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Cambiamento microgenetico nella quantità e qualità del linguaggio privato nei bambini di età prescolare Robert. M. Duncan, University of Waterloo, Ontario, Canada Michael W. Pratt, Wilfrid Laurier University, Ontario, Canada Quaranta bambini in età prescolare sono stati videoregistrati mentre svolgevano dei compiti di “Paper Folding ”(ripiegamento fogli) e “Story-sequencing ”(racconto in sequenza di storie) durante una serie di tre sessioni sperimentali. Nella prima sessione, i partecipanti lavoravano sia su articoli facili che difficili, nella seconda e terza sessione hanno lavorato su item familiari (gli item difficili della prima sessione presentati ripetutamente) e su nuovi item, per ciascuna tipologia di task. I partecipanti hanno utilizzato più linguaggio privato sugli item difficili/nuovi che su quelli facili/familiari durante tutte e tre le sessioni. La produzione di linguaggio privato diminuiva nel corso delle sessioni quando i partecipanti lavoravano agli item ripetuti. Una percentuale maggiore di linguaggio privato dei partecipanti precedeva l’azione quando questi lavoravano sugli item difficili/nuovi, rispetto a quelli facili/familiari. Per gli item di paper-folding((ripiegamento fogli), si è registrato un aumento cross-sezionale(i ncrociato della sessione) nella percentuale di linguaggio privato che precedeva l’azione, il che supporta alcune delle affermazioni di Vygotsky (1934/1987, 1978) sull’emergere della pianificazione verbale nel linguaggio privato. Il potenziale di metodologia sperimentale micro-genetica per la ricerca sul linguaggio privato è messo in evidenza. I bambini piccoli spesso parlano ad alta voce, apparentemente senza rivolgersi a nessuno in particolare, in una forma di verbalizzazione che è nota come “linguaggio privato”. Vigotsky (1934/1987, 1978) ha proposto che il linguaggio privato dei bambini costituisce un sistema emergente di “strumenti psicologici” che vengono sottoposti a un processo trasformazionale di interiorizzazione. Egli ha sostenuto che il linguaggio privato ha origine nella comunicazione

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Cambiamento microgenetico nella quantità e qualità del linguaggio privato nei bambini di età prescolare

Robert. M. Duncan, University of Waterloo, Ontario, Canada

Michael W. Pratt, Wilfrid Laurier University, Ontario, Canada

Quaranta bambini in età prescolare sono stati videoregistrati mentre svolgevano dei compiti di “Paper Folding”(ripiegamento fogli) e “Story-sequencing”(racconto in sequenza di storie) durante una serie di tre sessioni sperimentali. Nella prima sessione, i partecipanti lavoravano sia su articoli facili che difficili, nella seconda e terza sessione hanno lavorato su item familiari (gli item difficili della prima sessione presentati ripetutamente) e su nuovi item, per ciascuna tipologia di task. I partecipanti hanno utilizzato più linguaggio privato sugli item difficili/nuovi che su quelli facili/familiari durante tutte e tre le sessioni. La produzione di linguaggio privato diminuiva nel corso delle sessioni quando i partecipanti lavoravano agli item ripetuti. Una percentuale maggiore di linguaggio privato dei partecipanti precedeva l’azione quando questi lavoravano sugli item difficili/nuovi, rispetto a quelli facili/familiari. Per gli item di paper-folding((ripiegamento fogli), si è registrato un aumento cross-sezionale(incrociato della sessione) nella percentuale di linguaggio privato che precedeva l’azione, il che supporta alcune delle affermazioni di Vygotsky (1934/1987, 1978) sull’emergere della pianificazione verbale nel linguaggio privato.Il potenziale di metodologia sperimentale micro-genetica per la ricerca sul linguaggio privato è messo in evidenza.

I bambini piccoli spesso parlano ad alta voce, apparentemente senza rivolgersi a nessuno in particolare, in una forma di verbalizzazione che è nota come “linguaggio privato”. Vigotsky (1934/1987, 1978) ha proposto che il linguaggio privato dei bambini costituisce un sistema emergente di “strumenti psicologici” che vengono sottoposti a un processo trasformazionale di interiorizzazione. Egli ha sostenuto che il linguaggio privato ha origine nella comunicazione interpersonale e nell’azione congiunta collaborativa, e che si differenzia gradualmente dal linguaggio sociale ed è interiorizzato come una forma verbale di pensiero. Le influenze linguisticamente mediate che le altre persone esercitano sulle azioni del bambino nei contesti interpersonali cominciano ad essere applicate dal bambino alle sue stesse azioni. Il linguaggio privato quindi si sviluppa come uno strumento di pensiero, di problem-solving e di auto-regolazione. La teoria di Vygotsky suggerisce che lo sviluppo del linguaggio privato facilita la riproduzione appropriata del bambino delle funzioni psicologiche propriamente umane socio-storicamente e culturalmente formate.L’interiorizzazione del linguaggio privato, sostiene Vygotsky, porta allo sviluppo di un “linguaggio interiore”, un aspetto centrale dei processi psicologici consci e mediati (si veda Vygotsky, 1934/1987, Cap. 7). Due questioni inerenti al resoconto che Vygotsky (1934/1987, 1978) dà del linguaggio privato saranno affrontate nel presente studio. Una di queste riguarda la relazione tra l’uso del linguaggio privato da parte del bambino e la difficoltà dei task

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o delle attività in cui è impegnato; la seconda concerne l’emergere di una pianificazione verbale nel linguaggio privato, com’è evidente negli aumenti di auto-verbalizzazione precedenti l’azione nei bambini.L’ipotesi di un aumento dell’uso di linguaggio privato all’aumentare della difficoltà dei compiti da svolgere ha ricevuto notevole supporto empirico. Vygotsky (1934/1987, 1978; si veda anche Levina, 1981) ha riportato che quando i bambini si imbattevano in ostacoli o momenti di particolare difficoltà nei compiti sperimentali, la porzione del loro linguaggio che era privato (o “egocentrico”) “raddoppiava quasi” (Vygotsky, 1934/1987, p. 69) rispetto sia ai dati di controllo al baseline(linea base) e sia ai dati di Piaget (1923/1926). Quest’affermazione (Vygotsky, 1978, p. 27) secondo cui “la quantità relativa di linguaggio egocentrico … aumenta in relazione alla difficoltà del compito del bambino”, è stata indagata dalla ricerca contemporanea manipolando sperimentalmente la difficoltà dei compiti come variabile interna ai soggetti. Tale approccio ha prodotto una quantità sostanziale di evidenze a supporto della posizione di Vygotsky (Beaudichon, 1973; Behrend, Rosengren, e Perlmutter, 1989; Kohlberg, Yaeger, e Hjertholm, 1968; Murray, 1979), corroborando il coinvolgimento suggerito del linguaggio privato nel problem-solving. L’esperimento presente estende l’esito della difficoltà del compito documentando una differenza nella quantità di linguaggio privato prodotto dai bambini quando lavorano su compiti nuovi e compiti familiari – un contrasto che sembra fare da parallelo alla differenza tra compiti difficili e facili – e fornisce una valutazione degli effetti sul linguaggio privato della pratica e della familiarizzazione con i compiti sperimentali.La seconda questione d’interesse nel presente studio è l’emergere della pianificazione verbale nel linguaggio privato dei bambini. Vygotsky (1934/1987, 1978; si veda anche Levina, 1981) ha riportato osservazioni di un cambiamento nella relazione temporale tra linguaggio privato e azione, o uno spostamento alla posizione relativa o posizione del linguaggio privato. Inizialmente, il linguaggio privato dei bambini segue o accompagna l’azione, servendo da valutazione o commento allo status o al risultato dell’azione. Tuttavia, si verifica un cambiamento in questa relazione temporale, con il linguaggio che viene a precedere l’azione e assume un ruolo sempre più strumentale e orientato all’obiettivo nel corso dell’attività. Come ha descritto Vygotsky (1934(1987, pp. 70-71) questo cambiamento: “il linguaggio egocentrico inizialmente occorre verso la metà dell’azione e successivamente comincia ad apparire verso l’inizio, dove assume una funzione di pianificazione e direzione”. Vygotsky ha visto quest’emergere di una pianificazione verbalmente mediata nel linguaggio privato dei bambini come centrale allo sviluppo dell’auto-regolazione conscia e intenzionale dell’azione.La ricerca contemporanea ha prodotto solo evidenze limitate a supporto della descrizione che dà Vygotsky (1934/1987, 1978) di questo passaggio evolutivo. Kohlberg et al. (1968) hanno trovato prove di un declino ontogenetico nella relativa

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quantità di linguaggio privato nella categoria “descrivere la propria attività” (una categoria approssimativamente equivalente alla descrizione che dà Vygotsky del linguaggio che segue o accompagna l’azione) in uno studio cross-sezionale (incrociato di sezione) che comparava bambini di 5, 6, 8 e 9 anni. Tuttavia, nessun pattern sistematico di differenze d’età era evidente nella categoria “linguaggio di auto-guida” (quella grosso modo equivalente alla descrizione che dà Vygotsky della pianificazione verbale che precede l’azione). Feigenbaum (1992) ha osservato dei bambini di 4,6 e 8 anni che giocavano a un gioco da tavolo, e ha scoperto che le percentuali di linguaggio (sia privato che sociale) classificato come indicativo della pianificazione aumentava con l’età tra questi tre gruppi.In un altro studio, Azmitia (1992) ha classificato bambini di 6 e 8 anni come “esperti” o “novizi” su un task di costruzioni con i blocchi Lego, in base alla performance pre-test. Durante le sessioni successive, gli esperti e i novizi non hanno mostrato di differire nei termini dell’uso di affermazioni di pianificazioni di singoli step, ma gli esperti facevano più affermazioni pianificando sequenze più lunghe di step e affermazioni anche più valutative rispetto ai novizi. Nessuna differenza cross-sezionale nei termini della pianificazione era evidente in questo studio. Diversi altri studi cross-sezionali, che utilizzavano sia il sistema di classificazione di Kohlberg et al. (1968) – (Rubin, 1979) – sia altri sistemi (Beaudichon, 1973; Pellegrini, 1981; Rubin e Dyck, 1980), non hanno riscontrato nessuna evidenza per le differenze di età nei termini della pianificazione nel linguaggio privato dei bambini. Alcuni studi hanno incorporato sessioni osservazionali multiple con ciascun partecipante, creando il potenziale per indagare i cambiamenti micro-genetici a breve termine nel linguaggio privato più che – o in aggiunta a – i pattern ontogenetici a lungo termine indagati utilizzando la metodologia cross-sezionale. Un tale approccio corrisponde a quello che Vygotsky (1978, p. 61) chiamava il metodo “sperimentale-evolutivo”. Esperimenti con sessioni multiple sono stati riportati da Rubin e Dyck (1980), i quali non hanno rilevato alcuna differenza nel linguaggio privato tra le due sessioni di gioco libero, e da Azmitia (1992), che non ha riscontrato nessun cambiamento nei termini della pianificazione nel linguaggio privato tra una serie di quattro sessioni di costruzione con i blocchi. (Behrend et al., 1989, hanno utilizzato anche loro un programma a due sessioni ma hanno analizzato solo le quantità, non la qualità, del linguaggio privato).La metodologia del presente esperimento differisce in certi aspetti da molti degli studi precedenti sul linguaggio privato. Uno di questi aspetti riguarda i criteri impiegati per la classificazione degli enunciati privati come pianificante o non-pianificante. Con una sola eccezione (Pellegrini, 1981, discusso di seguito), i sistemi di codifica utilizzati nella ricerca precedente hanno previsto la classificazione del linguaggio privato come pianificante o non-pianificante soprattutto sulla base del contenuto semantico. Sebbene la relazione temporale tra azione e linguaggio privato non sia stata completamente ignorata, come criterio di codifica essa ha

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giocato generalmente un ruolo secondario a quello delle caratteristiche semantiche. Tuttavia, il resoconto che dà Vygotsky (1934/1987, 1978) dell’emergere della pianificazione verbale nel linguaggio privato affronta questo problema del posizionamento del linguaggio in relazione all’azione, come anche quello del contenuto semantico.Il sistema di classificazione di Kohlberg et al. (1968) ampiamente utilizzato, per esempio, potrebbe non essere particolarmente adatto a indagare l’“ipotesi dello spostamento” di Vygotsky (1934/1987, 1978), poiché non dà una categorizzazione di tutti gli enunciati privati in una data serie di dati in maniera direttamente rilevante a questa specifica questione indagata dalla ricerca (cf. Diaz, 1992). Per esempio, gli enunciati classificati nelle categorie “bisbigliare o mormorare” e “domande auto-risposte” sono quindi esclusi dalla classificazione basata sulla possibilità che questi possano servire a una qualche funzione di pianificazione o auto-guida. Inoltre, utilizzando i criteri della codifica semantica, un enunciato che è bisbigliato o mormorato ovviamente non può essere classificato in relazione all’ipotesi dello spostamento, poiché il suo contenuto semantico non può essere determinato. Sebbene un tale enunciato potrebbe apparire non significativo a un osservatore, esso potrebbe nondimeno avere un significato notevole, nei termini della descrizione o pianificazione di un’azione, per il bambino che l’ha prodotto. Negli studi che utilizzano il sistema di classificazione di Kohlberg et al. (1969) o suoi derivati, quindi, i dati potrebbero non essere pienamente utilizzati e l’ipotesi di Vygotsky (1934/1987, 1978) potrebbe restare praticamente senza essere testata.Il presente studio fa uso di un sistema di codificazione che si concentra sulle relazioni temporali tra linguaggio privato e azione. Criteri di classificazione in qualche modo simili sono stati utilizzati in uno studio di Pellegrini (1981) che comparava il linguaggio privato di bambini di 3, 4 e 5 anni. Gli enunciati privati nello studio di Pellegrini sono stati classificati come (1) precedenti, (2) accompagnanti, o (3) seguenti l’azione; come abbiamo già detto, non è emersa nessuna differenza cross-sezionale. Il sistema di classificazione introdotto nel presente studio si basava su una distinzione tra: (1) linguaggio privato precedente l’azione, o “linguaggio di pianificazione”; e (2) “linguaggio di costituzione” (un termine imprestato da Levina, 1981), o linguaggio privato che accompagna o segue l’azione.Un secondo aspetto metodologico importante del presente studio riguarda il disegno sperimentale. La maggior parte degli studi precedenti che avrebbero dovuto individuare evidenze dell’emergere di una pianificazione nel linguaggio privato erano strettamente cross-sezionali (per es., Beaudichon, 1973; Feigenbaum, 1992; Kohlberg et al., 1968; Pellegrini, 1981; Rubin, 1979). L’approccio cross-sezionale si basa sul ragionamento secondo cui il cambiamento nella relazione temporale tra linguaggio privato e azione si verifica su una scala temporale ontogenetica. Sebbene potrebbe essere così, Vygotsly ha anche suggerito che i cambiamenti nel linguaggio privato possono essere osservati in una cornice temporale micro-genetica molto più

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breve. Egli ha riportato, per esempio, che “la relazione” linguaggio-azione “può cambiare anche durante un esperimento” (Vygotsky, 1978, p. 27), modificandosi in funzione dell’apprendimento e dell’esperienza.Il presente studio indaga tale ipotesi. Questo esperimento è un’indagine del cambiamento micro-genetico a breve termine nel linguaggio privato dei bambini in età prescolare, lungo una serie di tre sessioni osservazionali (1-10 giorni tra sessioni, M= 2.75 giorni). Durante ciascuna di queste sessioni i partecipanti hanno condotto due tipi di task. Si attendevano cambiamenti a breve termine nel linguaggio privato tra le varie sessioni, con un aumento dell’esperienza, della familiarità e dell’abilità nei task sperimentali. Durante la prima sessione, i partecipanti hanno svolto item facili e difficili per ciascun tipo di compito. Durante la seconda e la terza sessione, hanno lavorato sugli item familiari (gli item difficili della prima sessione, presentati ripetutamente) e su nuovi item per ciascun tipo di task. Il disegno di questo esperimento era fattoriale del tipo misure ripetute 2 x 2 x 3 (difficoltà/novità x tipo di task x sessione). Diverse ipotesi sono state testate in questo studio. È stato predetto un effetto principale della difficoltà del compito sulla percentuale di linguaggio privato: ci si attendeva che i partecipanti utilizzassero più linguaggio privato quando lavoravano agli item difficili della prima sessione rispetto agli item facili. Le manipolazioni del compito novità/familiarità durante la seconda e terza sessione dovevano produrre effetti analoghi a quelli della difficoltà: ci si attendeva più linguaggio privato con gli item nuovi rispetto a quelli familiari. Una diminuzione nella percentuale di linguaggio privato è stata predetta tra le varie sessioni per gli item ripetuti (cioè, gli item difficili della prima sessione e gli item familiari della seconda e terza sessione) poiché questi item diventavano progressivamente più facili con la pratica; questo pattern non era atteso per gli item nuovi.Levina (1981, pp. 281-282) ha scritto che “attraverso la sua analisi del linguaggio egocentrico in condizioni in cui la difficoltà del task aumentava, Vygotsky aveva osservato che la frequenza aumentava proprio prima dell’azione di un bambino”; su questa base, si prediceva l’effetto di difficoltà/novità in termini di percentuale di linguaggio privato che precedeva l’azione (“linguaggio di pianificazione”). Un aumento del linguaggio di pianificazione era atteso anche tra le varie sessioni, allorché i partecipanti acquisivano pratica e familiarità con i task sperimentali. Non sono state avanzate ipotesi specifiche riguardo alle differenze tra le due tipologie di compito sperimentali (“paper-folding”(ripiegamento fogli) e “story-sequencing”(racconto della storia in sequenza)) utilizzate nel presente studio.

METODO

Partecipanti

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Nel presente esperimento i partecipanti erano quaranta bambini (22 femmine e 18 maschi), di età compresa tra 4 anni e 9 mesi e 6 anni e 0 mesi (età media: 5 anni e 5 mesi) che frequentavano asili e scuole materne e dell’infanzia di Kitchener-Waterloo, Ontario, Canada.

Materiali

Task. I task utilizzati nel presente studio erano di due tipologie generali: task di “paper-folding” (simile ai task di origami semplici) e i task di “story-sequencing”. Sono stati impiegati undici item per ciascuna tipologia di task; tre come item pratici e otto come item sperimentali.I task di paper-folding (RIPIEGAMENTO FOGLI)si basavano su esempi trovati sui libri educativi per l’infanzia. Prima delle sessioni sperimentali, sono stati tagliati dei fogli di carta bianchi secondo una dimensione e una forma appropriata per produrre ciascun oggetto particolare. I partecipanti potevano consultare dei modelli completi di ciascun item e sequenze di modelli parzialmente completi. L’individuazione di due item di paper-folding facili come meno difficili degli altri si basava su una classificazione della difficoltà di tutti gli otto item di paper-folding, secondo una selezione operata da tre giudici adulti.I task di “story-sequencing”(RACCONTO DELLA STORIA in sequenza) utilizzati nello studio sono stati adattati dal test Picture Arrangement della Wechsler Intelligence Scale for Children, versione rivisitata (WISC-R: Wechsler, 1974). I compiti facili erano gli item 2 e 3; la selezione di questi task di story-sequencing come meno difficili degli altri era basata sull’organizzazione ordinale degli item per difficoltà sulla WISC-R. I compiti difficili della prima sessione e i task familiari della seconda e terza sessione erano gli item 6 e 7. I compiti nuovi della seconda sessione erano gli item 5 e 8, mentre i compiti nuovi della terza sessione erano gli item 4 e 9.Durante tutte e tre le sessioni sono stati presi appunti sulla performance del task da parte dei partecipanti per i vari item sperimentali. Per ciascun item di paper-folding(ripiegamento fogli), ai partecipanti venivano assegnati 0, 1 o 2 punti a seconda che la copia portata a termine non somigliasse affatto, somigliasse poco o somigliasse molto al modello. Per ciascun item di story-sequencing (racconto storia in sequenza), ai partecipanti venivano assegnati 1 punto se avevano ordinato correttamente tutte le card della serie, e 0 punti se non le avevano ordinate correttamente. La performance sui task sperimentali è stata sintetizzata per i partecipanti al fine di: (a) stabilire se l’individuazione degli item facili come meno difficili degli altri per le due tipologie di task emergeva dai dati raccolti; e (b) per ottenere una documentazione a sostegno della tesi secondo cui gli item presentati ripetutamente in tutte e tre le sessioni divenivano progressivamente più facili con la pratica.

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Bilanciamento. Quattro item sperimentali per ciascuna delle due tipologie di task sono stati utilizzati durante ogni sessione. Questi consistevano di due coppie di item – una coppia facile e una difficile durante la prima sessione, e una coppia familiare e una nuova durante la seconda e la terza sessione. Gli item per ciascuna di queste coppie venivano presentati in maniera contigua, uno dopo l’altro. Per ogni sessione, sono stati utilizzati quattro ordini diversi per gli otto item sperimentali. Le quattro sequenze sono state bilanciate per ordine di (a) le due tipologie di task, (b) la coppia facile e difficile o quella familiare e nuova, e (c) i singoli item all’interno delle coppie. I partecipanti sono stati assegnati con metodo random (casualmente) a uno dei quattro ordini, indipendentemente per ciascuna delle tre sessioni.

Attrezzatura. È stato utilizzato uno schermo pieghevole leggero non fissato dietro il quale lo sperimentatore poteva sedersi mentre i partecipanti lavoravano sugli item sperimentali. Per registrare le sessioni sono stati impiegati un registratore VHS, una telecamera,un treppiedi, e un microfono shotgun a lunga gittata. (un microfono lungo)

ProceduraL’esperimento prevedeva tre sessioni di 20-30 minuti con ciascun partecipante, condotte in un apposito spazio adiacente alle strutture dell’asilo, della scuola dell’infanzia o materna. Tutte le sessioni sono state condotte da uno sperimentatore maschio.Durante ciascuna sessione, i partecipanti hanno lavorato in maniera collaborativa con lo sperimentatore dai quattro ai sei item pratici (due o tre per ciascuna tipologia di task), e in maniera indipendente sugli otto item sperimentali (quattro per ciascuna tipologia). Lo sperimentatore e il partecipante hanno svolto insieme gli item pratici di una tipologia di task, poi il partecipante lavorava in maniera indipendente sugli item sperimentali di quella tipologia: lo schema era poi ripetuto per l’altra tipologia di task. Durante le fasi di collaborazione, lo sperimentatore menzionava i tratti salienti dei task (per esempio, le strategie di consultazione dei modelli per i task di paper-folding e quelle di discernimento della linea principale della storia nei task di story-sequencing), ma ai partecipanti non era chiesto specificamente di verbalizzare questo aspetto.Lo schermo è stato situato a 20 o 30 piedi dal tavolo e dalla sedia dove lavorava il partecipante. Mentre i partecipanti lavoravano sugli item sperimentali, lo sperimentatore sedeva fuori dal campo visivo dietro lo schermo. I partecipanti sono stati istruiti a cercare di svolgere gli item sperimentali da soli, e a chiamare lo sperimentatore quando avevano finito ciascun item, così che quello potesse portare loro l’item successivo. Ai partecipanti era permesso portare gli oggetti di carta con sé alla fine di ciascuna sessione.

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Prima sessione. La prima sessione includeva 3 item pratici assistiti per ciascuna tipologia di compito, e 4 item sperimentali indipendenti per ciascuna tipologia (per un totale di 14 item durante questa sessione). Metà degli item sperimentali di ciascuna tipologia erano facili e la seconda metà erano più difficili.Seconda sessione. Ciascun partecipante lavorava su 2 item pratici per ciascuna tipologia di task insieme allo sperimentatore, e su 4 item sperimentali per ciascuna tipologia in maniera indipendente (per un totale di 12 item durante questa sessione). Per ogni tipologia di task, 2 item indipendenti erano familiari al partecipante perché derivanti dalla prima sessione (quando gli erano stati presentati come item difficili), e gli altri 2 erano nuovi. Terza sessione. Durante la terza sessione, ciascun partecipante ha lavorato di nuovo con l’assistenza dello sperimentatore a 2 item pratici per ciascuna tipologia, e su 4 item per ciascuna tipologia in maniera indipendente (per un totale di 12 item durante questa sessione). Per ciascuna tipologia di task, 2 item sperimentali di nuovo erano familiari al partecipanti perché provenienti dalle sessioni precedenti (gli item difficili della prima sessione) e gli altri 2 erano nuovi.Classificazione del linguaggio dei partecipanti. Tutti gli enunciati prodotti dai partecipanti mentre lavoravano sugli item sperimentali sono stati classificati come enunciati privati o sociali. Se erano privati, venivano suddivisi in base a se precedevano un’azione o accompagnavano o seguivano un’azione. Utilizzando le registrazioni, un osservatore classificava il linguaggio dei partecipanti durante il task in tutte le sessioni sperimentali. Un osservatore indipendente ha fornito le classificazioni degli enunciati in un 5% delle sessioni scelto a caso.Un’unità di enunciati era identificata almeno da tre criteri. Una verbalizzazione era considerata un enunciato distinto se: (1) il soggetto non parlava per almeno due secondi prima e dopo la verbalizzazione (secondo Furrow, 1984); (2) la verbalizzazione non era temporalmente isolata dalle altre verbalizzazioni per almeno due secondi, ma era distintamente associata a un singolo atto relativamente distinto; o (3) la verbalizzazione era un risposta nella conversazione con lo sperimentatore.La classificazione di un enunciato come privato o sociale si basava sul fatto che quel particolare enunciato fosse associato al contatto visivo o all’interazione sociale con lo sperimentatore; se si otteneva una di queste condizioni, un enunciato era considerato sociale (Furrow, 1984). (Gli enunciati associati al contatto visivo erano infrequenti data la posizione dello sperimentatore dietro lo schermo, ma occasionalmente i partecipanti producevano un linguaggio “on-task” prima che lo sperimentatore occupasse quella posizione, al che si verificava un contatto visivo). Se l’enunciato non coinvolgeva né il contatto visivo né l’interazione sociale, era classificato come privato. Le caratteristiche dell intonazione si sono spesso rivelate utili per stabilire se un dato enunciato fosse da intendere o meno come comunicazione con lo sperimentatore; il linguaggio sociale solitamente è più ad alta

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voce ed è in qualche modo articolato più chiaramente rispetto al linguaggio privato. Per la classificazione degli enunciati dei partecipanti come privati o sociali, la kappa di Cohen = 0.98 (coefficiente inter-giudice di accordo = 98.8%).La categorizzazione degli enunciati privati come linguaggio di pianificazione o linguaggio di costituzione si basava sulla relazione temporale degli enunciati alle azioni relativamente distinte legate al task. I contenuti semantici degli enunciati sono stati utilizzati solo per assegnare gli enunciati a una terza categoria miscellanea di linguaggio privato non legata al compito sperimentale, e non nella classificazione degli enunciati come di pianificazione o di costituzione. Gli enunciati privati che cominciavano prima dell’inizio di un atto identificabile legato al task erano classificati come linguaggio di pianificazione (linguaggio privato che precede l’azione), e gli enunciati privati che cominciavano simultaneamente a un atto o lo seguivano venivano classificati come linguaggio di costituzione. Gli enunciati che erano chiaramente non legati al compito sperimentale erano assegnati alla terza categoria miscellanea. Il denominatore di tutti e tre i rapporti (percentuali di linguaggio di pianificazione, linguaggio di costituzione, e non legato al task) era il numero totale degli enunciati privati. Per la classificazione del linguaggio privato come di pianificazione, di costituzione o non legato al task, k =.62 (coefficiente inter-giudice di accordo = 85.2%). Le percentuali di linguaggio di costituzione erano quasi le immagini speculari perfette delle percentuali di linguaggio di pianificazione; in generale, solo l’1.4% degli enunciati privati è stato classificato nella terza categoria miscellanea, e le percentuali nelle categorie pianificazione e costituzione erano altamente correlate, r(35) = 2 .995. Su questa base, si è considerato opportuno analizzare solo la percentuale del linguaggio di pianificazione.

RISULTATI

I dati sulla performance dei task sono riassunti nella Tabella 1. È stata condotta un’analisi della varianza 2 x 3 (difficoltà x sessione) per ciascuna tipologia di task. Per i dati del paper-folding, si registrava un’interazione significativa difficoltà x sessione [F(2,78) = 5.07, P , .01]; un effetto significativo della difficoltà [F(1,39) = 59.11, P , .001]; e un effetto significativo della sessione [F(2,78) = 19.27, P , .001]. i test di Newman-Keuls (a=.01) hanno individuato un miglioramento della performance sugli item di paper-folding ripetuti dalla prima sessione sia nella seconda che nella terza, ma non dalla seconda alla terza sessione. Per i dati di story-sequencing, si registrava un’interazione significativa [F(2,78) = 13.13, P , .001]; un effetto significativo della difficoltà [F(1,39) = 6.52, P , .05]; e nessun effetto della sessione. Nessun miglioramento significativo era evidente tra le sessioni in termini di performance sugli item di story-sequencing ripetuti, sebbene le medie fossero state ordinate nella

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direzione attesa (si veda la Tabella 1). Per entrambi i task, i test di Newman-Keuls (a=.01) hanno supportato l’individuazione degli item facili come meno difficili degli altri (gli item difficili della prima sessione e gli item nuovi della seconda e terza sessione).Percentuale di linguaggio privato. Le statistiche descrittive per la percentuale di linguaggio privato sono riassunte nella Tabella 2. La percentuale del linguaggio dei partecipanti classificato come “privato” è stata analizzata utilizzando un’analisi della varianza a misure ripetute del tipo 2 x 2 x 3 (difficoltà x task x sessione). (secondo Goudena, 1987; ai dati è stata applicata una trasformazione radice quadrata; le analisi dei dati trasformati hanno rilevato gli stessi effetti significativi delle analisi dei dati non trasformati. Sono quindi riportate le statistiche descrittive e le analisi dei dati non trasformati).L’analisi della varianza three-way ha indicato un effetto principale della difficoltà [F(1,39) = 69.07, P , .001], e un effetto principale della tipologia di task [F(1,39) = 16.08,P, .001]. La produzione di linguaggio privato era di più sugli item difficili/nuovi rispetto agli item facili/familiari, e maggiore per i task di paper-folding che per i task di story-sequencing. Non si sono registrati altri effetti significativi.Coerentemente con la nostra ipotesi, i testi di Newman-Keuls (a=.05) hanno mostrato differenze significative tra gli item difficili/nuovi e quelli facili/familiari durante ogni sessione, per entrambi i task (si veda la Tabella 2). Sempre come ipotizzato, i test di Newman-Keuls hanno indicato che per il paper-folding (ripiegamento fogli), la media per gli item difficili della prima sessione era maggiore delle medie per gli item familiari della seconda e terza sessione; in altre parole, si verificava un declino cross-sezione per gli item ripetuti. Tuttavia, la differenza tra medie della seconda e terza sessione per questi item ripetuti non era significativa. Nei dati sullo story-sequencing(racconto della storia in sequenza), la media per gli item difficili della prima sessione era significativamente maggiore delle medie per gli item familiari nella seconda e terza sessione; inoltre, la differenza tra le medie della seconda e terza sessione per gli item familiari di story-sequencing si avvicinava alla significanza (P, .06). Non erano evidenti differenze cross-sessione nelle comparazioni degli item nuovi per nessuna delle due tipologie di task (si veda la Tabella 2).

Percentuale di linguaggio di pianificazione. Le statistiche descrittive per la percentuale di linguaggio di pianificazione (linguaggio privato precedente l’azione) sono presentate nella Tabella 3. La percentuale del linguaggio privato dei partecipanti classificato come linguaggio di pianificazione è stata analizzata utilizzando l’analisi della varianza a misure ripetute 2 x 2 x 3 (difficoltà x task x sessione), similmente all’analisi della percentuale del linguaggio privato. Tre casi sono stati omessi dall’analisi del linguaggio di pianificazione perché questi partecipanti non avevano prodotto nessun linguaggio privato durante l’esperimento;

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quindi, l’analisi è stata condotta utilizzando i dati per i restanti 37 casi. (L’analisi dei dati trasformati in radice quadrata indicava effetti equivalenti a quelli per i dati non trasformati. Quindi sono riportate le statistiche per i dati non trasformati).L’analisi della varianza three-way ha indicato due effetti significativi: (1) un’interazione task x sessione; e (2) un effetto principale della difficoltà. Per l’interazione task x sessione, F(2,72) = 4.75, P , .05. Le analisi degli effetti semplici hanno indicato un aumento significativo del linguaggio di pianificazione tra le sessione per i dati sul paper-folding , F(2,72) = 7.70, P , .001, ma non per quelli sullo story-sequencing. I test di Newman-Keuls (a=.05) hanno indicato differenze significative nei dati di paper-folding tra le medie della prima (M= 10.14%, crollata tra difficoltà/novità) e della seconda sessione (M= 25.87%), le medie della prima e della terza sessione (M= 27.69%), e le medie della seconda e terza sessione.Per l’effetto principale della difficoltà, F(1,36) = 19.38, P , .0001, con le percentuali più alte del linguaggio privato precedente l’azione per gli item difficili/nuovi, come predetto. I test di Newman-Keuls (a=.05) hanno indicato delle differenze significative tra le medie degli item familiari e degli item nuovi durante la terza sessione per gli item di paper-folding, e durante sia la seconda che la terza sessione per lo story-sequencing (si veda la Tabella 3). Sebbene non statisticamente significative, altre differenze interne alla sessione andavano sempre nella direzione predetta, con l’eccezione dei dati sul paper-folding della seconda sessione.

DISCUSSIONEI risultati del presente studio hanno fornito diverse nuove specie di evidenze sperimentali che supportano il resoconto dato da Vygotsky (1934/1987, 1978) del linguaggio privato nei bambini. Gli esiti precedenti di un aumento della produzione di linguaggio privato all’aumentare della difficoltà del task sono stati estesi, e le analisi hanno rivelato gli effetti analoghi attesi del task novità/familiarità, in termini sia di percentuale di linguaggio privato sia di percentuale di linguaggio privato precedente l’azione (o “linguaggio di pianificazione”). I cambiamenti micro-genetici cross-sessione erano evidenti con entrambe queste misure: le quantità di linguaggio privato diminuivano tra sessioni quando i partecipanti lavoravano su item ripetuti per entrambe le tipologie di task, mentre il linguaggio di pianificazione aumentava tra le sessioni per gli item di paper-folding.La relazione base tra la difficoltà del compito e la quantità di linguaggio privato dei bambini è stata replicata in diversi studi contemporanei (Beaudichon, 1973; Behrend et al., 1989 1989; Berk e Garvin, 1984; Kohlberg et al., 1968; Murray, 1979; Roberts, 1979). I dati della prima sessione del presente studio hanno fornito una ulteriore prova a sostegno di questo effetto di base della difficoltà del compito

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utilizzando manipolazioni ben-validate della difficoltà, con i dati per le due differenti tipologie di compito sperimentali. Alcune ricerche hanno suggerito che, invece di riflettere un fenomeno semplice e molto circoscritto, l’effetto della difficoltà del compito è piuttosto complesso, e potrebbe rientrare in un più ampio pattern generale [per es., Behrend et al., 1989; Deutsch e Stein, 1972; si veda anche, per esempio, la discussione di Vygotsky (1934/1987, p.70) sull’idea di Claparede della “legge della presa di coscienza”]. Quindi, l’effetto della difficoltà del task richiede ulteriori indagini. Il presente studio dà un contributo in tal senso, dimostrando a livello sperimentale maggiori quantità di linguaggio privato nei task nuovi rispetto a quelli familiari, una differenza analoga all’effetto della difficoltà del task.Un altro modo per considerare l’influenza della novità o familiarità di questi compiti sperimentali sulla produzione del linguaggio privato consiste nel comparare le quantità di auto-verbalizzazione tra le sessioni su quegli item che sono stati condotti ripetutamente – cioè, gli item difficili della prima sessione e gli item familiari della seconda e terza sessione. Come predetto, era evidente un pattern di declino cross-sessione nella quantità di linguaggio privato mentre i partecipanti lavoravano agli item ripetuti per ciascuna tipologia di task. presumibilmente, allorché i partecipanti acquisivano maggiore familiarità con gli item ripetuti e questi diventavano in qualche modo più facili per loro (come riflesso nei dati sulla performance del task), era richiesta minore capacità di problem-solving, e quindi si utilizzava meno linguaggio privato. Oltre a questa interpretazione sulla difficoltà del task, tuttavia, bisogna sottolineare che tale pattern di riduzione del linguaggio privato tra le sessioni potrebbe anche essere letto in termini di interiorizzazione: quando i bambini si ritrovano davanti task identici più volte, i processi psicologici necessari per portare a termine questi determinati task gradualmente vengono automatizzati, come è stato, e potrebbero essere svolti interiormente, con una minore necessitò di verbalizzazione aperta. A ogni modo, è chiaro che su questo come su altri punti, la metodologia micro-genetica intesa per valutare il cambiamento a breve termine racchiude un potenziale notevole per la ricerca sul linguaggio privato.Come osservato, l’effetto predetto di novità del task era evidente per la misura del linguaggio di pianificazione così come per la quantità base del linguaggio privato. Tale effetto era evidente sia durante la seconda che la terza sessione per i dati sullo story-sequencing, e durante la terza sessione per il paper-folding. Questo risultato corrobora le osservazioni di Vygotsky di un aumento dell’auto-verbalizzazione precedente l’azione, all’aumentare della difficoltà del task (Levina, 1981). Sembra che nelle ultime sessioni dello studio, i partecipanti abbiano sviluppato strategie di pianificazione verbale per i task, strategie che essi tendevano a generare più prontamente quando dovevano affrontare item nuovi e più impegnativi, rispetto a quelli più facili e familiari. Tale esito sottolinea ancora il valore del disegno di ricerca a sessione multipla per lo studio del linguaggio privato, perché una differenza che emerge chiaramente solo dopo la pratica e la familiarità con i task sperimentali non

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potrebbe essere osservata in uno studio a sessione singola. Il presente studio ha individuato prove dell’emergere della pianificazione verbale nelle auto-verbalizzazioni dei bambini (si veda anche Feigenbaum, 1992). La percentuale di linguaggio di pianificazione aumentava tra le sessioni in questo studio quando i partecipanti lavoravano sugli item di paper-folding,(ripiegamento fogli) cosa che supporta le tesi di Vygotsky (1934/1987, 1978) su un cambiamento dalla verbalizzazione che accompagna o segue l’azione alla verbalizzazione che la precede.Due caratteristiche metodologiche dello studio hanno facilitato questo risultato. Una è la componente micro-genetica del disegno sperimentale, che ha indirizzato le indagini verso l’osservazione dei cambiamenti a breve termine ricorrenti quando i partecipanti acquistavano sempre più familiarità con i task sperimentali. Forse i cambiamenti del tipo descritto da Vygotsky (1934/1987, 1978) sono più prontamente osservati entro una cornice temporale micro-genetica a breve termine che in una ontogenetica, come esaminato utilizzando la metodologia cross-sezionale. Le differenze cross-sezionali nei pattern del cambiamento a breve termine potrebbero rivelarsi un tipo di indagine più produttiva per la futura ricerca sul linguaggio privato dei bambini rispetto alle differenze cross-sezionali nel linguaggio di pianificazione o di auto-guida di per sé.Secondo, l’esito di un aumento del linguaggio di pianificazione è stato facilitato anche dalla natura del sistema di classificazione utilizzato nel presente studio. Con questo sistema, gli enunciati privati sono stati codificati secondo la loro posizione in relazione all’azione, con inferenze minime riguardo alle loro caratteristiche semantiche. Un tale approccio consente una classificazione, pertinente all’“ipotesi del cambiamento” di Vygotsky (1934/1987, 1978), degli enunciati che non possono essere compresi perché sussurrati o mormorati. Gli enunciati sussurrati che non possono essere classificati utilizzando criteri semantici potrebbero comunque essere ricchi di significato per i bambini che li producono, e non dovrebbero essere esclusi dalla verifica delle ipotesi. Un metodo di classificazione non si basi sul contenuto semantico apporta più dei dati disponibili su cui fare ricerca. Tale approccio evita anche certi problemi associati alla divisione dei dati in categorie multiple. I problemi di questo tipo sono possibili, per esempio, con il sistema di Kohlberg et al. (1968), in cui le classificazioni di “auto-guidante” e “descrittivo” sono solo due tra un totale di sei categorie, con le restanti che non hanno alcuna relazione con questa particolare indagine di ricerca. Tale ricerca supporta la visione secondo cui i sistemi di classificazione del linguaggio privato dovrebbero essere pensate specificamente per indagare le ipotesi testate in determinati studi (cf. Diaz, 1992).Diversi risultati del presente studio dimostrano il valore per la ricerca sul linguaggio privato dei bambini della sperimentazione micro-genetica, basata sull’incorporazione di sessioni multiple nel disegno sperimentale e su un orientamento verso l’osservazione del cambiamento a breve termine. Per esempio,

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l’effetto osservato della difficoltà/novità dl task sul linguaggio di pianificazione dei bambini, che non era chiaro fino alle ultime sessioni, non si sarebbe verificato in un esperimento a sessione singola. Il pattern micro-genetico della diminuzione a breve termine nella percentuale di linguaggio privato quando i partecipanti lavoravano su item ripetuti durante la seconda e la terza sessione non sarebbe stato accessibile all’osservazione senza uno studio orientato verso l’analisi del cambiamento a breve termine. Allo stesso modo, un approccio micro-genetico è stato necessario anche per l’osservazione del pattern di un aumento cross-sessione nel linguaggio di pianificazione negli item di paper-folding. Questi due ultimi esiti, in particolare, dimostrano il valore di un approccio micro-genetico per la ricerca sul linguaggio privato, mostrando che è possibile sollecitare, a livello sperimentale, cambiamenti sistematici e teoricamente coerenti a breve termine nel linguaggio privato dei bambini in età prescolare in uno studio che implementava un disegno appropriato a misure ripetute e sessioni multiple.Un ulteriore punto collegato all’incorporazione di diverse sessioni nel presente studio è che solo 3 dei 40 bambini del campione non hanno prodotto nessun linguaggio privato durante l’esperimento. Nel corso delle tre sessioni, il 92.5% dei partecipanti ha utilizzato almeno una piccola quantità di linguaggio privato, una porzione che si compara molto favorevolmente con i tassi piuttosto problematici del 50-60% tipici degli studi di laboratorio a sessione singola (si veda Berk, 1992; Diaz, 1992; Frauenglass e Diaz, 1985, Fuson, 1979). Durante ciascuna delle tre sessioni separatamente, dall’altro lato, le quote dei partecipanti che utilizzavano il linguaggio privato erano notevolmente più basse (72.5%, 80.0%, e 75.0% nella prima, seconda e terza sessione), e forse non sono particolarmente atipiche per la ricerca di laboratorio. Osservando ciascun bambino durante le varie sessioni sperimentali, poi, è stato possibile registrare una certa produzione di linguaggio privato da parte quasi di ogni bambino in questo campione di 5 anni, anche in un setting piuttosto forzato.L’esito nel presente studio secondo cui la produzione di linguaggio privato era maggiore nei task di paper-folsing rispetto a quelli di story-sequencing suggerisce che ciò che potrebbe essere definito come “l’effetto task” è, come l’effetto difficoltà, anch’esso un fenomeno complesso. Frauenglass e Diaz (1985) hanno osservato dei bambini in età prescolare che lavoravano a dei task percettivi (puzzle e costruzioni) e task semantici (classificazione e sequenziazione di figure); la produzione di linguaggio privato era maggiore nei task semantici rispetto ai task percettivi, presumibilmente perché i task semantici invocavano processi cognitivi più strettamente legati al linguaggio rispetto a quelli coinvolti nella conduzione dei task percettivi. Applicando questa linea di ragionamento al presente studio, una predizione apparentemente ovvia indicherebbe maggiori quantità di linguaggio privato mentre i bambini lavoravano ai task di story-sequencing che a quelli di paper-folding. Invece, si è osservato il pattern opposto: i partecipanti hanno

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utilizzato più linguaggio privato nei task di paper-folding che in quelli di story-sequencing.Sembra probabile che questa differenza di task in qualche modo incongrua sia collegata a differenze motivazionali piuttosto sottili tra le due tipologie di task. la maggior parte dei partecipanti a questo esperimento erano molto entusiasti dei task di paper-folding. A loro è stato permesso di tenere gli oggetti di carta prodotti alla fine di ogni sessione, e diversi bambini hanno anche detto di averli regalati ai familiari o a un insegnante. Queste caratteristiche estranee dei task di paper-folding hanno condotto a un potenziamento dell’interesse e della motivazione non possibile con gli item di story-sequencing utilizzati in questo studio. È quindi probabile che, sebbene suggerisca sottigliezze complesse nella relazione tra la produzione del linguaggio privato e la tipologia di task sperimentale, il presente studio non fornisce un test valido per un’ipotesi basata sugli esiti riportati da Frauenglass e Diaz (1985). Le differenze motivazionali di questo tipo potrebbero anche spiegare l’occorrenza di un aumento cross-sezione nella percentuale di linguaggio privato precedente l’azione nei task di paper-folding(ripiegamento fogli) ma non nei compiti di story-sequencing,(racconto della storia in sequenza) poiché i compiti del primo tipo erano più coinvolgenti per i partecipanti rispetto a quelli dell’ultimo tipo, e tendeva a sollecitare una maggiore pianificazione verbale. Ovviamente, sono necessarie ulteriori ricerche che impieghino un simile paradigma per chiarire le relazioni tra le proprietà dei compiti sperimentali e le caratteristiche del linguaggio privato dei bambini.