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1 Progetto LIFE Nature MC SALT Proposta tecnica per un intervento di realizzazione di isole artificiali nello Stagno di Bellarosa maggiore (Parco Naturale Regionale Molentargius Saline) destinate ad habitat riproduttivo per l’avifauna A cura di Riccardo Nardelli e Lorenzo Serra

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Progetto LIFE Nature MC SALT

Proposta tecnica per un intervento di realizzazione di isole artificiali nello Stagno di Bellarosa maggiore (Parco Naturale Regionale

Molentargius Saline) destinate ad habitat riproduttivo per l’avifauna

A cura di Riccardo Nardelli e Lorenzo Serra

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Progetto LIFE Nature MC SALT

Proposta tecnica per un intervento di realizzazione di isole artificiali

nello Stagno di Bellarosa maggiore (Parco Naturale Regionale Molentargius Saline) destinate ad habitat riproduttivo per l’avifauna

Riccardo Nardelli e Lorenzo Serra

Finalità

Nel quadro delle diverse misure previste dal Progetto LIFE Nature MC SALT per il ripristino ambientale dello Stagno di Bellarosa maggiore (Fig. 1) si inserisce la realizzazione di isole artificiali quali habitat riproduttivi per diverse specie di uccelli coloniali appartenenti all’ordine dei Caradriformi. Le isole artificiali rappresentano per queste specie un’importante risorsa supplementare in grado di fornire un ambiente idoneo alla nidificazione. Esse forniscono una migliore protezione dai predatori terrestri rispetto ad altri siti per la nidificazione disponibili in una salina (argini, fondali dei bacini, affioramenti di detriti). Negli ultimi anni l’efficacia di questi interventi è stata testata in diverse zone umide protette del territorio nazionale, incluse le saline, considerate tra gli habitat più interessanti ai fini della conservazione degli uccelli acquatici, sia per le funzioni ricoperte (siti di alimentazione, siti riproduttivi), sia per la qualità delle entità faunistiche (per lo più specie rare o minacciate, inserite nell’allegato I della Direttiva 2009/147/CE).

Per tali motivi, la creazione di isole artificiali è stata recentemente proposta dal Parco Regionale del Delta del Po dell’Emilia Romagna come soluzione per aumentare il successo riproduttivo di quelle specie che nidificano - in situazioni naturali, in spiagge, dune sabbiose e barene, e come tali possono essere attratte da substrati analoghi, purché protetti dal disturbo.

Nell’ambito delle azioni che il progetto LIFE Nature MC SALT sta svolgendo nella Salina di Cervia, l’ISPRA ha prodotto una relazione tecnica contenente indicazioni per la realizzazione di isole artificiali ottenute con i fanghi derivanti dal dragaggio dei canali di alcuni bacini di salificazione.

Questa proposta tecnica illustra le possibilità di estendere tali interventi anche agli ambienti tutelati dal Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, adattando le modalità realizzative studiate nella Salina di Cervia alle specificità ambientali (profondità dell’invaso, facilità di accesso, natura del sedimento, specie target) di Molentargius e agli specifici obbiettivi prefissati dal Progetto per questo sito.

L’idea di introdurre isole artificiali nello stagno Bellarosa maggiore tiene conto del fatto che, insieme alle saline di Quartu (Fig. 2), questa zona umida è stata oggetto di colonizzazione da parte delle specie tipiche degli ambienti di salina e laguna, in particolare di Gabbiano roseo, Sterna comune e Fraticello (Schenk 2012). Le potenzialità dello stagno come habitat riproduttivo non sono pienamente espresse, come dimostra il basso successo riproduttivo, imputato ora a processi di erosione spondale, ora alla presenza di predatori o di altri elementi di disturbo, antropici e naturali. Le isole artificiali possono quindi aumentare la disponibilità di habitat per la nidificazione e contrastare parzialmente i fenomeni che limitano il successo riproduttivo.

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Fig. 1. Stagno di Bellarosa maggiore (Parco Naturale Regionale Molentargius Saline).

Fig. 2. Saline di Quartu:

sito riproduttivo del Gabbiano roseo

Larus genei.

Specie target

L’intervento è destinato in primo luogo a creare un habitat per l’insediamento di una colonia riproduttiva di Caradriformi, possibilmente polispecifica, composta da specie già presenti come nidificanti nel comprensorio delle zone umide cagliaritane:

- Avocetta (Recurvirostra avosetta) - Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) - Fratino (Charadrius alexandrinus) - Gabbiano roseo (Chroicocephalus genei)

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- Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus) - Sterna comune (Sterna hirundo) - Sterna zampenere (Gelochelidon nilotica) - Fraticello (Sternula albifrons)

Verosimilmente, le isole artificiali potranno inoltre svolgere, al di fuori del periodo riproduttivo, la funzione di ambiente di rifugio, di sosta o di roosting per diverse altre specie di uccelli acquatici, soprattutto durante l’inverno e in coincidenza dei transiti migratori.

Criteri di indirizzo per l’intervento

Al fine di rendere l’intervento quanto più efficiente in termini di capacità di attrarre le specie target e di aumentare le loro possibilità di riprodursi, sono state acquisite in via preliminare alcune informazioni a supporto della scelta del sito in cui realizzare le isole artificiali e delle modalità realizzative, soprattutto nella prospettiva di:

- contenere il potenziale disturbo dei lavori di ripristino ambientale; - limitare l’impatto delle variazioni dei livelli idrici sulle specie nidificanti; - aumentare il successo riproduttivo delle specie che colonizzeranno l’isola artificiale; - individuare la posizione più idonea per le isole.

Attraverso la consultazione delle fonti bibliografiche disponibili, gli incontri con il personale tecnico competente del Parco e la conduzione di alcuni sopralluoghi preliminari in situ, sono state acquisite informazioni relativamente a:

- entità, tipologie, localizzazione e tempistica degli interventi di ripristino ambientale dello Stagno di Bellarosa maggiore; - livelli idrici degli invasi e natura del substrato dei bacini; - localizzazione delle principali colonie di uccelli acquatici coloniali;

Caratteristiche tecniche dell’intervento

L’intervento consisterà nella creazione di due isole artificiali o dossi, per una superficie complessiva di 500 mq, mediante sistemazione di depositi fangosi all’interno dell’invaso a formare due sottili istmi. Dopo le necessarie operazioni di appianamento e compattazione del materiale, una parte del deposito verrà nuovamente asportata per riformare, in ciascuna lingua di terra, un braccio d’acqua di separazione tra l’estremità e l’argine.

I dossi dovranno essere costruiti utilizzando i fanghi provenienti dalla pulizia dei canali di ciascuna vasca. L’elevazione massima dovrà essere, nella porzione centrale dell’isola, di 30-40 cm sul livello dell’acqua, e degradare dolcemente sino al fondale della vasca, senza formare scalini. Non dovrà quindi essere creato un canale attorno al dosso per non aumentare il fenomeno erosivo, che limita la durata nel tempo del dosso e rende più difficoltosa la risalita ai pulcini che scendono in acqua.

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La superficie emersa deve essere modellata “a schiena d’asino”, facendo in modo che le irregolarità del terreno (protuberanze, depressioni) siano il meno accentuate possibile.

Poiché è importante che le isole abbiano un assetto definitivo all’inizio del ciclo riproduttivo (aprile), è opportuno programmare gli interventi considerando anche la durata dell’assestamento del materiale depositato e il tempo di compattazione. È inoltre opportuno prevedere, sempre a causa della compattazione, l’altezza definitiva che i cumuli andranno ad assumere. L’altezza massima del cumulo di fango fresco rispetto al fondo della vasca è così calcolata:

Altezza cumulo (in cm) = (profondità vasca + 30)/[(100 - % riduzione) /100)] cm

Ipotizzando una riduzione percentuale dell’altezza del 30% (percentuale indicativa), ed un

livello d’acqua di 20 cm, l’altezza del cumulo di fango fresco è uguale a: (20+30)/0,7 = 71,42 cm, mentre per un livello d’acqua superiore (es. 45 cm), è uguale a: (45+30)/0,7 = 107,14.

La modellazione delle scarpate dovrebbe essere tale che l’angolo del pendio formi un angolo di circa 20° rispetto al piano orizzontale, e che la larghezza dei dossi a livello del fondale sia superiore alla larghezza della superficie emersa di circa 1,5 m per ciascun lato (totale 3 m).

Sulla parte superficiale sarebbe opportuno stendere uno strato di detrito a conchiglie di

cirripedi e bivalvi, quanto più simile a quello presente lungo le sponde dello stagno (Fig. 3). In

questo modo si appronterà un substrato ottimale per il camuffamento dei nidi e delle uova delle

specie target.

In Fig. 4 sono illustrati alcuni modelli che riassumono le principali caratteristiche tecniche del

dosso.

Fig. 3. Particolare della ghiaia a bivalvi e cirripedi delle sponde di Bellarosa maggiore

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Fig.4. Profilo trasversale del dosso e particolare

della scarpata

Localizzazione

La localizzazione dei due dossi è illustrata nella carta in Fig. 7. Di seguito sono riportate le coordinate geografiche dei punti centrali dei dossi e le caratteristiche dimensionali:

X Longit. UTM

WGS84 Y Latit. UTM

WGS84 Lunghezza Larghezza Totale superficie

Dosso Nord 513000 4343204 25 m 10 m 250 m2

Dosso Nord Est 513930 4342870 25 m 10 m 250 m2

Le immagini di Fig. 5 e 6 mostrano i tratti di sponda dello stagno interessati dall’intervento.

Profilo trasversale dosso

Larghezza al fondo = Larghezza al pelo + 3 m

Larghezza al pelo d’acqua ~10 m

Altezza colonna d’acqua

Altezza sopra il pelo d’acqua

Alt

ezza

tota

le d

al f

on

dal

e

Particolare della scarpata

Angolo di pendenza della scarpata

30 cm

20-45 cm50

-75

cm

20°

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Fig. 5. Sito individuato per l’allestimento del Dosso Nord.

Fig. 6. Sito individuato per l’allestimento del Dosso Nord-Est.

Fig. 7. Localizzazione delle isole artificiali.

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Sistema di protezione anti intrusione

L’intento principale delle due isole è di attirare specie di Caradriformi che tendono a frequentare più assiduamente le zone umide poste a sud-est dello stagno di Bellarosa maggiore (stagni e salina di Quartu-Poetto), e quindi di aumentare la gamma di specie che vi nidificano. Attualmente, gli spazi nudi o inerbiti all’interno di Molentargius, esclusivamente rappresentati dagli argini emersi dei vecchi bacini in cui era suddiviso lo stagno, sono interamente occupati dalla colonia di Fenicotteri (Fig. 8).

È quindi verosimile che, data la vicinanza delle colonie alle due isole artificiali, queste ultime possano rappresentare elementi di attrazione per il Fenicottero quali superfici idonee sia per la sosta, sia per l’edificazione dei coni di fango in cui deporre. I fenicotteri, soprattutto se in densità elevate, a causa del potenziale calpestio, costituiscono una minaccia per i nidi di altre specie che depongono al suolo, in particolare gabbiani, sterne ed avocette. Per tale motivo - seguendo l’esempio adottato in Camargue dal Centro di Ricerche di Tour du Valat - sarebbe auspicabile rendere il dosso inospitale al Fenicottero.

Fig. 8. Colonia di fenicotteri nei cordoli

interni dello stagno di Bellarosa maggiore

La soluzione proposta al riguardo è analoga al sistema di dissuasione del Gabbiano reale suggerito per la Salina di Cervia, testato in altre zone umide del bacino del Mediterraneo con un discreto successo (Blokpole et al., 1997, Rocco e Utmar, in stampa). Su entrambe le isole l’accesso dei fenicotteri al dosso è impedito attraverso l’allestimento di una rete (in polietilene misto poliestere trattato anti UV diametro 1,8 mm) a maglia quadrata larga 120 x 120 cm, fissata ad un’altezza di 70 cm dalla superficie (100 cm dal pelo dell’acqua) e coprente l’intero dosso e le superfici acquatiche lungo le sponde (Fig. 9). La rete dovrà essere incordata su una treccia di poliestere perimetrale del diametro di 10 mm, a sua volta assicurata su un telaio perimetrale in cavo di acciaio (diam. 5 mm). Quest’ultimo sarà fissato, alla medesima altezza, a 4-6 pali in legno (Fig. 11 e 12).

Verrà valutata, in fase di allestimento, l’opportunità di utilizzare picchetti di ancoraggio per evitare il collasso della struttura causato dalla trazione dei cavi.

Le dimensioni della maglia e l’altezza da terra dovrebbero essere in grado di dissuadere i fenicotteri dall’atterrare sulle isole, dal momento che l’apertura alare di questi uccelli è di 140-170 cm. Al contempo è opportuno affiancare questi sistemi a tecniche che siano comunque in grado di attrarre gabbiani e sterne e di favorire la loro permanenza a fini riproduttivi, contrastando il potenziale effetto deterrente rappresentato dalla presenza della maglia.

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Fig. 9. Schema di isola artificiale 25x10 m. In alto: planimetria; in basso: assonometria

26,4 m

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,0 m1

0,0

m25,0 m

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Fig. 11. Schema esemplificativo del dispositivo anti-intrusione.

Rappresentazione del piano orizzontale e verticale

Fig. 12. Schema esemplificativo del dispositivo anti-intrusione.

Particolari dell’angolo e dei sistemi di ancoraggio della maglia.

20° Angolo di pendenza della scarpata

Maglia 1,2 x 1,2 m, in polietilene misto poliestere trattato anti UV, diametro 1,8 mm

Superficie emersa

scarpata

30 cm

Cavo sospensore

Cavo sospensore

25

0 c

m

Particolare aggancio al palo

tenditori a due occhielli

Morsetti

45

100

cavo

maglia 120x120 cm

Doppia fascia di nylon intrecciato

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Sistemi per attrarre l’avifauna acquatica

Al fine di stimolare la colonizzazione dei dossi da parte delle specie target (in particolare di Sterna comune, Fraticello e Gabbiano roseo) è consigliata, fin dalla fine dell’inverno (marzo), l’apposizione sull’isola di sagome in resina (2-4 per ogni specie per ogni isola; Fig. 13) ad elevata resistenza alla salsedine e all’insolazione diretta (per l’acquisto è possibile consultare il sito internet http://www.madriverdecoy.com). L’efficienza dell’utilizzo delle sagome per attrarre l’avifauna acquatica è ben documentata in letteratura: in un’apposita sezione della bibliografia riportiamo i titoli di alcune pubblicazioni di riferimento.

Fig. 13. Esempi di stampi collocati in ambienti naturali: a sinistra: Sterna hirundo, a destra Sterna antillarum, specie

morfologicamente simile al Fraticello.

In ciascuna isola, le sagome dovranno essere affiancate da trasmettitori di richiami

amplificati. Tra i diversi modelli disponibili in commercio vi sono alcuni dispositivi più performanti

e resistenti alle intemperie, con altoparlante a volume regolabile e potenza fino a 100 Watt,

riproduzione di tracce audio mp3 contenuti in una scheda SD anche in sequenze di suoni

differenti, con ripetizioni programmabili (ogni 2- 180 minuti) e possibilità di autoricarica della

batteria 12 V tramite pannello solare (per ulteriori dettagli si consiglia di consultare il sito

http://www.fototrappolaggio.net/uploaded/prodotti/alarmguard.htm).

Riferimenti bibliografici

Blokpoel H., Tessier G.D., Andress R.A. 1997. Colonial Waterbirds 20: 98-101.

Rocco A., Utmar P. in stampa. Isolotti artificiali: sviluppo di una colonia di larolimicoli

Charadriiformes nella riserva naturale regionale della valle Cavanata, Grado, Friuli Venezia Giulia.

Atti XI Convegno italiano di Ornitologia, Cervia.

Schenk H., 2012. Checklist degli Uccelli del sistema di Molentargius (Sardegna, italia) 1850-2010. Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline. Pacini ed. 96 pp.

Riferimenti bibliografici relativi all’utilizzo delle sagome per attrarre avifauna acquatica

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