Proposta di Mozione - Fabio Evangelisti

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Proposta di MOZIONE a sostegno della candidatura a Coordinatore Regionale di FABIO EVANGELISTI

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proposta di mozione di Fabio Evangelisti - Candidato Coordinatore al 4° Congresso regionale dell'Idv Toscana

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Proposta di MOZIONE a sostegno della candidatura a Coordinatore Regionale di

FABIO EVANGELISTI

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“La Toscana appare come l’Italia immagino che sia” – Mozione Evangelisti

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“La Toscana appare come l’Italia immagino che sia” J.W.Goethe

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“La Toscana appare come l’Italia immagino che sia” – Mozione Evangelisti

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1. Nuove sfide di governo per l’Italia dei Valori in Toscana 1.1. Le nostre radici. L’Idv tra crescita e radicamento Compito di questo 4° Congresso è quello di marcare uno scatto nel processo di strutturazione e radicamento dell’Italia dei Valori nella nostra regione. Un cambio di passo cui ci obbliga l’ottimo risultato elettorale del 28 e 29 marzo e dettato (anche) dalla svolta culturale, politica e programmatica segnata dal Congresso nazionale Idv che si è svolto a Roma nel febbraio scorso. Siamo, dunque, chiamati ad attrezzare il Partito per completare il passaggio da movimento di protesta a forza di governo e, nello stesso tempo, reggere l’impatto e le contraddizioni che pure si possono creare nell’azione di quanti fra noi si trovano, oggi, ad avere responsabilità dirette nell’amministrazione di importanti città e comuni minori e nella guida di ben nove Province su dieci. Gli incarichi di grande responsabilità dei due assessori presenti nella Giunta guidata da Enrico Rossi e dei nostri cinque eletti nel Consiglio regionale della Toscana rappresentano la punta di diamante di questo capillare radicamento nelle amministrazioni toscane. Un quadro politico-amministrativo di assoluto rilievo, anche nel panorama nazionale, cui stiamo contribuendo con intelligenza, passione e spirito di servizio, dando anche prova - da parte dei nostri amministratori locali - di capacità e serietà. Un quadro di responsabilità che, tuttavia, non può assorbire tutte le nostre risorse ed energie e rispetto al quale dobbiamo assolutamente evitare ogni appiattimento. Guai a noi, infatti, se per occuparci di tener pulita la cucina istituzionale, ci si dovesse dimenticare dei problemi che si vivono in piazza, tra chi lavora, tra chi si sbatte per trovarlo, un lavoro, di chi si batte per mantenerlo, di chi studia per averlo, di chi l’ha perso, di chi ci è morto sul lavoro, di chi è pensionato, di chi soffre in ospedale, di chi impreca in fila alle poste, di chi non ce la fa ad arrivare in fondo al mese, di chi non ne può più della burocrazia e di un potere corrotto e che corrompe. Di chi non ne può più di strade e piazze intasate dal traffico e dallo smog, di chi fa il pendolare su treni sempre troppo pieni e troppo sporchi, di chi subisce vessazioni allo sportello, di chi è vittima di violenza, di chi ha paura a uscire la sera, di chi incute paura senza aver nessun’altra colpa che un diverso colore della pelle o un altro Dio cui rivolgere le preghiere per il bene dei propri cari rimasti laggiù fra miserie e carestie e persecuzioni. Anche perché, lo ricordiamo tutti, c’è stato appena il tempo di gioire dello splendido risultato elettorale che ci siamo ritrovati ad andar per mare, in direzione ostinata e contraria, per la raccolta delle firme dei referendum contro il ritorno al nucleare, contro la privatizzazione dell’acqua e contro la vergogna del “legittimo impedimento” di Berlusconi a farsi processare. Per la verità, non tutti hanno remato con il solito impegno e nella stessa direzione, ma c’è anche da dire che - nel contempo - abbiamo svolto ben dieci congressi provinciali e tante splendide manifestazioni qua e là per la Toscana. Ma il tempo incalza e, dopo Vasto e dopo il “No B Day”, ci ritroviamo impegnati a preparare e a prepararci per la sfide elettorali del 2011. Ancora non sappiamo (anche se è altamente probabile) se ci saranno elezioni politiche anticipate. Il disfacimento della maggioranza di Silvio B. è, ormai, sotto gli occhi di tutti. Noi lavoriamo e

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lavoreremo per mandare a casa il prima possibile il governo piduista e tornare al giudizio degli elettori. Una cosa è certa: l’anno prossimo, quasi la metà dei cittadini toscani sarà chiamata alle urne per rinnovare tante amministrazioni locali. Fra le altre, c’è da ricordare il rinnovo del Consiglio provinciale di Lucca, del Sindaco e del Consiglio di tre importanti città capoluogo: Arezzo, Siena e Grosseto. Per non dire di altri centri importanti come Montevarchi, Orbetello, Cascina, San Sepolcro, Seravezza, Castiglione della Pescaia e Scansano. Appuntamenti fondamentali per saggiare e verificare il radicamento del nostro Partito. Noi sappiamo, ne siamo consapevoli, che l’Italia dei Valori - in quanto forza politica giovane - fa fatica a eleggere propri rappresentanti nelle assise provinciali e comunali là dove ancora patisce un deficit di adesioni e di classe dirigente. Anche per questo c’è da lavorare per organizzare e consolidare la nostra base di consenso nei diversi territori. Allo stesso tempo, è necessario creare una struttura organizzativa regionale adeguata alla forza e alle responsabilità di un Partito che ha ottenuto quasi il 10% dei consensi nell’ultima tornata elettorale (9,42% per la precisione, alle ultime regionali), ma che - di fatto - continua ancora a poggiare su un numero d’iscritti e su un organigramma di quando eravamo al due per cento. La vera sfida che ci attende in Toscana è, dunque, quella del radicamento sul territorio e della creazione di una nuova classe di dirigenti e amministratori capaci d’interpretare e affrontare le nuove sfide del governo della cosa pubblica. 1.2. Un Partito di sana e robusta Costituzione Non è sufficiente mettere in campo delle buone pratiche di governo, ma è necessario, ancora oggi, sostenere e sottolineare tutto ciò che differenzia l’Italia dei Valori dal berlusconismo: non una mera disputa tra destra e sinistra, ma un vero e proprio diverso modo di vivere l’esperienza politica, in senso altruistico, per i cittadini, per i nostri figli. A partire dalla difesa della Costituzione. I valori e l’azione politica dell’Idv, infatti, sono fortemente radicati nei primi dodici articoli della Carta Costituzionale, che sanciscono i diritti inviolabili del cittadino e le fondamenta della nostra democrazia: la sovranità popolare, il lavoro, i diritti dell’uomo, la dignità sociale e l’uguaglianza dinanzi alla legge, la libertà di culto, di espressione e di informazione, il ripudio della guerra e la pari dignità delle persone, delle lingue e delle culture. La Carta costituzionale, oggi vittima di continui attacchi e delegittimazioni sostanziali, è un patrimonio che deve essere difeso e attuato. La condivisione dei valori e dei princìpi espressi dalla Costituzione repubblicana, frutto di una tormentata esperienza storica, è la cifra distintiva dell’Italia dei Valori, a livello nazionale come a livello locale. Berlusconi, lo sappiamo, è un egoista che cura i propri interessi e la destra al suo servizio ha una capacità conclamata di devastare e destrutturare l’etica e i dettami costituzionali. Il Paese, uscito da tangentopoli diagnosticando le patologie della corruzione, oggi si ritrova completamente berlusconizzato: la corruzione, il malaffare, il tornaconto personale non sono più una patologia, ma un’abitudine e un vero e proprio stile di vita.

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Anche la Toscana non è immune da episodi, anche gravi, di corruzione. Il fatto che una delle teste della P3, Denis Verdini, operasse proprio a partire dalla nostra regione fa sorgere più di un dubbio sulla diffusione della corruzione, del malcostume e del malaffare anche in Toscana. Per l’Italia dei Valori, sul piano nazionale come nei territori, è un obiettivo prioritario e un valore fondamentale la necessità di dar strenua battaglia a queste pratiche criminali, a qualsiasi commistione tra politica e affari e ai conflitti d’interesse in ogni loro declinazione. Berlusconi ha vinto perché ha offerto un sogno che, per molti, è già diventato un incubo. Non è un caso che persone come Follini, Casini e adesso addirittura anche Fini si siano distaccati da questa concezione proprietaria e personalistica della politica e delle istituzioni. Per il Caimano tutto deve essere piegato alla sua volontà. Il suo impero da operetta, costellato da scandali la cui indecenza è senza termini di comparazione nei Paesi occidentali, sta finalmente crollando. Il tracollo, segnato da un clima di decadenza morale e dei costumi, si sta consumando. Questo è Berlusconi, la sua concezione della politica al servizio di se stesso e dei suoi interessi. Questo è il berlusconismo che noi combattiamo da sempre: un enorme (e unico al mondo) conflitto d’interessi che si fa beffe della democrazia, delle leggi dello Stato e della Carta costituzionale per inseguire il proprio tornaconto e le proprie pendenze a svantaggio della collettività. In questo scenario, il centrosinistra appare ancora una volta in evidente affanno, anemico, con un Pd immobilizzato e diviso da contrapposizioni interne che frenano la nascita di una coalizione di centrosinistra. Invece di esserne il traino, ne è insostenibile zavorra. La conflittualità - che talvolta s’impone - dell’Idv con il Pd non è di rottura, ma propositiva, come si confà ai rapporti tra persone care. L’Italia dei Valori, peccando anche di presunzione, deve diventare volano, motore, carburatore e miccia della coalizione di centrosinistra. Così come siamo stati la più vera, dura e genuina opposizione al Governo di B., adesso siamo chiamati a rappresentarne la più schietta e credibile alternativa. L’Italia dei Valori deve divenire il cardine della Coalizione chiamata a sconfiggere il centrodestra. Una forza politica matura e responsabile, quale è l’Italia dei Valori, deve essere capace di aprire un confronto sui temi di interesse generale con tutte le forze dello scacchiere politico. A partire, naturalmente, da quelle formazioni con le quali abbiamo siglato l’Accordo di Coalizione in Toscana, Sinistra e Libertà e la Federazione della Sinistra-Verdi, con cui, in sede di Consiglio regionale, è già stata avviata una proficua collaborazione su temi fondamentali come il diritto e la sicurezza nel lavoro, ma senza escludere aprioristicamente un rapporto dialettico propositivo con quelle forze politiche lontane dal nostro sentire politico e a cui ci proponiamo come ferma alternativa su questioni di interesse generale come la legge elettorale toscana o l’attuazione del federalismo nei territori. 1.3. Idv Toscana. Un laboratorio di buone pratiche per l’alternativa Questi obiettivi non possono essere realizzati in un asettico laboratorio, ma nel pieno di uno scontro politico e culturale che riguarda non solo la politica ma lo stesso asset istituzionale e costituzionale italiano. Viviamo in un Paese in cui ogni giorno la Democrazia è vissuta dal premier e dai suoi accoliti come una minaccia e come un

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fardello perché sinonimo di alternativa. Raramente la Repubblica Italiana ha attraversato una condizione di così grave smarrimento. Non è soltanto la crisi economica e sociale che ha acquisito dimensioni esplosive, è il Paese che ha smarrito i propri codici civili e morali. L’Italia dei Valori Toscana è, certamente, chiamata a organizzarsi per le scadenze elettorali amministrative del 2011, ma anche ad affrontare le tempeste del passaggio a una nuova fase politica che si delinea all’orizzonte. Le nuove sfide dell’Italia dei Valori sono state definite a Vasto 2009, durante il Congresso nazionale del febbraio 2010 e ribadite quest’anno - di nuovo - a Vasto. Si tratta, per noi, di un passaggio, culturale prima ancora che politico, da movimento di opposizione a partito di governo, per il bene comune e sempre dalla parte del cittadino, in cui si affiancano alle issues caratterizzanti della prima Idv (giustizia, legalità, sicurezza) un ventaglio di tematiche sintetizzate nel programma degli “Undici punti per governare l’Italia”. In Toscana, grazie a una radicata presenza di consiglieri e assessori nelle amministrazioni locali e regionale, abbiamo l’opportunità di divenire laboratorio e palestra di queste buone pratiche di governo. Proprio dal confronto con tutte le forze politiche su temi cardine come la riforma della legge elettorale è iniziato il percorso dell’Italia dei Valori Toscana come laboratorio di buon governo. In linea con la politica del fare e i programmi elettorali, all’inizio di settembre abbiamo lanciato una proposta per riformare la legge elettorale toscana. La reintroduzione delle preferenze, che restituiscono al cittadino il diritto, ma anche la responsabilità, di scelta degli eletti, e l’abolizione del listino regionale sono gli assi portanti della nostra proposta. La riconsegna dello scettro nelle mani dei cittadini è, per l’Idv, la conditio sine qua non per una seria riforma della legge sulla rappresentanza regionale. Vogliamo tornare agli eletti, basta con i nominati dai capipartito. È un principio che dovrà valere a tutti i livelli, per il Senato, per la Camera, e per il Consiglio regionale della Toscana. L’auspicio è che, se davvero l’attuale legge elettorale toscana è stata l’infelice precursore del porcellum, un suo superamento possa rappresentare un segnale e uno stimolo per una modifica della legge elettorale nazionale. 2. Lo scenario internazionale, nazionale e regionale 2.1. Situazione internazionale Gli scenari politici internazionali non sono incoraggianti. Da un lato, l’onda innovatrice di Barack Obama, negli Stati Uniti, ha dovuto sin da subito fare i conti con le difficoltà della crisi economica, gli ostacoli e i veti incrociati al varo della riforma sanitaria (vera cifra distintiva del suo mandato presidenziale), catastrofi come l’incidente della piattaforma petrolifera della Bp nel Golfo del Messico, per non parlare degli strascichi della disastrosa politica estera di G. W. Bush. I Paesi “esportatori di democrazia” fanno oggi i conti con il fallimento delle loro politiche estere neocolonialiste, mentre la crisi economica e finanziaria aggrava la piaga occupazionale dell’Occidente, senza dar segno di favorire il riscatto salariale e sociale dei Paesi emergenti.

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Il Fondo Monetario Internazionale prevede una ripresa economica globale “più forte del previsto” tanto che viene alzata la previsione sul Pil mondiale 2010 da +3,1% a +3,9%. Una ripresa destinata a proseguire anche nel 2011. Una ripresa che non si annuncia uniforme, spiega il Fondo, anzi cresceranno le divergenze tra economie sviluppate, destinate a tassi di crescita più modesta, e le economie emergenti, le nuove locomotive del pianeta. In Europa si stima una crescita del Pil dell’1% nel 2010. Tra i paesi dell’Ue, registreranno un maggior tasso di crescita la Germania (tornata, nell’ultimo trimestre, a essere la vera locomotiva del Vecchio Continente), la Francia e la Gran Bretagna. 2.2. L’Unione Europea, riferimento dell’Idv L’Unione Europea è il punto di riferimento dell’Italia dei Valori. In tutte le scelte d’oggigiorno (individuali, di un’azienda, di un Partito o di un territorio) l’Europa non si può ignorare. In questo senso, l’Italia dei Valori si è, innanzi tutto, assunta la responsabilità di sottolineare quelle che sono le anomalie italiane rispetto al resto del Continente. È nostra convinzione che l’Italia sia un paese che pian piano sta uscendo dal consesso dei Paesi europei più avanzati, laddove Europa significa anche un’idea di modernità, di doveri, di responsabilità, di modi di gestire la res pubblica. Sotto questo profilo l’Idv ha intrapreso parecchie iniziative: da un ricorso per lo scudo fiscale che viola le norme europee, alla questione dei rimpatri in mare dei clandestini, dalla questione della legge bavaglio, al problema della libertà e del pluralismo dell’informazione. Azioni che fanno parte del dovere del nostro mandato rispetto alle aspettative dei nostri elettori. Allo stesso tempo, l’azione politica ed economica dell’Unione Europea deve essere assunta e declinata nei territori. Con la stipula del Trattato di Lisbona, gli Stati membri non hanno più voce in capitolo per tutto ciò che riguarda gran parte dell’economia internazionale. Gli accordi di libero scambio, la protezione del consumatore, l’etichettatura e la trasparenza dei prodotti sono decisioni che hanno un impatto diretto sull’occupazione, sull’economia virtuale e reale e sul modello di società del nostro Continente, in particolare per il nostro Paese e la nostra Regione che hanno un’economia vocata alla piccola e media impresa che cerca di esportare. È uno scandalo che in Italia non vengano utilizzati gran parte di quei fondi europei che sono a disposizione di tutti, di imprese, amministrazioni locali, centri di ricerca, organizzazioni non governative, fondazioni culturali. È una delle tante macchie che devono essere cancellate per non disperdere un patrimonio fondamentale per il superamento della crisi e il rilancio dell’economia. 2.3. La crisi economica in Italia Le bad policies di questo ultimo biennio Berlusconi sono state aggravate dalla dirompente crisi economica internazionale. La congiuntura negativa e una ripresa più lenta di quanto previsto rischiano di causare, in Toscana come in Italia, l’impoverimento del sistema produttivo, andando così di danneggiare la principale risorsa italiana, il capitale umano.

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La crisi economica mette a dura prova anche la coesione sociale e la tenuta delle realtà locali, mettendo così a repentaglio due dei principali punti di forza del modo italiano di fare impresa. Le politiche del nostro Governo nazionale poi (i casi di Pomigliano e Melfi ce lo insegnano nella loro drammatica crudezza) sono tutte tese a favorire il grande capitale, la rendita e l’interesse della casta, ignorando le crescenti difficoltà dei cittadini e dei lavoratori. Per quasi sei mesi, il Ministero dello Sviluppo Economico è rimasto vacante e all’Italia è mancata una politica industriale. I lavoratori, le aziende, le famiglie e le comunità sono stati lasciati soli a fronteggiare il peso della crisi (il caso Eaton, fra gli altri in Toscana, ne è un esempio drammatico ed eclatante di questo lassismo). 2.4. Toscana: un lento declino? La Toscana, nell'immaginario collettivo, significa dolci colline, cibo prelibato, cultura millenaria. Con il suo peculiare ordito di paesaggi, di città, di borghi, di abilità e di mestieri, di patrimoni culturali, artistici ed enogastronomici, la Toscana è considerata, specie all’estero, la sintesi dei pregi e delle bellezze italiane. A guardare gli indicatori economici e sociali, la nostra regione ha goduto per lungo tempo di un livello di benessere che, dal secondo dopoguerra, è stato sempre solido e poco intaccato dagli spettri della recessione. Un benessere che si declina sia nello sviluppo economico, sia in un solido sistema di welfare locale. A questo bisogna aggiungere la qualità del territorio e del paesaggio, il patrimonio culturale e la coesione sociale. Da qualche anno, queste eccellenze soffrono il peso della crisi. Il rapporto “Toscana 2030”, redatto un anno fa dall'Irpet, racconta di una sorta di piano inclinato che sta portando la regione verso un “lento quanto inevitabile declino”. È ormai diffuso il timore che i nostri figli non possano godere di standard di vita uguali o migliori dei loro genitori. L’ambiente e il territorio vengono percepiti come un bene sempre più a rischio, minacciati da stili di vita e d’impresa non più sostenibili. L'innovazione è addirittura dipinta dall’Irpet come un fattore di debolezza: gli investimenti in ricerca – soprattutto a causa dei tagli attuati dal Governo – sono sempre più disorganici e ridotti, quelli produttivi sono stati in molti casi soppiantati dagli investimenti immobiliari. Il rischio più grave è quello di un generale processo di deindustrializzazione del sistema Toscana, con un’economia sempre più caratterizzata dal terziario. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l'invecchiamento (che l'aumento dei flussi migratori riuscirà ad arginare soltanto in parte) contribuirà alla contrazione dell'offerta. Lo studio dell'Irpet va a toccare anche il ruolo del welfare: la domanda di servizi pubblici appare aumentare più dei finanziamenti disponibili, le entrate fiscali e si viene così a porre un problema di sostenibilità dei futuri fabbisogni e dei costi di questi servizi. Lo scenario tratteggiato evidenzia anche il rischio che la tradizionale coesione sociale toscana si sfaldi. Forme di smobilitazione silenziosa, per esempio verso la politica o le recrudescenze verso gli immigrati, potrebbero generare uno sfaldamento sistemico dell’intero tessuto sociale regionale.

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3. Una risposta che diventa proposta 3.1. Un programma chiaro e condiviso La risposta, il superamento e la “lotta” al berlusconismo non si esauriscono in se stessi. E non sono più sufficienti per un Partito, come l’Italia dei Valori, già chiamato ad affrontare la sfida del governo locale e che si candida come alternativa seria e articolata per il governo nazionale. Il nostro programma politico nazionale parte da una constatazione di fatto: “sviluppo economico, occupazione, lavoro, sicurezza e solidarietà, tutela del territorio e difesa dell’ambiente, giustizia sociale, sono questi i principali temi che chi – come noi – vuole proporsi come alternativa di governo deve mettere al primo posto. Gli undici punti hanno l’obiettivo di offrire ai cittadini un’idea chiara su diverse tematiche per il buon governo del Paese, argomenti su cui Italia dei Valori si impegnerà come alternativa di governo con professionisti provenienti dalla società civile. Oggi nessun partito promuove un programma poiché tutti navigano a vista, in relazione ai tornaconti personali e locali, producendo a giorni alterni una politica schizofrenica che afferma tutto e il contrario di tutto”. In Toscana, l'obiettivo più urgente è quello di aumentare la produttività e la qualità del lavoro, al fine di garantire la sostenibilità futura del modello di crescita regionale. La crescita della produttività può avvenire tramite un processo di maggiore accumulazione del capitale fisico, ma anche attraverso una qualificazione del capitale umano, con riferimento all'economia della conoscenza. Parallelamente si rende necessaria un’integrazione virtuosa dei tanti centri urbani della regione, degli ambienti di vita e di lavoro, al fine di rendere la Toscana un’autentica rete di città. Infine, sono chiamati a giocare un ruolo chiave i territori. Le loro peculiarità non rappresentano un fattore negativo per lo sviluppo, ma si configurano - al contrario - come l'espressione di un elemento positivo, un pregio legato alla bellezza di un territorio, alla prossimità dell'utenza, alla garanzia di qualità di un prodotto o di una prestazione. Nel caso della Toscana i pregi dai quali può scaturire una rendita virtuosa sono numerosi: dal paesaggio all'artigianato tradizionale, fino alle produzioni tipiche di un'agricoltura che ha saputo specializzarsi e diversificarsi. 3.2. Nuove politiche per la Toscana: lavoro, ambiente e territorio, welfare Sposando la scelta fatta al congresso nazionale di febbraio 2010 di proporre l’Italia dei Valori quale credibile alternativa di governo, riteniamo che questa svolta debba riverberarsi anche a livello locale e con riferimento agli enti territoriali, senza pregiudizi e forzature, ma divenendo uno strumento d’innovazione, nella pratica politica e amministrativa, volto al costante contatto e dialogo con i cittadini, singoli o associati, con i movimenti e i comitati, con le forze associative spontanee o già consolidate, oltre che con tutte le categorie produttive. Coerentemente, anche per perseguire la maggiore incisività dell’azione di governo negli Enti locali, dovremo costantemente sviluppare il nostro rapporto con la società, affinché il Partito si ponga come riferimento essenziale del nostro sistema politico e

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concorra a un’ulteriore evoluzione delle sue molteplici istituzioni, verso una democrazia sempre più partecipata. L’azione politica nella nostra regione, dunque, deve ruotare tutta attorno a tre elementi guida: il lavoro e lo sviluppo economico, l’ambiente e il territorio, la difesa del welfare. Temi cardine intorno ai quali prende forma la nostra proposta politica. In questa partita, i territori sono chiamati a svolgere un ruolo di protagonisti, a superare storiche divisioni e diffidenze, a integrarsi in un sistema regionale forte e coeso per affrontare le sfide di un futuro globalizzato. 3.3. Il lavoro Il lavoro è la priorità dell’Italia dei Valori, come ha ribadito il Presidente Antonio Di Pietro al Quinto incontro di Vasto. E rappresenta anche il punto di riferimento cardine della nostra azione di governo in Toscana. Lavoro non significa soltanto avere uno stipendio o un salario. Il lavoro è dignità e, per un partito che ha come stella polare la Costituzione, la dignità del lavoro deve essere una priorità assoluta. Il lavoro è il presupposto essenziale della coesione sociale, che in Toscana e in un Paese democratico è un patrimonio inalienabile. L’Idv, i suoi rappresentati nelle amministrazioni locali e i suoi eletti, sarà impegnata a proporre e sostenere tutte le iniziative per difendere i livelli occupazionali esistenti e promuovere azioni per creare nuove occasioni di lavoro. Non è certo abbassando le tutele sindacali o smantellando lo Statuto dei diritti dei lavoratori, come propone la destra spacciando questa politica come modernità, che si crea occupazione e si garantisce il lavoro. Se Pomigliano e Melfi sono stati un indizio, la disdetta del contratto nazionale di Federmeccanica ne è stata la prova. Il ricatto imposto ai lavoratori crea un vulnus irreparabile per la democrazia e per la cultura del lavoro nel nostro Paese. E nemmeno la robusta Toscana è immune al contagio. Di fronte a un ricatto di questo tipo, cosa succederebbe ai lavoratori della Breda di Pistoia, o delle Acciaierie Lucchini di Piombino o della Piaggio di Pontedera? Occorre ricostruire con urgenza una cultura e un diverso senso comune del mondo del lavoro, ricacciato da quasi tre decenni dalle pagine dei giornali e dal dibattito politico. Oggi, a fronte del vuoto cosmico con cui il Governo si misura su queste tematiche, è necessario riportare la massima attenzione sul lavoro, e porsi il problema della sua rappresentanza politica e sindacale nella sua declinazione odierna, plurale, globale e troppo spesso precaria. Cultura del lavoro significa, anche, sicurezza nei luoghi di lavoro. Lo stillicidio di morti bianche cui abbiamo assistito, da Firenze a Livorno, da Lucca a Pisa, in questi ultimi mesi in Toscana non è più accettabile. Non possiamo più permetterci di rimandare una seria revisione delle norme di sicurezza, di combattere l’ormai diffusa abitudine alla deresponsabilizzazione, di rafforzare la rete di controllo e prevenzione per la quale l’Inail lamenta un’atavica carenza di risorse e personale. Il Testo Unico varato dal Governo Prodi e la Legge 626, che Tremonti ha definito un lusso, per l’Idv sono priorità programmatica. E una questione di civiltà.

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3.3.1. Il sistema imprenditoriale “Piccolo è bello” è stato uno degli slogan che ha caratterizzato lo sviluppo della nostra regione negli ultimi trent’anni. Sicuramente quella scelta ha prodotto nel contesto storico-economico in cui si è sviluppata dei risultati positivi. I nostri distretti industriali (il tessile a Prato, le concerie a Santa Croce, il distretto apuo-versiliese, l’oro ad Arezzo, il floro-vivaismo a Pistoia, la cristalleria e la cameristica della Val d’Elsa e via di questo passo) hanno creato lavoro, hanno creato sviluppo e benessere. Ma pensare che oggi la Toscana possa essere solo questo sarebbe miope. E’ come se invece di affacciarci a una finestra e guardare la realtà e l’orizzonte scegliessimo di mettere al posto della finestra un quadro statico che riproduce quello che fu. Non c’è niente da buttare via. Ma dobbiamo guardare la realtà con distacco, non con rimpianto. Il tessuto economico della nostra regione è costituito per il 95% da imprese che hanno meno di dieci dipendenti. Se misuriamo la dimensione di un’impresa in termini di fatturato o di occupati le più grandi aziende della Toscana sono le Asl. La ridotta dimensione dell’azienda è sinonimo di flessibilità, ma in mezzo a una crisi economica di queste dimensioni rischia di divenire una debolezza. Molte delle nostre aziende stanno soffrendo. Hanno difficoltà a trovare credito per sviluppare nuove idee o nuove azioni commerciali. Non hanno mezzi propri adeguati. I lavoratori di molte di queste aziende, proprio per la ridotta dimensione, rischiano di fronte a una crisi di non avere neppure il paracadute della cassa integrazione con conseguenti costi sociali enormi: disgregazione del tessuto sociale e perdita di professionalità. Allora, in questa regione, l’obiettivo di una forza politica che si candida anche al governo del Paese, deve essere quello di creare le condizioni affinché queste imprese, di qualunque settore esse siano, possano reggere la sfida del mercato. Lanciamo la proposta che la strada che è stata seguita per ricapitalizzare il sistema bancario sia percorsa anche per sostenere la ricapitalizzazione di queste imprese, attivando un fondo regionale che sostenga la ricapitalizzazione di quelle aziende che dimostrano di avere progetti concreti di sviluppo e che s’impegnano a garantire il lavoro. Contestualmente dobbiamo garantire anche attraverso la Fidi Toscana tempi certi e rapidi di risposta alle richieste di fido. In questa crisi il tempo è una variabile fondamentale e ineludibile. Concedere un credito con soli tre mesi di ritardo può voler dire avere perso il treno della ripresa. Chi resta indietro rischia di morire. Alla luce di questa considerazione, l’Italia dei Valori è chiamata a impegnarsi affinché ogni risorsa che favorisca l’accesso al credito sia messa in campo. Al fianco del sostegno di tutte le forme permesse dalle leggi vigenti, è necessario sollecitare, anche a livello regionale, la creazione e l'attività di piattaforme di social lending che agiscano sul territorio toscano, fornendo strumenti utili a rimuovere gli impedimenti tecnico giuridici che fino a oggi non hanno permesso l'esercizio delle iniziative private, favorendo incontri e collaborazioni tra imprese, associazioni e istituti di credito interessati a tali iniziative, fermi restando i requisiti di trasparenza e rispettabilità e fornendo meccanismi di rating (valutazione di rischio) e di reputazione uniformi. Infine, sviluppare il commercio equo e solidale a tutti i livelli istituzionali in Toscana, nel governo pubblico allargato, nelle aziende private e educando le famiglie,

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facendolo uscire dalla condizione di "nicchia" per farlo diventare fenomeno di massa, potrebbe caratterizzare il nostro contributo per un mondo che non si basi più sullo sfruttamento dei paesi poveri e sui fenomeni conseguenti (conflitti, radicalismi, migrazioni), ma sul rispetto reciproco, sulla dignità umana e sullo sviluppo economico globale e, davvero, sostenibile. 3.3.3. Il Turismo La Toscana è turismo. I sette siti dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità sono la migliore cifra di valutazione del patrimonio storico, artistico e paesaggistico della nostra Toscana. Il turismo è uno dei più importanti capitoli dell’economia regionale e una risorsa fondamentale per la Toscana, con 40 milioni di visitatori all’anno (in crescita, secondo le stime del 2010, ache in questo biennio di crisi), 9 miliardi di fatturato e l'8% del Pil regionale. Il ruolo chiave giocato dal turismo nel quadro economico toscano è, dunque, evidente, e rilanciare questo settore comporta misurarsi davvero con l’integrazione del turismo con cultura, prodotti tipici ed enogastronomia, terme, wellness, sport, fino ai percorsi spirituali. Per fare soltanto alcuni esempi delle potenzialità che la Toscana offre. In questi anni domanda e offerta turistica sono cambiati enormemente. Così come enormemente è aumentata la concorrenza a livello globale. Abbiamo l’esigenza di rafforzare studi e analisi di mercato che permettano di orientare sia le scelte imprenditoriali per le offerte degli operatori privati che di orientare le strategie delle scelte politiche istituzionali di marketing territoriale. Abbiamo bisogno di migliorare la nostra capacità di diversificare l’offerta che valorizzi i nostri territori per il più lungo periodo possibile nell’arco dell’anno e offrire proposte forti mirate ai tanti e differenti target che possono far vincere alla Toscana la sfida nella competizione globale. Inoltre, è necessario far crescere la capacità imprenditoriale e la qualità del territorio e delle strutture ricettive, qualità che passa anche attraverso una valorizzazione e un potenziamento della formazione professionale del settore e dall’attenzione alla sostenibilità ecologica del turismo che deve continuare a valorizzare la regione, non a “consumarla”. Per questo abbiamo bisogno di ripensare il modello organizzativo che mentre riconosce e consolida le funzioni delle Province nel campo dell’organizzazione dell’offerta turistica e dell’informazione e promozione locale (funzione che fino ad ora hanno svolto le APT) strutturi al livello ottimale della Regione la promozione e il coordinamento degli indirizzi strategici e della programmazione. La Toscana è in grado di rispondere a questa sfida. Ma per crescere ancora abbiamo l’esigenza di rivedere la governance del sistema turismo coniugando la centralità del brand Toscana nella promozione a livello internazionale e nazionale e le peculiarità dei piccoli centri espressione di un identità e di un territorio. 3.3.4. Il valore della conoscenza Questa regione ha grandi risorse, grandi intelligenze in tutti i settori, dall’industria all’artigianato, al commercio, ai servizi, all’agricoltura, ma queste hanno difficoltà a incontrarsi e a conoscersi. Cosa producono le imprese toscane? Di quale tecnologia

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dispongono? Di cosa hanno bisogno per realizzare i loro prodotti? Quanti imprenditori sanno rispondere a questa domanda? Eppure conoscere il mercato è fondamentale per poter operare correttamente. Tutti sono disposti ad ammettere che l’insalata che arriva nel supermercato, sulla bancarella rionale, nel mercatino dal campo a due chilometri di distanza è più saporita di quella che viene dalle serre di oltre confine, costa meno e magari il contadino ci guadagna di più. Siamo sicuri che non c’è in Toscana chi produce quel bullone di ferro che, ad esempio, le nostre aziende meccaniche comprano a Brescia? Anche a parità di prezzo risparmieremmo un po’ di gasolio e di Co2 per trasportare quel bullone magari da Arezzo a Prato invece che da Brescia. Da qui la proposta di creare una grande banca dati delle attività imprenditoriali presenti in Toscana, utilizzando anche le risorse delle Camere di Commercio, restituendo così un servizio alle imprese per i canoni che pagano annualmente. Una proposta che punta anche a un obiettivo più ampio: sviluppare un sistema virtuoso che crei una filiera d’imprese anche al di fuori dello stesso settore merceologico. Ad esempio, le imprese del settore delle costruzioni hanno bisogno delle aziende chimiche per sviluppare nuove tecnologie per ridurre i consumi energetici degli edifici o per la coibentazione o l’illuminazione. L’incontro di culture diverse e di conoscenze diverse possono produrre nuove occasioni di sviluppo e di lavoro. Senza dimenticare, in questo quadro, il ruolo chiave svolto dalla formazione e dalle università. L’economia e la società della conoscenza si possono attuare anche investendo sulla scuola, sull’università e la ricerca. Non basta aumentare le risorse - pur essenziali, che il Governo invece si ostina ciecamente a tagliare - per farlo. Occorre riformare i sistemi del sapere, rendendo le scuole e le università più autonome, più sicure per il personale e le risorse, maggiormente proiettate verso il mondo del lavoro, il fulcro della società, non solo un luogo di trasmissione dei saperi, ma una vera e propria palestra di valori e di inclusione, il vero motore per lo sviluppo della Toscana. Scuola dell’obbligo pubblica e qualità della formazione sono, dunque, i nostri punti fermi. Deve finire la politica dei tagli attuata dal Governo nazionale, c’è bisogno di più risorse per evitare di formare studenti, e dunque cittadini, in condizioni precarie e di disparità. Abbiamo assistito, soltanto poche settimane fa, alle farse dei test di ammissione nelle università e al penoso avvio dell’anno scolastico nella scuola dell’obbligo. Quindicimila docenti in Toscana, finalmente uniti, scesi in piazza all’apertura delle scuole non possono rimanere una voce inascoltata. È un obiettivo prioritario, anche a livello locale, compiere ogni sforzo affinché sia mantenuta una scuola pubblica di qualità, per evitare spaccature dentro la società toscana che rischiano di avere gravissime ripercussioni anche nel futuro più prossimo. 3.4. Ambiente e difesa del territorio 3.4.1 Urbanistica Il cambiamento del territorio deve essere improntato al principio fondamentale, sancito dalla Costituzione, secondo il quale l’ambiente è un bene comune e come tale deve essere tutelato. “Consumo zero” potrebbe essere, dunque, il motto e la rotta delle

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politiche dell’Italia dei Valori Toscana in materia di difesa del territorio. Le politiche lassiste e amiche del mattone dei decenni precedenti non possono più essere tollerate, se non al prezzo di veder smantellate le peculiarità e le eccezionalità che rendono la nostra regione famosa del mondo. “Inglesi, andate in Toscana prima che sparisca”, titolava lo scorso agosto l’inglese The Telegraph. È nostro compito impedire che questa profezia si realizzi, lavorando allo sviluppo di nuovi settori produttivi legati all’ambiente, all’agricoltura, alla salvaguardia delle risorse naturali (parchi e aree protette), al turismo sostenibile, riequilibrando il sistema dei trasporti (oggi dominato dalla gomma) in favore del ferro, con particolare attenzione al traffico locale e pendolare. Analogamente alla battaglia per un'urbanistica sostenibile, l’Italia dei Valori vuole abbracciare un programma regionale per la mobilità urbana a impatto zero (piste ciclabili) e del trasporto pubblico, che sostituisca, anziché affiancare, il tradizionale, inquinante, dispendioso traffico veicolare privato a combustibili fossili. Per contribuire così anche alla lotta al degrado nei centri storici e allo sviluppo del piccolo commercio e del turismo di qualità. Quando si parla di valorizzazione bisogna chiedersi se si parla del capitale impiegato o del territorio. La valorizzazione del territorio non si fa con gli appalti immobiliari ma con un occhio di riguardo per l’ambiente. Non esistono ricette certe e preconfezionate per lo sviluppo equilibrato ed ecosostenibile del territorio, perché l’azione antropica, da secoli, particolarmente in Toscana, gioca un ruolo determinante nel suo sviluppo e nel suo cambiamento. Una concertazione diffusa, tra le Istituzioni, con l’associazionismo e la società civile, è indispensabile per superare gli errori e la scarsa trasparenza del passato. Le priorità di questa sfida sono, dunque, delineate: chiarire ruoli e competenze tra i diversi livelli territoriali; riuso del patrimonio edilizio; revisione dei vincoli paesaggistici. Un’esigenza di cambiamento cui non mancano resistenze e polemiche. Per questo, è necessario lavorare per chiarire tutti i livelli di responsabilità, oggi troppo opachi, rivedere la Legge Regionale 1/2005, ma anche le modalità e i tempi di attuazione dei Piani Strutturali e dei Regolamenti Urbanistici. Nella tutela del paesaggio risiede, infatti, anche un valore economico. Serve quindi un’azione politica forte, orientata alla semplificazione e inserita in un percorso di regole condivise, chiare e valide per tutti. È necessario far coesistere nell’azione di governo locale i principi di modernità e di conservazione per trovare un punto di equilibrio tra difesa e sviluppo del territorio. Si tratta di garantire il mantenimento di quegli standard di qualità, efficienza e bellezza che ancora oggi resistono in Toscana, ma che devono necessariamente rispondere anche alle esigenze di spostamento, lavoro e qualità della vita dei suoi abitanti. 3.4.2. Economia verde, acqua, no al nucleare. Un ambientalismo del fare Quello dell’Italia dei Valori, è bene averlo presente, è un ambientalismo del fare: l’autostrada tirrenica, per citare l’esempio di maggiore attualità, è un’infrastruttura necessaria ma che non deve andare a scapito né del paesaggio, né della cittadinanza, né della mobilità locale. Il Corridoio Tirrenico – come anche il Porto di Talamone, o il Porto turistico di Carrara o lo sviluppo urbanistico di Capalbio - sono casi esemplari di opportunità e rischi, per declinare, bene o male, quell’esigenza di cambiamento che

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alla Toscana Felix è richiesta a gran voce, dalla cittadinanza, da uomini di cultura come Salvatore Settis e Oliviero Toscani, dai comitati di Asor Rosa e persino dall’estero. Dunque: riuso, risparmio energetico, basso impatto ambientale. Il risparmio energetico, appunto, e l’energia prodotta da fonti rinnovabili (puntiamo a soddisfare il 50% del fabbisogno energetico regionale) sono nostri obiettivi. Per questo diciamo un chiaro no al nucleare e all’apertura anche di una sola centrale sul territorio della nostra regione. La Regione Toscana si è munita nel 2008 di un Piano Energetico che “detta gli indirizzi energetici della Regione verso cittadini, imprese ed enti locali”. Tale piano ha una validità limitata e scadrà nel 2010. La necessità di contribuire in maniera competente e responsabile ci ha spinto allo studio di tale piano e alla formulazione di alcune proposte con l’obiettivo di ridurre l'impatto ambientale dell'attività antropica, migliorare gli standard minimi di efficienza energetica degli edifici, incentivare il risparmio energetico e favorire il radicamento delle Energy Saving Company (ESCO). Inoltre, in vista della stesura definitiva del Piano Energetico Regionale, si rende necessario sostenere, per le nuove costruzioni o per le ristrutturazioni, la produzione totale o parziale dell'energia necessaria al fabbisogno, attraverso fonti rinnovabili. La riduzione elle emissioni di gas serra nell'atmosfera è un passo fondamentale per evitare la rottura degli equilibri ambientali, che potrebbe provocare conseguenze irreparabili. Tra tutte le possibili azioni per il raggiungimento degli obiettivi vanno privilegiate quelle che hanno un’efficacia immediata nella riduzione delle emissioni e una ricaduta sull'economia, tenendo ben presente che l'incentivazione del risparmio energetico passa innanzi tutto dalla sostituzione di sistemi elettrici ed elettronici a scarso rendimento e dall'efficienza energetica degli edifici. La qualificazione energetica degli edifici, infatti, rappresenta una tappa obbligata per permettere il miglioramento degli standard edificativi. Al fine di incentivare l'efficienza energetica degli edifici si propone l'introduzione di una certificazione minima necessaria per l'edificazione sul territorio regionale e di un incentivo volumetrico per chi costruisce con alti standard energetici. Al fine di incentivare l'utilizzo dei sistemi elettrici ed elettronici a risparmio energetico, pensiamo all’istituzione di due fondi regionali, per finanziare la rottamazione dei sistemi elettrici ed elettronici a bassa efficienza e la sostituzione dell'illuminazione pubblica con sistemi ad alta efficienza. La crisi – una volta tanto - può e deve rappresentare un’occasione per ripensare, a partire proprio dalla sfida ambientale, comparti produttivi maturi e tradizionali, in un’originale interpretazione e declinazione della green economy. Una prospettiva che può essere la via di uscita dalla crisi. La Toscana, ancora una volta, ha tutte le carte in regola per affrontare questa sfida e tornare a competere puntando proprio sulla qualità, sul capitale umano, sull’innovazione e sull’ambiente. In quest’ottica, anche la battaglia contro la privatizzazione e per la ri-pubblicizzazione dell’acque deve avere una punta di diamante nell'Idv Toscana. La nostra regione si caratterizza per le alte tariffe, i pochi investimenti e la poca efficienza degli impianti. In linea con l’obiettivo della Regione Toscana di raggruppare sotto un unico Ato regionale la gestione dell’acqua, si rende necessario lanciare un percorso che - negli anni - riporti al pubblico, a un grande soggetto aziendale regionale "multi-utility", la gestione del servizio idrico per favorire il contenimento degli sprechi ed evitare

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pericolose ripercussioni “in bolletta”. 3.4.4. Discariche e smaltimento rifiuti Non dimentichiamo che è prioritario per chi governa tutelare prima di ogni cosa la salute dei cittadini e quella dell'ambiente in cui viviamo quotidianamente. Esiste un piano regionale dei rifiuti che prevede azioni importanti che potrebbero far rivedere la politica dei rifiuti con una maggiore spinta alla raccolta differenziata e la creazione di isole ecologiche. Sarebbe davvero avventato pensare al termovalorizzatore o alla discarica come risposta a tutti i problemi di smaltimento: è necessario definire e verificare l'applicazione delle misure di contenimento e corretta gestione previste dal Piano regionale e, come priorità, potenziare la differenziazione. È necessario estendere il sistema di raccolta domiciliare, sperimentare sin da ora sistemi innovativi di trattamento e pretrattamento dei rifiuti, e potenziare la raccolta differenziata almeno fino al 65% in tutto il territorio regionale, riutilizzando integralmente i materiali recuperati, al fine di ridurre gli smaltimenti in discarica e negli inceneritori, assumendo – come orizzonte strategico – l’obiettivo “rifiuti zero”. 3.5. Un welfare universalistico e comunitario Il ricco e articolato welfare della nostra Regione, come evidenziato anche dall’Irpet, è chiamato a rispondere a bisogni sempre più complessi, rafforzando il rapporto con il terzo settore e l’associazionismo, con le reti di solidarietà pubbliche e private. Un welfare universalistico, non soltanto assistenziale, ma in grado di prevenire il disagio, la povertà e l’esclusione. In questo senso, la regione Toscana è all’avanguardia in Italia e in Europa. Le amministrazioni locali, ancora una volta, sono chiamate a mettere in campo tutte le strategie necessarie affinché i tagli indiscriminati del Governo non abbiano pesanti ripercussioni sul welfare regionale, nel presente e nel futuro. In quest’ottica, è prioritario mantenere, oltre agli attuali livelli di assistenza, anche la parità di accesso ai servizi regionali (come previsto dalle direttive del Consiglio europeo e dal Trattato di Lisbona, e in applicazione dei diritti generati dalla legislazione regionale nell'accesso ai servizi, alle azioni e agli interventi, ai singoli individui, alle famiglie e alle forme di convivenza), con l’obiettivo di garantire la fruizione di servizi pubblici e privati in condizioni di parità di trattamento e senza discriminazione, diretta o indiretta, di razza, sesso, orientamento sessuale, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Sarà altrettanto importante favorire lo sviluppo della “mediazione sociale”, cioè l’attuazione di quel modello già codificato nell’ordinamento europeo che prevede la composizione dei conflitti attraverso un intervento che sollevi il sistema giustizia da una serie di procedimenti risolvibili in una logica conciliativa. Occorre intervenire con lo strumento legislativo per obbligare i concessionari dei servizi pubblici ad accettare la conciliazione con le associazioni dei consumatori e l’intervento di mediazione del Difensore Civico come elemento obbligatorio per prevenire il conflitto come già prevede la legge nazionale nel campo delle telecomunicazioni. Risulta infine ineludibile, anche in linea con l’azione avviata dal Gruppo regionale,

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assumere una posizione ferma e definitiva sulla questione carceri e sull’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino. In un panorama nazionale ancora confuso, dominato dall’incertezza, dalla mancanza dei necessari finanziamenti, dalla precarietà della stragrande maggioranza degli operatori, la realtà delle carceri italiane è drammatica e, spesso, taciuta. Basti pensare che solo in Toscana, in 18 istituti tra case circondariali, case di reclusione e l’Opg, sono ammassati quasi 5.000 detenuti, il 60% dei quali stranieri. Oltre al sovraffollamento e alla carenza del personale, è ormai venuta meno ogni parvenza di umanizzazione della pena, è scomparsa la filosofia del recupero e del reinserimento del detenuto, ogni progetto scolastico, formativo e lavorativo. 3.5.1. Immigrazione Giustizia, equità sociale, solidarietà e integrazione sono principi guida dell'Italia dei Valori e oggi - a maggior ragione, alla luce delle derive xenofobe che serpeggiano con sempre maggiore insistenza nel Paese - è necessario riaffermarli con vigore. Tutte le forze di governo della Regione sono chiamate a contribuire con tutte le energie possibili alla creazione di un contesto sociale accogliente, positivo, in grado al tempo stesso di sostenere e valorizzare gli individui nel loro percorso di vita, ma anche per rafforzare le politiche sociali unitamente alla difesa dello stato sociale. Nelle sfide del mondo globalizzato, l’esigenza più urgente è quella di rilanciare una vera politica d’integrazione. Gli episodi di violenza scoppiati a Livorno, le aspre polemiche sulla partecipazione della comunità cinese alle celebrazioni del Corteggio di Prato, il proposito di allontanare gli esercenti “etnici” dal centro di Lucca, così come la querelle ideologizzata sull’eventuale realizzazione di una moschea a Firenze o a Livorno testimoniano una spaccatura nella società che urge sanare: non alzando muri, ma favorendo politiche d’inclusione. I diritti costituzionali della nostra Carta non possono essere barattati con interessi particolaristici o, peggio, per finalità propagandistiche ed elettorali. Dobbiamo piuttosto agire con coerenza con i nostri valori di libertà e uguaglianza (che troppo spesso pretendiamo di esportare) ed essere i primi a dare un fermo esempio d’inclusione e tolleranza, anzi tutto in casa nostra. Il VII Rapporto sugli Indici d’integrazione degli immigrati in Italia del Cnel ha definito un pregiudizio l’idea che l’aumento degli immigrati corrisponde a un innalzamento della criminalità e ha indicato la Toscana tra le regioni più accoglienti e di facile integrazione. La Legge toscana sull’immigrazione è valida, in controtendenza con la legislazione xenofoba a livello nazionale, e si colloca nel solco di accoglienza, umanità e inclusione che da sempre caratterizzano la nostra regione. La questione più spinosa rimane, senza dubbio, quella del Cie. L’Italia dei Valori ha da tempo manifestato la propria contrarietà alla costruzione di Centri di identificazione ed espulsione, nel territorio toscano come altrove, in cui accogliere temporaneamente gli stranieri sottoposti a provvedimenti di espulsione o respingimento. Centri di degrado e umiliazione che rispondono soltanto in minima parte a quella che dovrebbe essere la loro funzione primaria. Dietro l’obiettivo di identificare ed espellere i clandestini si celano, infatti, niente altro che una carcerazione più cruda e meno sicura.

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3.5.2. Politiche giovanili e Dipartimento Giovani I giovani di oggi sono i figli di un periodo difficile. Accusati di essere bamboccioni, asociali, ignoranti, nascosti dietro i like di Facebook, in realtà soffrono più dei loro padri il peso della crisi, la precarizzazione del mondo del lavoro, le difficoltà di accesso al credito. I giovani del XXI secolo sono, probabilmente, la prima generazione che non potrà vantare standard di vita migliori dei loro genitori. Il precariato non consente loro alcuna crescita culturale, economica e professionale, gli stimoli a sostegno della nuova imprenditoria sono sporadici, se non inesistenti, i percorsi scolastici e universitari – sempre più frammentati e depauperati – si rivelano slegati dal mondo del lavoro. Anche in Toscana, queste difficoltà e questo affanno sono evidenti ed è pertanto urgente tornare a rivitalizzare tutte quelle azioni volte a sostenere la crescita umana, culturale e professionale delle nuove generazioni. Non attraverso l’assistenzialismo, ma tornando a valorizzare il merito. Prestiti d’onore per l’avviamento aziendale, contributi per la prima casa, sostegno alle giovani coppie e ai giovani genitori, contributi d’affitto d’emancipazione, percorsi formativi indirizzati a un inserimento lavorativo stabile sono alcuni dei cardini dell’accordo che anche l’Italia dei Valori ha sottoscritto in occasione delle ultime elezioni regionali con la coalizione Toscana Democratica e che è necessario promuovere e trasformare in proposte concrete e attuabili con tempestività. Un Partito, certo, non può limitare le azioni rivolte ai giovani con le politiche di sostegno, ma deve farsi capace di calamitare le migliori potenzialità delle nuove generazioni in un percorso di reciproca crescita. Oggi, è innegabile, i giovani e la politica appaiono sempre più realtà slegate e lontane tra loro. Una distanza imputabile alla crisi economica e sociale della società contemporanea, ma anche all’azione esclusiva tipica della vecchia politica. La componente giovanile, per un partito come l’Italia dei Valori, è invece imprescindibile e fondamentale. L’obiettivo di radicare l’Idv nei territori, l’aspirazione di formare una nuova classe dirigente formata e competente, come anche la necessità di valorizzare le competenze universitarie e professionali dei giovani, rientrano un percorso di crescita dell’Italia dei Valori che oggi sarebbe delittuoso pensare di non valorizzare. Anche in Toscana, dunque, la Giovanile deve godere di tutte le attenzioni e la considerazione di cui gode a livello nazionale, se non di più, perché i giovani rappresentano il migliore investimento per un Partito in crescita come il nostro. Pertanto, se vogliamo davvero dare gambe e radici solide al Partito, sarà necessario garantire ai giovani, da un lato, pieno sostegno alle loro iniziative e, dall'altro, cominciare ad affiancarli ai nostri quadri e dirigenti in un percorso di formazione "sul campo" che integri le tradizionali e pur necessarie immersioni seminaristiche da "due giorni e via". In quest’ottica, sarà opportuno spingere i nostri amministratori ed eletti nel coinvolgimento diretto dei giovani in una sorta di “mini-stage” che li proietti e li confronti con le sfide della quotidiana azione politica, a tutti i livelli, dai comuni al Parlamento europeo. Ciò nonostante, sarà altrettanto importante incoraggiare e proporre con sempre maggiore incisività delle scuole di formazione regionale (sul modello della Scuola dei Valori) con il coinvolgimento diretto di tutti gli amministratori locali e i dirigenti del Partito nel territorio. A questi specifici percorsi di formazione è altrettanto necessario, in linea con i principi di federalismo e di libertà propri dell’Italia dei Valori, garantire la piena

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autonomia della componente giovanile nelle proprie azioni e iniziative specifiche. Vista la mancanza sostanziale di un ricambio generazionale, sarà necessario promuovere e sostenere anche i giovani attraverso l’individuazione democratica e secondo principi meritocratici e trasparenti (da parte dei diretti interessati, in modo collegiale) dei soggetti da promuovere all'interno degli enti partecipati e dei candidati alle elezioni amministrative. Per dare corpo e sostanza a questa proposta, infine, il nuovo Coordinamento regionale sarà chiamato a provvedere all’istituzione di un fondo regionale giovanile per le iniziative del Dipartimento che potrà essere reperito devolvendo le quote di iscrizione degli under 30 al Coordinamento Giovani. Uno strumento di responsabilizzazione diretta nella gestione di risorse e uno stimolo alla fondamentale attività della Giovanile. 3.5.3. Diritti di genere Questione di non poca rilevanza, quella di genere, e troppo spesso sottovalutata. Nell’epoca in cui viviamo, il cambiamento dei modi di rappresentarsi delle donne ha prodotto una modificazione anche del rappresentarsi dell’uomo, e ciò comporta un mutamento non solo dei rapporti sociali, ma anche dei circuiti economici. L’attenta riflessione e analisi della realtà quotidiana, tuttavia, ci pone davanti a una triste realtà, come illustra chiaramente il celebre video "Il corpo delle donne" di Lorella Zanardo. L'indagine Censis 2006, del resto, ha ragione: non esistono effettiva visibilità né spazio per la figura di donna in politica, nella ricerca scientifica, nell' imprenditoria. Con la riforma del titolo V della Costituzione, è stato attribuito alle regioni il compito di rimuovere ogni ostacolo che impedisce la piena parità, dal sociale all'accesso alle cariche elettive (art117/7). In questo senso la Regione Toscana, nel programma regionale di sviluppo 2006/10, ha indicato chiare linee guida: “Sulle donne la Toscana si gioca gran parte delle possibilità di avvicinarsi agli obiettivi di Lisbona: per le donne è necessario che il sistema regionale aumenti significativamente il grado di partecipazione al lavoro e allo sviluppo. Le donne giovani, infatti, risultano più discriminate per quanto riguarda l’accesso al lavoro. Le donne adulte, che si fanno carico della conduzione della famiglia, hanno posizioni inferiori, e, a parità di qualifica, peggio pagate e maggiormente a rischio di uscita dal lavoro. Le donne anziane, spesso sole, hanno mediamente livelli pensionistici inferiori, derivanti dalle differenziazioni subite nel corso della vita lavorativa. Ma affrontare la questione femminile nel mercato del lavoro innalzando l’occupabilità significa prendere atto che sulle spalle delle donne grava il peso del lavoro di cura familiare e che si rende necessario agire sulla sua riconciliazione e redistribuzione. Vanno quindi aumentati e arricchiti i servizi per l’infanzia e per l‘assistenza ai non autosufficienti nelle famiglie”. Le donne del resto, come gli uomini, molto più che in passato partecipano al reddito familiare, gestiscono spesso in prima persona, se non in maniera esclusiva, la famiglia (si pensi al lavoro di cura dei bambini e degli anziani), svolgono lavori che non molto tempo addietro erano tipicamente “maschili” (avvocato, magistrato, manager, ingegnere) eppure, in Italia, molto più che nel resto d’Europa e del mondo, il lavoro femminile è ancora meno pagato di quello maschile. Ed è grave e preoccupante che si continuino a ignorare alcuni diritti fondamentali come la parità nell'accesso al lavoro,

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l'equiparazione degli stipendi e degli avanzamenti di carriera, per non parlare delle difficoltà d'accesso alle cariche dirigenziali, che ancora oggi segnano un solco profondo e irrisolto tra uomini e donne. In quest’ottica, è necessario presentare una manovra organica per equiparare le opportunità di lavoro tra uomini e donne e offrire maggiori servizi per coniugare gli impegni familiari con quelli lavorativi cui notoriamente sono chiamate le donne lavoratrici. La presenza femminile, anche in politica, è molto inferiore, in percentuale, a quella maschile. Basti pensare che in Spagna le donne sono il 36% dei parlamentari e il 50% dei ministri. Questa discriminazione rende più debole la politica, poiché le viene negata la possibilità di usufruire delle competenze, della preparazione e dei talenti femminili. Anche il nostro Partito deve fare passi avanti in tema d’inserimento della componente femminile sia nelle cariche più prettamente partitiche, sia inserendole nei circuiti di amministrazione della Cosa Pubblica. Fondamentale dunque il riconoscimento del contributo di preparazione, creatività e competenza che le donne possono dare all’Italia dei Valori e che non può essere lasciato cadere, ma deve - anzi - essere stimolato, utilizzato e condiviso. D'altronde non può definirsi democratica una società che, di fatto, esclude una consistente parte di essa dai circuiti dove vengono assunte le decisioni. In questo senso sarà fondamentale il rapporto di collaborazione fattiva che dovrà instaurarsi tra il Coordinamento Regionale e il Direttivo Regionale Donne, volto al raggiungimento di obiettivi comuni, per la comune crescita di donne e uomini verso una società più uguale e più giusta. Il nuovo Coordinamento regionale, per valorizzare le peculiarità di genere, sarà chiamato a stabilire dei finanziamenti mirati a sostegno delle iniziative del Direttivo Donne e a instaurare con questo una stretta sinergia. 3.6. Una cornice federalista Nessuna di queste politiche oggi può essere perseguita dall’alto. Si deve partire dal territorio e dalle comunità locali. Federalismo significa una pubblica amministrazione moderna ed efficiente, al servizio dei cittadini; dare responsabilità agli enti locali e coinvolgere i cittadini in tutti i processi decisionali. La parte del leone, senza dubbio, lo fa la politica nazionale, ma anche a livello regionale è possibile stimolare e indirizzare maggiormente i micro-comuni ad associarsi fra loro in una strategia che, più o meno velocemente, possa portare dagli attuali 287 comuni ad alcune decine di macro-comuni toscani, con le spalle sufficientemente robuste per potersi accollare maggiori poteri e responsabilità, avvicinando davvero i centri decisionali alle comunità locali. 4. Il Partito in Toscana 4.1. Storia elettorale del partito in Toscana L’Italia dei Valori si affaccia sulla scena elettorale toscana alle elezioni regionali del 2005, dove si attesta su un davvero modesto 0,89% dei consensi. Alle elezioni politiche del 2006 (a livello nazionale l’Idv ottiene il 2,2%), l’Italia dei Valori in Toscana triplica i consensi dell’anno precedente, con il 2,3% dei voti. Alle successive elezioni per Camera e Senato, del 2008, l’Italia dei Valori ottiene in Toscana il 4,4%

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dei voti, ancora in linea con il risultato a livello nazionale. Alle elezioni europee del 2009 l’Italia dei Valori raggiunge in Toscana quota 6,78% dei consensi, mentre in Italia si attesta intorno all’8%. È con le regionali del marzo di quest’anno che si compie il balzo. Con il 9,42% dei voti (con province dove il consenso ha superato quota 10%), l’Italia dei Valori si caratterizza come seconda forza di governo nella coalizione a sostegno di Enrico Rossi, ottenendo cinque consiglieri in Regione Toscana e due assessorati di importanza strategica: Turismo, Cultura e Commercio; Urbanistica e Difesa del Territorio. 4.2. Mettiamoci la testa, e la faccia I numeri testimoniano indiscutibilmente un’ascesa costante del partito nel gradimento alle urne dei cittadini. La sfida che, ora, attende l’Italia dei Valori in Toscana è dunque quella di consolidare l’ottimo risultato del 2010 in due modi. Strutturando il partito con una classe dirigente competente, motivata, onesta. Radicando il partito nel territorio. Senza però commettere il grave errore di illudersi che questo voto si ripeta alle amministrative del 2011, dove più che il voto di opinione – da sempre sostegno e propulsore dei risultati del Partito - conteranno anche le storie personali dei candidati e ciò che, in concreto, saremo stati capaci di fare nel territorio. L’Italia dei Valori deve dunque porsi in prima linea, e ognuno in prima persona e con la propria faccia. È sulla novità e sul cambiamento che si misurerà la nostra capacità di vincere ancora e allargare il consenso. L’Italia dei Valori dovrà essere in grado di dare una risposta di ampio respiro alla Toscana. Una risposta volta anche a individuare un nuovo progetto di sviluppo e di qualità sostenibile, che si articoli - con innovazione e valorizzazione delle risorse esistenti - nel medio-lungo periodo. Questo è ciò che siamo chiamati oggi a dimostrare. 4.3. Un Partito plurale, democratico e ricco di competenze Il quadro economico, sociale e politico ci obbligano a pensare a un Partito collegiale, aperto e plurale. La Toscana, con le sue dieci province e le sue innumerevoli peculiarità, non può che essere amministrata da un Direttivo che sia espressione delle diverse sensibilità e competenze presenti nel Partito, delle specificità territoriali e provinciali, un’espressione competente e variegata che possa efficacemente coadiuvare il Coordinatore regionale nell’adempimento della sua funzione. Questa squadra deve essere coinvolta nelle scelte strategiche sulla vita del Partito e cooperare lealmente con il Coordinatore, con la consapevolezza – e al tempo stesso la grande responsabilità – che la collegialità rappresenta uno strumento al servizio della capacità di decidere e mai un alibi per ritardare o rinviare una scelta. Ogni iscritto è portatore di competenze e professionalità, e rappresenta un valore aggiunto per il Partito. Ad oggi però non esiste una “mappa” delle nostre migliori energie. Per questo, sarà opportuno creare una sorta di archivio di tali competenze, in modo che - qualora ve ne fosse bisogno – il Partito possa attingere a tale serbatoio. A questo scopo, sarà utile prevedere: al momento dell'adesione, la possibilità per il neotesserato di depositare il proprio curriculum e, eventualmente, nominare un garante che avrà il compito di archiviare e custodire i dati sensibili.

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Nell’attesa di una nuova legge elettorale, per consentire agli iscritti di determinare le proprie rappresentanze, il Coordinatore regionale chiederà all’Ufficio di Presidenza che la determinazione dei capilista sia effettuata attraverso un percorso democratico, come per esempio le primarie. In ogni caso, in Toscana, tutte le elezioni amministrative, dovranno essere regolamentate – in caso di surplus di richieste di candidatura - con primarie interne fra gli iscritti del territorio di riferimento, sotto il controllo del Coordinamento regionale o di delegati di fiducia. 4.4. Il nuovo Coordinamento regionale Il compito che ci attende, dunque, sarà proprio quello di promuovere insieme al rinnovamento delle idee e la necessità di far crescere un soggetto plurale, quello di contribuire a far crescere una nuova leva di quadri e di dirigenti del Partito. Un Partito capace di allargare sempre più lo spettro della sua riflessione e della sua iniziativa politica, dai temi della legalità, della giustizia e della sicurezza alla necessità di una proposta politica capace di incidere nella vita dei cittadini, nelle amministrazioni locali e, in Toscana, anche nell’amministrazione regionale. Un Partito che sappia mantenersi autonomo, che non sia schiacciato o sdraiato sulle rappresentanze istituzionali, in grado di sviluppare una dialettica interna e nei confronti di alleati e avversari, centrata sul confronto delle idee e nella sfida della modernità. Un Partito aperto, capace di sintonizzarsi con l’opinione pubblica, rispettoso di ogni posizione, non ideologico, laico, ma anche capace di una sintesi propositiva. Un Partito fatto da donne e da uomini, che riconosca e valorizzi le differenze, politiche, culturali e di genere. Un Partito attento a tutto ciò che si muove nella società, capace di interloquire con il mondo della cultura, dell’impresa, con l’associazionismo democratico, rispettoso delle Istituzioni. Un Partito con una struttura snella, funzionale, autorevole, capace di dettare anche i tempi dell’agenda politica e non soltanto di inseguire le proposte dei nostri alleati o l’incalzare degli avversari. Un Partito aperto a nuove idee, esperienze e contributi, accogliente, con le porte aperte per chi ha la fedina penale pulita e condivide il nostro progetto politico, ma non un autobus su cui si possa pensare di salire e, poi, scendere alla prima fermata utile. Non si tratta di ricalcare schemi del secolo scorso, ma occorrerà saper mutuare da quelle esperienze le migliori pratiche di partecipazione, pluralismo e democrazia. Ma soprattutto, mentre gli altri si dibattono tra rottamazione e riciclaggio, sarà necessario costruire un gruppo dirigente capace di intervenire tempestivamente sui problemi, ponendosi sempre “dalla parte dei cittadini”. Per questo, il nuovo gruppo dirigente regionale dell’Italia dei Valori dovrà essere un mix di esperienze e sensibilità diverse, rappresentativo delle diverse aeree territoriali, una sintesi intelligente tra i dirigenti della prima ora e giovani donne e giovani uomini. Abbiamo una missione davanti, quella descritta nei nostri principi costituzionali. Dobbiamo realizzarla, declinandola anche in Toscana, nella cornice della Carta Costituzionale e dei valori nazionali. In questi ultimi anni abbiamo seminato bene e il raccolto ha dato tanti e ottimi frutti. Dobbiamo, però, continuare ad arare, zollare e innaffiare, rivolgendoci anche ai tanti, troppi nostri concittadini che si sono rifugiati nell’astensionismo e hanno espresso la loro protesta con il non-voto. È, davvero, giunto il tempo di una nuova semina...

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I PRIMI “CENTO” FIRMATARI… Niccolò Rinaldi Eurodep. e Capodelegazione al Parl. Europeo Pancho Pardi Senatore della Repubblica Giuliano Fedeli Vicepres. Consiglio Regionale della Toscana Marta Gazzarri Capogruppo in Consiglio Regionale Marco Manneschi Vicecapogruppo in Consiglio Regionale Maria Luisa Chincarini Consigliere in Consiglio Regionale Rudi Russo Coord. naz. Giovani Idv e Cons. in Regione Anna Marson Assessore Regione Toscana Cristina Scaletti Assessore Regione Toscana COORD. PROVINCIALI Nicola Garbellano Coordinatore Provinciale Arezzo Mauro Pasquali Coordinatore Provinciale Grosseto Luca Bogi Coordinatore Provinciale Livorno Lara Fiorini Coordinatrice Provinciale Lucca Galeano Fruzzetti Coordinatore Provinciale Massa Carrara Luigi Buoncristiani Coordinatore Provinciale Pisa Salvo Ardita Coordinatore Provinciale Prato Marco Raggiaschi Coordinatore Provinciale Siena COORDINATRICI DONNE Giannetta Carino Coordinatrice Donne Arezzo Anna Maria Daraio Coordinatrice Donne Firenze Concetta Sapuppo Coordinatrice Donne Grosseto Maura Lia Lucchesi Coordinatrice Donne Lucca Frida Alberti Coordinatrice Donne Massa Carrara Luciana Bigagli Coordinatrice Donne Prato COORDINATORI GIOVANI Deborah Burroni Coord. Giovani Arezzo Federico Dall’Olio Coord. Giovani Pistoia

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Andrea Marasco Coord. Giovani Grosseto Fabio Simonini Cons. Pietrasanta e Coord. Giovani Lucca Christian Zeni Coord. Giovani Massa Carrara AREZZO Piero Ducci Assessore Provinciale Sara Boncompagni Capogruppo Provinciale Martina Mansueto Consigliere Provinciale Mario Bruni Capogruppo Comune di Arezzo Marco Spadaccio Assessore Comune di San Giovanni Valdarno FIRENZE Antonella Coniglio Assessore Provinciale Annalisa Fiore Assessore Empoli Giovanni Fittante Consigliere Comune di Firenze Marco Pagani Assessore Comune di Scandicci Domenico Camardo Assessore Comune di Sesto Fiorentino Giuliano Giannerini Capogruppo Comune di Campi Bisenzio Franco Pieraccioli Consigliere Comune di Scandicci Alessandro Mori Ex Consigliere Comune di Signa Chukwuma Okoye Consigliere Comune Sesto Fiorentino Federico Perugini Vicepresidente Quartiere 5 - Firenze Benedetta Chiesi Capogruppo Quartiere 3 - Firenze Filippo Picone Capogruppo Quartiere 4 - Firenze GROSSETO Tiziana Tenuzzo Assessore provinciale Anna Maria Carbone Consigliere provinciale Francesco Falletti Consiglie Comune di Grosseto Gian Carlo Nardi Assessore Comune di Capalbio Paolo Rustici Assessore Comune di Scarlino Stefano Rosini Consigliere Circoscrizione 3 Gorarella

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Emilio Angelo Falletti Vicepresidente Acquedotto del Fiora Massimo Menghetti C.d.A. Investia LIVORNO Benedetto Tuci Presidente Idv Livorno e Ass. Collesalvetti Patrizio Loprete Vicesegr. Prov. e Pres. CROM Rosignano M. Simena Bisti Assessore Provinciale Maria Teresa Sposito Assessore Provinciale Cristiano Toncelli Vicesindaco Comune di Livorno Enrico Celanti Consigliere Provinciale Andrea Romano Capogruppo Comune di Livorno Luca Simoncini Assessore Comune di Rosignano M. Sergio Giorgi Assessore Comune di Piombino Gianluca Barbato Assessore Comune di Cecina Michele Mosci Capogruppo Comune di Pombino Sergio Filacanapa Consigliere Comune di Piombino Sandra Lancioni Capogruppo Comune di Rosignano M. Michele Grosso Capogruppo Comune di Cecina Gabriele Antinori Capogruppo Comune di Collesalvetti Raffaele Canu Consigliere Circoscrizione 1 Andrea Petrocchi Consigliere Circoscrizione 3 Jacopo Reali Consigliere Circoscrizione 4 Marco Ristori C.d.A. AAMPS Simone Orsolini C.d.A. EALP Giancarlo Spinelli C.d.A. ATL Luca Mangini C.d.A. Casalp LUCCA Pietro Bacci Assessore Comune di Pietrasanta Andrea Giorgi Assessore Comune di Seravezza

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Manuela Giannaccini Consigliere Comune di Seravezza Davide Dalle Mure Cons. Comune di Stazzema MASSA CARRARA Sara Vatteroni Assessore Provinciale Graziana Pacetti Consigliere Provinciale Argo Botti Consiglio Amministrazione Amia Riccardo Canesi Coordinatore Carrara PISA Enzo Pannilunghi Assessore Comune di San Giuliano Terme Marco Balatresi Capogruppo Comune di San Giuliano Terme Giovanni Greco Consigliere Comune di San Giuliano Terme Letizia Melandri Consigliere Comune di Calci Silvia Marroni Coordinatrice Pisa PISTOIA Simone Malucchi Capogruppo Provincia di Pistoia Gianluca Volpe Assessore Comune di Monsummano Franco Nardini Consigliere Comune di Massa e Cozzile Domenico Congestrì Responsabile Valdinievole PRATO Aurelio Donzella Pres. Prov. e Capogruppo Comune di Prato Loredana Ferrara Assessore Provinciale Luca Mori Capogruppo Provinciale Mario Tognocchi Consigliere Provinciale Gianluca Giancaterino Assessore Comune di Montemurlo Antonino Vinciprova Consigliere Comune di Montemurlo Stefano Grossi Consigliere Comune di Poggio a Caiano Maurizio Zaccariello C.d.A. Teatro Metastasio Lorenzo Pantanelli Consigliere Circoscrizione Est

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Aldo Amelia Consigliere esterno Circoscrizione Est Ugo Gualtieri Vicepres. Circoscrizione Ovest Elena Di Pietro Consigliere Circoscrizione Centro SIENA Fabio Dionori Assessore Provinciale Antonio Giudilli Capogruppo Provincia di Siena Bernanrdo Giorgi Coordinatore Siena ALTRI… Clotilde Giurleo Commissione regionale Pari Opportunità Roberto Rizzo Responsabile Dip. Regionale Lavoro-Welfare Antonio Rossi Ex Coordinatore Provinciale di Grosseto Gualberto Profili Ex Coordinatore Provinciale di Prato …E ALTRI ANCORA Giuseppe Amici Enrico Baldi Simona Bartoletti Marco Bergantino Riccardo Biagi Claudia Bienaimé Isabella Borghetti Fabio Buricchi Oris Carrucoli Aldo Cappetti Luca Ceccarelli Stefano Cerquaglia Valerio Cipolli Pietro Coradeschi Mario Danisi Ettore De Tora Andrea Falcini Gemma Fazzi Mario Ferraro Renato Fiorenza Alberto Gandolfi Adriana Guarnacci Giuliano Latini Pietro Lorenzoni Eulalia Marsiglia Claudio Mazzoccoli Franco Olmo

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Silvano Pedrini Giampiero Petrucci Giuseppe Serafini Cornelia Picca Vanni Puccioni Nicola Randone Lidia Ravalli Loretta Ruggeri Gino Santi Sonia Salvatore Marco Simoni Carla Sgarrella Jessica Tatti Vincenzo Tenuzzo Massimo Travison Paolo Trevisan Antonio Vanni Nicoletta Zagli Aspetto anche la tua...