Programma Di Sala Concerti Chopin Palazzina Liberty Milano - Ligoratti Costa - 2011

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Programma di sala del Concerto del 30 marzo 2011 a Milano, Palazzina Liberty - I concerti di Chopin, con l'Orchestra d'archi del Clavicembalo Verde, Direttore e Pianista Stefano Ligoratti, Pianista Sara Costa. In programma di due concerti di Chopin per pianoforte e Orchestra e musiche di Attilio Pace

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I Concerti di Chopin Milano, Palazzina Liberty, 30 marzo 2011

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Una produzione Il Clavicembalo Verde - http://www.ilclavicembaloverde.com

ClassicaViva - http://www.classicaviva.com Direzione artistica M° Stefano Ligoratti

[email protected]

Direzione organizzativa: M° Angelo Mantovani testi e redazione del presente programma a cura di Ines Angelino

[email protected]

Lo studio di Frédérick Chopin nel suo appartamento parigino

I Concerti di Chopin

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Programma

Frédérick Chopin:

Concerto n. 1 Op. 11 in mi min. per pianoforte e Orchestra, nei tempi:

Allegro Maestoso Romance. Larghetto Rondo. Vivace

pianista: Stefano Ligoratti

Attilio Pace: - Concerto per violino e orchestra - Sonata

Frédérick Chopin:

Concerto n. 2 Op. 21 in fa min. per pianoforte e Orchestra, nei tempi:

Maestoso Larghetto Allegro vivace

pianista: Sara Costa

Il Clavicembalo Verde

Associazione culturale senza scopo di lucro, nasce nel 2005 a Milano dalla passione di due giovani musicisti diplomati al Conservatorio Giuseppe Verdi, Angelo Mantovani (pianista, compositore e direttore d’orchestra) e Giovanni Mantovani (violinista).

Il Clavicembalo Verde conta oggi più di 250 iscritti. Ha promosso in 6 anni più di 200 eventi, con grande successo sia di pubblico che di critica.

Si ricordano: la rassegna milanese Suonare e quella segratese L’Arte dei Suoni, il Monferrato Festival, corsi di alta formazione artistica dell’“Accademia” Milano Music Masterschool, il Concorso Pianistico realizzato in collaborazione con il Con-servatorio milanese, i concerti della rassegna La Musica e Il Bene negli atenei di Mila-no, il CONCERT for IFLA (International Federation of Library Associations and In-stitutions) tenutosi in Duomo e il CONCERTO al FAMEDIO del Cimitero Monu-mentale.

Tante le collaborazioni con il Progetto COMI - Consorzio Operatori Musicali Italiani e le Divisioni operative SonArt (Studio di registrazione) e Media (Studio grafico). L’associazione cura inoltre la redazione di VivaMusica.

Dal 2009 Il Clavicembalo Verde coordina l’organizzazione e la realizzazione di circa 40 iniziative promosse nell’ambito della rassegna Concerti in Periferia, patrocinata dal Comune di Milano. Il 7 dicembre 2009 l’associazione culturale Il Clavicembalo Verde ha ricevuto l’“Ambrogino d’Oro”.

Per concludere, citiamo le collaborazioni con il Comune di Milano per l’ideazione e realizzazione dell’evento “NOTE FEMMINILI” tenutosi l’8 marzo 2010 nell’ambito della Giornata internazionale della donna presso la Fabbrica del Vapore, il ciclo di 12 concerti del lunedì “ESTATE ALLE COLONNE” presso il sagrato della Chiesa di San Lorenzo e i quattro concerti della rassegna estiva “Palazzo Marino aperto ad agosto”, promossa dalla Presidenza del Consiglio e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano.

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Che cos’è “ClassicaViva”

ClassicaViva ® è la divisione Editoriale di New Problem Solving S.r.l. (Dorno, PV), una nuo-va Casa Editrice, nata nel 2004 con obiettivi di alto profilo.

E’ un punto di riferimento per chi ama la musica classica. Con il legittimo orgoglio del “made in Italy” valorizza la grande musica italiana ed i musicisti italiani sia in patria che all’estero. Si pone quindi come polo culturale di elevata qualità, ma accessibile e non elitario, per il rilancio della grande musica presso il pubblico, attraendo anche chi non ha mai frequentato finora sale da concerto o comprato un CD di classica. Diffonde la cultura musicale tra i giovani, con un'opera di divulgazione in collaborazione con le scuole di ogni ordine e grado. Strutturatasi come Network, ClassicaViva si avvale delle nuove tecnologie per far vivere la grande musica, sfrutta il nuovo per diffondere e divulgare una grande tradizione storica. La Casa Editrice è nata nel 2004 con l’obiettivo di scoprire e valorizzare talenti musicali italiani, sia compositori che interpreti, fornen-do opportunità di lancio professionale e di lavoro a giovani musicisti e autori.

Il progetto di ClassicaViva, profondamente e completamente innovativo, riunisce in un’unica filiera produttiva l’intero processo di selezione di nuovi autori ed interpreti, pubblicazione, promo-zione e vendita di musica classica.

In pratica, ClassicaViva, soprattutto per mezzo del proprio sito internet www.classicaviva.com, che vende direttamente musica in formato digitale in tutto il mondo con tecnologie di e-commerce, svolge le seguenti attività:

Selezione e promozione dei migliori musicisti italiani per mezzo della propria Agenzia artistica.

Incisione di nuovo repertorio classico, principalmente pianistico, ma anche cameristico, affidato soprattutto a nuovi grandissimi talenti. Le incisioni vengono vendute sia nella forma tradizionale di CD che, in formato MP3, nel catalogo on-line del proprio sito Internet www.classicaviva.com.

Pubblicazione di nuove composizioni musicali, vendendo gli spartiti e le partiture diretta-mente sul proprio catalogo on-line.

Pubblicazione di libri, saggi e dispense di argomento musicale, in formato elettronico E-book, sempre direttamente dal proprio catalogo on-line.

Organizzazione di recital e concerti dal vivo dei propri artisti, proponendo tali eventi nel proprio catalogo on-line ed organizzandoli "chiavi in mano" per Enti, associazioni e comunità locali.

ClassicaViva ha dato vita anche a una propria Orchestra sinfonica, che viene proposta per i concerti con vari programmi già strutturati, soprattutto del tipo "concerto con solista e orchestra".

ClassicaViva registra in un proprio studio interamente creato a questo scopo, dotato di nuo-vissime e sofisticate apparecchiature digitali e con un ambiente acustico progettato e modellato “ad hoc” dall'Ing. Mario Murace, fondatore e CEO di Chario Loudspeakers, i cui monitor equipag-giano la sala regia. Lo studio è dotato in permanenza di un magnifico pianoforte a coda Yamaha C7. Lo staff tecnico che si occupa delle registrazioni è composto da giovani musicisti ed esperti informatici, all'avanguardia nell'utilizzo di tutte le più moderne tecnologie.

I Concerti di Chopin

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Frédérick Chopin (1810-1849)

Fryderick Franciszek Chopin, scritto alla polacca, oppure Frédé-ric Francois, scritto alla francese, nacque in Polonia, a Zelazowa Wola, a una cinquantina di chilo-metri da Varsavia, il 22 febbraio 1810 (ma forse si trattava del 1 marzo, data in cui Fryderick fe-steggiava il suo compleanno). Il padre Nicholas era francese, ma si era trasferito in Polonia per far da precettore nella famiglia del conte Skarbek, che tenne a battesimo il piccolo Frederick. Chopin non proveniva da una famiglia di mu-sicisti, come pure i suoi contem-poranei Schumann, Mendelssohn e Liszt, ma da una normale fami-glia della piccola borghesia, però di non comune cultura. Il padre divenne poi professore nel Liceo di Varsavia, e la madre Justyna

impartì al figlio i primi rudimenti della lettura musicale e della tecnica pianistica. Ma non doveva trattarsi di un insegnamento tanto superficiale, visto che nel 1817, a sette anni, il giovanissimo Chopin pubblicò la sua prima “Polacca in sol minore“, e continuò gli studi con Zywny, un tipico - modesto - insegnante priva-to. Fryderick fu, agli inizi, un enfant prodige di provincia. Studiò privatamente mentre frequentava il liceo a Varsavia, e solo alla fine degli studi si iscrisse alla locale Scuola superiore di Musica, dove studiò anche organo e, privatamente, composizione con Jozef Elsner. In complesso, scrisse una ventina di composizioni prima dei sedici anni.

Per quanto riguarda lo studio del pianoforte, a quell’epoca Chopin ammirava molto Kalkbrenner, da lui definito “il primo pianista d’Europa”, e del quale co-

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nobbe la tecnica attraverso il di lui allievo Rembielinski.

A diciannove anni e mezzo spiccò il volo e si presentò a Vienna come pianista compositore. Tenne un concerto, eseguendo le proprie Variazioni op. 2, sul te-ma “Là ci darem la mano”, dal “Don Giovanni” di Mozart, che lo lanciò con la fama di “genio”, un epiteto che coniò per lui Schumann in una recensione, con la celebre frase “giù il cappello, signori: un genio”.

Il successo incoraggiò Chopin ad intraprendere definitivamente la carriera del pianista compositore. Tornato a Varsavia, egli compose il Concerto in fa minore op. 21 e quello in mi minore op. 11. Completato in tal modo il proprio reperto-rio, che comprendeva anche un rondò, una fantasia, e una polacca, nel frattem-po si innamorò di Costanza Gladkowaska, ma quando partì per Vienna in cerca di ulteriore successo, nel 1830, la donna sposò un gentiluomo di campagna. Da Vienna Chopin non poté rimpatriare, essendo scoppiata in Polonia la rivoluzio-ne. Appresa a Stoccarda la notizia della caduta di Varsavia, scrisse il famosissi-mo Studio in "Do minore" (op. 10, n. 12) detto anche Rivoluzionario, in cui e-spresse, con fortissimi accenti, il dolore per la tragedia della patria.

Tornato in Francia da Londra, dove si era recato a tenere dei concerti, nel 1831 venne presentato dal principe Valentino Radzwill alla Società parigina. Ne se-guì una serie di grandi successi: affascinato dall'ambiente e dalle conoscenze fatte (tra cui Liszt, Berlioz, Rossini, Cherubini), decise di rimanere.

Chopin trionfò rapidamente: ebbe come ammiratori Berlioz, Balzac, Liszt, Hei-ne, Meyerbeer. In seguito, anche Praga, Teplitz e Breslavia furono teatro dei suoi trionfi. In una serata memorabile si misurò al pianoforte con Franz Liszt.

Nella vita di Chopin, provato da una nuova delusione d'amore (Maria Wodzin-ska), entrò nel 1838 la celebre scrittrice George Sand che con lui, già malato di petto, partì alla ricerca di un clima mite. Dopo un soggiorno nell'isola di Major-ca (che coincise forse con il periodo più felice della vita del compositore), nel 1839 ritornarono a Parigi. L'anno 1844 fu tristissimo: gli giunse notizia della morte del padre, e si trasferì nella tenuta di campagna della Sand, a Nohant. Nel 1847 fu abbandonato dalla Sand ed ebbe un pericoloso aggravamento della

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Edoardo Gavasso, Borsa di studio dell’ Accademia Perosi di Biella, primo premio al Forum Pianistico Internazionale Città di Chioggia, Finalista al I Concorso Piani-stico Europeo “M. Fiorentini” di La Spezia.

Ha suonato per numerose associazioni italiane, sia in qualità di solista che in for-mazioni da camera (duo, trio, quartetto con archi e duo pianistico) e con orche-stra. Si è esibita in varie città d’Italia: Bergamo-Teatro Donizetti, Ridotto “G. Ga-vazzeni” del Teatro Donizetti, Auditorium della Libertà, Salone Riccardi, Salone Bernareggi, Sala Piatti, Palazzo Rubini di Romano di Lombardia(BG), Castello Albani di Urgnano e Castello Visconteo di Pagazzano per l’Associazione Musica Rara, Brescia -Teatro San Carlino, Salone Vanvitelliano di Palazzo della Loggia, rassegna “La musica e il disagio” delle settimane musicali bresciane,Le dieci gior-nate, “Festival Internazionale Armonie sotto la rocca” di Manerba del Garda 2002 e 2005, Auditorium Artigianelli , Bologna Circolo Ufficiali, Lucca Sala Corte d’Assise e Sala Ademollo di Palazzo Ducale, San Gemini , Biella -Accademia Pe-rosi, Palazzo Gromo Losa, Magliano Romano (RM) - Festival Internazionale di pianoforte e musica da camera 2008, Chioggia Auditorium San Nicolò, Bobbio-Festival di musica da camera, Venezia - Sale Apollinee del Teatro La Fenice, Mila-no - Sala Puccini del Conservatorio per la Società dei Concerti 2010, Varese Auditorium del Liceo Musicale, La Spezia Teatro Civico.

All’estero ha suonato con successo in Francia, Germania, Austria, Svezia, Repub-blica Ceca, Slovenia, Israele. Nel 2009 ha tenuto un concerto di musica da camera in quartetto con archi dei Berliner Philarmoniker, riscuotendo ampio successo di pubblico e critica.

Sara si è esibita e ha registrato per Radio Vaticana a Roma e Radio Classica e ha inciso un disco per l’etichetta discografica ClassicaViva, con musiche di Beetho-ven, Liszt e Rachmaninov. E’ stata ospite alla trasmissione “Il Pianista” su Radio Classica. Di recente pubblicazione un disco, per la Wide Classique, in duo con il violinista C. J. Saccon. E’ artista ClassicaViva.

Sara affianca all’attività concertistica quella di insegnante: è docente di pianoforte presso la Scuola Civica di Arte e Musica di Osio Sopra (BG).

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Sara Costa E' considerata una dei più promettenti ta-lenti italiani della nuova generazione.

Si è diplomata con il massimo dei voti e la lode presso l’Istituto Musicale G. Donizetti di Bergamo nel 2006 e nel 2010 ha conse-guito la Laurea di II livello presso il mede-simo istituto con il massimo dei voti, allie-va di D. Alberti e M. Bellocchio. In qualità di miglior talento riceve il prestigioso “Premio S. Mayr” della Città di Bergamo, cui segue un recital in Sala Piatti che sanci-sce l’inizio di una brillante carriera concer-tistica, che la porterà ad esibirsi in numero-si teatri e sale in Italia e all’estero.

Attualmente si perfeziona sotto la guida del M° russo Konstantin Bogino, avvalen-dosi anche degli insegnamenti di Svetlana Bogino e Vladimir Ogarkov presso l’Accademia Santa Cecilia di Bergamo. Fre-quenta inoltre l’Accademia pianistica ”Incontri col maestro” di Imola sotto la

guida del Trio Tchaikovsky.

Ha preso parte a numerosi corsi di perfezionamento in Italia (San Gemini, Chiog-gia, Lucca, Biella) con il M° Bogino e all’estero ( Germania, Mozarteum di Sali-sburgo, Stoccolma, Eilat-Israele) con i M° S. Dorensky, A. Jasinsky, V. Lobanov, P. Gililov, M. Widlund, A. Kornienko, M. Roscoe. Ha partecipato a masterclass di musica da camera con i maestri Guy Ben-Ziony, Per Nyström, Terje Tønnesen, A. Commellato.

E’ risultata vincitrice di numerosi premi e borse di studio: Premio Mayr, Premio

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malattia.

Dopo un viaggio in Inghilterra e in Scozia per tenervi gli ultimi concerti, nel 1849 tornò nuovamente a Parigi dove, il 17 ottobre, morì a 39 anni.

Per un commento musicale dell’opera di Chopin, che lasciò settantadue composi-zioni numerate, di vasto respiro, il compi-to è così arduo che preferiamo lasciare la parola a Franz Liszt, che su di lui scrisse un bellissimo libro, “Chopin, Vita e Arte”:

“Impossibile fare un’analisi intelligente delle opere di Chopin senza trovarvi bel-lezze di un ordine molto elevato, di un’espressione assolutamente nuova, di un tessuto armonico originale e sapiente. In lui le arditezze si giustificano sempre; la ricchezza, la stessa esuberanza non escludono la chiarezza; l’originalità non de-genera in bizzarrie barocche; le cesellature non sono disordinate; il lusso dell’ornamentazione non appesantisce l’eleganza delle linee principali.

Le sue opere migliori sono ricche di combinazioni che, si può dire, fanno epoca nel modo di trattare lo stile musicale. Audaci, brillanti, seducenti, esse nascondo-no la loro profondità sotto tanta grazia, la loro bravura sotto tanta seduzione, che difficilmente riusciamo a sottrarci al loro fascino e a giudicarle a freddo, dal pun-to di vista del valore teorico, che si farà sempre più evidente quando sarà venuto il tempo di un attento esame dei servigi resi all’arte da Chopin…

A lui dobbiamo l’estensione degli accordi, sia simultanei, sia arpeggiati, sia spez-zati, quelle sinuosità cromatiche ed enarmoniche di cui le sue pagine offrono e-sempi così convincenti, quei piccoli gruppi di note surajoutées che cadono come goccioline di una rugiada screziata sopra l’andamento della figura melodica...”

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Attilio Pace Attilio Pace nasce a Milano il 18 luglio 1967 e inizia a studiare pianoforte all'età di 5 anni con la Prof. Politi.

Dopo le scuole medie entra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, studiando oboe con il M. Calderoni. Questa esperienza dura un solo anno, ma lo studio della musica continuerà negli anni a seguire, con l’ascolto e l’approfon-dimento della musica ad indirizzo cinemato-grafico, e la scrittura di numerose composizio-ni pensate per cortometraggi e per un adatta-mento sul grande schermo.

Il Concerto per Violino e orchestra e la Sonata emanano atmosfere a volte malinconiche e a tratti piene di ottimismo, dedicate al figlio Edo-ardo.

E’ un insieme di melodie che vogliono essere un momento di ascolto spensierato, offerto con amore da parte di un autore che scrive nota dopo nota, notti dopo notti, per raccontare di se stesso e di come, attraverso la musica, vo-glia farsi conoscere davvero.

I concerti di Chopin Chopin compose i suoi due unici concerti per pianoforte e orchestra tra il 1829 e il 1830. Essi costituivano il suo “corredo” musicale per il tentativo di cercar fortuna a Vienna e a Parigi, abbandonando la natia Polonia.

In realtà, ad essere composto per primo, nel 1829, fu il Concerto che oggi conosciamo come il n. 2, ossia quello in fa minore, l’Op. 21. Venne però pubblicato un anno dopo, quando l’altro concerto, quello che oggi conosciamo come Op. 11, aveva già trovato un editore, (e questo spiega la numerazione invertita).

I Concerti di Chopin sono spesso definiti “Biedermeier”. Risentono infatti decisamente dell’influenza di compositori allora molto famosi ed acclamati a Vienna, ossia Hummel,

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Ha studiato il Pianoforte con Maria Gloria Ferrari, Riccardo Risaliti, Leonardo Leonardi e Daniele Lombardi, l'Organo con Eva Frick Galliera e con Ivana Valotti, il Clavicembalo con Ruggero Laganà e Maria Cecilia Farina, la Composizione con Paolo Arcà, Danilo Lorenzini e Mario Garuti, la Direzione d'Orchestra con Julius Kalmar, Herbert Handt e Daniele Agiman.

Dopo il primo concerto organistico, tenuto nel 1999, ha affiancato gli studi in Con-servatorio a una intensa attività concertistica, esibendosi per importanti enti sia in Italia che all’estero, nelle vesti di solista, camerista (sia come pianista, che come organista e clavicembalista) e Direttore d’Orchestra. In particolare ha tenuto diversi recital per l'Associazione musicale ClassicaViva, come pianista solista, organista, Direttore, pianista di musica da camera. Si è esi-bito come solista presso il Conservatorio di Milano e quello di Lugano, la Trien-nale di Milano, gli Amici del Loggione del teatro alla Scala di Milano, il Festival “Mito”e “la Società dei Concerti” di Milano.

E’ vincitore di diversi premi in Concorsi nazionali e internazionali, tra cui il con-corso di Castrocaro per l’“XI Rassegna dei migliori diplomati 2006” e il prestigio-so concorso pianistico europeo “Mario Fiorentini” di La Spezia, svoltosi nel gen-naio 2010, nel corso del quale ha vinto sia il primo premio, che quello del pubbli-co, che quello per il pianista più giovane.

Direttore artistico del Network musicale ClassicaViva, per la quale incide in e-sclusiva, si è esibito con grande successo alla guida dell’omonima orchestra, da lui fondata nel 2005, spesso nella duplice veste di pianista solista e Direttore.

Incide per l’etichetta discografica Classica Viva, per la quale sono usciti tre CD: “Variazioni … e dintorni”, pubblicato nel 2007, “Fantasie”, pubblicato nel 2009, e, con la violinista Yulia Berinskaya, “Violin in Blue”, pubblicato nel 2011.

Si dedica con passione alla riscoperta del grande repertorio, che ripropone - af-fiancato a quello di brani rari e poco eseguiti - in tutte le proprie poliedriche vesti di musicista, dal Rinascimento fino ai giorni nostri.

Il debutto nella grande stagione 2009-2010, avvenuto l’11 novembre 2009 per la Società dei Concerti, nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano con un recital solistico, ha segnato un’importante svolta nella sua carriera di concertista.

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Stefano Ligoratti

Nato a Milano nel 1986, è pianista, organista, clavicembalista, compositore, Di-rettore d'Orchestra.

Nel 2006 ha conseguito, presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano, il diploma in Organo e composizione organistica con il massimo dei voti e la lode, e in Pia-noforte con il massimo dei voti, la lode e la menzion d'onore. Nello stesso giorno ha conseguito anche il Compimento Medio di Composizione tradizionale, con votazione 10/10.

Nel luglio 2007, sempre al "Verdi" di Milano e sempre a pieni voti, si è diploma-to anche in Clavicembalo, e nell’A.A. 2008-2009 ha conseguito anche il Diploma di Biennio di specializzazione in Pianoforte e quello di Direzione d'Orchestra. Nell’ottobre 2010 ha inoltre ultimato gli studi in Conservatorio con il Diploma di Composizione tradizionale.

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Kalkbrenner, Moscheles, Czerny...

La musica cosiddetta Biedermeier derivava dal Classicismo, ma trascurò il tardo Mozart, l'ultimo Haydn, il Beethoven dalla Terza Sinfonia in poi, insomma tutte le composizioni finalizzate alla evoluzione interna del linguaggio. I compositori Biedermeier erano estranei a qualsiasi tipo di sperimentazione, poiché concepivano la musica come strumento di comunicazione, contribuendo così al suo sviluppo sociale. Il genere strumentale, a quell’epoca, era ancora una prerogativa dell'aristocrazia. Quando la borghesia decise di appropriarsene, non essendo in grado di finanziare i concerti attraverso i privati, istituì le società di concerti, che scritturavano musicisti e orchestre. Il pagamento del biglietto d'ac-cesso fu allora il mezzo per superare le vecchie barriere di classe. I compositori Bieder-meier furono quindi ben attenti a valutare e ad assecondare i gusti del nuovo pubblico, soprattutto la predilezione per l'opera e per il balletto, accentuando il carattere mimico-espressivo e acrobatico-virtuosistico della musica.

Erano tutti strumentisti di valore, abili a improvvisare e a inventare nuove combinazioni tecniche che stupissero l'ascoltatore, rendendo teatrale il gesto esecutivo; e non a caso amarono molto il genere del concerto per pianoforte, per violino, per chitarra, in cui il solista non è integrato nell'orchestra, bensì è l'assoluto protagonista, allo stesso modo del cantante nel teatro d'opera.

Al giorno d'oggi il loro sterminato repertorio non è molto apprezzato, mentre gli storici dell'arte e della letteratura hanno rivalutato lo stile Biedermeier (e anche nella mentalità comune il mobile Biedermeier è considerato oggetto di lusso).

Il termine stesso si diffuse attorno al 1850 come dispregiativo, e venne preso in prestito da un personaggio creato dagli scrittori Adolf Kussmaul e Ludwig Eichrodt, che stava ad indicare il piccolo borghese apolitico e conservatore, interessato solo alla propria vita familiare. È composto da due parole, cioè l'aggettivo semplice, sempliciotto (bieder, ma che significa anche integro, onesto), unito a uno dei cognomi tedeschi più diffusi Meier (o Maier).

Il Concerto n. 1 di Chopin in mi minore, Op. 11 Il Concerto n. 1 in mi minore, scritto nel 1830, fu eseguito con successo dallo stesso Cho-pin, allora ventenne, per la prima volta l’11 ottobre a Varsavia, nel Teatro Nazionale, durante uno dei suoi concerti “d’addio”, prima di lasciare la Polonia, diretto a Vienna. Ma il momento storico difficile per il suo paese fece sì che quest’opera non venisse accolta dalla stampa locale con lo stesso entusiastico favore con cui era stato commentato il Con-certo n. 2, eseguito pochi mesi prima. Infatti il 29 novembre 1830 scoppiarono i moti rivo-luzionari contro il dominio russo.

Dedicato a Friedrich Kalkbrenner, famoso pianista e compositore dell’epoca, il concerto è

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organizzato in tre movimenti, tipici di quel periodo, seguendo una forma impiegata da Hummel. Lo stampo stilistico è classico, equilibrato e molto efficace nella costruzione di una continuità logica ed espressiva.

L’organico originale prevede piano solo, flauti, oboi, clarinetti, fagotti, corni, trom-be,trombone tenore, timpani e archi. Ne esistono però anche altre versioni: per quartetto d’archi, quintetto d’archi e quindi per orchestra d’archi, (la versione che viene presentata stasera).

I musicologi si sono divisi in due differenti scuole di pensiero nel commentare questo lavoro. La prima, più tradizionale, iniziata da Berlioz, ritenne che la parte orchestrale fosse un semplice “riempitivo” per dar modo al pianista di sfoggiare il suo virtuosismo. La seconda invece esprime apprezzamento per il magnifico sottofondo orchestrale, che sembra scritto appositamente per mettere in evidenza il suono del pianoforte, e in cui la semplicità dell’orchestrazione contrasta con la complessità delle armonie impiegate. In quest’opera, rispetto alla precedente (il Concerto in fa minore), la tecnica è più svilup-pata, il virtuosismo più appariscente, la stessa sonorità è più robusta.

L’Allegro maestoso si apre con un preludio orchestrale in cui vengono esposti entrambi i temi: il primo, perentorio, in mi minore, mentre il secondo, cantabile, è in mi maggiore. Quando il pianoforte “prende la parola”, attacca fortissimo con il primo tema, già arric-chito da numerosi passaggi virtuosistici. Sin da questo primo esordio appare nettissima la supremazia del solista sull’orchestra, supremazia che si esprimerà per tutta la durata del concerto. Gli archi accompagnano, ma con leggerezza estrema, il canto soave del secondo tema, sottolineando appena la melodia. Questa viene trasformata dal pianoforte, evocan-do le atmosfere sognanti e rarefatte dei Notturni. Nello sviluppo, il solista esegue fre-quenti pezzi di bravura, mentre la ripresa conclude in forma tradizionale il primo movi-mento.

La Romanza è forse il momento più intenso di tutta la composizione. L’orchestra, pianis-simo, ci introduce in un clima affettuoso, ricco di pathos e d’amore; ad essa risponde, languido e dolcissimo, il pianoforte.

Il Rondo è costruito su una danza popolare polacca, la Krakowiak. A un iniziale breve dialogo tra archi e fiati risponde il solista, creando un’atmosfera trascinante e gioiosa: è un ballo popolare reso con magistrale eleganza e virtuosismo. Con questo tributo alla sua terra, Chopin conclude il concerto.

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Il Concerto n. 2 in fa min Op. 21 Il Concerto n. 2 in fa minore, op. 21, fu scritto tra la fine del 1829 e l'inizio del 1830 (dunque precede di qualche mese quello che è indicato come Concerto n. 1, op. 11) e fu presentato a Varsavia il 17 marzo 1830 dallo stesso Chopin, che lo scelse anche per il suo esordio parigi-no, il 26 febbraio 1832. È dedicato alla contessa Delphine Potocka, una bellissima giovane che per molto tempo fu ritenuta - erroneamente - un suo amore giovanile.

Questo concerto, ripetiamo, scritto per primo, è quello che presenta la più visibile influenza Biedermeier. Vi ritroviamo quindi gli echi di questo tipo di estetica, che nel concerto vedeva soprattutto l'occasione in cui un grande solista potesse esibire il proprio scintillante virtuosi-smo e una affascinante cantabilità.

La discussa semplicità dell'orchestrazione di Chopin è attribuibile non all'inesperienza del giovane genio ventenne, quanto alla difficoltà di conciliare la sua delicata scrittura pianisti-ca con una grande orchestra ottocentesca: si pensi in particolare alla funzione fondamentale del pedale di risonanza, che potrebbe facilmente essere vanificata da un'orchestra massiccia. Si notano invece alcune geniali combinazioni tra la scrittura pianistica, che usa il pedale con grande raffinatezza ed abbondanza, e i morbidissimi sfondi orchestrali. Nel Concerto n. 2 citiamo, come soluzioni strumentali particolarmente riuscite, anche i tremoli degli strumenti ad arco nel "recitativo" della parte centrale del secondo movimento, e la percussione "col legno" degli strumenti ad arco (prodotta percuotendo le corde col legno dell'archetto) nel finale. In questo, che è il più “chopiniano” dei due concerti, ritroviamo anche le caratteristiche del-lo Chopin pianista, molto lodato dai suoi contemporanei: ossia la cantabilità intima e som-messa e la delicatezza della sonorità.

Il primo tempo, Maestoso, ha un’introduzione orchestrale molto ampia, nella quale irrom-pe il pianoforte con uno splendido e drammatico tema in fa minore, forte e cantabile. Vi si alternano in modo assolutamente geniale episodi espressivi e virtuosistici, con numerose modulazioni che trasportano i temi in lontane tonalità.

Il secondo tempo, Larghetto, molto ammirato dai contemporanei e soprattutto da Schu-mann e da Liszt, presenta un meraviglioso tema, in La bemolle maggiore, intensamente lirico, elegante, intimo, tenero, sentimentale. La melodia è quasi da aria operistica di gusto italiano, con suoni dolcissimi e cullanti, resi più trepidanti dai giochi degli abbellimenti e delle volate, aeree come voci angeliche, che ricordano le fioriture dei grandi cantanti dell'e-poca.

L'Allegro vivace del terzo movimento ritorna alla tonalità di fa minore. Secondo una tradi-zione che da Haydn arriva fino a Brahms, suggella il finale con una danza popolare: una mazurka, danza d'origine popolare che dalle campagne polacche era ormai approdata ai salotti.