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Programma d’Italiano (V anno) Articolazione modulare dei contenuti: MODULO n° 1 - IL ROMANTICISMO U.D. 1 IL ROMANTICISMO U.D. 2 ALESSANDRO MANZONI U.D. 3 GIACOMO LEOPARDI MODULO n° 2 - GIOVANNI VERGA U.D. 1 –“LA ROBA” U.D. 2 – LUIGI PIRANDELLO U.D. 3 - SALVATORE QUASIMODO U.D. 4 - LETTERATURA ED IMPEGNO SOCIO-POLITICO U.D. 5 - GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA ED IL GATTOPARDO MODULO n° 3 - “IL FU MATTIA PASCAL” U.D. 1 – LA TRAMA U.D. 2 – I CONTENUTI MODULO n° 4 - LA SICILIA ED I SUOI SCRITTORI U.D. 1 – GIOVANNI VERGA U.D. 2 – LE NOVELLE U.D. 3 – I ROMANZI MODULO n° 5 - IL NEOREALISMO U.D. 1 - IL NEOREALISMO U.D. 2 – GLI ANNI DELLA GUERRA: P. LEVI; C. LEVI; BEPPE FENOGLIO; U.D. 3 – SALVATORE QUASIMODO

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Programma d’Italiano (V anno)

Articolazione modulare dei contenuti:

MODULO n° 1 - IL ROMANTICISMO

U.D. 1 – IL ROMANTICISMO

U.D. 2 – ALESSANDRO MANZONI

U.D. 3 – GIACOMO LEOPARDI

MODULO n° 2 - GIOVANNI VERGA

U.D. 1 –“LA ROBA”

U.D. 2 – LUIGI PIRANDELLO

U.D. 3 - SALVATORE QUASIMODO

U.D. 4 - LETTERATURA ED IMPEGNO SOCIO-POLITICO

U.D. 5 - GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA ED IL GATTOPARDO

MODULO n° 3 - “IL FU MATTIA PASCAL”

U.D. 1 – LA TRAMA

U.D. 2 – I CONTENUTI

MODULO n° 4 - LA SICILIA ED I SUOI SCRITTORI

U.D. 1 – GIOVANNI VERGA

U.D. 2 – LE NOVELLE

U.D. 3 – I ROMANZI

MODULO n° 5 - IL NEOREALISMO

U.D. 1 - IL NEOREALISMO

U.D. 2 – GLI ANNI DELLA GUERRA: P. LEVI; C. LEVI; BEPPE FENOGLIO;

U.D. 3 – SALVATORE QUASIMODO

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MODULO n° 6 - IL TEMA POLITICO NELLA DIVINA COMMEDIA

U.D. 1 - IL TEMA POLITICO “COMMEDIA”

U.D. 2 – IL TEMA POLITICO NELL’INFERNO

U.D. 3 – IL TEMA POLITICO NEL PURGATORIO

U.D. 4 – IL TEMA POLITICO NEL PARADISO

Contenuti:

Il Neoclassicismo; i movimenti preromantici in Germania ed Inghilterra; Sturm Und Drang; la Restaurazione e le rivoluzioni, gli intellettuali e l’organizzazione della cultura; definizione e carattere del Romanticismo: date e luoghi ; Romanticismo in Italia: Sull’importanza delle traduzioni “Madame De Stäel”; la questione della lingua; il romanzo (definizione, carattere come genere); il romanzo storico; Alessandro Manzoni (biografia, le opere), le Tragedie (caratteri generali); Marzo 1821 (lettura, analisi e commento); I Promessi Sposi (lettura, analisi e commento della pagina iniziale), la genesi, il titolo, i personaggi principali, la struttura; i temi principali del romanzo: la “Divina Provvidenza”, la storia, gli umili, la politica, la giustizia; l’ideologia religiosa. Il problema del male; lo stile del romanzo ed il problema della lingua italiana; Giacomo Leopardi (vita ed opere); la formazione, la poetica, il pensiero; il pessimismo leopardiano; gli Idilli; l’Infinito, Il sabato del villaggio (lettura, analisi e commento); l’affermazione del positivismo; la Scapigliatura (aspetti generali); il Naturalismo (caratteri peculiari); L’Ammazzatoio di E. Zolà; il Verismo (la genesi, gli esponenti); il Naturalismo ed il Verismo italiano: poetiche, contenuti e differenze; Giovanni Verga: la vita e le opere: la formazione giovanile, il periodo fiorentino, quello milanese ed il ritorno a Catania; Nedda: l’amore fra Janu, la morte della figlioletta (lettura, analisi e commento); I Malavoglia: il progetto letterario, i personaggi, la prefazione, la vicenda, il linguaggio; il concetto di famiglia; l’impossibilità di mutare condizione, la prefazione; La tempesta sui tetti del paese, La Roba (lettura, analisi e commento); Mastro Don Gesualdo: cronologia, temi, personaggi, la vicenda; lettura, analisi e commento della pagina iniziale del racconto; Il fu Mattia Pascal: caratteri peculiari, i temi principali, lo stile, la struttura, la vicenda, il modello narrativo; Mi vidi quell’istante, attore d’una tragedia, Pascal porta i fiori alla propria tomba, Adriano Meis e la sua ombra (lettura, analisi e commento); Luigi Pirandello (biografia, formazione, opere) , la narrativa, la differenza tra umorismo e comicità: “l’esempio della vecchia imbellettata”; il tema del doppio il teatro, il teatro nel teatro (definizione); G.

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Verga.: Rosso Malpelo (lettura, analisi e commento); L. Pirandello: La patente, Il treno ha fischiato (lettura, analisi e commento); L. Sciascia (biografia ed opere), Il giorno della civetta: il capitano Bellodi ed il capo-mafia (biografia ed opere); G. Tomasi di Lampedusa (biografia ed opere), il Gattopardo : il dialogo tra Salinas ed il funzionario piemontese (biografia ed opere),; S. Quasimodo (biografia ed opere), Vento di Tindari (lettura, analisi e commento); L’Italia nel dopoguerra: contesti storici, politici e sociali; il Neorealismo: la nascita, gli esponenti, le tematiche, la diffusione, la produzione cinematografica; C. Levi (biografia – narrativa), Cristo si è fermato ad Eboli: la Lucania contadina (lettura, analisi e commento); P. Levi (biografia – narrativa), Se questo è un uomo:la demolizione dell’uomo (lettura, analisi e commento); S. Quasimodo (biografia – poetica), Alla nuova luna (lettura, analisi e commento); B. Fenoglio (biografia – narrativa) Il partigiano Jonny: l’immane violenza della guerra, (lettura, analisi e commento). La Commedia; il titolo ed il genere, il significato del titolo Commedia secondo Dante, la genesi e la composizione del poema; il tema politico nella Commedia; la concezione figurale; l’allegoria e la struttura dell’opera; metrica, lingua stile; le tre cantiche (struttura e peculiarità) l’inferno (canto VI vv. 39-84); il Purgatorio (canto VI vv. 76-117/126-150); il Paradiso (canto VI vv. 1-9/22-33/91-111).

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Modulo 1 : Il Romanticismo Unità didattica n°1 : Il ROMANTICISMO Il Romanticismo nasce a seguito del tramonto delle illusioni illuministiche la cui crisi trova piena espressione nel corso della Rivoluzione francese. Le prime manifestazioni del pensiero romantico avvengono, a partire dalla metà del Settecento, mediante l’affermazione dei cosiddetti movimenti preromantici tra cui ricordiamo la poesia elegiaco-patetica inglese, i romanzi cosiddetti “gotici”, lo Sturm und Drang. Precursori del Romanticismo in Europa sono i fratelli Schlegel i quali fondano la rivista di stampo romantico “Athenaum” ed adericono al movimento d’intellettuali tedeschi denominato “Jena”. Friedich Schlegel è colui che definisce per la prima volta “romantik” la poesia eliminando definitivamente quel significato negativo che già a partire dal Seicento ha connotato tale termine. Il Romanticismo, dopo avere trovato piena diffusione in Germania, in Inghilterra e Francia, raggiunge l’Italia solo in una fase posteriore. Il motivo di un tale ritardo è dovuto a diversi ragioni tra cui il problema della lingua italiana non ancora definita nei suoi tratti essenziali; la lunga tradizione letteraria del nostro Paese ed infine la delicata situazione politica che si palesa con i moti insurrezionali e la lotta per l’unità d’Italia. I primi manifesti del Romanticismo italiano risalgono al 1816 di cui suscita un particolare interesse una lettera “Sulla maniera e sulle traduzioni” pubblicata di Madame De Stäel sulla rivista “Biblioteca italiana” nella quale si invitano i letterati italiani ad aggiornarsi mediante le traduzioni e la lettura delle opere contemporanee europee. Altro interessante manifesto, sempre del 1816 è “La lettera semisera di Berchet”, in cui l’autore immagina di rispondere alla richiesta da parte del figlio di tradurre delle ballate di Bőrger sottolineando gli aspetti positivi del Romanticismo, ma in chiave semiseria. Si vengono così a creare due distinti ed opposti fronti: Classicisti ed Anticlassicisti. I primi, a difesa del modello classico inteso come massima espressione di bellezza, i secondi, invece, contro la mitologia ed a favore di una letteratura e di una poesia concreta e di larga diffusione.

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On-line - anno scolastico 200 9-2010 Modulo 1 : Il Romanticismo Unità didattica n° 2 : ALESSANDRO MANZONI Nato a Milano nel 1785 dal Conte Pietro e Giulia Beccaria (figlia di Cesare autore “Dei delitti e delle pene” in cui si condanna la pena di morte e si denunciano le disumane condizioni dei detenuti nelle prigioni). Grazie alla moglie, Enrichetta Blondel si riavvicina al cattolicesimo componendo “Gli Inni Sacri”, opera rimasta incompleta, ma ugualmente importante in quanto segna, la continua presenza di quell’impronta cristiana che, da questo momento in poi, caratterizzerà la produzione letteraria e poetica dello scrittore. Le due tragedie “Il conte di Carmagnola” e l’”Adelchi” costituiscono un’esperienza nuova per Manzoni, il quale si avvale del teatro per raggiungere anche quel pubblico che non in grado di leggere le sue opere in quanto analfabeta. “Marzo 1821” Il poeta immagina l’attraversamento del Ticino da parte dell’esercito piemontese e dei patrioti italiani per liberare il Lombardo -Veneto oppresso dagli Austriaci. In realtà, per contingenti situazioni politiche, tale episodio non avviene, ragione per cui, la pubblicazione dell’ode viene posticipata di molti anni. “I Promessi Sposi” Il romanzo trova piena diffusione in Francia, Inghilterra a partire dal Settecento, in Italia arriva in ritardo trovando come importante esponente Alessandro Manzoni, il quale pone le prime basi, in Italia, del romanzo storico attraverso la stesura dei “Promessi Sposi”. La vicenda, infatti, viene ambientata nella Lombardia del Seicento sullo sfondo di un reale contesto storico (la rivolta di San Martino, la peste, la dominazione spagnola) e con personaggi realmente esistiti (il Cardinale Borromeo). A differenza di altri romanzi storici che hanno come protagonisti principi, nobili, o personaggi di un certo rilievo nella scala sociale, Manzoni sceglie gli umili i quali, anche se frutto della sua fantasia, danno vita ad una vicenda verosimile. I temi del romanzo spaziano dunque, dal tema politico dell’oppressione straniera, a quelli religiosi della Divina Provvidenza (mediante la quale i due giovani protagonisti coronano il loro sogno) e della Giustizia Divina che punisce inesorabilmente i cattivi. Puntuale e minuziosa appare anche la descrizione psicologica dei personaggi che assegna ogni personaggio, all’interno della narrazione, un preciso ruolo. Particolare attenzione viene posta all’uso del linguaggio, ragione alla prima stesura del “Fermo e Lucia” (1821-1823), si sostituisce quella dei “I Promessi Sposi” in cui, utilizza il toscano parlato dall’aristocrazia e dalla borghesia appreso, per tale scopo, nel corso di un soggiorno in Toscana.

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Modulo 2: GIOVANNI VERGA

Positivismo: indirizzo filosofico, nato e sviluppatosi nella seconda metà del XIX sec., che individua nella scienza e nel metodo scientifico, applicato a qualunque disciplina, la sola forma di conoscenza capace di guidare la vita umana. (Luperini R., Cataldi P, AA.VV., La scrittura e l’interpretazione, Volume II -strumenti- p.78)

Unità didattica n° 1 : GIOVANNI VERGA Nasce nell’anno 1840 a Catania, figlio di agiati proprietari terrieri, all’età di sedici anni si cimenta nella stesura dei suoi primi romanzi di stampo patriottico: Amore e patria, I Carbonari della montagna. Il suo soggiorno fiorentino (1869-1872) gli offre la possibilità di conoscere e frequentare numerosi letterati dell’epoca, tra cui Luigi Capuana. A Milano (1872-1893) entra in contatto con esponenti appartenenti al movimento letterario della “Scapigliatura”. In questo periodo pubblica i romanzi dal titolo Tigre Reale ed Eros e Nedda in cui si ravvisano i primi elementi derivanti del Verismo che caratterizzeranno la successiva produzione narrativa dell’autore. Esordisce nel 1878 con Rosso Malpelo prima novella verista per culminare nei Malavoglia, facente parte della raccolta di romanzi dal titolo Il Ciclo dei vinti. La narrativa verghiana con l’adesione ai principi del Verismo mediati dalla Francia dal Naturalismo, si propone di offrire, oltre ad una visione il più vicino possibile alla realtà, una chiave di lettura imparziale, attraverso il criterio dell’impersonalità mediante la quale, il lettore vede attraverso gli occhi dei personaggi ed ascolta direttamente dalla bocca dei protagonisti o della popolazione che, in questo modo, assume una funzione corale. Anche il linguaggio si arricchisce di termini ed espressioni dialettali, poiché sarebbe impensabile immaginarli parlare in corretto italiano.

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Modulo 2: GIOVANNI VERGA Unità didattica n° 2 : LE NOVELLE Rosso Malpelo appartiene alla raccolta di novelle Vita dei campi e racconta la storia di un ragazzo che lavora in una miniera, il quale per via del colore dei suoi capelli, ma si tratta solo di un pretesto, viene deriso da tutti compreso sua madre e la sorella. Dopo avere perso il padre a causa di un incidente di lavoro, rimane ancora più solo fino a quando fà amicizia con un suo amico soprannominato “ranocchio” per via del suo zoppicare dovuto a seguito di una brutta caduta. Malpelo si rende conto dell’incapacità di difendersi mostrata dal ragazzo ragione per cui, a suo modo, lo picchia per temprarlo e stimolarlo continuamente ad una qualsiasi forma di reazione. Quando, anche il suo amico, dopo essersi ammalato, muore, accetta, di esplorare un percorso sconosciuto della miniera in grado di consentire al proprietario di risparmiare una notevole cifra. Malpelo non farà più ritorno e quando i ragazzi pronunciano il suo nome, lo fanno a bassa voce col timore di vederselo comparire davanti. La novella vuole offrire al lettore uno spaccato reale e crudo della dura condizione lavorativa nelle miniere siciliane che, a quel tempo, rappresentano, per la Sicilia, una realtà economica non trascurabile. Attraverso la lettura del racconto appare evidente la logica economica che primeggia su ogni sentimento e morale rendendo sempre più ricchi i ricchi e impoverendo ancora di più la manovalanza di lavoratori. La roba, racconta le vicende di un contadino, Mazzarò, il quale a costo di durissimi sacrifici e di esasperate economie riesce ad acquistare tutte le terre del barone, riducendolo al lastrico poiché la “Roba” (così la chiama Verga, per riferirsi a proprietà e beni posseduti) : “non è di chi l’ha, ma da chi la sa fare”. Si nutre solo di pane e cipolla, non ha vizi e nemmeno donne ad eccezione della madre che: “gli era costata dodici tarì, quando aveva dovuto portarla al camposanto”. Dopo avere acquisito un ingente patrimonio e resosi conto che, ormai anziano, gli resta poca vita, vedendo passare un ragazzo gli lancia un bastone tra le gambe borbottando:”chi ha i giorni lunghi ! costui che non ha niente!”. Successivamente, sempre per la disperazione, inizia ad uccidere a colpi di bastone le sue galline i tacchini urlando : “Roba mia, vienetene con me!”. La novella propone la tematica della vana accumulazione delle ricchezze che inevitabilmente, prima o poi, noi tutti dobbiamo lasciare.

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Modulo 2 : GIOVANNI VERGA

Unità didattica n°3 : I ROMANZI Il ciclo dei “Vinti” , avrebbe dovuto comprendere, nel suo progetto originario, una raccolta di cinque romanzi (I Malavoglia, Mastro-Don-Gesualdo, La duchessa di Leyra, L’Onorevole Scipioni e L’Uomo di lusso), di cui solo i primi due portati al termine. I protagonisti, appartenenti a tutte classi sociali (dalle più umili alle più agiate), sono degli sconfitti, nell’impossibile tentativo di migliorare la propria condizione, infatti, è per questa ragione che la raccolta, attraverso una chiave interpretativa pessimistica dell’autore, viene dedicata ai “vinti” dalla vita. I Malavoglia, narra la vicenda di una famiglia di pescatori, i Toscano, meglio conosciuti, come avviene tuttora nei piccoli centri siciliani, con l’nciuria, di “Malavoglia” e non certo perchè non avessero voglia di lavorare. Il nonno, Padron ‘Ntoni, impersona il ruolo del capofamiglia il quale possiede la casa del Nespolo ed una barca: la Provvidenza. A seguito di disastri economici e di avverse vicende che colpiranno i protagonisti inducendo ‘Ntoni e Lia (i nipoti) ad intraprendere una strada sbagliata, solo Alessi riesce ad uscire indenne da tutto ciò solo perché, a differenza degli altri componenti della famiglia non è andato incontro alla modernità, bensì è rimasto saldamente legato ai valori tradizionali. Attraverso la lettura del romanzo, Verga percepisce, in anticipo, l’arrivo del progresso che porterà, inevitabilmente alla dissoluzione dei valori e sarà causa della disgregazione familiare. Mastro Don Gesualdo, prende spunto dalla novella “La Roba” in quanto il protagonista, Gesualdo, come Mazzarò, è un povero contadino, il quale attraverso il duro lavoro e drastiche economie diventerà, in poco tempo l’uomo più ricco del paese, ma ciò non basta perché per completare la sua ascesa sociale non ha alcun titolo nobiliare. L’occasione si presenta quando sposa Bianca Trao, la quale è stata rifiutata dal cugino da cui aspetta un una bambina perché appartenete ad una famiglia nobiliare in decadenza. Col passare del tempo, si ripropone la medesima situazione con la figlia, ma questa volta è Gesualdo ad opporsi alle nozze preferendo un nobile palermitano, il Duca di Leyra, al cugino squattrinato. Un brutta malattia lo costringe a trasferirsi nel capoluogo siciliano. Ospite dalla figlia assiste impotente alla dissoluzione dei suoi beni da parte del genero ed agli sprechi della servitù. Emarginato da tutti muore in un clima di indifferenza e di solitudine.

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Modulo n°3 : “Il FU MATTIA PASCAL” Unità didattica n° 1 : LA TRAMA Il romanzo, fà la sua prima apparizione, a puntate, nel 1904 sulla “Nuova Antologia” e poi, in volume, nelle successive edizioni, del 1910,1912 e 1921. Mattia eredita dal padre una cospicua eredità, ma a causa della sua inettitudine, Batta Malagna, un amministratore senza scrupoli, se ne impossessa, riducendolo al verde. Pascal per vendicarsi seduce la nipote, Romilda che però è costretto a sposare. Da quel momento viene meno la serenità del protagonista che si ritrova ad essere un impiegato di biblioteca ed a convivere, nello stesso tetto con madre, moglie e suocera in un clima familiare infernale. Recatosi al casinò di Montecarlo vince una ingente somma, ma la vera svolta della sua vita avviene quando, poco dopo, apprende la notizia della sua morte per via del ritrovamento di un cadavere erroneamente scambiato dalla moglie e dalla suocera per quello di Mattia. Tali fortuite situazioni lo inducono ad approfittare del momento cambiando vita ed acquistando una nuova identità ovvero quella di Adriano Meis. Dopo avere viaggiato, a lungo, si stabilisce a Roma dove prende alloggio presso una stanza in famiglia, la cui figlia del proprietario, Adriana, diventerà, presto, la sua fidanzata. La mancanza di un documento che possa attestare la sua identità ragione per cui non può denunciare il furto di denaro subito ad opera del cognato (nel corso di una seduta spiritica) e l’impossibilità di sposare la sua amata, lo costringono a lasciare la capitale ed a ritornare a Miragno, suo paese d’origine. Le sue speranze di ricondurre la vita di un tempo, vengono bruscamente infrante, in quanto la moglie si è risposata col suo migliore amico da cui ha avuto una figlia. Dimenticato da tutti, riprende il suo impiego di bibliotecario e costretto dalle avverse circostanti diventa, a suo malgrado spettatore della vita, dedicandosi, in piena solitudine, alla stesura della sua biografia.

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Modulo n°3 : “Il FU MATTIA PASCAL” Unità didattica n° 2 : I CONTENUTI Il romanzo ha una funzione retroattiva ovvero inizia con la fine della vicenda per poi ripercorrere, a ritroso, la storia di Mattia Pascal che assolve, in quest’opera, alla duplice funzione di protagonista-narratore. Il Fu Mattia Pascal ripercorre le tematiche principali della narrativa pirandelliana affrontata con qualche spunto autobiografico. Tra le argomentazioni maggiormente ricorrenti ricordiamo quelle del doppio che si palesa in maniera netta nel passaggio dalla vecchia identità di Mattia Pascal a quella di Adriano Meis. Anche la sua realtà familiare ha un peso rilevante nella parte iniziale della trama, infatti viene vissuta come una oppressione, una “gabbia” , elemento scatenante, questo della sua vana fuga. L’inettitudine, malessere dell’uomo moderno, rappresenta un altro tema centrale del racconto: il protagonista si lascia trascinare dagli eventi cercando inutilmente la strada della “fuga” la quale, come sempre, non porta a nessun risultato e da nessuna parte. Quando si accorge dell’errore commesso e vuole affrontare la situazione è, ormai troppo tardi: la moglie si risposa ed ha una figlia. Le forme o le maschere, (le convenzioni che relegano l’uomo al ruolo di marionetta costretta a nascondere la propria vera essenza dell’anima dietro una maschera) giocano un ruolo fondamentale in questo romanzo. La mancanza di un documento d’identità, infatti, rappresenta il vincolo insuperabile alla libertà di Mattia Pascal, “forma”, questa, con la quale la società sopprime l’individualità del singolo individuo.

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Modulo n°4 : LA SICILIA ED I SUOI AUTORI Unità didattica n° 1 : LA ROBA La novella, tratta dalla raccolta dal titolo Novelle rusticane, può considerarsi l’archetipo, ovvero il punto di partenza da cui Verga trae ispirazione per la stesura del celeberrimo romanzo Mastro Don Gesualdo. Da un rapido confronto appaiono chiare ed evidenti le stringenti analogie che legano i due protagonisti dei rispettivi racconti. Sia Mazzarò che Mastro Don Gesualdo sono di umili origini, ambedue contadini, acquistano nuove proprietà tramite il loro duro lavoro ed economie molto esagerate. Insieme, in nome della roba e quindi dell’accumulo di beni, rinunciano ai sentimenti che mal si sposano con la logica degli interessi, del denaro, del profitto. Questa loro latente solitudine li accompagnerà soprattutto nella parte finale della loro esistenza insieme ad un sentimento intriso di tristezza, amarezza e rabbia. Nella novella in questione intitolata La Roba il protagonista del racconto Mazzarò riesce ad accumulare, nell’arco della sua vita, un’ingente fortuna: “ogni volta che Mazzarò vendeva il vino, ci voleva più di un giorno per contare il denaro”, ma nonostante ciò continuava la sua morbosa e frenetica corsa verso l’accumulazione di nuove proprietà:” perché voleva arrivare ad avere della terra quanta ne ha il re, ed essere meglio del re, che il re non può né venderla, né dire ch’è sua”. Un bel giorno, però, si accorge che la sua vita è giunta alla fine e di non avere neppure la possibilità di portarsi la sua proprietà in Cielo come avrebbe voluto, imprecando e gridando accecato dalla rabbia e dalla disperazione: “Roba mia, vienitene con me!”.

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Modulo n°4 : LA SICILIA ED I SUOI AUTORI Unità didattica n° 2 : LUIGI PIRANDELLO Luigi Pirandello , premio Nobel per la letteratura è uno scrittore che si cimenta, con successo, in un genere di romanzo introspettivo che sonda come uno scandaglio i meandri più nascosti della psiche umana e dell’inconscio. Non a caso sono gli anni del trionfo della psicanalisi e degli scritti di Froid, ma anche quella del travaglio personale che lo scrittore vive, in prima persona, a causa degli squilibri mentali della moglie, colpita, tra l’altro da una grave forma di paralisi. Attraverso situazioni paradossali ed indagando la vita della società borghese con il suo apparente perbenismo ed i suoi scandali, Pirandello mette in risalto l’inettitudine dell’uomo, costantemente soffocato dai ruoli o maschere che la società stessa ci impone di recitare e dai quali non c’è, a suo giudizio, via d’uscita. La novella intitolata Il treno ha fischiato, contenuta all’interno della raccolta Novelle per un anno, racconta le vicende di un uomo dal nome Belluca che vive una situazione di profondo disagio economico per via della sua famiglia numerosa che, a malapena grazie al suo stipendio e soprattutto a lavoro extra, riesce a sfamare… Il teatro è per Pirandello un amore viscerale che lo porterà alla composizione di una geniale e vasta produzione di testi teatrali di cui ricordiamo: Sei personaggi in cerca d’autore, Enrico IV, Questa sera si recita a soggetto, per poi arrivare ai Giganti della Montagna, opera rimasta incompiuta per la sua scomparsa avvenuta, per sua volontà testamentaria, senza clamori, senza funerali di Stato. Le sue opere approdano anche in America dove vengono rappresentate, con successo, dalla sua compagnia creata grazie al contributo del Duce a cui, immediatamente dopo l’assassinio Matteotti, Pirandello stesso aveva chiesto ufficialmente, tramite lettera, l’iscrizione al Partito fascista. Il TEATRO NEL TEATRO – Si chiama teatro nel teatro una particolare tecnica teatrale nota anche con la denominazione francese mise en abime (messa in abisso): durante la recita si mette in scena un’altra recita. Gli attori della scena assistono ad un’altra rappresentazione teatrale e si trasformano essi stessi in spettatori. Uno spettacolo ne contiene un secondo […]. (definizione tratta da: Luperini R., Cataldi P., AA. VV., La scrittura e l’interpretazione, Vol. III, tomo II, edizione rossa, p.241, Palermo, 1998, Palumbo editore).

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Modulo n°4 : LA SICILIA ED I SUOI AUTORI Unità didattica n° 3 : SALVATORE QUASIMODO Salvatore Quasimodo, Nobel per la letteratura, rappresenta, nel contesto della poesia del secolo scorso, una delle figure più rappresentative del nostro Paese. Egli si pone a cavallo tra due esperienze artistiche: L’Ermetismo che caratterizzerà gli anni del Fascismo e della seconda guerra mondiale ed il Neorealismo, nell’immediato dopoguerra. La lirica contenuta all’interno della raccolta Acque e terre mette in risalto il legame sviscerale, una sorta di cordone ombelicale, che lo lega alla sua terra, un amore, il suo, per i suoi luoghi dell’infanzia che si trasforma in sofferenza, nostalgia, a causa della sua forzata permanenza “Aspro è l’esilio” nel Nord d’Italia per ragioni di lavoro. Tindari diventa terra del Mito e di incommensurabile bellezza paesaggistica che rapisce il poeta e lo travolge in un vorticoso pensare misto a ricordi che lo rapisce dalla “brigata” che lo accompagna.

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Modulo n°4 : LA SICILIA ED I SUOI AUTORI Unità didattica n° 4 : LETTERATURA ED IMPEGNO SOCIO-POLITICO Leonardo Sciascia è uno di quegli autori siciliani impegnati nella denuncia dell’illegalità, nella lotta alla Mafia, contro la devianza di apparati dello Stato a fini illegali, per la giustizia sociale. Si tratta di una guerra che lo scrittore combatte partecipando attivamente alla vita politica italiana di quel periodo e soprattutto con la sua penna attraverso le sue opere di cui principalmente ricordiamo: Le parrocchie di Regalpetra, Il contesto, Todo modo, l’Affare Moro. Il suo romanzo più celebre Il giorno della civetta, narra la vicenda di un ex combattente della Resistenza, il capitano dei Carabinieri Bellodi, impegnato in un’inchiesta tesa a fare luce su un assassinio di stampo mafioso a cui avrebbe assistito, uno scomodo testimone oculare successivamente eliminato. Dopo alterne vicende ed estenuanti indagini, Bellodi riesce a scovare e ad incarcerare colpevoli e mandanti, ma un’improvvisa licenza premio per il successo ottenuto, diventa il pretesto da parte dei malavitosi per cancellare prove e creare alibi inattaccabili. Malgrado il loro ritorno in libertà e la dura sconfitta inflitta alla giustizia, il capitano continuerà nella lotta contro il crimine e la Mafia.

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Modulo n°4 : LA SICILIA ED I SUOI AUTORI Unità didattica n° 5 : GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA ED IL GATTOPARDO Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrive il celebre romanzo Il Gattopardo destinato, presto, a suscitare scalpore e critiche tra gli ambienti letterari, per via della sua storia che ricalca i canoni di una letteratura apparentemente tendente a compiacere un passato in veste di un romanticismo nostalgico che malamente si addice alle tematiche attuali e moderne con cui si stanno confrontando gli autori del suo tempo. Il racconto trae libera ispirazione dalle vicende di un suo avo, il principe Fabrizio Salina il quale vive, in Sicilia, i fatti storici che accompagnarono Garibaldi ed i Mille nella liberazione dell’Isola e la successiva proclamazione del Regno d’Italia. Il principe Salina incarna, dunque, il mondo della vecchia aristocrazia giunto al tramonto che dopo avere dominato, per secoli, cede il posto alla sempre più agguerrita borghesia (impersonata da Calogero Sedàra) la quale si vuole porre alla guida del nuovo Regno. Tomasi di Lampedusa, nel suo racconto, mostra un certo pessimismo per le sorti del Regno d’Italia pieno d’aspettative, di promesse, di speranze, di progresso. In tale senso il nuce ovvero il nocciolo di quanto appena sostenuto trova piena espressione in una frase emblematica, diventata, ormai celebre e ricorrente nella trama del racconto:”tutto deve cambiare in modo che tutto resti inalterato”. A seguito del grande successo riscosso dal romanzo verrà prodotta anche una versione cinematografica del racconto che si avvarrà della magistrale regia di Luchino Visconti e di un cast di attori di prim’ordine.

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Modulo n°5 : IL NEOREALISMO Unità didattica n° 1 : IL NEOREALISMO Il Neorealismo: corrente letteraria, artistica e cinematografica nata in Italia negli anni Trenta, ma sviluppatasi soprattutto nel secondo dopoguerra, che si proponeva di rappresentare senza abbellimenti retorici e senza idealizzazioni eroiche la realtà sociale contemporanea. Tra i capolavori del neorealismo sono da ricordare almeno il romanzo-documento sul lager nazista di Auschwitz. questo è un uomo di Primo Levi (1919-1987) e alcuni film di Luchino Visconti (1906-1976). (definizione tratta da: Luperini R., Cataldi P., AA. VV., La scrittura e l’interpretazione, Vol. III, “strumenti” ,edizione rossa, p.91, Palermo, 1998, Palumbo editore). Il Neorealismo si afferma, soprattutto, in un contesto storico-sociale che vive, affronta con sofferenza e grande difficoltà gli anni drammatici del secondo conflitto mondiale, in cui ha luogo la tenace lotta partigiana (Resistenza) che ha luogo per liberare l’Italia dall’oppressore nazista e da ogni forma di regime totalitario. Emblematiche appaiono in tale senso le figure di Carlo Levi col romanzo Cristo si è fermato ad Eboli e di Beppe Fenoglio con Il partigiano Jonny. Il Neorealismo sopravvive anche al periodo dell’immediato dopoguerra, in cui un’Italia devastata e umiliata dalla sconfitta, cerca il suo riscatto morale, economico e sociale, protesa verso una incessante opera di ricostruzione. Sono gli anni della Costituente, dell’affermazione della democrazia e soprattutto della vittoria dei sani principi che accomunano tutti gli strati popolari italiani. Si tratta, dunque, di una letteratura che si apre, a mo’ di finestra, sul sociale, attenta a cogliere le sfumature, gli aspetti più reali, genuini, struggenti e drammatici del vissuto quotidiano delle brave persone le quali credono nei valori e che con coraggio e dignità eroica affrontano i grossi ostacoli di una dura esistenza. Parallelamente ed in simbiosi con la letteratura, il cinema italiano produce i migliori suoi capolavori quali, solo per citare qualche esempio, Sciuscià, Roma città aperta, Ladri di bicicletteLungometraggi, questi, realizzati in grandissima economia determinata dalla mancanza di fondi, con mezzi di fortuna, attori scelti tra la gente, ma che si avvalgono di grandi registi ed interpreti di cui ricordiamo: Luchino Visconti, Rossellini, Aldo Fabrizi, Anna Magnani, Vittorio De Sica.

1) Delinea i tratti essenziali del Neorealismo.

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2) Elenca i nomi di altri scrittori neorealisti e descrivi brevemente il contenuto del le loro opere principali.

3) Elenca alcune opere che hanno affrontato il tema de lla deportazione degli ebrei e confrontale col romanzo Se questo è un uomo.

4) Quali altri romanzi ha scritto Beppe Fenoglio? 5) Elenca le raccolte che appartengono alla fase ”er metica” di Salvatore Quasimodo.

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Modulo n°5 : IL NEOREALISMO Unità didattica n° 2 : GLI ANNI DELLA GUERRA - PRIMO LEVI, CARLO LEVI, BEPPE FENOGLIO Primo Levi scrive Se questo è un uomo, a seguito della personale e drammatica esperienza di detenzione in un lager nazista che lo segnerà per tutto il corso della sua esistenza. Il suo racconto, non è altro che un memoriale la cui narrazione cruda, scioccante, inquietante, vuole assumere un valore documentario e di testimonianza diretta, da parte dell’autore, da tramandare alle nuove generazioni, affinché l’umanità non ripeta quell’immane violenza che si è consumata nei campi di concentramento tedeschi. Nel brano La demolizione dell’uomo Primo Levi descrive il proprio arrivo nel lager attirando l’interesse del lettore oltre sulle disumane condizioni, a cui egli stesso viene sottoposto, all’annullamento della persona in quanto tale e quindi al disfacimento della dignità umana ridotta a niente. Carlo Levi nel suo romanzo Cristo si è fermato ad Eboli , trae ispirazione dalla sua personale esperienza di confino, in quanto oppositore del Fascismo. L’attenzione viene posto sul mondo contadino mediante un esame di stampo socio-antropologico di un piccolo e sottosviluppato centro della Lucania, Eboli in cui, la gente subisce con rassegnazione le imposizioni da parte di uno Stato e quindi un regime del tutto estraneo al loro mondo ed alla loro mentalità. Beppe Fenoglio col suo racconto dal titolo Il partigiano Jonny ci vuole offrire, invece, uno spaccato di vita partigiana, protesa verso la liberazione dell’Italia da ogni forma di totalitarismo. Ci troviamo di fronte ad un tipo di narrazione che ci offre una descrizione immediata e diretta degli episodi concernenti le incursioni militari di guerriglia. In tal senso eloquenti risultano essere le pagine riguardanti il brano L’immane violenza della guerra in cui azione, rumori, emozioni offrono al lettore una sorta di istantanea su quanto sta succedendo.

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Modulo n°5 : IL NEOREALISMO Unità didattica n° 3 : SALVATORE QUASIMODO Salvatore Quasimodo trae ispirazione, per comporre la lirica (contenuta all’interno della raccolta terra impareggiabile), da un avvenimento di portata storica per l’umanità: il lancio del primo satellite artificiale, lo Spuinik , avvenuto nel 1957. Nella prima delle due strofe che la compongono il poeta fa esplicito riferimento al brano biblico tratto dalla Genesi, si vuole mettere in risalto, infatti, il concetto (che si esplicita solo nella seconda parte della lirica) di un ordine universale concepito da una mente divina che viene usurpato, stravolto dall’uomo il quale senza più rispetto per Dio osa mettersi in sua competizione. Alla nuova luna La lirica presenta un linguaggio più semplice e comprensibile, Quasimodo infatti ha abbandonato quelle forme tipiche dell’Ermetismo che lo hanno caratterizzato nel passato per avvicinarsi alla realtà, concreta del suo tempo. Ermetismo: dottrina filosofico-religiosa diffusasi in Grecia intorno al II e III secolo d. C. Deriva il suo nome da Hermes, messaggero ed interprete degli dèi. L’Ermetismo è il risultato della fusione di tradizioni molto diverse tra loro (gnosticismo, giudaismo, platonismo). Nel 1471, la tradizione del Corpus Hermeticum compiuta da Marsilio Ficino ne favorisce la diffusione negli ambienti intellettuali del Rinascimento. Nel Novecento è stato definito Ermetismo (a partire dal critico F: Flora) un movimento poetico sviluppatosi a Firenze tra glia anni Trenta e gli anni Cinquanta.

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Modulo n°6 : Il TEMA POLITICO NELLA “COMMEDIA” . Unità didattica n° 1 : DANTE E LA “COMMEDIA” La “Commedia” di Dante al cui titolo, successivamente, verrà aggiunto da Boccaccio l’aggettivo “Divina” (per via dell’argomento di alta spiritualità trattato), costituisce l’opera che consacrerà, ai posteri, la celebrità del poeta, autore, tra l’altro di altri importanti capolavori quali ad esempio: La Vita nova, Il Convivio, De Vulgari Eloquentia, La Monarchia. L’opera (formata da tre cantiche costituite a loro volta da 33 canti ad eccezione dell’Inferno che ne contiene uno in più d’introduzione) composta durante il suo lungo esilio che lo costringe a continui spostamenti, racconta di un suo immaginario viaggio attraverso l’inferno, il Purgatorio ed Paradiso, quando a metà della sua vita (35 anni) smarrisce la retta via dopo avere fatto ingresso in una selva boscosa. Guidato dapprima da Virgilio e poi da Beatrice (fanciulla amata dal poeta e prematuramente scomparsa) conosce la sofferenza e la disperazione delle anime penitenti, la speranza di quelle purganti e la felicità degli spiriti beati, fino a presentarsi al cospetto di Dio ed essere abbagliato dalla Luce Eterna. Il suo trascorso politico in una Firenze spaccata in due e contesa tra i Guelfi Bianchi e Neri, in continua lotta tra loro, emerge con grande evidenza nel suo poema. Tra i temi trattati l’argomento della politica appare molto caro a Dante da quanto si può desumere dalla lettura del sesto canto contenuto all’interno di ogni singola cantica.

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Modulo n°6: Il TEMA POLITICO NELLA “COMMEDIA” Unità didattica n° 2 : IL TEMA POLITICO NELL’INFERNO

INFERNO (CANTO VI)

Alto - inferno – Incontinenti (III cerchio) Custode: Cerbero Cronologia: notte dell’8 aprile 1300 Golosi: sono immersi in una fanghiglia fetida, perpetuament e bagnati da una pioggia fredda e vittime della violenza di Cerbero. VV. 39 – 84: «O tu che se’ per questo inferno tratto», mi disse, «riconoscimi, se sai: tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto». E io a lui: «L’angoscia che tu hai Forse ti tira fuor de la mia mente, si che non par ch’i’ ti vedessi mai. Ma dimmi chi tu se’ che ‘n sì dolente Loco se’ messo e hai sì fatta pena, che s’altra è maggio, nulla è si spiacente». Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno mi pesa sì, ch’a lagrimar mi ‘nvita; ma dimmi, se tu sai, a che verranno li cittadin della città partita; s’alcun v’è giusto, e dimmi la cagione per che l’ha tanta discordia assalita». Ed elli a me:«Dopo una lunga tencione Verranno al sangue, e la parte selvaggia Caccerà l’altra con molta offensione. Poi appresso convien che questa caggia Infra tre soli, e che l’altra sormonti Con la forza di tal che testè piaggia. Alte terrà lungo il tempo le fronti, tenendo l’altra sotto gravi pesi, come che di ciò pianga o che n’adonti. Giusti son due, e non vi sono intesi: superbia, invidia ed avarizia sono le tre faville c’hanno i cuori accessi. Qui puose fine al lacrimabil suono; e io a lui:”Ancor vo’ che m’insegni, e che di più parlar mi faccia dono. Farinata e l’ Tegghiaio, che fuor si degni,

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Iacopo Rusticucci, Arrigo e ‘Mosca E li altrei ch’a ben far puoser li ‘ngegni, dimmi ove sono e fa ch’io li conosca; che gran disio mi stringe di savere se ‘l ciel li addolcia, o lo ‘nferno li attosca». Dante, accompagnato da Virgilio, si accorge della presenza di un’anima la quale si rivolge al poeta dichiarando di essere un suo concittadino di nome Ciacco. Quest’ultimo profetizza a Dante le sorti della sua città facendo riferimento al trionfo dei Neri che entro tre anni domineranno, incontrastati, Firenze che in cui alla superbia, all’invidia ed all’avarizia.

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Modulo n°6 : Il TEMA POLITICO NELLA “COMMEDIA” Unità didattica n° 3 : IL TEMA POLITICO NEL PURGATORIO

PURGATORIO (CANTO VI)

Antipurgatorio Anime: Trascuranti nel pentirsi Pena: Per un periodo di tempo pari alla vita trascors a, sono costretti a restare fuori del Purgatorio . VV. 76 – 117

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello ! Quell’anima gentil fu così presta, sol per lo dolce suon della sua terra, di fare al cittadin suo quivi festa; e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l’un l’altro si rode di quei ch’un muro ed una fossa serra. Cerca, misera, intorno dalle prode Le tue marine, e poi ti guarda in seno, s’alcuna parte in te di pace gode. Che val perché ti racconciasse il freno Iustiniano se sella è vota? Sanz’esso fora la vergogna meno. Ahi, gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in la sella, se bene intendi ciò che Dio ti nota, guarda come esta fiera è fatta fella pur non esser corretta dalli sproni, poi che ponesti mano alla predella. O Alberto tedesco ch’abbandoni Costei ch’è fatta indomita e selvaggia, e dovestri inforcar li suoi arcioni

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giusto giudico dalle stelle caggia sovra ‘l tuo sangue, e sia novo e aperto, tal che ‘l tuo successor temenza n’aggia ! Ch’avete tu e ‘l tuo padre sofferto, per cupidigia di costà distretti, che ‘l giardin dello ‘mperio si diserto. Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom senza cura: color già tristi, e questi con sospetti ! Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura De’ tuoi gentili, e cura lor magagne; e vedrai Santafior com’è oscura ! Vieni a veder la tua Roma che piange Vedova e sola, e di notte chiama: «Cesare mio, perché non m’accompagne ?» Vieni a veder la gente quanto s’ama ! E se nulla di noi pietà ti move, a vergognr ti vien dalla tua fama. VV. 126 – 150: Fiorenza mia, ben puoi esser contenta Di questa digression che non si tocca, mercè del popol tuo che si argomenta. Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca Per non venir sanza consiglio all’arco; ma il popol tuo l’ha in sommo della bocca. Molti rifiutan lo comune incarco; ma il popol tuo sollicito risponde sanza chiamare, e grida: «I’ mi sobbarco !» Or ti fa lieta, chè tu hai ben onde: tu ricca, tu con pace, e tu con senno ! S’io dico ver, l’effetto nol nasconde. Atene e Lacedemona, che fenno L’antiche leggi e furon si civili, fecero al viver bene un picciol cenno verso di te che fai tanto sottili provvedimenti, ch’a mezzo novembre non giunge quel che tu d’ottobre fili. Quante volte, del tempo che rimembre, legge, moneta; officio e cosume hai tu mutato e rinovate membre ! E se ben ti ricordi e vedi lume, vedrai te somigliante a quella inferma che non può trovar posa in su le piume, ma con dar volta suo dolore scherma.

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Virgilio nel menzionare Mantova, sua città natale desta l’attenzione di un’anima anch’essa mantovana che rivela di chiamarsi Sordello. Immediatamente dopo, quest’ultima lo abbraccia calorosamente. Tale gesto di grande affetto induce Dante a riflettere sulla dolorosa condizione del popolo italiano diviso dalle violente guerre fratricide. Iniziano, a questo punto, le invettive che il poeta scaglia all’Italia in preda al caos e soprattutto contro la Curia papale responsabile di tale disastrosa situazione, rea di avere usurpato l’autorità dell’imperatore il quale, a sua volta, intento nel risolvere i problemi del proprio Paese (Germania) trascura la nostra Penisola.

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Modulo n°6: Il TEMA POLITICO NELLA “COMMEDIA” Unità didattica n° 4 : IL TEMA POLITICO NEL PARADISO

PARADISO (Canto VI)

Cielo : Mercurio Anime : in vita hanno praticato il bene per desiderio di gloria. VV. 1 –99 Poscia che Costantin l’aquila volse Contr’al corso del ciel, che la seguio Dietro all’antico che Lavina tolse, cento e cent’anni e più l’uccel di Dio nello stremo d’Europa si ritenne, vicino a’ monti de’ quai prima uscio; e sotto l’ombra delle sacre penne governò ‘l mondo li di mano in mano, e, si cangiando, in su la mia pervenne. VV. 21 – 33 Tosto che con la Chiesa mossi i piedi, a Dio per grazia piacque di spiarmi l’alto lavoro, e tutto ‘n lui mi diedi; e al mio Belisar commendai l’armi, cui la destra del ciel fu si congiunta, che segno fu ch’ì dovessi posarmi. VV. 91 – 111 Or qui t’ammira in ciò ch’io ti replico: poscia con Tito a far vendetta corse della vendetta del peccato antico. E quanto il dente longobardo morse La Santa Chiesa, sotto le sue ali Carlo Magno, vincendo, la soccorse. Ormai puoi giudicar di quei cotali Ch’io accusai di sopra e di lor falli, che son cagion di tutti vostri mali. L’Uno al pubblico segno i gigli gialli

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Oppone, e l’altro appropria quello a parte, si ch’è forte a veder chi più si falli. Faccian li Ghibellin, faccian lor arte Sott’altro segno; chè mal segue quello Sempre chi la giustizia e lui diparte; e non l’abbatta esto Carlo novello coi Guelfi suoi; ma tema delli artigli ch’a più alto leon trasser lo vello. Molte fiate già pianser li figli Per la colpa del padre, e non si creda Che Dio trasmuti l’arme per i suoi gigli! A distanza di oltre un secolo dal trasferimento della capitale dell’Impero romano da Roma a Costantinopoli ed a seguito dell’abbandono dell’eresia monofisita, Giustiniano, decide di dedicarsi al riassetto del Codice romano. L’imperatore pone l’accento sull’arroganza mostrata dai Francesi nel volere sostituire all’insegna dell’aquila, simbolo del potere imperiale, quella della propria nazione. Giustiniano, non risparmia neppure parole dure contro Ghibellini che si nasconderebbero, a parere suo, dietro il simbolo dell’aquila stessa per commettere deliberatamente le loro ingiustizie.