Protezione della popolazione · un più gran numero di mezzi e risorse. Dunque delle soluzioni...

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Protezione della popolazione RIVISTA DI ANALISI DEI RISCHI E PREVENZIONE, PIANIFICAZIONE E ISTRUZIONE, CONDOTTA E INTERVENTO 11 / NOVEMBRE 2011 Dopo Fukushima Protezione contro un aumento di radioattività Pagina 8 La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro «Armonia non vuol dire uniformità» Pagina 4 Due progetti Evacuazioni su vasta scala Pagina 16 Cooperazione Stato maggiore federale NBCN Pagina 21 REDOG L’intervento in Giappone insegna Pagina 37 www.protpop.ch

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Protezione della popolazione RIVISTA DI ANALISI DEI RISCHI E PREVENZIONE, PIANIFICAZIONE E ISTRUZIONE, CONDOTTA E INTERVENTO 11 / NOVEMBRE 2011

Dopo Fukushima

Protezione contro un aumento di radioattivitàPagina 8

La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro

«Armonia non vuol dire uniformità» Pagina 4

Due progetti

Evacuazioni su vasta scala

Pagina 16

Cooperazione

Stato maggiore federale NBCN

Pagina 21

REDOG

L’intervento in Giappone insegna

Pagina 37

www.protpop.ch

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2 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

RUBRICHE

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EDITORIALE 3

PRIMO PIANO

«Armonia non vuol dire uniformità» 4Il coordinamento fra cantoni e l’interoperabilità dei mezzi d’intervento, in specie quelli della protezione civile, vanno migliorati, lo chiede la Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro, Capo del Dipartimento Sicurezza e Ambiente del canton Vaud.

DOSSIER: PROTEZIONE CONTRO UN AUMENTO DELLA RADIOATTIVITÀ

Le radiazioni ionizzanti 8Il pericolo di radioattività tematizzato ovunque: ma cosa si intende esattamente per radioattività, quali i pericoli per il nostro corpo e come tutelarsi? Misurazione della radioattività: una complessa rete composta da diversi partner 13 Per proteggere la popolazione da un aumento di radioattività non si può prescindere da un buon funzionamento delle strutture di misurazione. Evacuazioni su vasta scala in caso d’incidente nucleare 16 In Svizzera la discussione sulle misure d’emergenza in caso di incidente nucleare si era sempre limitata alla protezione sul luogo del sinistro; oggi si presta sempre più attenzione alle evacuazioni su vasta scala. Decontaminazione: diversi metodi, ma nessun rimedio miracoloso 19 La decontaminazione di persone è relativamente semplice, le cose si complicano invece quando ad essere contaminata è una regione di parecchi chilometri quadrati. COOPERAZIONE

Nuovo Stato maggiore federale NBCN per la gestione di emergenze e crisi 21

POLITICA 23

NOVITÀ DELL’UFFP 24

CANTONI 28 ASSOCIAZIONI 33 SERVIZI 38 L’ULTIMA PAROLA 39

Copertina: Misurazione in una corte a due chilometri dalla zona sbarrata di Chernobyl due decenni dopo l’incidente nucleare.

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3PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

EDITORIALE

Gentilissima lettrice, egregio lettore,

Con le catastrofi di inizio marzo 2011 nel Giappone nordorientale ci si è resi conto di quanto siano vulnerabili queste nostre società fortemente industrializzate e rigorosamen-te interconnesse. Sismi, tsunami, incidenti nucleari, interruzione di corrente, vie di comu-nicazione che vengono meno, inabitabilità di importanti regioni: una catastrofe dopo l’al-tra, insomma un effetto domino che non possiamo escludere neanche in Svizzera. Anche noi della protezione della popolazione svizzera dobbiamo dunque prepararci.

Agli accadimenti giapponesi si è prestata la massima attenzione anche nel nostro Paese – e rapida è stata la reazione delle autorità competenti. Pensiamo all’IDA NOMEX, un gruppo di lavoro interdipartimentale istituito dal Consiglio federale. Esso ha compiti di controllo globale delle misure di emergenza in occasione di eventi estremi. Questo grup-po, di cui fanno parte anche i cantoni, avrà il compito di accertare se e in che misura debbano essere adottati in Svizzera provvedimenti legislativi e organizzativi d’emergenza.

E’ anche vero che non ci siamo attivati soltanto in questa occasione: all’inizio del 2011 è stato creato sotto la responsabilità dell’UFPP il nuovo Stato maggiore federale NBCN. Questo garantisce una condotta efficiente a livello federale, nonché il coordinamento fra confederazione e cantoni quando si tratta di gestire gli eventi NBCN che minacciano popolazione e ambiente, vale a dire in caso di aumento della radioattività, disastri biolo-gici o chimici e catastrofi naturali.

Al cospetto degli eventi in Giappone, lo Stato maggiore federale NBCN è già stato operativo una prima volta, effettuando un’analisi della situazione che ha confermato la sua piena efficacia. Si procederà poi ad un’attenta analisi di strutture e processi e alla messa in atto dei necessari miglioramenti – come ci si aspetta da un moderno Management dei rischi. In questo modo potremo garantire anche in futuro una perfetta protezione della popolazione in caso di catastrofi e di situazioni di emergenza.

Willi SchollDirettore dell’Ufficio federale della protezione della popolazione

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4 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

PRIMO PIANO

Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro: il punto di vista del Canton Vaud

«Armonia non vuol dire uniformità»I cantoni devono restare anche in futuro l’autorità competente in materia di protezione della popolazione. Jacqueline de Quattro, Consigliera di Stato e capo del Dipartimento della sicurezza e della protezione dell’ambiente del Canton Vaud, ne è convinta. È però necessario migliorare il coordinamento fra i cantoni e l’interoperabilità dei mezzi d’intervento, in particolare della protezione civile. L’intervista.

Signora de Quattro, lei che è a capo dei servizi di sicurezza, si sente al sicuro?Mi sento perfettamente al sicuro nel nostro paese. Ovvia-mente, quando si leggono i giornali si ha talvolta l’im-pressione che tutto vada male. Se lo si paragona alla maggior parte degli altri paesi, il nostro resta tuttavia un’isola di pace. Affinché questa situazione resti tale, dobbiamo proteggerci da rischi e pericoli, che questi sia-no naturali, tecnologici o sociali. È così che definirei il mio compito: pensare alle catastrofi di modo che le cittadine ed i cittadini possano dimenticarle.

Quali secondo Lei i pericoli e le minacce principali per la popolazione?I pericoli diventano sempre più sfaccettati e quindi difficili da identificare. Penso allo tsunami avvenuto in Giappone nel marzo 2011 ed al conseguente incidente nucleare, al

terremoto di Haiti nel 2010, alle 20 persone morte calpe-state alla «Love Parade» di Duisburg oppure alla pande-mia H1N1 del 2009. Per la Svizzera i maggiori pericoli sono legati alle catastrofi naturali ed alle minacce tecno-logiche. Per fortuna il nostro paese ed il Canton Vaud sono stati relativamente risparmiati negli ultimi anni, anche se ovvia-mente le inondazioni del 2005 e del 2007 sono ancora presenti nella memoria di tutti. In quelle occasioni, la pro-tezione della popolazione ha svolto egregiamente il suo compito.

Ciononostante, il Canton Vaud sta elaborando un progetto di riforma della protezione civile. In realtà si tratta di un adeguamento all’evoluzione dei ri-schi più che di una riforma. Se si vuole essere in grado di far fronte al contesto attuale, è necessario raggruppare,

Jacqueline de QuattroLa Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro dirige il Dipartimento della sicurezza e della protezione dell’ambiente del Canton Vaud. È nata nel 1960 ed è cresciuta a Zurigo e nel Canton Vaud. Dopo gli stu-di in diritto ha dapprima lavorato come assistente all’Università di Losanna e poi come Segretaria di tribu-nale, in parte anche al Tribunale federale. Nel 2000 ha ottenuto la patente d’avvocato e aperto uno stu-dio a Losanna. Nel 2006 è stata eletta Consigliera comunale a La Tour-de-Peilz, dove era responsabile della sicurezza e della cultura. La consigliera di stato PLR è inoltre vicepresidente della Conferenza gover-nativa per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG MPP).

Jacqueline de Quattro vive a Clarens, è sposata e madre di due bambini. Parla quattro lingue ed è appas-sionata di sport di combattimento (Judo e Ju-Jitsu).

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PRIMO PIANO

razionalizzare ed ottimizzare, in particolar modo per quel che concerne la ripartizione territoriale.

Quali i punti principali delle modifiche della legge?Il punto più importante della prevista modifica della legge sul servizio civile concerne la riduzione degli enti regionali di protezione civile (ERPCi), che passeranno da 21 a 10, e che si sovrapporranno d’ora in poi ai distretti. Questa rior-ganizzazione permetterà alle diverse regioni di disporre di un più gran numero di mezzi e risorse.

Dunque delle soluzioni regionali e locali restano valide in un contesto globalizzato?Credo di sì, a condizione che siano consone ai bisogni specifici della protezione della popolazione. Le autorità locali conoscono i pericoli potenziali di una data regione. Se ci si concentra su e problemi concreti e identificati con chiarezza, è possibile risparmiare risorse. È per questa ra-gione che la responsabilità della sicurezza della popola-zione deve restare ai cantoni. La priorità assoluta spetta

all’ottimizzazione di coordinamento e interoperabilità. In caso di catastrofe, le risorse di un solo cantone possono rapidamente rivelarsi insufficienti. Le autorità devono dunque poter contare sulle risorse della Confederazione e degli altri cantoni. È per questa ragione che a mio parere il coordinamento fra cantoni e, in particolare, la compati-bilità delle misure di salvataggio e di comunicazione, sono della massima importanza. Solo in questo modo un even-tuale sostegno al di là delle frontiere cantonali può aver luogo in modo rapido ed efficace.

Non vi è il rischio che le soluzioni dei diversi canto-ni siano troppo divergenti?In linea di principio si cercano delle soluzioni che mettano tutti d’accordo. La Svizzera è però costituita da 26 cantoni e da altrettante culture e tradizioni. È dunque inevitabile che di tanto in tanto vengano scelte soluzioni divergenti. Mi sono recentemente recata a San Pietroburgo, e sono rimasta incantata dalla pluralità degli stili di costruzione che si incontrano nel centro della città: arte moderna,

«È logico che si ricerchi in primo luogo la collaborazione fra cantoni della stessa regione.»

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PRIMO PIANO

classicismo, barocco, le cupole delle chiese… Tutto si compenetra in modo armonioso. Che contrasto stridente con la periferia ed i suoi casermoni uniformi e perciò senz’anima dell’epoca sovietica. Vogliamo armonizzare, non uniformare. E vogliamo diventare più efficienti senza perdere in iniziativa.

Come si presenta la situazione attuale? Come fun-ziona la collaborazione fra cantoni per quanto concerne la protezione della popolazione?Ogni cantone deve poter contare sul sostegno e sulla soli-darietà degli altri cantoni. È questo lo spirito del federali-smo. Ed è una collaborazione che deve essere preparata. Nel Canton Vaud abbiamo sviluppato diversi progetti d’intesa con i cantoni vicini. Per far fronte ad un’eventuale inondazione del Rodano nello Chablais, abbiamo elabo-rato un piano di coordinamento con i nostri vicini vallesa-ni. Un altro esempio: abbiamo un veicolo di sostegno ai servizi sanitari che pur essendo stazionato sul nostro terri-torio, è anche a disposizione del Canton Friburgo. Abbia-mo avviato lo stesso progetto a Monthey per i cantoni Vaud e Vallese.

Attualmente è in discussione l’eventuale costru-zione di basi intercantonali d’appoggio per la protezione civile, con delle unità dotate di una for-mazione e di un equipaggiamento specifico, che potrebbero essere impiegate rapidamente in una zona di vaste proporzioni.

La protezione della popolazione si basa sulle risorse di di-verse organizzazioni. Sono già stati fatti molti sforzi per coordinare le risorse cantonali – presso i servizi sanitari, i pompieri, la polizia o la protezione civile. Tutto ciò è già di per sé complesso. Se in più si vogliono istituire dei centri di protezione civile intercantonali, si aggiunge un ulteriore livello da coordinare. Chi ne sarebbe responsabile? I can-toni? La Confederazione? Di cosa si occuperebbero que-ste unità quando non sono previsti interventi? Aspettiamo piuttosto delle proposte concrete! Ho già menzionato i progetti che abbiamo avviato con i cantoni Vallese e Friburgo. Avere in comune alcune risorse specifi-che presso dei centri intercantonali può rappresentare una soluzione per i cantoni più piccoli, che godono di un numero limitato di risorse. L’iniziativa dovrebbe tuttavia venire dai cantoni, nel quadro dei concordati regionali.

In quanto capo dei servizi di sicurezza, ha bisogno delle truppe speciali dell’esercito?Certo. Pensiamo al «Sommet de la francophonie» di Montreux: senza l’esercito sarebbe stato impossibile ga-rantire la sicurezza dei 70 capi di stato e membri di gover-no che ci hanno reso l’onore di venire sulle rive del Lema-no. Sarebbe impossibile per la Svizzera adempiere al suo ruolo di paese ospite senza l’ausilio dell’esercito. Ed in quanto capo del Dipartimento della sicurezza e della pro-tezione dell’ambiente del mio cantone, mi tranquillizza sapere di poter contare sulle risorse delle truppe sanitarie e di salvataggio in caso di catastrofe. Abbiamo potuto rendercene conto durante le inondazioni del 2007.

Più in generale, cosa si aspetta dalla Confederazione?Mi aspetto dialogo e sostegno. La Confederazione non deve pensare di poter allargare le proprie responsabilità trasferendo i costi ai cantoni. Da canto loro, e nella misu-ra del possibile, i cantoni devono sforzarsi di risolvere da soli i loro compiti, senza richiedere costantemente l’aiuto della Confederazione. Solo in questo modo sarà possibile mantenere viva la fiamma del federalismo.

Si considera una federalista modello? Lei è Consi-gliera di Stato del Canton Vaud, è cresciuta in par-te a Zurigo e parla anche correntemente l’italiano.Parlare lo svizzero tedesco e l’italiano non significa ancora essere una federalista modello. Ma è vero che lo sono profondamente. La padronanza delle altre lingue nazio-nali mi permette di contribuire al funzionamento del fe-deralismo, in particolar modo nel quadro di conferenze intercantonali, che rivestono un’importanza sempre mag-giore. Quando si capisce la lingua e la cultura degli altri, non solo viene agevolato lo scambio, ma anche moderare una discussione è più facile. In quanto presidente della

«Penso io alle catastrofi in modo che le cittadine ed i cittadini possano dimenticarle.»

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PRIMO PIANO

Conferenza dei direttori forestali dei cantoni (CDFo) e del-la Conferenza dei direttori della caccia dei cantoni (CDC) ed in quanto vicepresidente della Conferenza governativa per gli affari militari, la protezione civile ed i pompieri (CG MPP) posso contribuire in modo concreto al funziona-mento del federalismo.

Lei è anche presidente della Conferenza dei Capi degli affari militari e della protezione della popo-lazione della Svizzera latina. Esiste una vera e propria unità latina per quanto concerne la prote-zione della popolazione? No. Attribuiamo una grande importanza al concetto di compatibilità e d’interoperabilità con la Svizzera tede-sca. Può succedere che, in alcuni casi specifici, la Svizze-ra latina costituisca un’alleanza. Questo ci permette di venire ascoltati nella Svizzera tedesca. È tuttavia anche logico che si ricerchi in primo luogo una maggior colla-borazione fra cantoni della stessa regione. E’ per noi più facile, in caso di catastrofe, integrare rapidamente dei contingenti inviati dal Vallese o da Ginevra piuttosto che dal Canton Argovia, e questo soprattutto per ragio-ni linguistiche. Non si tratta però di costituire una co-munità romanda nell’ambito della sicurezza, che non sarebbe poi compatibile con il resto del paese. Ciò è stato messo in evidenza dal «Sommet de la francopho-nie», il cui svolgimento è stato possibile grazie al soste-gno di alcuni cantoni svizzero tedeschi e dell’esercito. La Conferenza della Svizzera latina ha per unico scopo quello di risolvere i problemi specifici delle nostre regioni.

Ciò significa che i problemi variano da regione a regione?Presso le organizzazioni internazionali con sede a Ginevra hanno luogo regolarmente conferenze, alle quali parteci-pano un gran numero di capi di stato e di governo. Per poterne accogliere i partecipanti si fa spesso ricorso alle risorse del Canton Vaud, se non addirittura a quelle di tutta la Svizzera romanda, ciò che determina problemi di trasporto, alloggio e di sicurezza. Nella Svizzera tedesca ci si concentra invece soprattutto sull’asse del Gottardo. Ma al di là di queste specificità regionali lavoriamo tutti per la Svizzera.

In Svizzera si discute di una riforma dell’obbligo di prestare servizio. Molti paesi europei hanno recen-temente abolito l’obbligo di effettuare il servizio militare. Quale è la Sua opinione in proposito?Oggi non vi è più alcun tabù riguardo a questo soggetto. È tuttavia necessario riflettere: negli scorsi anni, l’esercito ha dovuto avviare troppe riforme che non sono mai state completamente portate a termine. Non possiamo per-metterci altri errori. Bisogna soprattutto chiedersi quale

tipo di difesa vogliamo per il nostro paese nel XXI secolo. Quali sono le minacce? Bisogna poi domandarsi se siamo pronti ad impegnarci a livello internazionale ed a condivi-dere alcune missioni difensive con dei partner. Una volta trovata la risposta a queste domande, potremo affrontare la questione dell’obbligo di prestare servizio.

Quale è la sua opinione rispetto all’obbligo per le donne di prestare servizio?Trovo positivo che le donne possano prestare servizio nel nostro esercito, se vogliono, ma sono contraria ad un vero e proprio obbligo. Una tale modifica potrebbe esse-re introdotta unicamente nel quadro di un obbligo gene-rale, unitamente alla possibilità di prestare servizio nell’e-sercito oppure in istituzioni civili. Prima di tutto dobbia-mo tuttavia sapere che cosa vogliamo fare del nostro esercito.

Lei pratica sport di combattimento: è stata cam-pionessa svizzera di Judo e pratica il Ju-Jitsu. Ne ha bisogno nel contesto maschile della politica di sicurezza?Judo significa «Via della cedevolezza». È una tecnica di combattimento destinata all’autodifesa nella quale si utilizza la forza dell’avversario. E questo può essere di grande aiuto in politica! Si ascolta, si osserva, si discu-te, ma si interviene qualora l’equilibrio venga rotto per tentare di ricrearlo. Ciò funziona perfettamente in un mondo di uomini. Non avrei mai intrapreso una carrie-ra politica se la lotta non mi piacesse almeno di tanto in tanto.

Signora de Quattro, La ringraziamo per l’intervista.

Intervista:Kurt Münger Capo Informazione UFPPPascal Aebischer Capo redattore «Protezione della popolazione», UFPP

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8 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

DOSSIER

Protezione contro un aumento di radioattività

Le radiazioni ionizzantiI gravi incidenti delle centrali atomiche giapponesi hanno generato un’ondata di preoccupazione e paura. Di quel fenomeno invisibile e difficilmente verificabile che è la radioattività si parla ormai ovunque. Ma che cos’è la radioattività? In che modo può danneggiare il nostro organismo, e come possiamo proteggerci? Una panoramica.

Come illustra la figura a p. 10, la radioattività è onnipre-sente. In fisica, la radioattività è il fenomeno per cui alcu-ne sostanze si trasformano senza l’intervento di fattori esterni, emettendo un tipo specifico di radiazione. Quan-do queste sostanze, chiamate anche radionuclidi, sono presenti in natura, la radioattività è detta naturale. Se i ra-dionuclidi sono invece il prodotto di reattori nucleari o ac-celeratori di particelle, si parla di radioattività artificiale.

Radiazioni alfa, beta e gamma Un atomo è formato da un nucleo, composto da protoni e neutroni, attorno al quale orbitano gli elettroni. Perché un nucleo sia stabile, è necessario un rapporto tra protoni e neutroni ben preciso. Se i protoni o i neutroni sono in eccesso, il nucleo è instabile e tende a trasformarsi in un nucleo stabile con emissione di una particella o di una ra-diazione. In generale, si distinguono le radiazioni di tipo alfa, beta e gamma:• Nel caso della radiazione alfa, il nucleo emette una co-

siddetta particella alfa. Questa è composta da due neutroni e due protoni, corrisponde cioè al nucleo di un atomo di elio. Durante il processo di decadimento si ottiene un nuovo nucleo, che possiede due neutroni e due protoni in meno rispetto al nucleo iniziale.

• Nel caso della radiazione beta, l’atomo emette una particella beta. Questa può essere composta da un elettrone con carica negativa. Un neutrone del nucleo instabile si trasforma cioè in un protone, emettendo nell’ambiente un elettrone. Con questo decadimento l’atomo aumenta il proprio numero atomico di una unità, trasformandosi nell’elemento che lo segue nella tavola periodica, mentre il numero di massa (vale a dire il numero di protoni e neutroni) rimane uguale.

• Un nucleo può rimanere instabile anche dopo aver emesso una particella alfa o beta. In tal caso può emettere un raggio gamma, che consiste in una po-tente radiazione elettromagnetica ad onde corte, per raggiungere uno stato stabile.

Misurazione in SievertPer indicare l’intensità di radiazione di una sostanza si utilizza il termine di attività. Questa viene misurata in Becquerel (Bq) e indica la quantità di radiazione che una data sostanza emette per decadimento (trasformazione nucleare) in un certo periodo di tempo. 1 Becquerel cor-risponde a un decadimento al secondo. Il lasso di tempo necessario al decadimento della metà dei nuclei di un ra-dionuclide è detto tempo di dimezzamento (o emivita). Questo è una proprietà costante e specifica per ogni nu-clide. Tuttavia, diversi nuclidi possono presentare tempi di dimezzamento molto differenti che vanno da 0,000 000 000 000 000 2 (2 x 10-16) secondi per il 8Be (berillio 8) a 2 000 000 000 000 000 000 (2 x 1018) anni per il 209Bi (bismuto 209).Per esprimere l’effetto di una radiazione sull’organismo umano, si utilizza il concetto di dose equivalente. Questa unità di misura tiene conto del fatto che i raggi alfa, beta o gamma hanno effetti diversi sull’organismo. Ogni tipo di radiazione viene ponderata mediante una grandezza fisi-ca, detta fattore di ponderazione. La dose equivalente si misura in Sievert (Sv) e si ottiene moltiplicando la dose as-sorbita per il fattore di ponderazione. Se l’organismo viene irradiato solo parzialmente, si tiene conto del fatto che non tutte le sue parti reagiscono alla radiazione allo stesso modo. Si parla cioè di fattore di ponderazione del tessuto. Moltiplicando la dose equivalente per il fattore di ponde-razione del tessuto, si ottiene la dose effettiva, anch’essa

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9PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

DOSSIER

espressa in Sievert. 1 Sievert corrisponde a 1’000 millisie-vert (mSv), 1 millisievert a 1’000 microsievert (µSv).

L’importanza della durata d’esposizionePer poter valutare correttamente gli effetti di una radia-zione sull’organismo umano, è importante sapere per quanto tempo questo è rimasto esposto. Per tale motivo, la dose accumulata viene generalmente misurata in Sie-vert per unità di tempo. La pericolosità della radiazione dipende inoltre da quale tessuto dell’organismo è stato esposto e a quale intensità.La radioattività è particolarmente pericolosa se assorbita in un breve periodo di tempo: alcune persone reagiscono già a poche centinaia di millisievert (mSv) con nausea e

vomito. I primi sintomi di una malattia da radiazione, che insorgono poche ore dopo l’esposizione, sono mal di te-sta, nausea e vomito. La dose di otto Sievert (8000 mSv) è sicuramente letale se assorbita in poco tempo: nel 1986, 47 membri delle squadre di soccorso intervenute in seguito all’incidente del reattore di Chernobyl sono morti dopo essere stati brevemente irradiati da una dose di 6000 mSv.Se assorbita su un arco di tempo più lungo, la radiazione risulta invece molto meno pericolosa. Al di sotto di una dose di 100 millisievert all’anno non è più possibile stabili-re statisticamente se un tumore è attribuibile alla radioat-tività: in questo ordine di grandezza, la patologia si con-fonde con gli altri tipi di tumore.

Dopo l’incidente nucleare di Fukushima nel marzo del 2011 si è dovuta misurare la radioattività su un gran numero di persone. Data la distanza, un problema che nel nostro paese non si è posto.

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10 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

DOSSIER

60,0 µSv 5,00 mSv

0,05 µSv

ZZZ

0,10 µSv 1,00 µSv

5,00 µSv1,20 µSv

1,00 µSv

10,0 µSv 77,0 µSv

390 µSv

20,0 µSv 1,00 mSv (1'000 µSv)

13,0 mSv 20,0 mSv

39,5 mSv 100 mSv 250 mSv

8,00 Sv (8'000 mSv)

2,00 Sv (2'000 mSv)

4,00 Sv (4'000 mSv)

Soglia di dose per infermità da radiazioni

Tabella delle intensità di dose

Dose annua massima(1,00 mSv)

(20 µSv) (100 mSv)

Dormire di fianco a qualcuno (8h)

Mangiare una banana

Lavorare per un anno di fronte ad uno schermo a tubo catodico

Radiografia dei denti

Fare un’escursione di un giorno nelle Alpi

Radiografia di un braccio

Volo Zurigo – New York

Radiazione di fondo sull’Altipiano svizzero (1 giorno)

Totale dei ponti verdi

Radiazione generata dal potassio 40 presente nel corpo umano (all’anno)

Radiografia dei polmoni

Valore limite per la popolazione (all’anno; radiazione non medica)

Fumare un pacchetto di sigarette al giorno (per un anno)

Valore limite per le persone professionalmente esposte a radiazioni

Totale dei punti blu Limite di rilevabilità di un tumore causato da radiazioni

Valore limite per le misure di pronto soccorso

Dose letale

Dose letale LD50 (tasso di mortalità del 50%)

SievertUnità di misura delle dose equivalente di radiazioneµSv: Mikrosievert / mSv: Millisievert (1’000 µSv = 1 mSv) / Sv: Sievert (1’000 mSv = 1 Sv)

Dose media assorbita da un cittadino svizzero in un anno

Per garantire la protezione della popolazione, la legge fissa dei valori limite. In Svizzera il valore limite per la popolazione è di 1 mSv all’anno (questo valore non in-clude tuttavia esami medici, radiazione terrestre e cosmica). Per i professionisti esposti a sorgenti radioat-

tive, il valore limite è di 20 mSv all’anno. Questi devono tuttavia portare un dosimetro durante i loro interventi e sottoporsi regolarmente a visite mediche. In media, ogni cittadino svizzero viene irradiato da una dose di 5,5 mSv all’anno. Questa include le radiazioni prove-

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11PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

DOSSIER

60,0 µSv 5,00 mSv

0,05 µSv

ZZZ

0,10 µSv 1,00 µSv

5,00 µSv1,20 µSv

1,00 µSv

10,0 µSv 77,0 µSv

390 µSv

20,0 µSv 1,00 mSv (1'000 µSv)

13,0 mSv 20,0 mSv

39,5 mSv 100 mSv 250 mSv

8,00 Sv (8'000 mSv)

2,00 Sv (2'000 mSv)

4,00 Sv (4'000 mSv)

Soglia di dose per infermità da radiazioni

Tabella delle intensità di dose

Dose annua massima(1,00 mSv)

(20 µSv) (100 mSv)

Dormire di fianco a qualcuno (8h)

Mangiare una banana

Lavorare per un anno di fronte ad uno schermo a tubo catodico

Radiografia dei denti

Fare un’escursione di un giorno nelle Alpi

Radiografia di un braccio

Volo Zurigo – New York

Radiazione di fondo sull’Altipiano svizzero (1 giorno)

Totale dei ponti verdi

Radiazione generata dal potassio 40 presente nel corpo umano (all’anno)

Radiografia dei polmoni

Valore limite per la popolazione (all’anno; radiazione non medica)

Fumare un pacchetto di sigarette al giorno (per un anno)

Valore limite per le persone professionalmente esposte a radiazioni

Totale dei punti blu Limite di rilevabilità di un tumore causato da radiazioni

Valore limite per le misure di pronto soccorso

Dose letale

Dose letale LD50 (tasso di mortalità del 50%)

SievertUnità di misura delle dose equivalente di radiazioneµSv: Mikrosievert / mSv: Millisievert (1’000 µSv = 1 mSv) / Sv: Sievert (1’000 mSv = 1 Sv)

Dose media assorbita da un cittadino svizzero in un anno

nienti da esami medici (circa 1,2 mSv/anno), radon e prodotti di decadimento (3,2 mSv/anno), nuclidi presen-ti nell’organismo umano (0,35 mSv/anno), radiazioni cosmiche (0,4 mSv/anno) e radiazioni terrestri (0,35 mSv/anno).

Tipi di esposizione alla radioattivitàLa radioattività può agire in tre modi sull’organismo umano:• Si parla di irradiazione esterna quando la persona si

trova a una certa distanza da una sorgente radioatti-va. Visto che il raggio d’azione delle radiazioni alfa e

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12 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

DOSSIER

beta è limitato (i raggi alfa si propagano nell’aria su una distanza di 5 cm; i raggi beta su una distanza che varia da pochi centimetri a 7 metri circa), l’irra-diazione esterna è causata soprattutto dai raggi gamma.

• Si parla di contaminazione quando una persona entra in contatto diretto con materiale contaminato, ad esempio con polvere radioattiva. La contaminazione è causata soprattutto dai raggi beta e gamma.

• Si parla d’incorporazione quando le sostanze radioatti-ve penetrano nell’organismo umano. L’incorporazione può avvenire attraverso le ferite, per inalazione o per ingestione di alimenti contaminati. In questo caso il pe-ricolo proviene soprattutto dai raggi alfa, che presenta-no un fattore di ponderazione di 20. Ciò significa che causano 20 volte più danni dei raggi beta o gamma.

Misure di protezioneIn caso di un livello di radiazione elevato, è necessario proteggersi per evitare l’irradiazione esterna, la conta-minazione o l’incorporazione. Se la sorgente radioattiva è nota, vanno innanzitutto adottate le misure seguenti:• Aumentare la distanza dalla sorgente radioattiva è una

misura di protezione molto efficace. Raddoppiare la distanza permette infatti di ridurre l’intensità di dose a un quarto. Se a 1 metro dalla sorgente si rileva un’in-tensità di dose di 1 mSv/ora, a 2 metri questa si riduce a 0,25 mSv/ora.

• In caso di nuclidi con un breve tempo di dimezzamen-to (da alcuni minuti ad alcuni giorni), si deve attendere prima di accedere alla zona. Infatti, dopo ogni emivita l’intensità di dose diminuisce della metà.

• Ci si può proteggere anche riducendo il tempo d’espo-

sizione presso la sorgente: se un’esposizione di un’ora comporta una dose di 1 mSv, la riduzione del tempo d’esposizione a 6 minuti limita la dose a 0,1 mSv.

• Una schermatura della sorgente può ridurre o addirit-tura assorbire completamente la radiazione. I raggi alfa vengono interamente assorbiti da un foglio di carta, mentre il vetro di una finestra scherma la mag-gior parte dei raggi beta. I raggi gamma possono in-vece essere solo indeboliti: un muro in calcestruzzo di uno spessore di qualche centimetro riduce l’intensità di dose dei raggi gamma solo della metà. Anche il piombo fornisce una protezione efficace contro i rag-gi gamma.

• Qualora l’aria fosse contaminata da polveri radioatti-ve, si devono evitare l’inalazione e il contatto con le ferite. Si raccomanda di indossare tenute e maschere di protezione.

L’adozione di misure volte a proteggere la popolazione è compito degli organi di condotta e delle forze d’interven-to. Se adottate per tempo, tali misure protettive permet-tono di ridurre danni e operazioni di decontaminazione.

Emmanuel EggerCapo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPP

Documentazione: Opuscolo «Radioattività e radioprote-zione», Ufficio federale della sanità pubblica

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DOSSIER

La misurazione della radioattività in Svizzera

Una complessa rete composta da diversi partnerPer proteggere la popolazione da un livello elevato di radioattività, è necessario un sistema di misurazione performante, come dimostrano i recenti avvenimenti di Fukushima Daiichi. La rete di misurazione della Svizzera è molto fitta e a prova di guasti. La costante disponibilità di dati costituisce infatti il presupposto per poter adottare misure di radioprotezione in caso d’incidente.

A livello europeo, la struttura delle reti di misurazione va-ria da un paese all’altro. Sebbene vi siano pochi standard, e malgrado la diversità delle modalità di pubblicazione dei dati relativi alla radioattività, la «European Radiologi-cal Data Exchange Platform» (EURDEP) costituisce una piattaforma pubblica che permette di rivelare la presenza di un’eventuale nube radioattiva ben prima che questa raggiunga il nostro paese.In Svizzera esiste una densa rete di misurazione della ra-dioattività, composta da un’organizzazione complessa di diversi sistemi gestiti da diversi operatori. Per maggiore chiarezza è possibile suddividere l’organizzazione di misu-razione in Svizzera nelle categorie seguenti: reti di misura-zione fisse, mezzi di misurazione mobili (posti d’allarme atomico, ossia PAT) e laboratori.

Reti separate per una maggiore sicurezzaLa Svizzera dispone di tre reti di misurazione con com-plessivamente 150 stazioni. La maggior parte di esse sono ubicate nei pressi delle centrali nucleari e dei confini nazionali. Le sonde installate attorno alle centrali nucleari sono gestite dall’Ispettorato federale della sicurezza nu-cleare (IFSN). La rete NADAM (Rete per l’allarme e la mi-surazione automatica delle dosi), che è anche la più am-pia, è invece gestita dalla CENAL (Centrale nazionale d’al-larme) e comprende 60 sonde distribuite sull’intero terri-torio nazionale. Come quelle dell’IFSN, le stazioni NA-DAM misurano l’intensità di dose ambientale in nanosie-vert all’ora (nSv/h).Le stazioni fisse della Svizzera hanno ovviamente misura-to la radioattività ad intervalli di 10 minuti anche durante

l’emergenza nucleare di Fukushima, ma non è stato rile-vato alcun valore superiore alla norma attribuibile all’inci-dente giapponese. Soltanto le stazioni molto sensibili dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) hanno ri-levato alcune tracce radioattive artificiali probabilmente attribuibili all’incidente nucleare di Fukushima Daiichi. I fil-tri di queste stazioni raccolgono gli aerosol (sospensione di particelle liquide e solide in un gas) che, a seconda del modello di sonda, vengono analizzati automaticamente o manualmente una volta alla settimana in laboratorio.La radioattività naturale in Svizzera oscilla, a seconda del luogo, fra gli 80 ed i 260 nSv/h. Soprattutto nell’arco alpi-no le stazioni misurano, a causa della particolare confor-mazione geologica e della maggiore radiazione cosmica, valori più elevati di quelli dell’Altipiano. I risultati delle mi-sure di tutte le stazioni fisse sono accessibili al pubblico sui siti internet dei rispettivi operatori.

Quando saltano le retiIn caso d’emergenza si impiegano mezzi di misurazione mobili, i cosiddetti posti d’allarme atomico (PAT), per completare o confermare i valori misurati dalle reti fisse. I primi valori misurati dai PAT sono già disponibili nel giro di un’ora. I PAT sono specialisti della polizia, dei pompieri e in parte anche delle guardie di confine appositamente istruiti e dotati di apparecchi manuali per misurare le dosi. Essi entrano subito in azione dopo un allarme lanciato dalla CENAL. Per valutare la situazione, la CENAL con-fronta i valori misurati dai PAT con i valori di riferimento locali da loro trasmessi più volte all’anno. I posti d’allarme atomico costituiscono quindi una ridondanza rispetto ai

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DOSSIER

dati provenienti dalle stazioni di misurazione fisse, e con-tribuiscono, grazie alla grande quantità di dati forniti, ad addensare la rete di misurazione.L’incidente di Fukushima ha dimostrato quanto sia im-portante questa ridondanza. I primi valori della radio-attività sono infatti stati trasmessi alle autorità giappo-nesi dalle squadre mobili poiché la rete fissa era stata gravemente danneggiata dal sisma e dal successivo tsunami. Le stazioni fisse fornivano inoltre valori trop-po elevati poiché erano state contaminate dalle fughe radioattive della centrale nucleare. Un grande vantag-gio dei PAT è la loro facilità di comunicazione. Se una stazione NADAM rileva valori inspiegabilmente elevati, è possibile inviare un PAT sul posto per eseguire misu-razioni di controllo ed accertare l’eventuale presenza di sorgenti radioattive nei dintorni, utilizzate ad esempio per controllare le saldature in un cantiere. La comuni-cazione diretta tra i PAT e la CENAL permette quindi di individuare la causa dei valori superiori alla norma e di ordinare tempestivamente le misure per proteggere la popolazione.

Una superficie pari alla città di Bienne in un’oraL’aeroradiometria è un ulteriore sistema di misurazione mobile. Nelle prime settimane dopo l’incidente di Fu-kushima, gli Stati Uniti si sono offerti di sorvolare il terri-

torio giapponese per tracciare una prima mappa delle regioni contaminate. In Svizzera la CENAL compie questi voli di misurazione con un elicottero Super Puma dell’e-sercito. L’elicottero sorvola ogni anno le centrali nucleari svizzere (rotazione annuale), i punti di riferimento dell’Ufficio federale della sanità pubblica (sorveglianza della radioattività naturale) e alcune rotte trasversali lun-go gli assi viari principali. Inoltre da ormai diversi anni la CENAL sorvola, una dopo l’altra, anche le città maggiori della Svizzera per misurare la cosiddetta radioattività di fondo. In questo modo, se sussiste il sospetto di un au-mento della radioattività basta sorvolare la regione inte-ressata e confrontare i valori misurati con la radioattività di fondo.I vantaggi dell’aeroradiometria rispetto alle misurazioni al suolo sono enormi. L’elicottero entra rapidamente in azione e può misurare in poco tempo la radioattività di una vasta superficie. È infatti in grado di sorvolare una superficie di oltre 20km2 in un’ora, indipendentemente dalla conformazione del territorio. Ciò corrisponde all’a-rea della città di Bienne. In Svizzera l’elicottero Super Puma può raggiungere qualsiasi luogo geografico sen-za scali e rifornimenti intermedi. I risultati dell’aerora-diometria vengono controllati già in volo per guadagna-re tempo, e rappresentati graficamente subito dopo l’atterraggio.

La rete di misurazione del Centro nazionale d’allarme (CENAL)

La rete di misurazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP)

Posto di allarme atomico

La rete di misurazione dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN)

Le reti di misurazione della Svizzera

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DOSSIER

Sempre pronti ad entrare in azioneIn Svizzera sono due le istituzioni con un picchetto di ra-dioprotezione. L’Institut de radiophysique (IRA) di Losanna è responsabile del picchetto per la Svizzera romanda; per il resto della Svizzera questa funzione è assunta dal Paul Scherrer Institut PSI. Le organizzazioni d’intervento posso-no mobilitare questi servizi di picchetto in diversi casi d’e-mergenza, per esempio quando un carico di pellet presen-ta una radioattività troppo elevata in dogana o quando un trasporto di sorgenti radioattive per scopi medici subisce un incidente. I picchetti di radioprotezione sono composti da specialisti che seguono una formazione continua e di-spongono di veicoli attrezzati come un laboratorio. La di-sponibilità immediata dei mezzi di misurazione permette di guadagnare tempo prezioso in caso d’emergenza.

Immensi sforzi per la decontaminazioneIn caso di una fuga effettiva o presunta di radioattività, la Svizzera dispone di tutta una serie di laboratori in grado di misurare i campioni prelevati direttamente dall’ambien-te o dai generi alimentari e dai foraggi. I laboratori tra-smettono i risultati alla CENAL che traccia una carta della situazione radiologica e sorveglia costantemente l’effica-cia delle contromisure di protezione. Alle analisi della ra-dioattività partecipano laboratori specializzati, i laboratori cantonali e il laboratorio NBC dell’esercito.

In Giappone è attualmente in corso un intenso program-ma di misurazione su vasta scala. Attorno alla centrale di Fukushima Daiichi è stata creata una rete di misurazione «a maglia stretta». Si tratta infatti di misurare la contami-nazione delle persone che risiedono o soggiornano nelle aree contaminate, nonché di scuole, istituzioni culturali, stazioni ferroviarie, aeroporti, centri commerciali, strade molto frequentate, mete turistiche, parchi giochi, aree di svago, piscine, lidi, ecc. Occorre inoltre controllare derrate alimentari come il riso, le foglie di tè, la carne, il pesce, i foraggi, nonché l’acqua di falda e di lago. Questa grande mole di lavoro è indispensabile per controllare l’efficacia delle misure di protezione adottate e definire con mag-giore precisione i confini dell’area di sbarramento. Un tale programma di misurazione costituisce il presupposto per decidere quali sono le regioni da decontaminare.Se si proietta la situazione attuale in Giappone sulla Svizzera, ci si rende immediatamente conto che il nostro paese avreb-be serie difficoltà a mettere in atto un simile programma; e ciò malgrado la qualità del nostro sistema di misurazione.

Flurin Simeonsost. Capo Informazione CENAL, UFPP

Per maggiori informazioni: www.cenal.ch

Il Super Puma in azione per la centrale nazionale d’allarme (CENAL).

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DOSSIER

Due progetti in corso

Evacuazioni su vasta scala in caso d’incidente nucleareFinora le misure d’emergenza in caso d’incidente presso una centrale nucleare svizzera contemplavano soprattutto la protezione in loco. Per tenere conto delle norme internazionali in materia di protezione d’emergenza e del comportamento che la popolazione assumerebbe in caso d’incidente nucleare, sono state riconsiderate le priorità. L’esigenza di elaborare piani d’evacuazione su vasta scala anche nei dintorni delle centrali svizzere è diventata più pressante dopo il disastro nucleare di Fukushima.

Rispetto a coloro che si trovano all’aperto, chi si trova in un rifugio antiatomico assorbe una dose radioattiva da 50 a 100 volte inferiore nella fase nube (durante il pas-saggio di una nube radioattiva) e 500 volte inferiore nella fase suolo (quando le sostanze radioattive si sono deposi-tate al suolo). La permanenza nel rifugio è quindi una mi-sura di protezione molto efficace in caso d’aumento della radioattività.Dopo un incidente in una centrale nucleare (CN) non si ha di solito il tempo di preparare ed equipaggiare i rifu-gi. La durata di permanenza nel rifugio è quindi limita-ta a un paio di giorni. Ma se sussiste un certo margine di tempo non è probabilmente giustificata un’occupa-zione dei rifugi quando basterebbe un’evacuazione preventiva per ridurre la dose assorbita dalla popola-zione.

Più libertà d’azioneConsiderati questi e altri aspetti, negli ultimi anni gli esperti in protezione d’emergenza si sono ripetuta-mente confrontati con la problematica dell’evacuazio-ne su vasta scala. Oggi l’«evacuazione preventiva» e la «permanenza in luogo protetto» sono considerate le principali misure di protezione d’emergenza. In caso d’incidente si può scegliere tra queste due opzioni. La scelta non si basa però su preferenze, bensì su una va-lutazione della situazione specifica. La libertà d’azione per la gestione di un incidente in una CN svizzera è

quindi aumentata (molto di più che all’estero, dove la «permanenza in luogo protetto» non viene prescritta mai o solo raramente).Questa maggiore libertà d’azione ha però anche un ro-vescio della medaglia. L’evacuazione su vasta scala è in-fatti un’operazione complessa che impegna a fondo gli organi di condotta e le forze d’intervento. Solo l’eva-cuazione della zona 1 attorno a una CN interessa già circa 25 mila abitanti (questo numero varia in funzione del luogo della CN). Se aggiungiamo anche la zona 2, si arriva rapidamente a centinaia di migliaia di abitanti. Purtroppo non vi è quasi nessuna esperienza, per lo meno in Svizzera, nel campo della pianificazione e dell’esecuzione di evacuazioni su vasta scala.Per elaborare le basi per la pianificazione e l’esecuzio-ne di evacuazioni su vasta scala, l’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP) ha avviato due progetti.

Progetto di ricerca con il Politecnico federale di ZurigoL’UFPP ha iniziato a collaborare con il Politecnico federale di Zurigo (PFZ) già nell’autunno del 2009. Presso il centro di competenza «Coping with Crises in Complex Socio-Economic Systems» varie cattedre del PFZ affrontano questioni interdisciplinari complesse. Lo scopo della col-laborazione tra UFPP e PFZ è simulare evacuazioni su va-sta scala con il computer per trarre informazioni sull’ese-

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DOSSIER

cuzione, sulla durata e sulle possibilità di controllo delle evacuazioni.I temi della ricerca del PFZ sono principalmente due: 1) Il software di simulazione MatSIM, finora utilizzato soprat-tutto per la pianificazione di trasporti, viene adattato, nel quadro di un progetto di ricerca triennale, per la simula-zione di evacuazioni. 2) Tramite ricerche bibliografiche, in-terviste a esperti e sondaggi si cerca di capire come si comporterebbe la popolazione durante un’evacuazione. Il comportamento previsto nonché i provvedimenti degli organi di condotta e delle forze d’intervento confluiscono a loro volta nella simulazione in modo che i risultati della ricerca si avvicinino progressivamente alla realtà.I primi risultati intermedi del progetto di ricerca mostrano che, in assenza di grossi intoppi, l’evacuazione preventiva della zona 1 e di parti della zona 2 potrebbe essere effet-tuata in circa mezza giornata. La maggior parte della po-

polazione si allontanerebbe autonomamente dalla zona pericolosa per soggiornare temporaneamente da parenti, amici o in residenze secondarie. Secondo gli studi dispo-nibili si prevede che la maggior parte della popolazione si comporterebbe in modo razionale anche durante l’eva-cuazione e che l’aumento del traffico sarebbe gestibile grazie alle ottime infrastrutture di trasporto della Svizze-ra. Gli organi di condotta e le forze d’intervento sarebbe-ro impegnati non solo a gestire il traffico, ma anche a evacuare, alloggiare e assistere gruppi di persone con esi-genze particolari. Qui s’intendono le persone con mobili-tà limitata (anziani, disabili), i pazienti di ospedali e di case di cura, i detenuti, ma anche i bambini che frequentano asili infantili e scuole elementari, ecc. Attualmente non sono ancora disponibili piani d’evacuazione per tutti que-sti gruppi di persone. La loro disponibilità è però fonda-mentale per la riuscita di un’evacuazione su vasta scala.

Gran parte della popolazione è in grado di abbandonare autonomamente le zone di evacuazione. Nell’immagine: abitanti del sud degli Stati Uniti si spostano dal Golfo del Messico verso nord per sfuggire all’uragano Katrina.

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DOSSIER

Elaborazione di diretti-ve per l’evacuazioneParallelamente al progetto del PFZ, finalizzato all’ac-quisizione di conoscenze di base sull’esecuzione e sulla durata delle evacua-zioni su vasta scala, è in corso un secondo proget-to che mira a elaborare di-rettive concrete per la pia-nificazione e l’esecuzione delle evacuazioni su vasta scala.L’«evacuazione preventi-

va» dovrebbe essere pianificata in anticipo poiché è con-siderata, insieme alla «permanenza in luogo protetto», una misura d’emergenza da adottare nelle prime ore dopo un incidente nucleare. Nell’ordinanza rimaneggiata sulla protezione d’emergenza, entrata in vigore all’inizio del 2011, l’UFPP è stato quindi incaricato di elaborare le direttive per l’evacuazione che dovranno mettere in atto i Cantoni. L’UFPP ha avviato, in collaborazione con i Canto-ni e altri partner attivi nella protezione d’emergenza, un progetto per l’elaborazione di queste direttive. Nel frat-tempo le discussioni sull’ottimizzazione della protezione d’emergenza (gruppo di lavoro «IDA NOMEX», vedi ri-quadro) non vertono più solo sulle direttive per l’evacua-zione preventiva della zona 1, ma anche sulle evacuazioni dopo fughe radioattive e sulle evacuazioni della zona 2.

Verso una protezione ottimaleEntrambi i progetti rappresentano un passo importante verso l’opzione «evacuazione preventiva» in caso d’inci-dente in una CN svizzera. I partner attivi nel campo della

protezione d’emergenza dovranno però adoperarsi affin-ché i piani d’evacuazione vengano applicati in modo effi-cace in caso d’incidente. Con ciò non s’intende abbando-nare l’opzione «permanenza in luogo protetto», che in certi casi presenta indiscutibili vantaggi per la protezione della popolazione. Si tratta piuttosto di aumentare la li-bertà d’azione degli organi di condotta che, in funzione dello scenario, potranno scegliere tra «evacuazione pre-ventiva» e «permanenza in luogo protetto» per garantire una protezione ottimale della popolazione.

Stephan Zellmeyer Collaboratore scientifico Strategia di protezione della popolazione, UFPP

IDA NOMEXIn seguito al disastro nucleare del Giappone, il 4 maggio 2011 il Consiglio federale ha deciso di sotto-porre a una verifica le attuali misure giuridiche e or-ganizzative nel campo della protezione d’emergen-za. A tal fine è stato creato un gruppo di lavoro interdipartimentale per la verifica delle misure di protezione d’emergenza in caso di eventi estremi in Svizzera (IDA NOMEX). Entro l’autunno del 2011 questo gruppo di lavoro presenterà al Consiglio fe-derale un rapporto sulle eventuali modifiche delle basi legali in materia di protezione d’emergenza. I Dipartimenti competenti provvederanno alle modifi-che necessarie nel corso del 2012.

Un esempio di zona d’evacuazione presa in esame da un’indagine del Politecnico federale di Zurigo.

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DOSSIER

Decontaminazione

Diversi metodi, ma nessun rimedio miracoloso Mentre la decontaminazione delle persone è un procedimento relativamente semplice – spesso basta togliersi i vestiti contaminati e lavarsi accuratamente – la decontaminazione di un terreno più vasto, di una città o di un intero territorio si rivela più complessa ed onerosa. L’impresa diventa pressoché impossibile se, come nel caso di Fukushima, a dover essere decontaminato è un territorio di svariati chilometri quadrati, il cui livello di radioattività è oltre cento volte superiore alla norma.

In seguito all’incidente avvenuto a Chernobyl nel 1986, il problema della decontaminazione di un territorio dopo un incidente radiologico ha preoccupato la totalità dei paesi europei. Gli ultimi 25 anni hanno visto la pubblica-zione di centinaia di studi sull’argomento. Il programma EURANOS («European approach to nuclear and radiologi-cal emergency management and rehabilitation strate-gies»), che fa parte di un progetto di ricerca dell’Unione europea, ha pubblicato un manuale relativo alla deconta-minazione di zone abitate in seguito ad un incidente ra-diologico. Vi sono presentate 59 misure applicabili nell’imminenza o in seguito ad un tale avvenimento.

Misure urgenti e di ripristinoUn primo gruppo di misure d’urgenza menzionate nel manuale è destinato ad essere applicato immediatamente dopo l’incidente: ne fanno parte il soggiorno protetto (se possibile in un rifugio o in una cantina), l’evacuazione precauzionale, il ricorso a delle compresse allo ioduro di potassio oppure semplicemente l’utilizzo di maschere per la protezione delle vie respiratorie. Si consiglia inoltre di chiudere porte e finestre, spegnere impianti di ventilazio-ne e climatizzazione, utilizzare un aspirapolvere come fil-tro dell’aria e di ricoprire gli oggetti di valore prima di de-porli in luogo protetto.Nella fase successiva, la cosiddetta fase di ripristino, si tratta di proteggere la popolazione limitandone l’acces-so alla zona sinistrata. Le misure vanno adattate alla gravità della situazione e ai pericoli che ne derivano. Il manuale propone un ventaglio di misure possibili, fra l’altro l’evacuazione provvisoria o definitiva delle zone residenziali. L’accesso a zone inabitate può essere limi-tato o interamente proibito. Per ragioni economiche,

l’accesso a zone industriali può essere dato per un pe-riodo limitato a personale scelto. Il manuale valuta in parte l’efficacia delle misure proposte, premettendo tuttavia che queste avranno effetto solo se adottate in modo accurato e rapido.

Decontaminazione di edifici …Anche la decontaminazione degli edifici prevede un ampio ventaglio di misure, caratterizzate da diversi gradi di com-plessità ed efficacia. Queste vanno dal semplice lavaggio con getto d’acqua, ciò che permette una riduzione della contaminazione di circa 25%, alla pulizia dei tetti con spaz-zole (50–85%), alla sabbiatura delle pareti (75–90%), alla pulizia di tetti e pareti con getto d’acqua fredda ad alta pressione (35–80%) oppure alla pulizia dei tetti con getto d’acqua calda ad alta pressione (50–85%). Altre misure ef-ficaci sono la sostituzione del tetto (100%) o la demolizio-ne dell’immobile (100%). È anche possibile trattare le pare-ti con una soluzione di nitrato ammonio (25–50%) e levi-gare le pareti in legno (35–60%).La decontaminazione concerne anche l’interno delle abi-tazioni: in questo ambito si tratta innanzitutto di aspirare la polvere (80–90%), di lavare (35–65%) o di effettuare una pulizia approfondita (fino a 90%). Nel caso di una contaminazione più importante o se si vuole effettuare una decontaminazione completa, è necessario rimuovere le superfici entrate in contatto con la radiazione (rivesti-menti dei muri, tappezzerie, tappeti) e eliminare mobili ed altri oggetti.

… e dell’ambiente circostanteLa decontaminazione non si limita tuttavia agli spazi resi-denziali e lavorativi, ma include l’ambiente circostante. Nel

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DOSSIER

caso di superfici esterne dure, come ad esempio le strade, esistono diversi metodi di decontaminazione: anche in questo caso è possibile aspirare la polvere (50–65%), lavare le superfici con un getto d’acqua (50–75%) o con un’idropulitrice (65–85%), capovolgere la pavimentazione o addirittura sostituirla (100%).L’ambiente non è però prevalentemente costituito da su-perfici dure, bensì da terra e vegetazione. Per la deconta-minazione della vegetazione, il manuale prevede le misu-re seguenti: tagliare l’erba (50–90%), raccogliere le foglie (50–90%), rimuovere piante ed arbusti (50–90%), taglia-re e eliminare alberi ed arbusti (50–98%). Un intervento ben più importante è l’eliminazione dello strato superiore di un terreno, si tratti di 1 cm (65–90%) o di 5 cm (90–95%). Il terreno contaminato può anche essere ricoperto con uno strato di terra pulita o di asfalto oppure rivoltato a diverse profondità. Va tuttavia specificato che questi tipi d’intervento si addicono soprattutto a piccole superfi-ci come singoli giardini o parchi giochi.Infine, il manuale propone diverse misure per la decon-taminazione delle superfici metalliche o plastiche: un lavaggio con sostanze chimiche di superfici metalliche (50–100%), un trattamento ultrasonico con decontami-nazione chimica (90–99%) oppure il lavaggio con sostanze chimiche di superfici plastiche o plastificate (90–99%). L’impiego di pasta polimera (75–97%) su su-perfici metalliche ha la stessa efficacia della pulizia elet-trochimica (fino a 100%).

I limiti della decontaminazioneTutti questi metodi di decontaminazione hanno tuttavia i loro limiti. Nella zona evacuata in seguito all’incidente di Fukushima è stata rilevata una contaminazione di oltre 3 000 000 Bq/m2, vale a dire più di cento volte oltre la norma. Anche adottando una delle misure menzionate, che avrebbe consentito l’eliminazione del 50–90% della contaminazione, il terreno nella zona di Fukushima ha continuato ad indicare valori 50 volte superiori alla nor-ma. Ciò significa che l’unica misura di decontaminazione efficace consiste nell’eliminazione dello strato superiore del terreno, nella demolizione degli immobili e nello smal-timento di tutto questo materiale radioattivo. In questo modo si accumulerebbero però 50 milioni di metri cubi di scorie, i quali dovrebbero in seguito essere smaltiti al prezzo di 100 000 franchi al metro cubo. Una soluzione non sostenibile economicamente. Rimane pertanto solo lo sbarramento dell’area contaminata e il trasferimento della popolazione verso altre zone.

Emmanuel Egger Capo questioni nucleari, LABORATORIO SPIEZ, UFPPDocumentazione: EURANOS: «Generic Handbook for As-sisting in the Management of Contaminated Inhabited Areas in Europe following a Radiological Emergency» V1.0, May 2007

Per maggiori informazioni: www.euranos.fzk.de

In agosto del 2011 un impiegato comunale di Fukushima allontana del terriccio radioattivo da un’aiuola di un cortile scolastico.

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COOPERAZIONE

Un primo bilancio

Nuovo Stato maggiore federale NBCN per la gestione di emergenze e crisiAll’inizio dell’anno è entrata in vigore l’Ordinanza sull’organizzazione di interventi in caso di eventi NBC e di catastrofi naturali. Essa prevede in particolare l’istituzione dello Stato maggiore federale NBCN (SMF NBCN). Questo, composto dai direttori degli uffici federali competenti e dai rappresentanti dei Cantoni e dell’esercito, coordina in caso d’evento i provvedimenti e prepara le basi decisionali per il Consiglio federale. Dopo l’incidente nucleare di Fukushima e alcuni workshop è stato tracciato un primo bilancio del suo operato.

La Centrale nazionale d’allarme (CENAL), una divisione dell’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP), costituisce il nucleo permanente dello SMF NBCN. È incaricata di raccogliere, analizzare e presentare infor-mazioni rilevanti per la protezione della popolazione e funge quindi da organo d’allerta per lo Stato maggiore federale. In caso d’evento, informa la presidenza dello Stato maggiore federale e convoca i suoi membri. Essen-do sempre pronta a reagire, essa è inoltre responsabile di ordinare le misure immediate per proteggere la popola-zione (in gergo tecnico si parla di fase di «gestione dell’e-mergenza»). Di qui le decisioni riservate, ossia i precisi criteri che la legittimano a dare l’allarme alla popolazione e a ordinare le misure di protezione.Con la convocazione dello SMF NBCN inizia la seconda fase della gestione dell’evento: la «gestione della crisi». Questa fase è finalizzata a limitare le conseguenze dell’e-vento, ripristinare le funzioni vitali della società e a favori-re il ritorno alla normalità. A seconda della gravità dell’e-vento, può durare da pochi giorni a più settimane o mesi.Oltre al suo ruolo nella gestione dell’emergenza, la CENAL funge anche da nucleo dello Stato maggiore federale affinché la gestione dell’emergenza e la gestione della crisi siano coordinate in modo ottimale da un’unica istitu-zione. Essa è quindi responsabile dell’istituzione e dei pre-parativi dello Stato maggiore federale già in tempi nor-mali. Per istituirlo definitivamente ci vorranno ancora tre anni (2014).

Prima riunione durante l’emergenza FukushimaLo Stato maggiore federale è già entrato in azione per la prima volta lo scorso maggio per valutare le conseguenze dell’incidente nucleare di Fukushima sulla Svizzera e coor-dinare gli eventuali provvedimenti. Visto che non sussiste-va alcun pericolo diretto per la Svizzera, si è poi deciso di non impiegare l’intero SMF NBCN, ma solo il comitato NBCN ampliato per compiere un’analisi complessiva dell’e-vento e documentare le misure adottate dai vari organi, così da fare il punto sui lavori in corso ed evitare doppioni. La CENAL ha seguito ininterrottamente l’emergenza per dieci giorni consecutivi, ha fornito consulenza in materia di

radioattività e informazioni univoche agli organi federali coinvolti e ha contribuito a informare la popolazione (vedi pag. 26).

Elaborazione di strategie per gestire gli eventiEsperienze fatte in Svizzera e all’estero dimostrano che nelle società altamente interconnesse le catastrofi causa-no spesso, per l’effetto domino, molti effetti collaterali e secondari. Anche il terremoto del Giappone conferma questo riscontro. Il sisma e il conseguente tsunami hanno non solo devastato intere regioni costiere, ma anche dan-neggiato numerose centrali nucleari innescando una serie d’incidenti nucleari. Inoltre i guasti ai sistemi di telecomu-nicazione hanno reso estremamente difficile la gestione di tutte queste emergenze. Le autorità giapponesi hanno dovuto affrontare più compiti nello stesso tempo: assiste-re migliaia di evacuati, stabilizzare le centrali nucleari, ri-pristinare le aree distrutte, limitare gli effetti della radioat-tività ed evitare una penuria di elettricità.Per gestire simili scenari bisogna considerare sin dall’inizio tutte le possibili conseguenze e adottare tempestivamen-te le contromisure necessarie. Nel mese di luglio lo SMF NBCN ha quindi organizzato per la prima volta un wor-kshop per discutere questi aspetti. Esperti di tutti gli or-gani competenti hanno valutato le possibili conseguenze di determinati scenari e definito le relative procedure da seguire. Lo scopo di queste discussioni è formulare una strategia di gestione interdipartimentale che possa servire da linea guida in caso d’evento e che definisca le misure da adottare già nella prima fase dell’evento.L’approccio interdisciplinare dello SMF NBCN permette di coinvolgere nelle discussioni anche organi non diretta-mente competenti, in modo che sappiano come procede-re nel caso vengano loro affidati dei compiti. Diventano inoltre più chiare le interazioni tra i diversi settori operati-vi. Durante il workshop estivo è stato formulato un primo progetto per la strategia di gestione di un incidente nu-cleare in Svizzera, che descrive le varie problematiche molto più in dettaglio dei piani d’intervento vigenti. Que-sti si limitano infatti alle procedure da seguire nelle prime ore e alla gestione delle conseguenze dirette dell’evento.

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22 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

COOPERAZIONE

Primo bilancio dell’operato dello SMF NBCNDalle esperienze finora fatte si possono dedurre tre fattori che permetteranno allo SM NBCN di gestire in modo più efficiente grosse catastrofi in Svizzera.In primo luogo le strategie di gestione degli eventi devo-no essere sviluppate insieme a tutti gli organi competenti. Per gestire eventi complessi è importante che i cardini della strategia di gestione siano ben definiti. Occorre ana-lizzare gli scenari già in tempi normali per stimare le pos-sibili conseguenze e definire le misure immediate da adottare in caso d’evento. Nello SMF NBCN deve quindi confluire il know-how di tutti gli organi competenti.In secondo luogo gli organi che prendono le decisioni de-vono essere ben integrati e informati. I piani d’intervento sono efficaci soltanto se gli organi decisionali e i rispettivi collaboratori conoscono almeno i loro punti principali. Al-trimenti si corre il rischio di agire in modo improvvisato e di sprecare tempo e risorse per mettersi d’accordo su come procedere.

In terzo luogo bisogna definire un ordine di priorità per le attività dello Stato maggiore federale. Le risorse per orga-nizzare ed eseguire i diversi lavori sono infatti limitate. D’intesa con tutti gli organi competenti si dovrà quindi decidere secondo quale ordine di priorità eseguire i lavori, analizzare gli scenari ed elaborare le strategie. L’esercizio SEISMO 12 e l’esercizio della rete integrata per la sicurez-za 14 permetteranno di raccogliere nuove esperienze nel campo dei preparativi e delle strategie di gestione degli eventi.

Alain Vuitel Capo della Centrale nazionale d’allarme (CENAL), UFPPe Capo dello Stato maggiore NBCN

Segreteria generale

CSG

cell cond cell cond

UFUFUF

Informazione

CaF

Dipartimento competente

Consiglio federale

UF

cell cond

cell cond

cell cond

CantoneSMCC

Vie di servizio

UF Ufficio federaleCaF Cancelleria federaleS info Servizio informazioniCSG Conferenza dei segretari generali

Nucleo permanentedello SMF-NBCN

UF

S In

fo

Cancelleria dello Stato

Lo Stato maggiore federale NBCN riunisce altorno a un unico tavolo i rappresentanti dei Cantoni e degli organi federali competenti, coordina le misure a livello federale e prepara le basi decisionali per il Consiglio federale.

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23PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

POLITICA

Rapporto del Consiglio federale

Nuova strategia per la protezione della popolazione e la protezione civileModifiche al modello dell’obbligo di prestare servizio, la creazione di basi intercantonali dotate dell’e-quipaggiamento necessario ed una migliore collaborazione fra Confederazione e Cantoni: questi i punti cardinali della Strategia della protezione della popolazione e della protezione civile 2015+. Un gruppo di lavoro eterogeneo ha elaborato il relativo rapporto.

La protezione della popolazione deve essere sviluppata in vista di sfide future. In quest’ottica, un gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Confederazione, dei Cantoni e delle organizzazioni partner ha elaborato, sotto la direzione del Consigliere di Stato urano Josef Dittli, un rapporto sulla Strategia della protezione della popolazio-ne e della protezione civile 2015+.

Protezione della popolazioneIl sistema integrato della protezione della popolazione con le organizzazioni partner polizia, pompieri, sanità pubblica, servizi tecnici e protezione civile si è rivelato ef-ficace, per cui verrà mantenuto invariato, ad esempio per quanto attiene alla sostanziale competenza dei cantoni e alla collaborazione con l’esercito. Il sistema va comunque perfezionato in vista di sfide future, e, in particolare, orientato maggiormente alla gestione di situazioni d’e-mergenza e di catastrofi naturali e tecnologiche.Qui di seguito i nuovi elementi e le misure oggetto di un esame approfondito:• Rafforzamento del coordinamento tra le diverse orga-

nizzazioni partner a livello svizzero• Interoperabilità garantita in virtù di modernizzazione

ampliamento dei sistemi tecnici comuni, in particolare dei sistemi d’allarme e d’informazione, e delle infra-strutture di comunicazione fail-safe.

• Designazione degli organi di contatto a livello federale e cantonale per la gestione delle attività quotidiane e degli eventi

• Definizione delle sinergie fra le organizzazioni partner• Adattamento del sistema dell’obbligo di prestare servi-

zio al fine di creare un servizio civile alternativo nella protezione civile, presso i pompieri, nella sanità pubbli-ca o nei servizi sociali

Protezione civileLa situazione è simile nell’ambito della protezione civile: l’ultima riforma ha dato ottimi risultati e molti elementi dimostratisi validi verranno mantenuti, come ad esempio l’organizzazione federalista, la sostanziale competenza dei Cantoni e la salvaguardia del valore delle costruzioni di protezione esistenti. Anche la protezione civile deve tuttavia essere perfezionata, di modo da poter svolgere efficacemente i propri compiti all’interno del sistema inte-grato.Qui di seguito i nuovi elementi e le misure prese in consi-derazione:• Verifica e adattamento degli effettivi con l’obiettivo di

ridurre gli attuali e soprattutto di abolire la riserva• Creazione di basi d’appoggio intercantonali dotate di

specialisti e materiale specializzato• Perfezionamento dell’interoperabilità mediante defini-

zione di standard comuni nei settori condotta, istru-zione e materiale

Si prevede che il rapporto possa essere sottoposto per consultazione a Cantoni, partiti ed associazioni interessa-te nell’autunno 2011. Tenuto conto delle relative prese di posizione, il rapporto dovrebbe venire approvato all’inizio del 2012 dal Consiglio federale e parallelamente anche dalla Conferenza governativa per gli affari militari, la pro-tezione civile e i pompieri (CG MPP). Il rapporto sarà in se-guito sottoposto al Parlamento, dopodiché potranno es-sere elaborate le strategie di attuazione.

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POLITICA / NOVITÀ DELL’UFPP

Informazione del Consiglio federale

Una condotta più efficiente in materia di politica di sicurezza Il Consiglio federale ha reimpostato l’organizzazione della propria condotta in materia di politica di sicurezza. L’Organo direttivo in materia di sicurezza viene focalizzato su un nucleo di lavoro e lo Stato maggiore della Giunta del Consiglio federale in materia di sicurezza viene sciolto.

L’Organo direttivo in materia di sicurezza viene sciolto e sostituito da un nucleo di lavoro, costituito dal segretario di Stato del Dipartimento federale degli affari esteri DFAE e dai direttori del Servizio delle attività informative della Confederazione SIC e dell’Ufficio federale di polizia fedpol. L’incarico del nucleo di lavoro Sicurezza è costitu-ito soprattutto dal monitoraggio e dalla valutazione della situazione, nonché dalla detezione tempestiva delle sfide nel campo della politica di sicurezza. Il nucleo di lavoro Sicurezza deve fondamentalmente analizzare la situazio-ne nel campo della politica di sicurezza ed eventualmen-te inoltrare proposte alle Giunte del Consiglio federale competenti. Il lavoro del nucleo Sicurezza riceve il soste-gno amministrativo e materiale da un gruppo di coordi-namento interdipartimentale costituito da un rappresen-tante per ogni ufficio effettivamente coinvolto.

SM GSicLo Stato maggiore della Giunta del Consiglio federale in materia di sicurezza (SM GSic) è nato dall’organo di coor-

dinamento del Servizio delle attività informative della Confederazione, costituito dal coordinatore delle infor-mazioni, dall’Ufficio per l’analisi della situazione e la de-tezione tempestiva e dal segretariato. Il compito dello SM GSic non aveva soltanto funzioni di segretariato, ma per esempio anche quella di gestire l’elaborazione di pia-nificazioni preventive. Quest’organizzazione non era in grado di rispondere alle elevate aspettative relative alla formazione e doveva quindi essere snellita al punto da potersi integrare nelle altre strutture su cui appoggiarsi per il lavoro da svolgere.Le pianificazioni preventive finora gestite dallo SM GSic verranno allestite anche in futuro, ma sotto la direzione dell’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP, del settore del Dipartimento della difesa oppure del SIC. Rapporti chiave particolari saranno in futuro alle-stiti unicamente su esplicito desiderio delle Giunte del Consiglio federale oppure del nucleo di lavoro Sicurezza, che a seconda della situazione designerà chi ne assume-rà la direzione.

Protezione NBC

Il LABORATORIO SPIEZ sostiene il CICRIl LABORATORIO SPIEZ, l’Istituto nazionale per la protezione NBC, fungerà da laboratorio di riferimento per il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).

Secondo un contratto quadro firmato nel mese di giugno 2011, il LABORATORIO SPIEZ dell’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP sostiene il CICR nello sviluppo di capacità tecniche e operative necessarie per gestire eventi nucleari, radiologici, biologici e chimici con cui l’organizzazione umanitaria potrebbe essere confron-tata durante i suoi interventi. La competenza analitica del Laboratorio è in grado in qualsiasi momento di offrire a breve termine un sostegno al CICR e, se richiesto, di invia-re degli esperti direttamente sul terreno.

Questo impegno si aggiunge alle già numerose attività a livello internazionale degli esperti di Spiez, inclusi un labo-ratorio di fiducia realizzato nell’ambito della Convenzione sulle armi chimiche, e interventi nell’ambito dell’aiuto of-ferto in seguito a conflitti e catastrofi.

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NOVITÀ DELL’UFPP

Personale dell’UFPP

Nuovo capo della Divisione Infrastruttura

Il Capo del DDPS, Consi-gliere federale Ueli Mau-rer, ha nominato Peter Wüthrich nuovo capo del-la divisione Infrastruttura dell’Ufficio federale della protezione della popola-zione (UFPP). Il cinquan-tenne ingegnere elettro-nico con formazione com-plementare di manager

(EMBA) lavora presso l’UFPP dal 2005, ultimamente come capo della sezione Sistemi telematici. Egli è subentrato a Philippe Giroud, andato in pensione il 1° luglio 2011.La divisione Infrastruttura è responsabile soprattutto di sal-vaguardare il valore dell’infrastruttura di protezione, di valu-tare, acquistare e mettere a disposizione il materiale di pro-tezione civile standard e conforme ai vari tipi di costruzione e di coordinare i progetti nel campo dei sistemi d’allarme e telematici ad uso delle autorità e delle organizzazioni attive nel campo del salvataggio e della sicurezza (AOSS).

Protezione dei beni culturali

Nuove «Prescrizioni per la documentazione di sicurezza»Il 1° gennaio 2012 entreranno in vigore le nuove «Pre-scrizioni sulla concessione di sussidi federali per l’allesti-mento della documentazione e delle copie di sicurezza nel settore della protezione dei beni culturali». Le vec-chie prescrizioni del 1985 sono state rielaborate nell’am-bito di una revisione durata circa due anni.Grazie alla partecipazione di diversi enti cantonali, altri Uffici federali e varie istituzioni culturali sono state re-datte nuove prescrizioni di più facile consultazione e fi-

nalizzate a una maggiore qualità delle documentazioni e delle copie di sicurezza. Dato che l’adozione delle misure di protezione dei beni culturali è fondamentalmente un compito dei Cantoni, la sezione PBC dell’UFPP ha deciso di informare in anticipo e in dettaglio gli organi cantona-li responsabili. Nell’agosto 2011 sono stati pertanto or-ganizzati due incontri informativi a Basilea e Losanna. Il tema è trattato anche nel numero 18 della rivista «Fo-rum PBC» (pag. 38).

Istruzione

Nuovo personale insegnante della protezione civileLa protezione civile dispone di nuovo personale insegnan-te. Il 17 giugno a Schwarzenburg è stato consegnato il di-ploma a quattordici istruttori a tempo pieno e a quattro istruttori a tempo parziale.Diploma federale di istruttore della protezione civile: Albe-verio Christian (datore di lavoro: Regione Bellinzonese), Dur-scher Christian (LU), Ess Christian (BABS), Facchini Aldo (Re-gione Lugano Città), Gerber Andreas (BL), Jenni Christoph (BS), Kümin Michael (LU), Monn Peter (SG), Reifler Patrick (ZH), Schweizer Simon (BABS), Turuvani Nicolas (NE), Utzin-ger Stefan (ZH), Wipfli Peter (BS), Zurbrügg Peter (BE)

Certificato di istruttore della protezione civile a tempo parziale: Burgherr Dominic (BE), Gilliéron Lu-cien (BE), Ineichen Michel (Regione Mendrisiotto), Schär-Bollhalder Praxedis (SG)

I neodiplomati.

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NOVITÀ DELL’UFPP

Incidente nella centrale nucleare di Fukushima

La Centrale nazionale d’allarme in azioneDurante l’emergenza giapponese la Centrale nazionale d’allarme (CENAL) è rimasta operativa 24 ore su 24 per dieci giorni consecutivi. La sua priorità era proteggere i cittadini svizzeri, in Svizzera e in Giappone.

Le immagini dello tsunami che venerdì 11 marzo 2011 ha in-vestito il Giappone sono rimaste impresse nella memoria di tutti. Barche, automobili e case sono state spazzate via come fuscelli dall’onda gigante. Strade e ponti sono stati inondati, intere regioni sommerse.La CENAL è entrata in azione in seguito a una notifica in-ternazionale di terremoto. In questi casi la prima doman-da che si pongono i membri del servizio di picchetto della CENAL è se non vi siano centrali nucleari nella zona colpi-ta dal terremoto? Per il Giappone questa domanda era ovviamente superflua. Solo sulla costa orientale del Giap-pone quel giorno erano in funzione più di dieci centrali nucleari. È stato quindi creato subito un nucleo di stato maggiore, composto da esperti nei settori della radioatti-vità, dell’informazione e dell’analisi della situazione, la cui priorità era raccogliere informazioni attendibili sull’even-to, in modo da poter informare tempestivamente la po-polazione e i partner sia in Svizzera che in Giappone. Le autorità giapponesi hanno comunicato che era entrata in azione l’organizzazione di soccorso e che erano state di-sattivate tutte le centrali nucleari.Il venerdì sera, dopo un inserimento dei dati nella presenta-zione elettronica della situazione (PES) e una breve informa-zione sulla situazione in Giappone sul sito www.cenal.ch, i computer della CENAL sono stati spenti. Dopo un’intensa settimana di esercizi e corsi di stato maggiore (la CENAL svolge tre volte l’anno una formazione di stato maggiore), il riposo di fine settimana è stato più che meritato.

Esplosione nella centrale nucleareMa il sabato mattina vi è stata un’esplosione nella centra-le nucleare di Fukushima Daiichi che ha costretto il nucleo di stato maggiore della CENAL a riunirsi d’urgenza. A questo punto era chiaro che l’emergenza sarebbe durata a lungo. Per garantire la permanenza a turni, una parte dei collaboratori della CENAL è stata mandata a casa. Pa-recchie le domande rimaste in sospeso: quali erano le in-formazioni davvero affidabili? Sussisteva un pericolo per la popolazione svizzera? Quali partner contattare? Quali informazioni comunicare ai diversi partner e alla popola-zione?La domenica, le incertezze aumentavano ulteriormente. I media riportavano notizie su problemi in diverse centrali nucleari giapponesi. Circolavano informazioni contrad-dittorie non solo sulla centrale di Fukushima Daiichi, ma

anche sulle centrali Fukushima Daini, Tokai, e Onagawa. Si parlava di incendi in impianti chimici e di guasti ai si-stemi di comunicazione. Non c’era ancora alcuna infor-mazione ufficiale rilasciata dagli enti internazionali, come l’«International Atomic Energy Agency» (IAEA). Il fuso orario rendeva inoltre difficile la comunicazione tra i di-versi partner. Visto che fra il Giappone e la Svizzera vi sono otto ore di differenza, era possibile comunicare so-prattutto durante la notte e nelle prime ore del mattino. Con i partner nazionali si comunicava invece durante le ore normali d’ufficio, anche se la compagnia aerea Swiss chiedeva un aggiornamento sulla situazione alle tre di notte per poter pianificare i voli della giornata.La CENAL doveva quindi garantire una permanenza di 24 ore su 24. Le cattive notizie non sono cessate nei giorni successivi. Lunedì mattina si è verificata una seconda esplosione nella centrale di Fukushima Daiichi a causa di una perdita di pressione. Stavolta le prime informazioni sono giunte alla CENAL attraverso i canali ufficiali, ma erano alquanto frammentarie e in lingua giapponese. La CENAL è stata contemporaneamente sommersa da domande da parte dei media, soprattutto da quelli presenti in rete e dalle emittenti radiofoniche svizzere. Martedì è stata convoca-ta la sezione Informazione dello stato maggiore del Con-siglio federale CENAL per rispondere a tutte queste do-mande.La terza esplosione, verificatasi il 15 marzo e seguita da un incendio in una vasca di raffreddamento contenente barre di combustibile esaurite, ha causato una fuga radio-attiva superiore a quelle precedenti. La radioattività ha in-fatti raggiunto picchi di 12 microsievert all’ora (msV/h) nella zona della centrale di Fukushima Daiichi, allorché il valore limite per la radioattività artificiale in Svizzera è di 1 msV all’anno.

Caccia a dati affidabiliVisto che il terremoto e il conseguente tsunami hanno distrutto gran parte delle stazioni di misurazione della radioattività, vi era un forte bisogno di apparecchi di misurazione sul posto. Anche la squadra svizzera di ri-cerca, il personale dell’ambasciata di Tokio e la compa-gnia aerea Swiss avevano un urgente bisogno di dosi-metri e consulenza radiologica. Grazie all’efficiente col-laborazione con i suoi partner, la CENAL ha potuto non solo mettere a disposizione i propri strumenti di misu-

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27PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

NOVITÀ DELL’UFPP

razione, ma anche contribuire a procurare materiale supplementare.Si è inoltre potuto ricorrere a fonti d’informazione supple-mentari, sia nei Paesi confinanti che attraverso la rete nor-malmente destinata alla sorveglianza del trattato sul ban-do degli esperimenti nucleari. La propagazione della ra-dioattività è stata costantemente calcolata sulla base dei dati disponibili sulle sostanze radioattive.Fortunatamente, nei primi giorni dopo l’esplosione, il vento si è diretto verso il Pacifico. Le sostanze liberate dalle esplosioni si sono pertanto diluite nell’aria e nell’ac-qua. La CENAL ha messo costantemente a disposizione dei suoi partner i suoi dati tramite il sistema di presenta-zione elettronica della situazione (PES) e ha informato l’opinione pubblica più volte al giorno in tre lingue sul suo sito internet. Quest’ultimo è stato molto consultato, spesso anche da utenti che si trovavano in Giappone. Una volta stabilizzatasi la situazione, e una volta adottate dalle organizzazioni svizzere stanziate in Giappone le mi-sure necessarie, la CENAL ha progressivamente ridotto il suo grado operativo.

Primi insegnamenti tratti dall’evento di FukushimaGli eventi di Fukushima hanno chiaramente dimostrato che la protezione della popolazione deve essere collegata con una rete più ampia di partner poiché anche i cittadini e le organizzazioni svizzere presenti all’estero si aspettano di ricevere informazioni e sostegno in simili casi. Ciò pre-suppone un coordinamento tra i diversi partner e in parti-colare una collaborazione più stretta con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Per questo motivo, i compiti e le procedure degli organi federali non devono essere disciplinati solo in previsione di un incidente nucle-are nel nostro Paese, ma esigono una regolamentazione vincolante e applicabile a tutti i partner anche in caso di incidente all’estero. La CENAL partecipa attivamente alle attività del gruppo di lavoro interdipartimentale per la protezione d’emergenza in casi estremi (IDA NOMEX), in-caricato di trarre insegnamenti per la Svizzera dagli eventi del Giappone.

Flurin Simeon sost. Capo Informazione CENAL, UFPP

Il villaggio costiero Aragama (prefettuna di Fukushima) distrutto dallo Tsunami.

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28 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

NOVITÀ DELL’UFPP / CANTONI

Esercitazioni nel Canton Friburgo

Organi di condotta e forze d’intervento messi a dura provaLa protezione della popolazione del Canton Friburgo organizza ogni anno un’esercitazione d’intervento o un esercizio di stato maggiore. Quest’anno hanno avuto luogo entrambi. A fine maggio 2011, l’Orga-nizzazione di lotta contro le catastrofi del Canton Friburgo ORCAF ha svolto un’importante esercitazione a Estavayer-le-Lac. Un mese più tardi, l’organo cantonale di condotta si è confrontato con una simulazio-ne di epidemia di afta epizootica.

Due classi di scuola media stanno provando uno spetta-colo nella palestra di Estavayer-le-Lac. Ad un tratto, una

parte del tetto precipita sugli allievi... Con questo scenario si è voluto verifi-care il funzionamento del-la Catena di salvataggio in caso di incidente con un gran numero di vittime. Oltre 200 persone hanno partecipato a questa eser-citazione, durata diverse ore: 156 membri della poli-zia cantonale, dei pompie-ri, dei servizi sanitari (am-bulanze, soccorritori pro-fessionisti, REGA), del ser-vizio civile e del gruppo

d’assistenza psicologica, e 50 comparse tra cui allievi della regione e attori. La simulazione ha messo in luce la neces-sità per i servizi sanitari di essere organizzati, strutturati e gestiti in modo gerarchico, sul modello degli altri organi della protezione della popolazione.

In collaborazione con la Confederazione ed i cantoniFra il 28 e il 30 giugno 2011, la protezione della popola-zione del Canton Friburgo ha simulato, in collaborazione con l’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP, un’epidemia di afta epizootica. Questo esercizio di stato maggiore aveva per scopo di verificare il funziona-mento dell’organo cantonale di condotta (OCantC) e la collaborazione con l’esercito. Una cinquantina di perso-ne, fra cui il Consigliere di stato Erwin Jutzet, hanno pre-so parte a quest’esercizio che ha coinvolto i partner della protezione della popolazione, l’esercito, gli Uffici federali di veterinaria ed i gruppi d’assistenza psicologica.Lo scenario che l’organo di condotta ha dovuto affronta-re comportava due fasi distinte: durante i primi due gior-ni, l’epidemia era limitata ad alcuni capi di bestiame in di-verse fattorie. Il terzo giorno è stato simulato un salto nel tempo di due mesi, durante i quali l’epidemia si era pro-pagata a tutto il sud del cantone. L’esercizio ha indicato come un’epidemia possa estendersi rapidamente, ed ha sottolineato la necessità di una collaborazione intercanto-nale e di una condotta delle operazioni da parte dello Stato maggiore federale NBCN.

In seguito al crollo simulato del tetto della palestra, entra in azione la Catena di salvataggio.

Ottava conferenza sulla protezione della popolazione

«Strategia della protezione della popo-lazione e della protezione civile 2015+»L’ottava Conferenza sulla protezione della popolazione (CPP) si terrà il 17 e il 18 novembre a Davos. Verranno trat-tate innanzitutto la «Strategia della protezione della popo-lazione e protezione civile 2015+» e le misure d’emergen-za da adottare in caso d’incidente presso una centrale nu-cleare svizzera. Il Consigliere federale Ueli Maurer terrà

una relazione dal titolo «La protezione della popolazione è parte integrante della politica di sicurezza». A questa con-ferenza parteciperanno circa 200 responsabili e specialisti degli organi cantonali, delle maggiori città, delle organiz-zazioni partner della protezione della popolazione, dell’e-sercito e di altre istituzioni federali.

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29PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

CANTONI

Protezione civile nel Canton Friburgo

Intervento di pubblica utilità per oltre 200 militiIl Canton Friburgo dispone di 3 compagnie d’intervento della protezione civile, capaci di operare in tutto il cantone. Durante il corso di ripetizione 2011, la compagnia d’intervento Sud ha effettuato importanti lavori volti alla creazione di un sentiero presso il lago di Gruyère. Una buona occasione per perfezionare la collaborazione con l’esercito.

L’intervento di pubblica utilità, svolto nel quadro di un programma pluriennale, prevedeva la costruzione di un sentiero di 1,6 kilometri e di otto ponti, tra cui uno di 22 metri. Per mettere alla prova l’efficienza ed in particolare il materiale d’illuminazione del servizio civile, i militi han-no lavorato giorno e notte. 219 militi hanno fornito un to-tale di 1213 giornate di lavoro, avvalendosi peraltro di tre piastre vibranti, cinque scavatrici cingolate e sei cingolati da trasporto.

Con il sostegno dell’esercitoL’intervento ha permesso ai quadri del servizio civile di collaborare con l’esercito, partner importante in caso di catastrofe e di emergenza. Il sentiero è stato infatti rea-lizzato con il sostegno dell’esercito che, oltre a fornire 52 soldati, ha messo a disposizione un battello rimor-

chiatore per il trasporto di uomini e materiale. L’esercito ha inoltre fornito cinque autocarri, due barche traghet-to, un’escavatrice idraulica e tre autocarri a cassone ri-baltabile.Per poter dirigere le ope-razioni, il servizio civile ha allestito un posto di comando, una centrale di trasporto, un punto di sussistenza, un posto d’assistenza e un deposi-to di materiale.

Le forze d’intervento hanno costruito 1,6 km di sentiero e otto ponti.

Protezione civile nel Canton Basilea-Campagna

Salvataggio di migliaia di pesciNel mese di maggio 2011, la protezione civile del Canton Basilea-Campagna è intervenuta a quattro riprese per salvare migliaia di pesci. Questi interventi sono stati effettuati per incarico dello stato maggiore cantonale di crisi e su richiesta dell’Ufficio cantonale della caccia e della pesca in seguito ad un periodo di grave siccità.

Questa primavera, diversi corsi d’acqua hanno subìto le conseguenze del lungo periodo di siccità: il livello dell’ac-qua si è abbassato e la velocità di scorrimento nei ruscelli è diminuita, al punto che alcuni segmenti si sono prosciu-gati, mentre la temperatura dell’acqua di pozzi e stagni è fortemente aumentata.In seguito all’ordine d’intervento dello stato maggiore di crisi, l’Ufficio della caccia e della pesca del Canton Basi-lea-Campagna ha potuto usufruire di cinque gruppi, cia-scuno formato da nove militi del servizio civile, provenien-ti da compagnie dei comuni, delle regioni e del cantone costituite per interventi su tutta la superficie cantonale. Ai

quadri è stato assegnato il compito di preparare i militi all’intervento mediante un’istruzione specifica. I gruppi dovevano essere organizzati in modo da poter entrare in azione nell’arco di quattro ore.Gli interventi, concentratisi su quattro corsi d’acqua del cantone, hanno permesso di salvare 6000 trote, gamberi di fiume e altri animali acquatici, poi trasferiti in altri corsi d’acqua. La fase di formazione che ha preceduto l’inter-vento è stata di grande utilità: ha infatti permesso alle forze d’intervento di familiarizzarsi con la tecnica della pesca elettrica e con i pericoli che questa comporta.

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30 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

CANTONI

Organizzazione di crisi del Canton Basilea-Città

Apertura di un segretariato permanente presso la polizia cantonaleIn caso di situazioni straordinarie, nella città renana è prevista l’entrata in funzione dell’Organizzazione cantonale di crisi. Questa è lo stato maggiore e l’organo di condotta del Consiglio di Stato e può rimpiaz-zare il governo in situazioni eccezionali. Alla testa dell’Organizzazione cantonale di crisi è il comandante della polizia del Canton Basilea-Città.

La forte densità urbana e la prossimità della frontiera na-zionale fanno sì che le esigenze del Canton Basilea-Città in termini di gestione di crisi siano molto elevate. Le pre-scrizioni concernenti la protezione della popolazione sono state elaborate nel quadro dell’ordinanza cantonale sull’attività amministrativa in situazioni particolari e stra-ordinarie. In caso di intervento, l’Organizzazione canto-nale di crisi è costituita da tre moduli al massimo:• lo stato maggiore di crisi, composto dalle sue sette se-

zioni e da trenta servizi specializzati nelle retrovie;• i comandi delle operazioni sul luogo del sinistro;• i comandi delle piazze di riunione, incaricati di assiste-

re e registrare le persone coinvolte ma non ferite.Oltre a questi tre moduli, è operativa un’organizzazione di sgombero e ripristino, il cui compito è di ristabilire una situazione di normalità. Questa organizzazione di milizia è subordinata al Consiglio di Stato, opera d’intesa con

l’Organizzazione cantonale di crisi e i suoi membri fanno prevalentemente parte dell’amministrazione cantonale. L’ultimo intervento effettivo dell’Organizzazione cantona-le di crisi risale al 2007, quando un velivolo privato era ca-duto su un quartiere della città.

L’analisi dei pericoli come parte del programma di legislaturaIl segretariato permanente dell’Organizzazione cantonale di crisi è un servizio della polizia cantonale. Esso gestisce l’organizzazione di milizia ed è incaricato dell’analisi dei ri-schi e pericoli per il cantone. Il progetto Analisi dei perico-li fa parte del programma di legislatura del governo. Ulte-riori compiti del segretariato permanente sono la preven-zione (pianificazione dei mezzi e degli interventi, forma-zioni superiori, esercitazioni, progetti e individuazione precoce dei rischi).

Il Canton Svitto nomina sei capi intervento del servizio sanitario

Maggiore sinergia fra il servizio di salva-taggio e l’aiuto in caso di catastrofeIn caso di incidente con un numero importante di feriti entrano in azione diverse forze d’intervento. Onde permettere un coordinamento di servizi di salvataggio, posto sanitario di soccorso mobile e altre forze d’intervento sanitario, il Canton Svitto ha nominato sei capi intervento del servizio sanitario.

Nel Canton Svitto, sono i servizi di salvataggio dei distretti ad entrare in azione in caso di incidente stradale. L’aiuto medicalizzato in caso di catastrofe è assicurato da due posti sanitari di soccorso mobili. Nel caso vi siano feriti gravi, entra spesso in azione anche la REGA. Per poter ga-rantire un’assistenza rapida ed efficace, è necessario co-ordinare gli interventi dei differenti servizi sanitari in modo professionale.I sei capi intervento del servizio sanitario sono stati re-clutati presso i diversi servizi distrettuali di salvataggio e presso il posto sanitario di soccorso mobile. Sono rap-

presentati in tal modo sia le diverse regioni del cantone sia i membri del servizio di salvataggio e dell’aiuto in caso di catastrofe. I capi intervento del servizio sanitario sono tutti e sei dei soccorritori con esperienza di co-mando. Ogni capo intervento del servizio sanitario deve inoltre essere un membro attivo del posto sanitario di soccorso mobile, per cui è previsto un coordinamento di istruzione e dottrina d’intervento fra il servizio di sal-vataggio e l’aiuto in caso di catastrofe, il che dovrebbe portare ad una maggiore sinergia.

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CANTONI

I compiti dei comuni nel Canton Zurigo

Informazioni relative alla protezione della popolazione e all’organo cantonale di condottaLa polizia cantonale zurighese ha organizzato, in collaborazione con gli uffici cantonali e la Conferenza dei sindaci, diverse manifestazioni volte a informare i responsabili delle città e dei comuni sulle nuove basi legali della protezione della popolazione.

La legge cantonale sulla protezione della popolazione, che stabilisce le competenze delle autorità e dell’ammini-strazione pubblica in caso di situazioni straordinarie, è en-trata in vigore il 1 luglio 2008. Un gruppo di lavoro ha in seguito elaborato, in collaborazione con la Conferenza dei sindaci, una nuova ordinanza sulla condotta strategica e l’intervento dell’organizzazione cantonale di condotta (OCantC). L’ordinanza è stata adottata dal Consiglio di Stato il 22 dicembre 2010 ed è entrata in vigore il 1 aprile di quest’anno.Mentre fino al 1998 esistevano degli stati maggiori distret-tuali di condotta civili, la nuova legge sulla protezione della popolazione e l’ordinanza sulla condotta strategica preve-dono che siano i comuni a fornire il personale per i loro or-gani di condotta. Allo scopo di orientare i responsabili delle città e dei comuni sulle nuove basi legali e sui diritti e dove-ri che queste comportano, la polizia cantonale ha organiz-zato quattro mezze giornate d’informazione in collabora-zione con gli uffici competenti e la Conferenza dei sindaci.

Oltre 300 rappresentanti delle città e dei comuni hanno preso parte a queste manifestazioni svoltesi presso il centro d’istruzione di Andelfingen durante il primo semestre 2011. I ri-sultati dell’inchiesta per-mettono di trarre un bilan-cio positivo da queste ma-nifestazioni. Altre richieste e necessità formulate dalle città e dai comuni sono sta-te prese in considerazione e sono sotto esame.

I documenti relativi alle ma-nifestazioni dell’organo cantonale di condotta (OCantC) possono essere consultati sul sito www.kfo.zh.ch.

Mario Fehr, Direttore della sicurezza del Canton Zurigo, in discussione con Anton Melliger (Capo dell’Ufficio del militare e della protezione civile, a sinistra), Hans-Peter Tschäppeler (Segretario generale dei servizi di sicurezza, in mezzo) e Hans Imholz (Capo dell’Aiuto alla condotta della polizia cantonale).

Riorganizzazione dei settori di competenza nel Canton Zurigo

Pompieri d’ora in poi subordinati al Dipartimento della pubblica sicurezzaIl Consiglio di Stato del Canton Zurigo ha parzialmente riorganizzato le competenze del Dipartimento della sicurezza e del Dipartimento della giustizia e degli affari interni. Il corpo pompieri, la polizia del fuoco e l’assicurazione immobiliare sono ora subordinati al Dipartimento della pubblica sicurezza.

I settori d’attività della polizia, della protezione civile e del corpo pompieri sono strettamente correlati tra loro. I pompieri e la polizia collaborano quotidianamente e in modo standardizzato; il centro d’istruzione di Andelfin-gen è condiviso da polizia, protezione civile e pompieri. La polizia e la protezione civile erano già subordinate al Dipartimento della pubblica sicurezza. Il trasferimento verso lo stesso Dipartimento di pompieri, polizia del fuoco e assicurazione immobiliare permette un migliore coordinamento nel campo della sicurezza.

L’attribuzione del corpo pompieri al Dipartimento della pubblica sicurezza è avvenuta il 1 agosto 2011. Non vi è nessun cambiamento per quanto concerne i compiti dell’assicurazione sugli immobili. La riorganizzazione non ha nessuna influenza sugli effettivi.

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CANTONI

Il Canton Vaud s’informa

Droni al servizio della protezione della popolazionePer gestire un evento d’ampia portata può essere utile una ricognizione aerea. In determinate circostanze, i Cantoni hanno la possibilità di chiedere l’aiuto sussidiario dell’esercito. Per iniziativa dello stato maggiore di condotta del Canton Vaud, le Forze aeree hanno presentato i loro droni ai partner attivi nel campo della sicurezza.

Gli aiuti sussidiari dell’e-sercito sono collaborazioni civili-militari (CIMI) tra i partner attivi nel campo della sicurezza. Gli inter-venti delle Forze terrestri (protezione di missioni di-plomatiche, interventi del-le truppe di salvataggio, ecc.) sono ampiamente ri-conosciuti dall’opinione pubblica. Non tutti vedo-no però di buon occhio le ricognizioni aree. I droni sono spesso percepiti

come simboli di una sorveglianza militare eccessiva e il fatto che possano volare senza pilota avvalora questo pregiudizio.Una ricognizione aerea mirata può tuttavia essere fonda-mentale per la prevenzione di un rischio o la gestione di un evento maggiore. Senza pilota, di modeste dimensio-ni e leggero, il drone può avvicinarsi facilmente ai luoghi sensibili. Grazie alle immagini trasmesse in tempo reale, i partner della sicurezza possono adeguare i loro interven-ti alla situazione. I droni ADS 95 si possono ad esempio impiegare per i seguenti scopi:

• Analisi visiva della situazione in caso di pericolo incom-bente o per accertare i danni causati da una catastrofe naturale, in particolare da un incendio

• Sorveglianza di luoghi particolari, in particolare di zone di frontiera o assi viari durante congressi internazionali

La visita all’aeroporto militare di Payerne ha permesso ai partner attivi nel campo della sicurezza di farsi un’idea del potenziale, ma anche dei limiti dei droni. Lo stato maggiore cantonale di condotta ringrazia le Forze aeree per l’ottima presentazione.

Un drone ADS 95 in volo sopra lo stadio del Letzigrund di Zurigo.

Dati tecnici del drone ADS 95

I droni sono velivoli di ricognizione senza pilota. L’esercito svizzero impiega i droni ADS 95 (Aufklärungs-Drohnen-System 95) dal 2001. Le Forze aeree dispongono così di mezzi altamente tec-nologici per la raccolta di informazioni. Ogni drone è dotato di una camera a raggi infrarossi per il rileva-mento di sorgenti di calore e di una videocamera per la ripresa di immagini. Viene pilotato da una sta-zione di controllo al suolo. Le immagini riprese du-rante il volo sono inviate in tempo reale a una sta-zione di comunicazione, che le trasmette ai partner.

CSIP: mutazioni del personale

Hans-Peter Spring è il nuovo presidenteHans-Peter Spring, ispettore dei pompieri del Canton Zugo, è stato eletto nuovo presidente della Conferenza svizzera degli ispettori dei pompieri (CSIP) durante l’as-

semblea del 14 e 15 giugno 2011. Egli è subentrato a Eric Senggen, ispettore dei pompieri del Canton Vallese, e ri-marrà in carica per due anni.

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CANTONI / ASSOCIAZIONI

FSP e CSP soddisfatte per il soldo esentasse

Scopo raggiunto, ora tocca ai CantoniL’obiettivo dell’esenzione fiscale del soldo dei pompieri è stato finalmente raggiunto. Il soldo versato ai pompieri è esente dall’imposta federale diretta fino a 5’000 franchi. La Coordinazione svizzera dei pompieri (CSP) e la Federazione svizzera dei pompieri (FSP) sono soddisfatte. Tocca ora alle autorità dei Cantoni adeguare il diritto fiscale cantonale.

Quali vantaggi porta la nuova legge federale? Innanzitut-to con il completamento della procedura parlamentare (il termine per il referendum scade il 6 ottobre 2011, ossia dopo la chiusura redazionale di questa rivista) la situazio-ne giuridica è più chiara. Sono imponibili le indennità di funzione, che rimangono come in passato attività acces-sorie soggette all’imposta. Non sono invece imponibili tutte le attività rimunerate con il soldo. I parlamentari hanno ampliato il catalogo di queste attività per tenere conto degli interessi difesi dalle associazioni dei pompieri. Oltre agli interventi e agli esercizi, sono esentasse anche i servizi di picchetto, i corsi e le ispezioni.

Lavoro di lobby del Gruppo parlamentare nel set-tore dei pompieriÈ stato fissato un limite ragionevole per il soldo esentasse. Inizialmente l’Amministrazione federale delle contribuzio-ni voleva fissare un limite di 600 o 800 franchi, ma il Con-siglio federale l’ha aumentato a 3’000 franchi nel suo messaggio successivo alla procedura di consultazione. Nel corso dei dibattiti si è poi riusciti a portare il limite a 5’000 franchi grazie soprattutto al lavoro di lobby del Gruppo parlamentare nel settore dei pompieri, diretto dalla Con-sigliera nazionale argoviese Corina Eichenberger. Quest’ultima non ha nascosto la sua soddisfazione: «Il consenso del Parlamento è anche un importante ricono-scimento del lavoro di milizia e dell’impegno quotidiano dei pompieri, sempre pronti a intervenire a favore della comunità.»

Ora tocca ai CantoniI Cantoni hanno due anni di tempo per integrare le di-sposizioni della legge federale nel diritto fiscale canto-nale. Come nella legge federale, soltanto il soldo può

essere esente dall’im-posta, mentre le in-dennità percepite per l’esercizio di funzioni rimangono imponibili. I Cantoni sono però li-beri di fissare un limi-te superiore ai 5’000 franchi per il soldo esentasse. Anche questa possibilità è frutto dell’influenza della FSP e della CSP.Le associazioni che difendono gli interes-si dei pompieri, ossia la FSP e la CSP, aiute-ranno i Cantoni ad adeguare il diritto fiscale cantonale. I corpi pompieri e i Comuni saranno a loro volta responsabili di applicare correttamente il nuovo diritto e in particolare di rilascia-re giustificativi per il soldo e le indennità versate.Si può quindi considerare adempiuta la mozione che l’ex Consigliere nazionale Boris Banga aveva presentato nel 2004. Con la nuova legge è stata posata una nuova pietra miliare per migliorare la collaborazione tra tutti i partner.

Soltanto pochi ricevono ancora il soldo direttamente in mano nella tradizionale busta gialla, ma tutti i centomila pompieri non dovranno più pagare l’imposta federale diretta per ri-munerazioni che non superano 5’000 franchi.

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ASSOCIAZIONI

Cooperazione

La partecipazione della Croce Rossa Svizzera alla Catena di salvataggioIl salvataggio rappresenta, assieme alla sanità pubblica, all’integrazione ed all’impegno all’estero, uno dei compiti principali della Croce Rossa Svizzera (CRS). Viene così rispettato il principio universale secondo il quale la Croce Rossa si impegna a favore della preservazione della vita e della salute.

La maggior parte delle società nazionali della Croce Rossa conduce le operazioni di salvataggio a proprio nome. Per delle ragioni storiche, nel caso della Croce Rossa Svizzera questo compito è invece assunto dalle organizzazioni di soccorso tali la Federazione svizzera dei samaritani FSS, la Società Svizzera di Salvataggio SSS, la Guardia Aerea Sviz-zera di Salvataggio REGA, la Società Svizzera di cani da ri-cerca e da salvataggio REDOG e la Società Svizzera delle Truppe Sanitarie SSTS. Queste organizzazioni sono state a lungo annesse in base ad un accordo contrattuale, ma dall’ultima revisione degli statuti sono riconosciute come vere e proprie organizza-zioni membro.Parallelamente esiste, presso il segretariato della CRS, un ufficio di coordinamento per il soccorso d’urgenza e per l’aiuto in caso di catastrofe.

Promuovere la collaborazione Allo scopo di coordinare le attività di queste diverse orga-nizzazioni e di incoraggiarne la collaborazione con gli altri membri del servizio di salvataggio, la CRS ha creato il Centro di competenze del servizio di salvataggio, ed ha approvato una missione comune a tutte le organizzazioni di soccorso. Questa missione comprende i punti seguenti:

• Sosteniamo soccorritori non professionisti nel loro sforzo di prestare un aiuto d’urgenza efficace e nel loro sforzo di fornire delle misure di primo soccorso. Contempora-neamente, contribuiamo alle misure di prevenzione.

• La nostra azione è complementare a quella dei servizi di salvataggio professionisti, e li sgrava da una parte delle loro responsabilità. Inoltre aiutiamo le forze d’in-tervento a far fronte a eventi di ampia portata.

Nell’ambito della catena di salvataggio prevista dall’Inte-rassociazione del servizio di salvataggio aiutiamo diversi membri ad adempiere ai loro compiti, autonomamente oppure in collaborazione con altri professionisti:• attraverso la formazione di soccorritori non professionisti

nell’ambito dell’aiuto d’urgenza, delle chiamate d’emer-genza, del primo soccorso e della prevenzione d’incidenti,

• attraverso prestazioni speciali quali la localizzazione di persone oppure le misure immediate per salvare la vita nell’ambito dei primi soccorsi,

• attraverso il salvataggio aereo nell’ambito dei trasporti,• attraverso prestazioni di sostegno nell’ambito dei primi

quattro membri della catena di salvataggio, responsa-bili degli eventi di ampia portata,

• attraverso dei contributi volti a perfezionare le misure di prevenzione.

Chi

Cosa

Forze di pronto intervento, soccorritori

Medici e personale di cura degli ospedali

Soccorritori professionisti: soccorritori non professionisti / infermieri d’ambulanza / medici di pronto intervento / medici di servizio

Personale delle centrali di chiamata d’emergenza

Soccorso d'urgenza: Chiamata d'emergenza Primi soccorsi Trasporto Ospedale

misure immediateassicurare, dare l’allarme, trarre in salvo

chiamata d’emergenza 144soccorritori professionisti, indicazioni per l’adempimento delle prime misure di salvatag-gio

soccorritori non professionisti prime misure di salvataggio

soccorritori professionisti misure di salvataggio avanzate

trasporto d’urgenzaambulanza, elicottero di salvataggio

presa a carico reparto urgenze, sala d’operazione, reparto di cure intensive

Dove Reparto di cure intense OspedaleTrasporto

La catena di salvataggio.

Personale

Annemarie Huber-Hotz alla testa della CRSL’ex cancelliera della Confederazione Annemarie Huber-Hotz è la prima donna ad essere nominata presidente della Croce Rossa Svizzera in 145 anni. L’Assemblea della CRS (assemblea dei delegati) l’ha eletta alla fine del mese di Giugno a succes-sore del Prof. René Rhinow che ha lasciato le sue funzioni dopo dieci anni d’attività. Contemporaneamente è stato rie-letto il Consiglio della Croce Rossa per il periodo 2011–2015.

Cinque dei nove membri (finora due) che compongono l’assemblea provengono ora da organizzazioni partner, ovvero dalle Associazioni cantonali della Croce Rossa e dalle organizzazioni di soccorso della Croce Rossa. Ciò dovrebbe permettere un migliore coordinamento e una migliore collaborazione.

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ASSOCIAZIONI

Catena di salvataggio

Prima i samaritani, poi i professionistiChe si tratti del servizio sanitario coordinato, del corpo pompieri o dell’aiuto spontaneo d’urgenza: i samaritani lavorano sempre d’intesa con i loro partner.

Le samaritane ed i samaritani sono dei volontari con co-noscenze approfondite nell’ambito dei primi soccorsi. Grazie alla loro formazione ed esperienza, ma anche gra-zie alla loro organizzazione nelle società dei samaritani e alla loro disponibilità, rappresentano un partner impor-tante per tutte le forze d’intervento in caso d’emergenza.Per il servizio sanitario coordinato i samaritani rappresen-tano una preziosa riserva di personale, utilizzabile nei casi di forte affluenza. Per il corpo pompieri, essi rappresenta-no una sottounità incaricata di un compito specifico. In entrambi i casi, di capitale importanza è però l’integrazio-ne dei samaritani nelle rispettive forze d’intervento.

Un anello nella Catena di salvataggioLa situazione è diversa nell’ambito dell’aiuto spontaneo d’urgenza: qui i samaritani sono uno degli elementi della Catena di salvataggio, e sempre in stretta collaborazione con un partner. Come indica il termine «primi soccorsi», l’aiuto fornito dai samaritani non è sufficiente ma deve essere seguito da un «secondo soccorso», garantito di re-gola da professionisti attivi nell’ambito del salvataggio (soccorritori, medici di pronto soccorso, etc.).Quest’anno la collaborazione con i diversi partner dei ser-vizi di salvataggio è in primo piano nei corsi di perfeziona-mento obbligatori destinati ai direttori di corso e ai diret-tori tecnici delle associazioni di samaritani. Questi corsi sono stati preparati da Martin Müller, che conosce bene entrambi, sia perché dirige un’associazione di samaritani nella città di Berna, sia perché conosce perfettamente le aspettative dei professionisti del salvataggio grazie al suo ruolo di sostituto del responsabile tecnico e della forma-zione della polizia sanitaria di Berna.In un articolo della rivista «Samaritani» dedicata alla te-matica della collaborazione, Martin Müller consiglia a tutte le Associazioni di samaritani di cercare il dialogo con i diversi servizi di salvataggio: «se ci si conosce, la collaborazione durante gli interventi è più facile». Peter Ott, presidente dell’Associazione svizzera soccorritori

professionali (ASS) e re-sponsabile dei Servizi di salvataggio di Horgen ZH aggiunge: «più di un vol-ta mi è capitato di contat-tare dei samaritani che avevano partecipato a in-terventi. Ho così avuto modo di informarli sulle cose che, dal punto di vista dei Servizi di salva-taggio, andavano bene o dovevano essere miglio-rate». In generale, le eser-citazioni in comune sono di grande importanza.

I primi a essere sul posto«Sappiamo quanto sono importanti i minuti che precedo-no l’arrivo dei servizi di salvataggio, e quanto è importan-te il lavoro dei samaritani», afferma anche l’Interassocia-zione di salvataggio (IAS). «È per questa ragione che cer-chiamo di stimolare la collaborazione fra i Servizi di salva-taggio a livello regionale ed il Forum svizzero sul salvatag-gio a livello federale, e che elaboriamo delle direttive de-stinate ai gruppi di primo soccorso».Le samaritane ed i samaritani sono importanti, sottoli-nea Stéphan Witschard, presidente della Società di samaritani di Sion e direttore del Servizio di salvataggio Sion. «Quando avviene un incidente in un villaggio di montagna, il contributo delle forze disponibili sul posto è fondamentale. Sono loro che gestiscono la situazione fino all’arrivo dell’ambulanza». Questa può infatti impiegare anche a trenta minuti per arrivare sul luogo dell’incidente.

Per maggiori informazioni:www.samaritani.ch

La collaborazione con i diversi partner dei servizi di salvatag-gio è in primo piano nei corsi di perfezionamento destinati ai quadri dell’istruzione nelle Società di samaritani.

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36 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

ASSOCIAZIONI

Federazione svizzera della protezione civile

Per una migliore comunicazioneLa Federazione svizzera per la protezione civile FSPC investe nella comunicazione con i suoi membri. La rivista «Protezione civile Svizzera» è stata ampliata, sono stati creati una newsletter nonché un nuovo forum destinato a favorire la discussione sulla protezione civile nel sito internet.

Maggiori informazioni destinate ai membri e potenzia-mento delle relazioni pubbliche: sono questi i principali obiettivi della FSPC. È per questo motivo che i responsabi-li della protezione civile hanno scelto di ampliare i conte-nuti della loro rivista che dal mese di febbraio 2011 conta

16 pagine (prima 8).Un’altra novità è che la ri-vista viene pubblicata in tre lingue, oltre al francese e tedesco dunque anche l’italiano. La FSPC tiene così conto dei numerosi sforzi compiuti, nonché della risonanza viepiù posi-tiva in Ticino.

Un nuovo sito internetRitocchi anche al sito inter-net www.protezionecivile-svizzera.ch. La nuova ver-sione è stata messa in rete

il 15 aprile, giorno dell’Assemblea generale. Le prime rea-zioni da parte degli utenti sono state positive: il sito è di-ventato più leggibile e strutturato, e dà accesso ad un ar-chivio. Questo contiene, fra l’altro, i rapporti delle diverse Assemblee generali e informazioni concernenti i cambia-menti di personale.È stata inoltre creata la newsletter gratuita «Z-Letter» che permette una più rapida informazione dei membri. Una «Z-Letter» sempre aggiornata, in quanto pubblicata più volte all’anno. La prima versione conteneva importanti in-formazioni sull’Assemblea generale conclusasi qualche minuto prima. È possibile abbonarsi alla newsletter visi-tando il sito della Federazione.

Ad occuparsi del webmasting e della redazione su inter-net è ora un servizio stampa gestito dall’agenzia chilime-dia GmbH di Olten. Ciò permetterà di creare ulteriori si-nergie.

Giori: lanciare la discussione Franco Giori, vicepresidente della FSPC, spera che il forum possa contribuire a lanciare una discussione sulla prote-zione civile. Presso il Comitato d’associazione, Giori è re-sponsabile di comunicazione, informazione e relazioni pubbliche / marketing. Egli ha espresso la sua soddisfazio-ne per le discussioni impegnate e gli interessanti contribu-ti che certo non mancheranno. Durante l’ultima Assem-blea generale, il vicepresidente ha incoraggiato i delegati ad utilizzare e divulgare questi nuovi strumenti. Oltre a migliorare la comunicazione con i propri membri, la FSPC vuole anche stimolare l’acquisizione di nuovi militi per la protezione civile.

Per maggiori informazioni: www.protezionecivile-svizzera.ch

Anche per la FSPC, il sito internet è un prezioso strumen-to di comunicazione.

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ASSOCIAZIONI

Gli insegnamenti per la REDOG dell’intervento in Giappone

Massima priorità per la sicurezza delle forze d’intervento In marzo 2011 il Corpo svizzero di aiuto umanitario CSA ha inviato nella regione giapponese colpita dal terremoto e dallo tsunami nove squadre di cani da catastrofe e due specialisti in localizzazione della REDOG. La loro missione era partecipare alla ricerca di persone disperse. La Chief Search Linda Hornisberger fa un bilancio di questo intervento molto particolare.

Fin da principio, l’intervento del CSA nella regione colpita dal terremoto e dallo tsunami è stato caratterizzato da circostanze particolari: normalmente, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione DSC invia in missione la Ca-tena di salvataggio Svizzera sempre costituita da due ele-menti, localizzazione e salvataggio. Così facendo, la DSC rispetta le direttive dell’«International Search and Rescue Advisory Group» (INSARAG). Visto però che le forze d’in-tervento giapponesi avevano specificamente richiesto l’in-tervento delle sole truppe di localizzazione, e che la colla-borazione con le truppe di salvataggio nipponiche aveva ben funzionato in occasione del terremoto di Kobe nel 1995, è stata fatta un’eccezione. In secondo luogo, si è presto capito che per la popolazione le conseguenze del-lo tsunami erano ben più drammatiche di quelle del terre-moto, e che le forze d’impiego si sarebbero dovute con-centrare prevalentemente sulla localizzazione di vittime già decedute. Infine, questo intervento si rivelava sin da principio ben più grave, a seguito della situazione nelle centrali nucleari danneggiate.

La minaccia della radioattivitàL’esposizione delle forze d’intervento ad un livello ele-vato di radioattività costituisce una minaccia da cui si possono trarre importanti insegnamenti. In queste cir-costanze, il concetto di sicurezza e di autoprotezione assume un nuovo significato. È probabile che gli inter-venti in caso di catastrofe dovranno vieppiù affrontare il pericolo costituito da sostanze biologiche, chimiche o atomiche. Alcune sostanze utilizzate nelle costruzioni possono rappresentare un pericolo per la salute. Si pensi per esempio al crollo delle torri gemelle: molti soccorritori risentono ancora oggi le conseguenze di questa tragedia.

Onde garantire la massima concentrazione alle forze d’in-tervento in Giappone, queste sono state equipaggiate con sonde di misurazione della radioattività. Non solo i membri del team, ma anche i loro famigliari in Svizzera devono perma-nentemente venire infor-mati sugli sviluppi della situazione. In tal modo, l’informazione concernen-te lo svolgimento dell’in-tervento assume un’im-portanza strategica. Questo vale non solo, ma soprattutto se la regione nella quale si svolge la missione gode di una grande copertura mediati-ca, in particolare online. Le notizie e le immagini in circolazione tendono infatti a cre-are un senso di insicurezza presso i famigliari dei membri delle forze d’intervento.Infine, in circostanze simili a quelle dell’intervento giappo-nese s’impone la costante valutazione delle possibilità di ritiro, a seconda di come si sviluppa la situazione. Nel caso di un incidente nucleare, la zona d’evacuazione delle forze d’intervento è evidentemente più vasta che nel caso di altri eventi di natura tecnica.La sicurezza globale delle forze d’intervento ha l’assoluta pri-orità. Solo se la sicurezza è garantita, le forze d’intervento possono svolgere il loro compito in modo mirato ed efficace.

Per maggiori informazioni:www.redog.ch

La Chief Search Linda Hornisberger durante l’istruzione di una truppa di localizzazione prima di un intervento nella regione colpita dallo tsunami.

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38 PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

SERVIZI

PBC Forum 17/2011

Archeologia e PBCI siti archeologici sono particolarmente minacciati in caso di conflitto armato, ma è necessario proteggerli anche in tempo di pace. L’Inventario PBC del 2009 comprende solo pochi siti d’importanza nazionale (ca. 350), ma dall’esame degli oggetti proposti dai Cantoni è emerso che il patrimonio di siti archeologici è molto più ricco.Il numero 17 della rivista «Forum PBC» illustra i metodi, le basi e i sussidi di lavoro nel campo dell’archeologia. I venti articoli, redatti da esperti in materia, spaziano su diversi temi ed epoche e trattano anche il contesto internaziona-le. I lettori possono quindi farsi un’idea precisa dello stato attuale dell’archeologia in Svizzera.

PBC Forum 18/2011

Documentazioni di sicurezza PBCL’allestimento di documentazioni di sicurezza per beni culturali importanti è una delle principali misure preventi-ve della PBC. Nel 2011 si è conclusa la revisione delle pre-scrizioni in materia (vedi pag. 25).Il numero 18 della rivista «Forum PBC », che uscirà all’ini-zio di dicembre, è dedicato proprio a questo tema. Oltre alle nuove prescrizioni e alle conseguenze che esse com-portano, la rivista presenterà vari lavori e progetti che possono essere finanziati. Gli esempi spaziano dall’inven-tariazione di rilievi dettagliati di facciate o elementi archi-tettonici (per es. di una cattedrale) o di rilievi fotogram-metrici, all’allestimento di copie di sicurezza di archivi pla-nimetrici, alla documentazione di organi di chiesa fino

all’elaborazione di basi per l’integrazione di rappresenta-zioni 3D. Non manca uno sguardo oltre frontiera con due articoli redatti da esperti stranieri: il primo sulla documen-tazione di sicurezza in Palestina e il secondo su un anfitea-tro romano in Libia.

Entrambe le riviste (.pdf) si possono scaricare da Internet (www.kulturgueterschutz.ch -> Pubblicazioni -> Forum PBC) oppure ordinare presso il Segretariato PBC (tel. 031 322 52 74).

IMPRESSUM

Protezione della popolazione 11 / Novembre 2011 (anno 4)

La rivista Protezione della popolazione è gratuita e disponibile

in italiano, francese e tedesco.

Editore: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP

Coordinamento e redazione: P. Aebischer

Redazione: A. Bucher, Ch. Fuchs, M. Haller, K. Münger,

F. Simeon, A. Spühler, H. Weber, N. Wenger

Contatto: Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP,

Informazione, Monbijoustr. 51A, CH-3003 Berna,

telefono +41 31 322 51 85, e-mail [email protected]

Foto: p. 1, 5, 9, 17, 20 und 27 Keystone, p. 31 Beat Jost/KaPo ZH,

p. 32 Luftwaffe, p. 33 Archiv «118», p. 35 Beatrice Margadant,

p. 37 Michael Fichter/SKH

Layout: Centro dei media elettronici CME, Berna

Stampa: Werner Druck SA, Basilea

Riproduzione: Gli articoli e le immagini pubblicati nella rivista

Protezione della popolazione sono protette da copyright.

La riproduzione è vietata senza l’autorizzazione della redazione.

Tiratura: tedesco 8500 copie, francese 3500 copie,

italiano 1000 copie.

La rivista «Protezione della popolazione» è edita dall’Ufficio fede-

rale della protezione della popolazione (UFPP). Non è una pubbli-

cazione ufficiale in senso stretto, bensì una piattaforma. Pertanto

gli articoli non rispecchiano sempre il punto di vista dell’UFPP.

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39PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE 11 / NOVEMBRE 2011

L’ULTIMA PAROLA

Protezione in caso di aumento della radioattività

Come la vede ALEX ALEX è anche vignettista del quotidiano romando «La Liberté». Vive nella Valle della Broye nel Canton Friburgo.

Prospettive N° 12, marzo 2012

Dossier

Costruzioni di protezione

Che cosa ne pensate?Vi siamo grati per qualsiasi giudizio e suggerimento per i prossimi numeri.

[email protected]

OrdinazioneLa rivista dell’Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP esce 3 volte all’anno in italiano, francese e tedesco.

Potete ordinare le riviste e gli abbonamenti gratuiti al sito www.protpop.ch o all’indirizzo e-mail [email protected].

Page 40: Protezione della popolazione · un più gran numero di mezzi e risorse. Dunque delle soluzioni regionali e locali restano valide in un contesto globalizzato? Credo di sì, a condizione

«Penso alle catastrofi affinché le cittadine e i cittadini non debbano curarsene.»

La Consigliera di Stato Jacqueline de Quattro, Capo della Sicurezza del Canton Vaud

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«Il largo consenso del Parlamento all’esenzione fiscale del soldo è anche un importante riconoscimento del lavoro di milizia svolto dai pompieri a favore della comunità.»

La Consigliera nationale Corina Eichenberger, presidente del Gruppo parlamenta Pompieri, Pagina 33

«Le forze d’intervento possono operare in maniera mirata e con la massima concentrazione solo se ne viene garantita la sicurezza.»

Linda Hornisberger, Chief Search, REDOG Pagina 37

Ufficio federale della protezione della popolazione UFPP Monbijoustrasse 51ACH-3003 BernaTelefono +41 31 322 51 85E-mail: [email protected]