PROPOSTA STALINGRADO · PROPOSTA STALINGRADO La proposta è rivolta a tutti coloro che desiderano...

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Sulle orme della Storia by Caldana International Tours S.r.l. Via Domenico Caldana, 4 - 25088 Toscolano Maderno (BS) - Tel. +39 0365 546511 - Fax +39 0365 5465804 Codice fiscale, partita iva e numero d'iscrizione C.C.I.A.A. di Brescia: 02776600989 - r.e.a. BS477289 Site www.sulleormedellastoria.it - Email [email protected] PROPOSTA STALINGRADO La proposta è rivolta a tutti coloro che desiderano visitare la città di Stalingrado (oggi Volgograd), ove si svolse la famosa battaglia che capovolse le sorti del conflitto sul Fronte Orientale, e alcune delle località della sacca ove venne circondata la Sesta Armata e parte della Quarta Armata tedesche. La battaglia di Stalingrado iniziò il 17 luglio 1942 quando la Sesta Armata del generale Friedrich Paulus entrò in contatto nella grande ansa del Don con le forze sovietiche ammassate da Stalin per sbarrare l'accesso al Volga e alla città che portava il nome del dittatore stesso. Le forze sovietiche (62a, 63a e 64a Armata) fecero mostra di combattività e cercarono con i loro scarsi mezzi di frenare le apparentemente inarrestabili colonne corazzate tedesche. La città era di fondamentale importanza strategico- economica per l'Unione Sovietica: la sua perdita avrebbe intaccato le risorse industriali e avrebbe compromesso i collegamenti con il Caucaso e i suoi vitali bacini petroliferi. Inoltre la città costituiva un motivo di propaganda bellica e di prestigio e Stalin era anche convinto del possibile rischio di un crollo morale dell'Armata Rossa e dell'intero paese, nel caso di ulteriori ripiegamenti senza combattere. Il fronte di Stalingrado, inizialmente al comando di Tymošenko, passò all'esperto e durissimo Erëmenko, mentre alla 62a Armata arrivò Vasilij Ivanovič Čujkov. Le prime fasi della battaglia furono caratterizzate da tenaci sforzi difensivi sovietici, che vennero via via superati dalle forze tedesche, e da alcuni tentativi di contrattacco delle forze corazzate sovietiche che vennero schiacciati dalle divisioni corazzate tedesche. A fine luglio le difese sovietiche nell’ansa del Don erano ormai state disperse o distrutte e le truppe rimaste tentavano di ripiegare combattendo a est del Don, mentre la situazione si aggravava ulteriormente con il profilarsi della minaccia da sud proveniente dalla 4a Armata corazzata del generale Hermann Hoth, che Hitler aveva dirottato dalla sua iniziale destinazione nel Caucaso, per accelerare le operazioni contro Stalingrado. La fase più drammatica della battaglia dal punto di vista sovietico ebbe inizio il 21 agosto: la 6a Armata conquistava alcune teste di ponte a est del Don e lanciava le sue forze corazzate concentrate in una puntata diretta nel corridoio Don-Volga in direzione di quest'ultimo fiume nella regione settentrionale della città. Il 23 agosto 1942 la 16° Divisione Panzer del generale Hans Hube irrompeva improvvisamente sul Volga a nord di Stalingrado tagliando fuori la città dai collegamenti da nord.

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PROPOSTA STALINGRADO

La proposta è rivolta a tutti coloro che desiderano visitare la città di Stalingrado (oggi Volgograd), ove si svolse la famosa battaglia che capovolse le sorti del conflitto sul Fronte Orientale, e alcune delle località della sacca ove venne circondata la Sesta Armata e parte della Quarta Armata tedesche. La battaglia di Stalingrado iniziò il 17 luglio 1942 quando la Sesta Armata del generale Friedrich Paulus entrò in contatto nella grande ansa del Don con le forze sovietiche ammassate da Stalin per sbarrare l'accesso al Volga e alla città che portava il nome del dittatore stesso. Le forze sovietiche (62a, 63a e 64a Armata) fecero mostra di combattività e cercarono con i loro scarsi mezzi di frenare le apparentemente inarrestabili colonne corazzate tedesche. La città era di fondamentale importanza strategico-economica per l'Unione Sovietica: la sua perdita avrebbe intaccato le risorse industriali e avrebbe compromesso i collegamenti con il Caucaso e i suoi vitali bacini petroliferi. Inoltre la città costituiva un motivo di propaganda bellica e di prestigio e Stalin era anche convinto del possibile rischio di un crollo morale dell'Armata Rossa e dell'intero paese, nel caso di ulteriori ripiegamenti senza combattere. Il fronte di Stalingrado, inizialmente al comando di Tymošenko, passò all'esperto e durissimo Erëmenko, mentre alla 62a Armata arrivò Vasilij Ivanovič Čujkov. Le prime fasi della battaglia furono caratterizzate da tenaci sforzi difensivi sovietici, che vennero via via superati dalle forze tedesche, e da alcuni tentativi di contrattacco delle forze corazzate sovietiche che vennero schiacciati dalle divisioni corazzate tedesche. A fine luglio le difese sovietiche nell’ansa del Don erano ormai state disperse o distrutte e le truppe rimaste tentavano di ripiegare combattendo a est del Don, mentre la situazione si aggravava ulteriormente con il profilarsi della minaccia da sud proveniente dalla 4a Armata corazzata del generale Hermann Hoth, che Hitler aveva dirottato dalla sua iniziale destinazione nel Caucaso, per accelerare le operazioni contro Stalingrado. La fase più drammatica della battaglia dal punto di vista sovietico ebbe inizio il 21 agosto: la 6a Armata conquistava alcune teste di ponte a est del Don e lanciava le sue forze corazzate concentrate in una puntata diretta nel corridoio Don-Volga in direzione di quest'ultimo fiume nella regione settentrionale della città. Il 23 agosto 1942 la 16° Divisione Panzer del generale Hans Hube irrompeva improvvisamente sul Volga a nord di Stalingrado tagliando fuori la città dai collegamenti da nord.

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Nel pomeriggio del 23 agosto la Luftwaffe eseguì il primo devastante e massiccio bombardamento a tappeto, colpendo duramente la popolazione civile. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto, Stalin intervenne personalmente telefonando ad Erëmenko, spronandolo a resistere ed a contrattaccare. Nei giorni successivi Stalin richiamò a sud dalla regione di Mosca Žukov per organizzare immediati e frettolosi contrattacchi contro la testa di ponte tedesca sul Volga; ma tutti questi contrattacchi fallirono con sanguinose perdite di uomini e mezzi. Nei primi giorni di settembre, la situazione sovietica peggiorò ulteriormente con la comparsa da sud della 4a Armata corazzata di Hoth che si collegava il 4 settembre con le truppe della 6a Armata e raggiungeva a sua volta il Volga a sud della città. Il 13 settembre iniziò la fase più sanguinosa della battaglia: la 6a Armata sferrava il primo massiccio attacco frontale contro la città e la battaglia si trasformava in una lotta quartiere per quartiere, palazzo per palazzo, stanza per stanza. La città ormai viveva in uno scenario apocalittico: devastata dai bombardamenti e in preda agli incendi, gli approdi dei battelli per attraversare il Volga distrutti, la popolazione evacuata nel caos sui battelli colpiti sistematicamente dagli aerei tedeschi, le truppe sovietiche asserragliate nei palazzi in rovina o nelle fabbriche devastate, i quartier generali disposti in precari bunker sul margine del fiume, i depositi di petrolio in fiamme. L'attacco del 13 settembre, appoggiato dall'intervento in massa della Luftwaffe, si scatenò violentissimo con l'impiego diretto nelle vie cittadine dei panzer, nella parte meridionale della città in direzione degli approdi principali sul Volga; i tedeschi si ridussero quindi ad una serie di attacchi frontali, dispendiosi e lenti, per conquistare in successione una via, un palazzo, una piazza, una stazione ferroviaria o una fabbrica dopo l'altra in scontri ravvicinati sempre più violenti, affidandosi principalmente alla loro superiore potenza di fuoco derivante dai carri armati e dall'aviazione. Nei primi giorni i tedeschi riuscirono a sfondare e a raggiungere il Volga, bersagliarono i traghetti sovietici, occuparono la stazione ferroviaria principale ed estesero le loro conquiste verso il centro cittadino impossessandosi momentaneamente della celebre collina Mamaev Kurgan. Ma Čujkov contrattaccò subito con l'aiuto di rinforzi scelti della 13a Divisione della Guardia del generale Rodimcev traghettati faticosamente nella notte. Il contrattacco ebbe successo, frenando la spinta tedesca, riconquistando la Mamaev Kurgan e riprendendo momentaneamente la stazione ferroviaria. Ma i tedeschi successivamente progredirono ancora verso il centro cittadino, la Kurgan continuò a cambiare di mano per numerose settimane, la parte meridionale della città venne completamente conquistata ed alla fine di settembre Paulus arrivò a piantare la bandiera del Reich sulla Piazza Rossa di Stalingrado nel centro cittadino. Entro i primi di ottobre almeno altre sei divisioni avevano rinforzato le dissanguate truppe di Čujkov, permettendogli di mantenere un perimetro difensivo che poteva variare dai 2 km alle poche centinaia di metri a ovest del Volga nelle aree centrali e settentrionali di Stalingrado; mentre la parte meridionale della città era andata completamente perduta. Il grande attacco tedesco del 14 ottobre nella parte settentrionale di Stalingrado ebbe inizio con un nuovo terrificante bombardamento aereo seguito dall’attacco in massa di tre divisioni fresche precedute dai pionieri d'assalto e rinforzate con grandi quantità di carri armati; fu questo il momento più critico per i sovietici e per Čujkov. Nella giornata le truppe d'assalto tedesche raggiungevano per la seconda volta il Volga, dividevano in due parti le truppe sovietiche e cominciavano a progredire verso sud lungo la riva in direzione delle altre fabbriche. Nonostante questi schiaccianti successi, i tedeschi giunsero nuovamente ad un punto morto: l'artiglieria sovietica martellò sul fianco le colonne tedesche, alcuni disperati contrattacchi ristabilirono la situazione e feroci scontri si prolungarono nelle fabbriche Barrikady e Krasnij Oktiabr, esaurendo le forze d'assalto tedesche. I combattimenti si prolungarono quasi fino alla fine di ottobre, ma anche questa volta la 62a Armata riuscì a resistere. L'11 novembre Paulus sferrò la sua ultima offensiva generale con l'impiego di tutte le truppe più fresche e con lo scopo di schiacciare le ultime teste di ponte e ributtare nel fiume i resti della 62a Armata. Per un momento l'attacco sembrò avere successo: i tedeschi si spinsero nel cuore delle residue difese sovietiche al centro, frantumarono un’intera divisione, conquistarono una parte della fabbrica Krasnij Oktiabr e raggiunsero per la terza volta le rive del Volga. Ma nei giorni seguenti, anche quest'ultima offensiva si esaurì di fronte a nuove gravi perdite, a feroci contrattacchi e all'inesauribile capacità di resistenza degli ultimi capisaldi russi.

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Mostrando notevoli capacità organizzative, Stalin e lo Stavka riuscirono ad organizzare l’operazione Urano: si trattava di predisporre un'operazione risolutiva di grande ampiezza per accerchiare con una manovra a tenaglia il raggruppamento dell'Asse tra il Don e il Volga. In tutti ciò facilitati dall’irresponsabile decisione tedesca di mantenere le precarie posizioni a Stalingrado, lasciando alle truppe alleate (italiane, rumene ed ungheresi) il controllo del fronte a nord e a sud della città. Durante la lunga fase preparatoria i corpi corazzati e meccanizzati vennero equipaggiati con i moderni carri armati T-34 e riorganizzati per condurre avanzate veloci in profondità. Il compito dei nuovi corpi meccanizzati doveva d'ora in poi consistere nello sfruttamento in profondità, alla massima velocità e alla massima distanza, degli sfondamenti ottenuti con la fanteria e il massiccio intervento dell'artiglieria concentrata, disgregando le riserve del nemico, seminando il panico e la confusione nelle retrovie e nei comandi avversari. Il 19 novembre 1942, la parola in codice sirena dava finalmente il via all'operazione Urano. La caratteristica fondamentale dell'attacco fu la straordinaria velocità della progressione delle colonne corazzate sovietiche. Dopo una coraggiosa resistenza le truppe rumene in prima linea vennero travolte o accerchiate; i corpi corazzati sovietici progredirono in profondità e respinsero o aggirarono le poche truppe mobili di riserva tedesche disponibili. Il 22 novembre le truppe del 26° Corpo corazzato sovietico conquistavano il fondamentale ponte di Kalač, attraversavano il Don, respingevano i tentativi tedeschi di contrattacco e progredivano a sud del fiume per ricongiungersi con le colonne russe del fronte di Stalingrado di Erëmenko che, a partire dal 20 novembre, aveva sferrato la sua offensiva. Il giorno decisivo fu il 23 novembre: le colonne corazzate sovietiche provenienti da nord e da sud si congiungevano nella località di Sovetskij a sud del Don, ad alcuni chilometri a sud-est di Kalač. La 6a Armata era in trappola; fra i 250 ed i 280 mila soldati dell'Asse si trovarono intrappolati in quella che sarebbe poi passata alla storia come il Kessel: 20 divisioni tedesche, 2 divisioni rumene, un reggimento croato e numerosi reparti logistici o di retrovia oltre a reparti specializzati di artiglieria e del genio. Ma Hitler in ogni caso era assolutamente deciso nel tenere la Fortezza Stalingrado e il suo ordine tassativo del 24 novembre, diramato alla 6a Armata, ne fu la prova concreta. Paulus obbedì diligentemente all'ordine di Hitler, contro il parere di alcuni subordinati che lo sollecitavano a sganciarsi, e la 6a Armata si seppellì nella sacca, abbandonando tutti i piani di ritirata, organizzando una difesa in tutte le direzioni, cercando di razionalizzare al massimo le scarse risorse logistiche e di vettovagliamento disponibili e attendendo il promesso soccorso dall'esterno. Dopo una fase preparatoria particolarmente difficoltosa, l'offensiva di von Manstein, operazione “Tempesta Invernale", destinata a sbloccare la 6a armata accerchiata nel Kessel, ebbe inizio il 12 dicembre a partire dalla regione di Kotelnikovo. Inizialmente ottenne risultati incoraggianti e colse piuttosto di sorpresa i sovietici, ancora impegnati nei complessi riposizionamenti di truppe previsti da Stalin. Nel giro di quattro giorni le colonne corazzate tedesche si spinsero, in mezzo alla neve, fino a portata tattica dalla sacca di Stalingrado, dopo aver respinto aspri contrattacchi sovietici. Diversi elementi della 6° Divisione Panzer giunsero a 48 km dal perimetro della sacca, ma l'avanzata tedesca aveva però ormai esaurito la sua energia propulsiva e di fronte alla crescente resistenza dei sovietici, le possibilità di un'ulteriore marcia in avanti si ridussero a zero. L’ultima speranza di salvezza per l’armata circondata sembrò risiedere in una sortita autonoma dalla sacca. Ma Hitler rifiutò fermamente di autorizzare la sortita e Paulus non ebbe mai il coraggio di disubbidire agli ordini. La 6a Armata finì per rimanere ferma dentro la sacca, in attesa del suo triste destino, in mezzo all'inverno russo. Il 10 gennaio 1943 iniziò l'ultimo atto dell'interminabile battaglia di Stalingrado. Stalin ed il comando sovietico scatenavano, dopo numerosi rinvii dovuti all'evolversi della situazione generale e alla necessità di raggruppare le forze necessarie per distruggere la massa di truppe tedesche accerchiate, l'offensiva finale per eliminare la sacca di Stalingrado, “operazione Anello”.

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La lotta finale si svolse fino al 2 febbraio e venne condotta dalle due parti con particolare accanimento fino all'ultimo: i sovietici fecero uso in massa dell'artiglieria per polverizzare i nuclei di resistenza delle truppe tedesche straordinariamente indebolite dal lungo assedio; le successive linee di arroccamento predisposte dai tedeschi per prolungare al massimo la resistenza vennero travolte. Con la conseguente perdita degli aerodromi si verificarono i primi episodi di panico collettivo e di dissoluzione dei reparti (per via aerea durante l'assedio erano infatti stati evacuati circa 24.000 soldati tra feriti, specialisti e ufficiali superiori). La maggior parte dei soldati furono annientati sul posto. Chi scampò alla morte si riversò assieme a feriti e sbandati verso le rovine di Stalingrado, dove si sviluppò l'ultima tragica resistenza. Dopo la divisione in due parti della sacca e il congiungimento il 26 gennaio 1943 tra le forze sovietiche in avanzata da ovest e le truppe di Čujkov che tenevano ancora tenacemente la linea del Volga, ogni ulteriore resistenza risultò impossibile. Paulus, isolato nella sacca meridionale, venne catturato il 31 gennaio senza opporre ulteriore resistenza e senza una resa formale; gli ultimi nuclei tedeschi nella sacca settentrionale, nell'area delle grandi fabbriche si arresero definitivamente il 2 febbraio 1943. La 6a Armata e tutte le truppe inizialmente accerchiate nella sacca erano state completamente distrutte. I prigionieri nella fase finale furono circa 90.000; ne sarebbero rientrati in patria, dopo lunghi anni di dura prigionia, circa 5.000. Spento anche l'ultimo nucleo di resistenza, nel pomeriggio un aereo da ricognizione tedesco sorvolò la città, non riportando alcun segno di combattimento. LE METE DEL VIAGGIO

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Stalingrado, l’attuale Volgograd, oggi si estende per circa 70 chilometri sul lato destro del fiume Volga e conta circa un milione di abitanti; nel 1942 nella città si trovavano circa 525.000 abitanti e nel momento dell’attacco tedesco, l’evacuazione non era ancora cominciata. La visita prevede, oltre a quanto tutto descritto di seguito, un giro in battello sul Volga per ammirare la città direttamente dal fiume. Il Memoriale della Battaglia si trova sulla famosa collina Mamaev Kurgan che durante la battaglia fu contesa da entrambe le parti tanto da devastarla completamente; ancora oggi sono visibili i resti delle trincee scavate durante gli scontri. Il Museo della Battaglia raccoglie oltre 50.000 reperti storici: mezzi, decorazioni ed armi utilizzati durante i durissimi scontri che si verificarono dentro e fuori la città. A fianco è possibile visitare il vecchio Mulino, uno dei pochi edifici originali rimasti in piedi dai tempo dell’assedio, difeso dal 42° Reggimento Fucilieri della Guardia. La Casa di Pavlov era un edificio fortificato difeso da un plotone di russi contro i continui assalti tedeschi; nelle vicinanze il Memoriale di Pavlov è appunto dedicato ai difensori della casa. Presso l’Univermag Store, all’epoca grande magazzino, è possibile visitare il quartier generale della Sesta Armata e luogo ove si arrese il feldmaresciallo Paulus nel gennaio 1943; è annesso un piccolo museo. Nella città sono presenti diversi monumenti e cippi in ricordo di quei tragici eventi, in particolare il Memoriale della

Flottiglia del Volga, dedicato ai coraggiosi marinai che con il loro fondamentale contributo sostennero sempre le truppe combattenti, e il Monumento della 62a Armata, posizionato ove era presente il comando della principale armata schierata in Stalingrado. Degne di nota e da visitare sono le zone ove sorgevano il Granaio e la Fabbrica di Trattori; qui si svolsero durissimi scontri, spesso corpo a corpo fra le truppe tedesche e quelle sovietiche, rispettivamente nel settembre e nell’ottobre 1942. Fuori dalla città sorge la zona del vecchio aeroporto di Pitomnik; la pista d’atterraggio all’epoca consentì di rifornire le truppe assediate e di soccorrere i numerosissimi feriti. Presso l’abitato di Rossoschka sorge il cimitero dedicato a tutti i caduti della battaglia; realizzato dal Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorge (l’ente tedesco preposto alle onoranze funebri dei caduti in guerra), raccoglie i resti di circa 37.000 caduti tedeschi e di circa 11.600 caduti sovietici. Varie località delimitano il confine iniziale della sacca di Stalingrado e possono essere oggi visitate: Kalach raggiunta da uno dei due bracci “corazzati” che chiusero ogni via di fuga alla Sesta Armata (ove è anche presente un piccolo cimitero di guerra sovietico); Marinovka, Karpovka e Novo Rogachik dove si svolsero diversi combattimenti fra le truppe assediate e quelle attaccanti. Infine, prima della partenza da Mosca, è prevista la visita al Museo dei mezzi corazzati di Kubinka, uno dei musei più importanti al mondo con numerosi pezzi sovietici e tedeschi della seconda guerra mondiale. CARATTERISTICHE DELLA PROPOSTA Programma di 7 giorni e 6 notti; il periodo di validità del programma va da giugno 2011 a dicembre 2011. Partenza Sabato 9 luglio 2011 e rientro Venerdì 15 luglio 2011. Il numero minimo di partecipanti eventualmente richiesto per effettuare il viaggio è di 15 Pax. Per le Condizioni del servizio e l’Assicurazione si rimanda a quanto già riportato nel sito di Sulle orme della Storia. L'offerta è comprensiva di volo andata e ritorno Italia-Russia, da Milano Malpensa a Mosca con scalo a Monaco (orari da definire successivamente) e da Mosca a Volgograd. I trasferimenti, durante le escursioni, verranno effettuati con appositi pulmini; trasferimento aeroporto/hotel il primo giorno ed hotel/aeroporto l'ultimo giorno.

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Sono possibili dei punti d'imbarco differenti da Milano, quali Venezia, Verona, Bologna, Firenza, Genova, Torino, Ancona, Roma, Napoli. In questo caso sono ovviamente su richiesta e la tariffa di volo verrà adeguata e riconfermata. Indipendentemente dallo scalo di partenza, tutto il gruppo si ricongiungerà allo scalo di Monaco per partire successivamente alla volta di Mosca. Pernottamenti in hotel a quattro stelle a Mosca e Volgograd per tutta la durata del soggiorno (hotel Holiday Inn a Mosca ed hotel Yuzhnaya a Volgograd). Le colazioni e le cene verranno servite al ristorante dell’hotel; sono escluse le bevande, vino, birra o bibite; l’acqua è compresa nel servizio. Guida/accompagnatore specializzato per tutto il soggiorno. Assicurazione medico e bagaglio incluso. Ingressi alle mostre, ai musei ed ai siti indicati nel programma. Prossime partenze: da Sabato 3 settembre 2011 a Venerdì 9 settembre 2011; da Sabato 3 dicembre 2011 a Venerdì

9 dicembre 2011.

Per qualsiasi informazione o prenotazione contattateci al seguente indirizzo email [email protected]