Provincia di Crotone, Atlante dei vitigni calabresi

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Atlante delle etichette dei vini della Provincia di Crotone 71 In Italia possiamo vantare un patrimonio costituito da oltre un centinaio di uve autoctone di consolidata tradizione, alcune molto conosciute, altre in via di estinzione. Per fortuna i vini prodotti con uve autoctone oggi sono di gran moda, perchè sono ricchi di personalità e rappresentano una buona risposta all’omologazione mondiale del gusto. Tuttavia, per molte delle varietà autoctone calabresi permane ancora uno stato di confusione, poiché non sono certe le origini ampelografiche e le attitudini enologiche a causa di sinonimie ed omonimie varie e delle variazioni sopraggiunte negli anni in seguito alle influenze microclimatiche. Ad ogni modo, la varietà più diffusa risulta essere il Gagliop- po che, pur con numerosi e svariati sinonimi, è presente in quasi tutta la regione, seguito da Greco Nero e Magliocco Canino. Secondo una recente ricerca ampelografica del territorio ef- fettuata dall’Arrsa Calabria, i vitigni calabresi possono essere distinti e classificati, a titolo esemplificativo, come nella tabel- la seguente. Il termine “autoctono” riservato ad un’uva significa che quel vitigno è nato e si è sviluppato in un preciso luogo geogra- fico adattandosi al territorio che lo ha ospitato fin quasi a fondersi con esso, così come accade per i nobili casati, che vantano alberi genealogici che affondano sicuri nei meandri del tempo. Secondo la normativa europea, si può definire “autoctono” un vitigno presente in una determinata zona da almeno 50 anni. Il termine “internazionale” si riferisce a quei vitigni nati all’estero ed impiantati nel territorio calabrese; il termine “autoctono tradizionale” si riferisce a quei vitigni che per tradizione sono presenti nel nostro territorio, mentre il ter- mine “autoctono locale” si riferisce a quelli tipici del nostro territorio. Il termine “autoctono silente” si riferisce ai vitigni nati e coltivati in una determinata zona, caratterizzati da una presenza discreta, appunto silente, nel territorio. Il termine “autoctono reliquia” si riferisce ad una particolare pianta presente in un vigneto. Rappresentano vere e proprie “reliquie” ampelografiche, la cui età supera il secolo di vita, inserite in un contesto paesaggistico di particolare bellez- za, un patrimonio che non può essere esposto al pericolo I vitigni calabresi Cabernet Sauvignon Merlot Sirah Chardonnay Sauvignon blanc Vitigni Internazionali Sangiovese Barbera Trebbiano Vitigni Autoctoni Tradizionali Gaglioppo Magliocco canino Greco nero Nocera Prunesta Castiglione Calabrese Malvasia bianca Greco bianco Mantonico bianco Guardavalle Vitigni Autoctoni Locali Arvino Guarnaccia nera Lacrima Guarnaccino Magliocco Dolce Pecorella Guarnaccia bianca Mantonico Pinto Vitigni Autoctoni Silenti Uva del Soldato Provitaro Moscatello Toccarina Virdella Pedilonga Vitigni Autoctoni Reliquia

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In Italia possiamo vantare un patrimonio costituito da oltre un centinaio di uve autoctone di consolidata tradizione, alcune molto conosciute, altre in via di estinzione. Per fortuna i vini prodotti con uve autoctone oggi sono di gran moda, perchè sono ricchi di personalità e rappresentano una buona risposta all’omologazione mondiale del gusto.Tuttavia, per molte delle varietà autoctone calabresi permane ancora uno stato di confusione, poiché non sono certe le origini ampelografiche e le attitudini enologiche a causa di sinonimie ed omonimie varie e delle variazioni sopraggiunte negli anni in seguito alle influenze microclimatiche. Ad ogni modo, la varietà più diffusa risulta essere il Gagliop-po che, pur con numerosi e svariati sinonimi, è presente in quasi tutta la regione, seguito da Greco Nero e Magliocco Canino. Secondo una recente ricerca ampelografica del territorio ef-fettuata dall’Arrsa Calabria, i vitigni calabresi possono essere distinti e classificati, a titolo esemplificativo, come nella tabel-la seguente.

Il termine “autoctono” riservato ad un’uva significa che quel vitigno è nato e si è sviluppato in un preciso luogo geogra-fico adattandosi al territorio che lo ha ospitato fin quasi a fondersi con esso, così come accade per i nobili casati, che vantano alberi genealogici che affondano sicuri nei meandri del tempo. Secondo la normativa europea, si può definire “autoctono” un vitigno presente in una determinata zona da almeno 50 anni. Il termine “internazionale” si riferisce a quei vitigni nati all’estero ed impiantati nel territorio calabrese; il termine “autoctono tradizionale” si riferisce a quei vitigni che per tradizione sono presenti nel nostro territorio, mentre il ter-mine “autoctono locale” si riferisce a quelli tipici del nostro territorio. Il termine “autoctono silente” si riferisce ai vitigni nati e coltivati in una determinata zona, caratterizzati da una presenza discreta, appunto silente, nel territorio.Il termine “autoctono reliquia” si riferisce ad una particolare pianta presente in un vigneto. Rappresentano vere e proprie “reliquie” ampelografiche, la cui età supera il secolo di vita, inserite in un contesto paesaggistico di particolare bellez-za, un patrimonio che non può essere esposto al pericolo

I vitigni calabresi

Cabernet Sauvignon • Merlot • Sirah • Chardonnay • Sauvignon blanc

Vitigni Internazionali

Sangiovese • Barbera •Trebbiano

Vitigni Autoctoni Tradizionali

Gaglioppo • Magliocco canino • Greco nero • Nocera • Prunesta

Castiglione • Calabrese • Malvasia bianca • Greco bianco Mantonico bianco • Guardavalle

Vitigni Autoctoni Locali

Arvino • Guarnaccia nera • Lacrima • Guarnaccino • Magliocco • Dolce Pecorella • Guarnaccia bianca • Mantonico • Pinto

Vitigni Autoctoni Silenti

Uva del Soldato • Provitaro • Moscatello • Toccarina • Virdella Pedilonga

Vitigni Autoctoni Reliquia

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COD. CAT. NAZIONALE VARIETÀ 13 ANSONICA B 56 CASTIGLIONE N 90 GAGLIOPPO N 97 GRECO BIANCO B 99 GRECO NERO N 105 GUARDAVALLE B 106 GUARNACCIA B 125 MAGLIOCCO CANINO N 129 MALVASIA BIANCA B 143 MARSIGLIANA NERA N 164 NERELLO CAPPUCCIO N 172 NOCERA N 202 PRUNESTA N 244 TREBBIANO TOSCANO B 2 AGLIANICO N 19 BARBERA N 42 CABERNET FRANCESE N 43 CABERNET SAUVIGNON N 46 CALABRESE N 298 CHARDONNAY B 140 MALVASIA NERA DI BRINDISI N 299 MANZONI BIANCO B 146 MERLOT N 154 MANTONICO BIANCO B 153 MOSCATO BIANCO B 165 NERELLO MASCALESE N 183 PECORELLO N 193 PINOT BIANCO B 209 RIESLING ITALICO B 218 SANGIOVESE N 221 SAUVIGNON B 227 SEMILLON B 238 TRAMINER AROMATICO RS

di estinzione o abbandono. Secondo la più recente delibera della giunta regionale della Calabria (n. 419 del 07.07.2007), l’elenco delle varietà delle viti idonee alla coltivazione nella Regione Calabria è la seguente:

B: uve da vino a bacca bianca - N: uve da vino a bacca nera

Askòs plastico etrusco in forma di paperella del 350-300 a.C.

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I VITIGNI DELLA PROVINCIA DI CROTONELe colline del versante ionico della Sila sono un distretto vi-nicolo che affonda le sue radici nell’antichità, quando Kroton era città illustre della Magna Grecia.I primi coloni greci sbarcati sulle coste calabresi rimase-ro talmente impressionati dalla fertilità di questa terra ricca di vigneti da ribattezzarla “Enotria Tellus”, ovvero “Terra dei vini”. I contadini ellenici portarono con loro nuove tecniche di vinificazione e nuovi vigneti da impiantare; sono, infatti, di probabile origine greca alcuni tipi di vite ancora presenti sul suolo calabrese, come il gaglioppo e il greco bianco, tanto per citarne alcuni. Alcune città assunsero un ruolo di primo piano nello sviluppo della coltivazione della vite; tra queste, Crotone si distinse in maniera particolare dando origine alla produzione del “Krimisa”, antenato dell’attuale Cirò. Siamo di fronte ad una terra dagli antichi fasti, i cui vini, in gran parte ottenuti da vitigni autoctoni coltivati da millenni, rispecchiano ampiamente la gloria delle sue terre, un’area omogenea le-gata all’eredità della viticoltura della Magna Grecia.Sui rilievi che fronteggiano lo Ionio, da Punta Alice a Capo Riz-zuto, s’incontrano i vigneti del Doc Cirò, Melissa e Sant’An-na di Isola Capo Rizzuto e delle Igt Calabria, Lipuda e Val di Neto. Tra i vitigni rossi il Gaglioppo e il Greco Nero con un’anticipazione, nella zona del Sant’anna, del Nerello, tanto Cappuccio quanto Mascalese, e del Nocera. Tra le uve a bacca bianca sono diffuse Trebbiano Toscano e Malvasia, ma il vero protagonista è il Greco Bianco.

Gaglioppo • Uva a bacca nera, è la varietà predominante in Calabria e nella provincia di Crotone. Entra in tutte le DOC di cui la più famosa è indubbiamente Cirò, ma si trova anche in Marche, Abruzzo, Sicilia e Sardegna.È conosciuto nelle Marche, in Umbria ed in Abruzzo con i nomi di “Galloppo”, “Gaglioppa”, “Gaglioppa nera”, “Galloffa” e “Uva navarra”, mentre in Campania anche con il nome di “Galloppolo”. In Calabria, sua vera zona di coltivazione, ha i seguenti sinonimi: “Gaglioppo di Cirò”, “Galoppo”, “Gagliop-po nero”.In passato con il termine “Gaglioppo” venivano spesso im-propriamente chiamati tutti i vitigni autoctoni del casentino e che entrano nell’uvaggio delle varie D.O.C.. Da alcuni studi compiuti è risultato chiaro che non sempre il “cosiddetto” Gaglioppo coltivato nel cosentino corrisponde al Gaglioppo di Cirò. Infatti il Gaglioppo di Cirò si distingue da tutti gli altri per avere il più basso contenuto di antociani nelle bucce, con un ‘elevata presenza di cianidina e peonidina ed una mode-sta presenza di malvidina. Vitigno di probabile origine greca, per alcuni è il più antico del mondo. Benché non tutti gli esperti siano d’accordo, si ritiene che il Gaglioppo sia diretto discendente del famoso Cremissa che i Greci offrivano in dono agli atleti ed agli eroi. Sempre molto ben considerato, nel IV sec. a.C. un terreno vitato a gaglioppo valeva sei volte quanto un campo di se-mina qualsiasi. Lavorato in purezza, dà un vino di colore rosso rubino più o meno carico, di profumo fresco e sapore vinoso, corpo-so, talvolta leggermente tannico. In uvaggio viene abbinato a uve tanto rosse quanto bianche ottenendo vini di buona attitudine all’invecchiamento. Accostato a uve nere dà rossi di grande personalità, mentre, insieme ad uve bianche, dà ottimi vini da tavola.La foglia è di media grandezza, trilobata, con seno peziolare

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ad U, a lira più o meno aperta; pagina inferiore più o meno lanuginosa; dentatura irregolare, a margini convessi, ottusi; picciolo di media lunghezza e grossezza, glabro, di colore verde, un po’ rossastro. Il grappolo è medio o grande, conico o piramidale, corto o allungato, semplice fino alla prima ra-mificazione. L’acino è medio, sferoide od ovoide; buccia pru-inosa di colore violaceo, di medio spessore e consistenza, polpa più o meno succosa; sapore dolce e semplice; succo roseo: due vinaccioli per acino. Il germogliamento avviene, in media, tra la fine di marzo e la seconda decade di aprile, mentre la maturazione dell’uva, tra la terza decade di settem-bre e la prima decade di ottobre. La fioritura avviene media-mente, tra la terza decade di maggio e la prima decade di giugno e la invasatura nella seconda quindicina di luglio. La vigoria è notevole, la produzione buona e costante. Buona anche la resistenza alle avversità, come gelate e siccità, ma è incostante la resistenza alle malattie parassitarie.

Greco nero • Vitigno a bacca nera che fa parte della nume-rosa famiglia dei Greci, la cui origine e diffusione è piuttosto incerta. Molto probabilmente è stato introdotto dai coloni el-lenici, fondatori della Magna Grecia. Con questo nome ven-gono chiamate molte varietà che hanno ben poco in comune con il greco nero (Greco Nero di Avellino, delle Marche, di Te-ramo, di Terni, di Velletri). Era erroneamente ritenuto sinoni-mo di “marcigliana” o “marsigliana” coltivato nella provincia di Catanzaro ed è stato confuso anche con l’Aleatico ed il Ver-dicchio nero. Localmente è chiamato “grecu niuru” e “ma-glioccone” (Bivongi) ed è coltivato e diffuso prevalentemente in Calabria, nelle province di Catanzaro (Locri) e Crotone.Ha foglia media, orbicolare, intera o trilobata; grappolo me-dio-grande, corto di forma conica, talvolta alato, mediamente compatto; acino medio-piccolo, obovoide con buccia sottile, ma consistente, pruinosa e di colore nero. Il riflesso bluastro dell’acino è dovuto alla presenza della pruina.La produzione è media e costante, predilige terreni poco fertili ed ambienti caldi. Le forme di allevamento più idonee sono quelle a piccola espansione, come l’alberello, con po-tatura corta o addirittura cortissima. È caratterizzato da una media maturazione e vigoria. Dal Greco nero si ricava un vino rosso rubino, che contribuisce anche all’uvaggio dei rossi ti-pici della zona, ma è particolarmente apprezzato, mischiato a Greco Bianco, nella produzione di vini rosati. Rientra nelle DOC Donnici, Savuto, Pollino, Melissa.

Nerello Mascalese • Conosciuto anche come “Niureddu mascalisi” o semplicemente “Niureddu”, il nerello mascalese è un vitigno autoctono delle pendici dell’Etna. La sua nascita si perde nella notte dei tempi, tuttavia sembra che il suo luo-go d’origine sia la piana di Mascali (CT).Il suo nome è infatti dovuto al fatto che da oltre 4 secoli viene coltivato nella zona del comune di Mascali, su dei terreni co-stituiti, per gran parte, da sabbie vulcaniche. Molto diffuso in Sicilia, la sua uva viene raramente vinificata da sola, ma è una componente importante di molte Doc, anche in Calabria, in particolare nella provincia di Crotone, dove concorre dal 40% al 60 % (solo o congiunto) alla produzione dei Doc Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. I suoi grappoli sono grandi, allungati e conici con una o più ali, di aspetto compatto. I suoi acini sono medi, quasi ellis-soidali con buccia spessa e consistente di color blu chiaro, ricca di pruina. Ha vigoria notevole e produttività abbondan-

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te, ma incostante. Matura molto tardi e la sua vendemmia viene effettuata fra la seconda e la terza settimana di otto-bre. I vini prodotti con questo vitigno a bacca rossa sono ad elevata gradazione alcolica (13-14°), ben strutturati e me-diamente tannici, presentano una buona propensione all’in-vecchiamento. Oggi il Nerello mascalese è un complesso di popolazioni clonali assai eterogenee, la cui resa è fortemente condizionata dal versante in cui è coltivato, dal sistema di allevamento, dalla densità dell’impianto e dalle pratiche col-turali impiegate. Questo comporta una notevole variabilità qualitativa delle uve a maturazione, mentre dal punto di vi-sta qualitativo, l’esperienza ha ampiamente dimostrato che il sistema d’allevamento migliore per il Nerello Mascalese è quello tradizionale ed antichissimo ad alberello (2-3 branche per pianta con uno sperone portante due gemme) con alte densità di viti per ettaro. Allevato ad alberello, difficilmente produce più di 70 quintali per ettaro.

Nerello Cappuccio • Il nerello cappuccio è un vitigno autoc-tono che cresce sulle pendici del vulcano Etna, coltivato nella provincia di Catania. Conosciuto in Sicilia anche con il nome di “Mantiddatu niuru” o “Niureddu Ammatiddatu”, il suo nome si attribuisce a diversi vitigni che hanno una particolare conformazione della pianta, coltivata ad alberello, ovvero un portamento a mantello delle foglie. Il nerello cappuccio è un vitigno dalle origini misteriose, la sua origine infatti non è nota, ma viene ad ogni modo coltivato in Sicilia da diverse centinaia di anni. Purtroppo la sua produzione è andata ca-lando anno dopo anno e per un certo periodo se ne è temuta l’estinzione. Il nerello cappuccio ha grappoli piuttosto corti a forma piramidale,compatti. Gli acini sono medi e sferoidi con buccia consistente, pruinosa, di color blu-nero. Ha buona vigoria e la sua produttività si mantiene su valori costanti, ma-tura all’inizio di settembre e viene raccolto molto tardi, verso la metà del mese di ottobre. Come il nerello mascalese, il ne-rello cappuccio è una componente importante di molte Doc, anche in Calabria, in particolare nella provincia di Crotone, dove concorre dal 40% al 60 % (solo o congiunto) alla pro-duzione dei Doc Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. I vini prodotti con questo vitigno a bacca rossa sono ad ele-vata gradazione alcolica (13-14°), ben strutturati e media-mente tannici, presentano una buona propensione all’invec-chiamento.

Greco bianco • Primeggia tra i bianchi, un’uva a bacca bian-ca, che tanta parte ha avuto nella storia del vino, dall’età greca a quella moderna. Nell’VIII secolo a.C. una grave crisi dell’agricoltura, provocata in parte da un’eccedenza demo-grafica, costrinse parte della popolazione greca meno ab-biente a cercarsi altri territori al di là del mare. Alcuni di questi viaggiatori approdarono in quella che oggi è la Calabria, portandosi dietro un carico prezioso di semi e ceppi di vite. In particolare fu uno sconosciuto colono greco che dalla madre patria, trapiantò qui un tralcio di vite perché in terra straniera si potesse ricordare della patria lontana. Il suo fu un gesto sentimentale, ma quello che produsse di-venne l’autentico “vino degli Dèi”, un vino che ha il calore del sole e il profumo delle arance tra cui matura. Con il passare del tempo, le vigne situate in queste varie aree cambiarono gradatamente le loro caratteristiche, in base al clima e al terreno in cui erano impiantate. Per creare maggio-re confusione a livello ampelografico, la conclamata superio-

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rità dei “vini greci” portò a chiamare “Greco” qualsiasi varietà locale di spiccata qualità. Il Greco Bianco è presente in varie regioni d’Italia, con aspetti e nomi diversi. In Calabria, que-sto vitigno rappresenta una delle componenti di tutti i bianchi secchi calabresi ed è una varietà opzionale in molti rossi e rosé Doc della regione. Soprattutto nella zona della provincia di Crotone il greco bianco svolge un ruolo importantissimo nei vini Doc Cirò (almeno per il 90%) e Doc Melissa (almeno per il 80%) Come elemento di finezza, è presente anche in uvaggi neri per la produzione di vini rosati, ma anche in pu-rezza. Uva di ceppo ellenico e antico impianto, il greco bianco viene di norma sottoposto ad un leggero appassimento, per la produzione di vini dolci liquorosi di colore dorato o ambra-to, che nel tempo acquisiscono uno spiccato profumo di fiori d’arancio. Ha foglia media, pentagonale, tri o pentalobata; grappolo medio-grande, cilindrico e corto, dotato di una o due ali, spargolo o semi-spargolo; acino medio, obovoide, con buccia spessa di colore giallo dorato. Presenta una me-dia maturazione e una vigoria elevata.

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Trebbiano Toscano • Vitigno a bacca bianca, della numero-sa famiglia dei Trebbiani, molto diffuso nell’Italia Centrale, con grande probabilità il migliore dei Trebbiani, di origine quasi sicuramente etrusca. È un vitigno molto diffuso, forse tra i più diffusi in Italia, molto probabilmente grazie alla sua gran-de produttività e alla sua buona resistenza alle malattie, ma anche alla sua capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche. Ha molti sinonimi, fra cui Castelli Romani, Bobiano, Procani-co (Umbria), Santoro, Albano, Albanella (Marche). In Francia è l’Ugni Blanc o Saint-Emilion, utilizzato per produrre anche il Cognac e l’Armagnac.Se si fa eccezione per il Vin Santo, dove dà ottimi risultati grazie all’appassimento sui graticci, supportato anche dalla presenza aromatica della Malvasia, l’unico Trebbiano in pu-rezza che meriti davvero attenzione è il Trebbiano d’Abruzzo di Edoardo Valentini, un vino ricco, intenso e estremamente longevo, tanto che molti sono convinti che non si tratti di Trebbiano, ma di Bombino Bianco. Sebbene il trebbiano toscano partecipi in misura molto ri-dotta alla produzione dei vini doc della provincia di Crotone (dal 5% al 25%), questo vitigno è presente in moltissimi vini D.o.c., in alcuni casi fa parte dell’uvaggio di vini sia rossi che bianchi, grazie alle sue caratteristiche, è infatti sufficiente-mente neutro per essere impiegato in unione con altri vini dalla personalità più spiccata, senza sopraffarli, anche se uti-lizzato in elevate percentuali. Ha foglia medio-grande, pentagonale, pentalobata; grappo-lo grande, allungato (anche fino a 25 cm.), semi-compatto e alato; acino medio, discoide, di forma piuttosto regolare; buccia di medio spessore, giallo-verde o giallo-rosato, a se-conda dei cloni, abbastanza pruinosa. Caratterizzato da un grappolo molto allungato e foglia pentalobata opaca. Matura a metà ottobre.

Malvasia Bianca • Con il termine “Malvasia” vengono indi-cati numerosi vitigni, così tanti che sarebbe più appropriato parlare di ‘Malvasie’.Molti studiosi di questo secolo e del secolo scorso si sono cimentati nell’individuazione ed identificazione dei numerosi vitigni denominati ‘Malvasia’, i quali si differenziano notevol-mente per morfologia delle piante, sapore, colore e compo-sizione biochimica del frutto, precocità di maturazione, pro-duttività ed attitudine alla vinificazione.Gli innumerevoli vitigni denominati ‘Malvasia’ hanno proba-bilmente in comune soltanto questo nome, derivante da una città greca del Peloponneso, Monenbasia o Monenvasia o Monovasia, che significa “porto ad una sola entrata”. Si pensa che la sua introduzione in Italia sia da attribuire ai veneziani che la importarono nel XIII secolo dalla Grecia. I veneziani utilizzavano, infatti, tale appellativo per denominare prima i vini dolci ed alcolici provenienti dalla parte orienta-le del Mediterraneo e poi i locali in Venezia nei quali se ne svolgeva il commercio. Era un commercio dominato dalle navi genovesi e veneziane che solcavano le vie marittime del Mediterraneo e si concentravano sui beni di grande valore, sulle merci di lusso e sulle spezie, i profumi e le sete, ma il successo economico delle città dell’Italia del Nord richiedeva grandi importazioni di cibo, di lana ed anche i vini dolci del Mediterraneo orientale. Il nome che li accomuna deriva, inol-tre, anchedal fatto che nel Medioevo, venivano utilizzati per produrre

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vini dai caratteri organolettici simili, come un’importante aro-maticità, elevati residuo zuccherino e alcolicità.La malvasia bianca appartiene al grande gruppo delle Malva-sie. Si tratta di un gruppo di vitigni d’ambito centro-meridio-nale, penetrati in Calabria dalla Puglia o dalla Campania. La malvasia bianca ha foglia media, pentagonale, pentaloba-ta; grappolo medio, piramidale, mediamente compatto, alato; acino medio, rotondo, buccia pruinosa dal colore giallastro-verde. Matura tardivamente e presenta una vigoria media I vitigni ‘Malvasia’ possono essere distinti in due gruppi: a frutto bianco e a frutto nero. I vini con tal nome sono liquorosi, dal sapore intenso dolce e gradevole, leggermente sapidi. E’ presente in diverse DOC dell’Italia Meridionale, in particolare nella provincia di Croto-ne, concorre in modesta percentuale nei vini Doc Melissa e Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto.

Malvasia Nera • Appartenente alla grande famiglia delle Mal-vasia di origine greca, arriva in Italia dalla città greca del Pe-loponneso, Monemvasia.La Malvasia nera é presente nella maggior parte delle regioni Italiane, seppur originata da cloni e biotipi diversi tutte ten-dono a condividere alcune caratteristiche: presentano con sfumature diverse, una fragranza di muschio e albicocca con alti tenori zuccherini. Queste caratteristiche la rendono molto adatta nella produzione di vini spumanti e passiti.Questo vitigno è conosciuto anche con i seguenti sinonimi: Malvasia nera di Bari, Malvasia nera di Candia, Malvasia ne-gra, Malvasia di Bitonto e Malvasia di Trani. Queste danno vini rossi rubino intenso con riflessi violacei, con spiccati pro-fumi aromatici e fruttati con sentori di melograno e lampone, di buona struttura danno vini con un buon grado alcolico e una discreta sapidità, ma una scarsa acidità.Per quanto riguarda la presenza della malvasia nera in uvag-gio, questo vitigno è presente in molti vini Doc di diverse re-gioni italiane, in particolare nella provincia di Crotone, con-corre alla produzione dei vini Doc Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto (almeno dal 40% al 60%, solo o congiunto).È particolarmente diffusa in Piemonte, Piacentino, Parmense, Sicilia, Basilicata (nella zona del Vulture), Puglia (in particolare nel Salento) e Sardegna (malvasia di Bosa). Il grappolo ha media grandezza, forma conica, talvolta alato. Gli acini, di media grandezza, sono medi, sferoidi con buccia consistente nero-violacea ricca di pruina. Ha buona vigoria e produttività media e costante. Pronta per la vendemmia nella prima decade di ottobre.

Nocera • Il nocera è un vitigno autoctono siciliano a bacca rossa, coltivato nella provincia di Messina, ma dalle origini sconosciute . Un tempo era molto diffuso, oggi è ridotto a pochi ettari, in quanto è stato soppiantato, oltre che dai viti-gni etnei, come il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio, anche da vitigni nazionali ed internazionali. Questo vitigno è stato anche “esportato” in Calabria con un certo successo e, a metà del secolo scorso, in Francia: Pro-venza e Beaujolais (patria del novello), dove si è diffuso con i nomi di “Suquet” e “Barbe du Sultan”.Proprio in Calabria, precisamente nella zona della provincia di Crotone, il Nocera entra a far parte, con il Nerello Mascalese e Cappuccio, nel disciplinare di produzione del Doc Sant’An-na di Isola Capo Rizzuto. Il Nocera concorre infatti alla produzione del Doc Sant’Anna

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di isola Capo Rizzuto in una percentuale che va dal 40% al 60%, solo o congiunto.L’uva di questo vitigno a maturazione è molto dolce e con un’ottima acidità. Se ne ricava un vino dalla concentrazione polifenolica elevata, acido, alcolico e tannico.Le sue caratteristiche ampelografiche sono le seguenti: foglia media, orbicolare, trilobata; grappolo medio-lungo, media-mente serrato, piramidale, alato, spargolo; acino medio, di forma ellissoidale, buccia mediamente consistente e spessa, di colore tendente dal grigio –bluastro al nero-bluastro.Il Nocera ha una media maturazione ed una buona vigoria.

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Today, Italy is the first grapes producer country of the world and Europe. Our Country has, in fact, approximately 80% of the world-wide production and accommodates beyond 355 native vineyards: a world record! To such record, it has sure contributed Calabria, too, thanks to the characteristics and the typical property of its territory, first of all the hot climate, and a strong tradition that goes back to Magna Grecia. The legend tells that the wines of Krimisa, nowadays Cirò, were offerered to the winners of the Olympic Games. Perhaps, it is only a legend, but sure it is possible to assert what an important role has carried out the calabrian vineyard culture already in greek-roman age and until 1500, too, in order to exell until the end of the century, even if they stopped in the 1800’s owing to the affirmation of wines of other Italian regions and of French wines. In the last years, thanks to the pride and the passion of many producers engaged in the valorization of the native vine-yards, those who have renewed themselves without deny the tradition (both as far as it is regardered with the vineyards and for the winemaking techniques), they carry out a quality pro-duct: Calabria can claim 12 DOC wines and 13 IGT ones. The province of Crotone has remarkably contributed to such supremacy. In the Crotone’s areas, in fact, good Doc wines are produced and Igt ones are very appreciated in Italy such as in foreign countries.As to it is concerned to the Doc productions of the province of Crotone, the presence of the Consortium for the Protec-tion and the Valorization of the D.o.c Wines Cirò and Melissa is very important and it has its main office in Cirò Marina, whose role is to protect and promote the d.o.c represented labels, putting into effect all the measures adopted by the national and communitarian norm of the whole wine produc-tion, too. The Consortium, initially authorized from the Mipaf only for protection and valorization of the D.o.c. Cirò, today repre-sents the D.o.c. Melissa, too.In December 2007, it has obtained ministerial authorizaton for the vigilance activity on own ones affiliates.

DOC CIRÒ • The production zone is the whole territory of the commons of Cirò and Ciro Marina (where the ancient Crimisa arised ) and parts of those of Melissa and Crucoli. The included labels are: white grapes coming from the White Greek vineyard in short of 90% of the total of the vine; rosè and red wines coming from Gaglioppo vineyards grapes (min. 95% of the total of the vine). As to regard the more ancient zone tradition is requested the additional qualification of “Clas-sic”, only for Cirò Red wines (only for the wine obtained from grapes coming exclusively from the Commons of Cirò and Cirò Marina and produced in Cirò or in the same commons).

The Zones Of Production Of The Wines Doc And Igt Of The ProvinceOf Crotone

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DOC MELISSA • The name is referred to the omonymous common and the territory of some surrounding ones, but also the commons of Melissa, Belvedere Spinello, Carfizzi, San Nicola dell’ Alto and Umbriatico and part of Casabona, Castelsilano, Crotone, Pallagorio, Rocca di Neto, Scandale, San Mauro Marchesato, Santa Severina and Strongoli. The production regards: a white wine coming from grapes from White Greek vineyards (from 80% to 95%), Trebbiano Toscano and white Malvasia (alone or join together with other wine, from 5% to 20%); red wine coming from grapes of Ga-glioppo vineyards (from 75% to 95%) and Black Greek with eventual parts of white grapes, as White Greek, Trebbiano Toscano, White Malvasia (alone or join together with other wine, from 5% to 25%).

DOC SANT’ANNA OF ISOLA CAPO RIZZUTO •The reserved territory finds his nucleus in Isola of Capo Riz-zuto and it continues to the commons of Cutro and Crotone. The label refers to two wines, red and rosè, obtained from Gaglioppo vineyards (from 40% to 60%), Nocera, Nerello Mascalese, Nerello Capuccio, Black Malvasia,White Malva-sia and White Greek (alone or joint together, from 40% to 60%), with 35% maximum presence of whitegrapes .

IGT CALABRIA • The interested territory of production in-cludes all the administrative territory of the province of Catan-zaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria and Vibo Valentia.The denomination regards a white (also gassy and passi-to wine) and red (also gassy, passito and novello one). The denomination regards wines obtained from grapes coming from the inserted vineyards of Classification of the Varieties of vineyards system approved by the Region of Calabria da-ted 07/07/07 Decree of Regionalization of the Vineyards.

IGT LIPUDA • The production regards: a white wine (also gassy), red (also gassy and novello) and rosè (also gassy) to mixed grapes. The interested territory of production inclu-des the Commons of Carfizzi, Casabona, Cirò, Cirò Marina, Crucoli, Melissa, Strongoli and Umbriatico, in the province of Crotone. The denomination regards wines obtained from grapes coming from the inserted vineyards of Classification of the Varieties of vineyards system approved by the Region of Calabria dated 07/07/07 Decree of Regionalization of the Vineyards.

IGT VAL DI NETO • The denomination interests many com-mons of the coast and the inside lands of Crotone, that’s to say the entire territory of Common of Belvedere Spinello, Caccuri, Carfizzi, Casabona, Cerenzia, Crotone, Cutro, Me-soraca, Pallagorio, Petilia Policastro, Roccabernarda, Rocca di Neto, San Mauro Marchesato, San Nicola dell’ Alto, Santa Severina, Scandale, Strongoli and Umbriatico. The denomination regards the grapes coming from the vine-yards included in the Classification of the Varieties of vine-yards System approved by the Region of Calabria in date 07/07/07 Decree of Regionalization of the Vineyards and it refers to a white wine (also gassy and passito wine), red (also gassy and passito wine) and rosè (also gassy).The composition for the production of Val di Neto IGT wines must guarantee the presence at least 85% of the vineyards approved by the Decree of Regionalization.

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In Italy we can claim a great patrimony given by more a hun-dred of native grapes of consolidated tradition, best known, others exstinguished. Fortunately, the wines produced with native grapes, today, are of great fashion, because they are rich in personality and they represent one good answer to the world-wide homolo-gation of the taste. However, for many of the calabrians native varieties, there is still confusion, because their origins are not sure and the enologic attitudes owing to several sinonymous come throu-gh the years as a result of the microclimatic infuences. In any case, the diffused variety is the Gaglioppo that, also with various synonymous, it is present in nearly all the region, followed from Nero Greek and Magliocco Canino . Accor-ding to a recent research of the territory carried out from the Arrsa Calabria, vineyards can be distinguished and classified, simply as in the following table.

The “native” word, reserved to a grape, means that those vineyards are born and have been developed in a precise geographic place adapting to the territory that has accom-modated it and nearly melt itself with it, therefore it happens for the noble lineages, they claim family trees that sink in the age of the time. According to the European rules, it can be defined “native” a vineyards existing in one determined zone from at least 50 years. The “international” word refers to those vineyards born “abro-ad and implanted in the calabrian territory”; the “native tradi-tional” word refers those vineyards that for tradition, they are present in our territory, while the “native local “ word refers to those typical ones of our territory. The “native silent” word refers to the vineyards born and cul-tivated in one determined zone, characterized from a certain presence, just silent, in the territory. The “native reliquia” word refers to one particular present plant in a vineyard. They represent true and own “ ampelographic reliquie”, who-se age exceeds the century of life, inserted in a landscaped

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The Vineyards of Calabria

Cabernet Sauvignon • Merlot • Sirah • Chardonnay • Sauvignon blanc

Sangiovese • Barbera •Trebbiano

Gaglioppo • Magliocco canino • Greco nero • Nocera • Prunesta

Castiglione • Calabrese • Malvasia bianca • Greco bianco Mantonico bianco • Guardavalle

Arvino • Guarnaccia nera • Lacrima • Guarnaccino • Magliocco • Dolce Pecorella • Guarnaccia bianca • Mantonico • Pinto

Uva del Soldato • Provitaro • Moscatello • Toccarina • Virdella Pedilonga

International Vineyards

Native Traditional Vineyards

Native Local Vineyards

Native Silent Vineyards

Native Reliquia Vineyards

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context of particular beauty, a patrimony that cannot be ex-posed to the danger of extinction or abandonment. According to the most recent deliberation of the regional committee of Calabria (n. 419 of the 07.07.2007), the direc-tory of the varieties of the suitable lives to the cultivation in the Calabria Region is following:

B: white berry grape wines - N: black berry grape wines

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NATIONAL

CATEGORY

CODE

VARIETY

13 ANSONICA B

56 CASTIGLIONE N

90 GAGLIOPPO N

97 GRECO BIANCO B

99 GRECO NERO N

105 GUARDAVALLE B

106 GUARNACCIA B

125 MAGLIOCCO CANINO N

129 MALVASIA BIANCA B

143 MARSIGLIANA NERA N

164 NERELLO CAPPUCCIO N

172 NOCERA N

202 PRUNESTA N

244 TREBBIANO TOSCANO B

2 AGLIANICO N

19 BARBERA N

42 CABERNET FRANCESE N

43 CABERNET SAUVIGNON N

46 CALABRESE N

298 CHARDONNAY B

140 MALVASIA NERA DI BRINDISI N

299 MANZONI BIANCO B

146 MERLOT N

154 MANTONICO BIANCO B

153 MOSCATO BIANCO B

165 NERELLO MASCALESE N

183 PECORELLO N

193 PINOT BIANCO B

209 RIESLING ITALICO B

218 SANGIOVESE N

221 SAUVIGNON B

227 SEMILLON B

238 TRAMINER AROMATICO RS

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VINEYARDS OF THE PROVINCE OF CROTONEThe hills of the ionic depositor of the Sila are a wine district that sinks its roots in the antiquity, when Kroton was illustrious city of the Magna Grecia. The first Greek peasants, landed to the calabrians coasts, remained so impressed by the fertility of this rich earth of vi-neyards to rename it “Enotria Tellus”, that is Earth of wines. The Greek peasants carried their new techniques of winema-king and new kind of vineyards to implant; they are, in fact, some still present types of vineyards on calabrian ground are of Greek origin, probably, like gaglioppo and the white Greek. Some cities assumed a prominent role in the development of the cultivation of the grapes; among them, Crotone was di-stinguished in a particular way giving origin to the production of the nowadays “Krimisa”, the ancestors of Cirò. We faces an earth aged magnificense, whose wines, obtained in great part from native vineyards cultivated for millennium, widly mirror the Glory of its lands, a tied homogenous area to the inheritance of the winemaking of the Magna Grecia. On the reliefs that face the Ionian sea, from Punta Alice to Capo Rizzuto, the vineyards of the Doc Cirò, Melissa and Sant’ Anna ofi Isola Capo Rizzuto meet the Calabria Igt Li-puda and Val di Neto. Among red vineyards, Gaglioppo and the Black Greek, with an advance, in the zone of the Sant’ Anna, of the Nerello, as well as Cappuccio and Mascalese, and of the Nocera. Between the berry grapes white wine they are diffused Treb-biano Toscano and Malvasia, but the true protagonist is the Greek White.

Gaglioppo • Black berry grape is the predominant variety in Calabria and the province of Crotone. It enters in all most famous DOC and it is undoubtedly Cirò, but it is found also in Marches, Abruzzi, Sicily and Sardinia. It is known in the Marches, Umbria and Abruzzi with the names of “Galloppo”, “Gaglioppa”, “black Gaglioppa”, “Galloffa” and “Grape Na-varre”, while in Campania also with the name of “Galloppo-lo”. In Calabria, its true zone of cultivation, has the following synonymous: “Gaglioppo of Cirò”, “Gallop”, “black Gagliop-po”. In the past, the word “Gaglioppo”, it has often impro-perly called the native vineyards of the casentino and it en-ters in the grapes of the several D.O.C. In some completed studies, it is clear that not always the so-called “cultivated Gaglioppo” in the casentino, corresponds to the Gaglioppo of Cirò. In fact the Gaglioppo of Cirò distinguishes from all the others for having contained than more low antocia-ni in the peels, with an elevated presence of cianidine and peonidine and a modest presence of malvidine. Vineyard of probable Greek origin, in some people’s opinion, is the most ancient of the world. Although all the experts are not agree, they think that the Gaglioppo is directed descendant of the famous Cremissa that the Greeks offered in gift to the athletes and to the heroes. Always very considered, in IV sec. a.C., the first land of grapes of gaglioppo was worth six times preacious than a field of seeds. Worked in purity, it gi-ves a wine a red color more or less strong, than with a fresh scent and wine taste, strong, sometimes light tannic. During the mixture, it comes bound together to red grapes as well as white wine obtaining wines of good attitude to the aging. Approached to black grapes, it gives red of great personali-ty, while, with white grapes, it gives optimal table wines. The leaf is of medium largeness, with U-made breast, more

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or less opened Lira; inferior woolly page; irregular set of te-eth, to convex, obtuse margins; stalk of medium length and thickness, glabrous, of green color, little light red. The cluster medium or large, conical or pyramidal, or it is short lengthened, simple until the first ramification. The berry is medium, spheroid or ovoide; pruinouse peel of violet color, medium thickness and consistency, more or less juicy pulp; sweet and simple taste; rose-colored juice: two little bran-ches per berry. It sprouts to, in average, between the end of March and the second decade of Avril, while the maturation of the grape, between the third decade of september and the first decade of October. The closing happens medium, between the third decade of May and the first decade of june and the cradle in the second fortnight of July. The power is remarkable, the good and constant production. Good also the resistance to the adversities, both frosted and dryness, but it is not resistant to the parasitic diseases.

Black Greek • Black berry vineyards belong to the numerous family of the Greeks, whose origins are rather uncertain. Pro-bably they have been introduced from the Greek peasents, founders of the Magna Greece. Many varieties are called by this name that very little have in common with the black Greek (Greek Black of Avellino, of the Marches, of Teramo, of Cerni, of Velletri). Erroneously “marcigliana” or “cultivated marsiglia-na”, in the province of Catanzaro, was thought synonymous of it and it has been confused also with the Aleatico and the black Verdicchio. Locally, Bivongi is called “grecu niuru” and “maglioccone” and it is cultivated and diffused mostly in Ca-labria, in the province of Catanzaro (Locri) and Crotone. It has medium, orbicoular, entire or three-side leaf; medium cluster great, short of conical shape, winged, sometimes medium compact; medium-small berry, obovoide with thin, but consisting, pruinouse peel and black coloured. The glare blue of the berry is due to the presence of the pruin. The production is medium and constant, it preprefers little fertile lands and warm atmospheres. The more suitable shapes of breeding are those to small expansion, like the little tree, with the short or quite shortest pruning. It is characterized from one medium maturation and power. From the black Greek, a red wine is gained, that it contri-butes also to the grapes of red the typical ones of the zone, but particularly is appreciated, mixed to the White Greek, in the rosè wine production. It re-enters in the DOC Donnici, Savuto, Pollino, Melissa.

Nerello Mascalese • Known also like “Niureddu mascalisi” or simply “Niureddu”, the nerello mascalese is a native vineyard of the slopes of the Etna.Its birth gets lost in the night of the times, however it seems that its place of origin is the flat one of Mascali (CT). Its name in fact is due to the fact that they are, beyond 4 centuries, cultivated in the zone of the common of Mascali, on of con-stituted lands, for great part, from vulcanic sands. Much diffusing in Sicily, its grape is, very rarely, vinificated alone, but it is an important member of many Doc, also in Calabria, in particular in the province of Crotone, where Sant’ Anna of Isola Capo Rizzuto concurs from 40% to 60 % (alo-ne or combined) to the production of the Sant’Anna of Isola Capo Rizzuto Doc. Its clusters are large, lengthen and conical with one or more wings, than compact aspect. Its berry are medium, nearly curved with blue thick peel and consisting of

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clearly rich of pruin color. He has remarkable and abundant power, but inconstant productivity. It matures much late and its grape harvest comes between the second and the third week of october. The wines produ-ced with this red berry vineyards are strong alcoholic (13-14°), very structured and medium tannic, they introduce one good propension to the aging. Today Nerello Mascalese is a complex of much heterogenous clonal populations, whose rendered it is strongly conditioned from the depositor in which it is cultivated, from the system of breeding, the density of the system and the practical coltural employed. This involves a remarkable qualitative variability of the grapes to maturation, while from the qualitative point of view, the experience has wide demonstrated that the system of better breeding for the Nerello Mascalese is that traditional and ancient to little tree (2-3 branches for plant with one carrying spur two gems) with high density of lives for hectare. Raised to little tree, diffi-cultly it produces more than 70 quintals for hectare.

Nerello Cappuccio • Nerello Cappuccio is a native vineyard that grows on the slopes of the Etna volcano, cultivated in the province of Catania. Known in Sicily also with the name of “Mantiddatu niuru” or “Niureddu Ammatiddatu”, its name is attributed to various vineyards that they have a particular conformation of the plant, cultivated to little tree, that is an at-titude to cape of the leaves. Nerello Cappuccio is a vineyard from the mysterious origins, its origin in fact is not famous, but it comes in any case cultivated in Sicily from various hun-dreds of years. Unfortunately its production has gone decre-asing year after year and for a sure period the extinction is fe-ared. Nerello Cappuccio has rather short to pyramidal shape, compact clusters. Its berries are medium and spheroids with consisting, pruinous peel, of color blue-black. It has good power and its productivity is maintained on constant values, it matures to the beginning of late september and comes harvest much, towards the half of the October month. Like the nerello mascalese, Nerello Cappuccio is one important member of much Doc, also in Calabria, in particular in the province of Crotone, where Sant’ Anna of Isola Capo Rizzuto concurs from 40% to 60 % (alone or only combined) to the production. The wines produced with this red berry vineyard are strong alcoholic (13-14°), very structured and medium tannic, they introduce a good attitude to the aging.

White Greek • It excells among the berry grape white wines, that great function has had in the history of the wine, from the Greek age to that modern one. In VIII the century a.C. a serious crisis of the agriculture, provoked in part from a de-mographic surplus, forced part of the less well-to-do Greek population to be attempted other territories on the other part of the coast. Some of these travellers landed in that today it is the Calabria, carrying itself behind a precious cargo of seeds and stocks of vineyard. In particular it was Greek disowning peasents that gives to the mother native land, transplanted here a branch of vineyard because in foreign earth it could be remembered of the far native land. It was a sentimenta-le gesture, but, what it is produced, became the authentic “wine of the Gods”, a wine that has the heat of the sun and the scent of the oranges between which mature. By the pas-sing of the time, the vineyards situated in these several areas slowly changed their characteristics, based on the climate and to the land in which they were implanted. In order to

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create greater confusion to ampelografic level, the clear su-periority of “Greek wines” carried to call “Greek” whichever local variety of detached quality. The White Greek is present in several regions of Italy, with various aspects and names. In Calabria, this vineyard represents one of the members of all the white calabrians buckets and is an optional variety in much red and rosè Doc of the region. Above all in the zone of the province of Crotone the white Greek carries out the most important role in the wines Cirò Doc (at least for 90%) and Melissa Doc (at least for 80%). Like fine element, it is present also in black grapes for the rosè wine production, but also in purity. Grape of Greek stock and ancient system, the Greek white wines usually come subordinate to a light withering, for the liquor sweet wine production of golden or amber color, than in the time they acquire a detached scent of orange flo-wers. It has medium, pentagonal; medium-large, cylindrical and short cluster, equipped of one or two wings; medium barry, obovoide, with thick peel of golden yellow color. It in-troduces one medium maturation and one elevated power.

Trebbiano Toscano • It comes from Tuscany white berry wine vineyard, of the numerous family of the Trebbiani, it is very diffused in the center of Italy, probably the best one of the Trebbiani, its origins are sure Etruscan.It is a very diffused vineyard, perhaps the most diffused in Italy, probably thanks to its great productivity and its good resistance to the diseases, but also to its ability to adapt itself to the most various kinds of land and climatic conditions. It has many synonyms, among them: Castelli Romani, Bo-biano, Procanico (Umbria), Santoro, Albano, Albanella (Mar-ches). In France, it is the Ugni Blanc or Saint-Emilion, used in order to produce also to the Cognac and the Armagnac. If we make an exception for the Vin Santo, where it gives optimal results thanks to the withering on the wattles, it is supported also by the aromatic presence of the Malvasia, indeed the only one Trebbiano that gains attention is Trebbia-no of Abruzzi di Edoardo Valentini, a rich, intense and extre-mely long-lived wine, that many are convinced that it is not very Trebbiano, but of White Bombino . Although Trebbiano Toscano participates in a lot reduced measure to the pro-duction of wines doc of the province of Crotone (from 5% to 25%), this vineyard is presented in many D.o.c. wines, in some cases part of the grapes of wines is both red and whi-te wines, thanks to its characteristics, are in fact sufficiently neutral for being employed in union with other wines from the detached personality, without to overwhelm them, even if used in elevated percentages. It has medium-large, penta-gonal leaf, five-sided; great, lengthened (also until 25 cm.), seed-compact and winged cluster; medium berry, discoid, of shape rather to regulate; peel of medium thickness, yellow-green or yellow-pink, enough pruinous. Characterized from a lengthened cluster and opaque leaf. It matures at the first half of October.

White Malvasia • The word Malvasia indicates many vine-yards, therefore it would be appropriated to speak of “Mal-vasie” because they are a lot. Many wine experts of this cen-tury and of the past century are tried to find a location and identification of the numerous vineyards called ‘ Malvasia’, which differs remarkablly in morphology of the plants, taste, colors and biochemistry composition of the fruit, short time of maturation, productivity and attitude to the winemakings.

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Many vineyards called ‘Malvasia’ have probably in common only this name, deriving from a Greek city of the Pelopon-neso, Monenbasia or Monenvasia or Monovasia, that single entrance means “one entry port”. It is believed that its intro-duction in Italy is attributed to the venecians that imported it in XIII the century from Greece. The venecians used, in fact, such name in order to call sweet and alcoholic wines coming from the oriental side of the Mediterranean and then they indicated the locals in Venice in which it carried out the com-merce. It was a commerce dominated from the genovesi and venecians ships that furrowed sea ways of the Mediterrane-an and were concentrated on the assets of great value, the goodses of luxe and the spices, the scents and silks, but the economic success of the cities of the North of Italy deman-ded great food imports, of wool and also the sweet wines of the oriental Mediterranean sea. The name, that joins them, drifts, moreover, also from the fact that in the Middle Ages, came in use in order to produce wines from the similar orga-noleptic characters, like an important aromatic quality, it ele-vates residual sweeten and alcoholic content. White Malvasia belongs to the great group of the Malvasie. Draft of a group of vineyards of within center-meridional areas, penetrates in Calabria from the Puglia or the Campania. White Malvasia has medium, pentagonal leaf; medium cluster , pyramidal, compact, medium winged; medium berry, round, pruinous peel yellowish-green colorer . It matures lately and “the Mal-vasia” introduces a powered average vineyard that can be distinguished in two groups: white fruited and black fruited one. The wines with such name are liquorous, with sweet and intense flavour, lightly salted. It exists in many DOC of Southern of Italy, in particular in the province of Crotone, con-curs in modest percentage in the Melissa and Sant’ Anna di Isola Capo Rizzuto Doc wines.

Black Malvasia • It belongs to the great family of the Mal-vasia of Greek origin, it arrives in Italy from the Greek city of the Peloponneso, Monemvasia. Black Malvasia is in the greater part of the Italian regions, even if it originated from cloni and biotypes, they share some characteristics: they in-troduce with various shadings, a musk and apricot fragran-ce with high sugared tenors. These characteristics make it adapted in the sparkling wine production and passiti. This vineyard is known also with the following synonymous: Black Malvasia of Bariums, black Malvasia of Candia, Black Mal-vasia, Malvasia of Bitonto and Malvasia of Trani. This gives red intense wines with violet glares, with detaches aromatic scents and yields with scents of pomegranate and raspber-ry, it has a good structure with a good alcoholic degree and a certain salted taste, but an insufficient acidity. As far as the presence of the malvasia black in grapes, this vineyard is present in many Doc wines of various Italian regions, in particular in the province of Crotone, at least it concurs to the production of the Doc Sant’ Anna of Isola Capo Rizzato wi-nes (from 40% to 60%, alone or combined). It is particularly diffused in Piemonte, Piacentino, Parmesan, Sicily, Basilicata (in the zone of the Vulture), Puglia (in particular in the Salento) and Sardinia (Malvasia of Bosa). The cluster has largeness average, conical shape, sometimes winged. The berries, of medium largeness, are medium, spheroids with black-violet peel consisting rich of pruin. It has good power and medium and constant productivity. Ready for the grape harvest in the first decade of October.

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Nocera • The nocera is native sicilian red berry vineyards, cultivated in the province of Messina, but from the disowned origins. Once upon a time, it was much diffusing, today it is reduced to little hectares, in which it has been supplan-ted, beyond that from the etnei vineyard , like the Nerello Mascalese and the Nerello Cappuccio, also from national and international vineyard. This vineyard has been also “ex-ported” in Calabria with a sure success, during the half of the last century, in France: Provenza and Beaujolais (native land of the novello), where it has diffused with the names of “Suquet” and “Beards du Sultan”. Just in Calabria, just in the zone of the province of Crotone, the Nocera makes part, with the Nerello Mascalese and Cappuccio, in disci-plining of production of the Doc Sant’ Anna ofi Isola Capo Rizzuto. The Nocera concurs in fact to the production of the Doc Sant’ Anna of Isola Capo Rizzuto in a percentage that goes from 40% to 60%, (alone or combined). The grape of this vineyard is very sweet and with an optimal acidity. It gains a wine from the elevated poliphenolic concentration, acid, alcoholic and tannic. Its ampelographic characteristics are: medium, orbicoular; medium-along cluster, medium locked, pyramidal, winged, branch; medium berry of curved shape, consisting and medium thick peel, tendig color from the gray blue to the black one. The Nocera has medium maturation and good power.

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Hoy Italia es el primer país vitivinícola de Europa y el mundo. Nuestro País posee, en efecto, cerca del 80% de la produc-ción mundial y hospeda más de 355 cepas autóctonas: ¡un récord único en el mundo! A tal récord ha contribuido cierta-mente también Calabria, gracias a las características y a las propiedades típicas de su territorio, en primer lugar el clima templado, y una fuerte tradición que remonta a la Magna Grecia. La leyenda cuenta que los vinos de Krimisa, la actual Ciró, se les ofrecía a los vencedores de las Olimpiadas. Qui-zás sólo es leyenda, pero ciertamente es posible afirmar el importante papel ya había desarrollado la vitivinicultura cala-bresa en la época grecorromana y hasta el 1500, para luego volver a hablar hacia el final del siglo, después de la deten-ción de golpe en el ochocientos a causa de la acusación de vinos de otras regiones italianas y los vinos franceses. En los últimos años, gracias al ánimo y la pasión de muchos empresarios empeñados en la valorización de las cepas au-tóctonas, empresarios que han sabido renovarse sin renegar de la tradición (sea por cuánto concierne a las cepas reales y propias, que para las técnicas de vinificación), la vuelta de la calidad: Calabria puede jactarse de tener bien 12 vinos DOC y 13 IGT. La provincia de Crotone ha contribuido notable-mente a tal marca. En el crotonese, en efecto, se producen vinos Doc e Igt muy estimados tanto en Italia como en el exterior. En el ambicionado producciones Doc de la provincia de Crotone se señala la presencia del Consorcio por la Tutela y la Valorización de los Vinos D.o.c Cirò y Melisa con sede a Cirò Marina, cuyo objetivo estatutario es tutelar y promover los d.o. representados, además, todas las medidas previstas por la normativa de la selección nacional y comunitaria a sos-tén de la entera hilera vitivinícola. El Consorcio, inicialmente autorizado del Mipaf por la sola tutela y valorización del D.o.c Cirò, es hoy también representativo del D.o.c. Melisa y, en el diciembre del 2007, ha conseguido la autorización ministerial a la actividad de vigilancia respecto a los mismos afiliados.

DOC CIRÒ • La zona de producción es el territorio completo de los ayuntamientos de Ciró y Ciró Marina (dónde surgió la antigua Crimisa), y parte de los territorios de Melissa y Crucoli. Las etiquetas previstas son: un blanco de uvas procedentes de la cepa Greco Bianca en razón mínima del 90% del to-tal de las vides; un rosado y un rojo de uvas procedentes de la cepa Gaglioppo (min. 95% del total de las vides), por la zona de más antigua tradición es prevista el título adicional de Clásico limitadamente a los vinos Ciró Rojo (sólo para el vino conseguido exclusivamente por uvas procedentes del Ayun-tamiento de Ciró y Ciró Marina y vinificados en los mismos ayuntamientos).

DOC MELISSA • La denominación es referida al centro homónimo y al territorio de algunos ayuntamientos circun-dantes: además del ayuntamiento de Melissa, también Bel-vedere Spinello, Carfizzi, San Nicola dell´Alto y Umbriatico, y

Las zonas de producción de los Vinos Doc e Igt de la provincia de Crotone

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parte de Casabona, Castelsilano, Crotone, Pallagorio, Rocca di Neto, Scandale, San Mauro Marchesato, Santa Severina y Strongoli. La producción concierne: un blanco de uvas procedentes de las cepas Greco Bianco (del 80% al 95%), Toscano y Malvasia Bianca (solo o conjuntamente, del 5% al 20%), un rojo de uvas procedentes de las cepas Gaglioppo (del 75% al 95%), y Greco Nero con eventuales aportaciones de uvas blancas como Greco Bianco, Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca (solos o conjuntamente, del 5% al 25%).

DOC SANT’ANNA DE ISOLA CAPO RIZZUTO •El territorio tutelado tiene como núcleo el centro de Isola di Capo Rizzuto y acodo en los ayuntamientos de Cutro y Cro-tone. La denominación se refiere a dos vinos, uno rojo y uno rosado, conseguidos por las cepas de Gaglioppo (del 40% al 60%), Nocera, Nerello Mascalese, Nerello Cappucio, Malva-sia Nera, Malvasia Bianca y Greco Bianco (solos o conjunta-mente, del 40% al 60%), con una presencia máxima de uvas blancas no superiores al 35% del total.

IGT CALABRIA • El territorio de producción afectado com-prende todo el territorio administrativo de las provincias de Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria y Vibo Valen-tia. La denominación concierne a un vino blanco (también de aguja y pasita) y un vino rojo (también de aguja, pasita y novicio o nuevo). Esta denominación concierne a los vinos conseguidos de uvas procedentes de las cepas integradas en el “Sistema de Clasificación de las Variedades de Vides” aprobado por la Región de Calabria de fecha 07/07/07 - Decreto de Regionalización de las Cepas.

IGT LIPUDA • La producción concierne: un vino blanco (también de aguja), uno rojo (también de aguja y nuevo) y uno rosado (también de aguja), a uva mixta. El territorio de producción afectado comprende los Ayuntamientos de Car-fizzi, Casabona, Ciró, Ciró Marina, Crucoli, Melissa, Strongoli y Umbriatico, en la provincia de Crotone. La denominación concierne los vinos conseguidos por uvas procedentes de las cepas integradas en el “Sistema de Clasificación de las Variedades de Vides” aprobado por la Región de Calabria de fecha 07/07/07 - Decreto de Regionalización de las Cepas.

IGT VAL DI NETO • La denominación comprende numero-sos Ayuntamientos de la costa y el interior crotones, o bien todo el territorio de los Ayuntamientos de Belvedere Spine-llo, Caccuri, Carfizzi, Casabona, Cerenzia, Crotone, Cutro, Mesoraca, Pallagorio, Petilia Policastro, Roccabernarda, Rocca di Neto, San Mauro Marchesato, San Nicola del Alto, Santa Severina, Scandale, Strongoli y Umbriatico. La denominación concierne las uvas procedentes de las ce-pas integradas en el “Sistema de Clasificación de las Va-riedades de Vides” aprobado por la Región de Calabria de fecha 07/07/07 - Decreto de Regionalización de las Cepas - y se refiere a un vino blanco (también de aguja y pasita), uno rojo (también de aguja y pasita) y uno rosado (también de aguja). La composición varietale por la producción de los vinos IGT Val di Neto tiene que garantizar la presencia de al menos el 85% de las cepas aprobadas por el Decreto de Regionalización.

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En Italia podemos jactarnos de un patrimonio constituido de más de un centenar de uvas autóctonas de consolidada tra-dición, algunas muy conocidas, otras en vía de extinción. Por suerte los vinos producidos hoy con uvas autóctonas están de gran moda, porque son ricos en personalidad y re-presentan una buena respuesta a la homologación mundial del gusto. Sin embargo, muchas de las variedades autóctonas cala-breses todavía están en un estado de confusión, ya que no son muy seguros los orígenes ampelográficas y las aptitudes enológicas a causa de varias sinonimias y a homonimias, y de las variaciones sobrevenidas en los años siguientes en consecuencia de las influencias microclimáticas. De cualquier manera, la variedad más difundida resulta ser el Gaglioppo que, incluso con numerosos y variados sinóni-mos, está presente en casi toda la región, seguido por Greco Nero y Magliocco Canino. Según una reciente búsqueda ampelográfica del territorio, efectuado por el Arrsa Calabria, las cepas calabresas pue-den ser distinguidas y clasificadas, a título de ejemplificar, como en el tablero siguiente.

El término “autóctono” reservado a una uva significa que aquella cepa ha nacido y se ha desarrollado en un preciso lugar geográfico adaptándose al territorio que la ha hospe-dado casi hasta a derretirse con ello, tal como ocurre para los nobles linajes, que se jactan de árboles genealógicos que se profundizan seguros en los enlaces del tiempo. Según la normativa europea, se puede definir “autóctono” a una cepa presente en una determinada zona por lo menos durante 50 años. El término “internacional” se refiere a aquellas cepas nacidas en el exterior e instaladas en el territorio calabrés; el término “autóctono tradicional” se refiere a aquellas cepas que por tradición están presentes en nuestro territorio, mientras que el término “autóctono local” se refiere a aquellas típicas de nuestro territorio. El término “autóctono silente” se refiere a las cepas nacidas y cultivadas en una determinada zona, caracterizada por una presencia discreta, nota silente, en el territorio.

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Las Cepas Calabresas

Cabernet Sauvignon • Merlot • Sirah • Chardonnay • Sauvignon blanc

Sangiovese • Barbera •Trebbiano

Gaglioppo • Magliocco canino • Greco nero • Nocera • Prunesta

Castiglione • Calabrese • Malvasia bianca • Greco bianco Mantonico bianco • Guardavalle

Arvino • Guarnaccia nera • Lacrima • Guarnaccino • Magliocco • Dolce Pecorella • Guarnaccia bianca • Mantonico • Pinto

Uva del Soldato • Provitaro • Moscatello • Toccarina • Virdella Pedilonga

Cepas internacionales

Cepas autóctonas tradicionales

Cepas autóctonas locales

Cepas autóctonas silentes

Cepas autóctona reliquia

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El término “autóctona reliquia” se refiere a una particular planta presente en una viña. Representan reales “reliquias” ampelográfica, cuya edad supera el siglo de vida, integradas en un contexto paisajístico de particular belleza, un patrimo-nio que no puede ser expuesto al peligro de extinción o al abandono. Según la más reciente deliberación de la junta regional de Calabria (n. 419 del 07.07.2007), la lista de las variedades de vides idóneas al cultivo en la Región Calabria son las si-guientes:

B: uvas de vino de baya blanca - N: uvas de vino de baya negra

COD. CAT. NACIONALE VARIEDAD

13 ANSONICA B56 CASTIGLIONE N90 GAGLIOPPO N97 GRECO BIANCO B99 GRECO NERO N105 GUARDAVALLE B106 GUARNACCIA B125 MAGLIOCCO CANINO N129 MALVASIA BIANCA B143 MARSIGLIANA NERA N164 NERELLO CAPPUCCIO N172 NOCERA N202 PRUNESTA N244 TREBBIANO TOSCANO B2 AGLIANICO N19 BARBERA N42 CABERNET FRANCESE N43 CABERNET SAUVIGNON N46 CALABRESE N298 CHARDONNAY B

140 MALVASIA NERA DI BRINDISI N

299 MANZONI BIANCO B146 MERLOT N154 MANTONICO BIANCO B153 MOSCATO BIANCO B165 NERELLO MASCALESE N183 PECORELLO N193 PINOT BIANCO B209 RIESLING ITALICO B218 SANGIOVESE N221 SAUVIGNON B227 SEMILLON B238 TRAMINER AROMATICO RS

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LAS CEPAS DE LA PROVINCIA DE CROTONELas colinas de la ladera jónica de la Sila son un distrito viníco-la, donde sus raíces arraigadas desde la antigüedad, cuando Kroton fue ciudad ilustre de la Magna Grecia. Los primeros colonos griegos desembarcados en las costas calabresas quedaron tan impresionados por la fertilidad de esta tierra rica en viñas que la rebautizaron “Enotria Tellus” o bien “Tierra de vinos”. Los campesinos helénicos lleva-ron con ellos nuevas técnicas de vinificación y nuevas viñas para plantar; son, en efecto, de probable origen griego algu-nos tipos de vida todavía presentes sobre el suelo calabrés como el Gaglioppo y el greco blanco, tanto como para citar algunos de ellos. Algunas ciudades asumieron un papel pre-ponderante en el desarrollo del cultivo de la vid; entre estas, Crotone que se distinguió de manera particular dando origen a la producción del “Krimisa”, antepasado del actual Cirò. Estamos frente a una tierra de los antiguos lujos, cuyos vi-nos, en gran parte obtenidos por cepas autóctonas cultiva-das por milenios, reflejan ampliamente la gloria de sus tierras, una área semejante atado a la herencia de la viticultura de la Magna Grecia. Sobre los relieves que enfrentan el Jónico, desde Punta Alice a Capo Rizzuto, se encuentran las viñas del Doc Ciró, Melissa y Sant´Anna de Isola Capo Rizzuto y de los Igt de Calabria, Lipuda y Val de Neto. Entre las cepas rojas el Gaglioppo y el Greco Negro poseen una anterioridad, en la zona de Sant´Anna, del Nerello, tanto Cappuccio como Mascalese, y del Nocera. Entre las uvas de baya blanca son propagadas la Trebbiano Toscano y Malva-sia, pero el verdadero protagonista es el Greco Blanco.

Gaglioppo • Uva de baya negra, es la variedad predominan-te en Calabria y en la provincia de Crotone. Está presente en todos las DOC del cual el más famoso es indudablemente Ciró, pero también se encuentra en Marche, Abruzzo, Sicilia y Cerdeña. Es conocido en Marche, en Umbría y en Abruzzo con los nombres de “Galloppo”, “Gaglioppa”, “Gaglioppa negro”, “Galloffa” y “Uva navarra”, mientras que en Campania se le conoce también con el nombre de “Galloppolo”. En Cala-bria, su verdadera zona de cultivo, tiene los siguientes sinó-nimos: “Gaglioppo de Ciró”, “Galope”, “Gaglioppo negro”. En el pasado con el término “Gaglioppo” venía a menudo inapropiadamente llamadas todas las cepas autóctonas del cosentino y que entran en el uva de los varios D.O.C.. En algunos estudios ya concluidos ha resultado claro que no siempre el “así llamado” Gaglioppo cultivado en el cosentino le corresponde al Gaglioppo de Ciró. En efecto el Gaglio-ppo de Ciró se distingue de todos los otros por tener el más bajo contenido de antocianinas en las cáscaras, con una elevada presencia de cianidina y peonidina, y una mo-desta presencia de malvidina. Esta cepa de probable origen griego, para algunos es la más antigua del mundo. Aun-que no todos los expertos estén de acuerdo, se cree que el Gaglioppo sea descendiente del famoso Cremissa, que los griegos ofrecieron en regalo a los atletas y a los héroes. Siempre muy bien apreciado, en el IV sig. A.C. un terreno destinado a gaglioppo valía seis veces más que un campo de cualquier otro tipo de siembra. Trabajado en pureza, da un vino de color rojo rubí más o menos cargado, de perfume fresco y sabor vinoso, armónico, y a veces ligeramente tá-nico. Las uvas son unidas a uvas tanto rojas como blancas obteniéndose vinos de buena capacidad al envejecimiento.

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Unido a uvas negras se obtienen vinos rojos de gran per-sonalidad, mientras que, junto a uvas blancas, da óptimos vinos de mesa. La hoja es de mediano tamaño, trilobulado, con seno peciolar en U, con garneo más o menos abierto; superficie inferior más o menos pubescente; dentado irre-gular, con márgenes convexos, obtusos; pecíolo de media-no largo y espesor, lampiño, de color verde, un poco rojizo. El racimo puede ser mediano o grande, cónico o piramidal, corto o alargado, simple hasta la primera ramificación. El grano es mediano, esferoide u ovoide; cáscara canosa de color morado, de mediano espesor y consistencia, pulpa más o menos jugosa; sabor dulce y simple; zumo róseo: dos pepitas por grano de uva. La brotadura ocurre, en pro-medio, entre finales de marzo y la segunda decena de abril, mientras que la maduración de la uva, ocurre entre la terce-ra decena de septiembre y la primera decena de octubre. La actividad de floración ocurre, entre la tercera decena de mayo y la primera decena de junio y el envase en la segunda quincena de julio. El vigor es notable, la producción buena y constante. Buena también es la resistencia a las adver-sidades como a heladas y sequías, pero es inconstante la resistencia a las enfermedades parasitarias.

Greco negro • Cepa de baya negra que forma parte de la numerosa familia de los griegos, cuyo origen y difusión es bastante incierta. Muy probablemente haya sido introducido por los colonos helénicos, fundadores de la Magna Grecia. Con este nombre son llamadas muchas variedades que tie-nen bien poco en común con el greco negro (Greco Negro de Avelino, de Marches, de Teramo, de Terni, de Velletri). Fue erróneamente retenuto sinónimo de “marcigliana” o “marsigliana” cultivado en la provincia de Catanzaro y ha sido confundido también con el Aleatico y el Verdicchio ne-gro. Localmente es llamado “grecu niuru” y “maglioccone” (Bivongi), y es cultivado y difundido predominantemente en Calabria, en las provincias de Catanzaro, Locri y Crotone. Posee una hoja mediana, orbicular, entera o trilobulada; raci-mo mediano-grande, corto de forma cónica, a veces alado, medianamente compacto; grano de uva mediano-pequeño, obovoide con cáscara sutil, pero consistente, canosa y de color negro. El reflejo azulado del grano de uva es debido a la presencia de la pruina. La producción es media y constante, prefiere terrenos algo fértiles y ambientes calientes. Las formas de cultivo más idó-neas son aquellas a pequeña escala como el arbolito, con poda corta o hasta cortísima. Está caracterizado por una media maduración y vigor. Del Greco negro se saca un vino tinto color rubí, que contribuye también a varias uvas de los colorados típicos de la zona; pero particularmente estimado mezclado con Greco Blanco, en la producción de claretes. Incluido en los DOC Donnici, Savuto, Pollino, Melissa.

Nerello Mascalese • Conocido también como “Niureddu mascalisi” o sencillamente “Niureddu”, el nerello mascalese es una cepa autóctona de las laderas del Etna. Su nacimiento se pierde en la noche de los tiempos, sin em-bargo parece que su lugar de origen sea la meseta de Mas-cali (CT). Su nombre es en efecto debido al hecho de que por más de 4 siglos es cultivado en la zona del ayuntamiento de Mas-cali, sobre terrenos constituidos, en gran parte, de arenas volcánicas.

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Muy difundido en Sicilia, su uva raramente es vinificada sola, pero es una miembro importante de muchos Doc; también en Calabria, en particular en la provincia de Crotone, dónde participa del 40% al 60%, sólo o acompañado, a la produc-ción de los Doc Sant´Anna de Isola Capo Rizzuto. Sus racimos son grandes, alargados y cónicos con una o más alas, de aspecto compacto. Sus granos de uva son medianos, casi elipsoidales con cáscara espesa y consis-tente de color azul claro, rica en pruina. Tiene vigor notable y productividad abundante, pero inconstante. Madura muy tardíamente y su vendimia es efectuada entre la segunda y la tercera semana de octubre. Los vinos producidos con esta cepa a baya roja están a una elevada graduación alcohólica (13-14°), bien estructurados y medianamente tánicos, pre-senta una buena propensión al envejecimiento. Hoy el Nerello mascalese es un complejo de poblaciones clónicas demasiado heterogéneas, cuya vuelta está fuerte-mente condicionada por la ladera donde está cultivado, del sistema de cultivo, de la densidad de la plantación y de las prácticas de cultivos empleadas. Esto implica una notable variabilidad cualitativa de las uvas en maduración, mientras que desde el punto de vista cualitativo, la experiencia ha de-mostrado ampliamente que el mejor sistema de cultivo del Nerello Mascalese es aquel tradicional y antiquísimo a arbo-lito (2-3 ramas por planta con una espuela portador de dos brotes), con altas densidades de vides por hectárea. Culti-vado a arbolito, difícilmente produce más que 70 quintales por hectárea.

Nerello Cappuccio • El nerello cappuccio es una cepa autóc-tona que crece sobre las laderas del volcán Etna, cultivado en la provincia de Catania. También conocido en Sicilia con el nombre de “Mantiddatu niuru” o “Niureddu Ammatiddatu”, su nombre se le atribuye a muchas cepas que tienen una particular conformación de la planta, cultivada a arbolito o bien una postura a capa de las hojas. El nerello cappuccio es una cepa de orígenes misteriosos, su origen en efecto no está anotado, pero va de todos modo labrado en Sicilia de hace muchos centenares de años. Desaforadamente su producción ha ido bajando año tras año y por un cierto período se temió su extinción. El nerello cappuccia tiene racimos bastante cortos de forma piramidal, compactos. Los granos de uva son medianos y esferoides con cáscara consistente, canosa, de color azul-negro. Tiene buen vigor y su productividad se mantiene so-bre valores constantes, madura al principio de septiembre y es recogido muy tarde, hacia la mitad del mes de octubre. Como el nerello mascalese, el nerello cappuccio es una miembro importante de muchos Doc, también en Calabria, en particular en la provincia de Crotone, dónde aportae del 40% al 60%, sólo o acompañado, a la producción de los Doc Sant´Anna de Isola Capo Rizzuto.Los vinos producidos con esta cepa de baya roja están en elevada graduación alcohólica (13-14°), bien estructurados y medianamente tánicos, presenta una buena propensión al envejecimiento.

Greco blanco • Destaca entre los blancos, una uva de baya blanca, que ha tenido mucha participación en la historia del vino, desde la edad griega a aquella moderna. En el siglo VIII A.C. una grave crisis en la agricultura, provo-cada en parte por un excedente demográfico, obligó a que

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parte de la acomodada población griega buscara otros terri-torios más allá del mar. Algunos de estos viajeros arribaron en lo que hoy es Calabria, llevándose con ellos una preciada carga de semillas y cepas de vides. En particular fue un desconocido colono griego que de la madre patria, trasplantó aquí una vara de vid para que en tierra extranjera se pudiera recordar la patria lejana. El suyo fue un gesto sentimental pero lo que produjo se vol-vió el auténtico “vino de los Dèi”, un vino que tiene el calor del sol y el perfume de las naranjas entre el cual madura. Con el pasar del tiempo, las viñas situadas en estas variadas áreas cambiaron gradualmente sus características, con base en el clima y al terreno en donde fueron instaladas. Para crear mayor confusión a nivel ampelografico, la pro-clamada superioridad de los “vinos griegos” llevó a llamar “Greco” cualquier variedad local de sobresaliente calidad. El Greco Blanco está presente en varias regiones de Italia, con aspectos y nombres diferentes. En Calabria, esta cepa representa uno de los componentes de todos los blancos secos calabreses y es una variedad opcional en muchos co-lorados y rosé Doc de la región. Sobre todo en la zona de la provincia de Crotone el Greco blanco desarrolla un papel importante en los vinos Doc Ciró (al menos por un 90%), y Doc Melissa (al menos por el 80%). Como elemento de finura, está también presente en uvas mistas negras por la producción de claretes, pero también en pureza. Uva de cepa helénica y antigua plantación, el Greco blanco viene de costumbre subordinadas a un ligero marchitamien-to, por la producción de vinos dulces licorosos de color do-rado o ambarino, que adquieren un sobresaliente perfume de flores de naranjas con el tiempo. Tiene una hoja mediana, pentagonal, tri o pentalobata; racimo mediano-grande, ci-líndrico y corto, dotado de una o dos alas, racimo suelto o semilla-racimo suelto; grano de uva mediano, obovoide, con cáscara espesa de color amarillo dorado. Presenta una mediana maduración y un vigor elevado.

Trebbiano Toscano • Cepa de baya blanca, de la numerosa familia de los Trebbiani, muy difundido en la Italia Central, con gran probabilidad de ser el mejor de los Trebbiani, de origen casi indudablemente etrusco. Es una cepa muy difundida, quizás entre las más difundidas en Italia, muy probablemente gracias a su gran productividad y su buena resistencia a las enfermedades, pero también a su capacidad de adaptarse a las diversas tipologías de terre-no y condiciones climáticas. Tiene muchos sinónimos, entre los cuales está Castillos Ro-manos, Bobiano, Procanico (Umbría), Santoro, Albano, Alba-nella (Marche). En Francia es el Ugni Blanc o Saint-Emilion, utilizado para también producir el Coñac y el Armagnac. Si se hace excepción por el Vin Santo, dónde da óptimos resultados gracias al appassimento sobre los pisos, también respaldados por la presencia aromática del Malvasia, el úni-co Trebbino en pureza que merece de verdad atención es el Trebbiano de Abruzzo de Edoardo Valentini, un vino rico, intenso y extremadamente longevo, tanto que muchos están convencidos que no se trate de un Trebbiano, pero si de un Bombino Blanco. Aunque el trebbiano toscano participa en cantidades muy reducidas a la producción de los vinos doc de la provincia de Crotone (del 5% al 25%), esta cepa está presente en

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muchos vinos D.o.c, en algunos casos hacen parte del uva mista de vinos sean tanto colorados como blancos, gracias a sus características, y es en efecto suficientemente neutral para ser empleado en unión con otros vinos por la persona-lidad más sobresaliente, sin arrollarlos, aunque utilizado en elevados porcentajes. Tiene hoja mediano-grande, pentagonal, pentalobata; racimo grande, alargado, también hasta 25 cm., semilla-compacta y alado; grano de uva mediano, discoidal, de forma bastante regular; cáscara de mediano espesor, amarillo-verde o ama-rillo-rosado, según los clonos, bastante canosa. Caracteri-zado por un racimo muy alargado y hoja pentalobata opaca. Madura a mediados de octubre.

Malvasia Blanca • Con el término “Malvasia” vienen indica-das numerosas cepas, tantas así que sería más apropiado hablar de `Malvasie´. Muchos estudiosos de este siglo y del siglo pasado se han arriesgado en la individualización y la identificación de las numerosas cepas denominadas ‘Malva-sia’, los que se distinguen notablemente por la morfología de las plantas, sabor, color y composición bioquímica del fruto, precocidad de maduración, productividad y aptitud a la vini-ficación. Las innumerables cepas denominados ‘Malvasia’ probablemente tienen en común solamente este nombre, conseguido a través de una ciudad griega del Peloponne-so, Monenbasia o Monenvasia o Monovasia, que significa “puerto a una sola entrada”. Se piensa que su introducción en Italia se le deba atribuir a los venecianos que la importa-ron en el siglo XIII de Grecia. Los venecianos utilizaron, en efecto, tal apelativo para denominar primero los vinos dulces y alcohólicos procedentes de la parte oriental del Mediterrá-neo, y luego los locales en Venecia en los que se desarrolló el comercio. Fue un comercio dominado por los barcos ge-noveses y venecianos que surcaron las calles marítimas del Mediterráneo y se concentraron en los bienes de gran valor, sobre las mercancías de lujo y sobre las especias, los perfu-mes y las sedas, pero el éxito económico de las ciudades de la Italia del Norte requería grandes importaciones de comida, de lana y también de los vinos dulces del Mediterráneo orien-tal. El nombre que los asocia deriva, además, también del hecho que en la Edad Media, fueron utilizados para producir vinos de los carácteres organolépticos parecidos como un importante aromaticida, restos elevados de azúcar y alco-holicidad. El malvasia blanco pertenece al gran grupo de los Malvasie. Se trata de un grupo de cepas ubicadas en la zona centro-meridional, penetradas en Calabria de Puglia o de Campania. El malvasia blanco tiene hoja mediana, pentago-nal, pentalobata; racimo mediano, piramidal, medianamente compacto, alado; grano de uva mediano, redondo, cáscara canosa del color amarillento-verde. Madura tardíamente y presenta un vigor mediano. Las cepas ` Malvasia´ puede ser distinguidas en dos grupos: fruto blanco y fruto negro. Los vinos con tal nombre son licorosos, de sabor intenso dulce y agradable, ligeramente sápidos. Está presente en muchos DOC de la Italia Meridional, en particular en la pro-vincia de Crotone, concurre en modesto porcentaje en los vinos Doc Melissa y Sant´Anna de Isola Capo Rizzuto.

Malvasia Negra • Perteneciente a la gran familia de los Mal-vasia de origen griego, llega a Italia de la ciudad griega del Peloponneso, Monemvasia. El Malvasia negro está presente en la mayor parte de las regiones italianas, incuso los origi-

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nados por clonos y biotipos del todo diferentes que tienden a compartir algunas características: se presenta con matices diferentes, una fragancia de musgo y albaricoque con altos contenidos de azúcar. Estas características la hacen muy apta en la producción de vinos espumosos y de pasa. Esta cepa también es conocida con los siguientes sinónimos: Malvasia negro de Bari, Malvasia negro de Candia, Malvasia negro, Malvasia de Bitonto y Malvasia de Trani. Ella da vinos tintos color rubí intenso con reflejos morados, de sobresalientes perfumes aromáticos y a fruta donde des-taca la de granada y la frambuesa, con buena estructura da vinos de un buen grado alcohólico y un discreto sabor pero una escasa acidez. Por cuánto concierne a la presencia del malvasia negro en uvas mistas, esta cepa está presente en muchos vinos Doc de muchas regiones italianas, en particular en la provincia de Crotone, incluido en la producción de los vinos Doc Sant´Anna de Isola Capo Rizzuto (al menos del 40% al 60%, sólo o en conjunto). Está particularmente difundido en Piamonte, Piacentino, Par-mense, Sicilia, Basilicata (en la zona del Vulture), Puglia (par-ticularmente en el Salento) y Cerdeña (malvasia de Bosa). El racimo tiene mediano tamaño, forma cónica, a veces alado. Los granos de uva, de mediano tamaño, esferoides con cáscara consistente negro-morada rica en pruina. Tiene buen vigor y una productividad mediana y constante. Listos para la vendimia en los primeros diez días de octubre.

Nocera • El nocera es una cepa autóctona siciliana de baya roja, cultivado en la provincia de Messina, pero sus oríge-nes son desconocidos. Por un tiempo fue muy difundido, hoy está reducido a pocas hectáreas, por cuánto ha sido reemplazado, no solo de las cepas del Etna como el Nerello Mascalese y el Nerello Cappuccio, sino también de cepas nacionales e internacionales. Esta cepa también ha “sido ex-portada” a Calabria con cierto éxito y, a mediados del siglo pasado, a Francia: Provenza y Beaujolais (patria del novicio), dónde se ha difundido con los nombres de “Suquet” y “Bar-be du Sultan”. Justo en Calabria, precisamente en la zona de la provincia de Crotone, el Nocera entra a formar parte, con el Nerello Mascalese y Cappuccio, en el reglamento de producción del Doc Sant´Anna de Isola Capo Rizzuto. El Nocera está presente en efecto en la producción del Doc Sant´Anna de Isola Capo Rizzuto en un porcentaje que va del 40% al 60%, sólo o en conjunto. La uva de esta cepa al madurar es muy dulce y con una óptima acidez. Saca un vino de la concentración polifenolica elevado, ácido, al-cohólico y tánico. Sus características ampelográficas son las siguientes: hoja mediana, circular, trilobulada; racimo mediano-largo, medianamente cerrado, piramidal, alado, spargolo; grano de uva mediano, de forma elipsoidal, cás-cara medianamente consistente y espesa, de un color que tiende al gris - azulado o al negro-azulado. El Nocera tiene una mediana maduración y un buen vigor.

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Italien ist heute das erste Weinland der Weld und Europas. Unser Land beinhaltet, tatsächlich, zirka 80% der Weld Hers-tellung und besitzt über 355 örtliche Weinstöcke: ein einzi-gartiger Weltrekord! An diesem Weltrekord hat natürlich auch Kalabrien beigetragen dank ihrer typischen Eigenschaften des Landes, zum ersten das massige Klima, und auch stark einer Tradition die auf die Magna Grecia zurückgeht. Die Legende berichtet das die Weine von Krimisa, heutige Cirò, den Siegern der Olympiaden angeboten wurden. Vie-lleicht ist es nur Legende aber man kann mit Sicherheit be-haupten was für eine wichtige Rolle der Weinbau in Kalabrien schon in griechischer – römischer Epoche gespielt hat und bis 1500, um sich dann wieder auszuzeichnen am ende des Jahrhunderts, nach einem Stillstand im achten Jahrhundert wegen Behauptung weine aus anderen italienischen Regio-nen und der Französischen weine. In den letzten Jahren, dank des Mutes und der Leidenschaft vieler Unternehmer die sich mit der Wiederaufwertung der örtlichen Weinstöcke bes-chäftigt haben, Unternehmer die eine Erneuerung gemacht haben ohne die Tradition zu verleugnen (was die Weinstöcke selbst anbetrifft und was auch die Weintechniken angeht), die Wende der Qualität: Kalabrien kann sich mit 12 DOC-Weine und 13 IGT-Weine protzen. Die Provinz von Krotone hat sehr an dieser Souveränität beigetragen. In der Gegend von Krotone, tatsächlich, werden sehr geschätzte, in Italien und im Ausland, Doc-Weine und Igt-Weine erzeugt. In Bezug auf die Doc-Wein Produktion der Provinz von Krotone wird auf die Anwesenheit aufmerksam gemacht dass eine Verei-nigung für den Schutz und Aufwertung der D.o.c.-Weine von Cirò und Melissa mit sitz in Cirò Marina anwesend ist, dessen gesetzlicher stiel der Schutz und die Aufwertung der vertre-tenden d.o. ist indem sie alle vorgesehenen Nationale und Gemeinschaftlichen Regelungen anwenden zur Unterstüt-zung aller Weinfirmen. Die Vereinigung, zu beginn vom Mipaf genehmigt nur zum Schutz der D.o.c.-Weine aus Cirò, ist heute stellvertretend auch für die D.o.c.-Weine von Melissa und im Dezember 2007 hat sie eine Ministerialgenehmigung erhalten für die Beaufsichtigung zu Gunsten ihrer Mitglieder.

DOC CIRÒ • Das Produktion gebiet ist das ganze Territorium der Gemeinden von Cirò und Cirò Marina (wo die antike Crimi-sa entsprang) und ein teil von denen von Melissa und Crucoli. Die vorgesehenen Etiketten sind: ein weiß Wein aus Trauben die aus Weinstöcke Greco Bianco stammen Minimum 90% der gesamten Trauben; ein Rosato Wein und ein Rot Wein aus Trauben die aus den Weinstöcke Gaglioppo stammen (mindestens 95% der gesamten Trauben), für das ältere Pro-duktion gebiet ist die ergänzende Qualifikation vorgesehen als Klassisch begrenzt auf die Weine Cirò Rosso (nur für den Wein der aus den Trauben die ausschließlich von der Gemenide Cirò und Cirò Marina stammen und auch in diesen Gemeinden zu Wein gemacht werden).

Die Produktionszonen Der Doc Und Igt Weine Der Provinz Krotone

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DOC MELISSA • Der Name bezieht sich auf den gleichna-migen Zentrum und auf das Territorium einiger Gemeinden im Umfeld: außer der Gemeinde Melissa, auch Belvedere Spinello, Carfizzi, San Nicola dell’Alto und Umbriatico und ein teil von Casabona, Castelsilano, Crotone, Pallagorio, Rocca di Neto, Scandale, San Mauro Marchesato, Santa Severi-na und Stongoli. Die Produktion betrifft: ein Weißwein aus Trauben die von Weinstöcken aus Greco Bianco stammen (von 80% bis 95%), Trebbiano Toscano und Malvasia Bianca (allein oder zusammen, von 5% bis 20%); ein Rotwein aus Trauben di von Weinstöcken aus Gaglioppo ( von 75% bis 95%) und Greco Nero mit eventuellem beitrag von Weisen Trauben, wie Greco Bianco, Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca ( allein oder zusammen, von 5% bis 25%).

DOC SANT’ANNA AUS ISOLA CAPO RIZZUTO •Das beschützte gebiet hat als kern das Zentrum von Isola di Capo Rizzuto und Umfeld in den Gemeinden von Cutro und Crotone. Der Name bezieht sich auf zwei Weine, ein Rotwein und ein Rosatowein, erzeugt aus Weinstöcke von Gaglioppo (von 40% bis 60%), Nocera, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Malvasia Nera, Malvasia Bianca und Gre-co Bianco ( allein oder zusammen, von 40% bis 60%), mit höchster Präsenz von Weisen Trauben nicht höher als 35% des gesamten.

IGT CALABRIA • Das in Betracht kommende Produktions-gebiet beinhaltet das ganze Verwaltungsgebiet der Provin-zen Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio Calabria und Vibo Valentia. Die Benennung betrifft einen Weißwein (auch Perlwein und passito) und ein Rotwein (auch Perlwein, Stro-hweine und novello). Die Benennung betrifft die Weine die aus Trauben erzeugt werden die aus Weinstöcke stammen die im „System der Klassifikation der Sorten der Weinstöcke“ einbegriffen sind und von der Region Kalabrien genehmigt worden sind am 07/07/07 – Dekret der Regionalisierung der Weinstöcke.

IGT LIPUDA • Die Produktion betrifft einen Weißwein (auch Perlwein), einen Rotwein (auch Perlwein und novello) und ein Roséwein (auch Perlwein) mit gemischten Trauben. Das in Betracht kommende Produktionsgebiet beinhaltet die Ge-meinden Carfizzi, Casabona, Cirò, Cirò Marina, Crucoli, Me-lissa, Strongoli und Umbriatico, in der Provinz von Krotone. Die Benennung betrifft die Weine die aus Trauben erzeugt werden die aus Weinstöcke stammen die im „System der Klassifikation der Sorten der Weinstöcke“ einbegriffen sind und von der Region Kalabrien genehmigt worden sind am 07/07/07 – Dekret der Regionalisierung der Weinstöcke.

IGT VAL DI NETO • Die Benennung betrifft verschiedene Gemeinde der Küste und des Hinterlandes von Krotone, bzw. das ganze Gebiet der Gemeinden Belvedere Spine-llo, Caccuri, Carfizzi, Casabona, Cerenzia, Crotone, Cutro, Mesoraca, Pallagorio, Petilia Policastro, Roccabernarda, Rocca di Neto, San Mauro Marchesato, San Nicola del’Alto, Santa Severina, Scandale, Strongoli und Umbriatico.Die Benennung betrifft die Weine die aus Trauben erzeugt werden die aus Weinstöcke stammen die im „System der Klassifikation der Sorten der Weinstöcke“ einbegriffen sind und von der Region Kalabrien genehmigt worden sind am 07/07/07 – Dekret der Regionalisierung der Weinstöcke

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– und bezieht sich auf einen Weißwein (auch Perlwein und Strohwein), einen Rotwein (auch Perlwein und Strohwein) und einen Roséwein (auch Perlwein). Die Zusammensetzung für die Produktion die IGT-Weine Val di Neto muss mindes-tens 85% der Weinstöcke beinhalten di mit dem Dekret der Regionalisierung genehmigt worden sind.

Die WeinstöckeIn KalabrienIn Italien können wir uns mit einem Vermögen von mehr als hundert lokalen Trauben Sorten rühmen von befestigter Tra-dition, einige die sehr bekannt sind, andere die im Ausster-ben sind. Zum gluck sind die Weine di mit lokalen Trauben Sorten erzeugt werden von Mode, weil sie reich an Persön-lichkeit sind und sie stellen eine gute Antwort dar was die Weltliche Geschmacks Zustimmung angeht. Jedoch für viele lokale Weinsorten aus Kalabrien herrscht noch Verwirrung, weil die Rebsortenkunde keine gewisse Herkunft nachwei-sen kann und wegen den weinkundlichen Konditionen aus Grund der verschiedenen Synonymen und Homonymen und der verschiedenen Sorten die in den Jahren erschienen sind durch Klimaeinflusse. Die Verbreitetste Sorte ist jedoch der Gaglioppo der auch zahlreiche und wechselnde synonym hat der aber in fast in der ganzen Region anwesend ist, auf ihn folgt der Greco Nero und der Magliocco Canino.Nach einer neuen Rebsortenkundenforschung des Gebietes die von Arrsa Kalabrien vorgenommen worden ist können die kalabrischen Weinstöcke, wie aus der folgende Tabelle hervorgeht, unterschieden werden, als Erläuterung.Der begriff “autoctono” (lokal) der einer gewissen Trauben-

sorte reserviert wird bedeutet dass dieser Weistöck in einem gewissen Geografischen Ort gewachsen ist und sich die-sem gebiet dass ihn beherbergt hat angepasst hat bis sich ganz mit ihm zu verschmelzen, so wie es mit den Noblen Familiennamen passiert, die Stammbäume aufweisen deren Wurzeln in der Zeit verschwinden. Nach Europäischer Re-gelung kann „autoctono“ bezeichnet werden ein Weinstock der mindestens seit 50 Jahren in einer bestimmte Gegend

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Cabernet Sauvignon • Merlot • Sirah • Chardonnay • Sauvignon blanc

Sangiovese • Barbera •Trebbiano

Gaglioppo • Magliocco canino • Greco nero • Nocera • Prunesta

Castiglione • Calabrese • Malvasia bianca • Greco bianco Mantonico bianco • Guardavalle

Arvino • Guarnaccia nera • Lacrima • Guarnaccino • Magliocco • Dolce Pecorella • Guarnaccia bianca • Mantonico • Pinto

Uva del Soldato • Provitaro • Moscatello • Toccarina • Virdella Pedilonga

Internationale Weinstocke

Lokale Traditionale Weinstocke

Lokale Weinstocke

Lokale Weinstocke Silenti

Lokale Weinstocke Reliquia

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vorhanden ist. Der begriff „internazionale“ bezieht sich auf die Weinstöcke die im Ausland geboren worden sind und in Kalabrien eingepflanzt worden sind; der Begriff „autoctono tradizionale“ bezieht sich auf die Weinstöcke die aus Tradi-tion in unserer Gegend anwesend sind, während der begriff „autoctono locale“ sich auf die bezieht die typisch unseres Territoriums sind. Der begriff „autoctono silente“ bezieht sich auf die Weinstöcke die in einer definierten Gegend ge-boren und kultiviert worden sind, charakterisiert von einer diskreten Erscheinung, gerade silente, im Territorium. Der begriff „autoctono reliquia“ bezieht sich auf eine beson-dere Pflanze die in einem Weinberg vorhanden ist.Sie repräsentieren wirkliche “Reliquien” was die Rebsor-tenkunde anbetrifft, deren alter über ein Jahrhundert geht, in ein Landschaftskontext eingefügt von besonderer Schön-heit, ein Vermögen dass nicht der Gefahr des Aussterbens oder der Vernachlässigung ausgesetzt werden kann. Nach einer neuen Entscheidung des Regionalen Regierungs-ausschusses Kalabriens (n. 419 vom 07.07.2007), ist die lis-te der Weinsorten die geeignet sind in der Regione Calabria kultiviert zu werden die folgende:

:B: Weintrauben mit weißen Trauben - N: Weintrauben mit roten Trauben

COD. CAT. NAZIONALE VARIETÀ

13 ANSONICA B 56 CASTIGLIONE N 90 GAGLIOPPO N 97 GRECO BIANCO B 99 GRECO NERO N 105 GUARDAVALLE B 106 GUARNACCIA B 125 MAGLIOCCO CANINO N 129 MALVASIA BIANCA B 143 MARSIGLIANA NERA N 164 NERELLO CAPPUCCIO N 172 NOCERA N 202 PRUNESTA N 244 TREBBIANO TOSCANO B 2 AGLIANICO N 19 BARBERA N 42 CABERNET FRANCESE N 43 CABERNET SAUVIGNON N 46 CALABRESE N 298 CHARDONNAY B 140 MALVASIA NERA DI BRINDISI N 299 MANZONI BIANCO B 146 MERLOT N 154 MANTONICO BIANCO B 153 MOSCATO BIANCO B 165 NERELLO MASCALESE N 183 PECORELLO N 193 PINOT BIANCO B 209 RIESLING ITALICO B 218 SANGIOVESE N 221 SAUVIGNON B 227 SEMILLON B 238 TRAMINER AROMATICO RS

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DIE WEINSTOCKE DER PROVINZ KROTONEDie Hügel vom ionischen Hang des Sila Gebirge sind ein Weinbezirk, die seine Wurzeln im Altertum versenkt, als Kro-ton eine berühmte Stadt der Magna Grecia war. Die ersten griechischen Besiedler die auf den kalabrischen Küsten ge-landet waren blieben von der Fruchtbarkeit von dieser reichen Erde von Weinbergen so erstaunt dass sie diese umbenan-nten in “Enotria Tellus”, bzw. “Erde der Weine“. Die hellenis-chen Bauern brachten neue Techniken zur Weinherstellung mit sich und neue Weinberge die installiert wurden; diese sind, tatsächlich, möglicherweise aus griechischer Herkunft die noch heute auf kalabrische Boden vorhanden sind, wie der gaglioppo und der greco bianco, um einigen davon zu zitieren. Einige Städte nahmen eine Vordergrundrolle in der Entwicklung der Bebauung der Weinrebe ein; Krotone un-terschied sich auf besonderer Weise, indem die Produktion des “Krimisa” begann, Vorfahre des aktuellen Cirò.Wir stehen vor einem Land von antikem Prunk, deren Wei-ne, zum Großteil von lokalen Weinstöcken stammen die seit Jahrtausenden bebaut wurden, sie spiegeln ausführlich den Ruhm ihrer Länder wider, eine an die Erbschaft gebundene homogene Fläche vom Weinbau der Manga Grecia.Auf den Spitzen die das Ionische Meer entgegentreten, von Punta Alice bis zu Capo Rizzuto, begegnen wir die Wein-berge des Doc Cirò, Melisse und Sant’Anna von Isola Capo Rizzuto und der Igt Kalabrien, Lipuda und Val di Neto.Zwischen den Weinstöcken mit roten Trauben haben wir den Gaglioppo und Greco Nero mit einer Vorverlegung, in der Gegend von Sant’anna, des Nerello, so Cappuccio als Mas-calese, und des Nocera. Zwischen den Trauben mit weißen Beeren sind die folgenden verbreitet Trebbiano Toscano und Malvasia, aber die wahre Hauptfigur ist der Greco Bianco.

Gaglioppo • Trauben mit schwarzen Beeren, ist die überwie-gend verbreitete Sorte in Kalabrien und in der Provinz von Krotone. Erscheint in alle DOC-Weine von denen der be-kannteste der Cirò ist, aber man findet sie auch in den Mar-che, Abruzzo, Sicilia und Sardegna. Er ist in den Marche, in Umbria und in Abruzzo bekannt mit den Namen „Galloppo“, „Gaglioppa“, „Gaglioppa nera“, „Galloffa“ und „Uva navarra“, während in Campania auch mit den Namen „Galloppolo“. In Kalabrien, wirkliche Wachstums Gegend, trägt die folgen-den synonyme: „Gaglioppo di Cirò“, „Galoppo“, „Gaglioppo nero“. In der Vergangenheit mit dem Namen „Gaglioppo“ wurden oft irrtümlich alle lokale Weinstöcke der Gegend des cosentino benannt und die in den verschiedenen D.O.C. Sorten einbegriffen sind. Aus Nachforschungen die gema-cht worden sind ist hervorgetreten dass nicht immer der „so gesagte“ Gaglioppo der in der Gegend des cosentino kulti-viert worden ist mit dem Gaglioppo di Cirò gleich ist. Tatsä-chlich unterscheidet sich der Gaglioppo di Cirò von all den anderen weil er einen geringen Anteil von Wasserlöslichen Pigmente in der haut der Trauben hat, einen großen Anteil von cianidina und peonidina und einen geringen Anteil von malvidina. Weinstock aus vermutlicher griechischer Herkunft, für einige ist er der Weltantikste. Obwohl nicht alle experten damit einverstanden sind, man glaubt dass der Gaglioppo der direkte nachkomme des berühmten Cremissa ist den die Griechen an die Athleten und Helden als Geschenk übe-rreichten. Immer sehr geschätzt, im IV Jahrhundert B.C. mit gaglioppo Trauben hatte einen wehrt der sechs mal mehr war als ein Land dass mit samen besät war. In Reinheit bear-

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beitet, ergibt einen Wein von Rubin roter Farbe mehr oder weniger stark, das Parfüm ist frisch und der Geschmack wei-nig und von fülle, manchmal leicht Gerbsäurig. Wenn man die Trauben mischt wird die gleiche menge von roten und weißen Trauben genommen und somit bekommt man weine die sich gut in der zeit erhalten. Wenn man dies an schwar-ze Trauben annähert bekommt man Rotweine mit Charakter, während, zusammen mit weißen Trauben, bekommt man ei-nen guten Tafelwein. Das Blatt ist mittelgroß, dreilappig, mit peziolarem Sinus U förmig, mit mehr oder weniger offener lira; untere Seite mehr oder weniger weich; unregelmäßige Zahnung, Rand konvex, stumpf; Stihl mittellang und mittel-groß, unbehaart, grünfarbig, ein bisschen rötlich. Die Trauben sind mittelgroß oder groß, kegelförmig oder pyramidenförmig, kurz oder verlängert, einfach bis zur ers-ten Verzweigung. Die Weintraube ist mittelgroß, kugel ähnlich oder oval förmig; die Blüten sind flaumig und Viola, mitteldick und so auch die Struktur, dass Fruchtfleisch mehr oder weni-ger saftig; süßer und einfacher Geschmack; Saft blass rosa: jede Weintraube zwei samen. Die Keimung geschieht durchschnittlich zwischen der dritten Dekade von Mai und der ersten von Juni und die eintopfung in der zweiten hälfte von Juli. Die Lebenskraft ist stark, die Produktion gut und konstant. Gut ist auch die Resistenz ge-gen die Widrigkeiten, wie Frost und Trockenheit, aber die Re-sistenz gegen Parasiten Krankheiten ist unregelmäßig.

Greco nero • Weinstock mit schwarzen Beeren der zu den meisten Griechischen Familie zahlt, die Herkunft und Aus-breitung ist nicht sicher. Mit Wahrscheinlichkeit von Helle-nischen Siedlern eingeführt, Gründer der Magna Grecia. Mit diesem Namen werden verschiedenen Sorten benannt die aber nichts gemeinsam haben mit den greco nero (Gre-co Nero von Avvenllino, aus den Marche, aus Teramo, aus Terni, aus Velletri). Fälschlich wurde er für ein synonym von “marcigliana” oder “marsigliana” gehalten der in der Provinz von Catanzaro angebaut war und er wurde auch mit den Aleatico und den Verdicchio nero verwechselt. Lokal wird er „grecu miuru“ und „maglioccone“ (Bivongi) genannt und wird vorwiegend in Kalabrien, in den Provinzen von Catanzaro (Locri) und Krotone angebaut und vermarktet. Dass Blatt ist mittelgroß, rund, ganz oder dreilappig; die Trauben sind mit-tel bis groß, kurz kegel förmig, manchmal geflügelt, kompakt, Weintraube mittel bis groß, ob ovoide mit dünner schale aber fest, die Blüten sind flaumig und schwarz. Der blaue Reflex der Traube ist von der pruina verursacht worden. Die Pro-duktion ist mittelmäßig und kontinuierlich, bevorzugt wenig fruchtbare Böden und warme Gegenden. Die geeigneten Fortpflanzungsformen sind die eine kleine Ausdehnung ha-ben, wie das Bäumchen, kurzer Beschneidung. Er ist durch eine durchschnittliche Reife und eine durchschnittliche kraft charakterisiert. Es wird von einem durchschnittlichen Reifen und einer Kraft charakterisiert. Vom Greco nero gewinnt man einen Rubinroten wein der auch an der Mischung der typis-chen Rotweine der Gegend sind, aber er wird vor allem ges-chätzt gemischt mit dem Greco Bianco, in der Produktion von Rosé weinen. Es gehören zu den DOC weine Donnici, Savuto, Pollino, Melissa.

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Nerello Mascalese • Bekannt auch als “Niureddu mascalisi” oder ganz einfach “Niureddu”, der nerello mascalese ist ein lokaler Weinstock des Abhangs des Etna. Seine Geburt ist in der Nacht der Zeiten verschwunden, trotzdem scheint es, der Ursprungsplatz die Ebene von Mascala (CT) ist Der Name hängt tatsächlich von der Tatsache ab dass er seit mehr als 4 Jahrhunderten in der Zone der Gemeinde von Mascali bebaut wird, auf Böden die zum großen Teil von vulkanischen Sanden gebildet sind. Sehr verbreitet in Sizilien, seine Trauben werden sehr selten allein verarbeitet, ist aber eine wichtige Kompo-nente vieler Doc-Weine, auch in Kalabrien, im einzelnen in der Provinz von Krotone, wo der Anteil von 40% bis 60% ( allein oder gemischt) an der Produktion der Doc-Weine teilnimmt von Sant’Anna und Isola Capo Rizzuto. Seine Trauben sind groß, haben eine lange form und sind kegelförmig mit einem oder mehrere flügel, der Aspekt ist Kompakt. Seine Beeren sind mittelgroß, fast Ellipsenförmig mit dicker und fester haut von hellblauer Farbe, reich an Blüten. Hat eine große Energie und eine reiche Produktion, aber unbeständig. Die reife ist sehr spät und die Ernte wird zwischen der zweiten und dritten Oktober Woche gemacht. Die weine die mit diesem Weins-tock mit roten beeren erzeugt werden sind sehr alkoholreich (13-14°), gut strukturiert und mittelhoher Anteil an Gerbsäure, sie sind gut geeignet für die Alterung. Der Nerello mascalese ist heute ein komplex von klonen Bevölkerungen sehr hetero-gen, seine Ernte hangt sehr von der Seite ab wo er bearbei-tet wird, vom Zuchtsystem, von der Dichte der Pflanzen und von der angewandten Zuchtpraktik. Dass betrifft eine Unbes-tändigkeit was die Qualität der Reifenden Trauben anbetrifft, während seitens der Qualität hat die Erfahrung gezeigt dass das beste Erntesystem für den Nerello Mascalese die Tradi-tionelle und älteste weise ist und zwar die des Bäumchen (2-3 zweige je pflanze mit einem Sporn der je zwei Knospen trägt) mit fielen Weinstöcke auf jedem Hektar. Als Bäumchen aufge-zogen Produziert er selten mehr als 70 Zentner je Hektar.

Nerello Cappuccio • Der nerello cappuccio ist ein lokaler Weinstock die auf den Abhang des Vulcans Etna wachsen, angebaut in der Provinz von Catania. In Sizilien kennt man ihn auch mit den Namen „Mantiddatu niuru“ oder Niureddu Am-matiddatu“, sein Name wird fielen Weinstöcken zugeschrie-ben die eine besondere form der Pflanze haben, aufgezogen als Bäumchen, das heißt eine Haltung der Blätter wie ein Man-tel. Der nerello cappuccio ist ein Weinstock dessen Herkunft geheimnisvoll ist, seine Herkunft ist tatsächlich nicht bekannt, wird aber in Sizilien seit mehreren Jahrhunderten angebaut. Leider ist seine Produktion immer weniger geworden im laufe der Jahre und für eine gewisse zeit hat man die Ausrottung befürchtet. Der Nerello cappuccio hat Trauben die sehr kurz und pyramidenförmig und kompakt sind. Die Beeren sind mittelgroß und kugel ähnlich mit fester, flaumiger haut, blau-schwarzer Farbe. Hat eine gute Energie und die Produktion ist konstant, reift am anfang von September und wird sehr spät geerntet, Mitte Oktober. Wie der nerello mascalese ist der nerello cappuccio eine wichtige Komponente vieler Doc-Weine, auch in Kalabrien, ins besondere in der Provinz von Krotone, wo er vom 40% bis zum 60% (allein oder zusam-men) der Produktion beiträgt der Doc-Weine Sant’Anna von Isola Capo Rizzuto. Die weine die mit diesem Weinstock mit roten beeren erzeugt werden sind sehr alkoholreich (13-14°), gut strukturiert und mittelhoher Anteil an Gerbsäure, sie sind gut geeignet für die Alterung

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Greco bianco • Es ragt zwischen den Weißweinen hervor, Trauben mit weißen Beeren, die einen wichtigen Teil in der Geschichte des Weines gehabt hat, vom griechischen Al-ter zum modernen. Im VIII Jahrhundert v.Chr. eine schwe-re Krise der Landwirtschaft verursacht zum Teil von einem Bevölkerungs Überschuß zwang Teil der weniger wohlha-benden griechischen Bevölkerung, andere Gebiete jenseits des Meeres zu suchen. Einige dieser Reisenden landeten in jenem Land dass heute Kalabrien ist, sie brachten mit sich wertvolle Samen und Weinstöcke. Besonders war ein unbekannter griechischer Bauer der von der vaterländischen Heimat hier einen Weintrieb umpflanzte, um sich in fremder Erde an die entfernt Heimat zu erinnern.Seine war eine sentimentale Geste, aber dass was er er-zeugte wurde der echte “Wein” der Götter, ein Wein der die Wärme der Sonne und den Geruch der Orangen hat, zwis-chen denen er reift. Mit der Zeit änderten die Weinberge die in diesen verschiedenen Flächen gepflanzt worden waren stufenweise ihre Eigenschaften, aufgrund des Klimas und des Bodens in dem sie installiert wurden. Um Verwirrung in der Rebsortenkunde zu bringen brachte die Überlegenheit der „griechischen weine“ dazu jede gute lokale Sorte „Greco“ zu nennen. Der Greco Bianco ist in verschie-denen Regionen Italiens vorhanden mit diversen Merkmalen und Namen. In Kalabrien, stellte dieser Weinstock eine Kom-ponente aller trockener weine aus Kalabrien dar und ist eine optionale Sorte in viele Doc-Rotweine und Doc-Roséweine der Region. Vor allem in der Gegend der Provinz von Kroto-ne spielt der greco bianco eine wichtige rolle was die Doc-Weine Cirò anbetrifft (wenigstens für 90% und Doc Melis-se (wenigstens für 80%). Als Feinheit Element ist er auch in Mischungen von Schwarztrauben vorhanden für die Pro-duktion von Roséweine, aber auch in Reinheit. Trauben aus hellenischer Herkunft und altes anbau, der greco bianco wird normalerweise einer leichten verwelkung unterzogen, für die Produktion von süßen likörartigen Weinen von goldener oder bernsteingelber Farbe, die in der Zeit ein ausgeprägtes Par-füm von Blumen von Orangenbaum erwerben. Es hat dur-chschnittliches, pentagonales Blatt, Trios oder fünfblättrig; durchschnittlich-groß, zylindrisch und kurze Traube begabt von einem oder zwei Flügeln; durchschnittliche Beere oval förmig mit dicker Schale von goldener gelber Farbe. Stellt eine durchschnittliche Reife und eine große Kraft vor.

Trebbiano Toscano • Weinstock mit weißen beeren, der verschiedenen Familien der Trebbiani, sehr verbreitet in Mit-tel Italien, mit Wahrscheinlichkeit der beste der Trebbiani, Herkunft sicherlich Etrurien.Ein sehr verbreiteter Weinstock, vielleicht der meist verbrei-tete in Italien, sicherlich dank seiner großen Produktivität und seiner guten Resistenz gegen die Krankheiten, aber dank auch seiner Eigenschaft sich an den verschiedensten Böden und Klimas anzupassen. Er hat viele synonyme, zwischen denen Castelli Romani, Bobiano, Procanico (Umbria), San-toro, Albano, Albanella (Marche). In Frankreich ist er l’Ugni Blanc o Saint-Emlion, auch angewandt um den Cognac oder den Armagnac herzustellen. Es wird Ausnahme gemacht für den Vin Santo, wo er gute Ergebnisse mach durch die verwe-lkung auf den gittern, unterstutzt durch die Anwesenheit der Malvasia, der einzige Reine Trebbiano der Aufmerksamkeit verdient ist der Trebbiano d‘Abruzzo von Edoardo Valentini, ein Reicher wein, kräftig und extrem langlebend, so dass vie-

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le glauben es handle sich nicht um einen Trebbiano aber um einen Bombino Bianco. Auch wen der trebbiano toscano in sehr geringer weise zur Erzeugung der doc-weine der Provinz von Krotone beiträgt (von 5% bis zu 25%), ist dieser Weinstock in verschiedenen D.o.c. weine vorhanden, in einigen fällen ist er teil von Mischungen von roten und auch weiß weine, dank seiner Charakteristiken, er ist ausreichend neutral um mit an-deren weinen zusammen benutzt zu werden die eine stärkere Persönlichkeit haben, ohne diese zu überwältigen auch wen er in höheren Prozenten benutzt wird. Er hat mittelgroße Blätter, pentagonale form, mit fünf Lappen, große Trauben, lang (auch bis zu 25 cm), halb kompakt und geflügelt, mittelgroße bee-ren, rundförmig, regelrechte form, haut mitteldick, gelb-grün oder gelb-rosé, hängt von den klonen ab, reichlich Flaumig. Die Trauben sind Charakteristisch langformig und die Blatter mit fünf Lappen undurchsichtig. Wird Mitte Oktober reif

Malvasia Bianca • Mit dem begriff “Malvasia” werden vers-chiedene Weinstocke bezeichnet, so viele dass es besser wahre von ‘Malvasie‘ zu sprechen. Viele gelehrte aus diesem Jahrhundert und aus dem vorhergehenden haben es gewagt die verschiedensten Weinstöcke die den Namen ‚Malvasia‘ tragen ausfindig zu machen, diese unterscheiden sich sehr durch die Morphologie der Pflanze, durch den Geschmack, durch die Farbe und durch die biochemische Zusammenset-zung der Frucht, Frühreife, Produktivität und Neigung Wein zu werden. Die verschiedenen Weinstocke die ‘Malvasia’ gennant werde haben wahrscheinlich nur den Namen ge-meinsam, der von einer griechischen Stadt stammt des Pe-loponnes, Monenbasia oder Monenvasia oder Monovasia, was bedeutet „Hafen mit nur einer einfahrt“. Man denkt dass seine Einführung in Italien den Venezianer zuzuleiten ist die sie im XIII Jahrhundert aus Griechenland brachten. Die Venezia-ner benutzten diese Bezeichnung um erstes die Süßen und alkoholischen weine zu nenne die von der Östlichen Gegend des Mediterranes kamen und dann die lokale in Venedig wo der handel stattfand. Es war ein handel der von den Schiffen aus Genova und denen aus Venedig bestimmt wurde die die Meeresstraßen del Mediterranes durchfuhren und sich auf die wertvollen Güter konzentrierten, auf die Luxus wahren und auf die Gewürze, die Parfüme und die Seide, aber der Ökono-mische erfolg der Italienischen Städte des Norden verlangten nach Nahrungsmitteln, wolle aber auch Süße weine aus dem Östlichen Mediterran, Der Name der sie vereinigt stammt auch von der Tatsache dass im Mittelalter ähnliche Geschmacks-sachen angewandt wurden, wie eine wichtige würze, hohe Zuckerreste und Alkoholgehalt. Die malvasia bianca gehört zu der großen gruppe der Malvasie. Es handelt sich um eine gruppe von Weinstöcke des Gebietes Mitte-südlich, in Kala-brien durch Apulien oder Kampanien gekommen. Die malva-sia bianca hat ein mittelgroßes Blatt, pentagonale form, fünf Lappen, Trauben mittelgroß, pyramidenformig, mittelmassig kompakt, flügel, mittelgroße Beeren, rund, haut flaumig Farbe gelblich-grün. Reift sehr spät und ist mittelmassig stark. Die Weinstöcke ‚Malvasia‘ können in zwei gruppen unterschieden werden: weiße Frucht und schwarze Frucht. Die weine mit die-sem Namen sind likörartig, der Geschmack ist stark süßlich und angenehm, geschmacksvoll. Er ist in verschiedenen DOC des Südlichen Italien vorhanden, vor allem in der Provinz von Krotone, in einer geringeren prozentzahl in den Doc-Weinen von Melissa und Sant’Anna von Isola Capo Rissuto.

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Malvasia Nera • Gehört zu der großen Familie der Malvasia aus griechischer Herkunft, kommt nach Italien aus der Grie-chischen Stadt des Peloponnes, Monemvasia. Die Malva-sia nera ist in den meiste Regionen Italiens vorhanden auch wenn sie durch verschiedenen klonen und Biotypen erzeugt worden ist alle haben einige gemeinsame Charakteristiken: zeigen mit unterschieden einen Duft nach Moos und Apriko-se und hoher Anteil an zucker. Diese Eigenschaften machen sie anpassungsfähig für die Produktion von Schäumende weine und Strohweine. Dieser Weinstock ist auch mit den folgenden synonymen bekannt: Malvasia nera aus Bari, Mal-vasia nera aus Candia, Malvasia negra, Malvasia aus Bitonto und Malvasia aus Trani. Diese erzeugen Rotweine stark rub-infarbig und Viola Reflexe, mit starken Aroma Duft und Frucht Duft und Granatapfelduft und Himbeerduft, haben eine gute Struktur und ergeben einen guten Alkohol grad und einen diskreten Geschmack aber eine schlechte Acidität. Was die anwesenheit der malvasia nera in den mischungen anbetrift ist dieser Weinstock in vielen Doc-Weine verschie-dener Italienischer Regionen vorhanden, ins besondere in der Provinz von Krotone, nimmt an die Produktion der Doc-Weine von Sant’Anna aus Isola Capo Rizzuto teil (wenigstens von 40% bis zu 60%, allein oder zusammen).Insbesondere verbreitet in Piemone, Piacentino, Parmense, Sizilien, Basilicata (in der Gegend des Vulture), Apulien (ins besondere Salento) und Sardegna (malvasia aus Bosa).Die Trauben sind mittelgroß, keilformig, manchmal geflügelt. Die Beeren mittelgroß, kugel ähnlich mit starker schwarzer-Viola haut reich an Flaum. Hat einen guten Charakter und mittelmassige und ausgeglichene Produktivität. Die Ernte wird in den ersten zehn tagen von Oktober gemacht.

Nocera • Der nocera ist ein lokaler Weinstock aus Sizilien mit roten Beeren, in der Provinz von Messina kultiviert, sei-ne Herkunft ist unbekannt. Einst war dieser sehr verbreitet, heute gibt es nur noch wenige Hektare, weil er ersetzt wor-den ist nicht nur durch Weinstöcke aus Etna, wie der Nere-llo Mascalese und der Nerello Cappuccio, aber auch durch Nationale und internationale Weinstöcke. Dieser Weinstock wurde auch nach Kalabrien „ausgeführt“ mit gutem erfolg, und Mitte des vorherigen Jahrhundert, in Frankreich: Provenz und Beaujolais (Vaterland des Jung Weines), wo er sich mit den Namen „Suquet“ und „Barbe du Sultan“ verbreitet hat. Besonders in Kalabrien, und genau in der Gegend der Provinz von Krotone, wird der Nocera Anteil zusammen mit dem Nerello Mascalese und dem Cappuccio der Produktion Regelung der Doc-Weine von Sant’Anna aus Isola Capo Rizzuto. Der Nocera nimmt teil an der Produktion der Doc-Weine Sant’Anna aus Isola Capo Rizzuto mit einem Anteil der von 40% bis 60% geht, allein oder zusammen. Die Trauben aus diesen Weinstöcken sind sehr süß wenn sie reif sind und haben einen guten Säuregehalt. Mann erlangt einen wein der eine gute Konzentration an poliphenolsäure hat, sauer, alkoholisch und Tannin säurehaltig.Seine charakteristischen sind die folgenden: Blatt mittelgroß, kugelformig, drei Lappen, Trauben mittel groß, mittelmassig geschlossen, pyramidenformig, flügel, Beeren mittelgroß, ellipsenförmig, haut mittel stark, Farbe zum grau-blau und Schwartz-blau neigend. Der Nocera hat eine mittelmassige reife und eine gute stärke

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