapicali.Il raccolto diminuisce per fioritura ed allegagione ridotte e per l’arresto dello sviluppo deifrutti. La defogliazione risulta anticipata (anche di un mese) ed un numero di frutti rimangonorinsecchiti attaccati ai rami. In alcuni giovani polloni non si ha neppure il germogliamento, osi assiste al disseccamento improvviso della fronda poco dopo il risveglio vegetativo (Figura5).I sintomi possono interessare o tutta la pianta nel suo complesso o parte di essa, incorrispondenza del punto d’infezione della malattia. Nei casi estremi, l’intera pianta deperi-sce e dissecca. A livello anatomico, il sintomo più caratteristico della malattia è la presenzadi un’alterazione dei tessuti del cambio, della corteccia e dei primi strati di legno sottostanteche si rende manifesta esternamente con depressione e imbrunimento della corteccia, solonei giovani alberi a corteccia liscia, con l’emissione di fluidi nerastri, color inchiostro (da cui ilnome popolare della malattia), ed internamente con macchie a base larga verso il basso erastremate verso l’alto (fiammature) che si spingono fino anche all’altezza di un metro o piùdal terreno (Figura 5). Tali alterazioni sono rilevabili sulle grosse radici e sulla base deltronco. La colorazione nera dei fluidi e delle macchie è dovuta all’ossidazione delle sostanzetanniche da parte degli enzimi secreti dal fungo.Le zone annerite emanano un forte odore di sostanze tanniche fermentate. Il legno dellepiante ammalate assume rapidamente l’aspetto del legno stagionato.La reazione della pianta e l’evoluzione della malattia dipendono molto anche dall’andamen-to delle temperature invernali che, se sufficientemente basse, riescono ad arrestare lo svi-luppo del parassita consentendo alla pianta di reagire.Sono suscettibili alla malattia sia piante secolari sia giovani piantine.La crescita del fungo all’interno della pianta è praticamente ininterrotta durante tutto l’anno esolo temperature molto basse riescono ad arrestarla. Il fungo si moltiplica principalmente persporangi da cui si originano zoospore cigliate capaci di spostarsi nel terreno in presenza diveli liquidi. In natura, la formazione degli sporangi è molto abbondante nell’humus alla su-perficie del terreno nei punti in cui si sofferma l’acqua. Sporangi e zoospore subisconospostamenti passivi legati al ruscellamento dell’acqua, fenomeno comune dopo le piogge,tanto più su terreno declive.

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LOTTA

Essa può essere condotta con misure a carattere preventivo, curativo o estintivo.La lotta preventiva si basa soprattutto sull’impiego di specie geneticamente resistenti allamalattia. È stato dimostrato che Castanea crenata Sieb &. Zucc., originaria del Giappone,seppure non immune, è altamente resistente. Essa reagisce energicamente con la creazio-ne di barriere sugherose, che riescono quasi sempre a contenere e a circoscrivere l’infezio-ne. La resistenza genetica può essere utilizzata innestando il Castagno europeo su piedegiapponese o coltivando varietà pregiate giapponesi franche di piede o innestate su C. crenatada seme. La prima soluzione non ha dato in Italia risultati incoraggianti per la diversa velocitàdi accrescimento delle due specie; la seconda trova alcuni limiti sia nelle caratteristichemerceologiche dei frutti che nella adattabilità al nostro ambiente del Castagno esotico.La lotta curativa sfrutta la caratteristica sensibilità del parassita ai freddo e consiste essen-zialmente nello scalzamento degli alberi malati per mettere allo scoperto la base del fusto, ilcolletto e le grosse radici presentanti infezioni, in modo che su di essi possa agire il freddoinvernale. Questo metodo, noto come “metodo Gandolfo” dal nome del suo ideatore, puòessere applicato a piante con infezioni iniziali e circoscritte ad aree di limitata estensionedelle grosse radici e del colletto.Esso offre una certa garanzia di successo solo in zone a inverno sufficientemente rigido ede attuabile solo per boschi di limitata estensione. La lotta curativa contro i patogeni agenti delmal dell’inchiostro può essere attuata anche con l’impiego di fungicidi quali il phosetil-Al, maper il castagno, al contrario di quanto già fatto per alcune altre specie arboree, la tecnica diapplicazione (dosi e tempi di intervento) deve essere messa a punto.La lotta estintiva tende a distruggere i primi focolai d’infezione, intervenendo appena in uncastagneto si sia constatata la presenza di qualche albero ammalato. Gli individui infetti mortio morenti e quelli vicini, vengono abbattuti eseguendo il taglio raso e provvedendo, dove pos-sibile, all’asportazione delle ceppaie e delle grosse radici (operazione spesso trascurata).L’asportazione delle ceppaie può essere sostituita con la disinfezione con anticrittogamici abase di sali di rame o, meglio, di fungicidi organici attivi contro gli oomiceti. È altresì consigliabileirrorare con fungicidi organici le radure dove si trovavano gli alberi e il terreno attorno agli alberiancora sani presenti nella zona adiacente a quella disboscata. La lotta estintiva deve essereattuata su tutto il castagneto, se il 70-80% degli alberi è ammalato.Il reimpianto è consigliato solo dopo 8-10 anni.

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