PROSPERANZA - Proposte per sviluppare la resilienza e approdare a un mondo di prosperità

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Prosperanza proposte per sviluppare la resilienza e approdare a un mondo di prosperità di Giuseppe Carpentieri http://peppecarpentieri.wordpress.com/ prima edizione gennaio 2014

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di Giuseppe Carpentierihttp://peppecarpentieri.wordpress.com/

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Prosperanza

proposte per sviluppare la resilienza e approdare a un mondo di prosperità

di Giuseppe Carpentieri

http://peppecarpentieri.wordpress.com/

prima edizione gennaio 2014

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Prosperanza, testo scritto e composto da Giuseppe Carpentieri

Approccio multi-culturale per mostrare e descrivere la società come potrebbe essere se lo desideriamo. Analisi, proposte per energia, territorio, permacultura, decrescita felice, consumo, stili di vita, felicità, democrazia diretta, architettura ed ingegneria. Consigliato per trarre ispirazione e usare i suggerimenti per cambiare lo status quo, per le scuole medie superiori ed agli studenti universitari. Ricco di schede tecniche che trattano temi e materie scolastiche ed universitarie col fine di integrare i programmi didattici ed avviare “nuovi” metodi di studio.

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«Nella realtà, i nostri diritti di apprendere sono già circoscritti» (Robert B. Laughlin, premio nobel per la fisica)

«se uno si mette a trasmettere energia senza fili il contatore dove lo mette? E quella è l’energia adatta per una società che si fonda sul regalo e non sulla vendita..»

(Emilio Del Giudice, fisico e ricercatore sulla fusione fredda)

«la moneta è un bene immateriale di valore convenzionale, e allo stato attuale dei regimi monetari, gravata di debito. La moneta ha valore perché misura il valore dei beni. Poiché ogni unità di misura è convenzionalmente stabilita, la fonte dello strumento monetario è la convenzione.»

(Giacinto Auriti)

«Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?»

(Capo dei Pellirossa Caprilo Zoppo, 1854, al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce)

«L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto»

(Maurice Allais, premio nobel per l’economia)

«il denaro non esce dal loro patrimonio esistente. La banca lo sta semplicemente inventando non mettendoci niente di proprio, eccetto che una solvibilità teorica, “sulla carta”»

(dal film documentario “Zeitgeist addendum” di Peter Joseph, 2008)

«Un giorno si dovrà fare il bilancio di quanto è costato alla comunità mondiale questo capitalismo finanziario che ha generato questa plutocrazia irresponsabile.»

(Giorgio Ruffolo)

«L’attuale forma di produzione della “ricchezza” sta conducendo la Terra verso la distruzione e questo pensiero sta avendo considerazioni anche fra chi ha strategie economico-politiche del sistema capitalistico»

(Emanuele Severino)

«il Parlamento non è più nella società industriale avanzata il centro del potere reale, essendo spesso soltanto una camera di registrazione di decisioni prese altrove»

(Norberto Bobbio)

«Senza regole morali siamo tutti potenziali mercenari del miglior offerente, ovvero servi obbedienti e compiacenti della cupola di banchieri che controlla sia l’informazione (in primis quella scientifica) che la ricchezza globale»

(Marco Pizzuti)

«Il più potente mezzo di dominio del Nord sul Sud è oggi il servizio del debito» (Jean Ziegler)

“No, no la IBBC è una banca, il loro obiettivo , non è il controllo del conflitto, è il controllo del debito che il conflitto produce. Vedete il grande valore del conflitto, il vero valore sta nel debito che genera, se controlli il debito, controlli tutto quanto.“

(dal film “The International” di Tom Tykwer, 2009)

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«lei è un vecchio che pensa in termini di nazioni e di popoli. Non vi sono nazioni, non vi sono popoli, non vi sono russi, non vi sono arabi, non vi sono terzi mondi, non c’è nessun Ovest; esiste soltanto un unico, un solo sistema di sistemi uno vasto ed immane, interdipendente, intrecciato, multivariato, multinazionale dominio dei dollari. Petroldollari, elettro-dollari, multi-dollari, frank-marc, sterline, rubli[…] E’il sistema internazionale valutario che determina la totalità della vita su questo pianeta. Questo è l’ordine naturale delle cose, oggi. Questa è l’atomica e subatomica.»

(tratto dal film “Quinto potere” di Sidney Lumet, 1976)

«non si può combattere il governo della città; tasse sicure come la morte; non si parla di politica o di religione; questo è l’equivalente della propaganda nemica scandita a voce alta dai picchetti: arrenditi soldato, arrenditi soldato! A questo ci ha abituati il XX secolo. Ma adesso nel XXI secolo, è ora di alzarsi e capire che non dobbiamo farci ammassare in questa trappola per topi, non dobbiamo sottometterci alla disumanizzazione. Non so voi ma a me preoccupa quello che sta succedendo nel mondo, mi preoccupa molto la struttura, mi preoccupano molto i sistemi di controllo, quelli che controllano la mia vita e quelli che vogliono controllarla ancora di più. Io voglio la libertà, questo voglio e, anche voi dovreste volerla! Ognuno di noi deve assolutamente sbarazzarsi dell’avidità, dell’odio, dell’invidia e anche dell’insicurezza perché è questo il modo in cui ci controllano, ci fanno sentire patetici, piccoli, in modo che spontaneamente cediamo la nostra sovranità, la nostra libertà, il nostro destino. Dobbiamo assolutamente capire che finora siamo stati condizionati a livello di massa e sfidare lo stato schiavo delle multinazionali.»

(tratto dal film “Waking life” di Richard Linklater, 2001)

«La parola ‘segretezza’ è in sé ripugnante in una società libera e aperta e noi come popolo ci opponiamo storicamente alle società segrete, ai giuramenti segreti, alle procedure segrete. […] Non c'è ragione di opporsi al pericolo di una società chiusa imitandone le stesse restrizioni. […] Stiamo correndo un gravissimo pericolo, che si preannuncia con le pressioni per aumentare a dismisura la sicurezza, posta nelle mani di chi è ansioso di espanderla sino al limite della censura ufficiale e dell’occultamento. Non lo consentirò, fin dove mi sarà possibile.[…]»

(John Fitzgerald Kennedy, presso l’Hotel Waldorf-Astoria di New York, 27 Aprile del 1961)

«Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL). Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani.»

(Robert Kennedy, Università del Kansas,18 marzo 1968)

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Introduzione .................................................................................................................................... 2Energia e tecnologie ........................................................................................................................ 5

Mobilità sostenibile (tecnologie della decrescita felice) ........................................................... 7Opportunità ............................................................................................................................... 11

Evoluzione politica: democrazia diretta, rigenerazione, eco-efficienza. ......................................... 15Energia e salubrità in edilizia. .................................................................................................... 21

Energia basta poco ................................................................................................................ 29Dalla resilienza alla rigenerazione ............................................................................................. 35

I costi della rigenerazione ...................................................................................................... 41"Nuovi" valori in economia e beni comuni ................................................................................ 41

Scheda tecnica, pompe di calore ............................................................................................ 47Scheda tecnica, rendimenti, consumi e costi energetici .......................................................... 49

Indice dei nomi ............................................................................................................................. 51Bibliografia di riferimento: .................................................................................................... 51

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Introduzione Prosperanza è un testo "estratto" da Qualcosa che non va scritto nel 2010 e aggiornato a dicembre del 2013. Il testo raggruppa idee progettuali per realizzare città più vivibili, sostenibili e dare risposte concrete ai nuovi bisogni dei cittadini in armonia con la natura. Si tratta di illustrare e suggerire linee guida per realizzare quei cambiamenti radicali necessari per tendere ad un equilibrio fra esseri umani e territorio. Non è affatto vero come intendono farci credere che non possiamo cambiare lo status quo, è verissimo il contrario, possiamo cambiare i paradigmi delle istituzioni obsolete, e possiamo trasformare i luoghi come desideriamo per migliorare la qualità della vita di tutti noi. Non è affatto vero che non esistono risorse economiche per farlo. L'intero sistema regge su credenze e convenzioni obsolete, come le religioni. Possiamo immagine e costruire nuovi convenzioni associandole alle legge della fisica e costruire nuovi sistemi più onesti, più razionali e più equi.

Spetta ai cittadini risvegliarsi e smettere di sostenere un sistema palesemente contrario all’interesse pubblico. Spetta ai cittadini organizzare una proposta politica alternativa e seria, e raccogliere consenso intorno ad essa. Credo sia prioritario diffondere il cambio di paradigma culturale e indirizzare le attuali risorse verso tecnologie intelligenti che cancellano sprechi e migliorano la qualità della vita. Tutto ciò deve avere un’energia popolare.

Priorità politiche:

Cambiare i paradigmi dell’istruzione. Transitare dal modello ideato per addomesticare gli individui (censura di conoscenze) a un modello creativo consentendo il libero accesso a tutti livelli di conoscenza, e lo sviluppo di programmi educativi innovativi per la nascita di idee socialmente utili. Sostituire il modello d’istruzione industriale con l’istruzione creativa e dare spazio al "pensiero divergente”.

Sconfiggere l’ignoranza di ritorno. Stimolare la lettura di saggi e divulgare le conoscenze scientifiche di base. Avviare un programma divulgativo per gli adulti al fine di consentire a tutti i cittadini di elaborare nuovi schemi mentali e valutazioni più mature sui temi legati alla tutela degli ecosistemi e del territorio.

Restituire sovranità alla Repubblica. Nel luglio del 2008 il Parlamento ha tradito la Repubblica ed il popolo sovrano votando l’anti democratico Trattato di Lisbona che viola i principi fondamentali della Costituzione italiana. La Repubblica ha l’obbligo di tutelare il credito, il risparmio e la sovranità monetaria. I dipendenti eletti hanno l’obbligo di adottare una politica monetaria nazionale e una politica industriale tutelando l’interesse pubblico consentendo ai cittadini di accedere alla proprietà delle infrastrutture strategiche (democrazia economica). Sostituire le SpA locali che gestiscono i servizi pubblici locali con società no-profit ad azionario diffuso popolare.

Introdurre la democrazia. Sperimentare tutti i sistemi di partecipazione: diretta tramite gli strumenti referendari e assembleare tramite i processi partecipativi. La democrazia migliora la qualità della vita. Sperimentare processi decisionali creativi e partecipativi ove i cittadini possano accedere ai bilanci pubblici e possano pianificare la politica. Introdurre società ad azionariato diffuso popolare per la gestione dei servizi pubblici locali sottraendoli all’avidità delle SpA.

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Adottare nuovi indicatori. Adottare il Benessere Equo e Sostenibile (BES) come indicatore principale. Le “dimensioni” usate dal BES aggiungono informazioni importanti per valutare la società e la qualità della vita.

Finanziare la prevenzione primaria. Spostare risorse su attività socialmente utili: l’agricoltura sinergica, il rischio sismico, la tutela del patrimonio storico e culturale, l’efficienza energetica, i parchi naturali e la biodiversità.

Sufficienza energetica. La Repubblica con un piano nazionale di decrescita energetica può raggiungere l’auto sufficienza cancellando gli sprechi e l’adozione di un mix tecnologico con fonti alternative.

Sovranità alimentare. La Repubblica deve tutelare la natura ed il paesaggio con la sostituzione dell’obsoleto modello agri-industria, sorto con la chimica-industriale, con il modello virtuoso agricoltura naturale sinergica e progettare una rete di comunità autosufficienti.

Governo del territorio. La Repubblica ha l’obbligo di tutelare la sicurezza, la vita umana, e pertanto è necessario finanziare l’adeguamento e il miglioramento sismico degli edifici esistenti. Cambiare l’estimo introducendo l’analisi del ciclo vita, cambiare la rendita immobiliare ed arrestare i piani urbanistici in espansione per trasformarli in piani di rigenerazione urbana investendo sui suoli costruiti. Avviare piani per introdurre l’agricoltura naturale nelle città.

Introdurre la class action efficace. Il legislatore deve modificare l’attuale legge denominata “class action” con una vera class action introducendo il danno punitivo. E’ necessario consentire a qualsiasi cittadino, tramite un legale, di “istruire” un’azione di classe e porre istanza al giudice.

Ripensare il diritto societario. Il legislatore deve cancellare il sistema delle scatole cinesi e vietare gli accordi denominati patti di sindacato.

Adeguare pene e reati ai comportamenti. Il legislatore deve modernizzare il codice penale cancellando reati socialmente poco pericolosi e dannosi, e introdurre reati nuovi o adeguando le pene attuali ai comportamenti sociali maggiormente dannosi, quelli compiuti dai colletti bianchi, ad esempio, l’evasione e elusione fiscale, il riciclaggio, i comportamenti legati alle società SpA ed ai danni ambientali.

Una grande ricchezza non adeguatamente tutelata (Fonte: Istat e Cnel, BES 2013, pag. 186) Il patrimonio culturale del nostro Paese, frutto congiunto di una straordinaria stratificazione di civiltà e della ricchezza e diversità dei suoi quadri ambientali, rappresenta un valore inestimabile per la collettività. La lunga e complessa continuità storica dell’insediamento umano su un territorio relativamente piccolo e fortemente eterogeneo del punto di vista climatico e geomorfologico ha prodotto, infatti, un’accumulazione di beni culturali e un mosaico di paesaggi umani unici al mondo per consistenza e rilevanza. Tuttavia, il patrimonio storico e artistico soffre, oltreché delle contenute risorse economiche destinate al settore, di un insufficiente rispetto delle norme e di una non puntuale azione di controllo da parte delle Amministrazioni: il paesaggio è minacciato da una continua e spesso incontrollata espansione edilizia, cui si aggiungono le conseguenze negative determinate dalle radicali trasformazioni dell’agricoltura, con l’abbandono di ampie porzioni del territorio rurale.

Il disagio che ne deriva è avvertito da una quota non marginale della popolazione italiana, in termini di insoddisfazione per il paesaggio nel luogo di vita e, più generale, di

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preoccupazione per il depauperamento delle risorse paesaggistiche: un segnale allarmante per quello che per secoli è stato identificato come “il giardino d’Europa”.

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Energia e tecnologie La transizione che stiamo vivendo ci consente di fare una considerazione sul cambio di paradigma, poiché la crisi energetica figlia del "picco del petrolio" mostra l'opportunità di sviluppare tecnologie più eco-efficienti che consentono l'applicazione di una democrazia economica. Scaldare, raffrescare e spostarsi potrà essere meno costoso, e potrà essere fatto in maniera indipendente, più efficiente (solare, micro eolico, pompe di calore, smart-grid, bici pedelec, etc.). Con un piano industriale nazionale per lo sviluppo di queste tecnologie potrà aumentare l'occupazione verso impieghi socialmente più utili. La noia ossessiva del teatrino politico ci ripete: non c’è lavoro? Il problema è la crescita! La cronaca politica racconta un’altra realtà legata all’incapacità dei dipendenti eletti: “Il commissario Ue alle Politiche regionali lancia l’allarme sullo scarso impiego dei fondi comunitari. Il rischio di perdere ingenti finanziamenti per l’incapacità di spenderli riguarda in particolare la Campania.”1

Quando il lavoro non c’è, si inventa, siamo esseri umani creativi. Numerosi addetti nascono dall’indotto della ricerca e del riciclo dei materiali. Altri impieghi sono necessari nella riduzione della domanda di energia e nella diagnosi energetica del patrimonio edilizio esistenze. I dati di Terna

I fatti dimostrano che anche di fronte ad opportunità e strategie deliberate, esiste una problema legato all’ignoranza dei dipendenti eletti che non informano adeguatamente i cittadini, e gli stessi non si organizzano per crescere culturalmente e affrontare direttamente i problemi del territorio per migliorare la qualità della propria vita.

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E’ utile rivedere sul sito internet della RAI un’inchiesta di Michele Buono e Piero Riccardi, “a tutto gas”, andata in onda su RAITRE il 29 ottobre 2006, in Report, consentì a tutti di capire il “motivatore” della “produzione” energetica dell’ENI. Enzo Mangini, giornalista di “Carta”, rispondendo alle domande di Buono, disse:« Stando a questo master plan è probabile che in Italia si creerà una bolla di offerta di gas, cioè ci sarà più gas di quello che l’Italia sarà capace di consumare». L’azienda mostrava che il loro interesse era produrre più energia rispetto al reale fabbisogno: più offerta rispetto alla domanda, lo stesso modus operandi delle banche per mezzo del moltiplicatore monetario. Tutto ciò per soddisfare gli interesse di azionisti (SpA) e non un interesse pubblico. Inoltre è davvero interessante leggere un’inchiesta di Altreconomia

confermano che l’Italia non ha bisogno di importare energia: “quasi stazionaria la domanda di energia elettrica in Italia: - 0,1% sul 2007” e, gli usi finali ci mostrano uno spreco enorme per l’inefficienza dei volumi costruiti e dei trasporti.

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che documenta la presenza di società off shore in paradisi fiscali riconducibili ad ENI ed ENEL, lo stesso sistema di “scatole cinesi” adottato da Parmalat. Anche in questo caso è evidente che gli interessi privati degli azionisti siano opposti agli interessi pubblici.

L’energia esiste in natura e l’uomo nel corso dei secoli ha scoperto come trasformarla per scaldare le case (Irradiazione solare – onde elettromagnetiche, energia termica), illuminare senza Sole (energia elettrica) e muoversi (energia cinetica e lavoro termodinamico). Gli editori italiani che producono testi per scuola ed università pubblicano solo teorie, esercizi dei cicli termodinamici (motori a combustione), gli editori censurano la letteratura ed i brevetti di motori alternativi figli del genio di Tesla. Solo da alcuni anni in letteratura si trovano applicazioni che riguardano tecnologie solari ma si continua a censurare il motore magnetico4

1 Cristian Fruschetto, in “il denaro.it” 2 agosto 2011,

. Le migliori scoperte e tecnologie ecologiche

http://denaro.it/blog/2011/08/02/53304/ 2 Terna, comunicato stampa, Roma 16 luglio 2009, http://www.terna.it/linkclick.aspx?fileticket=kC6jCJsPHSw%3D&tabid=720 3 ANDREA BARANES e PIETRO RAITANO, un paradiso per tutti, in Altreconomia luglio-agosto 2008 4 TOM BOSCO: «Decisamente c’è gran fermento nel settore della cosiddetta “Free Energy”, soprattutto quella basata sulla tecnologia dei magneti permanenti. Ultimamente si sono fatti avanti molti inventori e addirittura compagnie (come

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sono state messe da parte per manipolare l’opinione pubblica dal punto di vista scientifico-culturale e diffondere tecnologie obsolete che creassero dipendenze dalle multinazionali degli idrocarburi (petrolio e gas) nonostante sia semplice “scoprire l’acqua calda” da un testo scolastico:

rend

imen

to d

ispo

siti

vi

valori indicativi del rendimento (η) di diversi dispositivi5

macchine termiche :

• macchina a vapore di Watt (η) 0,01 • locomotiva a vapore 0,08 • motore a benzina 0,2 – 0,3 • centrale nucleare 0,3 -0,35 • centrale termoelettrica convenzionale 0,3 – 0,4

dispositivi elettrici

• cella fotovoltaica (η) 0,10 – 0,15 • lampada a fluorescenza 0,2 • lampadina a incandescenza 0,05 • accumulatore elettrico 0,7 • pila elettrica 0,9 • trasformatore elettrico 0,95 – 0,98 • motore elettrico 0,5 - 0,9

Le macchine termiche, che inquinano e/o possono inquinare hanno rendimenti meno efficienti dei motori elettrici, è sufficiente comparare il rendimento (η) del motore a benzina (0,2 - 0,3) con quello elettrico (0,5 - 0,9).

Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico quasi il 90% del patrimonio edilizio italiano (più o meno 13,5 milioni di edifici) ha un fabbisogno energetico di circa 220-250 kWh/m² anno, ovvero consumi di 25 litri di gasolio per m². Una quantità pazzesca di energia dissipata; il vero “buco nero” del sistema energetico nazionale. Se si vuole incidere veramente sui consumi energetici bisogna quindi pensare di ridurre innanzitutto i consumi termici delle preesistenze architettoniche. Il problema non è certamente tecnico (come fare a risanarle?) anche se l’accademia italiana pochissimo si occupa di queste cose, al contrario di quello che avviene oltralpe. Il problema è economico (come finanziare gli interventi?).6

Un’altra improprietà di termine sta nel fatto che noi non utilizziamo quasi mai l’energia, a parte qualche caso eccezionale, ma utilizziamo sempre trasformazioni di energia. L’energia è quella che è, noi non possiamo mai modificarne la quantità in senso assoluto, ma utilizziamo dei passaggi di energia da uno stato a un altro, da un livello a un altro. A questo punto possiamo mettere a fuoco realmente il problema: non dobbiamo pensare a disponibilità di energia, perché come abbiamo detto tutto ciò che abbiamo attorno è energia, noi stessi siamo energia. Non è che manchi energia, energia ce n’è: tutto è energia. Il problema è un

l’irlandese Steorn) con eclatanti dimostrazioni pubbliche e televisive, ma ritengo che quella proposta da Muammer Yildiz, un inventore turco che da tempo si cimenta nella ricerca (in particolare sui lavori e le scoperte di Nikola Tesla) e che ha costruito negli ultimi nove anni ben 34 prototipi funzionanti, segnerà un punto assai importante a favore di questo tipo di tecnologia. Si presume che quello presentato il 21 aprile 2010 dall’inventore di fronte a una platea di studiosi e professori dell’Università di Delft, in Olanda, sia il suo ultimo prototipo dotato di 140 magneti. Al momento non sono ancora disponibili i dati delle misurazioni. Come si può vedere, al termine della dimostrazione la macchina è stata smontata davanti a tutti ed è stato permesso di esaminarla liberamente, con grande soddisfazione di tutti i convenuti. Il fatto che una dimostrazione di questo genere abbia potuto avere luogo in ambito accademico fa ben sperare per il futuro, anche se dubito se ne sentirà parlare molto attraverso i canali di informazione “ufficiali”.» http://www.nexusedizioni.it/apri/Argomenti/Scienza-del-futuro/Free-energy-e-generatori-a-magneti-permanenti-finalmente-ci-siamo---di-Tom-Bosco/ 5 UGO AMALDI, Fisica: idee ed esperimenti, Volume Secondo, Zanichelli 2005, pag. 173 6 Stefano Fattor, docente a.c. al Politecnico di Torino e al master CasaClima,

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altro: reperire le fonti di energia nelle forme da noi utilizzabili, cioè quelle manifestazioni energetiche che noi siamo capaci di utilizzare, quelle da cui siamo capaci di trarre ciò che ci serve.7

Nikola Tesla, l’inventore più importante della storia umana (radio, televisione e persino internet…), intuì come usare l’energia senza produrre inquinamento alcuno. Il motore magnetico è solo una delle tante applicazioni evolute dai brevetti di Tesla, una fonte attiva di energia priva della stupida combustione, senza carburante, molto economica e figlia dei principi dell’elettromagnetismo. Il treno maglev8

La fusione nucleare fredda, dimostrata in questi decenni, è un’altra fonte energetica attiva che non produce inquinamento, molto più economica della fissione e non crea dipendenze.

è uno degli esempi concreti già commercializzati ed usati in Giappone e Cina, più efficiente e sicuro degli obsoleti “treni alta velocità” venduti in Francia, Spagna ed Italia.

Mobilità sostenibile (tecnologie della decrescita felice) Ci sono diverse soluzioni e opportunità che ci consentono di migliorare la qualità della nostra vita, a volte sono scelte di vita, cambi radicali, a volte sono scelte molto più semplici, alla portata di chiunque, si tratta solamente di informarsi meglio e capire come stiamo sprecando i nostri soldi. Una di queste scelte riguarda la mobilità individuale. E’ difficile che ognuno di noi ragioni in termini di ciclo vita, ma per lo meno sarebbe ragionevole porsi una domanda semplice: quanto ci costa possedere l’automobile? Se può essere utile avere un’indicazione, tempo fa ho svolto i miei calcoli per la mia ex utilitaria e sono eloquenti, €35mila euro in dieci anni. Ebbene, sembra assurdo, ma l’acquisto di una bicicletta a pedalata assistita (pedelec, federazione europea), di livello medio-alto, si ripaga in uno o due anni al massimo. Il prezzo di una bici pedelec varia dai mille ai 2mila euro, ma ritengo che tale prezzo debba essere almeno dimezzato grazie all’esplosione del mercato, e grazie ad una normativa più intelligente – attualmente in discussione – che cancelli il limite della potenza (250W). La scelta di questa tecnologia che sostituisce l’automobile riduce o cancella sprechi e pertanto fa calare il PIL, ma produce una crescita della qualità della vita.

Gli italiani che vivono in città con salite e discese potranno godersi l’uso della bicicletta grazie alla diffusione del “doping-meccanico”, stiamo parlando della bici elettrica? No, si tratta dell’aiuto di un motore che si attiva pedalando e fare meno fatica, soprattutto in salita; in pianura lo sforzo è nullo. Le tecnologie attuali consentono di dire addio all’uso quotidiano dell’auto e all’assicurazione, addio ai distributori di benzina. Una scelta banale può farci conservare più soldi in tasca, più salute, zero traffico e meno stress, zero parcheggi e un nuovo punto di osservazione delle nostre città, più gradevole e sereno. La famiglia media di quattro persone con quattro automobili, può dismetterne almeno due e usare l’auto familiare solo per necessità irrinunciabili e per i viaggi, com’era una volta, e potrà usare quattro biciclette quotidianamente con l’evidente vantaggio per il bilancio economico familiare e psicofisico, si torna alla mobilità ecologica degli anni ’50 col vantaggio delle tecnologie degli anni duemila. Città con l’aria salubre, meno automobili e maggiori spazi aperti per

7 G.A. BECCHI, Le energie rinnovabili e la politica energetica, in LUCIANO PAOLI, Energie rinnovabili impieghi a piccola scala, Editrice Il Rostro, Milano 2007, pag. 83 8 Fonte wikipedia: Le tecnologie che si possono usare per realizzare un maglev sono tre: Sospensione elettromagnetica (EMS): utilizza elettromagneti convenzionali montati sull’estremità di una coppia di strutture poste sotto il treno che avvolgono i fianchi e la parte inferiore della guidovia. I magneti, attirati verso i binari laminati in ferro, sorreggono il treno. Questo sistema però è instabile, perché bisogna controllare costantemente la distanza tra il treno e il binario, che deve essere sempre di 1 cm. Sospensione elettrodinamica (EDS): il treno ottiene la levitazione sfruttando le polarità opposte dei magneti del veicolo e gli avvolgimenti siti sul binario. Un esempio di treno basato su tale tecnologia è il Chuo Shinkansen.utilizzano magneti raffreddati fino alla superconduzione, montano a bordo refrigeratori e criostati. Magneti permanenti (Inductrack): è la tecnologia più economica e promettente, e si basa sull'effetto di repulsione di elementi magnetici permanenti posti sul veicolo.

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la convivialità. E’ altrettanto evidente che il minor numero di auto circolanti migliora il trasporto pubblico urbano. Ci sono diverse marche che producono e vendono tecnologie mature: Bionx, Stromer, e BH emotion. “L’anomalia” dov’è? Sono tutte aziende straniere nonostante le migliori biciclette al mondo siano italiane. Quale potrebbe essere il motivo? Le norme che limitano libertà e creatività, combinate con la scelta delle aziende italiane di produrre prioritariamente bici per le corse, e meno per i cittadini. E’ sufficiente cliccare sui loro siti – colnago, de rosa, pinarello, daccordi, bianchi, olmo – per rendersi dell’alta qualità, ma dell’assenza di offerta di bici pedelec analoghe alle potenze di Stromer. L’azienda Bosch, quella dei trapani, ha deciso di produrre motori per e-bike pedelec, adottati anche da marche di bici italiane. Fuori dall’UE non ci sono particolari limiti di potenza, e negli USA, in Canada ci sono e-bike pedelec persino con 1000W di potenza, mentre in Italia la potenza è limitata a 250W, o al massimo 350W con velocità ridotta, sembra che l’UE stia decidendo di aumentare la potenza. Già nel 2003, in Germania, si presentavano pedelec con potenze superiori ai 250W, ma si conservava il limite di velocità dei 25 km/h. Nella vicina Svizzera non ci sono limiti di potenza e velocità. Nell’Italia saccheggiata dalla religione delle SpA si vendono, da sempre, automobili che inquinano e riducono l’aspettativa di vita, si vendono e si incentivano ancora automobili con l’obsoleto motore a scoppio, che sfrecciano sopra i 200km/h, in questa Italia dove ci sono intere città che usano la bicicletta come mezzo prioritario di trasporto siamo costretti a importare e-bike pedelec. Pertanto le norme sono palesemente sbagliate, bisogna copiare le regole svizzere e incentivare le tecnologie del buon senso. E’ sufficiente cancellare il limite della potenza per consentire di produrre bici pedelec adatte a strade con pendenze del 25-30% e far crescere un’economia verde per migliorare la qualità della vita anche nelle città. Il mercato delle bici e-bike pedelec è senza dubbio un’opportunità virtuosa del presente-futuro.

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Quali sfide dovranno affrontare le nostre città? Parlare di incertezza energetica significa riflettere sul fatto che non sappiamo prevedere quale sarà l’andamento futuro dei prezzi dell’energia, né che effetto queste fluttuazioni potranno avere, nel lungo periodo, sull’economia globale. Per i governi locali, responsabili della gestione dei servizi pubblici, della pianificazione urbana e dei trasporti, oltre che della tutela della salute economica e sociale delle proprie comunità, questa incertezza comporta un gran numero di rischi e criticità. L’approccio che gli amministratori dovrebbero prendere nei confronti del doppio problema dell’incertezza energetica e climatica seguirà idealmente quattro linee guida:

• Identificare i cambiamenti e le criticità sul piano locale provocati sia dalla presente incertezza energetica, che da quella che potrà concretizzarsi in futuro; • Mitigare quelle che sono le vulnerabilità locali, contribuendo allo stesso tempo agli sforzi globali per affrontare il picco petrolifero ed il cambiamento climatico; • Prepararsi in vista di possibili scenari avversi nel breve periodo, con eventi meteorologici estremi o improvvisa scarsità di carburante; • Pianificare per tempo quelli che sono gli inevitabili cambiamenti sul lungo termine, riducendo al minimo i disagi ed approfittando delle opportunità che offrono.

Ogni passaggio qui indicato presenta una serie di sfide, ma il primo, “identificare cambiamenti e criticità”, sembra particolarmente difficile da affrontare, poiché ci costringe ad analizzare quei sistemi complessi che reggono le nostre comunità dalle fondamenta.9

L’Italia deve ristrutturare l’esistente poiché progettato e costruito male. La maggioranza dei piccoli comuni ha bisogno di mantenere, recuperare e tutelare i propri territori, difenderli dagli speculatori e da opere costose ed inutili. Essi hanno bisogno di prevenzione primaria. Impiegare risorse umane in queste idee significa creare nuovi addetti in attività virtuose ed utili al bene comune. I soliti pessimisti e corrotti ci diranno: mancano i soldi. Bene, per la legge fondamentale della domanda e dell’offerta si stampa carta pubblica, libera dal debito e dagli interessi, in maniera proporzionata all’offerta di merci e servizi immateriali prodotti. La teoria del valore indotto (fine del Gold Standard e creazione della moneta dal nulla) dimostra il valore della moneta viene attribuito quando si riceve e non quando si crea.

9 DANIEL LERCH, post carbon cities, 2010, capitolo 3 pag. 21

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Nonostante gli interessi di cartello dei monopoli nazionali esiste un modo per avviare la rivoluzione energetica, si tratta “solo” di volerlo fare. Oggi le stesse SpA che inquinano hanno avviato società Esco10

Eliminare gli errori progettuali delle consuetudini sbagliate è un’opportunità positiva di cambiamento che consente di applicare buon senso e ragionevolezza, niente di complicato e di difficile. Anzi è sufficiente fare quello che bisogna fare applicando l’etica.

ma queste non funzioneranno mai. Cos’è una Esco? E’ un società che trae profitti attraverso la ristrutturazione e la gestione energetica di grandi volumi con una particolarità, non guadagna dai consumi ma dal risparmio, l’opposto di quello che fanno le attuali aziende monopoliste. Le Esco italiane non hanno avuto il giusto successo perché gli istituti di credito condizionano il mercato. Sono sempre le banche responsabili visto che emettono moneta

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Un edificio è un sistema termodinamico con superfici di delimitazione coincidente con la superficie esterna dell’involucro murario.

Energia entrante – Energia uscente + Energia sorgente = Energia accumulata

In questo caso il bilancio deve essere particolarizzato a seconda della stagione (invernale o estiva).

Energia entrante = irradiazione solare Energia uscente = è l’energia che l’edificio disperde verso l’ambiente esterno Energia sorgente = è la somma degli apporti interni (affollamento, lampade, motori vari …) Energia accumulata = è l’energia accumulata nella massa dell’edificio solitamente nelle murature interne ed esterne

. Il calore può essere trasmesso secondo tre modalità: conduzione, convezione, irraggiamento. L’irraggiamento è l’energia emessa dai corpi sotto forma di onde elettromagnetiche (o fotoni) come risultato delle modificazioni nelle configurazioni elettroniche degli atomi o delle molecole. La massima potenza termica radiativa che può essere emessa da una superficie alla temperatura assoluta Ts è data dalle legge di Stefan-Boltzmann e cioè: 4

max, ssirr TAQ σ= ; dove σ = 5,67x10-8W/m2K4 è la costante di Stefan-Boltzmann, A è la superficie. La radiazione si propaga nel vuoto o in un mezzo di trasmissione trasparente sotto forma di onde elettromagnetiche, la cui frequenza ν e la lunghezza d’onda λ sono legate dalla relazione λ = c/ ν, dove c è la velocità della luce nel mezzo.12

La quantità di energia che arriva ogni secondo sulla Terra è uguale al prodotto della costante solare per l’area di un disco che ha raggio eguale a quello della Terra (6370 km = 6,37x106m):

MWxmxmW 926

2 10170)1037,6(1350 ≅π . La potenza solare intercettata dalla Terra è 170 miliardi di

megawatt.13Ergo? Non abbiamo bisogno di più energia, noi siamo energia, abbiamo bisogno di usarla meglio con tecnologie che non prevedano la combustione e l’esempio Maglev (treno a levitazione magnetica14

10 Le Energy Service Company (anche dette ESCO) sono società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l'

) dimostra a tutto il mondo che le intuizioni di Nikola Tesla non solo erano e sono valide, ma sono la concreta progettazione industriale da condividere in ogni luogo.

efficienza energetica, assumendo su di se' il rischio dell'iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento. I risparmi economici ottenuti vengono condivisi fra la ESCO ed il Cliente finale con diverse tipologie di accordo commerciale. 11 GIULIANO CAMMARATA, fisica tecnica ambientale, McGraw-Hill 12 YUNUS ÇENGEL, termodinamica e trasmissione del calore, McGraw-Hill, pag. 499 13 UGO AMALDI, fisica: idee ed esperimenti, VOL.2 Zanichelli pag. 120 14 Fonte wikipedia: La levitazione magnetica, maglev o sospensione magnetica è un metodo con il quale un oggetto è sospeso su di un altro oggetto senza un supporto oltre ai campi magnetici. La forza elettromagnetica viene usata per contrastare gli effetti della forza gravitazionale. I superconduttori potrebbero essere considerati diamagneti perfetti (Χr = -1), che espellono completamente i campi magnetici a causa dell'effetto Meissner. La levitazione del magnete è

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Cittadini consapevoli possono decidere di spostare i propri risparmi ed aprirli in banche che finanziano il progetto tecnico della Esco con l’obiettivo di ristrutturare gratuitamente i propri condomini. Infatti i singoli condomini non devono spendere soldi per vedersi rivalutato l’intero immobile poiché le Esco guadagnano dalla gestione energetica. Facciamo un esempio concreto: il risultato di una diagnosi energetica svolta in un condominio di 4-5 piani composto da 8-16 famiglie ci consente di capire che si stanno sprecando tot kW annui che corrispondono a 20-25mila euro annui sprecati in consumi evitabili. Gli sprechi rappresentano il finanziamento della futura ristrutturazione ed il contratto di conto energia15

consentirà di “produrre” e vendere i surplus energetici per 20 anni (profitto). La Esco gestisce l’intero processo senza coinvolgere il portafogli dei condomini. Per avere una reale convenienza la Esco dovrebbe ristrutturare più di un condominio poiché le condizioni non sono sempre favorevoli e, soprattutto le banche non sono ancora disposte a sostenere tale mercato perché spesso finanziano obiettivi politici opposti. In questo ambito entra in gioco la volontà popolare, com’è avvenuto in un caso famoso in Germania, dove i cittadini sono diventati proprietari della rete elettrica locale facendo pressione alla banca del paese, Schönau. Come abbiamo visto le banche vivono solo se hanno soldi in cassa. Fare massa critica e spostare i propri conti correnti in maniera massiccia è un ottimo incentivo per finanziare idee virtuose.

Gli attuali costi del gas non comprendono i costi bellici e l’impatto ambientale e sanitario. Dal punto di vista del “mercato” il gas è venduto a un basso costo per mantenere l’attuale sistema di dipendenza energetica che produce un enorme potere politico e di condizionamento verso i popoli. Invece, le attuali conoscenze e tecnologie consentono di progettare reti intelligenti a “smart grid” con le fonti alternative e annullano il ricatto politico delle SpA compresi i costi ambientali e sanitari. Per produrre energia termica esistono le pompe di calore che trasferiscono energia dall’ambiente esterno all’ambiente interno, attraverso un ciclo inverso, con rendimenti molto più convenienti rispetto agli standard attuali. Interni quartieri possono tendere all’autosufficienza energetica annullando i costi della dipendenza energetica sia elettrica e sia degli idrocarburi. La libertà di pensiero ha consentito di far crescere in Giappone ed in Cina il treno a levitazione magnetica16

stabilizzata dal blocco del flusso all'interno del superconduttore. Questo principio è sfruttato dalle sospensioni elettrodinamiche (EDS) dei

molto più efficiente ed ecologico dei treni ad alta velocità progettati prima in Francia e poi diffusi in Spagna ed in Italia. Facciamo un confronto col treno a levitazione magnetica per capire: “[…] esaminiamo brevemente la nozione di tecnologia a “impulso”. L’esempio più noto è il sistema ferroviario Maglev, ampiamente utilizzato in Giappone e Cina, che sfrutta un sistema di propulsione a impulso magnetico: è talmente efficiente che consente ai treni non solo elevate velocità ma anche di scalare pendenze superiori al 10 per cento! I magnetici pulsanti inducono correnti elettriche inverse nelle piastre di alluminio che costituiscono il binario. Le correnti indotte creano i propri campi magnetici opposti a quelli del treno. Tramite l’ausilio di sensori ottici, i campi pulsano in fase “on” proprio quando il magnete passa il punto mediano delle piastre e, per

treni a levitazione magnetica. 15 Conto energia è il nome comune assunto dal programma europeo di incentivazione in conto esercizio della produzione di elettricità da fonte solare mediante impianti fotovoltaici permanentemente connessi alla rete elettrica. Il meccanismo del conto energia prevede l’erogazione di un incentivo commisurato all’energia elettrica prodotta dagli impianti. Le risorse per l’erogazione delle tariffe incentivanti sono coperte tramite il gettito della componente tariffaria A3. Gli impianti devono avere una potenza minima di 1 kW, essere collegati alla rete elettrica ed entranti in esercizio dopo il 30/09/2005 a seguito di nuova costruzione, potenziamento o rifacimento totale. Le tariffe incentivanti sono costanti per 20 anni, si sommano ai ricavi derivanti dall’energia immessa in rete in caso di cessione oppure ai risparmi sulla bolletta in caso di autoconsumo (possibilità di aderire al regime di “scambio sul posto” per gli impianti fino a 200 kW) – tratto da “FV fotovoltaici”, N.2 anno VII, Artenergy publishing, Cormano (MI), mar-apr 2010, pag. 93. 16 http://it.wikipedia.org/wiki/Treno_a_levitazione_magnetica

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repulsione, sospingono il treno avanti. La tecnologia Maglev opera con questa elettricità pulsata per far procedere il treno, riducendo al minimo la quantità di potenza richiesta.”17

Opportunità

Esiste una straordinaria opportunità di reale sviluppo per gli esseri umani. Un esempio: il territorio del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano (SA), circa 181.000 ettari con una bassa densità di 84 ab/kmq, patrimonio dell'Unesco ed il più grande geoparco d'Europa. Il Cilento è luogo della dieta mediterranea, della scuola eleatica, ricco di riserve naturali con piccoli centri da conservare e rivalutare grazia al cambio di paradigma culturale. Questo territorio potrebbe essere un esempio di reale crescita avviando un progetto di reti di comunità e applicando la sovranità alimentare e l’indipendenza energetica con l’uso di fonti alternative. E' possibile prevedere uno piccolo incremento di popolazione, circa 20-30 mila abitanti provenienti da ogni regione d’Italia e d’Europa per integrare la cultura contadina col know-how di nuovi modelli organizzativi, gestionali e comunicativi (biblioteche civiche comunali, nuove agorà, Esco, reti libere, autoproduzioni …). L’integrazione culturale può arrestare l’abbandono delle terre e di territori non considerati dalla cultura demolitrice della crescita infinita e dell’ossimoro sviluppo sostenibile. L’integrazione culturale può aiutare gli abitanti locali nel saper conservare e tutelare il territorio alimentando la speranza di comunità non più isolate, ma vive, genuine e più felici grazie alla prospettiva di un ritorno a casa di giovani emigrati abbagliati da un finto sviluppo e più felici per le nascite di nuovi esseri umani in famiglie unite nei reali valori (etica). In questo territorio è possibile far emergere il progetto beni comuni gestito da reti di comunità. La storia ci insegna che durante la dominazione longobarda (fine VI secolo), quando non si conosceva il possesso derivato dalla proprietà privata, l'economia cilentana divenne fiorente grazie alla presenza di monaci italo-greci prima, e benedettini poi, e grazie l'assenza di oneri, tasse, per chi volesse impegnarsi nell'agricoltura e nel dissodamento della terra. Fu in quel periodo che si sviluppò la reciprocità grazie ai gruppi che partecipavano all'uso dei beni comuni, questo modello divenuto consuetudine ricevette il riconoscimento giuridico negli Usi Civici. Fu allora che nacquero le prime comunità rurali dette Consortia per la gestione dei beni comuni. Si trattava di un'unione di carattere economico necessariamente vincolante per l'usufrutto della terra, ed ogni partecipante possedeva una sors (quota di terra) avendo in comune anche gli attrezzi agricoli e gli animali da lavoro. Anche oggi a distanza di secoli, il Governo per aiutare comunità in difficoltà costituisce zone free-tax, cioè zone franche, ove le imprese non pagano tasse per consentire un periodo di crescita a sostegno dell'economica locale, un esempio recente è il "piano città 2013". Nella sostanza è possibile valutare progetti virtuosi di riuso e riqualificazione urbana e farli finanziare delle imprese, che possono contribuire tramite la detrazione dell'investimento dalla tasse, o compensando la perequazione. Il Parco del Cilento potrebbe diventare un'entità fiscale autonoma, facendo rimanere le tasse sul territorio, razionalizzando comuni e comunità montane riducendo il numero dei comuni stessi, accorpando Sindaci e Consigli comunali. In questo modo lo Stato risparmia risorse e la riduzione degli Enti potrà consentire l'accorpamento gestionale dei servizi locali con un ulteriore risparmio ed efficienza dell'amministrazione stessa. Bisogna evidenziare che tale prospettiva ribalta totalmente la cultura dominante che scambia la crescita industriale, materialista, come progresso e disprezza la natura e la vita di campagna. Questa prospettiva indica lo sviluppo fra le piccole comunità, in armonia con la natura, ma tecnologicamente avanzate grazie all’uso di un mix-tecnologico e di reti di comunicazione avanzate per scambiarsi e donare le conoscenze socialmente utili. Comunità che vivono la polis e decidono 17 J.J. HURTAK PhD e Desiree Hurtak PhD, propulsione ET e velivoli ad alta frequenza, in Nexus New Times N. 83, 2009 pag. 44

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direttamente. Comunità che si alimentano di cibi sicuri ed autoprodotti rispetto ai cittadini-metropolitani che possono essere intossicati da cibi industriali e meno controllabili.

Nel 1891 (cioè dopo trent’anni di furti, tasse maggiorate al Sud, spesa statale solo al Nord) il reddito pro-capite della Campania è ancora superiore a quello nazionale. […] «Da quasi tredici secoli i Meridionali sono uniti, essi sono pacifici come i popoli veramente civili, il loro sistema economico mira più al benessere sociale che al profitto di pochi, l’amministrazione pubblica è oculata e ponderata, la pratica religiosa colora i loro caratteri» riassume Vincenzo Gulì (Il saccheggio del Sud). […] I prodotti pregiati dell’agricoltura meridionale, per dire, son troppo cari per il resto d’Italia. Solo 11,8% delle esportazioni e l’8,5% delle importazioni delle Due Sicilie è con gli altri stati preunitari, perché «l’economia meridionale apparteneva al circuito commerciale che la ricollegava saldamente ai paesi del Nord e del Centro Europa». Soltanto dopo l’occupazione, il saccheggio e l’inutile resistenza armata, i meridionali cominceranno a emigrare, a milioni.18

La prima cosa che balza agli occhi è lo spread (anche allora!) tra i rendimenti dei diversi gruppi di bond prima e dopo l'Unità. Quelli del Regno delle Due Sicilie (che erano un quarto del totale) prima del 1861 pagavano i tassi più bassi: 4,3%, 140 punti base in meno delle emissioni papali e di quelle piemontesi (che rappresentavano rispettivamente il 29% e il 44% del debito unitario dopo la conversione) e 160 in meno rispetto a quelle Lombardo-Venete (che però erano solo il 2%). Insomma, a voler utilizzare le categorie di oggi, il Regno di Napoli economicamente era per l'Italia quello che oggi la Germania è per l'Eurozona. «Come il Regno di Napoli prima dell'integrazione del debito sovrano, la Germania di oggi è l'economia più forte dell'eurozona e beneficia del costo del debito più basso in assoluto» scrive Collet. Considerazioni, queste, che faranno storcere il naso a molti, ma sicuramente non di parte. Del resto, come ricorda Collet, Napoli era di gran lunga la città più importante del neonato Regno d'Italia. E le regioni del Sud avevano una discreta struttura industriale, un'agricoltura fiorente sia pure basata sul latifondismo, e importanti porti commerciali.19

Secondo i dati ISTAT nelle quote di occupati per settore di attività economica20, in Italia, solo il 3,8% si occupa di agricoltura, il 29,2% è nell’industria e ben il 67% è occupato nei servizi. In Campania il dato è diviso così: 4,1% agricoltura, 23,5 industria e 72,4% servizi. I dati sono ancora più drammatici se andiamo a verificare le fasce di età. Esiste il serio rischio che fra 10 anni e poi fra 20 anni nessuno si occuperà della nostra alimentazione perché non sembra esserci un ricambio nel settore agricolo. Il dato è drammatico sia per l’evidente squilibrio nelle proporzioni degli impiegati nel mondo del lavoro e sia per la tipologia di attività a volte superflua, quella dei servizi. I dati dicono che i cittadini non curano la propria alimentazione, preferiscono il superfluo (servizi) e soprattutto non sanno prodursi il cibo. Questo dato inquietante può diventare la scommessa positiva del presente-futuro avviando un processo culturale che conduca le comunità locali ed i cittadini verso l’approccio permaculturale e trasformare i disagi in opportunità. Infatti è possibile creare società agricole ad azionariato diffuso dove i cittadini possono acquistare terreni con vecchie cascine per sperimentare orti sinergici21

18 PINO APRILE, Terroni, Piemme 2010, pagg. 103, 106

e scambiare le eccedenze in una “rete sociale rurale”.

19 Giuseppe Chiellino, Ilsole24ore, 30 giugno 2012, http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-30/eurobond-fecero-unita-italia-190357.shtml?uuid=AbDwao0F 20 ISTAT, rivelazione sulle forze lavoro, media 2009, 28 aprile 2010 http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20100428_00/testointegrale20100428.pdf 2121 L’ Orto Sinergico è un metodo elaborato dall’ agricoltrice spagnola Emilia Hazelip, attiva soprattutto nel centro ”Las Encantadas”, sui monti Pirenei, in Francia. L’ idea di creare un orto sinergico si ricollega al filone della Permacoltura (coltura permanente, eterna, equilibrata ed inesauribile, non consumistica) ed alle ricerche relativamente recenti sull’ impoverimento del suolo a causa dell’abuso-uso agricolo meccanico-chimico da parte dell’ uomo (per esempio quelle dell’ agronomo giapponese Masanobu Fukuoka). Hazelip ha strutturato un metodo di coltivazione che promuove meccanismi di autofertilità del terreno, senza bisogno di arare oppure di concimare, ne di separare le piante (pur facendo attenzione a collegarle in modo compatibile e collaborativo tra loro). A differenza delle usuali coltivazioni agricole industriali, in un orto sinergico le piante perenni convivono con le piante stagionali, e la stessa verdura e’ presente contemporaneamente a diversi stadi (persino decomposta a nutrire uno stesso esemplare in fiore).

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Il Parco è composto da 80 comuni e sarebbe saggio sviluppare un piano industriale con principi di recupero, tutela, prevenzione e valorizzazione. Ad esempio, è ragionevole progettare la conservazione dei centri abitati prevenendo il rischio sismico e quindi rendere gli abitati più sicuri, più vivibili e più fruibili. Studiare la mobilità sostenibile e immaginare un gestione sostenibile del patrimonio boschivo avviando un'industria del legno per impieghi nell'edilizia e nel design. Con le odierne tecnologie è concretamente possibile progettare intere comunità, partendo anche dai piccoli comuni abbandonati, indipendenti dal punto di vista energetico ed economico applicando anche la sovranità alimentare, si può partire dai bisogni primari: cibo, casa, energia, acqua, istruzione (diritti dell’uomo). Oggi esiste anche una Rete nazionale per lo sviluppo rurale22

Inoltre, esiste una rete denominata wwoof

che potrebbe aiutare qualche cittadino seriamente intenzionato nell’innovare la propria azienda agricola.

23

In fine, per le comunità, intese come quartieri, piccoli centri abitati o intere città esistono i circoli del Movimento per la Decrescita Felice che propongono il cambiamento di paradigma culturale, riappropriarsi del territorio, trascorre più tempo con le persone che si amano, usare le tecnologie della decrescita (quelle che fanno calare il PIL ma migliorano la qualità della vita), vivere reciprocamente, riscoprire il saper fare, praticare la cultura della transizione energetica, cioè liberarsi dalla dipendenza degli idrocarburi e vivere in armonia con la natura, sempre con un approccio olistico e permaculturale.

: lo scopo di wwoof è di creare conoscenza e interesse verso uno stile di vita biologico e biodinamico. Oltre a ciò wwoof offre la possibilità di viaggiare in tutto il mondo in modo economico ed allo stesso tempo di dare un aiuto dove è richiesto e dove se ne presenta la necessità.

Maria Concetta Manfredi nella relazione introduttiva circa le fattorie didattiche come modello di economia sociale tra formazione e relazionalità24

, cita: il Consiglio dei Giovani Agricoltori, attraverso un’indagine, ha fornito dei dati inerenti la percezione da parte dei giovani riguardo l’agricoltura e i prodotti della terra: il 50% dei giovani non sa da dove viene lo zucchero, il 75% ignora l’origine del cotone, il 40% collega il pane al grano e alla farina. Nel caso dei ragazzi italiani, quest’ultima percentuale scende al 12%. Inoltre il lavoro dell’agricoltore viene considerato dal 75% dei ragazzi come un lavoro duro, sporco, anche se, di fatto, non sono mai stati in fattoria. Per cui lo scenario che emerge da questo quadro è che le nuove generazioni, nate e cresciute in ambiente urbano, ignorano quali siano le origini degli alimenti, quale sia il ruolo dell’agricoltore, non colgono il legame che unisce ambiente, agricoltura, alimentazione e salute e non hanno il senso fisico della conoscenza, ovvero quell’approccio sensoriale che consente di attuare esperienze concrete con la realtà che ci circonda.

22 http://www.reteleader.it/portal/page?_pageid=35,333145&_dad=portal&_schema=PORTAL 23 http://www.wwoof.it/it/aboutit.html 24 RETE NAZIONALE PER LO SVILUPPO RURALE, l’altra agricoltura… verso un’economia rurale sostenibile e solidale, Quaderni, ATI INEA Agriconsulting, maggio 2009, pag. 97

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Ecco un esempio concreto progettuale per una comunità dove giovani agronomi, architetti, giuristi, biologi e normali cittadini, con la sola volontà politica possono concretizzare un buon esempio di vita conviviale in armonia con la natura. Lo schema energetico integrato è un’applicazione per una fattoria, estratto dal testo di Luciano Paoli, energie rinnovabili impieghi su piccola scala.

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Evoluzione politica: democrazia diretta, rigenerazione, eco-efficienza. Il tempo è ricchezza. Riprendersi il tempo necessario per riflettere, leggere, dialogare è una priorità per la nostra sopravvivenza ed è determinante per riattivare le relazioni vitali con gli altri esseri umani rispetto ai valori dell'esistenza e del saper fare. Il tempo è importante per riequilibrarsi con la natura e uscire dall'insensato consumismo compulsivo indotto dal sistema attuale. Se abbiamo l'opportunità di cambiare vita, uscendo dalla routine di un lavoro che non amiamo, facciamolo poiché possiamo auto produrre quasi ogni genere di prima necessità e possiamo farlo insieme agli altri. Autoderminazione dei popoli intesa come vera democrazia (diretta25 e partecipativa), ripristino delle monete libere dal debito26 e senza interessi (banche controllate dallo Stato e non più SpA private), diritto alla vita, tutela dell’acqua27

Il raggiungimento di questi obiettivi passa attraverso la ricostruzione delle comunità locali intese come riorganizzazione degli spazi pubblici, agorà per il dibattito libero, aperto e democratico. Le persone devono poter condividere le idee e le esperienze per il bene comune. L’obiettivo è riscoprire i reali bisogni umani: cibo, riparo sicuro, cultura, sport, amore e passioni.

ed autoproduzione energetica sono i temi che nessun partito politico tradizionale farà suo come priorità assoluta.

E' necessario un cambio di paradigma culturale e transitare dall'inefficiente e immorale cultura degli "economisti" attuali per approdare alla politica delle risorse, la domanda non sarà più quanto costa, ma ci sono le risorse per farlo? La democrazia diretta migliora le persone e le capacità collettive di prendere decisioni migliori, più etiche e più sobrie rispetto a quelle imposte dall’élite degenerata. La felicità dei cittadini aumenta direttamente quando il popolo è parte del processo decisionale. La condivisione di idee, modelli e progetti rappresenta un ottimo punto di partenza per comparare, valutare e scegliere i progetti migliori e adattarli alle comunità locali. Il presente, futuro della polis è la co-gestione dei beni comuni dove i cittadini sono i primi attori, mentre i dipendenti eletti sono i normali esecutori della volontà popolare, questo processo in Svizzera è sorto nel 1860. Dal punto di vista della sostenibilità è sufficiente leggere i programmi di numerose comunità: Clean Cities28 del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti, Energy Cities nell’UE e Solar City sono tutti programmi che incentivano l’uso delle energie alternative rinnovabili e la riduzione dell’inquinamento urbano. In Città tra passato e futuro29, La rivoluzione sostenibile30, Ecocities31

25 THOMAS BENEDIKTER, democrazia diretta, Sonda 2008

troviamo procedure, metodi, modelli teorici, ricerche applicate, buone pratiche ed esperienze progettuali mature, pronte all'uso per migliorare la qualità di vita degli abitanti.

26 come accennato più volte la questione non è economica ma giuridica, il mezzo di scambio di beni e merci, la moneta deve essere di proprietà della Repubblica ed emessa da un ente pubblico come prevede la Costituzione. Applicando questo principio elementare figlio della sovranità popolare si cancella il debito pubblico poiché non ci sarà più nessuno che ti presta pezzi di carta stampati dal nulla caricati persino di interessi e ti ruba la vita, il presente ed il futuro dei tuoi figli. 27 http://www.gruppo183.org/acqua/legislazione/direttiva.pdf 28 http://www1.eere.energy.gov/cleancities/ 29 Claudio Saragosa, Città tra passato e futuro, un percorso critico sulla via di Biopoli, Donzelli editore, 2011 30 Matteo Clementi, Valentina Dessì, Monica Lavagna (a cura di), La rivoluzione sostenibile, Maggioli editore, 2009 31 Marco Maretto, Ecocities, il progetto urbano tra morfologia e sostenibilità, Franco Angeli, 2012

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In ambito urbanistico, circa il governo del territorio, emerge l'idea di redigere piani di rigenerazione urbana32

I piani di rigenerazione dovrebbero usare meglio le risorse naturali, umane, economiche, incluse le caratteristiche del territorio e dell’ambiente costruito e cercare di assicurare la più ampia partecipazione e cooperazione degli utenti.

che guardano aspetti economici e alla fattibilità degli interventi. Questi piani dovrebbero adottare strategie generali e integrate in accordo coi principi della sostenibilità ambientale.

La reale efficacia di tutte queste proposte è data non tanto dalle buone intenzioni, ma dalla loro capacità di adottare strumenti scientifici per misurare l’azione e condividerla ai cittadini poiché essi possano valutare i risultati. E parallelamente l'avvio di un percorso culturale che mostri l'opportunità dei nuovi paradigmi liberi per uscire dal monetarismo e dall'avidità. Ancora oggi la maggioranza dei comuni italiani non adotta tali strategie poiché l’élite sa bene che il potere si conserva soprattutto evitando di misurare il proprio operato nascondendo dati che possono essere interpretati dal popolo. Ad esempio, i comuni non condividono sul proprio sito internet gli impatti sanitari e le emissioni gassose sia perché hanno un ridottissimo numero di centraline sul territorio e sia perché, nella realtà, non rilevano efficacemente l’inquinamento stesso, che può essere facilmente manipolato mettendo le centraline in luoghi poco significativi. Spesso i Sindaci scaricano la propria responsabilità ad Enti superiori come la Regione poiché è l'Ente che legifera su salute ed ambiente, ed è lo stesso che governa salute ed ambiente. L’obsoleto pensiero della crescita determina il consumo del territorio, risorsa preziosa e finita, e pertanto Sindaci, Consigli, progettisti, costruttori avari e desiderosi di profitto monetario distruggono le risorse di tutti: la natura. La maggioranza degli Enti locali non vuole dare risposte politiche di buon senso e si affida a logiche obsolete per non risolvere i problemi che si presentano. Eppure, vi sono esempi di gestione etica del territorio: “piani a crescita zero” dove i Comuni riutilizzano i volumi costruiti esistenti per concederli, con canoni agevolati, ai cittadini meno abbienti: studenti, precari, giovani coppie, anziani. Il Comune di Parigi è un ottimo esempio ed altri piccoli comuni italiani stanno rinunciando alla rendita monetaria derivante dagli oneri di urbanizzazione per optare sui profitti realizzati in altro modo. La cancellazione degli sprechi è "convertita" in profitto. Ad esempio, con la gestione diretta dei servizi pubblici locali tramite società ad azionariato diffuso popolare si può gestire il risparmiano energetico (Esco) con maggiore efficienza, il riciclo totale dei rifiuti è più conveniente, e l'offerta di nuove tecnologie sulla mobilità sostenibile introduce un servizio migliore. Ridurre i flussi di materia consente di prevenire gli sprechi e portare i costi quasi a zero. Ad esempio, introducendo l'agricoltura sinergica in città e produrre per il cibo per le mense delle scuole primarie consente di cancellare l'acquisto di cibo industriale. Possiamo immaginare di indirizzare i precedenti trasferimenti statali in investimenti per conservare i beni culturali. Le leggi prevedono prioritariamente la riduzione alla fonte dei rifiuti con la progettazione eco-design in ambito industriale. Per interpretare correttamente il principio: chi inquina paga esiste un metodo corretto ed efficace, e cioè misurare correttamente gli stili di vita attraverso il peso (o il numero di svuotamento dei bidoncini) dei rifiuti indifferenziati conferiti dai cittadini, e stabilire il giusto prezzo da pagare per ogni singola utenza rispetto ai kg/pro-capite, e non erroneamente come avviene ancora in diversi comuni tramite i mq dell’abitazione e il numero dei componenti nucleo familiare (Tares-Tarsu-Tia). L’obiettivo indicato dalle leggi è la prevenzione del rifiuto incidendo sugli stili di vita, il dato da controllare è la produzione pro-capite dei rifiuti urbani (kg/ab/anno): Belluno conferisce 393 kg/ab/anno mentre Salerno 533 kg/ab/anno (dati su Legambiente 2008/09). Una corretta tariffa puntuale è applicata dal Consorzio Priula (Provincia di Treviso) dove i bidoncini delle differenziate hanno microchips che trasmettono i kg di rifiuti conferiti (o il numero

32 Il termine rigenerazione urbana appare nel lessico della pianificazione urbanistica inglese alla metà degli anni settanta. Nel 1993 fu istituita un’agenzia a livello nazionale, Urban Regeneration Agency (URA) con competenze nel tema della Rigenerazione Urbana.

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di svuotamento). I cittadini dovrebbero sapere che le materie prime seconde differenziate (rifiuti) e consegnate alle società di raccolta rappresentano una merce di valore nel mercato del riciclo, e pertanto dovrebbero chiedere l’immediata pesatura dell’indifferenziato affinché vi sia una giusta ed equa misura degli stili di vita ed eliminare sprechi che possono insinuare truffe legalizzate a danno della maggioranza del popolo sovrano. Le statistiche hanno dimostrato33

Sono le leggi dello Stato che chiariscono definitivamente ruoli, funzioni e soprattutto responsabilità: è il Comune a decidere sullo sconto: tra le ipotesi considerate le abitazioni per brevi periodi o i single.

che nei territori dove le raccolte differenziate superano il 40% il costo medio della tariffa puntuale è più economico dell’iniqua Tarsu, cioè i cittadini virtuosi pagherebbero meno rispetto a quanto pagano oggi, in fine vi è un risparmio anche per il Comune che eroga il servizio di raccolta e che paga lo smaltimento.

34

Dopo esserci informati, se pensiamo che la raccolta dei rifiuti e la relativa tassa sia ingiusta è moralmente doveroso licenziare il Sindaco e nessun altro.

Secondo i dati dell'Istat rielaborati dal Cresme in Italia fra il 1946 ed il 1981si è costruito ben il 65% del patrimonio abitativo35

, e questo ambiente costruito, come si dice in gergo tecnico, è giunto a fine ciclo vita, pertanto va valuto dal punto di vista statico (sismico), energetico ed urbanistico. Questo patrimonio rappresenta la crescita urbana e le periferie ed in questi ambienti esiste tutta una parte di edilizia pubblica di scarsa qualità. Questi edifici e quartieri possono essere studiati al fine di migliorare la qualità urbanistica delle città e quindi migliorare la qualità di vita degli abitanti.

L’Italia, dal punto di vista dell’organizzazione territoriale e dal punto di vista della pianificazione urbanistica, forse è il Paese che più di altri ha sofferto e soffre l’inutile e farraginosa burocrazia legislativa con la sovrapposizione di leggi che trattano gli stessi argomenti o affini con l’effetto di aumentare gli errori e la corruzione. Si chiamano programmi complessi, e l’aggettivo già fa capire tanto, insieme di leggi che trattano la materia urbanistica. Ecco l’elenco nominativo di “leggi”-piani approvati dal Parlamento: programmi integrati di intervento(PII), interventi di recupero, programmi di recupero urbano (PRU), programmi di riqualificazione urbana (PRiU), contratti di quartiere (CdQ), programmi di recupero per la ricostruzione del territorio, programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST), programmi di iniziativa comunitaria (Urban 1 e 2), progetti pilota urbani II serie, programmi Interreg II, patti territoriali, contratti d’area, patti di pianificazione.

I programmi complessi nascono nel corso degli anni ’80 nell’ambito delle politiche per la casa, in particolare all’interno delle linee di programmazione nazionale e regionali del CER (il Comitato per l’Edilizia Residenziale), riformato dalle legge 457/1978, avendo come riferimento alcune tipologie d’intervento nelle città che si erano diffuse negli anni ’70 nei contesti europei, soprattutto in Francia e Inghilterra, nonché alcune sperimentazioni italiane a livello regionale.36

Ci si può confondere anche fra piani e programmi, poiché un programma non è ancora un piano. La riforma dell'art. 117 della Costituzione, del 18 ottobre 2001, ha conferito potere legislativo alle Regioni anche in materia urbanistica, governo del territorio, e da quel punto in poi abbiamo assistito a diverse leggi regionali con significative evoluzioni in termini tecnico-giuridici, ma le scelte politiche locali hanno determinato un crescente effetto consumo del suolo poiché la maggioranza dei piani è stata concepita nell'alveo culturale della crescita, del sovradimensionamento. Sin dagli anni '80 l'ideologia liberista seduce il "governo del territorio" dando vita alla deregolamentazione

33 ROBERTO CAVALLO, in Rifiuti: che fare? E carta geochimica ambientale, convegno Salerno 7 settembre 2007, http://caal.wordpress.com/2008/04/02/rifiuti-che-fare-e-carta-geochimica-ambientale/ 34 in Casa, come risparmiare, N.3, ilSole24ore, inserto 18 maggio 2007, pag. 72 35 Laura Elisabetta Malighetti, Recupero edilizio e sostenibilità, ilsole24ore, 2004, pag. 96 36 SIMONE OMBUEN, MANUELA RICCI, ORNELLA SEGALINI, i programmi complessi, ilsole24ore, 2000, pag. 13

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anche nell'urbanistica, con l'effetto di approvare piani comunali comunque sovradimensionati, come accadeva negli anni '60, '70, ma questa volta non per soddisfare bisogni reali, piuttosto per dare priorità e maggiore libertà d'azione ai bisogni particolari degli speculatori, e questa volta, attraverso l'innovazione tecnologica della finanza e di internet per riciclare danaro proveniente anche da attività illecite, anche attraverso le larghe maglie della finanza globale che impedisce di controllare la provenienza dei capitali mobili. Oggi le scommesse finanziarie delle borse telematiche producono una gigantesca concentrazione di capitali creata dal nulla, e con questi sistemi immorali si stanno costruendo città per soddisfare i capricci dell'élite. E' sufficiente cancellare questa immoralità, uscire dall'inganno psicologico della finanza, per tornare all'economia reale e restituire dignità agli esseri umani capaci di costruire, riusare, conservare per soddisfare bisogni reali e non più per i capricci di un'oligarchia elitaria degenerata. Così titola un paragrafo del testo 50 anni di urbanista in Italia 1942-1992: “La ricostruzione post bellica al di fuori di una politica di piano generale”, solo il titolo lascia intendere in che modo si siano costruite le città italiane. I piani di ricostruzione si caratterizzavano per l’assoluta permissività urbanistico-edilizia e per la rapidità dei tempi di approvazione e di attuazione, garantiti anche da “concessioni” dei poteri di intervento dello Stato a operatori privati per la realizzazione delle opere di demolizione, ricostruzione e nuova costruzione37. Com’è ben testimoniato dalla storia, il ricorso a procedure amministrative in deroga a quelle ordinarie è accaduto tutte le volte che si pensava di poter agire in fretta. Gli effetti disastrosi sono percorribili tutti i giorni, la maggior parte delle città italiane sono inospitali, irrazionali, spazi inadeguati, speculazioni edilizie, e tutto questo condiziona in maniera determinante, ed in peggio, la vita dei suoi abitanti. Le città moderne sono state progettate per le automobili e non per i cittadini. Ma in realtà, per avere una buona mobilità è efficace il principio cardine: prima cammina, poi vai in bici e poi in macchina. Un’indagine conferma il pessimo stile di vita degli italiani indotto dalla programmazione mentale della pubblicità e rivela che il 65% usa l’auto per spostarsi.38

Moriremo tutti sepolti dalle macchine: di questo passo l'iperbole rischia di avvicinarsi alla realtà perché il nostro parco circolante auto continua a crescere senza fine: +4,92% negli ultimi cinque anni. Un record inaudito non tanto per l'incremento percentuale (che comunque non si può ignorare perché siamo passati dalle 34.636.594 auto del 2005 alle 36.339.405 del 2009...) ma perché in Italia siamo già ampiamente oltre la soglia di guardia con la più alta concentrazione di macchine in Europa grazie all'incredibile rapporto di 59 vetture ogni 100 abitanti. […] Tante tantissime e non solo in rapporto alle strade che sono le stesse dagli anni Sessanta ma anche rispetto alla superficie della nostra nazione le auto iniziano a diventare troppe: se saldassimo insieme tutte le carrozzerie delle macchine in Italia arriveremmo all'incredibile numero di 248 mila ettari, ossia 248 chilometri

37 FEDERICO OLIVA, Le città e i piani, in 50 anni di urbanista in Italia 1942-1992, La Terza,, 1993, pag. 41 38 PINO FONDATI, il 65% degli italiani usa (solo) l’auto per spostarsi, 2 febbraio 2011, http://www.motori24.ilsole24ore.com/Mercato/2011/02/direct-line-studio-italiani-auto-uso.php […] sta di fatto che il 65% degli italiani usa l'auto sempre e comunque, per qualsiasi spostamento. Solo il 34% sceglie la macchina esclusivamente per il tempo libero. È quanto emerge dai dati rilevati su un campione di oltre un milione di automobilisti dal Centro Studi e Documentazione di Direct Line, la compagnia di assicurazioni online auto e moto. Una ricerca che non arriva da sola. Una indagine Aci/Censis 2010 conferma questo rapporto di forte dipendenza degli italiani nei confronti dell'auto: è il veicolo preferito dal 90,4%, seguito dai mezzi pubblici cittadini (34,3%), da moto e scooter (17,9%), da treno e bus per spostamenti extraurbani (13,4%), mentre le persone che si spostano frequentemente a piedi sono il 35,5%, e quelli che vanno in bici il 18,7%. La ricerca di Direct Line prende in considerazione anche le diverse regioni. Ebbene, il Veneto ha il più alto tasso di automobilisti "attivi" (71%), seguita dall'Emilia Romagna (70%, del resto è la terra dei motori…) e dalle Marche (69%). Le regioni in cui si utilizza l'auto solo nel tempo libero sono Campania (44%), Liguria (41%) e Lazio (40%). Un colpo al luogo comune del macho al volante viene assestato dalla distinzione in base al sesso: il 66% delle donne ritiene l'automobile il mezzo di trasporto indispensabile per qualsiasi tipo di spostamento, gli uomini le inseguono a distanza vicina con un 64%. Sperando che nel dato non ci siano sottese considerazioni relative alla incolumità personale, per cui nella propria auto ci si sente più tranquille.

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quadrati: come se Milano e Firenze fossero interamente ricoperte di lamiera. Il fenomeno, forse è questa la cosa più strana, sembra sfuggito ai più. 39

Ciò può avvenire con un miglioramento della sicurezza stradale a favore di soggetti più svantaggiati, con la costruzione di piste ciclabili e soprattutto una pianificazione urbanistica integrata che non trascuri il traffico non motorizzato, ma lo metta in primo piano40

Riccardo Iacona, nell’inchiesta “case da pazzi” in “Presa Diretta”, andata in onda su RAITRE il 13 febbraio 2010, mostra come il Comune di Parigi faccia l’opposto dei comuni italiani e cioè l’Ente pubblico compra immobili, li ristruttura e li concede al popolo con tre modalità: un affitto sociale, uno agevolato ed uno calmierato a seconda dei redditi dichiarati per evitare che i cittadini, costretti dal libero mercato, debbano lasciare la città. Funziona proprio così, nuove case popolari nel centro di Parigi per garantire un giusto prezzo, il Comune deve soddisfare ben 115.000 domande per gli alloggi e l’Assessore competente dichiara di aver soddisfatto 30 mila nuovi alloggi lo scorso mandato mentre consegnerà altri 45 mila nel mandato in corso. L’ultimo anno hanno acquisto altri 12 mila appartamenti da ristrutturare e consegnare.

. Gli italiani non hanno bisogno di nuove auto, ma di sostituire i motori a combustione con i motori elettrici, più efficienti ed a zero emissioni gassose.

I cassetti degli uffici tecnici comunali sono pieni di progetti sostenibili, di buon senso. L’architetto italiano Paolo Soleri è stato, nel periodo contemporaneo ed industriale, uno dei primi tecnici a progettare e realizzare una città sostenibile: Arcosanti, in Arizona (1970). Nel volume "Arcologia: la città ad immagine d'uomo", Soleri descrive le soluzioni per comprimere e compattare le strutture urbane verso il tridimensionalismo e combattere l'espansione urbana bidimensionale41

Il tema della città sostenibile torna di moda, ma la questione non è di natura tecnica, cioè il problema non è saper progettare spazi adeguati e rispettare l’ecologia, ma la questione è di natura politica ed economica. Anziché tutelare paesaggio ed ambiente attraverso la tradizione urbana rinascimentale, l'innovazione tecnologica, la rigenerazione urbana, lo studio della "scienza della sostenibilità", come ad esempio i modelli di Paolo Soleri, accade che i politici locali pianificano speculazioni edilizie firmate anche dalle “archi-star” (usare l’autorità mediatica dei personaggi per manipolare la percezione pubblica). Nel corso degli anni siamo passati dagli “standard minimi quantitativi”

. Nel 1962 il Ministro Fiorentino Sullo propose una soluzione radicale sul problema della rendita e del regime dei suoli per evitare la speculazione edilizio, quella proposta fu scartata. In precedenza, Hans Bernoulli pubblicò Die Stadt und ihr Boden (La città e il suolo urbano) nel 1946 denunciando i guasti dovuti alla privatizzazione e all'eccessivo frazionamento dei suoli urbani, proponendo la gestione collettiva del suolo attraverso l'uso generalizzato del diritto di superficie.

42

a principi di "eco-densità", raramente applicati.

Articolo 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Applicando l'articolo nove della nostra Costituzione possiamo risolvere buona parte dei problemi occupazionali del nostro Paese. Secondo le stime dell'Unesco l'Italia possiede fra il 60 e il 70% dei beni culturali mondiali (rapporto Eurispes 2006), mentre il paesaggio nostrano fu definito il giardino d'Europa43

39 Vincenzo Borgomeo, parco auto, crescita infinita siamo oltre i 36 milioni, 12 maggio 2010,

. Pertanto è del tutto ridicolo credere che una Nazione del genere possa ritenersi

http://www.repubblica.it/motori/ecoauto/2010/05/12/news/parco_auto_crescita_infinita_siamo_oltre_i_36_milioni-3999787/ 40 WUPPERTAL INSTITUT, per un futuro equo, Feltrinelli, 2007, pag. 184 41 http://it.wikipedia.org/wiki/Arcologia 42 D.M. 1444/68 43 JOHANN WOLFGANG GOETHE, Viaggio in Italia

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in crisi o che non ci siano opportunità di lavoro, perché la ricchezza reale circonda i cittadini italiani, forse incapaci di guardare e capire la bellezza che è intorno a loro. Tutti i Governi che si sono succeduti hanno provveduto a smantellare la ricerca per favorire istituti stranieri, e le SpA hanno potuto inquinare siti naturali recando danni biologici e morti per tumori e neoplasie. Per pianificare una politica nazionale sui temi della prevenzione primaria, riduzione del rischio sismico, il riuso, il recupero e la conservazione dei beni culturali è necessario riprendersi la politica monetaria e industriale. Pubbliche amministrazioni, ingegneri strutturisti, architetti, geologi, agronomi, biologi e contadini moderni sanno bene che è necessario tutelare il territorio, ma l'usurpazione della sovranità monetaria, l'invenzione dell'economia del debito ed il sistema di creazione della moneta, l'invenzione della spending review44

, l'artificio mentale dell'efficienza economica, lo spread, le borse telematiche sono maschere ben progettate e propagandate per distrarre i cittadini sui problemi reali della Nazione.

Anche l'urbanistica ha la necessità di cambiare paradigma culturale, già negli anni '60, durante la ricostruzione, emerse il problema del consumo del suolo, e la proposta efficace di Fiorentino Sullo per sottrarre potere agli speculatori fu appositamente scartata grazie alla pressione dei costruttori edili. E' necessario introdurre nella tradizionale zonizzazione45

Agli standard urbanistici quantitativi bisogna associare il Benessere Equo e Sostenibile (BES), e le amministrazioni devono essere liberate dall'immorale obbligo di pareggio di bilancio, poiché le costringe a mercificare il territorio, così come bisogna ripensare il "patto di stabilità" che oggi limita la capacità di stanziare investimenti per conservare i servizi indispensabili. L'urbanistica di oggi non ha bisogno di piani di espansione, ma di piani di conservazione e contenimento finanziati con moneta sovrana a credito e con indici di qualità non più di quantità. L'urbanistica di oggi dovrebbe tornare a servizio della Costituzione tutelando il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Può accadere se i cittadini comprendono di dover prendere parte ai processi di trasformazione delle città e ricordando che la natura pone dei limiti ben precisi (entropia). Questo processo civico oggi può avvalersi anche di criteri valutativi più significativi con l'approccio olistico e della "scienza della sostenibilità".

, condizionata dalla logica mercantile, l'uso di strumenti che misurano i flussi di energia e di materia, e riproporre l'azzeramento dei regimi immobiliari e dei suoli dando priorità al riuso, ma consapevoli dell'entropia ed al valor d'uso sociale, criterio non monetario. Il capitalismo fece sviluppare e crescere le città sotto la spinta dell'avidità materialista tramite modelli industriali dipendenti da fonti non rinnovabili, oggi una nuova domanda può e deve nascere grazie alla condivisione di nuove tecnologie con fonti alternative, e sensibilità "nuove" che possano comunicare la reale crescita necessaria per le comunità, che dipendono dalla fotosintesi clorofilliana e non dagli obsoleti valori immobiliari. Nella consuetudine i piani e le trasformazioni urbanistiche misurano la convenienza economica facendo la differenza fra il valore di mercato dei fabbricati e il costo di costruzione, o una valutazione fra costi e benefici, tutti criteri monetari. Tradotto per le leggi della natura significa che il capitale ignora l'entropia, e spinge i progettisti a progettare ampi spazi e volumi poiché la convenienza si misura in mq/mc da vendere, o fittare, come le superfici abitabili, commerciali, industriali. Nell'ambito di questi principi l'urbanistica del novecento e degli inizi del nuovo secolo duemila, prima è stata soggetta all'interesse dello Stato e successivamente all'interesse del cosiddetto "libero mercato". In tutto questo periodo i decisori politici hanno sempre ignorato la bioeconomia e la partecipazione popolare al processo decisionale delle proprie comunità.

44 revisione della spesa pubblica 45 http://it.wikipedia.org/wiki/Zonizzazione

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Ad esempio, l'approccio metabolico al progetto, sia esso urbano, sia di edificio, porta a sviluppare il concetto di dematerializzazione, ossia la necessità di ridurre l'utilizzo di risorse nel ciclo di vita del processo progettazione-realizzazione-gestione-demolizione (Benevolo, 2009).46

La realtà ci informa che l'invenzione della moneta è utile come mezzo di scambio al fine di ottenere un risultato: realizzare un bisogno primario, un interesse privato o un interesse pubblico. La realtà ci informa che gli individui hanno le risorse, culturali e tecniche, per "aggiustare" ciò che si sta consumando: gli edifici, i suoli etc. Destra e sinistra ci raccontano la storia che bisogna ridurre la spesa pubblica e cancellare gli sprechi altrimenti non si trovano le risorse per finanziare gli interventi utili. Gli sprechi nella pubblica amministrazione sono un problema noto, ma destra e sinistra anziché intervenire sul malcostume, la corruzione, i favoritismi ed il clientelismo, tagliano proprio i diritti inviolabili ed i servizi essenziali, e non propongono il ripristino della sovranità monetaria utile a creare danaro senza debito per i bisogni reali. Destra e sinistra per applicare l'agenda politica dell'élite usano l'apatia politica ed il malcostume per circoscrivere e ridurre i diritti costituzionali, per usurparli, al fine di raggiungere altre tappe che conducono al un nuovo ordine mondiale, quello orwelliano. Sono prove di queste tappe: le linee politiche di gruppi sovranazionali, il "golpe bianco" (Monti in Italia e Papademos in Grecia), la rielezione di Giorgio Napolitano e la creazione di un "Governo del Presidente", e le odierne regole fiscali europee (fiscal compact e MES) che rappresentano le ultime armi esposte pubblicamente.

Energia e salubrità in edilizia. La progettazione e il mondo delle costruzioni rappresentano un settore, forse, il più avanzato e consapevole di come si sprecano risorse poiché le costruzioni hanno sempre avuto un impatto ambientale e in ragione di ciò, probabilmente, quest'ambito ha saputo proporre metodi per misurare gli effetti dell'impatto ambientale e cercare di prevenire danni per le future generazioni. Esistono ben 25 metodi per misurare l'impatto ambientale nell'edilizia fra questi, 5 sono italiani (ITACA, SB 100, Torino Olimpica, Ecocity UNI GL4, Eco Quartiere Mediterraneo), 2 internazionali (GB Tool, SB Method) e 3 europei (Lense, HQR2R, Indicatori ICE). Queste iniziative dimostrano le capacità dei tecnici progettisti che mettono a disposizione dei dipendenti eletti conoscenze per scrivere norme e leggi, che diventano procedure standard per migliorare la qualità della vita. Tali conoscenze andrebbero condivise direttamente nelle comunità al fine di avviare un processo virtuoso di autoderminazione locale, e consentire ai cittadini di decidere direttamente le linee politiche locali poiché gli amministratori, soprattutto italiani, non sono culturalmente preparati alle sfide politiche. Spesso accade che i dipendenti eletti fra corruzione, clientele, stupidità e alla loro inerzia causano danni economici47

Ad esempio, il Comune di Salerno ha impiegato ben 19 lunghissimi anni per approvare un Piano Energetico commissionato all’Università di Salerno al costo di centomila euro, nonostante la prima legge italiana sia del 1991. In 19 anni un Ente pubblico avrebbe dovuto sviluppare competenze interne tali sia da risparmiare centomila euro, e per presentare linee guida adeguatamente aggiornate

e culturali poiché non si adeguano ai cambiamenti culturali e tecnologici.

46 Giuseppe Longhi in Sostenibilità urbana e territoriale, il Nuovo Manuale di Urbanistica, Leonardo Benevolo (direttore scientifico), Mancosu editore, 2010, Vol. II, pag. D26 47 Giuseppe Castiglione, Presidente Unione Province d’Italia: "Il Commissario europeo alle Politiche regionali ha ben esplicitato la grande verità sull’uso dei Fondi comunitari in Italia: le amministrazioni regionali, e statali non hanno difficoltà a scrivere i programmi e a individuare obiettivi plausibili. Non sanno invece realizzarli! Sono i dati che parlano: a dicembre 2010, su un totale di 59,4 miliardi di euro, tra Fondi Comunitari e cofinanziamento nazionale, la spesa è ferma al 12,2% (7,2 Miliardi di euro), mentre gli impegni sono al 22,7%(13,5 miliardi). Altrettanto grave la rilevazione per il Mezzogiorno, dove, tra POIN POR e PON, di 47 miliardi se ne è spesi appena il 10% (4,8 miliardi), mentre gli impegni in progetti operativi sono al 19% (8,9 miliardi di euro). 30 maggio 2011 http://www.upinet.it/3506/sviluppo_economico/fondi_comunitari_inutilizzati_lallarme_di_castiglione_in_un_intervento_su_il_sole_24_ore_del_30_maggio_2011/

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alla cultura tecnologica contemporanea, come fanno altri Enti pubblici italiani e stranieri. Esiste un'enorme distanza fra le conoscenze scientifiche, gli strumenti tecnologici in uso, ed i dipendenti politici, questi ultimi spesso sono in ritardo rispetto alle opportunità che l'innovazione presenta per migliorare la qualità della vita dei cittadini, gli stessi che pagano le tasse e lo stipendio ai politici inadeguati. Per trovare l'innovazione nel campo della politica bisogna guardare nei piccoli centri. Il piccolo comune di Torraca (SA), nel Cilento, è stata la prima città al mondo, nel 2007, a sostituire l’illuminazione pubblica con la tecnologia LED48

Già, nel 2006, una direttiva europea

garantendo una riduzione del 65% dei consumi rispetto alle tecnologie tradizionali, un abbattimento dei costi di manutenzione del 50% e dell'inquinamento luminoso del 90%. Questi fatti dimostrano una cosa, il buon senso, la cultura politica e le buone pratiche non sono legate alle dimensione delle città o alla geografia.

49

Quando una comunità dimostra volontà e consapevolezza non attende le direttive europee per affrontare i problemi e li anticipa: l’esempio virtuoso della Provincia autonoma di Bolzano – CasaClima - dimostra come un sistema federale sia più efficiente. Il termine federale in Italia è stato manipolato, ma nella sostanza il federalismo è sinonimo di maggiore democrazia diretta, maggiore controllo e trasparenza dove i cittadini hanno strumenti efficaci per proporre idee (delibere, leggi) e per rimuovere i dipendenti corrotti (verifica del mandato elettorale).

prevedeva iniziative sull’uso razionale dell’energia: «Il settore pubblico dovrebbe pertanto essere incoraggiato a integrare le considerazioni relative al miglioramento dell'efficienza energetica nei suoi investimenti, ammortamenti fiscali e bilanci di funzionamento. Inoltre, il settore pubblico dovrebbe sforzarsi di applicare criteri di efficienza energetica in ogni procedura di aggiudicazione degli appalti pubblici, pratica prevista dalla direttiva 2004/17/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, che coordina le procedure di appalto degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto e servizi postali». Persino l’ultima direttiva europea (2012/27/UE) parla di un piano di decrescita energetica che intende ridurre la dipendenza dagli idrocarburi per aumentare l’impiego delle fonti alternative. «L’efficienza energetica costituisce un valido strumento per affrontare tali sfide. Essa migliora la sicurezza di approvvigionamento dell’Unione, riducendo il consumo di energia primaria e diminuendo le importazioni di energia». Questa norma prende consapevolezza del problema causato dal "picco del petrolio" ed invita le amministrazioni a promuovere la cancellazione degli sprechi energetici. I cittadini dovrebbero sapere che il tema della crisi energetica è vecchio, ed i politici sono in grave ritardo, spesso condizionati dalle SpA piuttosto che dare priorità all'interesse pubblico.

Nel 2010 una nuova direttiva europea50

stimola gli Enti locali a promuovere l’efficienza energetica tramite strumenti finanziari ad hoc predisposti dalla Banca degli Investimenti europei e i fondi strutturali.

BREAM (Building Research Estabilishment Assessment Method), LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), SBTool (Sustainable Building Toll), Protocollo ITACA, sono metodi di valutazione della sostenibilità edilizia. POE (Post Occupancy Evaluation) è un criterio valutativo che misura il comfort ambientale delle abitazioni.

48 Wikipedia: In elettronica LED è l'acronimo di Light Emitting Diode (diodo ad emissione luminosa). Il primo LED è stato sviluppato nel 1962 da Nick Holonyak Jr.. Si tratta di un dispositivo optoelettronico che sfrutta le proprietà ottiche di alcuni materiali semiconduttori per produrre fotoni attraverso il fenomeno dell'emissione spontanea ovvero a partire dalla ricombinazione di coppie elettrone-lacuna. 49 DIRETTIVA 2006/32/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO, del 5 aprile 2006, concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e recante abrogazione della direttiva 93/76/CEE del Consiglio 50 DIRETTIVA 2010/31/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO, del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia

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A livello normativo è la norma ISO 14020 a stabilire le linee guida e i principi per lo sviluppo e l’applicazione di etichette e dichiarazioni ambientali volontarie. Definisce tre tipi di etichette ambientali51

• ISO 14024 Ecolabel:

52

• ISO 14021 autodichiarazioni del produttore

• ISO 14025 forniscono dati quantitativi sul profilo ambientale del prodotto valutate secondo LCA53

.

Uno standard italiano: il protocollo ITACA.54

Sebbene alcuni protocolli internazionali si stiano affacciando sul mercato italiano, la tendenza da parte delle Regioni è quella di adottare, anche se con adattamento locale, il protocollo Itaca che nasce da un gruppo di lavoro interregionale per edilizia sostenibile dell’Istituto per l’innovazione e trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale. Descriviamo questo protocollo anche con l’obiettivo di far comprendere più nel dettaglio cosa sia una valutazione ambientale, quali elementi consideri e con quali logiche si costruisce quell’integrazione che poi porta a un valore unico di classificazione della qualità ambientale dell’edificio.

Il protocollo Itaca è stato elaborato sulla base della metodologia, sviluppata in ambito internazionale, del Green building challenge (Gbc). L’evoluzione normativa, e in particolare la pubblicazione del d.lgs. 311/06 con le disposizioni sul rendimento energetico in edilizia, hanno determinato l’aggiornamento del protocollo sintetico. Tale aggiornamento è stato sviluppato da iiSBE Italia, Itc-Cnr ed Università Politecnica delle Marche e poi approvato l’11 aprile 2007. La valutazione della sostenibilità ambientale dell’edificio è basata su requisiti prestazionali a punteggio. L’edificio può acquisire, per ogni sotto-criterio un punteggio che va da -1 a +5 in funzione della prestazione. Lo zero rappresenta lo standard di paragone che si riferisce alla pratica costruttiva corrente e al rispetto delle norme vigenti. […] Nel protocollo Itaca 2009 la prestazione degli edifici è valutata rispetto a 49 criteri raggruppati in 18 categorie aggregati in 5 aree di valutazione:

• qualità del sito; • consumo delle risorse; • cariche ambientali; • qualità dell’ambiente interno; • qualità del servizio.

51 SARA SCAPICCHIO*, valutazione di sostenibilità etichette ecologiche e risorsa acqua in edilizia, in “Il Progetto Sostenibile”, N. 24 ott-dic 2009, pag. 62; *Università degli Studi di Napoli Federico II 52 marchio europeo di qualità ecologica a prodotti che superino determinati esami relativi a diverse qualità ambientali 53 Analisi Ciclo Vita, ecobilancio 54 GIULIANO DALL’O’, ANNALISA GALANTE, abitare sostenibile, in farsi un’idea [182], il Mulino 2010, pag. 55

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Criteri e metodi su elencati individuano pratiche e linee guida per la progettazione e la costruzione in termini qualitativi col fine di avviare una consuetudine virtuosa nel settore dell’edilizia per tutelare la salute umana e l’ambiente. Rimangono le differenze culturali opposte poiché ecologia è sinonimo di democrazia ed entrambi sono contrapposti alla massimizzazione del profitto. Nella sostanza, con quale criterio di merito si stabilisce il prezzo di un’immobile? Oggi non esiste alcun obbligo di adottare criteri di merito, è sufficiente che il cittadino sborsi la somma di danaro richiesta dal venditore. L’anomalia è che il cittadino italiano sembra essere il massimo esperto quando parla di calcio, di automobili ma non sa nulla circa la qualità delle civili abitazioni e la qualità del cibo. Italiani esperti del superfluo ed ignoranti sul necessario? Negli ultimi anni, dopo la disattesa legge 10/91 sul risparmio energetico e grazie alla spinta iniziale della Provincia autonoma di Bolzano con la certificazione “Casaclima”55

sui consumi energetici è stata introdotta anche in Italia una norma che introduce le “classi di consumo” così come, già in precedenza, avveniva per gli elettrodomestici. Gli italiani potranno sapere quanta energia consuma la propria abitazione. Queste etichette sui consumi sono solo il primo passo che introduce un’efficace concetto di qualità architettonica, altri parametri devono essere valutati e come spesso accade i dipendenti eletti non sono capaci, sia per ignoranza e sia per corruzione, di introdurre ed applicare la qualità architettonica già descritta in ambito accademico sin dagli anni ‘80.

Obiettivo del POE è quello di porre in relazione la misurazione strumentale dei livelli prestazionali con le aspettative degli abitanti e il livello di gradimento da parte dell’utenza, accertabile con buona approssimazione mediante interviste; la documentazione raccolta costituisce un giudizio sui risultati positivi o negativi dell’edificio e, fornendo indicazioni sulle nuove costruzioni o per la riqualificazione delle esistenti, costituisce un contributo innovativo alla manualistica edilizia56

.

Ecco l’elenco di alcuni criteri considerati dal metodo POE: salubrità del sito, distanza dalle attività industriali, livello sonoro del sito, orientamento dell’edificio, strutture per servizi didattici e culturali, rapporti socio/culturali, disponibilità di attrezzature per il tempo libero, efficacia dei percorsi, eliminazione delle barriere architettoniche, ricambi d’aria, isolamento termico, efficacia dell’illuminamento naturale, presenza di inquinanti chimici, ed altro ancora.

Materiale e prodotti edilizi, in condizioni di uso normale, sono cause potenziali di emissione delle seguenti classi di inquinanti:

1. inquinanti di natura fisica: radon e suoi di prodotti di decadimento; 2. composti organici volatili (VOC) e semivolatili: formaldeide e antiparassitari; 3. inquinanti biologici: batteri, funghi, muffe; 4. fibre minerali naturali e artificiali: amianto e fibre minerali artificiali (lana di vetro, di roccia).

L’emissione di altre classi di inquinamento è legata a particolari condizioni o a fatti eccezionali quali l’incendio, per quanto riguarda i prodotti della combustione (fumi tossici) o al dispersione di fibre e polveri in caso di crolli dovuti a eventi sismi o altro. Per quanto riguarda gli inquinanti biologici, il loro sviluppo è dovuto alla presenza di condizioni particolari di temperature e di umidità e all’accumulo di sporco. Non sono quindi i materiali direttamente responsabili, ma il loro uso in condizioni non adeguate. I prodotti edilizi possono causare inquinamento dell’aria interna secondo tre principali modalità:

- direttamente, emettendo o rilasciando composti organici volatili, particolato respirabile, fibre; - indirettamente, adsorbendo e rilasciando successivamente sostanze inquinanti provenienti

da altre fonti; - favorendo lo sviluppo di inquinanti biologici.

55 NORBERT LANTSCHNER, CasaClima, vivere nel più, Raetia, Bolzano 2006 56 Quaderni del MANUALE DI PROGETTAZIONE EDILIZIA (serie diretta da ARIE GOTTFRIED), I criteri di progettazione e le verifiche, [Qualità & Manutenzione], HOEPLI, Milano 2006, pag. 104

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Le scelte tecniche sono in grado di migliorare la qualità dell’aria in edifici esistenti o di prevenire l’inquinamento nelle nuove costruzioni. L’intervento del progettista sul costruito può essere richiesto a seguito di lamentele da parte degli occupanti e/o a seguito di indagini diagnostiche sull’edificio.57

La letteratura giuridico-urbanistica è ricca di taluni esempi che mostrano da un lato le intenzioni di tecnici capaci e preparati che hanno elaborato norme atte a prevenire problemi e dall’altro lato la triste realtà italiana che mostra un territorio troppo antropizzato, urbanizzato, troppo costruito che aggredisce l’ambiente e lo rende pericoloso in alcune aree notoriamente a rischio (terremoti e rischio idrogeologico). In Italia ci sono più di 42mila scuole pubbliche, tra scuole d’infanzia, primaria e secondaria. Di queste, la metà circa sono ad alto rischio da un punto di vista sismico perché si trovano nelle zone 1 e 2 della mappa della pericolosità dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).58

Inoltre, esiste un'anagrafe dei siti inquinati da bonificare e sarebbero circa 57 sparsi in tutta Italia. Nell'ottobre 2011 Greenpeace presenta il rapporto SIN Italy

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ove mostra la drammatica situazione dei Siti d’Interesse Nazionale (SIN), quelle aree in cui l’inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente naturale.

I progettisti sono sollecitati a puntare l’attenzione sulla scelta di materiali e prodotti ad alta efficienza termica per la realizzazione dell’involucro edilizio e sulla scelta di impianti ad alto rendimento, possibilmente basati sullo sfruttamento di risorse rinnovabili (solare, fotovoltaico, geotermico, eolico). La corretta progettazione di forma e orientamento dell’edificio, abbinata a scelte tecnico-costruttive che mirano all’incremento dell’isolamento e all’ottimizzazione dell’inerzia termica, permettono di realizzare edifici con basso fabbisogno energetico. L’abbinamento, a questo punto, con impianti a elevata efficienza, basati sullo sfruttamento di energie rinnovabili, permette di delineare uno scenario futuro caratterizzato dall’autosufficienza energetica e dall’azzeramento delle emissioni di CO2 (Zero Emission Building). Almeno in fase d’uso. Occorre altresì osservare come la spinta verso la realizzazione di edifici a bassissimo consumo energetico in fase d’uso stia portando il mercato ad una rincorsa a livelli prestazionali che vanno ben oltre quelli indicati dagli apparati normativi: l’esibizione di elevate prestazioni energetiche è diventata un elemento di valorizzazione economica considerato importante nel mercato immobiliare. […] Un’analisi ambientale corretta e completa, relativamente ad una costruzione, dovrebbe basarsi, dunque, sul metodo LCA (Life Cycle Assessment), andando a considerare tutte le fasi del ciclo di vita (produzione-usodismissione) e tutte le sostanze/materiali coinvolte (e relativi impatti correlati). Ma la valutazione LCA è attività molto complessa e, soprattutto, risulta spesso difficile spiegare i risultati espressi secondo indicatori ambientali poco conosciuti. Per cominciare ad estendere lo sguardo oltre la sola valutazione energetica della fase d’uso, può essere pertanto utile fare riferimento agli indicatori utilizzati nelle procedure di certificazione energetica “correnti” (energia primaria PEI, espressa in MJ o kWh, ed emissioni di CO2), valutando i consumi e le emissioni anche delle fasi a monte dell’uso di un edificio. In tal senso, gli indicatori che possono essere presi in esame sono l’energia incorporata (embodied energy) e le emissioni di CO2 incorporate (embodied carbon) nei materiali, considerando l’estrazione delle risorse, il loro trasporto, la produzione e lavorazione di un prodotto. Nelle banche dati vengono, in genere, riportati i valori di energia incorporata assumendo come confini la “culla” e il “cancello” (dello stabilimento produttivo). A questi bisognerebbe, poi, sommare l’energia spesa dal “cancello al cantiere” (andando a comprendere anche il trasporto fino al luogo della messa in opera e la fase di messa in opera stessa).60

Gli impegni non corrispondono ad una qualità architettonica ed urbanistica diffusa, anzi esistono troppi volumi costruiti e male, soprattutto dal punto di vista del risparmio energetico. Fino a quando

57 MANUALE DI PROGETTAZIONE EDILIZIA, I criteri di progettazione e le verifiche, [Qualità & Manutenzione], HOEPLI, Milano 2006, pag. 48 58 Elisabetta Tola, in Corriere Sera on-line, http://www.corriere.it/inchieste/reportime/societa/scuole-nuove-tempo-crisi/c812aaba-3d8f-11e2-b22e-27312368513d.shtml 59 http://www.greenme.it/informarsi/rifiuti-e-riciclaggio/5924-greepeace-rifiuti-sin 60 Andrea Campioli, Valeria Giurdanella, Monica Lavagna, Energia per costruire, energia per abitare, in “Costruire in Laterizio” N.134, maz-apr 2010, pag. 60

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la ricchezza verrà misurata in moneta debito coi suoli e con l’espansione urbana si avranno altri scempi da correggere. Eppure basterebbe fare un piano di monitoraggio dell’ambiente costruito finalizzato al recupero (riuso) per creare migliaia di posti di lavoro, ecco la vera sicurezza. L’Italia deve consolidare, dal punto di vista statico, tutti gli edifici che abbiano dai 40 anni di “età” in su. L’Italia deve ristrutturare l’intero patrimonio edilizio esistenze, altro che nuove case. E’ sufficiente mutare i valori monetari – convenzione arbitraria - dell’attuale consuetudine progettuale e costruttiva: un edificio di nuova costruzione dovrà valere meno di un edificio ristrutturato (sicurezza statica e salubrità: metodi POE, BREAM, Protocollo ITACA). Quindi, la misura del valore non sarà indicata dalla moneta, mezzo di scambio, ma dalla qualità e dal buon senso: volontà politica. Il risparmio energetico potrebbe essere una moneta di scambio, la ristrutturazione potrebbe essere una moneta di scambio, e così via; cioè è sufficiente una volontà popolare che indichi una nuova misura del valore figlia della qualità e non più della quantità (lo stupido PIL) per migliorare le condizioni di vita di tutti e soprattutto dei meno abbienti. Facciamo un esempio sulla rendita: per costruire un edificio ex-novo si spende 1 e si vende a 3. Quindi il rapporto è 1/3 con grande margine di guadagno. Ma se la rendita fosse la stessa per ristrutturare? Se si spendesse meno per ristrutturare (vantaggio per il costruttore) e si vendesse a un prezzo leggermente inferiore a quello di mercato? Riflettiamoci un attimo, i prezzi delle case ristrutturate non sono associati ad indicatori di qualità architettonica ma sono stabiliti da speculatori (immobiliaristi) senza scrupoli, i piani urbanistici realizzano soprattutto espansioni, crescita perché il maggiore profitto deriva dalla rendita urbana (nuove aree costruite e nuove case). Queste consuetudini progettuali esistono soprattutto perché il profitto maggiore deriva da una cultura obsoleta figlia della produzione e del costo di produzione allora ribaltiamo il paradigma: misuriamo il valore sul risparmio, riciclo ed il riuso, accadrà che progettisti e costruttori ignoreranno la rendita urbana, fondiaria e l’espansione urbana per concentrarsi sulle trasformazioni urbane all’interno di aree già edificate ma abbandonate e l’impegno si concentrerà sugli edifici costruiti dagli anni ’50 in poi per rivalutarli e riusarli eliminando gli sprechi energetici e consolidando i volumi costruiti (sicurezza statica). In parte sta già accadendo, trasformazioni urbane in ex aree industriali ma quasi tutti i piani urbani perseguono ancora l’obsoleta crescita con la perdita di importanti suoli agricoli. Nella sostanza se abbiamo compreso che la fonte del valore monetario è la convenzione e, se siamo consapevoli che l'attuale sistema sta distruggendo risorse ed il bene comune è quindi moralmente doveroso mutare convenzione. Essendo la moneta debito misura della ricchezza accade che le accademie si auto-promuovono come le corporations SpA secondo logiche di profitto e così il know how formato e pagato con le tasse degli italiani migra nei territori dove la moneta circola più velocemente, non si tratta di fuga dei cervelli ma di uso commerciale della presunta autorevolezza dell’ente Università, altro che libero mercato:

Un accordo siglato alla fine del 2008, tra la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Architettura italiane e la direzione delle costruzioni e dell’urbanistica del Guangdong, vede attualmente molti degli atenei italiani cimentarsi in consulenze e studi sul fronte delle risorse ambientali e culturali, nelle città di Guangzhou, Foshan, Zhongshan, Huizhou e Zhaoqing.61

L’evidente concorrenza sleale: docente-professionista contro il singolo libero-professionista è sempre stata argomento di accesi dibattiti e divisioni, ma le corporazioni degli Ordini professionali ed i dipendenti eletti non hanno mai voluto abolire enti obsoleti e generatori del malcostume. In tal senso arriva una Sentenza del Consiglio di Stato. I giudici dicono stop alle università attive nel mercato dei servizi. Esultano Oice e gli Ordini di ingegneri e architetti: «Era concorrenza sleale». Il Consiglio di Stato boccia l'attività imprenditoriale di mercato a scopo di lucro, 61 IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N.84 mag-giu 2010, pag. 16

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ammettendo solo quella «strettamente strumentale alle finalità istituzionali dell'Ente, che sono la ricerca e l'insegnamento, nel senso che giova al progresso della ricerca e dell'insegnamento, o procaccia risorse economiche da destinare a ricerca e insegnamento». Il contenzioso parte nel 2005, con quattro ricorsi complessivi, che solo ora approdano a una conclusione. «Il Consiglio di Stato ha definitivamente escluso le Università da qualsiasi attività che non sia istituzionale, di studio, ricerca e insegnamento - sottolinea Ceola -. Basta con le attività professionali e concorrenziali nei confronti di ingegneri e società».62

Il fatto che la maggioranza degli architetti non abbia etica è tristemente noto, «sono disposto a lavorare per il diavolo in persona, se costruisce», scherzava Philip Johnson. Gli architetti hanno avuto un rapporto lungo e non privo di difficoltà con il potere. Lo apprezzano. Un po’ di dittatura aiuta sempre con i permessi urbanistici. Vi è un ampio articolo, gli oligarchitetti63

, che elenca gli ultimi progetti di alcune archistar: Norman Foster per Salva Chigirinsky [Isola di cristallo] e per Vladimir Putin [RMUM], Rem Koolhass per la sede della CCTV di Pechino, Zaha Hadid per Heydar Aliyev defunto dittatore dell’Azerbijan, Foster & Partners per Sacha Baron-Cohen in Kazakistan; insomma uomini politici o istituzioni che “non figurano bene” fra gli auguri natalizi di Amnesty International secondo il Magazine dell’Architettura.

Il rapporto fra finanza, banchieri ed architetti è praticamente storico, non solo perché l’élite ha sempre usato i progettisti per rappresentare il proprio potere, praticamente da sempre, ma anche perché oggi il sistema delle fondazioni, che raccolgono almeno il 3% del signoraggio bancario, ha il potere di promuovere l’architettura “sociale”. Un’inchiesta su “Piano casa e social housing”64

Vediamo quanti siano i fondi privati e pubblici: circa 298 mln sono dello Stato, 273 mln fondi regionali, 165 mln altri fondi pubblici e ben 1.979 mln sono privati, con totale di circa 2. 717 mln Di questi interventi solo 3.009 rappresentano unità abitative da recuperare (ristrutturazioni) mentre ben 12.057 sono nuove costruzioni. Nella sola Campania si concentrano 6749 nuovi alloggi e solo 310 sono recupero, finanziati con circa 181 mln di soldi pubblici e 1366 con soldi privati (Fonte: Gazzetta Ufficiale n.215 del 15 settembre 2011). Questa è la “green economy” figlia dell’obsoleto sistema della rendita; consumo del suolo anziché intervenire sul patrimonio edilizio esistente.

pubblicata su “Il Giornale dell’Architettura” ci informa quali siano i più grandi gruppi atti a promuovere la crescita urbana: Polaris Investment Sgr (a Parma con 850 alloggi, a Milano con 580 alloggi, a Roma con 1000 alloggi, in Toscana con 500 alloggi, a Bologna e Ravenna con 950 alloggi), EstCapital sgr, Investire Immobiliare Sgr, Focus Gestioni Sgr, Beni Stabili Gestioni Sgr. Dietro queste società oltre agli Enti pubblici ci sono: Fondazione Cariparma, Intesa San Paolo, Banca Popolare di Milano, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione di Venezia, Fondazioni Bancarie del Monte di Bologna e di Ravenna, Cassa di Risparmio di Modena, Associazione delle Fondazioni delle Casse di Risparmio piemontesi, Cassa di Risparmio di Rimini etc.

62 http://www.architettiroma.it/archweb/notizie/13609.aspx 63 in il Magazine dell’architettura, N. 8, aprile 2008, pag. 4 64 Marina Dragotto, Umberto Visconti di Massimo, l’affitto social tra 200 e 580 euro, in Il Giornale dell’Architettura N.99 novembre 2011, pag.16-17

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Lo schema sintetico sopra esposto mostra quanto interesse e potere bancario ci sia dietro il mondo delle costruzioni. E’ probabile che un certo numero di questi alloggi corrisponda anche al reale fabbisogno di nuove famiglie, ma la domanda sorge spontanea: avevamo bisogno di tutte queste nuove case? Molto probabilmente no, ma la rendita immobiliare è un pensante incentivo per distruggere il territorio. Esistono modi per prevenire il consumo ingiustificato? Certamente! Mentre l’Italia, negli anni ’90, tornava al sistema dei feudi introducendo l’uso del diritto privato in ambito pubblico, altri Paesi hanno preso la strada opposta: maggiore democrazia. Ormai, è cosa certa che una riforma amministrativa che introduca la democrazia diretta e partecipativa consente di prevenire la corruzione, ridurre i costi e non sprecare risorse, migliorare la qualità delle decisioni e aumentare la felicità dei cittadini. Il “Piano casa” è l’ennesima prova che i Governi lasciano spazio agli interessi particolari dei costruttori; non è difficile scoprire che i consigli di amministrazione delle banche siano l’espressione degli imprenditori e non la volontà di filantropi per il bene comune. Si rinnova il “segreto di Pulcinella”, e dunque, ecco a cosa serve controllare una banca: concentrare i proventi attivi del signoraggio per autofinanziare gli amici, da notare che le banche concentrano i finanziamenti al Nord per un motivo banale, i banchieri e le banche sono nordiche, gestite da persone nate e che vivono al Nord. Gli interventi al Sud hanno, ugualmente, raccolto fondi privati ma in altro modo, per la maggior parte sono normali cooperative edilizie che rischiano il proprio capitale direttamente. L’articolo 41 della Costituzione lascia libertà all’iniziativa privata, ma non per distruggere il territorio che secondo l’articolo 9 deve essere conservato e tutelato. La concentrazione di questi capitali deve far riflettere sul fatto che l’attuale pensiero dominante pone la moneta al di sopra dei diritti e sembra inutile progettare spazi ideali poiché la rendita piega le buone idee a servizio dell’avidità. Tutti i progettisti sanno bene la sostenibilità urbana è il frutto di spazi ben armonizzati fra distanze, percorsi pedonali, servizi ben distribuiti e ambiente. Alcune norme hanno introdotto l’uso del Piano dei Servizi da inserire in una procedura chiamata pianificazione strategica, per considerare il territorio nel suo insieme al contrario di quello che accade sistematicamente quando si presentano società di trasformazioni che garantiscono ingenti capitali privati per realizzare interventi pubblici e privati. Il problema è che probabilmente questi capitali provengono dal sistema delle società off-shore e dei paradisi fiscali impiegati nell’edilizia per riciclare proventi illeciti.

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Nella sostanza, col sistema dell’economia del debito lo Stato viene costretto a fare due passi indietro con la scusa: non ci sono soldi. Dove trovare risorse? Ecco i capitali insanguinati delle società finanziarie che non hanno limiti di azione, dalla droga alle armi, allo smaltimento di rifiuti pericolosi in Africa. Queste SpA grazie alla copertura dei servizi segreti e dei militari possono illecitamente raccogliere milioni e milioni di dollari da investire ovunque e quando questi non bastano, la FED è disposta a stampare moneta gratuitamente per le banche amiche. In Italia la criminalità organizzata, aiutata da servizi deviati ed SpA amiche del Governo di Washington nel riciclare i soldi prodotti con la droga, controlla, sistematicamente, la maggioranza degli appalti pubblici più importanti dal punto di visto economico e riesce ad infiltrare, col sistema lecito del subappalto, la maggioranza degli appalti di “media-dimensione”. La criminalità ignora solo gli appalti dei piccoli paesi poiché ritenuti irrilevanti. Sull’argomento servizi pubblici locali: acqua, energia, mobilità, le multinazionali coordinate nei gruppi sovranazionali: WTO, BCE, Bilderberg e Trilaterale, sono riuscite anche in Italia a far introdurre il diritto privato in ambito pubblico e privatizzare la gestioni di servizi essenziali (acqua, energia, rifiuti, trasporti e beni demaniali) per la vita dei cittadini. Per mezzo dell’economia del debito le SpA controllano tutto, a partire dalla scelta dei candidati politici fino al controllo del servizio stesso. Mentre la maggioranza dei popoli è incollata davanti un televisore gruppi “nascosti” sono riusciti a far passare l’immorale concetto: privato meglio del pubblico, per rubare ai cittadini.

L’emergenza. “Black-out a singhiozzo, mezza giornata di panico e caos”. Tempestate di chiamate le stazioni di vigili del fuoco e polizia municipale, una donna incinta finisce in ospedale. Il primo improvviso black-out alle quattro di ieri pomeriggio, poi altri, a ripetizione fino a sera. In tilt l’intera città di Salerno, Pellezzano, molte zone di Cava dè Tirreni e dell’area dei Picentini, Tutti al buio, panico e disagi.65

“Black-out, tre ore senza luce”. Salerno resta la buio per un guasto alla centrale di Rovella. Ieri pomeriggio Salerno è rimasta paralizzata da un black-out per quasi tre ore.66

Energia basta poco

Premessa: partendo da un ragionamento di pura sostenibilità col fine di evitare lo spreco di risorse non rinnovabili garantendo un futuro alle prossime generazioni, per un’analisi in chiave di “decrescita felice” bisogna tener presente i principi di eco-efficienza e di sufficienza energetica previa analisi del reale fabbisogno energetico. Allo stato attuale dei flussi energetici è importante ridurre la domanda di energia da fonte fossile (petrolio e gas) perché esistono sprechi evitabili con l’impiego di diversi “accorgimenti” e l’uso di nuove tecnologie. Risparmiare energia è così semplice che forse ci lascia davvero perplessi, a volte. Quando siamo andati a scuola il professore nelle ore di fisica parlava anche di trasmissione del calore e delle capacità termofisiche dei materiali, se non lo ricordiamo è sufficiente rileggere i testi, comprarne uno o usare internet cercando le parole giuste. Anche se in grande ritardo, oggi il risparmio energetico è argomento quotidiano, spesso amici e conoscenti mi pongono quesiti, legittimi, per capire come applicare il risparmio. Mi preme sottolineare che le cose sono molto più semplici e banali di quanto si possa immaginare. Prima di tutto non c’è alcun bisogno di inventarsi tecnici specializzati perché i progettisti sono pagati per risolvere problemi. Dunque, consiglio banalmente di rispolverare la cultura di base che il liceo ci ha dato. I materiali hanno caratteristiche termofisiche e per farsi un’idea corretta è sufficiente comprendere queste

65 Luciana Mauro, in “Il Mattino” edizione Salerno, 28 aprile 2010, pag. 37 66 B. Cangiano, in “La Città”, 28 aprile 2010, pag. 1 e 13

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misure. Vediamo se questo ragionamento può aiutare tutti: un edificio che disperde energia termica produce un costo/spreco e questo può rappresentare la base economica per finanziare la ristrutturazione edilizia. E’ il tipico ragionamento economico-finanziario delle ESCo (Energy Service Company) che realizzano profitti tramite progetti finalizzati all’efficienza energetica e l’uso degli incentivi delle fonti alternative. I cittadini potrebbero avviare una ESCo, tramite la banca locale, e finanziare la ristrutturazione edilizia dei volumi esistenti con l’obiettivo di realizzare una “smart grid“. In questo modo diventeranno produttori e consumatori (prosumer) di energia ma soprattutto liberi e indipendenti dalle SpA. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno provveduto, tramite la Banca degli investimenti europei, a deliberare diverse direttive per incentivare l’efficienza energetica e ridurre l’uso degli idrocarburi (petrolio e gas). Più in generale, oggi i tecnici hanno l’opportunità di puntare all’auto sufficienza energetica, ma per realizzare questo importante obiettivo è determinante una volontà politica popolare, “dal basso”. Le nostre case devono raggiungere l’obiettivo del comfort, cioè percepire la sensazione soggettiva di non sentire freddo d’inverno e non sentire caldo d’estate: benessere. Il comfort è figlio della progettazione architettonica e dei materiali impiegati. Se la vostra casa è progettata male, senza dubbio, raggiungere il comfort ideale richiede, rispetto agli errori del passato, un consistente esborso economico. Invece, nella maggioranza dei casi è possibile intervenire sulla coibentazione (“cappotto termico” dell’edificio) e sugli infissi, tutti interventi detraibili, e poi se ancora non avete impianti tecnologici adeguati vi sono numerose soluzioni con l’uso di un mix da fonti alternative (solare termico, fotovoltaico, micro eolico, geotermico). Prima di tutto bisogna prendere familiarità con la conducibilità termica λ [W/mk] (capacità di un materiale a condurre calore) e questa caratteristica deve essere ben evidenziata. Più la conducibilità di un materiale è bassa e maggiore sarà il vostro risparmio. La resistenza termica s/λ [m2K/W] e in fine bisogna conoscere la trasmittanza termica U=1/RT [W/m2K]. Ad esempio, le case certificate come CasaClima Oro hanno U < 0,15 W/ m2K sia per la parete esterna, sia per il tetto e Uw ≤ 0,80 W/m2K per i serramenti. Solitamente, dopo una diagnosi energetica utile a rilevare dispersioni lungo i “ponti termici” (nodi strutturali, finestre …) i progettisti intervengono con materiale coibente e con infissi migliori per ridurre la domanda di energia termica (gas metano) e poi integrano la domanda di energia elettrica con l’impiego di un mix tecnologico rispetto alle risorse locali (sole, vento, acqua, geotermico). Un buon progettista, considerando attentamente le opportunità del luogo, riesce a far captare la luce solare invernale, utile fonte di calore e conservare un buon equilibrio termoigrometrico estivo evitando di consumare fonti attive di energia (termosifoni o condizionatori). Oggi, vi sono pompe di calore che riescono a scaldare e raffrescare (micro-trigenerazione) usando, l’aria esterna, la temperatura del sottosuolo, o la temperatura dell’acqua di falda. I committenti dovrebbero sapere che oggi si può vivere in ambienti interni più sani e salubri per mezzo di materiali naturali e controllo dell’aria aumentando la qualità della propria vita, ed essi possono rivalutare il valore del proprio immobile, anche con alcune agevolazioni fiscali o addirittura con l’opportunità di guadagno diventando prosumer: produttore e consumatore di energia. Ricordiamolo, a scuola si parlava di conduzione,convezione ed irraggiamento. Gli edifici sono sistemi termotecnici e quelli che non disperdono energia (bassa trasmittanza termica) facendoci stare bene anche d’estate sono i migliori. Oggi possiamo far certificare i consumi delle nostre case, come indicano anche le etichette degli elettrodomestici e sapere quanti soldi sprechiamo o risparmiamo. L’attuale consuetudine costruttiva sia per le civili abitazioni e sia per i mezzi trasporto adotta ancora pratiche progettuali obsolete, insalubri e figlie delle guerre per gli idrocarburi (petrolio e gas). Le

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nuove applicazioni energetiche stanno rimuovendo i retaggi culturali di progettisti insensibili mentre le nuove generazioni, più aggiornate, non riescono a liberare idee socialmente più utili osteggiati dalle lobby che finanziano le università italiane, atte a prevenire una competitività virtuosa e, sostenere indirettamente le ricerche avviate dalle multinazionali localizzate negli USA. La cosiddetta “fuga dei cervelli” non è un effetto casuale delle scelte dei Governi. La ricerca è determinante per sviluppare la resilienza e ridurre le dipendenze.

Il grafico mostra i flussi di capitale per ricerca e sviluppo, da parte dell’industria privata, tra USA, Giappone ed Europa (fonte OECD, 2001, cifre spese in milioni di euro). In un sistema sociale dove la moneta ha più valore degli esseri umani, l’uso del copyright sulla ricerca è un efficace ed agile strumento per accentrare poteri ed orientare le economie di scala. In questo modo i dati dell’OECD mostrano una

chiara volontà di far crescere una parte del mondo e schiavizzarne l’altra parte attraverso una “nuova” forma di dipendenza-dittatura: il sapere al “giusto” prezzo (brevetti e copyright). Nonostante questi abusi palesi ed immorali conoscenze importanti sono già condivise in internet e le comunità possono usare i brevetti scaduti per produrre energia libera dal condizionamento delle royalties.67

Le giuste manifestazioni di massa degli studenti che chiedono maggiori fondi per la ricerca, proteste che si svolgono da circa 30 anni in Italia, sembrano del tutto inutili all’interno di questo sistema finanziario. Il sistema accademico che consegna titoli per accedere al mercato del lavoro è palesemente immaginato per asservire le SpA e non per formare cittadini impiegati in lavori socialmente utili, il dogma è la massimizzazione dei profitti. Bisognerebbe protestare contro le royalties perché è quella la radice dello spostamento dei capitali dall’Università pubblica verso le SpA multinazionali. Se la ricerca non fosse soggetta al profitto chiunque potrebbe svolgerla a casa propria e potrebbe aiutare veramente il prossimo. L’obiettivo dei Governi condizionati dalle SpA non è aiutare il prossimo, ma renderlo dipendente da farmaci ed merci di consumo che abbiano una breve durata, perché consumare significa acquistare e crea dipendenza. L'obsolescenza pianificata è palesemente insegnata all'Università, i dipartimenti universitari e le tecnologie acquistate con le tasse dei cittadini sono chiaramente impegnate nella creazione di brevetti utili alle SpA. Da qualche decennio per riempire il vuoto dei trasferimenti statali sono proprio le SpA che finanziano progetti di ricerca utili ai loro interessi monetari. Quando lo Stato abdica al suo ruolo politico il vuoto che lascia è riempito dall'avidità e non dall'interesse pubblico. Tornando nel mondo delle costruzioni, nei settori: case e trasporti, si parla di sistemi termodinamici che possono ridurre l’attuale domanda energetica con benefici immediati per tutti i popoli, è sufficiente volerlo fare, ci vuole una volontà politica popolare, consapevole di risparmiare soldi e vivere in maggiore equilibrio con la natura. I cittadini, con l’uso delle tecnologie odierne, possono diventare proprietari delle reti locali, produttori e consumatori di energia.

Si può definire un rendimento anche per gli apparecchi domestici di cottura perché essi convertono energia elettrica o energia chimica in calore impiegato per la cottura dei cibi. Il rendimento di un

67 Con il termine royalty si indica il pagamento di un compenso al titolare di un brevetto o una proprietà intellettuale, con lo scopo di poter sfruttare quel bene per fini commerciali. Le royalty sono applicate in campo industriale per la remunerazione di diritti derivanti da brevetti che possono essere ceduti, dietro contratto, in licenza a terzi

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apparecchio di cottura è, per definizione, il rapporto tra l’energia utile trasferita al cibo e l’energia assorbita dall’apparecchio. I piani di cottura elettrici sono più efficienti (hanno un maggiore rendimento) rispetto ai piani di cottura a gas, ma costa molto meno cucinare con il gas naturale che con l’energia elettrica, in virtù del costo più basso costo unitario del gas naturale.68

La nota su esposta tratta da un testo universitario di Fisica Tecnica insegna come le anomalie degli indirizzi politici ed economici, costo unitario del gas, influenzino gli stili di vita, creando dipendenze economico-politiche che non poggiano sul buon senso ma sui costi, sui soldi. La nota ingegneristica indica chiaramente quale sia la tecnologia migliore, più efficiente, per scaldare i cibi - piastre elettriche - e lascia intendere quale sia il motivo della sua scarsa diffusione. In fine, questa informazione va completata con gli impatti ambientali e sanitari, informazioni mediche e biologiche, costi non calcolati dall’economica classica. La combustione del gas è notoriamente nociva e dannosa alla salute umana, altro costo non calcolato dall’economica classica, invece l’uso delle piastre elettriche non crea impatti sanitari; l’estrazione ed il trasporto del gas comportano ingenti impatti ambientali e complicazioni belliche per la ricerca della fonte energetica stessa, altri costi non calcolati dall’economia classica. Al contrario, applicando il buon senso politico la potenza elettrica necessaria a far funzionare le piastre elettriche può essere prodotta da fonti energetiche rinnovabili: sole, vento, micro-idraulica, geotermia, tutte fonti gratuite che non creano dipendenze dalle multinazionali. In conclusione, l’opinione del costo minore del gas naturale è l’ennesimo inganno psicologico inventano dal “libero mercato” a danno dei popoli che al contrario potrebbero auto-prodursi l’energia di cui hanno bisogno senza recare danno a se stessi (impatti sanitari) e agli altri con l’uso di un mix-tecnologico di fonti rinnovabili.

68 YUNUS A. ÇENGEL, termodinamica e trasmissione del calore, McGraw-Hill 2009, pag. 84

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Facciamo due conti. Le materie che si studiano a scuola, soprattutto nei Licei, dovrebbero avere uno scopo: stimolare la creatività umana per il bene comune. Invece i Governi con la consuetudine schiavista del produttivismo conserva ancora scuole medie superiori professionali per indirizzare nuovi schiavi verso l’industria e privare le persone della necessaria cultura di base che si crea studiando anche fisica, chimica, filosofia ed educazione civica. Consideriamo un aspetto, in Italia l’utenza normale di un appartamento chiede 3 kW di energia alla rete elettrica.

Ese

rciz

i fis

ica

tecn

ica

In una località il vento soffia stabilmente a 10 m/s. Ecco l’energia meccanica per unità di massa dell’aria che si potrebbe generare con un turbina eolica con pale del diametro di 60 m. La densità (ρ) dell’aria pari a 1,25 kg/m3.

( )kgkJ

smkgkJsmwee cmecc 050,0

10001

210

2 22

22

=⋅=== ; energia meccanica = energia cinetica

skgm

sm

mkg

ADwwAm 35340

4)60(1025,1

2

3

2

=⋅⋅===ππρρ ; portata massica

kWemEW meccmecc 1767050,035340max =⋅=== ; potenza generata La potenza generata dalla turbina eolica è proporzionale al cubo della velocità del vento e quindi la potenza generata varierà notevolmente in funzione delle condizioni di vento.69 Un fiume che scorre con una portata d’acqua costante pari a 240 m3/s viene preso in considerazione per la produzione di energia idroelettrica. Si stabilisce che è possibile costruire una diga per raccogliere l’acqua sfruttando una differenza di quota di 50 m per produrre potenza. La densità dell’acqua ρ=1000 kg/m3.

kgkJ

smkgkJm

smgzee pmecc 4905,0

100015081,9 222 =⋅⋅=== ; energia meccanica =

energia potenziale

skg

sm

mkgVm 2400002401000

3

3 =⋅== ρ ; portata massica

MWkWemEW meccmecc 1181177204905,0240000max ≅=⋅=== Si osservi che la potenza in uscita da una turbina sarà inferiore a 118 MW a causa delle presenze di perdite e irreversibilità.

Solo da pochi anni iniziano a vedersi maggiormente strumenti come le pompe di calore70 per scaldare e raffreddare le case nonostante tali piccoli impianti siano figli della elementare termodinamica (cicli di Carnot - 182471

, cicli frigoriferi…) che si insegna al quarto anno dei Licei. Una pompa di calore può funzionare ad energia elettrica e questa può essere trasportata da fonti rinnovabili non inquinanti. Inoltre esistono pompe di calore geotermiche che sfruttano la differenza di temperatura fra quella del sottosuolo, costante, e quella esterna dell’ambiente (estate-inverno). Le ultime tecnologie consentono di integrare le trasformazioni energetiche non inquinanti e cioè è possibile avere pannelli solari ed un boiler a pompa di calore per ridurre al minimo la dipendenza dal gas come combustibile usato dalla caldaia a condensazione per avere acqua calda sanitaria. Questi impianti gestiti elettronicamente fanno entrare in funzione la caldaia solo se la domanda di calore non possa essere prodotta dal sole (giornata nuvolosa) e dalla pompa di calore (aria esterna eccessivamente fredda).

69 YUNUS ÇENGEL, esercizio 3.3 in termodinamica e trasmissione del calore, McGraw-Hill, 2009, pag.99 70 Un’apparecchiatura che trasferisce calore da un ambiente a bassa temperatura a uno ad alta temperatura è detta pompa di calore. Le macchine frigorifere e le pompe di calore lavorano secondo lo stesso ciclo termodinamico perseguendo obiettivi differenti. (YUNUS ÇENGEL, termodinamica e trasmissione del calore, McGraw-Hill, pag. 241) 71 http://it.wikipedia.org/wiki/Macchina_di_Carnot

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Innanzitutto, eliminando gli attuali sprechi con un buon audit energetico72

Entrando nel merito degli sprechi in Technology Review è stata pubblicata un’interessante mappa

(il risparmio è la primaria fonte energetica), bisogna riconoscere che la potenza di 118 MW calcata nell’esercizio corrisponde al fabbisogno di 39.240 alloggi (una città di 196.200 abitanti) e può essere “captata” dalle risorse locali (geotermia, vento, sole, acqua) con l’uso di un mix-tecnologico da fonti rinnovabili a piccola scala (unità di quartiere e/o condominiale) evitando l’acquisto di idrocarburi dalle solite SpA.

73 che mostra come si consuma e si disperde l’energia negli Stati Uniti e questo conferma quanto già si sapeva e cioè l’inutile e l’evitabile spreco dell’energia74. Come si evince dal grafico di David Bussett le obsolete tecnologie della termodinamica classica non possono evitare la dispersione del calore. Matt Mahoney titola: “una mappa preoccupante dei flussi energetici” ma quello che dovrebbe preoccupare non è la normale dispersione e perdita dell’energia figlia delle leggi della fisica e figlia di obsolete tecnologie ma la reticenza del mondo politico e l’ostracismo immorale verso nuove tecnologie e, la mancanza di buon senso nella società. Facendo un semplice confronto fra le riviste di libera informazione si può leggere in Nexus New Times N86 a pag. 55 che la Bloom Energy lancia celle a combustibile all’avanguardia. Si legge: ciascun Bloom Energy Service fornisce 100 kW di energia con un ingombro approssimativo pari all’area di un parcheggio per automobile. Ciascun sistema genera energia sufficiente a soddisfare le necessità di circa un centinaio di abitazioni medie o di un piccolo edificio adibito a uffici.

Gli esercizi svolti, nelle pagine precedenti, sono utili per formarsi un’idea di quanta energia pulita esista e che attualmente non viene usata per autoconsumo anziché rimanere dipendenti dalle multinazionali monopoliste degli idrocarburi. Un impianto di micro-eolico (piccole pale di circa 1,5 m di diametro) costa circa 7000-8000 euro (potrebbe costare di meno se fosse più diffuso) e può produrre circa 2 kW; l’impianto che si ripaga col conto energia di 15 anni, 0,30 centesimi per kWh prodotto (incentivi diversi dal fotovoltaico). L’atlante eolico75

Analogamente si può ragionare per il micro (P<100kW) e pico (P<5kW)-idraulico ancora più economico (costo delle turbine) da sfruttare per i corsi d’acqua. Esiste uno studio realizzato da ERSE in cui viene classificato il territorio nazionale del potenziale idroelettrico suddiviso per aree geografiche e consultabile via web

ci consente di capire come si distribuisce la forza del vento sul territorio nazionale (velocità media annua m/s).

76

.

Nonostante in Italia ci sia un lunga tradizione della geotermia, l’uso di tale risorsa non è ancora ben distribuita sul territorio, dove ci sono i “pozzi” geotermici (Campi Flegrei Deep-Drilling PROJECT77). Mancano impianti geotermici in diverse regioni78

.

72 http://it.wikipedia.org/wiki/Energy_audit Si basa sul raccogliere e analizzare tutti i dati provenienti dall'utilizzo energetico dei vari utilizzatori; tali dati (che successivamente verranno analizzati per studiare il consumo specifico) possono essere reperiti principalmente nelle fatture o nelle bollette. Le misurazioni sono effettuate basandosi su precisi criteri economici. Le migliori misurazioni effettuate, vanno successivamente a far parte del “Piano di Azione” (Action Plan), dal quale poi nascerà un report per l'Energy Audit che raccoglie tutte le misure e tutti i parametri necessari per prendere una decisione. 73 MATT MAHONEY, una mappa preoccupante dei flussi energetici, Technology Review N4 2010, http://www.scribd.com/doc/34370488/Matt-Mahoney-mappa-Flussi-Energetici-TRN4-2010 74 http://peppecarpentieri.wordpress.com/2010/01/25/proposta-energetica/ 75 http://www.ricercadisistema.it/pagine/notiziedoc/61/index.htm 76 http://minihydro.erse-web.it/mappe/mappePotenzialeIdroelettricoSpecifico.asp 77 http://www2.ogs.trieste.it/gngts/gngts/convegniprecedenti/2007/riassunti/tema-1/1-sess-3/13-dena.pdf 78http://www.sito.regione.campania.it/energia/energia_studi/20.%20Analisi%20relativa%20alla%20produzione%20%288%29.pdf

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In conclusione, si torna al punto di partenza, l’energia esiste, tutto è energia, ma non viene usata razionalmente, quindi da questo punto di vista c’è molto da fare poiché conoscenza e tecnologie ci sono manca la volontà politica.

Dalla resilienza alla rigenerazione In biologia l’autopoiesi è la capacità di riprodurre sé stessi che caratterizza i sistemi viventi in quanto dotati di un particolare tipo di organizzazione, i cui elementi sono collegati tra loro mediante una rete di processi di produzione, atta a ricostruire gli elementi stessi e, soprattutto, a conservare invariata l’organizzazione del sistema (dizionario Treccani). Il termine resilienza viene usato in meccanica, in ingegneria per indicare la capacità dei materiali a resistere, mentre in psicologia indica la capacità umana ad adattarsi e di affrontare le avversità della vita. Mentre per rigenerazione si intende nel senso sociale, morale o religioso, rinascita, rinnovamento radicale, redenzione che si attua in una collettività: rigenerazione morale, civile, politica di un popolo, di una nazione, della società (dizionario Treccani). Il termine “rigenerazione urbana” appare nel lessico della pianificazione urbanistica inglese alla metà degli anni settanta. Nel 1993 fu istituita un’agenzia a livello nazionale, Urban Regeneration Agency (URA) con competenze nel tema della “rigenerazione urbana”. In ambito urbanistico è possibile individuare una periodizzazione del concetto di “rigenerazione urbana” che parte dal dopoguerra – piani di ricostruzione – fino agli anni novanta, cioè dalla ricostruzione dei centri storici ed urbani promossa dallo Stato fino alla nascita delle agenzie pubbliche-private degli anni ottanta. Prima della “rigenerazione”, l’urbanistica conobbe un concetto simile: il “rinnovamento urbano” (urban renewal) che nacque in Inghilterra come reazione alle cattive condizioni igieniche degli abitanti nel periodo della rivoluzione industriale del XIX secolo. In Italia venne approvata la legge 2359/1865 che riguardava l’espropriazione per pubblica utilità ed intervenire per risanare le città, poi la legge 2892/1885 per risanare Napoli. In quel secolo Ildelfons Cerdà nel 1854 pubblicò la teoria dell’urbanizzazione prima, e nel 1867 la teoria generale dell’urbanizzazione. Dello stesso secolo la pubblicazione di Camillo Sitte, Der Städtebau nach seinen künstlerischen Grundsätzen (1889), L’arte di costruire la città. Nel 1898 Ebenezer Howard pubblica Tomorrow, a peaceful path to real reform, poi ripubblicato col titolo Garden cities of tomorrow. Lo scopo di Howard era migliorare le condizioni abitative attraverso il controllo della densità, l'affollamento e trasferendo parti delle città grandi in piccole città più equilibrate. Il finanziamento di questa operazione si reggeva sulla rendita fondiaria mescolando cooperazione e competizione per trasferire i profitti alla comunità. Nel 1915 Patrick Geddes pubblica Cities in evolution una sorta di manuale per guardare e progettare le città cogliendone lo spirito e la bellezza, capace di alimentare l'interesse e la volontà collettiva, dove ogni problema trova la sua soluzione. Negli USA, nel 1958 venne approvato un programma per il rinnovamento urbano (Federal Urban Renewal programm) e favorire le trasformazioni urbanistiche per migliorare le condizioni ambientali nelle città. In Italia, ci furono i piani di ricostruzione – D.L. 145/1945 – per soddisfare il fabbisogno abitativo (dagli anni ’50 fino agli anni ’70), poi ci fu la L.457/1978 con le zone di recupero ed i piani per il recupero del patrimonio edilizio esistente, poi vennero i “programmi complessi” e la “programmazione regionale”, cioè “interventi di recupero” e “riqualificazione” urbana attraverso diversi strumenti tecnico-giuridici. Cittadini e istituzioni hanno la grande opportunità di rigenerare le città. Si potrebbe ri-adottare il metodo ideato da Saverio Muratori per i centri (Lettura dell’edilizia di base), e la "scienza della sostenibilità" per quelle parti di città ove sono stati costruiti edifici pubblici INA e PEEP. Nel 2000 Peter Roberts e Hugh Sykes pubblicano il “Manuale della rigenerazione urbana” (Urban regeneration, a handbook). Attualmente, in Inghilterra il legislatore promuove Agenzie di Rigenerazione Urbana (URCs) per fornire una rigenerazione sostenibile e stimolare gli investimenti nelle città, mentre negli USA il Metropolitan Istitute at Virginia Tech promuove ricerche e programmi concreti sulla “rigenerazione urbana”: Vacant Property Research Network Background

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(VPRN). Nella ricerca emerge il tema del giusto dimensionamento delle città abbandonate, o di parti di esse che sono diventate obsolete rispetto ai cambiamenti in corso: recessione e crisi energetica. Nel 2008 Path Murphy pubblica Plan C per chiunque sia interessato a vivere con un consumo energetico più basso, più sano ed uno stile di vita più sostenibile. Nel 2012 il Metropolitan Istitute Virginia Tech pubblica una guida per i pianificatori: Cities in Transition: a guide for practicing planners. Nel mondo professionale esiste una competenza, una strategia per uscire dalla recessione, e ci sono numerosi casi studio che mostrano buoni e cattivi esempi, buoni e cattivi modelli. La sperimentazione e gli errori hanno consentito di migliorare le proposte progettuali, così come migliorare i modelli gestionali, amministrativi, economici e politici. Il patrimonio edilizio italiano che va dagli anni ’50 sino agli anni ’80, dimostra che non c’è tempo da perdere, e bisogna intervenire per prevenire danni (rischio sismico, idrogeologico) e sprechi evitabili (efficienza energetica), e ripensare l’ambiente costruito di quelle città e di quei quartieri ove la qualità di vita è ancora bassa (servizi, comfort, ambiente e mobilità sostenibile). Dal punto di vista della resilienza urbanisti, progettisti, sociologi, agronomi, geologi, biologi e fisici, possono informarci sul fatto che le città e le loro istituzioni non stanno governano luoghi e risorse in maniera responsabile ed equilibrata, poiché abitanti ed ambiente si trovano in condizioni di forte disarmonia dal punto vista ecologico, sociale ed economico. E’ necessario pensare ed organizzare le istituzioni in maniera resiliente per affrontare correttamente i momenti di crisi, e attivare risorse utili a raggiungere l’equilibrio: ecologico, sociale, ed economico. Una progettazione resiliente, tramite l’approccio olistico, si occupa di stimolare l’organizzazione necessaria per realizzare città sostenibili e prosperose, non più dipendenti da minacce esterne o interne (crisi morale, d’identità, culturale, alimentare, energetica, ambientale ed economica). Dal punto di vista della decrescita, una progettazione resiliente è l’opposto dell’obsolescenza pianificata. Una città o una società progettata male spreca risorse e fa aumentare il PIL quando non sarebbe affatto necessario, una città resiliente è una comunità del buon senso, una città “durevole” ed equilibrata, poco energivora e riduce il PIL selettivamente poiché non prevede gli sprechi della città progettate male. Le espansioni delle città progettate male durante le speculazioni edilizie, quelle del boom economico degli anni ’60 e le espansioni urbanistiche degli anni recenti dal 1996 al 2007, sono poco resilienti, fanno aumentare il PIL poiché sprecano risorse e peggiorano la qualità della vita. Ripensare quelle espansioni in maniera resiliente significa prevedere una riduzione del PIL nel luogo periodo e garantire una qualità della vita alla future generazioni, garantire subito nuova occupazione utile e creare prosperità. Una comunità è resiliente quando l’intero patrimonio culturale, storico, artistico, architettonico non subisce gravi danni dall’azione del sisma e dal rischio idrogeologico poiché la comunità ha saputo realizzare un adeguato piano di conservazione e riuso. Rigenerare pensando alla resilienza significa che i cittadini insieme alle istituzioni diventano produttori e consumatori di energia grazie alla “generazione distribuita” che sfrutta le fonti energetiche alternative, significa che gli abitanti si spostano prevalentemente a piedi, con "bici pedelec" (a pedalata assistita) o con i mezzi pubblici, significa che una parte del cibo è auto prodotta, o proviene dall’ambito regionale grazie all’agricoltura sinergica, significa che le città hanno giacimenti di risorse regionali provenienti dalle demolizioni selettive e che tutte le materie prime seconde (i rifiuti) sono riciclate e riutilizzate; significa che l’acqua è pubblica. Una comunità resiliente è equilibrata, e pertanto si cancellano le disuguaglianze dando un’opportunità a tutti gli abitanti. Ecco un esempio pratico di processo resiliente, creativo e razionale: scuole, università, cittadinanza ed istituzioni si concentrano a sviluppare “competenze specifiche forti” per gli individui circa il tema dell’eco-efficienza (scienza della sostenibilità), mentre istituzioni, imprese e associazioni sviluppano “competenze traversali” attraverso un’organizzazione e un metodo di lavoro

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per processi, sui progetti; il risultato sarà una facile rigenerazione territoriale. Tutte le energie mentali si concentrano sui progetti, e si attivano modalità di lavoro condivise per tendere all’obiettivo comune: prosperità attraverso la rigenerazione. Sarebbe saggio istituire una cabina di regia nazionale per garantire copertura finanziaria valutando la qualità dei progetti di rigenerazione urbana e rispettare i tempi prefissati. Alcuni casi studio circa interventi di “recupero edilizio e sostenibilità“: in Francia (Operation Programmée d’Amelioration de l’Habitat, fine anni settanta) con il quartiere Perseigne nel Comune di Alençon in Normandia con un intervento di recupero di un quartiere di edilizia sociale con le teorie della partecipazione, il quartiere Bethoncourt intervento di recupero con piccole demolizioni e ricostruzioni, il complesso residenziale Quai de Rohan a Lorient con un intervento di rimodellazione con aggiunta e sottrazione di volumi; in Germania (Istitut fur Erhaltung und Moderniieung von Bauwerken, primo progetto del 1991 su Berlino Est): edifici residenziali in Büchnerstrasse a Leinefelde in Thüringen; e in Danimarca (Urban Renewal Company, 1994): blocco residenziale Hedebaygade sito in Outer Vesterbro a Copenaghen, per quanto la città danese essa rappresenta un modello di architettura sostenibile, tutela del paesaggio urbano e mobilità urbana ove la bicicletta è l'alternativa costante all'automobile. Questi casi studio rappresentano un miglioramento della qualità funzionale e spaziale con strategie di riqualificazione alla scala di quartiere, dell’edificio e dell’alloggio e l’impiego di tecnologie con sfruttamento dell’energia solare con sistemi passivi ed attivi. Esempi concreti sono presenti in diverse città europee. Le rivoluzioni industriali hanno trasformato le nostre città in ambienti per le automobili, adesso bisogna ridisegnare i luoghi urbani partendo dall’uomo e quindi notiamo l’aumento delle aree pedonalizzate, e delle piste ciclabili. Quando i motori a combustione saranno sostituiti con i più efficienti motori elettrici avremo anche un’aria più pulita. Gli edifici hanno le forme che gli architetti preferiscono ma sembrano prevalere rapporti e forme “classiche”. Densità ragionevoli affinché si prevenga la sovrappopolazione. Uso del suolo, acqua, rifiuti, energia, biodiversità, mobilità, sociale e morfologia urbana sono i paradigmi di una città sostenibile. Citiamo alcuni esempi: Hammarby Sjöstad (Stoccolma): un quartiere per 25 mila abitanti che recupera un’area industriale e portuale, Hafen city (Amburgo): prevede anche la realizzazione di aree a tutela della biodiversità, Rieselfeld (Friburgo), GWL (Amsterdam): recupero di un’area urbana precedentemente occupata da un’azienda, Bo01 (Malmo); recupero di una vasta area portuale. A San Jose, California nel 1995 sorge un progetto di rivitalizzazione di un'area produttiva dismessa (30 ettari) e si interviene con alta densità e mixitè funzionale e sociale; in località Brementon Dowtown, Washington si recuperano quartieri ("città della marina e centro culturale") con alta densità, mix di funzioni e spazi pubblici di qualità; a Parigi su un'area di 50 ettari nel quartiere Bercy (realizzazione 1988-1992) intervenendo con mixitè sociale, social housing e nuovi spazi pubblici; in Scozia a Glasgow nel quartiere Gorbals progettazione di funzioni miste (realizzazione: 2002): abitazioni, attività direzionali e commerciali, residenze per studenti, usi alberghieri, attività artigianali e verde pubblico; fra il 1998 ed il 2006 in Germania a Friburgo nel quartiere Vauban su un'area di 34 ettari si riqualifica un'area militare dismessa e si insediano 5000 abitanti con servizi pubblici, verde pubblico, attività commerciali, artigianali e industriali. Un altro esempio paradigmatico è la rigenerazione del quartiere francese nella cittadina di Tübingen in Baden-Württemberg (Germania), un'area di 60 ettari riprogettata da cooperative edilizie puntando alla densità edilizia con mixitè funzionale, uso di energie rinnovabili e filiera corta. Ci sono state diverse esperienze e buone pratiche di recupero urbano, dal punto di vista energetico ed urbano, con l’obiettivo di migliorare la qualità tecnologica delle abitazioni e la qualità urbana degli spazi aperti. Anche in Italia, metà anni ’90 (“programmi complessi”), abbiamo avuto casi di

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recupero nei centri storici attraverso specifici piani e strumenti legislativi, e riqualificazione delle aree urbane degradate. I modelli più recenti e interessanti sono rappresentati da “progetti di comunità” e di “pianificazione partecipata“. La ricaduta positiva di questi interventi è il soddisfacimento del bisogno di casa, l’offerta di lavoro, e la realizzazione di spazi comfortevoli. Da un lato ci sono i metodi di ispirazione liberista ove i progetti sono sostenuti dal capitale privato che trasforma interi quartieri secondo logiche speculative, e da un altro lato ci sono i “progetti di comunità” tramite progetti che puntano alla sostenibilità, alla coesione sociale e alla tutela di tutti gli abitanti. Un’interessante visione è raccontata da Claudio Saragosa in Città tra passato e futuro, altri suggerimenti sono espressi nella collana Natura e artefatto di Donzelli editore; altrettanto interessante la proposta di rileggere I classici dell’urbanistica moderna al fine di interpretare correttamente il cambiamento necessario che avvolge i temi del territorio, l’abitare e gli insediamenti umani. Verso la fine del 2010, Legacoop lancia una suggestione denominata “cooperative di comunità” per affrontare l’attuale recessione e tentare di soddisfare i bisogni dei cittadini. Lo scopo è mantenere vive e valorizzare comunità locali a rischio di deperimento, quando non di estinzione. Alcune per far fronte alla mancanza o al venir meno di servizi basilari per la comunità, come scuole, negozi, servizi socio-assistenziali. Altre da motivazioni ambientalistiche e di valorizzazione delle risorse del territorio. Altre ancora dalla necessità di rispondere a crisi occupazionali determinatesi nelle aree circostanti. Come abbiamo potuto leggere il mondo professionale ha soluzioni, mentre in questa fase del dibattito politico, sembra che l’approccio italiano al tema sia alquanto immaturo ed anacronistico: “stop al consumo di suolo” (auspicio condivisibile, ma strano e tardivo), poiché il consumo indiscriminato del suolo c’è già stato, ed ha visto l’apice della battaglia negli anni ’60 con la sconfitta della proposta dell’allora Ministro, Fiorentino Sullo, che mirava a risolvere il problema della speculazione edilizia legata alla rendita e al “regime dei suoli”. L'atteggiamento immaturo si riscontra anche nelle recenti proposte di legge che assecondano il desiderio delle lobbies, riproponendo gli strumenti della crescita che prevedono la spinta della rendita immobiliare perché valutano ricchezza i premi volumetrici e la rendita stessa. Nelle norme si continua a confondere i concetti di valore e prezzo e si ignora cosa sia la reale ricchezza: capacità creativa, paesaggio e patrimonio. Una seconda fase di speculazione c'è stata fra il 1996 ed il 2007 attraverso un'espansione edilizia con un'enorme concentrazione delle risorse verso il mattone, operata da famiglie, imprese e settore pubblico. Fra il 2007 e il 2013 il valore delle costruzioni perde il 30% e il mercato crolla del 50%, gli occupati si riducono di 400mila unità. In Italia ci sono 250-300mila nuove abitazioni invendute e le imprese falliscono79. Secondo l’Osservatorio Oice/Informatel le gare di ingegneria e architettura mai così male dal 1997 80

79 Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, in Il giornale dell'architettura N.116, inverno 2013

, questo dato drammatico mostra la possibile distruzione di un ambito strategico: la progettazione. Il paradigma della crescita ha indirizzato i progettisti verso soluzioni insostenibili e creato questa eccessiva produzione edilizia in maniera analoga al boom della speculazione degli anni '60, creando il paradosso di una nuova domanda abitativa per i ceti meno abbienti. Se queste risorse fossero state finalizzate all'eco-efficienza attraverso la rigenerazione, oggi non avremmo alloggi invendut i, ma quartieri migliori, non avremmo disoccupati, ma imprese più qualificate attraverso l'innovazione richiesta dall'impiego delle nuove tecnologie necessarie per

80 Olimpia Ogliari, "Osservatorio Oice gare di ingegneria e architettura mai così male dal 1997", (http://www.edilone.it/osservatorio-oice-gare-di-ingegneria-e-architettura-mai-cosi-male-dal-1997_news_x_19880.html), 21 novembre 2013

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migliorare gli edifici esistenti. A questa inadeguatezza culturale rispetto alla transizione epocale che stiamo vivendo, si aggiunge il danno economico dell'incapacità amministrativa, tant'è che in ambito locale Regioni e Comuni non riescono a spendere i soldi pubblici di POR e PON, e così in Provincia di Salerno solo l’11% dei fondi disponibili è stato erogato81

Secondo l'Istat nell'ottobre 2013 il tasso di disoccupazione è giunto al 12,5% , quella giovanile è al 41,2% (15-24 anni), e l'inattività 36,4% (15-64 anni). Nonostante i dati allarmanti Parlamento e grandi imprese non sembrano capaci di stimolare la creazione di lavoro utile. L'espansione urbanistica è condizionata da un paradigma culturale obsoleto, la crescita, e dalla finanza locale snaturata dall'uso del diritto privato in ambito pubblico, dall'obbligo del pareggio bilancio e l'uso di oneri di urbanizzazione per la spesa corrente, con la conseguenza di distruggere ambiente e paesaggio, di fatto violando la Costituzione.

, 129 milioni su 1,2 miliardi disponibili.

Il legislatore ha indirizzato Regioni, Sindaci e Consigli comunali nel dare priorità alla ragioneria contabile attraverso la svendita della ricchezza e del valore unico dello Stato: acqua, cibo, paesaggio, patrimonio architettonico, storico ed ambientale. Il problema culturale degli amministratori è che adottano un approccio che confonde il concetto di valore col concetto di prezzo e costo, così la reale ricchezza viene distrutta. Oggi sono i costruttori stessi che hanno dei dubbi sul consumo del suolo per ovvie ragioni: recessione economica e nessuno compra le nuove case, com’era prevedibile. Negli anni duemila, parlare di "stop al consumo di suolo" non serve, poiché la recessione ha fatto implodere il sistema delle costruzioni, e le città italiane presentano molti problemi: alcuni omogenei come la consuetudine a deliberare piani urbanistici sovradimensionati, e molti altri problemi eterogenei (cattiva progettazione degli spazi urbani, assenza e/o cattiva distribuzione di standard e servizi, alta densità, bassa densità, inquinamento atmosferico, degrado urbano, etc.), grazie a cattive decisioni politiche del passato, e all’obsoleta cultura della crescita per la crescita fine a se stessa. La religione della finanza, non solo ha distrutto il capitalismo, ma anche la democrazia rappresentativa favorendo una recessione legata ad obsoleti paradigmi: PIL, petrolio ed espansione monetaria (rapporto debito/PIL e spread). E’ giunto il momento di distinguere il concetto di lavoro dal concetto di utilità. Per creare lavoro utile bisogna fare un'evoluzione culturale e ridurre gli sprechi, e questa idea di buon senso entra anche nel campo urbanistico ed edilizio. Si tratta di avere il giusto atteggiamento verso il danaro, strumento di misura, e finalizzare il lavoro in obiettivi precisi ed utili. Sul piano culturale i progettisti stanno sperimentando la "scienza della sostenibilità", ed il ruolo delle committenze pubbliche e private deve cogliere questa opportunità per realizzare soluzioni migliori. Finalizzando il lavoro sulla rigenerazione urbana attraverso la sostenibilità è possibile creare occupazione virtuosa avendo cura degli ambienti costruiti e garantendo un prolungamento di vita delle città, consentendo alle future generazioni di crescere in ambienti migliori dal punto di vista ecologico, culturale, sociale e occupazionale. Dal punto di vista dell'urbanistica una direzione giusta, molto nota, è la discussione decennale intorno agli standard (quantitativi e qualitativi). La Legge Urbanistica Nazionale (LUN, L. 1150/1942) ed il noto D.M. 1444/68 introdussero le cosiddette dotazioni minime (attrezzature e servizi) da garantire agli abitanti delle città (18 mq/ab per i Comuni che hanno una previsione di abitanti superiore ai 10mila). Tutti i Comuni hanno l'obbligo di garantire questi spazi minimi, ma è altrettanto noto il fatto che gli standard non considerano le peculiarità locali: ad esempio i flussi turistici e il pendolarismo, ed in questo modo la valutazione fatta sugli abitanti residenti risulta sottodimensionata. Nel corso del tempo la cultura cambia, e mutano i bisogni della popolazione con un incremento della domanda di servizi legati alla cultura e al tempo libero. Il dibattito suggerisce

81 Ansa, "Fondi UE speso solo l'11%, 1mld bloccato", (http://www.ansa.it/web/notizie/notiziari/oec/2013/11/04/Fondi-Ue-speso-solo-11-1-mld-bloccato_9565943.html), 4 novembre 2013.

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di introdurre uno strumento denominato Piano integrativo dei Servizi Urbani (PSU), per assecondare sia le capacità creative progettuali, e sia i bisogni reali dei cittadini individuando le giuste misure (dimensionamento), le giuste densità e la corretta distruzione funzionale, morfologica, tipologica, ambientale ed ecologica degli standard considerando le caratteristiche dei luoghi. Mentre la prassi progettuale si occupa dei numeri (la quantità minima: 18 mq/ab), da diversi anni si parla di standard qualitativi. L'obiettivo è progettare piani urbanistici con servizi di qualità e non solo di quantità. Alcune Regioni si sono dotate della possibilità di un piano dei servizi, ma il PSU non è previsto dalla LUN, pertanto il legislatore dovrebbe introdurre il PSU al fine di garantire maggiore flessibilità ai piani mirando alla qualità dei servizi minimi necessari. Dal punto di vista culturale, la scelta politica di puntare sulla bellezza dell’Italia è un insieme di strategie che vanno nella direzione di migliorare la qualità della vita, e per farlo bisogna agire parallelamente in tanti ambiti finora sottovalutati o ignorati. Esistono diverse linee politiche in ambito europeo: “Patto dei Sindaci”, “rete rurale nazionale”, “smart cities“, “european green capital” che possono essere adottate, queste vanno nella direzione giusta, ma l’UE è un blocco giuridico, poco democratico, e burocratico molto lento rispetto alle esigenze di cambiamento dei Paesi periferici che abbisognano di piani nazionali urgenti, con moneta sovrana libera dal debito immediatamente disponibile, come fanno USA e Giappone. Cittadini e progettisti devono produrre soluzioni credibili, suggerire modifiche sulla fiscalità e indirizzare il credito pubblico e privato verso la qualità ecologica della rigenerazione. Per fortuna nostra la Costituzione è ancora in vigore, inapplicata, ed obbliga legislatore e istituzioni nell'intervenire per soddisfare la domanda di abitazione e servizi per tutti i cittadini. L'esperienza dimostra che in passato lo Stato, attraverso i Comuni, ha soddisfatto il bisogno dell'alloggio (anni '60), ma non ha saputo tutelare l'ambiente; per evitare gli stessi errori bisogna finanziare l'idea culturale: la rigenerazione urbana, anziché l'alloggio. Bisogna stimolare i Comuni nel cambiare i propri piani regolatori prevedendo la qualità urbana, architettonica ed ecologica dei progetti attraverso la sostenibilità, così da un lato si evita il consumo del suolo e da un altro si prevede il sostegno alla qualità urbana rispettando il territorio e migliorando la qualità di vita degli abitanti, ove mancano ancora gli standard urbanistici e gli standard di qualità del BES. Se il 5% dei prossimi finanziamenti europei 2014-2020 andranno per un "piano città", bisogna cogliere l'opportunità di migliorare l'ambiente costruito e desiderare di progettare dentro i quartieri dell'edilizia pubblica degli anni '50, '60, '70 privi di qualità. E’ evidente che le città italiane presentano ancora diversi problemi che non sono stati risolti e possono avere una buona soluzione con un cambio di paradigma culturale, attraverso il ripristino della sovranità degli Stati. Inoltre sappiamo bene che non esistono solo le città, ma anche i piccoli centri urbani e pertanto abituati a credere che le città siano il centro dell’universo abbiamo commesso l’errore di trascurare i piccoli centri e la campagna. Se ci pensiamo bene negli ultimi quarant’anni abbiamo trascurato e danneggiato un immenso patrimonio culturale ed ambientale. Rafforzare la politica dei parchi e adottare il concetto rigenerativo per i piccoli centri rappresenta un'opportunità per le piccole comunità e transitare verso la "civiltà contadina modernizzata" con le tecnologie alternative e la sovranità alimentare. La crisi industriale innescata dai processi di globalizzazione e dall’assenza di piani e di politiche monetarie adeguate ai cambiamenti in corso, la disoccupazione creata dalle imprese che preferiscono delocalizzare per massimizzare i profitti (violando palesemente la Costituzione), la crisi della manifattura e dall’artigianato suggeriscono che bisogna ripartire dai piccoli centri e da piani città per riusare e recuperare quartieri e luoghi urbani aumentando il comfort e la qualità della vita. Un’adeguata politica agricola a sostegno delle tecniche naturali e della qualità dei prodotti, ed un riuso dei luoghi urbani abbandonati con l’inserimento di servizi culturali, e la qualità degli spazi urbani, potrebbero rappresentare una strategia efficace per nuova occupazione e migliorare le condizioni di vita per circa dieci milioni di italiani che vivono nei piccoli comuni.

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I costi della rigenerazione La bioeconomia ci informa che bisogna tener conto di costi che l'economia classica ignora sempre: gli effetti collaterali di cattive progettazioni e pessime trasformazioni. Le città costruite stanno facendo pagare i danni ambientali, sanitari, e sociali a tutti i cittadini. Un esempio banale per capire di cosa parliamo è l'effetto di una pessima mobilità, cattiva distribuzione dei servizi che peggiora la nostra qualità di vita poiché trascorriamo ore nel traffico consumando idrocarburi inquinanti. Come misurare il danno economico per l'assenza di biblioteche civiche? Come misurare l'infelicità per l'assenza di teatri? L'assenza di piste ciclabili? Come misurare l'infelicità per l'assenza di parchi, spazi aperti e il mare pulito? Come non tener conto della felicità di coltivare un orto sinergico? Come ignorare l'opportunità di realizzare quartieri autosufficienti energeticamente? L'economia classica ignora questi costi mentre l'approccio multi-criteria considera anche questi aspetti che fanno comprendere l'importanza di rigenerare le città costruite male. Oltre al finanziamento pubblico diretto tramite la BEI, i POR e i PON, o un'eventuale "tassa di scopo" (un referendum decide se finanziare l'intervento con una tassa ad hoc), un'altra facile soluzione per finanziare la rigenerazione urbana è la costituzione di "aree libere da tasse" o "aree di federalismo fiscale" (le tasse di cittadini e imprese non vanno allo Stato centrale, ma finanziano il costo dell'intervento). La prima strategia è regolarmente usata per attrarre imprese che possano proliferare pagando poche tasse che poi lo Stato centrale riscuote, invece la seconda è l'ipotesi di usare le tasse delle imprese locali per finanziare direttamente la rigenerazione. Già nei "piani città" erano previsti sistemi analoghi. Si tratta di aprire una finestra temporale per cambiare il regime fiscale di imprese e persone fisiche (il popolo delle partite IVA) in quelle città che hanno deliberato l'obiettivo: rigenerazione urbana. Attraverso questa modalità lo Stato responsabilizza la comunità locale poiché se la cittadinanza intende cogliere l'opportunità straordinaria di "aggiustare" la propria città, deve incentivare un comportamento civile ed equo affinché tutti, in maniera progressiva al reddito, paghino le tasse agganciate all'obiettivo della rigenerazione. Sarebbe saggio pagare la rigenerazione rispetto al costo di costruzione (progettazione, demolizioni, ricostruzione), anziché ricorrere all'uso tradizionale della rendita, in questo modo si avrà un ingente risparmio rispetto alle operazioni effettuate tramite il prezzo di mercato. Una cabina di regia nazionale è in grado di misurare il gettito delle tasse rispetto all'area considerata, e distribuire le risorse conservando il costo dei servizi pubblici locali, e coprire il costo di costruzione della rigenerazione valutando le proposte progettuali dando vita all'equilibrio sociale, ecologico ed economico. Un insieme di operazioni potrà favorire il buon risultato: l'avvio di una comunicazione efficace circa la cultura del cambiamento, il coinvolgimento attivo della cittadinanza che potrà conoscere come migliorare la propria qualità di vita e partecipare al processo, l'avvio di nuova occupazione per raggiungere l'obiettivo, l'adeguamento dei piani regolatori e l'uso di strumenti giuridici veloci per l'acquisizione di aree, demolizioni e ricostruzioni di grande qualità, tutte queste operazioni favorite da un regime fiscale vantaggioso potranno essere svolte in tempi adeguati per restituire velocemente città migliori di prima ed abbattere definitivamente le diseguaglianze.

"Nuovi" valori in economia e beni comuni Secondo gli studi dell’economia classica circa la stima dei beni, ahimé, la biologia, la natura non sono la “misura” corretta per valutare i beni, e soprattutto l’estimo non contempla il concetto di bene comune. Gli economisti hanno previsto metodi di misura per i beni pubblici e privati, non per il "bene comune". Solo negli ultimi anni si è “affermata” la disciplina della valutazione dell’impatto ambientale, ma ancora non si usa in maniera prioritaria il concetto di valore d’uso (criterio non monetario) per definire il valore attribuito a un bene affinché si possa fruire con un approccio sostenibile. Com’è noto l’aspetto del valore dipende dal punto di osservazione. Nella stima tradizionale si calcolano il più probabile valore di mercato e il valore di costo (fondamentali), poi esistono altri quattro criteri. Nella consuetudine corrente il criterio di valutazione maggiormente usato è l'analisi costi benefici, un criterio monetario. Nella teoria per la gestione e la decisione dei

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processi amministrativi e privati esiste anche l'analisi multicriteria, usata raramente; si tratta di una procedura migliore che tiene conto anche di altri valori, non necessariamente misurati con la moneta. Le politiche neoliberiste sorte nei think tank anglo-americani82

e condivise nei gruppi sovranazionali stanno proponendo, tramite l’Unione Europea, l’usurpazione dei beni pubblici. Anche in Italia esistono noti gruppi di pensiero che producono soluzioni politiche adottate da tutti i partiti, di destra e di sinistra. In Italia ci sono circa 95 think tank. Ci sono think tank personali come Freefondation dell'ex Ministro Brunetta, Italia Futura di Montezemolo, Fondazione Cristoforo Colombo dell'ex Ministro Scajola, I-Think Italia del senatore Ignazio Marino. Poi ci sono quelli definiti policy oriented come l'Istituto Bruno Leoni, Avanzi, Osservatorio Asia, Think Foundation, e poi ci sono i policy forum: Vedrò, Formiche, Progetto RENA. Attraverso il sito internet italiacamp.it è possibile leggere alcuni rapporti dei think tank italiani, per alcuni sapere chi li finanzia, e quindi conoscere in anticipo le proposte dei partiti italiani prima che approdino in Parlamento.

Ricordiamo che il concetto di valore è diverso dal concetto di costo e di prezzo, esso è più sfumato e talvolta può comprenderli entrambi, infatti il valore non è legato necessariamente alla moneta, come, per l’appunto la stima dei beni pubblici. Nelle valutazioni ambientali l’obbiettivo è stabilire l’impatto: negativo o positivo, infatti lo scopo è razionalizzare l’uso delle risorse. Nonostante questi concetti siano alla base di teorie economiche, ampiamente studiate nelle scuole, le istituzioni propongono la cessione e la privatizzazione proprio dei beni pubblici e demaniali, violando concetti elementari attraverso l’attribuzione di un valore monetario e regalare la gestione di questi beni alle SpA, tramite il ricatto e l’invenzione dell’economia del debito. Un gioco di prestigio ben progettato e propagandato dai media, nelle università e dai burattini inseriti nei partiti tradizionali.

Stimare, secondo i criteri standardizzati e tradizionali, significa dare un valore, dichiarato spesso in moneta, e che sia rispondente allo scopo della stima. L’operazione della stima è complessa perché non misura grandezze fisiche, ma esprime un giudizio fondato e credibile rispetto a dei riferimenti: a) azione volontaria dell’uomo: convenzione, lo scambio; b) l’oggetto di giudizio della stima rispetto alla quantità delle grandezze attribuibili al bene economico, ad esempio la quantità di danaro che può scambiarsi con quel bene (prezzo di mercato), la quantità di danaro necessario a produrlo (costo di produzione); c) sistema dei prezzi.

In buona sostanza i metodi maggiormente usati – valore di costo e di mercato – nella nostra economia non contemplano la scienza ecologica e l’uso razionale delle risorse naturali. Non esiste criterio riconosciuto e diffuso che sia rispettoso della natura, al contrario, i sistemi di stima ampiamente diffusi e più in uso mirano alla monetizzazione dei beni per commerciali e/o trarne profitto. Appositamente si scarta il concetto del valore d’uso perché costringe gli interlocutori a scegliere fra valore monetario e utilità sociale. La scelta politica di boicottare il valore d’uso mostra gli effetti in tutto il mondo: depauperamento delle risorse, inquinamento, aumento delle malattie causate dai processi produttivi per l’uso di sostanze tossiche nei materiali, e nella diffusione delle merci. Impoverimento delle terre coltivabili e perdita della sovranità alimentare.

82 La Mont Pelerin Society (1947) è un serbatoio di pensiero che ha raccolto fra i maggiori intellettuali aderenti alle idee di Friedrich Von Hayek (Vienna, 1899 - Friburgo, 1992) e Ludwig von Mises (Lemberg, 1881- New York, 1973). Von Hayek contrappone gli odierni modelli di ordinamento democratico, che egli reputa oggetto di una degenerazione, ad un ipotetico modello demarchico da lui prefigurato, analizzando quella che secondo lui è una diversità di prospettiva di fondo nell'approccio alla politica sottesa nel significato etimologico dei due termini. La sua proposta, chiamata appunto demarchia, è di carattere minarchico (dal greco potere minimo) in cui il potere dello stato è ridotto al minimo per evitare ingerenze lesive della libertà del cittadino e la costituzione di caste-gruppi oligarchici al potere. La proposta è descritta in opere quali Legge, legislazione e libertà e Libertà economica e governo rappresentativo.

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La relazione che intercorre fra economia e metodi di stima sta nel fatto che mentre l’economia è nata per gestire la “casa comune”, i criteri estimativi sono il frutto di una credenza, una religione secondo cui ogni bene deve essere sfruttato, consumato, rubato, eroso, sottratto per un interesse privato, anziché limitarsi alla gestione condivisa delle “risorse comuni”. E fino ad oggi l’economia è cresciuta solamente con criteri estimativi quantitativi e non qualitativi. I risultati sono visibili al mondo intero, anziché perseguire il reale benessere degli individui si persegue l’avidità di pochi trasmettendo i non valori della competitività sia a scuola che nelle università.

Nel campo dell’edilizia, finalmente, cresce la diffusione dell’analisi del ciclo vita (LCA) che mette in evidenza gli impatti ambientali causati dai flussi di materiali ed energia necessari alla produzione-uso-dismissione dell’edificio, ma trascura gli aspetti macro-ambientali di relazione tra edifico e contesto (comfort degli spazi aperti, accessibilità e rete infrastrutturali) e gli aspetti micro-ambientali (comfort termico, luminoso, indoor air quality). Quando sarà completata la banca dati LCA dei materiali i progettisti avranno un’informazione importante per la scelta dei materiali. Per gli aspetti macro e micro ambientali vi sono altri metodi in uso e in sperimentazione che completano le informazioni a sostegno dei progettisti. Si passerà dall’obsoleta rendita alla politica delle risorse. La domanda non sarà più quanto costa, ma ci sono le risorse per farlo?

Nel 1962 il Ministro Fiorentino Sullo propose una riforma urbanistica, mai approvata, che affrontava e risolveva il problema della rendita urbana speculativa che mangiava i suoli agricoli e distruggeva il territorio. I Comuni dovevano acquisire preventivamente le aree di espansione individuate nei piani urbanistici con un indennizzo commisurato al valore agricolo, e successivamente chi ne faceva richiesta aveva il "diritto di superficie" mediante asta pubblica e non la proprietà. Per usare il suolo si pagava al Comune un prezzo corrispondente alla spesa dei servizi necessari all'opera ("urbanizzazioni"). In questo modo si sottraeva al soggetto privato la possibilità di trarre profitto proveniente dalla vendita del suolo divenuto edificabile. Le lobbies edilizie e bancarie avviarono una campagna denigratoria contro Sullo ed attraverso i media deligittimarono la figura del Ministro stesso impedendo l'approvazione della riforma. Negli anni duemila è abbastanza agevole riconoscere la lungimiranza di quel provvedimento rispetto alla tutela dell'ambiente e dell'interesse pubblico. Dal dopo guerra fino al 1981 lo Stato ha avuto l'opportunità di controllare il credito e produrre politiche espansive pubbliche. Dal punto di vista dell'urbanistica i piani miravano a soddisfare il reale bisogno abitativo, spesso di dubbio valore tecnico poiché la rendita ha prevalso sulla qualità. Dagli anni '90 in poi spariscono le politiche abitative pubbliche ed iniziano le trasformazioni finanziate dai privati, mentre i Comuni iniziano a pensare come le SpA a danno dell'ambiente e del territorio, e l'offerta supera la domanda: alloggi vuoti. La storia ci insegna che un bene comune come il territorio è stato considerato alla stregua di una merce privata, cioè in funzione del prezzo di mercato. Ma il concetto di valore è diverso dai concetti di costo e di prezzo, strumenti che oggi misurano le merci. Stimare significa attribuire un valore ed è un esercizio arbitrario, dipende dalla cultura e dalle intenzioni di chi determina la stima. Se oggi il pensiero prioritario dei Consigli comunali e dei Sindaci è quello di far quadrare il bilancio, altrimenti terminano il proprio mandato, mi pare evidente che la sensibilità degli amministratori non sia quella di tutelare gli ecosistemi, ma di comportarsi come dei ragionieri. Andando affondo, se i criteri di stima dei suoli oggi in uso sono tutti monetari, mi pare altrettanto chiaro che il paradigma che condiziona il governo del territorio siano la moneta e l’avidità, meglio conosciuti coi termini: speculazione e rendita immobiliare e fondiaria. Pertanto, a mio modesto parere, è necessario introdurre un criterio contabile opposto: il “non equilibrio di bilancio” per un periodo transitorio mirato a raggiungere un obiettivo importante: consentire di variare il proprio piano urbanistico su progetti virtuosi come il riuso, la rigenerazione urbana, l’auto sufficienza energetica con fonti alternative, il riciclo totale delle materie prime seconde, la prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico. Questi ultimi due obiettivi: prevenzione primaria del rischio sismico ed idrogeologico non sono raggiungibili con sistemi fiscali di incentivi o disincentivi, e neanche con

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un “conto energia”, ci vuole un pesante intervento dello Stato centrale, ma senza ricorrere all’indebitamento, ci vorrebbe una moneta sovrana a credito. Secondo una stima del Governo precedente, dell’ex Ministro Clini83: «servono 40 miliardi per 15 anni per tutelare il territorio». Dove prendere questi soldi? Parlando ancora di soldi stanziati, il “piano città” approvava 28 progetti in 28 città diverse, che potevano usufruire di appena 318 milioni84

In questi anni, oltre al consumo del suolo, è emerso un altro tragico problema: l'assenza di un intervento pubblico con alloggi a prezzi calmierati per le giovani coppie. Nel 1962 i Comuni potevano acquisire terreni per costruire alloggi popolari. Sappiamo benissimo che nelle città vi sono posizioni di rendite, alloggi sfitti, mentre la recessione attuale colpisce il diritto alla casa in quanto chi ha un stipendio salariato ha un basso potere di acquisto. Se negli anni '60 lo Stato aiutava i ceti meno abbienti, oggi sembra difficile garantire i diritti essenziali. Nella realtà Parlamento e Governi possono recuperare somme importanti dagli sprechi presenti nella pubblica amministrazione, dall'evasione fiscale e dal costo della corruzione, per investirli in politiche abitative ragionevoli. Attraverso l'informatica lo Stato può garantire l'acquisto della prima casa e sostenere concretamente le giovani famiglie in difficoltà. Comuni ed Agenzia delle entrate sono consapevoli delle difficoltà economiche e possono garantire mutui agevolati, nuova edilizia, espropri, riuso degli alloggi esistenti. In definitiva è possibile unire bisogni reali con un'offerta compatibile alla capacità di acquisto dei salari bassi, la differenza viene ricoperta recuperando somme dall'enorme evasione fiscale e dalla cancellazione degli sprechi.

.

Le contraddizioni fra monetarismo ed ecologia: uno dei principi oggetto della stima è la disponibilità monetaria oggi creata all’infinito (hedge fund, derivati). Nel 2006 i venticinque gestori hedge fund meglio pagati si sono messi in tasca 14 miliardi di dollari, ovvero tre volte gli stipendi di tutti gli 80 mila insegnanti di New York messi assieme85. Invece, possiamo notare che i flussi di materia sono limitati e la capacità rigenerativa della natura ha tempi più lunghi rispetto alle scommesse delle borse telematiche che spostano e concentrano ingenti capitali per produrre merci inutili. Oggi, attraverso la matematica finanziaria gli azionisti possiedono un’enorme disponibilità di moneta creata dal nulla che viola i principi di uno scambio equo usurpando i diritti inviolabili dell’umanità. Per questo motivo è auspicabile una decrescita felice degli sprechi e una crescita occupazionale in attività socialmente utili. Si tratta di avviare un periodo transitorio per un riequilibrio del sistema fallito a causa di idee obsolete. L'economista Hyman Minsky spiegò le ragioni dell'instabilità del capitalismo86 e che sarebbe imploso attraverso un circolo vizioso di indebitamenti creando la recessione che stiamo vivendo. Oggi il "sistema bancario ombra"87

Una soluzione per la gestione dei beni (cibo, acqua, internet, energia) è quella di definirli comuni e sottrarli al capitalismo dei mercati finanziari. Il cibo, l’acqua, internet e l’energia oggi sono fruibili tramite la moneta debito e attraverso le SpA locali (a cui paghiamo le bollette) gestite dal sistema finanziario che ricatta gli Stati. Le tecnologie odierne ci insegnano che le comunità possono autoprodurre cibo a sufficienza (agricoltura sinergica e fattorie autosufficienti), gestire le risorse idriche (l’acqua è vita), creare una rete internet (accesso alla conoscenza) e produrre l’energia necessaria con fonti alternative, insomma comunità libere dal condizionamento delle multinazionali

è molto più prevalente di quello tradizionale, e l'assenza di regole di questo sistema ha incentivato l'avidità di alcuni banchieri che hanno potuto speculare sulle proprie aziende col preciso obiettivo di aumentare i profitti personali. Nel 1999 su insistenza della Citibank venne abrogato il Glass-Steagall Act che consentì di sfruttare l'eccesso di fiducia facendo aumentare debiti e rischi tramite i subprime.

83 http://www.lettera43.it/ambiente/nasce-il-fondo-per-tutelare-l-ambiente_4367575201.htm 84 http://www.mit.gov.it/mit/site.php?p=cm&o=vd&id=2404 85 http://www.nytimes.com/2007/04/24/business/24hedge.html?pagewanted=all&_r=0 86 Hyman Minsky, Keynes e l'instabilità del capitalismo, Bollati Boringhieri, 2009 87 http://en.wikipedia.org/wiki/Shadow_banking_system

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e/o dei gruppi elitari sovranazionali. I beni comuni per definizione non sono beni privati o beni pubblici, ma beni che possono e devono essere gestiti direttamente dai cittadini tramite “nuove” forme di democrazia economica, che non hanno rilevanza di profitto monetario, ma puntano alla co-gestione delle risorse per tenerle in equilibrio. La Costituzione italiana tutela questi beni, ma le istituzioni non hanno ancora introdotto regole e norme che sottraggono questi beni alle logiche mercantili delle SpA. Per la precisione l’art.47 invita le istituzioni a tutelare il credito affinché i cittadini possano gestire direttamente le infrastrutture di Stato, i cittadini non le SpA; l’art. 41 dichiara che l’iniziativa privata deve rispettare la salute e i diritti dei lavoratori e l’art. 3 impone l’uguaglianza fra tutti i cittadini a sostegno di una vera e piena partecipazione politica, e per concludere secondo l’art. 1 ci informa che la titolarità giuridica della sovranità è in mano al popolo. Tutti questi articoli sono ampiamente violati e/o non applicati.Riconoscendo l’importanza delle leggi della natura si rende necessario aggiornare l’estimo e completarlo con i criteri di analisi del ciclo vita e inserire nuovi principi per l’economia partecipata. Le tecnologie odierne consentono la catalogazione delle risorse e degli ecosistemi per una gestione razionale della biodiversità, fuori da malsane logiche mercantili, e lo Stato deve essere il garante di processi e controlli, non più le SpA, non più la moneta debito, non più le banche private e commerciali. Esistono persino ricerche e studi sull’urbanistica che suggeriscono l’abbandono della rendita e introducono l’ecologia come misura del governo.

Il dibattito sul controllo sui beni comuni è stato avviato da tempo nei confini ristretti delle accademie, e senza dubbio possiamo tracciare un confine politico visibile fra i partiti che governano questo Paese, l’Europa e il mondo intero, fra chi sta attuando una dittatura globale a servizio delle SpA e fra chi chiede maggiore democrazia in Italia e in Europa. Ritengo sia giunto il momento che tale dibattito si trasferisca nei luoghi più opportuni e corretti, cioè nelle piazze e nelle scuole poiché è in gioco la libertà, la sopravvivenza e la sovranità dei popoli. Si tratta di transitare dall’attuale schiavitù SpA alle reti di comunità. I beni collettivi possono essere amministrati da comunità che vivono su principi cooperativi e di reciprocità, che implicano la capacità di valutare le ragioni di tutti gli individui coinvolti tramite rapporti di fiducia, e la consapevolezza della scarsità della risorsa. Queste comunità sono sempre esiste, ma sono state schiacciate dal modello istituzionale Occidentale, ormai giunto al declino per implosione del sistema stesso. Internet ci ha consentito di conoscere e riscoprire queste comunità. Solo per citare un esempio, durante il periodo longobardo-romanico nel Sud Italia, si sviluppò e crebbe un’economia reale efficiente perché i cittadini che ne facevano richiesta potevano gestire e lavorare la terra senza pagare né dazio e né l’acquisto della proprietà. Non esisteva il concetto di proprietà privata come noi lo conosciamo. I cittadini avevano l’opportunità di autogestire il territorio e destinavano una piccola parte del raccolto, come paga al sovrano, solo dopo anni di lavoro in proporzione alla produttività della terra. Ai sovrani non interessava accumulare ricchezza come noi la immaginiamo oggi, ma interessava avere persone di fiducia che curassero i terreni. Questo fu il modello economico e sociale che pose le basi per un territorio redditizio e avanzato che successivamente consentì la nascita del principato Citra Superiore. Senza il concetto di possesso, lo stesso modello economico era usato dagli indiani d’America poiché sfruttavano la terra solo per necessità e non per sovraprodurre. Gli indiani non conoscevano la proprietà privata e neanche il concetto di vendita o mercato come noi lo rappresentiamo. In sostanza alle comunità non interessava conoscere quanta merce veniva prodotta poiché si lavorava per necessità e non per avidità, ed i beni in eccesso si scambiavano nei mercati, le fiere, servivano per soddisfare bisogni reali e non per accumulare merci inutili. Com’è noto a scomporre l’equilibrio fra uomo e natura fu la nascita del sistema bancario e del prestito che consentì ai sovrani di accumulare ricchezze virtuali atte a costruire armi ed eserciti da inviare sui territori per cercare nuove risorse, poi l’avvento delle rivoluzioni industriali, la nascita delle televisione per far regredire i popoli con la manipolazione di massa e l'invenzione del sistema educativo sul modello industriale-militare per assecondare gli

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interessi privati delle corporazioni con l’occultamento delle tecnologie migliori, quelle eco-efficienti, Tesla docet.

L’attuale sistema diseducativo ha cancellato dalla mente delle persone i valori di utilità sociale e di condivisione che hanno determinato la vita nei comuni italiani. Facendo a meno di sovrani e feudi che degenerano in oligarchie autoritarie, se ci pensiamo, gli Enti locali rappresentano bene queste degenerazioni. Se fossimo consapevoli potremmo decidere di tornare ai principi economici che fecero crescere nel benessere intere comunità col vantaggio delle conoscenze odierne e delle tecnologie eco-efficienti, e gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa. Creso sia necessario cogliere queste opportunità per cominciare a vivere da esseri umani. Esistono diversi gruppi in tutto il mondo che stanno maturando l’attuazione di queste “nuove” forme “istituzionali” di co-gestione dei beni comuni, dal Sud America fino in Europa. E’ un movimento politico senza struttura che propone soluzioni concrete con idee radicali ed usa internet per condividere le conoscenze e far sviluppare le comunità partendo da valori condivisi: i diritti dell’uomo e la natura. Potremmo fare un elenco di obiettivi:

1. tutela della natura, agricoltura ecologica e turismo ecocompatibile 2. economia delle brevi distanze 3. sicurezza e approvvigionamento grazie alla proprietà pubblica e all'autoproduzione 4. cultura regionale

Dal punto di vista del governo del territorio e dell'urbanistica è possibile sconfiggere la rendita parassitaria grazie all'uso di valori aderenti alla bioeconomia, e l'uso di una banca dati che rilevi le risorse del territorio. Oggi con un software è tutto più semplice ed è sufficiente ripensare i valori dando priorità agli ecosistemi, alla biodiversità, alla tutela dell'ambiente costruito. Si tratta di un processo culturale che rimodula la domanda e l'offerta. Abbiamo assistito ad un offerta indotta (crescita urbana), falsa, quando la reale domanda è curare il territorio, adeguare gli edifici al rischio sismico, etc. Lo Stato riprendendosi la sovranità monetaria può rilanciare un'economia con criteri di qualità e non più di quantità com'è accaduto, dagli anni del dopo guerra in poi. In questa fase storica possiamo ridurre selettivamente il PIL eliminando gli sprechi e, parallelamente, usare gli sprechi per finanziare interventi utili (conservazione, rigenerazione urbana, beni culturali, istruzione, etc.); ad esempio, è utile spendere 22 miliardi per digitalizzare l'esercito?88 E' utile spendere 14 miliardi per l'acquisto di novanta F-35?89

Ritengo che bisogna transitare dal fare a prescindere al saper fare, ed oggi bisogna fare meno e meglio indirizzando le politiche pubbliche negli ambiti virtuosi sopra citati che creano nuova occupazione in mestieri utili all’Italia.

88 Gianluca De Feo, 2 maggio 2013, http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2206164 89 http://www.famigliacristiana.it/volontariato/news_3/articolo/f-35-l-italia-esca-dal-programma.aspx

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Scheda tecnica, pompe di calore “estratta” da YUNUS ÇENGEL, termodinamica e trasmissione del calore, McGraw-Hill, terza edizione 2009, Capitolo 9, pag. 397-405 Macchine frigorifere e pompe di calore. E’ noto che il calore si trasferisce nel verso in cui la temperatura diminuisce, cioè da zone a temperatura più elevata verso zone a temperatura minore. Questo processo di trasferimento del calore si verifica spontaneamente in natura, senza richiedere l’intervento di alcuna macchina. Il processo inverso, invece, cioè il trasferimento di calore a zone a temperatura più bassa verso a zone di temperatura maggiore non si verifica spontaneamente e richiede l’impiego di speciali macchine dette macchine frigorifere. Le macchine frigorifere sono sistemi che operano secondo un ciclo termodinamico inverso in cui il fluido evolvente prende il nome di refrigerante. Qi è la quantità di calore in modulo che viene sottratta a una sorgente a temperature inferiore Ti, Qs è la quantità di calore in modulo ceduta a un pozzo a temperatura superiore Ts e Ln,e è il lavoro netto fornito alla macchina frigorifera. Un’altra macchina capace di trasferire calore da una sorgete a più bassa temperatura a un pozzo a temperatura maggiore è la pompa di calore. Una macchina frigorifera e una pompa di calore sono fondamentalmente la stessa macchina poiché differiscono soltanto in ciò che viene considerato effetto utile. Lo scopo di una macchina frigorifera è mantenere l’ambiente refrigerato a una temperatura relativamente bassa sottraendogli calore, che viene, poi ceduto a un pozzo a temperatura maggiore. Lo scopo di una pompa di calore, invece, è mantenere un ambiente riscaldato a una temperatura relativamente elevata fornendogli il calore sottratto a una sorgente a temperatura inferiore, come l’acqua di bacini, fiumi, o l’aria atmosferica. La prestazione delle macchine frigorifere e delle pompe di calore è espressa dal coefficiente di prestazione (COP), definito come:

en

iF L

QCOP

,

=

en

sPdC L

QCOP

,

=

Queste relazioni possono essere espresse anche in termini di potenze sostituendo rispettivamente Qi, Qs e Ln,e con iQ , sQ e enL ,

. Si osservi

che entrambi i coefficienti di prestazione COPF e COPPdC, possono essere maggiori di 1. Il ciclo inverso di Carnot Poiché il ciclo di Carnot è completamente reversibile, tutte e quattro le trasformazioni che lo costituiscono possono essere invertite con la conseguenza che anche gli scambi di calore e di lavoro avvengono nei versi opposti.

11

, −=

isCarnotF TT

COP

siCarnotPdC TT

COP−

=1

1,

La sorgente termica più comunemente utilizzata dalle pompe di calore è l’aria atmosferica (sistemi aria-aria), ma sono usati anche l’acqua di grandi bacini e il terreno. Il principale problema nei sistemi che utilizzano aria come sorgente termica è l’accumulo di brina sulla serpentina dell’evaporatore, che si verifica nei climi umidi quando la temperatura scende sotto i 2-5°C e determina una riduzione dell’efficienza poiché ostacola lo scambio termico. Tuttavia, la serpentina dell’evaporatore può essere facilmente sbrinata invertendo il ciclo della pompa di calore, cioè facendola funzionare da condizionatore d’aria. I sistemi che utilizzano acqua

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come sorgente termica di solito operano nel sottosuolo, in profondità fino a 80 m, con intervalli di temperatura di 5-18°C e non sono soggetti ai problemi di accumulo di brina. Tali sistemi hanno valori tipici del COP più elevati ma sono più complessi e richiedono un facile accesso a grandi corpi d’acqua come quelli presenti nel sottosuolo. I sistemi che utilizzano il terreno come sorgente termica sono anch’essi complessi poiché richiedono lunghe tubazioni posizionate in profondità nel terreno, dove la temperatura è relativamente costante. Il COP delle pompe di calore di solito varia tra 1,5 e 4 in base al particolare sistema utilizzato e dalla temperatura della sorgente. Recentemente è stato sviluppato un nuovo tipo di pompa di calore che utilizza motori elettrici a velocità variabile e ha un’efficienza almeno doppia rispetto ai tipi precedenti. Esempio 7.7, YUNUS ÇENGEL, termodinamica e trasmissione del calore, pag. 262 Si intende usare una pompa di calore durante l’inverno per riscaldare una casa. Se per mantenere la temperatura della casa a 20°C, con una temperatura esterna di -5°C occorre fornire una potenza termica di 37,5 kW, si determini la minima potenza meccanica richiesta dalla pompa di calore per soddisfare questo fabbisogno di energia termica.

3,11)294268(1

11

1, =

−=

−=

sirevPdC TT

COP

La potenza meccanica della pompa di calore reversibile,

kWCOP

QL

PdC

sen 32,3

3,115,37

.

, ===

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Scheda tecnica, rendimenti, consumi e costi energetici Rendimento = (risultato ottenuto)/(spesa per ottenere il risultato) Il rendimento è una quantità adimensionata essendo data dal rapporto di due grandezze fisiche omogenee, misurate con la stessa unità. La maggior parte dei combustibili contiene idrogeno, che forma acqua quando essi vengono bruciati, e il potere calorifico di un combustibile differirà a seconda che l’acqua nei prodotti di combustione sia sotto forma di liquido o di vapore. Si distinguono un potere calorifico inferiore PCI, quando l’acqua esce sotto forma di vapore, e un potere calorifico superiore PCS, quando l’acqua presente nei gas di combustione è completamente condensata e quindi viene recuperato anche il calore di vaporizzazione. Per esempio, il potere calorifico inferiore e il potere calorifico superiore della benzina sono 44.000 kJ/kg e 47.300 kJ/kg, rispettivamente.90

bruciatolecombustibidelcalorificopotereecombustionladuranteliberatacalorediquantità

PCQ

ecombustion ⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅⋅

==η

Esempio 3.791

Un motore elettrico di 60kW che ha un rendimento dell’89,9% si è usurato e deve essere sostituito con un motore elettrico ad alto rendimento che ha un rendimento del 93,2%. Il motore funziona 2500 h/a (ore all’anno) a pieno carico. Supponendo che il costo unitario dell’energia sia 0,08 €/kWh (euro al kilowattora), si determinino la quantità di energia e il denaro risparmiato grazie all’installazione di un motore elettrico ad alto rendimento al posto di un motore elettrico ordinario. Si determini in oltre il tempo di recupero del capitale investito (PBP, payback period) se il prezzo di acquisto del motore elettrico ordinario e quello del motore elettrico ad alto rendimento sono 4520€ e 5160€.

I risparmi di costi associati ai motori elettrici ad alto rendimento

ordord

meccordinarioentrenateel

caricodifattorealenopotenzaEL

ηη))(min(

,⋅⋅⋅

==⋅

90 YUNUS A.ÇENGEL, termodinamica e trasmissione del calore, McGraw-Hill, pag. 82 91 YUNUS A.ÇENGEL, termodinamica e trasmissione del calore, McGraw-Hill, pag. 90

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effeff

meccefficienteentrenateel

caricodifattorealenopotenzaEL

ηη))(min(

,⋅⋅⋅

==⋅

Risparmio di potenza = efficienteentrenateelordinarioentranteel LL ,, ⋅⋅ − = (potenza nominale)(Fattore di carico)(

efford ηη 11 − ), dove ηord è il rendimento del motore elettrico ordinario ed ηeff è il rendimento del motore

elettrico confrontabile ad alto rendimento.

Risparmio energetico = (risparmio di potenza) (tempo di funzionamento) = ( potenza nominale) (tempo di funzionamento) (fattore di carico) ( efford ηη 11 − )=

60 x 3500 x 1 x ( 932,01890,01 − ) = 10.634 kWh/a risparmio di costi = (risparmio di energia) (costo unitario dell’energia) = 10.634 x 0,08 = 850,7 €/a costo iniziale in eccesso = differenziale di prezzo acquisto = 5160 – 4520 = 640€

PBP = aannualetidirisparmio

eccessoininzialeCosto 75,07,850

640cos

=⋅⋅⋅⋅⋅⋅

Si noti che il motore elettrico ad alto rendimento ripaga il suo differenziale di prezzo in 9 mesi (0,75a) Esempio, riscaldamento di un edificio

Valutare il costo energetico di diverse soluzioni: A) riscaldamento elettrico B) pompa di calore reversibile

Ambiente esterno te = -5°C ed ambiente interno ti = 20°C A) L’impianto di riscaldamento deve fornire una potenza dQ al fine di mantenere ti = 20°C costante. Il costo energetico del caso A è del QL = . Se dQ = 1kW anche

elL = 1kW per ogni kW disperso A è il costo energetico massimo B) elL viene impiegata per far funzionare una pompa di calore che opera tra ti e te . Coefficiente economico della pompa εp

el

dp L

Q

=ε ; 72,11

268293293

=−

=−

=kk

ktt

t

ei

ipε

085,07,11

1≅==

p

del

QL

ε

C) pompa di calore accoppiata a sonda geotermica, il serbatoio freddo è il terreno (14°C)

83,48287293

293=

−=

−=

terrenoi

ip tt

02,083,48

1≅==

p

del

QL

ε

il costo energetico si è ridotto

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Indice dei nomi autopoiesi; 35 bioeconomia; 46 BREAM; 22 Camillo Sitte; 35 chi inquina paga; 16 Claudio Saragosa; 38 consumo del suolo; 20 David Bussett; 34 dematerializzazione; 21 Ebenezer Howard; 35 Emilia Hazelip; 12 Enzo Mangini; 5 Fiorentino Sullo; 20; 38; 43 Glass-Steagall Act; 44 Hans Bernoulli; 19 Hugh Sykes; 35 Hyman Minsky; 44 Ildelfons Cerdà; 35 LEED; 22 Luciano Paoli; 14

Maglev; 10 Maria Concetta Manfredi; 13 Masanobu Fukuoka; 12 Matt Mahoney; 34 Michele Buono; 5 Muammer Yildiz; 6 Nikola Tesla; 6; 7 Paolo Soleri; 19 Path Murphy; 36 Patrick Geddes; 35 Peter Roberts; 35 Piero Riccardi; 5 programmi complessi; 17 Protocollo ITACA; 22 Riccardo Iacona; 19 rigenerazione urbana; 16; 35 rinnovamento urbano; 35 Saverio Muratori; 35 SBTool; 22 urbanistica; 17; 19; 20; 25; 43; 46

Bibliografia di riferimento: BARBER BENJAMIN R., Consumati, da cittadini a clienti, Einaudi, 2010 BAUMAN ZYGMUNT, La società individualizzata, in biblioteca paperbacks [20], il Mulino, 2010 BENEDIKTER THOMAS, Democrazia diretta, Sonda, 2008 BUONO MICHELE, RICCARDI PIERO, Il mondo alla rovescia, Edizioni per la Decrescita felice, 2009 de SANTOLI LIVIO, Le comunità dell'energia, Quodlibet, 2011 FABRIS GIAMPAOLO, La società post-crescita, Egea, 2010 GALLONI NINO, DELLA LUNA MARCO, La moneta copernicana, Nexus, 2008 HOPKINS ROB, Manuale pratico della transizione, Arianna editrice, 2009 LATOUCHE SERGE, Come uscire dalla società dei consumi, Bollati Borighieri, 2011 LATOUCHE SERGE, L’invenzione dell’economia, Arianna editrice, 2005 LERCH DANIEL, Post carbon cities, Transition Italia, 2010 LIPTON BRUCE, BHAERMAN STEVE, Evoluzione spontanea, Macro edizioni, 2010 MICHELOTTO PAOLO, Democrazia dei cittadini, Troll edizioni, 2008 PALLANTE MAURIZIO, La decrescita felice, Edizioni per la Decrescita felice, 2009 PALLANTE MAURIZIO, La felicità sostenibile, Rizzoli, 2009 PALLANTE MAURIZIO, Meno e meglio, Bruno Mondadori, 2011 SETTIS SALVATORE, Azione popolare, Einaudi, 2012 SHIVA VANDANA, Ritorno alla terra, Fazi editore, 2009 STIGLITZ J., SEN A., FITOUSSI J.P., La misura sbagliata delle nostre vite, Etas, 2010 WUPPERTAL INSTITUT, Futuro Sostenibile, Edizioni Ambiente, 2011 ZAGREBELSKY GUSTAVO, Imparare democrazia, in ET Saggi [1443] Einaudi, 2005 ZIEGLER JEAN, La privatizzazione del mondo, Net, 2004