Progetto di legge della 17legislatura

64
CAMERA DEI DEPUTATI N. 2680-A-bis N. 2679-bis-A-bis DISEGNO DI LEGGE N. 2680 PRESENTATO DAL MINISTRO DELLECONOMIA E DELLE FINANZE (PADOAN) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 Presentato il 23 ottobre 2014 E DISEGNO DI LEGGE N. 2679-bis PRESENTATO DAL MINISTRO DELLECONOMIA E DELLE FINANZE (PADOAN) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) (Testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell’articolo 120, comma 2, del Regolamento, e comunicato all’Assemblea il 30 ottobre 2014, dell’articolo 17, commi 11, 20, 22 e 23, dell’articolo 20, comma 2, dell’articolo 21, commi 8 e da 15 a 20, dell’articolo 28, commi 15, da 23 a 27 e 31, dell’articolo 31, commi da 8 a 10 e 20, dell’articolo 32, comma 6, e dell’articolo 41 del disegno di legge n. 2679) (Relatore di minoranza: MELILLA) Atti Parlamentari 1 Camera dei Deputati XVII LEGISLATURA DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI DOCUMENTI

Transcript of Progetto di legge della 17legislatura

Page 1: Progetto di legge della 17legislatura

CAMERA DEI DEPUTATI N. 2680-A-bisN. 2679-bis-A-bis

DISEGNO DI LEGGEN. 2680

PRESENTATO DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

(PADOAN)

Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2015e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017

Presentato il 23 ottobre 2014

E

DISEGNO DI LEGGEN. 2679-bis

PRESENTATO DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

(PADOAN)

Disposizioni per la formazione del bilancio annualee pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)

(Testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell’articolo120, comma 2, del Regolamento, e comunicato all’Assemblea il 30 ottobre 2014,dell’articolo 17, commi 11, 20, 22 e 23, dell’articolo 20, comma 2, dell’articolo 21, commi8 e da 15 a 20, dell’articolo 28, commi 15, da 23 a 27 e 31, dell’articolo 31, commi da8 a 10 e 20, dell’articolo 32, comma 6, e dell’articolo 41 del disegno di legge n. 2679)

(Relatore di minoranza: MELILLA)

Atti Parlamentari — 1 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 2: Progetto di legge della 17legislatura

PAGINA BIANCA

Page 3: Progetto di legge della 17legislatura

S O M M A R I O____

I. Il Bilancio

I dati del bilancio peggiorano

I crimini nei saldi

I tagli alla spesa pubblica

I soldi per gli F-35 non si toccano

II. Una manovra recessiva e di impianto neo liberista

Si scrive Renzi, si legge Tremonti

Renzi, il « bisbetico domato »

Una manovra senza coperture

I conti non tornano

La confusione fiscale della manovra Renzi

Quei tagli lineari della spending review

Politica industriale, la grande assente

L’unica speranza – per il Governo – sono arabi e cinesi

III. Analisi critica di alcune misure

ART. 4 – Conferma del bonus di 80 euro

ART. 5 – Riduzione IRAP

ART. 6 – TFR in busta paga

ART. 7 – Credito d’imposta per Ricerca & Sviluppo

ART. 9 – Regime fiscale agevolato per i lavoratori auto-nomi

ART. 11 – Ammortizzatori sociali

ART. 12 – Sgravi per assunzioni

ART. 13 – Bonus bebé

ART. 21 – Blocco dei contratti del Pubblico impiego

ART. 26 – Riduzione dei contributi ai patronati sindacali

ART. 33 – La garanzia sui derivati

ART. 43 – Le società partecipate locali

Atti Parlamentari — 3 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 4: Progetto di legge della 17legislatura

IV. Le 10 proposte di SEL per una manovra alternativa

Proposta n. 1 – Per un’altra Europa

Proposta n. 2 – Un Piano per il lavoro

Proposta n. 3 – Definire una politica industriale

Proposta n. 4 – Meno cemento, Più sicurezza

Proposta n. 5 – La riconversione ecologica

Proposta n. 6 – Per un’agricoltura multifunzionale, laGreen Bank

Proposta n. 7 – Investire nel futuro: scuola, università,ricerca

Proposta n. 8 – Mezzogiorno come questione nazionale

Proposta n. 9 – Ridistribuire il reddito, rilanciare i con-sumi

Proposta n. 10 – Lavoro per i giovani, garanzie per glianziani

TABELLE: Due manovre a confronto

V. L’iter in Commissione Bilancio

VI. Conclusione

Atti Parlamentari — 4 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 5: Progetto di legge della 17legislatura

ONOREVOLI COLLEGHI ! —

I. IL BILANCIO

I dati del bilancio peggiorano.

Il bilancio di previsione, come è noto,viene redatto secondo i principi dettatidalla legge di contabilità (legge n. 196 del2009), e dunque a legislazione vigente.

Esso è impostato in 34 missioni e 181programmi di spesa (l’anno scorso erano176); i programmi costituiscono le unità divoto parlamentare.

Non si può affermare che il bilancio sicollochi – come ha fatto il relatore dimaggioranza – in un percorso di progres-sivo risanamento dei conti pubblici giàavviato negli esercizi precedenti. Anzi.

I dati parlano chiaro. Il saldo netto dafinanziare, corrispondente alla differenzatra le entrate finali e le spese finali, risultapari nel 2015 a 46,9 miliardi di euro, inpeggioramento rispetto al 2014, sia nellaprevisione del bilancio (-38,3 miliardi) chenel dato assestato 2014 (-41,6 miliardi). Ilsaldo netto è dunque peggiorato rispetto alsaldo previsto per il 2014 di oltre 8,6miliardi di euro.

L’indebitamento netto del consolidatodelle pubbliche amministrazioni è passatodal -2,8 per cento del PIL nel 2013, al -3per cento del 2014. La previsione per il2015 è di -2,9 per cento, sempre che tuttovada per il verso giusto.

Il deficit « strutturale » (cioè depuratodal ciclo economico) rimarrebbe sostan-zialmente invariato: 0,9 per cento que-st’anno, 0,8 per cento nel 2015.

Anche se il PIL 2013 è stato ricalcolatodall’ISTAT sulla base del nuovo Sistemaeuropeo dei conti nazionali e regionali(Sec 2010).

Lo stock del debito è cresciuto (datidella Banca d’Italia) dal 127,9 per centodel PIL nel 2013 (2.069.841 milioni), al

131,6 per cento nel 2014 (a settembre2014: 2.134.017 milioni), alla previsionedello stesso Governo di un debito pari al133,4 per cento del PIL per il 2015. Perl’anno 2015, l’OCSE prevede, invece, unostock del debito maggiore e pari al 134,5per cento e il FMI lo stima pari al 136,4per cento.

L’avanzo primario era pari al 2,0 percento del PIL nel 2013, al 1,7 per cento nel2014, mentre lo stesso Governo prevede unsaldo primario del 1,6 per cento per il2015.

Le entrate complessive sono state parial 48,3 per cento del PIL per l’anno 2013.Mentre per il 2015 si prevede:

una riduzione delle entrate finali dioltre 11,4 miliardi (-2,2 per cento), deter-minato da una diminuzione sia delle en-trate tributarie per circa 6,6 miliardi chedi quelle extratributarie per circa 4,7 mi-liardi;

una riduzione delle spese finali dioltre 6 miliardi (-1,1 per cento), per effettoprincipalmente della contrazione dellaspesa in conto capitale di 20,7 miliardi dieuro (-35,7 per cento), cui fa riscontro unaumento delle spese correnti (+14,7 mi-liardi).

Le spese in conto capitale diminui-scono, mentre quelle di parte correntehanno un incremento notevole pur inpresenza di bassa inflazione.

Sul complesso del bilancio dello Statole spese correnti passano dal 87,8 percento del totale nel 2013, al 90,7 per centonel 2014 per arrivare al 93,4 per cento deltotale nelle previsioni per il 2015. Mentre,per converso, le spese in conto capitale siriducono ancora (dopo anni di tagli) dal12,2 per cento del 2013, al 9,8 per centodel 2014, ad una previsione del 6,6 percento (!) nel 2015.

Atti Parlamentari — 5 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 6: Progetto di legge della 17legislatura

La spesa è stata dunque ampiamentedequalificata.

Sottolineo poi che in un settore stra-tegico quale quello della pubblica istru-zione, dell’università e della ricerca siamopassati dal 9,2 per cento sul complessodella spesa del 2013 ad una previsione peril 2015 del 8,6 per cento.

I tagli dunque avvengono là dove sidovrebbe investire.

Ma anche nella spesa di parte corrente(che ricordo è cresciuta dal 2013 e nelleprevisioni per il 2015, dal 87,8 per centoal 93,4 per cento del totale), voglio metterein luce che le spese per i redditi deidipendenti pubblici è diminuita dal 15 percento al 14,4 per cento del totale.

In pratica, si è risparmiato sugli sti-pendi dei dipendenti pubblici e sulle speseper le infrastrutture necessarie.

La spesa per interessi è stata pari al 4,8per cento del PIL nel 2013, e viene stimatadal Governo, forse con un leggero eccessodi ottimismo, pari al 4,7 per cento nel2015.

La pressione fiscale – afferma lo stessoMinistro Padoan (audizione alla Cameradel 4 novembre scorso) – passa dal 43,3per cento del 2014 al 43,2 per cento nel2015. Cioè rimane invariata. Un calcolosenz’altro ottimista perché parte dall’ipo-tesi che le Regioni non traducano i 4miliardi di tagli loro imposti in maggioritasse locali, come alcune stanno già fa-cendo.

Come si vede niente che possa deli-neare « un percorso di progressivo risana-mento dei conti pubblici ».

I crimini nei saldi.

Tutte queste considerazioni senza tenerconto del fatto che l’Istat ha rivisto il Pil2013, per cui il deficit 2013 è calato dal 3per cento al 2,8 per cento.

Il Pil nominale 2013 è stato rialzato del3,8 per cento, quasi 59 miliardi di euro inpiù rispetto ai dati diffusi a marzo. È unodegli effetti del nuovo Sistema europeo deiconti nazionali e regionali (Sec 2010) adot-tato dall’Istat in linea con le norme Ue in

materia che tengono conto delle attivitàcriminali e della prostituzione. I tassi divariazione del Pil per gli anni recentihanno subito invece revisioni molto con-tenute. In particolare, il tasso di variazionedel Pil in volume del 2013 è risultatoidentico a quello stimato a marzo 2014(-1,9 per cento) calcolati ancora sulla basedei criteri Sec 95; quello relativo al 2012è stato rivisto al rialzo da -2,4 per centoa -2,3 per cento. Cambia anche la stimadella pressione fiscale nel 2013, passata al43,3 per cento dal 43,8 per cento (-0,5 percento).

Ragionando per settori, il valore ag-giunto al Pil ha registrato nel 2013 un caloin volume in tutti i principali comparti, adeccezione dell’agricoltura, silvicoltura epesca (+0,6 per cento). Le diminuzionisono state del 3,0 per cento nell’industriain senso stretto, del 5,8 per cento nellecostruzioni e dell’1,2 per cento nei servizi.

Il rapporto deficit-Pil 2013, l’indebita-mento netto della pubblica amministra-zione in rapporto al prodotto internolordo, calcolato con il nuovo metodo sta-tistico è migliorato invece di 0,2 punti,fermandosi al 2,8 per cento, invece che al3,0 per cento risultato ad aprile dalleprecedenti stime con i criteri Sec 95. Invalore assoluto l’indebitamento netto siriduce di circa 2 miliardi di euro. L’avanzoprimario (indebitamento netto meno laspesa per interessi) espresso in rapporto alPil risulta ora del 2,0 per cento, con unarevisione al ribasso di 0,2 punti percen-tuali rispetto alla stima con il vecchio Sec.

Sul fronte della domanda interna, l’ap-plicazione dei nuovi criteri di stima hadeterminato per il 2013 una caduta involume dei consumi finali del 2,3 percento e del 5,4 per cento degli investimentifissi lordi, mentre le esportazioni di benie servizi hanno segnato un aumento dello0,6 per cento. Le importazioni sono dimi-nuite del 2,7 per cento.

I tagli alla spesa pubblica.

Vorrei segnalare alcuni aspetti dei taglialla spesa contenuti nel bilancio di previ-sione che, a mio avviso, danno il segno

Atti Parlamentari — 6 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 7: Progetto di legge della 17legislatura

recessivo ed iniquo di questa manovra dibilancio, unitamente al disegno di legge distabilità 2015.

Le spese sociali sono state decimate. Lamissione 24 per i programmi afferenti alministero del lavoro e delle politiche so-ciali (trasferimenti assistenziali agli entiprevidenziali e finanziamento delle politi-che sociali) è stata de-finanziata per 178milioni (-7 per cento), mentre i programmisociali di competenza del MEF sono statiridotti di 580 milioni (-9,5 per cento).

Per la missione « 20 – Tutela dellasalute », i finanziamenti vengono decurtatidi 156 milioni con un taglio del 15,6 percento rispetto al 2014. Il concorso delloStato al finanziamento della spesa sanita-ria diminuisce di più di 2 miliardi (-2.163milioni) nel 2015.

Le politiche per il lavoro (missione 26)passano da 9.529 milioni del 2014 ai 8.280milioni del 2015 (meno 1.249 milioni).

La missione 8 « Soccorso civile » passada 4.435 milioni a 3.689 milioni (meno 746milioni).

La missione 13 « Diritto alla mobilità »passa da 13.399 milioni a 10.906 milioni(meno 2.492 milioni!!!).

Per i « Diritti sociali e famiglia », mis-sione 24, il taglio è di 758 milioni.

Senza riguardo per il nostro patrimo-nio culturale e artistico, gli stanziamentodella missione « 21 – Tutela e valorizza-zione dei beni e delle attività culturali »sono ridotti di 99 milioni di euro.

Per la missione del Ministero dell’in-terno « 27 – Immigrazione, accoglienza egaranzia dei diritti », le risorse sono pra-ticamente dimezzate (- 44 per cento) pas-sando dai 744 milioni del 2014 ai 417milioni previsti per il 2015. Qualcosa sirecupera dai nuovi stanziamenti dellalegge di stabilità, ma nell’insieme permaneun taglio di più di 200 milioni.

Altri tagli riguardano le misure per lacrescita.

Per la missione « 22 – Istruzione sco-lastica » si riducono le risorse di 231milioni; per la missione « 23 – Istruzioneuniversitaria e formazione post-universi-taria » la riduzione è di 232 milioni, men-tre per la missione « 17 – Ricerca einnovazione » il taglio è di 121 milioni.

Osserviamo come al MISE la missione11 – Competitività e sviluppo imprese, cheavrebbe bisogno viceversa di essere incre-mentata, è ridotta di 214, 8 milioni.

MISSIONI L. Bilancio2014

Prev. Assest.2014 Variaz. BLV 2015

missione 11 – Competitività e sviluppo imprese 3.830,5 mln 4.058,6 mln -214,8 mln 3.843,8 mln

La missione « 9 – Agricoltura, politicheagroalimentari e pesca » viene ridotta dicirca 187 milioni (passando da 883,4 mi-lioni a 697,8 milioni).

Le modifiche apportate dalla CommissioneBilancio: i soldi per gli F-35 non sitoccano.

Nel corso dell’esame delle proposteemendative al di disegno di legge delbilancio, sono state approvati complessi-vamente 11 emendamenti in CommissioneBilancio, di cui 5 provenienti dal Go-verno.

Per quanto riguarda le proposte emen-dative di SEL, ne avevamo presentate due,entrambe concernenti la Difesa.

Il primo emendamento, approvato nellaversione riformulata proposta dal Go-verno, è diretto a recuperare risorse per ilfinanziamento dei lavori esternalizzati daparte del Ministero della difesa. Appaltiche hanno subito consistenti tagli neglianni passati causando gravi sofferenze ailavoratori. L’emendamento (Tab. 2.1) de-stina al bilancio della Difesa 500 mila europer l’anno 2015, prelevandoli dallo stato diprevisione del Ministero dell’economia edelle finanze.

Atti Parlamentari — 7 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 8: Progetto di legge della 17legislatura

L’altro emendamento (Tab. 11.6), re-spinto, riguardava i fondi del bilancio dellaDifesa destinati al programma F-35. Sievidenzia la posizione del Governo, cheattraverso il Viceministro Morando, harilevato che non è possibile procedere perl’anno 2015 ad una riduzione così consi-stente delle risorse connesse alla parteci-pazione italiana al programma. Tuttavia,sollecitato ad esprimere una proposta diriduzione che tenesse in considerazione gliatti di indirizzo votati dal parlamento cheprevedono quantomeno un dimezzamentodel programma in parola, ribadiva la nonpossibilità di non poter procedere a tagliper impegni contrattuali già assunti dalloStato italiano anche per gli anni successivial 2015.

Gli altri emendamenti approvati riguar-dano:

il 5.1 (Governo) finalizza le riasse-gnazioni al bilancio dello Stato di cui alcomma 4 dell’articolo 5, per interventi einvestimenti finalizzati al miglioramentodelle condizioni detentive e delle attivitàtrattamentali dei detenuti;

l’emendamento 7.2 (Governo) sop-prime il comma 6 dell’articolo 7 concer-nente il riparto delle somme finanziate daldecreto legge 103 del 12 settembre 2013n. 104, in materia di realizzazione di pro-getti didattici nei musei;

l’emendamento 8.1 (Governo) cor-regge un errore meramente formale diindicazione del programma, mentrel’emendamento 8.2 (Governo) estende atutti gli appartenenti le forze di polizial’erogazione nell’anno successivo dellesomme rimaste da pagare alla fine diciascun esercizio finanziaria a titolo dicompetenze accessorie come previsto dalcomma 3 dell’articolo 2 del decreto delMEF, 1o dicembre 2010;

l’emendamento (Tab. 2.5) destina 3,5milioni di euro al programma « Promo-zione e garanzia dei diritti delle pariopportunità » nella tabella 2 del stato diprevisione del Ministero delle economia edelle finanze, che aveva subito una ri-duzione delle disponibilità di quasi 10

milioni di euro per la promozione dellepolitiche relative a diritti e pari oppor-tunità;

l’emendamento (Tab. 3.1) sposta 550mila euro nello stato di previsione dellosviluppo economico dal programma Ser-vizi di Comunicazione, radiodiffusione epostali (che prevede un taglio di 83 milionidi euro per il 2015) al programma Vigi-lanza sugli enti, sul sistema cooperativo esulle gestioni commissariali, ossia, tra lealtre cose, delle attività di vigilanza sulleprocedure di amministrazione straordina-ria delle grandi imprese in stato di insol-venza;

l’emendamento del Governo (Tab.4.1) sposta risorse nello stato di previsionedel Ministero del lavoro per gli anni 2015(137 milioni) e 2016 (119 milioni) dalprogramma Incentivi all’occupazione (am-mortizzatori sociali, integrazione salariale,contratti di solidarietà, incentivi all’au-toimprenditorialità), in cui si prevedonogià tagli per oltre 1 miliardo e 200 milionidi euro per il 2015;

l’emendamento (Tab. 6.2) destina 50mila euro in più (!) alla cooperazione allosviluppo, irrisoria rispetto ai 115 milioniche vengono tagliati dalla previsione abilancio;

mentre l’emendamento (Tab. 8.1) au-menta le risorse destinate al programmaFlussi migratori, garanzia dei diritti einterventi per lo sviluppo della coesionesociale del Ministero dell’interno per 340mila euro, cui è previsto il taglio previstodi 326 milioni di euro, prevalentementecon minori fondi per i centri d’accoglienzae identificazione e per richiedenti asilo;

mentre, infine, l’emendamento (Tab.13.1) aumenta le risorse per la Tutela evalorizzazione dei beni librari e promo-zione e sostegno del libro, (istituti dicultura e biblioteche, promozione e soste-gno all’editoria per i quali si prevede untaglio di 19 milioni di euro per il 2015),diminuendo per 700 mila euro le risorsedestinate alla Tutela e valorizzazione deibeni archivistici del Ministero dei beni

Atti Parlamentari — 8 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 9: Progetto di legge della 17legislatura

culturali, Istituti archivistici per i quali,come da relazione allegata, non erano giàadeguate le risorse e per i quali si prevedeun taglio di 13 milioni di euro per il 2015.

II. UNA MANOVRA RECESSIVA E DIIMPOSTAZIONE NEO-LIBERISTA

Si scrive Renzi, si legge Tremonti.(1)

Pare che, appena dopo la fine dellaComune di Parigi, il deputato socialdemo-cratico tedesco August Bebel – interve-nendo al Reichstag e ricevendo un ina-spettato applauso dai prussiani revanscisti– scrivesse, assai scosso, a Karl Marx: « Hoparlato al Reichstag e i prussiani e iborghesi mi hanno applaudito. Ma cosa hodetto di sbagliato? ».

Nessun dubbio invece deve avere coltoMatteo Renzi, quando – all’indomani dellapubblicazione della legge di stabilità – haricevuto il plauso di Berlusconi con larivendicazione: « Il Premier copia le nostrericette ». Non sembra che Renzi ne siastato scosso; o magari ne ha scritto aDavide Serra, ma per farsi complimentare.

E infatti l’assunto di Renzi, « per laprima volta una legge di stabilità che tagliale tasse », sembra realizzare il sogno diTremonti di dieci anni fa e degli anni ’90all’insegna dello slogan « meno tasse pertutti ». Ma quella di Renzi è – insieme alDEF – una legge di stabilità tremontiana,anche perché contiene tutti gli altri pilastridel pensiero liberista: taglia la spesa pub-blica (40 miliardi di euro nei prossimi treanni) e si fa accompagnare da un DEF cheprevede la precarizzazione del mercato dellavoro, la riduzione degli investimenti pub-blici e una dose massiccia di privatizza-zioni (80 miliardi in cinque anni) con lasvendita del patrimonio pubblico.

Tra l’altro il taglio delle tasse di Renzinon è « per tutti » e sicuramente non lo èper chi sta più in difficoltà. L’Istat ha

(1) Ringraziamo gli economisti della rete « Sbilan-ciamoci! » per i loro contributi all’analisi della leggedi stabilità, contributi che abbiamo ampiamenteutilizzati per questa Relazione di minoranza.

ricordato che il bonus Irpef degli 80 euro(per almeno i 2/3) va ad individui cheappartengono a famiglie dai redditi medio-alti ed è noto che precari, incapienti epensionati al minimo non ricevono nulla.Mentre ricevono molto le imprese con i 6miliardi di sgravi per l’Irap. Inoltre – altroche tagli – molti pagheranno più tasse:sicuramente i cittadini che si vedrannoaumentare le tariffe dei servizi pubblicidalle regioni costrette ai rincari fiscali daitagli del governo. E chi è stato costretto oinvitato a farsi la pensione integrativavedrà raddoppiare l’imposizione fiscale.Idem per chi vorrebbe prendersi il Tfr inbusta paga.

Ma quello che è più grave è la completasudditanza del centro sinistra – in questalegge di stabilità – alle ricette del pensieroneoliberista: più sgravi fiscali e meno in-vestimenti pubblici; più tagli alla spesapubblica e meno politiche per il sostegnoalla domanda. Renzi realizza il sogno diTremonti e di Berlusconi. Gli sgravi alleimprese (come i contratti di lavoro pre-cario) non hanno mai creato più posti dilavoro, ma solo vantaggi e maggiori mar-gini di profitto subito incamerati da chipensa solo alla rendita e alla speculazione.E i modesti tagli fiscali (da un impattoredistributivo così inesistente) non alle-viano la povertà (e ancora l’Istat ci diceche il bonus Irpef ha beneficiato solo il 4per cento dei poveri italiani) e non hannoalcun effetto sulla domanda interna. È lastessa nota di variazione del DEF adammetterlo: il decreto sugli 80 euro, setutto va bene, avrà nel 2015 un impattodello 0,1 per cento sulla crescita. Nonmigliore impatto sul Pil sembrano avere glialtri provvedimenti cosiddetti « struttu-rali », dal Jobs Act alle riforme istituzio-nali. Praticamente, zero.

La legge di stabilità ha dunque un’im-postazione liberista e recessiva, non faripartire la domanda, è pesantemente sbi-lanciata sugli interessi (e non sul rilancio)delle imprese (e Confindustria anch’essaapplaude), riduce gli stanziamenti per gliammortizzatori sociali, non si occupa dilavoro se non per precarizzarlo ed umi-liarlo e rilancia il welfare compassione-

Atti Parlamentari — 9 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 10: Progetto di legge della 17legislatura

vole: siamo ancora (come ai tempi diBerlusconi) ai bonus bebé e alla socialcard. Per parafrasare Von Clausewitz ver-rebbe da dire che la legge di stabilità diRenzi è la continuazione della legge fi-nanziaria di Berlusconi con altri mezzi.Quelli di un populismo falsamente nuovi-sta e postmoderno, che propina – in salsa2.0 – le antichissime ricette della destra.

Renzi, il « bisbetico domato ».

Dopo le richieste di chiarimento daparte della Commissione europea, il Go-verno ha ulteriormente accentuato il ca-rattere recessivo della manovra di finanzapubblica accettando nei fatti una corre-zione del deficit di « poco superiore allo0,3 per cento », anche se da altri docu-menti risulterebbe essere pari a circa lo0,4 per cento (0,38 per cento = 1,6 miliardi(0,1 per cento) + 4,5 miliardi (0,28 percento)).

La diminuzione del deficit atteso per il2015, rispetto a quanto indicato nella Notadi aggiornamento del DEF 2014, è dichia-rato pari a circa 4,5 miliardi.

L’indebitamento netto diminuisce dal2,9 per cento del PIL al 2,6 per cento(forse sarebbe meglio dire al 2,5 percento), mentre il debito salirebbe per il2015 dal 131,6 per cento del PIL al 133,4per cento. L’indebitamento netto struttu-rale netto nel 2015 diverrebbe di pocosuperiore a 0,3 punti percentuali del PIL.

Dunque, con le misure aggiuntive pre-disposte dal Governo in conseguenza delleosservazioni formulate dalla Commissioneeuropea il 22 ottobre scorso nell’ambitodel procedimento di valutazione dei do-cumenti programmatici di bilancio per il2015, si sono realizzate tre notevoli ulte-riori peggioramenti della manovra:

1) il deficit scende, prendendo perbuone le stime del Governo, dal 2,9 percento al 2,6 per cento del PIL (meno 0,3per cento; meno 4,5 miliardi);

2) adesso, dopo le misure aggiuntiveconcordate con la Commissione europea,in pratica, sommando le clausole di sal-vaguardia Letta e Renzi, si tratterà diottenere (una clausola di salvaguardia

« monstre »), con aumenti dell’Iva e delleaccise e con tagli alle detrazioni d’imposta,risorse per 728 milioni nel 2015, 17.544milioni nel 2016, 26.951 milioni nel 2017e 29.995 milioni nel 2018. Le clausole seesercitate avrebbero un forte effetto re-cessivo di diversi punti di PIL nel triennio2016-2018 dovuto ad una contrazionecomplessiva di consumi ed investimentiper alcuni miliardi. In pratica, la manovra,non volendo affrontare una vera discus-sione sulla revisione dei parametri di bi-lancio stabiliti dalla UE, rinvia ai prossimianni le scelte più dolorose ed impegnative;

3) l’esclusione dai saldi delle Patto distabilità delle spese dalle Regioni per i cofi-nanziamenti dei fondi strutturali comuni-tari, originariamente prevista dal provvedi-mento in esame nell’importo complessivo di1.200 milioni di euro, viene ora mantenutanel solo limite di 700 milioni di euro.

Dopo i fuochi d’artificio del Premiercontro l’Europa dei burocrati al Consiglioeuropeo della scorsa settimana la verità èalla fine emersa: il Governo italiano hascelto di seguire i diktat dell’Europa modi-ficando sensibilmente la legge di stabilità.Dopo la lettera alla UE, il DEF è ulterior-mente cambiato e gli obiettivi sono altri.

Si tratta di una sconfitta del GovernoRenzi che aveva provato a trattare conl’Europa i dati del deficit. Trattativa re-spinta dalla UE, per cui ora il Governo hascelto la strada del rispetto delle politichedi austerità e di quei parametri in altreoccasioni definiti « stupidi ».

Un aggiustamento dello 0,3 per centodel disavanzo strutturale invece che pariallo 0,5 per cento del PIL. Siamo più omeno lì. Non è questo il cambiamento cheserve. Senza contare che non si capisceperché l’Italia abbia dovuto fare un ag-giustamento superiore a quello richiestoalla Francia.

D’altronde il Commissario agli Affarieconomici, Jyrki Katainen, avverte da Bru-xelles (il 29 ottobre scorso) che gli esamidella legge di stabilità non sono finiti: « ilparere finale lo darà la nuova Commis-sione entro novembre ». Non sono dunqueescluse altre correzioni dei conti.

Atti Parlamentari — 10 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 11: Progetto di legge della 17legislatura

Insomma, potremmo definire Renzi un« bisbetico domato ».

Lo stesso Vincenzo Visco del PD sot-tolinea come:

« Invece di concentrarsi sulle deroghe, suimargini di flessibilità, che pure sono impor-tanti per carità, il governo avrebbe dovutoporre sul tavolo europeo il problema politicodi un cambiamento di direzione generaledella politica economica comunitaria, sullabase dell’esempio degli Usa o della Gran Bre-tagna. Avrebbe dovuto porre apertamente iltema del cambiamento. E aprire un dibattitoalla luce del sole.

Così non è stato e i risultati negativi diquesta mancata sfida saranno da un latoil cammino difficile che continueranno adavere l’economia italiana e quella europea,dall’altro l’ostilità crescente di coloro chesubiscono le ripercussioni della crisi.

(...) la previsione di una crescita del Pilallo 0,6 per cento, di fronte a un andamentonegativo alla fine di quest’anno, sarà assaidifficile da raggiungere nel 2015 ».

Lo slittamento al 2017 del pareggio dibilancio non rappresentava, in realtà, unavera sfida alla Commissione europea comelo è la decisione francese di mantenere ildeficit sopra il 4 per cento per i prossimianni.

La Francia ha infatti dichiarato chenon rientrerà nei limiti del deficit del 3per cento fino al 2017, l’Italia è vicina asforarlo anche se continua ad affermareche lo rispetterà. La Banca centrale eu-ropea è da tempo ben sotto all’obiettivodell’inflazione al 2 per cento a cui èvincolata dal suo mandato. La Germania èin surplus commerciale eccessivo. Tutte leparti coinvolte sono in evidente difettorispetto alle regole che si sono collettiva-mente e consensualmente date.

La decisione francese, se assecondatada una analoga presa di posizione delGoverno italiano, poteva rappresentare ungrande opportunità per rimettere indiscussione la parte fiscale dei trattatieuropei. Il Governo italiano ha preferitoadattarsi alle indicazioni, forse sarebbemeglio chiamarle diktat, di alcuni funzio-

nari europei. L’unico risultato ottenuto, intempi di deflazione e recessione, è che ildeficit calerà in misura minima ma con-tinueranno a crescere lo stock del nostrodebito. È stata persa un’occasione storicaforse irrepetibile.

Si pone, inoltre, con drammaticità edurgenza in Europa il tema dell’elezionedemocratica degli organismi europei, adiniziare dalla stessa Commissione, daparte del Parlamento.

L’ulteriore riduzione delle risorse per ilcofinanziamento dei fondi strutturali eu-ropei di circa 500 milioni penalizza ancorauna volta il Mezzogiorno, mentre, comecertifica l’ultimo Rapporto dello SVIMEZ,in 5 anni le famiglie del Sud in stato dipovertà assoluta sono più che raddoppiate,le imprese chiudono e l’emigrazione con-tinua a ritmi spaventosi. Nel nostro Mez-zogiorno siamo al settimo anno di reces-sione, il PIL è in caduta libera, solo unagiovane donna su cinque lavora, sonocrollati gli investimenti e la discesa del-l’occupazione non conosce fine.

Per avviare a soluzione una crisi eco-nomico finanziaria dai disastrosi effettisociali che dura ormai da più di otto anni,un periodo talmente lungo che il sistemacapitalistico non ha mai affrontato prima,è necessario adottare misure shock sulpiano economico che mal si conciliano conun misero allentamento della stretta dibilancio e con il solo slittamento al 2017del pareggio di bilancio. Ben altre sareb-bero le soluzioni che però trovano ostacoliinsormontabili nelle troppo rigide regoleeuropee non più al passo con la situazioneprofondamente cambiata e che richiede-rebbero una forte e reale flessibilità tem-poranea concordata, almeno sul rispettodel rapporto deficit/Pil, per un reale ri-lancio economico e produttivo salvaguar-dando nel contempo l’occupazione e idiritti fondamentali del lavoro.

L’Europa ha risposto alla crescente in-stabilità dei mercati finanziari imboc-cando la strada dell’austerità. Non puòsfuggire il fallimento dell’approccio degliultimi anni che a partire dalla primavera2010 ha visto il varo di programmi diriequilibrio dei conti pubblici pesantissimi,

Atti Parlamentari — 11 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 12: Progetto di legge della 17legislatura

simultanei e concentrati in un lasso ditempo relativamente breve. Il riequilibriodei conti pubblici è avvenuto al prezzo dipesanti ricadute economiche e sociali (ca-tastrofiche, nel caso greco). La finanzaspeculativa e i settori più ricchi dellapopolazione ne sono usciti rafforzati aspese dei ceti popolari.

Il 2014 non è stato l’anno della ripresa,come le previsioni stimavano, ma il terzodi recessione per l’economia italiana. IlPIL italiano è sceso di più del 9 per centorispetto al livello del 2008. Il nostro Paesecorre un serio rischio di deflazione e diarrivare ad un quarto anno di recessione.Con questo prolungamento, l’esperienzadella crisi per il nostro Paese si confermapeggiore di quella degli anni trenta. Unconfronto storico sfavorevole che è condi-viso con molte altre economie europee.Oggi come allora, la recessione ha una solacausa: la caduta della domanda aggregata.Su questa avrebbero dovuto intervenire lemisure per la ripresa a livello europeo. Alcontrario, la politica economica adottataha sospinto i paesi in una pericolosatrappola di stagnazione e deflazione. Oc-corre che si cambi lo schema in modoradicale, con l’impostazione di politichemonetarie e fiscali espansive coordinatetra le economie europee.

Ma le politiche dei singoli Paesi dell’UE,vincolati dai parametri statistici e dalleprocedure del Fiscal Compact, appainocome ingessate.

Le misure fin qui adottate dal 2011 adoggi dai diversi Governi italiani hannopeggiorato notevolmente le finanze pub-bliche del nostro Paese, portando la nostraeconomia alla recessione, deprimendo iconsumi delle famiglie e aumentando no-tevolmente la disoccupazione, in partico-lare quella dei giovani. Politiche analoghesono state imposte in quasi tutti i Paesidella UE.

Le conseguenze di questa politica sonosotto gli occhi di tutti: oggi, quasi 27milioni di persone sono disoccupate nel-l’Unione Europea. La disoccupazione nel-l’eurozona è salita dal 7,8 per cento del2008 al 12,1 per cento del novembre 2013.In Grecia, dal 7,7 per cento al 24,4 per

cento e in Spagna dal 11,3 per cento al26,7 per cento nello stesso periodo. InEuropa, i disoccupati con meno di 25 annisono 4,5 milioni. Nella sola Italia, la di-soccupazione giovanile, secondo i recentidati Istat ha toccato il 44,2 per cento edi disoccupati sono 6 milioni.

In Italia, nonostante si siano già suc-ceduti tre differenti Governi, la linea se-guita è sempre la stessa: quella impostacidalla BCE. L’attuale Governo sta per altrocercando di accelerare l’attuazione delleindicazioni contenute nella lettera del-l’agosto 2011 della stessa BCE, per ilmomento solo parzialmente realizzate.Anche se i dati confermano il non fun-zionamento di quelle politiche impostedalla UE la nota di aggiornamento delDEF, esso persegue testardamente nell’ap-plicazione di quelle stesse indicazioni.

Abbiamo visto come molti paesi euro-pei, inclusa la Germania, e la stessa BCEinfrangono le regole ed i parametri stabi-liti nei Trattati. Un sistema in cui nessunoriesce a rispettare le regole va ripensato.Le misure da attuare subito per rilanciarela domanda, al livello dell’Unione, sonochiare e se non ci fossero vincoli politici egli interessi dei centri finanziari da salva-guardare, si andrebbe dritti per quellastrada. C’è un largo consenso tra gli stu-diosi sul fatto che quando un’economia èin pericolo di deflazione e appesantita daldebito bisogna attuare politiche di bilancioespansive (attraverso un taglio delle tasseo tramite un aumento della spesa) finan-ziate dalla Banca centrale.

Il Trattato di funzionamento della UE(TFUE) all’articolo 126 definisce eccessivoil disavanzo pubblico se il rapporto traindebitamento e PIL supera il 3 per cento(oltre che se il rapporto debito/PIL superail 60 per cento). Se tale limite vienesuperato la sanzione più significativa chel’UE potrebbe comminare al nostro Paeseè quella di imporci un deposito infrutti-fero presso la BCE costituito in due parti.Una fissa dello 0,2 per cento del PIL, e unavariabile, pari allo 0,1 per cento del PILper ogni punto (o frazione di punto) disfondamento del 3 per cento. Se il deficitè pari al 4 per cento l’Italia dovrà pagare

Atti Parlamentari — 12 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 13: Progetto di legge della 17legislatura

meno di 5 miliardi, rispetto ai 45 miliardiche il 4 per cento di deficit nel triennio2015-2017 ci renderebbe disponibili.

Il rispetto rigoroso delle regole e delsottostare ai parametri imposti dai trattatideve essere un comportamento seguito datutti i partners europei, non sono ammesseeccezioni se non unanimemente concor-date. Stando a questo principio elementarenon si comprende come la Germaniapossa derogare ampiamente dal rispettodel parametro del surplus commercialementre da « bravo scolaretto » il Governoitaliano sottolinea in ogni occasione ilrispetto del limite del 3 per cento nelrapporto debito/Pil da parte dell’Italia.

Si sarebbero dovuto predisporre unamanovra per triennio 2015-2017 – se-guendo l’esempio francese – che preve-desse un congruo indebitamento a soste-gno di una seria e condivisa programma-zione di politiche di sviluppo sostenibile eper il lavoro, attraverso il superamento diun punto percentuale del limite del 3 percento nel rapporto deficit/Pil.

Si sarebbe dovuto destinare le risorseche ne risulterebbero, pari a circa 45miliardi nel triennio considerato, insiemead altre risorse nazionali, ad un Pianonazionale per il lavoro che prevedessemisure per creare da subito centinaia dimigliaia di posti di lavoro. Lo Stato devediventare datore di lavoro di ultimaistanza attraverso la messa in opera di unProgramma Nazionale sperimentale trien-nale di interventi pubblici, un Green NewDeal italiano. L’asse di un Piano per illavoro, deve consistere innanzitutto nelfavorire la ricerca, l’innovazione e la for-mazione, nella messa in sicurezza delnostro territorio e degli edifici scolastici, lacura e la valorizzazione del paesaggio e deibeni culturali, il rilancio di un’agricolturamultifunzionale, la riqualificazione dellecittà, l’efficienza energetica degli immobili,la riforma e il rinnovamento della PA e delwelfare, l’innovazione e la sostenibilitàdelle reti (trasporti, energia, digitalizza-zione del Paese, eccetera).

La manovra avrebbe dovuto prevedere,nell’ambito della politica industriale na-zionale, modalità per un intervento pub-

blico al fine di salvaguardare gli assetstrategici, stimolare le innovazioni e laricerca, facilitare la riconversione ecolo-gica dell’apparato produttivo, garantire ilivelli occupazionali, traendo ispirazionedal meglio dell’esperienza storica dell’IRI.

Viceversa, la manovra predisposta dalGoverno riduce le imposte per le impresesenza avere alcuna garanzia che aumente-ranno i loro investimenti, che non delocaliz-zeranno i loro siti produttivi o che non licen-zieranno oppure che si produrranno realiincrementi occupazionali non sostitutivi.

Si interviene riducendo il costo dellavoro e precarizzando i rapporti di la-voro, togliendo diritti basilari ai lavoratori:si cerca dunque di competere sul profilobasso senza cercare di aumentare la pro-duttività di tutti i fattori del nostro sistemaproduttivo, e ci si rassegna a diventare unPaese di serie B.

Infatti, i dati dimostrano che la dere-golazione del mercato del lavoro non creasolo precarietà e perdita di diritti, maanche perdita di produttività e quindiperdita di capacità di crescita; questasvalutazione del lavoro che andrà aggra-vandosi quando si dispiegheranno gli ef-fetti nefasti della controriforma del JobsAct presuppone imprese di basso valore,che invece di innovare scaricano tutti icosti della competizione internazionale sulcosto del lavoro; così facendo ci si rasse-gna al declino industriale del nostro Paese.

Essa non estende i benefici fiscali apensionati, partite Iva e incapienti, pena-lizza ancora una volta i dipendenti pub-blici, non prevede investimenti pubblici senon per grandi opere per lo più inutili,lascia irrisolto il problema dei cd. « eso-dati », non prevede risorse adeguate permantenere gli ammortizzatori sociali esi-stenti per non dire della loro estensioneuniversale, penalizza i giovani professio-nisti sul piano fiscale.

La manovra avrà comunque effetti re-cessivi perché prosegue nella politica deitagli alla spesa pubblica anche per coprirela diminuzione delle imposte, tagli chenotoriamente hanno un moltiplicatore su-periore in termini di crescita del PIL dellariduzione delle tasse.

Atti Parlamentari — 13 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 14: Progetto di legge della 17legislatura

Il moltiplicatore della spesa (fonte FMI)viene ormai calcolato, per un Paese comel’Italia, in una fase recessiva come l’at-tuale, a quota 1,3 (altri si spingono a 1,5).Viceversa, il moltiplicatore delle tasseviene stimato a 0,3. Dunque per ognimiliardo di taglio alle spese si ha unacontrazione del PIL di 1,3 miliardi. Laparallela riduzione fiscale di un miliardodà invece solo una crescita di 0,3 miliardi.Ne consegue, all’incirca, che per ogni mi-liardo di tagli della spesa pubblica utiliz-zato per diminuire di un miliardo leimposte si ha una riduzione equivalente diun miliardo del PIL.

Inoltre, i ceti popolari pagheranno intermini di riduzione dei servizi essenzialie di incrementi della tassazione locale ipochi benefici dovuti al bonus da 80 euro.D’altronde lo ha affermato lo stesso Pa-doan: « le Regioni potranno aumentare letasse », agendo sull’addizionale Irpef e/osui ticket, così come prevedibilmente fa-ranno i Comuni aumentando Imu e Tasi ele tariffe dei servizi.

Una manovra senza coperture.

I mesi scorsi ci hanno abituati a quellache sembra una caratteristica di questoGoverno: un uso spregiudicato e spacconedella comunicazione, anche a costo diaccentuare la distanza fra rappresenta-zione e realtà, e l’individuazione di con-troparti (il nemico) su cui scaricare lecolpe di ritardi e insuccessi. La manovradi bilancio è in tal senso emblematica:viene rappresentata come espansiva e dirottura, ma è in realtà di portata limitatae formalmente restrittiva. Quanto alle re-sponsabilità, esse vengono scaricate sul-l’Europa, troppo rigida nell’applicazionedelle regole, e sulle regioni, che hannoventilato aumenti delle imposte locali percompensare i tagli.

Dopo il timido rinvio, nel DEF presen-tato lo scorso aprile, del pareggio di bilan-cio dal 2015 al 2016, l’aggiornamento delDEF è apparentemente più aggressivo: pre-vede il congelamento, di fatto, del Fiscalcompact, rinvia ulteriormente il pareggio al

2017 e fissa il deficit programmatico al 3per cento nel 2014 e al 2,9 per cento nel2015. Addirittura, viene indicato un deficittendenziale 2015 in forte calo (2,2 percento), col Governo, però, che intenderebbeportarlo al 2,9 per cento, utilizzando ladifferenza (11,5 miliardi) per rilanciarel’economia. Ma lo sforzo espansivo an-drebbe anche oltre. Nella presentazione deldisegno di legge di stabilità la manovraesplode a 36 miliardi: si aggiungono, fral’altro, 15 miliardi di riduzione di spesapubblica, 3,8 di lotta all’evasione fiscale, 3,6di aumento della tassazione sulle rendite.Una massa così ingente di risorse (il 2,2 percento del Pil) verrebbe impiegata per ren-dere permanenti gli 80 euro al mese inbusta paga per i dipendenti (senza peròl’estensione ad altre categorie), per elimi-nare il costo del lavoro dall’imponibile Irap,per altri sgravi fiscali, fra cui la decontribu-zione per i nuovi assunti, per ammortizza-tori sociali e un piano straordinario di as-sunzioni nella scuola.

Anche lo sforzo aggiuntivo richiestodalla UE, ulteriori 4,5 miliardi di ridu-zione del deficit, viene stigmatizzato mapresentato come non in grado di alterarela natura espansiva dell’impostazione dibilancio. Lo studio della manovra fa emer-gere, tuttavia, alcune rilevanti perplessità.

Innanzitutto, la manovra è di segnorestrittivo, non espansivo, e le sue dimen-sioni sono ben più ridotte di quanto di-chiarato. Il deficit passerà dal 3 per centonel 2014 al 2,6 per cento nel 2015, il checonfigura una manovra di bilancio, purmoderatamente, restrittiva; non a caso ilgoverno non ne ha ipotizzato un signifi-cativo effetto sul Pil. Vero che l’aggiorna-mento del DEF indica un deficit tenden-ziale 2015 in calo al 2,2 per cento, ma nonconsidera poste di bilancio che sono rifi-nanziate annualmente e non possono es-sere azzerate, quantificate dallo stesso di-segno di legge in almeno 6,9 miliardi. Sepoi andiamo a spulciare la manovra, ladimensione degli interventi netti si riducedrasticamente: vanno tolti i 6,9 miliardi dicui sopra, i 4,5 destinati a ulteriore ridu-zione del deficit, i 3 che servono a com-

Atti Parlamentari — 14 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 15: Progetto di legge della 17legislatura

pensare mancati risparmi, altri 3 già a suotempo stanziati per il bonus 80 euro e i 2,1già previsti per la riduzione dell’Irap. Cosìla manovra si riduce dal lato degli inter-venti a 6,5 miliardi di maggiore spesa perla conferma degli 80 euro, 4,5 miliardi dispesa aggiuntiva per l’eliminazione delcosto del lavoro dalla base imponibile Irape la decontribuzione sui nuovi assunti, 1,5miliardi di ammortizzatori sociali (com-preso la cassa in deroga) e poco altro.

Il quadro tendenziale a « legislazionevigente » dà conto della situazione e del-l’evoluzione della finanza pubblica in basealle norme già approvate e agli stanzia-menti definiti in modo permanente nelbilancio pubblico. Questo è generalmentebasso perché non è il quadro tendenzialea « politiche invariate » che dà invececonto del fatto che vi sono spese nonfinanziate permanentemente nel bilanciopubblico, bensì rifinanziate di anno inanno o triennio in triennio, così come visono interventi portati avanti negli ultimianni che governo e ministeri intendereb-bero riproporre. Ciò vuol dire che granparte dei fondi sociali non sono finanziatiin modo definitivo, bensì annualmente,dunque non entrerebbero nella legisla-zione vigente ma nelle politiche invariate;

così come i fondi per i rinnovi contrattualinel pubblico impiego. È quindi lecito ri-tenere che così valga anche per le detra-zioni per lavori di ristrutturazione, cosìcome per gran parte dei fondi per gliammortizzatori sociali.

La manovra di bilancio 2015 è statapresentata prendendo come quadro ten-denziale il bilancio a legislazione vigente.

Facendo leva sullo scarto di 0,7 puntifra il deficit programmatico, collocato ri-spetto al Pil a quota 2,9 per cento e quellotendenziale a legislazione vigente, fissatoal 2,2 per cento, si esaltava il carattereespansivo della manovra.

In realtà, dopo l’intervento della Com-missione europea il deficit è stato ulte-riormente ridotto al 2,6 per cento.

Ma la questione principale è un’altra edè quella messa in luce dal Prof. AngeloMarano (vedi la tabella): a « politiche in-variate » il deficit tendenziale, pur senzaconteggiare il bonus di 80 euro, sarebbestato di 3,1 per cento del PIL.

E dunque la manovra del Governo èrestrittiva perché riduce il deficit tenden-ziale vero dal 3,1 per cento al 2,6 percento (meno 0,5 per cento del PIL, meno8 miliardi di euro in assoluto).

Atti Parlamentari — 15 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 16: Progetto di legge della 17legislatura

La manovra, poi, preoccupa dal puntodi vista delle coperture previste, fonda-mentalmente di due tipi: almeno 12 mi-liardi di ulteriori tagli alle spese, aggiuntivirispetto a quelli già previsti dalla norma-tiva, e almeno 4,5 miliardi di recuperoaggiuntivo di imposte evase. Si tratta disomme ingenti e tutt’altro che sicure, so-prattutto se si pensa che nello stessodisegno di legge di stabilità si sono dovutiaccantonare 3 miliardi per il mancatoconseguimento di previsti risparmi. Ven-gono poi scontate in bilancio privatizza-zioni per 11,5 miliardi (0,7 per cento delPil), altro obiettivo, anche prescindendo daconsiderazioni di opportunità, di difficilerealizzazione, stante che nel 2014 nonarriveranno allo 0,3 per cento del Pil.Inoltre, laddove nel 2014 il bilancio avevapotuto godere del bonus derivante dallariduzione degli interessi sul debito pub-blico, gli interessi previsti nel 2015 sonogià bassi, mentre lo 0,6 per cento previstodi crescita del Pil è, secondo alcuni, an-cora troppo ottimistico. Così, se già il 2014fotografa una situazione nella quale si èfatto fatica a tenere sotto controllo i conti(con il deficit arrivato al 3 per cento), il2015 potrebbe rivelarsi ancora più proble-matico: troppo aleatorie le coperture,troppo ristretti i margini sul deficit e sullesingole componenti di spesa. Se poi nel2016 dovessero scattare le clausole disalvaguardia (13-17 miliardi di aumentiIva) gli effetti sul paese sarebbero letali.

L’intenzione di perseguire una politicadi bilancio meno restrittiva, pur a livello dipetizione di principio, sarebbe di per séelemento positivo. Molti economisti a si-nistra hanno evidenziato da tempo l’in-consistenza teorica e la pericolosità del-l’approccio strutturalmente restrittivo allapolitica fiscale dominante nella UE. Benfarebbe l’Italia a contestare le regole eu-ropee ed operare per una loro radicaleriforma. Tuttavia, il governo non si spingefino a questo punto, preferendo rispettareil vincolo del 3 per cento sul deficit e soloargomentare sulle circostanze eccezionaliche, come da trattati, giustificherebbero ilmancato rispetto della regola sul debito edel pareggio di bilancio. Anche il tipo di

interventi di politica economica ventilaticolpisce più per la continuità con il pas-sato che per il carattere innovativo: sicontinua a puntare principalmente su cu-neo fiscale e costo del lavoro. Da questopunto di vista mancano nel disegno dilegge di stabilità idee innovative, una po-litica industriale, la definizione di unastrategia organica di rilancio. Stante ilfallimento delle politiche passate, il rischioè che, per l’ennesima volta, l’Italia brucirisorse per ritrovarsi, alla fine, con undebito ancora più alto e un pugno dimosche in mano.

I conti non tornano.

L’Italia è divisa. A spaccarla non indue, ma in mille pezzi, non è il sindacato,come vorrebbe farci credere il Presidentedel Consiglio. Non sono neanche solo glieffetti della crisi iniziata sette anni fa, madecenni di politiche sbagliate che il dise-gno di legge di stabilità 2015 presentatadal Governo si guarda bene dal modifi-care. A nulla vale che i principali indica-tori economici segnalino in modo evidenteil fallimento delle risposte neoliberiste of-ferte alla crisi: il Pil stimato allo -0,2 percento nel 2014, il debito al 136,4 per cento,la disoccupazione al 12,6 per cento asettembre 2015, quella giovanile al 42,9per cento.

Innanzitutto, manca una visione stra-tegica pubblica del modello economico eindustriale italiano. Come allora, la parolad’ordine del governo è quella di interve-nire il meno possibile in campo econo-mico, proseguendo nel programma di pri-vatizzazioni, favorendo l’abbassamento delcosto e dei diritti sul lavoro e continuandoa fare regali fiscali alle imprese.

Uno dei dogmi indiscutibili è (ancora)« Tagliare le tasse »: uno slogan indubbia-mente popolare. Ma ci si dimentica dispiegare che esso comporta anche il tagliodi servizi fondamentali per i cittadini eche i 4,2 miliardi di trasferimenti in menoagli enti locali provocheranno l’aumentodelle tasse locali.

Atti Parlamentari — 16 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 17: Progetto di legge della 17legislatura

Terzo. Il cambio di verso delle politichedi austerità è vero e falso nello stessotempo. È vero perché il governo ha sceltodi portare le previsioni di deficit per il2014 al 3 per cento e per il 2015 al 2,6.È falso perché non implica una realeinversione di rotta, prevedendo come pro-pone SEL con una campagna appena av-viata insieme ad altri, tra i quali la rete« Sbilanciamoci! », l’abolizione dell’obbligodi pareggio di bilancio previsto in Costi-tuzione. Semplicemente, il governo rinviail raggiungimento del pareggio di bilancioal 2017 non potendo fare altrimenti.

Quarto. Nella Legge di stabilità non c’ètraccia di interventi seri per ridurre laforbice delle diseguaglianze. Gli 80 euro inbusta paga escludono pensionati e disoc-cupati, mentre gli stanziamenti per i fondisociali sono del tutto inadeguati. Si pro-segue con la politica della beneficenza(bonus bebé, carta acquisti ordinaria esperimentale), rinunciando anche que-st’anno all’introduzione di uno strumentouniversalistico di sostegno al reddito. Lacopertura delle 150 mila assunzioni an-nunciate nelle Linee guida de « La buonascuola » è tutt’altro che sicura, mancanorisorse per il funzionamento ordinariodelle scuole, ma 471,9 milioni di euro sonoprevisti per finanziare le scuole private.

Quinto. Per le imprese che investono inricerca e sviluppo il governo mette adisposizione la cifra di 300 milioni. Per gliinterventi contro il dissesto idrogeologico,nonostante gli annunci seguiti al disastrodi Genova, sono previsti 190 milioni dieuro aggiuntivi sul 2015 (il 9,7 per centodi quei due miliardi l’anno che servireb-bero se davvero si volesse affrontare ilproblema). Si prosegue invece con gli in-vestimenti nelle grandi opere (più di 3,2miliardi), che hanno costi e tempi incertie insostenibili dal punto di vista economi-co-finanziario, sociale e ambientale.

Sesto. Si dimentica che la crisi eco-nomico-finanziaria non è stata provocatadalla mala gestione della finanza pub-blica, ma dalle cattive speculazioni dellafinanza privata: nessuna traccia di quel-l’estensione della tassa sulle transazioni

finanziarie ad azioni, obbligazioni e de-rivati che contribuirebbe a ridurre lespeculazioni finanziarie.

La confusione fiscale della manovra diRenzi.

Nella manovra di bilancio il fisco la fada padrona. Sono fiscali i due interventi dispesa che più la caratterizzano, confermadel bonus 80 euro ed eliminazione delcosto del lavoro dalla base imponibile Irap(14,5 miliardi di spesa, 5 dei quali finan-ziati da precedenti interventi). Sul latodelle coperture, le condizioni della finanzapubblica costringono a rivolgersi ovunquevi sia speranza di raggranellare qualcosa,cosicché, a fianco dei tagli di spesa, vieneprevista una serie di aumenti di imposteper più di 3 miliardi: aumento delle ali-quote su rendimenti di fondi pensione erivalutazione del Tfr, maggiori imposte sugiochi, dividendi pagati alle società noncommerciali, polizze vita e tassa di circo-lazione su veicoli storici, oltre a rivaluta-zione di terreni e partecipazioni e au-mento dell’acconto sui lavori di ristruttu-razione. Sono poi previste coperture per3,8-4,5 miliardi dal contrasto all’evasionefiscale, per le quali si conta soprattuttosulle nuove modalità di pagamento dell’Ivae sull’incrocio delle banche dati. È fiscalel’enorme clausola di salvaguardia previstaper il 2016, quando scatteranno aumentiIva per 13-17 miliardi, salvo non si trovinoin corso d’anno coperture alternative.Sono, infine, fiscali le due maggiori sor-prese, la manovrina da 2,1 miliardi sul2014 consistente nella revoca retroattivadella riduzione delle aliquote Irap appro-vata solo qualche mese fa e i 2,3 miliardiprevisti dalla tassazione Irpef del Tfr inbusta paga.

C’è poi da segnalare che secondo L’Uf-ficio parlamentare del bilancio la pres-sione fiscale rischia di salire dal 43,2 al43,6 per cento nel 2016, ai massimi dal1995, se scatterà la clausola di salvaguar-dia con l’aumento dell’Iva.

In tutto ciò si rivela di nuovo unadiscrasia fra comunicazione e sostanzadella manovra. A livello comunicativo si

Atti Parlamentari — 17 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 18: Progetto di legge della 17legislatura

punta tutto sulla riduzione fiscale, conenfasi tale da arrivare quasi a delegitti-mare lo stesso operatore pubblico, datoche viene spezzato il legame fra imposte eservizi pubblici, col risultato di far perce-pire la contribuzione come un inutilebalzello pagato ad uno stato vorace esprecone, arrivando addirittura ad addi-tare ad esempio al paese la maggioreindustria nazionale, malgrado essa abbiaspostato all’estero la sede fiscale. A livellodi interventi, invece, si opera in manieradisordinata e a trecentosessanta gradi pertrovare maggiori entrate. In realtà, singo-larmente presi, alcuni specifici interventicostituirebbero la parte forse più apprez-zabile della manovra, nella misura in cuiaggrediscono alcuni regimi fiscali di esen-zione e di favore. Il problema però è che,al di là della necessità di alimentare leentrate, si fa fatica a cogliere un disegnocomplessivo nei provvedimenti fiscali con-tenuti nel disegno di legge di stabilità. Lacosa è tanto più significativa in quanto ilgoverno ha sul tavolo una legge delega giàapprovata sulla materia, che permette-rebbe di dare organicità agli interventi.

Rimane poi il fatto che tutti gli inter-venti fiscali si muovono su un piano che sifa fatica a ricondurre ai dettati costitu-zionali di capacità contributiva e progres-sività. Continuano infatti a dominareforme di imposizione separata e propor-zionale, anziché comprensiva di tutte lefonti di reddito e progressiva. Lo stessovale per il patrimonio, cosicché ricchi epoveri continuano a pagare le stesse ali-quote su conti correnti, le stesse aliquoteImu, senza alcun tentativo di realizzare laprogressività e realizzare una valutazionecomplessiva della capacità contributiva, nésul reddito né sul patrimonio. Sembra poiassente, qualunque azione decisa volta alcontrasto dell’elusione e della competi-zione fiscale al ribasso fra paesi, così comeun qualche ripensamento dell’anomaliacostituita dalla sostanziale assenza, in Ita-lia, salvo per i patrimoni di grande di-mensione – che riescono comunque gene-ralmente a eludere l’imposizione – dellatassa di successione.

Quei tagli lineari della spending review.

Con la spending review i famigerati taglilineari alla Tremonti, messi in soffitta dalGoverno Monti, tornano camuffati, scen-dendo solo nel dettaglio rispetto allo stiletremontiano per ritagliare linearmente isingoli capitoli di spesa.

Lo stesso impianto della spending re-view non convince sul piano metodologiconé si capisce come vengono stimati irisparmi effettivi, né si comprende qualisiano gli strumenti poiché il suo vero fineè individuare i bersagli da mettere sotto iltiro della politica dei tagli alla spesastabilita da Bruxelles ed eseguita dal Go-verno Renzi con la legge di stabilità.

L’approccio generale non cerca la spesainefficiente ma quella indesiderabile da unpunto di vista politico, colpendo indiscri-minatamente tutti gli ambiti del pubblicofino ad ipotizzare 34 miliardi di risparminel 2018 al lordo degli effetti sulle entrate.Proprio il termine lordo è quello chemanca nel lavoro di revisione della spesapubblica perché non specifica spesso cosaaccade a seguito di una riduzione dibudget per un ente locale, per un mini-stero o per qualsiasi altro soggetto pub-blico.

La spending review diventa lo stru-mento per colpire proprio i servizi pub-blici tradizionalmente utilizzati da lavora-tori e pensionati, come il trasporto pub-blico locale e la sanità pubblica, si chie-dono sforzi alle pensioni, mentre la leggedi stabilità insiste nei premi fiscali aimprese come l’Irap. Manca totalmenteuna quantificazione degli oneri delle po-litiche dei grandi eventi, da ultima l’Expodi Milano, alle quali acriticamente ognigoverno dona ingenti risorse dei contri-buenti.

Invece le pensioni, citate spesso nellavoro di Cottarelli, debbono contribuire aitagli di spesa con misure di facciata senzamai pensare a norme di carattere generalecome il divieto di cumulo con altri redditida attività lavorativa o d’impresa, almenoper le pensioni più corpose con un mag-gior beneficio per i giovani che potrebberodisporre di maggiore lavoro. Si pensi al

Atti Parlamentari — 18 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 19: Progetto di legge della 17legislatura

privilegio per alcuni pensionati che rie-scono a cumulare anche la fiscalità dicontribuente minimo Iva, 5 per cento diimposta e rendita fondiaria tassata al 20per cento.

Quasi a sorpresa il settore Difesa, pas-sato pressoché indenne tra i tagli delleultime finanziarie, questa volta si trova inprima fila per sostenere una riduzione dicirca 2 miliardi di budget nel 2016, ma poisia la legge di stabilità sia la rigorosaspending review dimenticano lo spreco didenaro per gli F-35, rilanciano investi-menti per la difesa, senza imporre uncontrollo trasparente e severo, come av-viene in altri paesi, al pari del trattamentoriservato ad altri settori.

Ad esempio, il trasporto pubblico localemostra il vero volto della spending review:meno contributi per i servizi pubblicicompensati da un aumento delle tariffe. Ilcambiamento consiste nell’erogare servizipubblici a un prezzo calmierato bensì aprezzi pieni: pendolari e studenti do-vranno pagare treni e gli autobus conbiglietti più cari perché la fiscalità gene-rale non deve contribuire più al diritto allamobilità. Chi dispone di maggior redditoviene premiato, o lo dovrebbe essere, conminori imposte, mentre chi è meno ab-biente, forse in cambio di un piccolosconto sull’Irpef, disporrà di un minoreaccesso ai servizi pubblici. I servizi pub-blici locali sono forse le vere « vittime »,non tanto per i sacrifici delle amministra-zioni locali, spesso accusate di cattivaamministrazione ma per quelli richiestivelatamente ai cittadini che si trovano asostenere il carico dei tagli.

Alla crisi delle acciaierie di Terni, chepesano per il 20 per cento del Pil del-l’Umbria, la risposta del governo diventauna cura a base di tagli (4,2 miliardi annuiper le regioni a statuto ordinario e 548milioni per quelle a statuto speciale) emanganelli e non un certo un contributoal rilancio dell’economia locale, con lasperanza che i tanti disperati dalla chiu-sura degli stabilimenti diventino capitanid’industria.

Il commissariamento delle regioni,preannunciato nella spending review e in-

serito nella legge di stabilità, dovrebbe farriflettere invece sulla retorica federalistain cui la politica ha navigato da oltrevent’anni, rivedendo le competenze locali eil ruolo dello stato nazionale. Invece diipotizzare costi standard, spesso fantasiosi,potrebbe costare assai meno e potrebbeessere molto più proficuo dal punto divista dell’equità ripensare alcuni servizipubblici locali in chiave nazionale, la-sciando meno deleghe alle autonomie lo-cali ma con maggiore autonomia effettiva.

Infine, mancano tante analisi ancoranella spending review: politiche dei grandieventi, costi effettivi delle grandi opere euna valutazione dei vantaggi presunti delleesternalizzazioni che stanno svuotando ilsettore pubblico della capacità di agire, avantaggio di un approccio ideologico chevede nel privato la medicina, adeguata solonei manuali di economia, ma non ancoraprovata in termini contabili.

Politica industriale, la grande assente.

Al di là della valutazione di quantoespansiva risulterà, la legge di stabilità2015 in approvazione al Parlamento ha unbuco evidente. In essa non vi è alcunsegnale di un utilizzo degli investimentipubblici che segnali l’esistenza di unavisione strategia del Governo Renzi sulladirezione da dare al nostro assetto pro-duttivo in grave crisi.

È un segnale che indica come, neanchecome il solito annuncio – siamo ormailontani dalle prime versioni del Jobs Actcon l’indicazione dei settori strategici daattivare con specifici piani industriali, – ilGoverno Renzi si senta di precisare lelinee di una politica industriale e dell’in-novazione capace nel concreto, anche se inuna prospettiva non breve, di contrastarele drammatiche condizioni e tendenzestrutturali della produzione e dell’occupa-zione. Il governo è solo in grado di chie-dere la fiducia su una legge finanziaria chemira di districarsi, in un’operazione che si

Atti Parlamentari — 19 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 20: Progetto di legge della 17legislatura

rivelerà di piccolo cabotaggio, tra la sog-gezione ai vincoli europei e la necessità dicatturare il consenso dell’elettorato e inparticolare degli imprenditori.

Secondo l’Ufficio parlamentare del bi-lancio, il costo del lavoro per le imprese siè in pratica dimezzato: « una caduta di23,9 punti dal 44,5 al 20,6 per cento »,grazie all’effetto combinato del bonus di80 euro e della decontribuzione per ineoassunti a retribuzione bassa.

Se la memoria non farà difetto come alsolito, si vedrà fra non molto come l’al-leggerimento del costo del lavoro per leimprese non creerà quei maggior posti dilavoro che, con il medesimo sforzo finan-ziario, avrebbero potuto essere diretta-mente attivati con il finanziamento di unpiano del lavoro finalizzato al rafforza-mento del capitale pubblico e sociale,magari favorendo la rinegoziazione deimutui contratti con la Cassa depositi eprestiti per gli enti locali disposti adavviare rapidi interventi sul territorio e lacui urgenza ci è continuamente ricordatadai disastri idrogeologici e dalla fatiscenteedilizia scolastica. Non solo, ma impegnilocali in questa direzione non sarannocertamente favoriti dal taglio dei fondirichiesti per il concorso degli enti territo-riali alla finanza pubblica.

Per quanto superfluo, va osservato cheun segnale di un diverso approccio dipolitica industriale volta a sostenere losviluppo delle energie rinnovabili (oltre lariconferma dell’ecobonus), della valorizza-zione dei beni culturali e del patrimonioartistico, dell’innovazione non può essereattribuito alla riproposizione di un creditodi imposta per gli investimenti in ricercae sviluppo concesso « a tutte le impreseindipendentemente dalla forma giuridica,dal settore economico in cui operano,nonché dal regime contabile adottato »(articolo 7); una forma tanto generica danon modificare i deludenti risultati delpassato e talmente burocratica da nonesporsi a prevedere nemmeno un sostegnoper l’assunzione di giovani ricercatori daparte delle imprese.

Il fatto che non vi sia un accennoconcreto a un possibile impianto di poli-

tica industriale forse è meno sorprendentedi quanto possa sembrare. La mancataconsiderazione di un intervento in questadirezione basato su un orientamento pre-ciso degli investimenti pubblici sembraesprimere una sfiducia nella capacità del-l’apparato statale a gestire questo obiet-tivo; se fosse così programmi di politicaindustriale sarebbero di fatto rinviati al-l’attuazione della riforma della burocrazia,cosa annunciata ma dai tempi presumi-bilmente molto lunghi.

Ma non ci sembra questa la risposta. Ilsospetto è che il vero indirizzo di politicaindustriale sia rintracciabile in due assidella politica economica del GovernoRenzi; da un lato, la scelta di procederenel processo di privatizzazioni e, dall’altrolato, nell’obiettivo di liberalizzare piena-mente il mercato del lavoro. La decisionedi cedere sul mercato quote significative diEni ed Enel, tanto da portare la parteci-pazione pubblica al di sotto del capitale dicontrollo, non può essere giustificata dallarisibile esigenze di ridurre il debito pub-blico (i 4,5 miliardi di introiti previsti sonouna frazione di un centesimo del debito),ma è indicativa – come del resto vieneampiamente ripetuto dal nostro Premier –della sua convinzione che il nostro futuroproduttivo dipende dall’arrivo di capitalestraniero, o che comunque si è reso stra-niero. È allora trasparente – ed ancheesplicitato – che un incentivo decisivo atale processo di deterritorializzazione delnostro apparato produttivo è costituitodagli effetti attesi di un Jobs Act che,completando il processo da lungo avviato,rende il lavoro, passato e quello futuro, deltutto subordinato alle esigenze delle im-prese.

Una strategia che non ha bisogno diuno Stato investitore e, anzi, lo riduce asemplice gestore delle relazioni politiche esociali in modo da renderle appetibili agliinvestimenti esteri. Come strategia miope eregressiva non è nuova; si colloca nellacontinuità di una classe politica, burocra-tica e imprenditoriale che non vuole e nonè in grado di assumersi la responsabilitàdello sviluppo della società.

Atti Parlamentari — 20 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 21: Progetto di legge della 17legislatura

L’unica speranza – per il Governo – sonoarabi e cinesi.

Le sofferenze bancarie in Italia viag-giano intorno al 9 per cento. Questosignifica che su 100 euro prestati dallebanche a famiglie e imprese, ben 9 nonvengono rimborsati da chi ha chiesto unprestito. Se sommiamo anche le partiteincagliate, ovvero i prestiti non ancora insofferenza ma su cui ci sono comunquegravi problemi di rientro, la situazionepeggiora, e non di poco.

Di fronte all’aumento delle sofferenze ealle difficoltà dell’economia, la reazionedelle banche è quella di prestare sempredi meno. Se in tutta Europa assistiamo auna contrazione del credito, credit crunchnell’espressione inglese, il fenomeno è par-ticolarmente pesante in Italia. La man-canza di credito peggiora la situazionedelle imprese, che investono meno, cosìcome i problemi per cittadini e famiglieportano a una riduzione dei consumi.Fattori che acuiscono difficoltà e reces-sione, il che spinge le banche a chiudereulteriormente i rubinetti del credito. Re-cessione, credit crunch, problemi delle im-prese, sofferenze bancarie formano unaspirale che si autoalimenta.

A fronte del calo dei prestiti erogati,salgono però i depositi bancari, con unaumento del 2,4 per cento su base annua.Come dire che, stante il perdurare di crisi,recessione e sfiducia, gli italiani rispar-miano sempre di più e non consumano néinvestono. Nello stesso momento, la fugadi capitali dall’Italia ha ripreso ad acce-lerare, e viaggia ormai oltre i 30 miliardidi euro al mese. Tra agosto e settembre2014 sarebbero stati 67 i miliardi di euroche hanno lasciato l’Italia. Una situazionedi per sé preoccupante e ancora peggiorese leghiamo questi dati alla Legge distabilità. Le misure principali, al di làdella conferma degli 80 euro in busta pagache non sembra però avere avuto alcuneffetto sui consumi o sulla crescita, è nellariduzione dell’Irap, finanziata essenzial-mente tramite tagli alla spesa pubblica,anche se sarà necessario capire quali mo-difiche subiranno i diversi provvedimenti

prima dell’approvazione definitiva. Al mo-mento si può affermare che una manovrafondata su tagli delle tasse mediante taglialla spesa rischia di avere effetti recessivi.A dirlo è in particolare il Fmi, che haanalizzato i moltiplicatori, ovvero per sem-plificare l’effetto sul Pil dei diversi inter-venti. Secondo tale studio, un taglio delletasse avrebbe un moltiplicatore intorno a0,17, mentre un taglio alla spesa pubblicaavrebbe un moltiplicatore di 1,6. Comedire che un euro di taglio alle tasse neproduce 0,17 di Pil aggiuntivo, ma un eurodi tagli alla spesa pubblica fa crollare il Pildi 1,6 euro. Dati che lo stesso governo citanell’elaborazione dei documenti di conta-bilità, ma che incredibilmente portano poia scelte di segno diametralmente opposto.

Al di là dell’effetto recessivo, l’idea delgoverno è quella di affidare la presuntaripresa quasi integralmente al privato.L’unico compito dello Stato è farsi daparte riducendo l’imposizione fiscale.Quello che rimane di pubblico è direttoverso le grandi opere (Tav e Mose), o nello« sblocca-Italia » che prevede ulterioreconsumo di suolo. Si va invece a tagliaresui trasferimenti agli enti locali, ovveronell’erogazione dei servizi ai cittadini e insettori con maggiore potenziale occupa-zione.

Tralasciamo quanto si possa definire disinistra un tale approccio. Fatto sta cheRenzi e Padoan dichiarano esplicitamenteche « adesso gli imprenditori non hannopiù scuse ». Qui sta però il vero problemadella Legge di stabilità. Le banche pre-stano sempre di meno; i cittadini nonconsumano e non investono, chi può portai propri capitali all’estero, gli altri li de-positano in banca; le imprese si trovano inenormi difficoltà a causa della lunga re-cessione e del calo dei consumi; lo Statoriduce la spesa pubblica: non si capiscebene chi debba trainare questa tanto sban-dierata ripresa e con quali capitali.

Se i soldi non arrivano né dallo Stato,né dai cittadini, né dalle imprese, né dallebanche, rimane una sola voce in cui spe-rare: gli investimenti esteri. Il caso Alitalia– Etihad potrebbe in questo senso esserel’esempio da seguire. Ed è allora logico che

Atti Parlamentari — 21 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 22: Progetto di legge della 17legislatura

il governo assuma come priorità il favorireil più possibile l’ingresso dei capitali stra-nieri. Una priorità che si traduce in unavera e propria corsa verso il fondo inmateria ambientale (sblocca-Italia e silen-zio-assenso sulle autorizzazioni ambientaliproposto nell’ambito della riforma dellaPubblica Amministrazione); sociale (Arti-colo 18 e ulteriore flessibilità sul lavoro);economico (si preme l’acceleratore sulleprivatizzazioni); fiscale (tagli all’Irap e de-contribuzione per i neoassunti).

Ecco la visione proposta dalla legge distabilità: una corsa verso il fondo peraccaparrarsi a condizioni di favore pezzidel nostro Paese. Una gara tra Paesi arabi,cinesi, tedeschi e chiunque altro vogliapartecipare.

III. ANALISI DI ALCUNE DELLE MI-SURE PIÙ SIGNIFICATIVE DELLALEGGE DI STABILITÀ

Aggiungo alle considerazioni fin quisvolte qualche analisi critica su alcunedelle misure più significative del disegno dilegge di stabilità 2015.

Articolo 4 – Conferma del bonus di 80euro.

L’articolo 4, provvedendo alla stabiliz-zazione a regime, a partire dal 1o gennaio2015, del c.d. « Bonus 80 euro », nellaforma di un credito d’imposta, finalizzato,secondo gli intenti del governo, alla ridu-zione del c.d. « cuneo fiscale » per i lavo-ratori dipendenti e i titolari di alcuniredditi assimilati dal Testo Unico delleImposte sui Redditi (TUIR), quali quellirelativi a soci di cooperative, borse distudio, rapporti di co.co.co, remunera-zione dei sacerdoti, ecc.

Si ricorda che il credito spetta a coloroche hanno un reddito da lavoro « la cuiimposta lorda, determinata su detti red-diti, sia di ammontare superiore alle de-trazioni da lavoro spettanti » (per chi halavorato tutto l’anno 8.000 euro di reddito)e che hanno un reddito complessivo infe-

riore a 26 mila euro (tra 24 e 26 mila euroil credito decresce fino ad azzerarsi incorrispondenza del limite di reddito supe-riore). La disposizione lascia pertanto inal-terata la platea dei beneficiari prevista dalprecedente decreto-legge n. 66 del 2014,che conta 10 milioni di italiani che per-cepiscono, appunto, tra gli 8.000 e i 26.000euro di reddito annuo. La misura com-porta un aumento della spesa per presta-zioni sociali con un effetto di indebita-mento netto per il bilancio statale pari a9,5 miliardi di euro annui a decorrere dal2015.

Contestualmente, è dettata, al di fuoridel testo unico, la disciplina dell’attribu-zione del predetto credito agli aventi di-ritto da parte dei sostituti d’imposta, checompete con riferimento al numero digiorni lavorati nell’anno e che viene rico-nosciuto con continuità da gennaio a di-cembre per un importo totale massimo di960 euro annui (ad es. per quanto ri-guarda i giorni effettivamente lavorati ognimese occorrerà divedere l’importo 960euro per 365 giorni e moltiplicarlo per ilnumero di mesi nei quali si è effettiva-mente lavorato). I predetti sostituiti sonotenuti ad indicare l’importo del creditoriconosciuto nel CUD.

Con il « bonus » viene introdotto nelnostro sistema dell’IRPEF un concetto for-temente innovativo che abbatte l’impostadovuta e, nei casi in cui non vi è capienza,la trasforma in un credito che originarimborso o riporto all’anno successivo.

Fino ad oggi il credito d’imposta erastato concepito in ambito IRPEF come undiritto che si matura quando sono statepagate in precedenza imposte il cui am-montare supera il dovuto (pagamento diacconti in eccesso, imposte già pagateall’estero o già scontate per il riacquistodella prima casa, per il reintegro delleanticipazioni sui fondi pensione, ecc.).

Con la stabilizzazione del bonus vieneintrodotto anche nel nostro Paese il si-stema denominato « tax credit », già adot-tato negli USA, che si detrae prima dal-l’imposta, e se in questa non vi è capienza,perché è pari a zero, viene comunquerestituita al contribuente la quota parte

Atti Parlamentari — 22 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 23: Progetto di legge della 17legislatura

della detrazione non sfruttata (c.d. EarnedIncome Credit (EIC).

La prima critica alla misura riguardacertamente i soggetti beneficiari del bonus,dai quali risultano ancora esclusi i pen-sionati ed i cosiddetti incapienti (soggetticon reddito inferiore a 8.000), cioè lavo-ratori dipendenti con imposta a zero inquanto annullata dalle relative detrazionid’imposta.

La seconda perplessità riguarda invecela dubbia equità della norma, sia riguardoalla tipologia ed al valore dei redditipercepiti da uno stesso soggetto (cosiddettaequità orizzontale), che riguardo alla ti-pologia ed al valore dei redditi comples-sivamente percepiti da tutti i soggetti com-ponenti una medesima famiglia (cosiddettaequità verticale). Quanto alla prima(equità orizzontale) è evidente come, aparità di importo complessivo, possanoessere favoriti i soggetti nella cui compo-sizione reddituale concorrono oltre al la-voro dipendente anche altre tipologie direddito. Questo dipende dall’attuale mec-canismo che prevede la determinazionedel bonus da parte del sostituto d’impostasulla base delle sole informazioni in pro-prio possesso (generalmente il solo redditodi lavoro dipendente).

Un esempio può essere significativoper evidenziare tale disparità: un lavo-ratore dipendente senza altri redditi econ un reddito di 27 mila euro nonpercepirà alcun bonus, a differenza di unlavoratore dipendente che, oltre a unreddito pari a 24 mila euro, possiedealtri redditi (ad esempio di partecipa-zione) per un importo di 3 mila euro.Quest’ultimo in prima battuta percepiràdal sostituto d’imposta il bonus per in-tero che, successivamente, dovrà resti-tuire o attivandosi presso il datore dilavoro o nella successiva dichiarazione(mod. 730). È evidente come in tali casiil meccanismo, oltre alla complicazioneoperativa introdotta, possa determinaresituazioni di mancata restituzione delcredito, anche involontaria, in particolareda parte di quei soggetti che non hannonell’anno d’imposta rapporti di lavorodipendente stabili e ben definiti (es. sog-

getti che non hanno più un rapporto dilavoro o che hanno rapporti di lavorosaltuari, ecc.).

Quanto alla seconda situazione (equitàdi tipo verticale) è altrettanto evidentecome nel sistema attualmente adottatopossano essere favoriti i nuclei alla cuiformazione del reddito familiare concor-rono più soggetti percettori di reddito dilavoro dipendente (famiglie plurireddito),rispetto a quelli composti da un unicopercettore di reddito di lavoro dipendente(famiglie monoreddito). Questo perché nelnostro Paese, il sistema di tassazione è ditipo individuale e non dipende dal redditopercepito dai diversi componenti del nu-cleo familiare. Ciò significa che a parità dicomposizione e di reddito complessivofamiliare, con il bonus calcolato sul red-dito individuale si creano condizioni didisparità tra famiglie monoreddito configli a carico che non ricevono alcunbeneficio dalla manovra governativa e fa-miglie, magari con più redditi e senza figli,che percepiranno più bonus. Sempre inriferimento alla equità di tipo verticale, èaltrettanto evidente come il sistema attual-mente adottato, a parità di reddito com-plessivo familiare e del numero dei sog-getti che concorrono alla sua formazione,penalizzi maggiormente le famiglie piùnumerose.

Una possibile soluzione sarebbe quelladerivante dall’applicazione di un sistemaequitativo già varato ma ancora poco ope-rativo, utilizzato per l’accesso a numeroseprestazioni dello stato sociale come l’ISEE,l’Indicatore delle Situazione EconomicaEquivalente.

L’ISEE è uno strumento già oggi uti-lizzato da circa 6,5 milioni di famiglie perrichiedere numerose agevolazioni e pre-stazioni sociali quali gli assegni per i figliminori e di maternità, l’accesso agli asilinido, la riduzione delle tasse universitarie,la determinazione dei tributi e delle tariffecomunali, ecc., e con cui si determina lasituazione economica del nucleo familiare,tenendo conto dei redditi e del patrimoniomobiliare e immobiliare di ciascun com-ponente la famiglia e della numerosità delnucleo.

Atti Parlamentari — 23 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 24: Progetto di legge della 17legislatura

Da un punto di vista operativo sarebbequindi auspicabile condizionare la conces-sione del Bonus 80 euro alla verifica deilimiti reddituali previsti utilizzando lostrumento dell’ISEE e dei suoi canali dideterminazione dell’indicatore previsti. Ilcontribuente consegnerebbe il risultatodell’ISEE al proprio datore di lavoro ilquale determinerebbe quindi un creditod’imposta (o bonus) sicuramente più ri-spondente a criteri equitativi.

Già in occasione del suo esordio, nelloscorso mese di aprile, abbiamo manife-stato tutte le riserve circa la capacità dellamisura, (pur se tiepido ma tangibile se-gnale di giustizia redistributiva) di dare unsignificativo impulso all’economia grazie aquell’automatica spinta verso i consumiche si genererebbe da un’immediata edaumentata disponibilità di denaro, soprat-tutto perché lasciava fuori dal perimetrodei beneficiari, i pensionati, gli incapientie le cosiddette piccole partite Iva.

Ma anche oggi come allora, nonostantei proclami degli ultimi mesi del governo divoler allagare anche a questi contribuentila platea dei beneficiari, la legge di stabi-lità 2015 si limita soltanto a renderestrutturale la misura per gli stessi bene-ficiari, ma continua ad escludere unagrande parte di cittadini, proprio quellache più sta subendo gli effetti recessividella crisi, cioè gli incapienti e i pensio-nati. Maggior coraggio sul versante dellaspesa pubblica improduttiva, avrebbe con-sentito di porre rimedio, come era statopromesso, al permanere di questa stor-tura.

Certo, quello degli incapienti, ad esem-pio, è un problema a lungo dibattuto e lacui mancata soluzione, comporta problemidi iniquità fiscale e di indebolimento diquegli effetti macroeconomici di rilanciodella domanda interna tanto attesi, nellamisura in cui sono proprio gli esclusi, ecioè i lavoratori più poveri, quelli ad averela maggiore propensione al consumo. Pa-radossale se si pensa che la scelta dalgoverno si è orientata sin dal primo mo-mento verso lo strumento del credito diimposta, (il bonus monetario), invece cheverso le ordinarie detrazioni, proprio per

adattare la novità alla specifica situazionedegli incapienti, ma il paradosso è che ivincoli finanziari che hanno guidato lamodulazione dell’intervento, hanno finitoper impattare sulle regole distributive pro-prie dell’imposta sui redditi, mitigandonegli effetti.

Il primo fra questi limiti, espressionedei vincoli che pesano sulla manovrabilitàdell’Irpef, è rappresentato proprio dallaplatea dei soggetti interessati dalla misura:nonostante il loro numero sia elevato,restano comunque esclusi da ogni benefi-cio oltre 29 milioni di contribuenti, tra iquali 15 milioni di pensionati, 4 milioni didipendenti incapienti, 6 milioni di piccolepartite Iva, 400 mila esodati e circa 3milioni di disoccupati, tutti soggetti chenon rilevano nella logica di « riduzione delcuneo fiscale », ma che avrebbero potutoavere un peso determinante nel consegui-mento del parallelo obiettivo di rilanciodei consumi e della domanda internaaggregata.

Il secondo limite è costituito dai mec-canismi che regolano la fruizione e laperdita del bonus, come dimostrato ap-punto dall’automatica esclusione degli in-capienti e che determina paradossali rica-dute sotto il profilo distributivo: il soggettocon un reddito di 8.147 euro, essendotroppo « povero », non paga nulla di Irpefe, dunque, non ha diritto a vedersi rico-nosciuto il bonus; il soggetto appena meno« povero » (reddito di 8.148 euro) paga 1euro di Irpef e, solo per questo, ha dirittoa percepire i 960 euro riconosciuti dalprovvedimento.

Del resto, che l’atteso e salvifico effettosui consumi aggregati si sarebbe rivelatomolto modesto è stato confermato dallastessa Confcommercio, secondo la qualel’effetto minimo positivo che l’incentivoavrebbe determinato, tra aprile e settem-bre, nel trend dei consumi, ha generatoeffetti deboli e insufficienti per affermareche la domanda delle famiglie sia giuntaad un incoraggiante punto di svolta: lacrisi continua a impoverire le famiglie, lequali reagiscono contraendo i consumi,con conseguenze negative per imprese,industrie e occupazione.

Atti Parlamentari — 24 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 25: Progetto di legge della 17legislatura

Per concludere, a sei mesi dalla eroga-zione del precedente bonus gli effetti suiconsumi e sul PIL sono pressoché nulli.Infatti i primi sono cresciuti, nel secondotrimestre 2014 solo dello 0,1 per cento.Anche il secondo segue una linea recessivae concluderà il 2014 tra -0,3 per cento e-0,5 per cento. Questo perché il GovernoRenzi sottovaluta sia l’accresciuto livello diindebitamento delle famiglie italiane (an-corché meno elevato nel confronto inter-nazionale), sia le attese negative che de-terminano maggiore propensione al ri-sparmio, non meno dell’aumento dellapressione fiscale locale che ha ridottopesantemente l’impatto degli 80 euro.Preoccupa, inoltre, dell’impostazione delgoverno, la costante metodologica che seg-menta il tessuto sociale per aree differen-ziate (sì ai redditi sino a 26.000 euro, noal lavoro autonomo, no ai pensionati, noagli incapienti) accentuando le disegua-glianze.

Con riferimento alla disposizione, lanostra attività emendativa sarà pertantoorientata all’allargamento della platea deibeneficiari, includendovi anche incapientie pensionati, trasformando lo stesso bonusin ulteriore detrazione (e non come laconcessione di un credito), i cui maggiorioneri saranno finanziati attraverso un’im-posta patrimoniale sulle grandi ricchezze.

Articolo 5 – Riduzione IRAP.

La norma persegue l’obiettivo di ri-durre l’IRAP introducendo un interventoche ripristina, a valere dall’anno 2014,quindi con effetto retroattivo, le relativealiquote al livello di quelle antecedenti lariduzione operata in aprile dal cosiddettodecreto « Bonus 80 euro », stabilendo altempo stesso la integrale deducibilità, apartire dal 2015, del costo del lavoro peri lavoratori a tempo indeterminato.

La deduzione integrale, agli effettiIRAP, del costo complessivo sostenuto perlavoro dipendente, a tempo indeterminato,eccedente l’ammontare delle deduzionianalitiche o forfetarie (cioè l’ammontarecomplessivo dei relativi contributi assi-

stenziali e previdenziali o l’importo for-fettario variabile in base alla zona dell’im-piego e alle caratteristiche soggettive dellavoratore), riferibili al costo medesimo eammesse in deduzione in ragione delledisposizioni sull’IRAP. In sostanza, se lasommatoria delle citate deduzioni ad oggivigenti è inferiore al costo del lavoro,spetta un’ulteriore deduzione fino a con-correnza dell’intero importo dell’onere so-stenuto per lo stesso.

La norma, che prevede il contestualeaumento delle aliquote, inoltre tiene contodel fatto che, secondo il criterio previsio-nale, alla data di entrata in vigore dellalegge di stabilità 2015, i contribuenti pos-sano aver versato l’acconto IRAP per ilperiodo d’imposta in corso al 31 dicembre2014, avvalendosi delle minori aliquoteindicate nel suddetto decreto legge n. 66del 2014 che aveva ridotte per tutti isoggetti passivi (aliquota ordinaria) dal 3,9per cento al 3,5 per cento, mentre le avevaridotte per le banche dal 4,65 per cento al4,2 per cento, per le assicurazioni dal 5,9per cento al 5,3 per cento, per il settoreagricoltura e piccola pesca dall’1,9 percento al 1,7 per cento, e per società dicapitali ed enti commerciali titolari diconcessioni per la gestione di servizi eopere pubbliche, diverse da quelle aventiad oggetto la costruzione e la gestione diautostrade e trafori dal 4,2 per cento al 3,8per cento.

A tal proposito, ed al fine di mitigarnela retroattività, vengono fatti salvi gli ef-fetti prodotti dalla citata norma; conse-guentemente, in sede di versamento delsaldo relativo al suddetto periodo d’impo-sta, avverrà il recupero della minore im-posta versata a titolo di acconto IRAP (peril 2014) calcolato in ragione delle menzio-nate minori aliquote rispetto a quellepreviste dal precedente regime IRAP.

Poiché la norma prevede accanto al-l’aumento delle aliquote IRAP anche ilcontestuale riconoscimento alle impresedella completa deduzione del costo dellavoro per quei lavoratori che le stessehanno assunto con contratto a tempoindeterminato, genera complessivamenteuna perdita di competenza per l’erario

Atti Parlamentari — 25 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 26: Progetto di legge della 17legislatura

pari a 5.006 milioni di euro nel 2015 e4.368 milioni di euro a partire dal 2016,mentre per il 2014, anno in cui si scontaesclusivamente l’effetto legato all’aumentodelle aliquote, è stimato un recupero digettito di circa 2.059 milioni di euro.

La retroattività della norma comportauna indubbia violazione dell’articolo 3della legge n. 212 del 2000 (cosiddettoStatuto dei diritti del contribuente) chestabilisce il divieto di retroattività delledisposizioni tributarie. L’ennesima viola-zione dello Statuto del contribuente chenon ammette norme fiscali valide « per ilpassato ».

Il taglio della componente lavoro andràdunque calcolato sull’ammontare che ri-sulta applicando le vecchie e più altepercentuali. Visto che vale solo per leuscite per il personale a tempo indeter-minato, sarà avvantaggiato chi ha moltidipendenti stabili, mentre chi si avvalesolo o soprattutto di personale a tempodeterminato e collaboratori ci rimetterà.L’agevolazione varrà di più, inevitabil-mente, per gli istituti di credito e le altreimprese che con il regime attuale paganoin media un’Irap più pesante. Inoltre oc-corre tener conto delle eventuali addizio-nali che possono stabilire le singole Re-gioni.

Articolo 6 – TFR in busta paga.

Alla stessa stregua del Bonus 80 euro,il governo, provare a stimolare i consumiattraverso la concessione di un aumento diliquidità alle famiglie, disponendo che, invia sperimentale e per i periodi di paga trail 1o marzo 2015 ed il 30 giugno 2018, ilavoratori dipendenti del settore privato,(esclusi quelli impiegati in attività dome-stiche o agricole, ed i dipendenti pubblicia cui la normativa comunque già nega lafacoltà) occupati da almeno sei mesipresso lo stesso datore di lavoro, (eccettoquelli in crisi o sottoposti a proceduraconcorsuale) hanno la facoltà di chiedere(quindi su base volontaria) la correspon-sione in busta paga, ad integrazione dellaretribuzione, delle quote maturande del

trattamento di fine rapporto (TFR), op-zione che può essere esercitata anche conriferimento alle quote che il lavoratoreavesse nel frattempo deciso di destinare aforme di previdenza complementare, mache è irrevocabile per tre anni.

Tale integrazione della retribuzione,che non è imponibile ai fini previdenziali,è però soggetta a tassazione ordinaria, conl’aliquota marginale del relativo scaglione,pur se non concorre al raggiungimento deilimiti di reddito previsti per usufruiredella detrazione di cui all’articolo 4 e cioèil c.d. bonus 80 euro.

Al fine di evitare il deflusso di risorsefinanziarie per le Pmi (quelle con meno di50 dipendenti) e mitigare l’impatto effet-tivo sulle stesse in termini di minoreautofinanziamento o di costi di rifinanzia-mento, è previsto un meccanismo per ilquale le stesse possano accedere ad unfinanziamento, assistito da garanzia rila-sciata da un Fondo istituito ad hoc (Fondoanticipo TFR detto FATFR) presso l’INPS,con una dotazione di 100 milioni di euro,e da garanzia dello Stato di ultima istanza,nonché da accordi con istituti di credito.A tal fine, l’INPS rilascia ai datori dilavoro che richiedono l’accesso al finan-ziamento una certificazione del tratta-mento di fine rapporto maturato da cia-scun lavoratore, sulla cui base i datori dilavoro richiedono il finanziamento a unadelle banche o intermediari finanziari ade-renti all’apposito accordo-quadro.

Agli stessi i datori di lavoro con menodi 50 addetti, che non optino per il sud-detto meccanismo di finanziamento, cre-dito di cui al successivo comma 5, vengonoriconosciute misure compensative di ca-rattere fiscale e contributivo, già previsteper quelle imprese che versano il TFR aforme di previdenza complementare ov-vero al Fondo di Tesoreria istituito pressol’INPS, misure peraltro previste anche aidatori di lavoro con numero di addettipari o superiore a 50, in proporzione allequote di TFR percepite dai lavoratoricome parte integrativa della retribuzione.

Di contro si prevede che per i datori dilavoro con meno di 50 addetti che optinoper il suddetto meccanismo non si applichi

Atti Parlamentari — 26 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 27: Progetto di legge della 17legislatura

alcuna misura compensativa, ma piuttostol’obbligo di versare al Fondo anticipo TFRun contributo pari allo 0,2 per cento dellaretribuzione, in proporzione alle quote diTFR destinate a parte integrativa dellaretribuzione.

Le modalità di attuazione della dispo-sizione ed i criteri, le condizioni e lemodalità di funzionamento del Fondo digaranzia e della garanzia dello Stato diultima istanza, saranno disciplinati da undecreto del Presidente del Consiglio deiMinistri, di concerto con il Ministro dellavoro e delle politiche sociali e il Ministrodell’economia e delle finanze, da emanarsientro 30 giorni dalla data di entrata invigore della legge di stabilità.

Il flusso totale annuo del TFR am-monta a circa 24 miliardi annui « contesi »da lavoratori, aziende, INPS e previdenzaintegrativa, dei quali 13 miliardi sonoaccantonamenti presso piccole imprese(quelle con meno di 50 dipendenti); 5,7miliardi giacciono presso il Fondo di Te-soreria INPS, utilizzato, peraltro per cal-mierare i deficit del fabbisogno statale dicassa.; e 5,1 miliardi presso i fondi pen-sione. È evidente quindi che qualsiasimodifica nella destinazione di tale flussodi risorse finanziarie generi reazioni daparte degli interessati.

Una parte di dibattito si concentra sulmaggior prelievo fiscale sulle quote TFRtrasformate in stipendio e tassate conl’aliquota marginale, rispetto alla tassa-zione separata operata, invece, al teminedella vita lavorativa. Infatti nel decidere seoptare o meno per l’anticipo del TFR inbusta paga, andrebbe valutato il fatto chele somme maturate comporteranno uninnalzamento dell’imponibile ai fini ISEE,modificando di fatto la platea di benefi-ciari di servizi aggiuntivi gratuiti come nidie università, quindi riduzione delle detra-zioni e delle agevolazioni oggi previste, inpiù la somma verrà tassata con l’aliquotamarginale IRPEF (ma non concorrerà al-l’imponibile su cui si calcola il Bonus da80 euro), anche perché uno dei vincolifondamentali della norma riguarda il fattoche, una volta effettuata la scelta del Tfr

in busta paga, questa non potrà essererevocata per i successivi tre anni.

Secondo una simulazione, effettuatadall’ufficio studi della Cgil, su un redditoda 20mila euro lordi, l’anticipo del Tfr inbusta paga comporterà come effetto nettola perdita di una quota mese Tfr (circa 40euro) che se ne andrà in tasse. Oltre i28.650 euro, l’anticipo si traduce in 300euro di tasse in più all’anno per effettodella tassazione al 38 per cento. Di contro,con il passaggio dall’ aliquota agevolata aquella marginale lo Stato, invece, stima sipossa registrare un effetto positivo nel2015 sulla finanza pubblica fino a 2,246miliardi.

Studi di settore hanno confermato chela previsione normativa giovi in particolarmodo allo Stato piuttosto che ai lavoratori.L’anticipo del Tfr sarà soggetto a tassa-zione ordinaria (non separata, come av-viene quando viene consegnato alla con-clusione del rapporto lavorativo), il cherappresenta, per l’erario, un gettito deci-samente superiore rispetto all’eventualitàche venisse mantenuto in azienda, o ve-nisse trasferito all’Inps. Stessa cosa non sipuò dire per i fondi per la previdenzacomplementare, per i quali la tassazione èstata aumentata dall’11,5 per cento al 20per cento, con efficacia retroattiva dal 1o

gennaio 2014.L’anticipo del Tfr in busta paga avrà

effetti piuttosto importanti dal punto divista reddituale, poiché farà cumulo congli altri redditi percepiti nel medesimoperiodo d’imposta, con presumibili rica-dute sulla determinazione delle detrazionifiscali, sugli eventuali assegni familiari, esu tutto ciò è di altro determinabile comel’ISEE. L’unico punto sul quale l’anticiponon inciderà è il calcolo reddituale perl’ottenimento del bonus di 80 euro. Altroelemento da tenere presente, ai fini pre-videnziali e pensionistici, è che l’anticipodel Tfr non rientrerà nella contribuzioneprevidenziale.

Più preoccupanti sono invece gli effettimacroeconomici legati all’operazione. At-tualmente, infatti, le imprese ed i fondipensione finanziano con il Tfr una partedel proprio attivo: ad esempio, le imprese

Atti Parlamentari — 27 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 28: Progetto di legge della 17legislatura

possono usarlo per attuare progetti diinvestimento e i fondi pensione per inve-stire in altre attività finanziarie. A livelloaggregato, cioè dell’intera economia, que-ste risorse sono un’aggiunta netta allaformazione di capitale. Con la nuova pre-visione una parte del flusso annuale delTfr sarà utilizzato invece per finanziaredirettamente i consumi. Nel lungo periodola quota di fondo che sarà liquidata perconsumi e la conseguente diminuzione delrisparmio privato potrebbe quindi ridurregli investimenti e l’accumulazione di ca-pitale, a meno che non sia compensata dainvestimenti esteri aggiuntivi. A ciò siaggiunga che, bonus 80 euro docet, l’effettoaggiuntivo sui consumi potrà essere mi-nimo, dato che buona parte dell’anticipa-zione potrà essere risparmiata o utilizzataper ridurre i debiti pregressi.

Infatti, gli studi sul consumo suggeri-scono che per molte famiglie ciò che contaè il reddito vitale, non il modo in cui ilreddito affluisce in un particolare mese oanno. Questo accade perché le famigliecercano di mantenere un livello di con-sumo stabile nel corso del tempo, e uti-lizzano il risparmio e il debito per attutirele variazioni del reddito da un mese al-l’altro, da un anno all’altro o nel corsodella vita. Per valutare l’effetto sui con-sumi della riforma, occorre in primo luogoricordare che il Tfr in busta paga nonrappresenta per un dipendente nuovo red-dito, ma salario differito, o una sempliceredistribuzione del reddito nel corso dellasua vita lavorativa, ecco perché in primaapprossimazione, e tralasciando gli aspettifiscali e amministrativi, dare la possibilitàa questi lavoratori di ricevere il Tfr inbusta paga non ha alcun effetto sui con-sumi. Potrebbe avere un effetto sulla com-posizione della ricchezza perché alcunipotrebbero, ad esempio, decidere di noninvestire nella previdenza integrativa, main altre forme di risparmio. Potrebbe na-turalmente averlo anche sull’indebita-mento delle famiglie, perché alcuni po-trebbero utilizzare il Tfr per ridurre idebiti, piuttosto che aumentare i risparmi;ma, appunto, in entrambi i casi non sitratta di aumento di consumo.

Secondo la UIL la norma può perico-losamente incidere sugli accantonamentidi previdenza complementare con riper-cussioni sui trattamenti futuri. Il TFR èinfatti oggi la principale fonte di finanzia-mento della previdenza complementare esenza quel 6,91 per cento della retribu-zione versato al Fondo pensione – e stantele retribuzioni medie particolarmentebasse ed incapaci di favorire il risparmioprevidenziale – l’accantonamento sarebbeassolutamente insufficiente ad assicurareuna copertura di secondo pilastro ade-guata alle future esigenze previdenziali.Infatti anche che sul flusso contributivoindividuale il rateo di TFR può pesare peroltre il 60 per cento. È dunque evidenteche l’interruzione del versamento del TFRal Fondo non potrà non avere ripercus-sioni sulle prestazioni future. Inoltre l’an-ticipo in busta paga del TFR vale solo peri lavoratori del settore privato e non perquello pubblico. Se nella visione del Go-verno questa decisione costituisce un van-taggio per i lavoratori, l’esclusione delcomparto pubblico rappresenta una nuovapesante discriminazione per un settore giàescluso dalla riforma della previdenzacomplementare: una situazione inaccetta-bile che esclude oltre 3 milioni di lavora-tori da una possibilità di scelta offertainvece a tutto il resto del mondo dellavoro. È peraltro singolare che lo Stato dauna parte chiede alle aziende di anticipareil TFR dei lavoratori, privandole di liqui-dità, dall’altra non lo fa lui per primocome datore di lavoro pubblico.

Articolo 7 – Credito di imposta per attivitàdi ricerca & sviluppo.

Viene modificata integralmente la di-sciplina del credito di imposta a favoredelle imprese che investono in attività diricerca e sviluppo, istituito dall’articolo 3del decreto-legge n. 145 del 2013 (c.d.Bonus Letta per la ricerca e lo sviluppo)successivamente convertito in legge e tut-tavia mai reso operativo per mancanza deidecreti attuativi. L’aliquota dell’agevola-zione viene ridotta dal 50 al 25 per cento,

Atti Parlamentari — 28 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 29: Progetto di legge della 17legislatura

mentre resta al 50 per cento per le speserelative al personale altamente qualificatoimpiegato in attività di ricerca e sviluppoe per i contratti di ricerca con universitàed enti di ricerca e start-up innovative.L’importo massimo fruibile per impresa èaumentato da 2,5 milioni a 5 milioni dieuro, mentre la soglia minima di investi-menti agevolabili è ridotta da 50 mila a 30mila euro. Per poter beneficiare di questostrumento, gli investimenti devono essereeffettuati dal periodo d’imposta successivoa quello in corso al 31 dicembre 2014 finoa quello in corso al 31 dicembre 2019.

Insomma, dopo tanti annunci e tantepromesse la montagna della legge di Sta-bilità, sul credito di imposta per attività diricerca e sviluppo, ha partorito meno diun topolino. Il Governo Renzi è tornatoindietro perfino rispetto a quanto prodottodall’esecutivo Letta in materia di credito diimposta per la ricerca. Così da un bienniol’Italia, in piena crisi da mancanza diinvestimenti privati e da competitività del-l’offerta, si ritrova con un bonus cheincentiva gli investimenti in ricerca ed ininnovazione dimezzato dal 50 al 25 percento.

Si ricorda che persino con il GovernoBerlusconi era stato introdotto un creditodi imposta pari al 90 per cento degliinvestimenti fatti nel biennio 2011-2012con università o enti di ricerca, recupera-bile per quote paritetiche in tre anni. I 155milioni di euro a suo tempo stanziati inbilancio non sono stati neppure tutti uti-lizzati dal mondo produttivo, a riprova chei timori della Ragioneria Generale delloStato spesso cozzano con la realtà dellarecessione. Prima il bonus fiscale, sempredeciso dal Governo Berlusconi, era statocommisurato al valore complessivo degliinvestimenti fatti dalle imprese: il 10 percento.

A fine 2013 Enrico Letta vara un cre-dito di imposta pari al 50 per cento dellespese incrementali in ricerca a partiredall’esercizio 2014.

La burocrazia ha lasciato la normainattuata e così le imprese che hannocreduto nella serietà della Repubblica ita-liana e hanno fatto nel corso del 2014

investimenti in ricerca confidando nel cre-dito di imposta si ritrovano oggi con undeficit di cash flow da dover finanziare edun credito di imposta di gran lunga de-pauperato del suo potenziale iniziale.

In pieno credit crunch non è un gapfacile da chiudere attingendo al creditobancario e a poco vale che la relazioneillustrativa dell’articolo in esame prevedache ove sussistano soggetti beneficiaridella normativa che cessa alla data del 31dicembre 2014, le relative posizioni giuri-diche soggettive saranno tenute in consi-derazione fino a poter costituire criteriopreferenziale nel decreto del Ministerodell’economia e delle finanze con cui sonodettate le misure applicative della norma(il c.d. Bonus Letta ex articolo 3 deldecreto-legge n. 145 del 2013), perché iltesto del disegno di legge non fa alcunriferimento a questo criterio di preferen-zialità.

Ora la legge di stabilità cambia nuova-mente le carte in tavola con un credito diimposta i cui effetti si produrranno, ra-gionevolmente, solo a partire dalla se-conda parte del 2016 quando i bilancisaranno stati depositati.

Sarebbe stato molto più serio, ondeevitare di impattare nuovamente sulleaspettative delle imprese, lasciare lanorma Letta invariata. In questo modo sipotevano premiare pienamente in pochimesi le imprese che, nel corso del 2014,hanno avuto il coraggio di investire mentreil PIL crollava e la deflazione prendeva illargo.

In Francia per il triennio 2013-2015 ilCir, il credito di imposta per la ricercafrancese, varato nel 1983, è stato dotato diun fondo annuo di 5 miliardi di euro perchéraddoppiato dal presidente François Hol-lande.

Suscita, inoltre, perplessità l’imposta-zione eccessivamente universalista dellanorma in commento applicabile a tutte leimprese indipendentemente dal settoreeconomico in cui operano e indipenden-temente dal tipo di ricerca svolta. Vuoi chenell’ambito di questa norma non rientrianche la ricerca nel settore dell’industriamilitare? Ovviamente si. Si ritiene, quindi,

Atti Parlamentari — 29 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 30: Progetto di legge della 17legislatura

incredibile come questo Governo invece divarare norme con un minimo di univer-salismo nei settori in cui dovrebbe farlocome quello della redistribuzione del red-dito (vedi bonus 80 euro, piuttosto che ilneo-bonus per le neomamme), nei settoriin cui, invece, dovrebbe individuare gliasset strategici su cui investire concreta-mente non lo fa adottando principi di ungeneralismo quasi stucchevole.

Come si è detto, la prima delle modi-fiche apportate rispetto al testo originarioriguarda il periodo di applicazione dellamisura. Nella nuova versione, l’agevola-zione decorrerà dal 2015 (anziché dal2014) e resterà operativa per 5 anni (an-ziché 3). Del beneficio potranno fruiretutte le imprese senza limiti di fatturato(decade quindi il vincolo che escludeva leaziende con fatturato superiore a 500.000euro, né vincoli relativi alla forma giuri-dica o al settore economico di apparte-nenza. L’investimento minimo annuale inricerca e sviluppo richiesto per poter ac-cedere all’incentivo è di 30.000 euro, afronte dei 50.000 euro della versione pre-cedente, mentre il limite annuo di creditodi imposta fruibile viene innalzato a 5milioni di euro rispetto ai 2,5 milioniprecedenti.

La misura del bonus è pari al 25 percento dell’incremento della spesa per ri-cerca e sviluppo sostenuta in ciascuno deicinque anni di imposta successivi a quelloin corso al 31 dicembre 2014, rispetto allamedia della spesa sostenuta nei tre eserciziantecedenti al periodo di imposta in corsoal 31 dicembre 2015. Non più quindi unamedia mobile come nella precedente ver-sione, che raffrontava le spese di ricerca esviluppo dell’esercizio per il quale si in-tendeva calcolare il credito di imposta conla media delle spese sostenute nei treesercizi immediatamente precedenti adesso, bensì un media di rendimento« fissa ».

Per le sole voci a) e c) (ovverosia speseper personale altamente qualificato e con-tratti di ricerca stipulati con universitàecc) si prevede che il credito di impostavenga riconosciuto nella misura del 50 percento della spesa sostenuta, senza però

fare riferimento al criterio incrementalerispetto ad una media di riferimento.

Il credito d’imposta deve essere indi-cato nella dichiarazione dei redditi, nonconcorre alla formazione del reddito, nédella base imponibile dell’imposta regio-nale sulle attività produttive.

Per quanto concerne i controlli, sonosvolti dal soggetto incaricato della revi-sione legale o dal collegio sindacale o daun professionista iscritto nel registro dellarevisione legale sulla base della documen-tazione contabile certificata, allegata albilancio. Le imprese non soggette a revi-sione legale dei conti e prive di un collegiosindacale devono comunque avvalersi dellacertificazione in questione, avvalendosi diun revisore legale dei conti o di unasocietà di revisione legale dei conti. Lespese sostenute a questo scopo sono am-missibili entro il limite massimo di 500euro. Le imprese con bilancio certificatosono esenti dall’applicazione di tale ob-bligo. Qualora, a seguito dei controlli, siaccerti l’indebita fruizione, anche parziale,del credito d’imposta, l’Agenzia delle en-trate provvede al recupero del relativoimporto, maggiorato di interessi e san-zioni. Il monitoraggio delle fruizioni delcredito d’imposta è effettuato dal Mini-stero dell’Economia e delle Finanze.

Si dispone, inoltre, la cessazione delleagevolazioni di cui all’articolo 24 del de-creto-legge 22 giugno 2012, n. 83 (ovvero ilcontributo tramite credito di imposta perle nuove assunzioni di profili altamentequalificati), destinando le relative risorseal credito d’imposta in parola. Si prevede,inoltre, la cessazione alla data del 31dicembre 2014, e la conseguente destina-zione delle relative risorse al credito d’im-posta in commento, anche delle agevola-zioni – mai rese concretamente operative– previste dall’articolo 1, commi da 95 a97, della legge 24 dicembre 2012 n. 228(credito d’imposta per ricerca e sviluppo).

Per quanto attiene al costo dell’inter-vento, la relazione tecnica quantifica glieffetti finanziari netti recati dall’articolo inesame in 218, 95 milioni di euro nel 2015,392, 15 milioni di euro nel 2016, 483, 15milioni di euro nel 2017, 510,45 milioni di

Atti Parlamentari — 30 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 31: Progetto di legge della 17legislatura

euro nel 2018, 510, 45 milioni di euro nel2019, 127, 45 milioni di euro nel 2020...praticamente niente rispetto a quanto in-veste la Francia annualmente su questamisura. Chissà poi quanto reggerà la co-pertura finanziaria di riferimento.

Articolo 9 – Regime fiscale agevolato per ilavoratori autonomi.(2)

Il nuovo regime allargherà la platea deibeneficiari fino a 900 mila persone allequali verrà applicato un aumento dell’ali-quota Irpef che passerà dall’attuale 5 percento allo stratosferico 15 per cento.

Il nuovo regime ha provocato una le-vata di scudi da parte di alcune associa-zioni della categoria dei lavoratori auto-nomi per i quali il bilancio dei primi mesidel governo Renzi è molto magro: fuoridalla platea del bonus 80 euro, comepensionati e precari; nessuna estensionedegli ammortizzatori sociali previsti nelJobs Act; significativo aumento dei contri-buti per 1 milione ed 800 mila parasu-bordinati iscritti alla gestione separataInps che nel 2015 passano dal 27,72 percento al 29,72 per cento, fino al 33,72 percento nel 2019, ed adesso le tasse triplicatesul reddito.

Matteo Renzi si commuove per l’intra-prendenza dei giovani americani che av-viano start up nella Silicon Valley, matriplica le tasse agli under 35 italiani chescelgono di seguire la stessa strada. Al-l’estero mostra la faccia di chi ha capito ladifferenza tra l’Iphone e il gettone, inpatria aumenta le tasse e i contributiprevidenziali per chi usa l’Iphone perlavoro e il gettone l’ha lasciato nel museo.Il paradosso è contenuto nell’annunciatariforma del nuovo regime dei minimi cheentrerà in vigore nel 2015.

Si introduce una rimodulazione delsistema di agevolazione fiscale per i con-tribuenti a partita Iva – gli autonomi stellapolare dell’« innovazione » celebrata oggi

(2) Vedi R. Ciccarelli – Il Manifesto – 27 ottobre2014.

nel Palazzo e nel Pd – per favorirel’imprenditoria giovanile. Si tratta di unabeffa colossale. Il nuovo regime allargheràla platea dei beneficiari fino a 900 milapersone alle quali verrà applicato un au-mento dell’aliquota Irpef che passerà dal-l’attuale 5 per cento allo stratosferico 15per cento. Questo regime fiscale verràapplicato a coloro che guadagnano tra i 15mila e i 40 mila euro lordi all’anno. Èormai noto che i giovani professionisti,consulenti, gli startuppers tanto cari aRenzi guadagnano attorno alla prima so-glia, poco meno o poco più, mentre arti-giani commercianti si attestano sulla se-conda.

Ad esempio, un giovane architetto di 28anni con 10.500 euro di compensi annuipagherebbe 1.460 euro, 240 euro in piùdegli attuali. In questa condizione si ri-troverà chi è nel regime dei minimi attualesino a quando non compirà i 35 anni oavrà concluso i primi 5 anni di attività.Sempre che nel frattempo non sia co-stretto a migrare verso il lavoro nero orassegnarsi alla disoccupazione.

Il Governo così tanto sensibile alle« nuove professioni » favorisce il lavoroautonomo tradizionale e ben protetto darappresentanze di categorie e da lobbies enon i freelance senza tutele né garanzieche scelgono (o sono costretti) all’attivitàin proprio.

In precedenza il lavoro autonomo di« seconda generazione », così lo hanno de-finito Sergio Bologna e Andrea Fumagalli,poteva utilizzare il regime agevolato finoai 30 mila euro di fatturato. Renzi, invece,prospetta un taglio del 50 per cento eaumenta le tasse. Nella bozza della leggedi stabilità il governo ha prospettato inol-tre un contributo da 800-900 milioni dieuro per gli autonomi.

Considerata l’impostazione della ri-forma fiscale, si capisce subito a chi an-dranno questi soldi. « Se il governo non èin grado di progettare una seria revisionedel carico fiscale per i freelance – sostieneAnna Soru, presidentessa dell’associazionedei freelance Acta – che almeno offra lostesso trattamento assicurato ai dipen-

Atti Parlamentari — 31 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 32: Progetto di legge della 17legislatura

denti: gli 80 euro del bonus Irpef. Sarebbeanche questo un modo per riconoscercicittadinanza ». Non sarà così. Nella leggedi stabilità questi soldi non ci sono.

Blanditi, e poi tartassati, questi auto-nomi sono un segmento del popolo apolidedel quinto stato. Non sono dipendenti, nétitolari di impresa. Non sono tutelati daisindacati e, molti di loro, saranno travoltidall’aumento dei contributi alla gestioneseparata dell’Inps stabilito da un altrogoverno « riformatore », quello di Monticon Elsa Fornero al ministero del lavoro.

Oltre alle nuove tasse, questi iscrittirischiano di dovere pagare l’aumento deicontributi dall’attuale 27,72 per cento al33,72 per cento nel 2019. Il loro reddito dipovertà (in media sotto i mille euro almese) verrà massacrato e alla fine diun’incerta carriera professionale non po-trà assicurare probabilmente nemmenouna pensione sociale. Se il tanto decantatoSteve Jobs avesse aperto una partita Ivanel nostro paese l’avrebbe chiusa perse-guitato dai creditori. In Italia può accon-tentarsi di un panino alla prossima edi-zione della Leopolda.

Articolo 11 – Disposizioni in materia diammortizzatori sociali.

La disposizione è finalizzata a costi-tuire un Fondo che consenta di estenderel’ambito di operatività degli strumenti ditutela del reddito, in costanza di rapportodi lavoro ed in caso di disoccupazioneinvolontaria, a favore di settori e lavora-tori che attualmente non ne fruiscono,anche in prospettiva dell’attuazione dellalegge di delega al Governo denominata« Jobs Act », che prevede, oltre alla revi-sione dell’ambito di applicazione dellacassa integrazione guadagni ordinaria estraordinaria, anche di universalizzarel’applicazione, in caso di disoccupazione« involontaria », degli ammortizzatori so-ciali, con l’estensione dell’assicurazione so-ciale per l’impiego (Aspi) ai co.co.co.

Per far fronte ai relativi oneri vieneistituito nello stato di previsione del Mi-nistero del lavoro un apposito fondo conuna dotazione di 2 miliardi di euro adecorrere dal 2015, cifra in cui dovràrientrare anche il finanziamento degli am-mortizzatori in deroga, dei servizi per illavoro e delle politiche attive. Nel detta-glio, la RT stima che si spenderanno 1,5miliardi per finanziare la maggiore spesaderivante dalla suddetta riforma degli am-mortizzatori sociali. I restanti 500 milioni,invece, saranno destinati alla contribu-zione figurativa, cioè a quei contributi« fittizi », non versati né dall’azienda nédal lavoratore, ma dallo Stato, in caso disospensione del lavoro.

La precedente versione della legge,quella diffusa nella fase di pre-Consigliodei Ministri, stanziava 1,6 miliardi nel2015 e 2,0 miliardi nel 2016 destinati alsuddetto Fondo per la riforma degli am-mortizzatori sociali. Il testo definitivostanzia una dotazione di 2 miliardi per ilsolo 2015 e non riporta la precedenteprevisione del comma 2, che incrementavadi 400 milioni di euro il Fondo sociale perl’occupazione per rifinanziare gli ammor-tizzatori in deroga. Il saldo risulta per-tanto negativo per 2 miliardi (1,6 + 0,4).

Si tratta di un’insufficienza grave cherende inadeguate le risorse disponibili inrapporto all’ambito vasto dei provvedi-menti in cantiere (Jobs Act). Il 2015 èdestinato, inoltre, a diventare un annocritico poiché la permanente necessità diricorrere agli ammortizzatori in derogasarà indebolita dall’entrata in vigore deinuovi criteri restrittivi per l’ammissione.La scopertura è tanto più grave se siconsidera che negli anni 2013-2014 laspesa media annua per i soli ammortiz-zatori in deroga è stata pari a 2,5 miliardidi euro.

Per dare un’idea delle cifre su cui lalegge interviene, nel solo anno 2013, l’Inpsaveva versato 23 miliardi di euro per gliammortizzatori sociali, tra cassa integra-zione, mobilità, assegni di disoccupazioneAspi: di questi, 9 miliardi erano contribu-tivi figurativi.

Atti Parlamentari — 32 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 33: Progetto di legge della 17legislatura

Articolo 12 – Sgravi contributivi per as-sunzioni a tempo indeterminato.

Al fine di promuovere forme di occu-pazione stabile, la disposizione disponel’esonero dal versamento dei complessivicontributi a carico dei datori di lavoro, perun periodo massimo di trentasei mesi (treanni) e nel limite di un importo di esoneropari a 8.060 euro su base annua, conriferimento alle nuove assunzioni con con-tratto di lavoro a tempo indeterminato,con esclusione dei contratti di apprendi-stato e dei contratti di lavoro domestico,decorrenti dal 1o gennaio 2015 e stipulatientro e non oltre il 31 dicembre 2015.Questo beneficio non si estende però allacontribuzione e agli oneri INAIL, che diconseguenza dovranno essere versati.

Nella norma, però, non è stato inseritoalcun vincolo che disincentivi l’azienda dallicenziare il dipendente al quarto anno,quando cioè l’agevolazione si esaurisce.

L’esonero spetta a patto che si tratti dinuove assunzioni di lavoratori che nei seimesi precedenti non siano stati occupati atempo indeterminato presso qualsiasi da-tore di lavoro e per i quali tale beneficionon sia già stato usufruito in relazione auna precedente assunzione a tempo inde-terminato. Inoltre esso non può inoltreessere cumulato con altri esoneri o ridu-zioni delle aliquote di finanziamento pre-visti dalla normativa vigente. Nessun vin-colo invece per quanto riguarda eventualiriduzioni di organici, anche le imprese chelo abbiano fatto negli ultimi anni o mesipotranno accedere all’incentivo.

La disposizione inoltre opera la conte-stuale abrogazione dell’incentivo previstoper le assunzioni a tempo indeterminatodi lavoratori disoccupati da almeno ven-tiquattro mesi o sospesi dal lavoro ebeneficiari di trattamento straordinario diintegrazione salariale

Ogni mese l’Inps consegnerà al Mini-stero del Lavoro e delle Politiche Sociali,nonché al Ministero dell’Economia e delleFinanze, un report contenente il monito-raggio del numero dei contratti incentivatiattivati e il calcolo delle conseguenti mi-nori entrate contributive.

Per il finanziare la misura il governo,secondo il quale la norma interesserà circa790.000 lavoratori, ha stanziato 1 miliardodi euro per ciascuno degli anni 2015, 2016e 2017 e 500 milioni per il 2018, a valeresulla corrispondente riprogrammazionedelle risorse del Fondo di rotazione (Fondistrutturali) e destinate agli interventi delPiano di Azione Coesione, che, dal sistemadi monitoraggio del Dipartimento dellaRagioneria Generale dello Stato, risultanonon ancora impegnate alla data del 30settembre 2014.

Dal momento che l’agevolazione, es-sendo riconosciuta solo per le nuove as-sunzioni con contratto a tempo indeter-minato fa automaticamente decadere altredue misure di incentivi, come la stabiliz-zazione degli apprendisti e l’assunzione didisoccupati di lunga durata, il Governoconfida di sfruttare il minor costo di talifattispecie trasferendo le relative risorsesul nuovo incentivo. Ma secondo l’econo-mista Tito Boeri ne necessiteranno almenoil doppio.

La netta differenza di stime si basa sutale ragionamento: bisogna incamerare laprevisione che le aziende, in presenza diincentivi, cambino i propri comportamentiin materia di assunzione. È infatti è pre-sumibile, ad esempio, che in questi ultimimesi del 2014 si abbia un rallentamento inattesa delle nuove agevolazioni nei con-tratti da gennaio in poi (quando ci sarà unpiccolo boom). Allo stesso modo si puòimmaginare che a fine 2015 ci sia unnuovo picco, perché saranno gli ultimimesi di assunzione agevolata.

Secondo Boeri, il Governo non terrebbeconto di questo andamento, ipotizzandoche la misura sia destinata a creare unmilione di posti di lavoro e distribuendo inuovi contratti uniformemente nel corsodell’anno. Il risultato è che la duratamedia incentivata nel 2015 è misurata,erroneamente, in sei mesi, mentre dal2016 il costo sale perché a quel puntobisogna calcolare tutti i contratti attivatil’anno precedente, visto che l’agevolazionedura 36 mesi. Dal 2018, poi, la spesadovrebbe iniziare a scendere, fino ad esau-

Atti Parlamentari — 33 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 34: Progetto di legge della 17legislatura

rirsi con lo scadere dei 36 mesi degliultimi contratti attivati.

Boeri invece fa i calcoli ipotizzando unandamento diverso: concentra il 40 percento delle nuove assunzioni 2015 nelprimo e ultimo mese dell’anno, ipotiz-zando un 20 per cento in gennaio e unaltro 20 per cento in dicembre. Il restante60 per cento viene uniformemente distri-buito fra febbraio e novembre. E conquesto metodo, la stima dei costi 2015 salea 3 miliardi. C’è una differenza di 1,1miliardi, gap che invece, dal 2016, fra lestime del governo è quella di Boeri, scendea 400 milioni.

Il Ministro dell’economia, Pier CarloPadoan, ha già dichiarato che l’Esecutivo èpronto a rifinanziare la manovra: il pro-blema è che, se si confermasse l’anda-mento sopra descritto, le sole assunzionidi gennaio brucerebbero i primi 600 mi-lioni. Poi, bisogna calcolare circa 180 mi-lioni al mese. In pratica, la soglia delmiliardo e 900 milioni si supera entro fineagosto 2015 e già da settembre sarebbenecessario lo stanziamento aggiuntivo.Probabilmente, il Governo conta sul fattoche, per quella data, la ripresa economicasia già iniziata e che quindi le coperturaci siano senza bisogna di manovre aggiun-tive.

Un’altra variabile che incide sulla dif-ferenza fra i due calcoli è rappresentatadalla valutazione del salario medio: ilGoverno prende come base i dati INPSmentre Boeri quelli EU-Silc.

Un’ulteriore variabile è la soppressionedelle precedenti agevolazioni sull’assun-zione di disoccupati e apprendisti. Per gliapprendisti Boeri prevede che le impresepreferiscano attendere la nuova decontri-buzione per tre anni, più cospicua rispettoa quella attualmente prevista (che dura unanno). Per i disoccupati di lunga durata,invece, si sostituisce un incentivo al 50 percento con uno al 100 per cento, che perònon comprende i premi INAIL. Tenden-zialmente sarà più conveniente la nuovaformulazione nonostante il tetto massimodi decontribuzione a 8.060 euro (stipendiomedio di 1.500 euro al mese). Sopraquesta cifra l’azienda paga solo la quota

dei contributi eccedenti e quindi restasempre più conveniente del precedenteincentivo.

La norma così come è stata scritta,sostanzialmente senza limiti e condizioni econ nessun riferimento all’incremento delnumero dei lavoratori, potrebbe essere ag-girata e diventare un incentivo alla sosti-tuzione dell’occupazione piuttosto che unincentivo per aumentare il numero deglioccupati.

Articolo 13 – Misure per la famiglia (Bonusbebé).

L’articolo prevede l’introduzione del cd.« bonus bebé » grazie al quale, dal 1o

gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017,verrà riconosciuto un assegno di importoannuo di 960 euro (pari a 80 euro mensili)erogato mensilmente a decorrere dal mesedi nascita o adozione, fino al compimentodel terzo anno d’età ovvero del terzo annodi ingresso nel nucleo familiare.

Il bonus verrà erogato dall’INPS aigenitori che hanno un reddito annualecomplessivamente non superiore a 90 milaeuro.

Per chi invece ha un reddito sopra i90mila euro il bonus sarà erogato solo dalquinto figlio in poi.

Come evidenziato dalla Relazione tec-nica del Governo, si stimano in circa 415mila i nuclei familiari annui che benefi-ceranno del bonus bebé.

Si introduce comunque una clausola disalvaguardia in virtù della quale, nel casodi scostamenti dalle previsione di spesal’importo annuo di 960 euro e il limite direddito 90 mila euro, verranno rivisti.

L’effetto del bonus è sterilizzato ai finiIrpef, ossia non concorre alla formazionedel reddito.

Come esplicitato dal comma 4, il bonusbebé costerà – dal 2015 al 2020 -3,642miliardi di euro.

Il comma 6, infine stanzia 298 milioniper il 2015, da destinare a interventi afavore della famiglia.

Atti Parlamentari — 34 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 35: Progetto di legge della 17legislatura

Si sottolineano tre aspetti:

1) le risorse impegnate per il bonusbebé dovrebbero essere più efficacementeutilizzate – se si vogliono realmente so-stenere le famiglie con figli – verso ilrafforzamento dei servizi socio-educativiper la prima infanzia. E ciò consentirebbe(al contrario del bonus) di investire nelfuturo del Paese, rispondere meglio alleesigenze reali dei genitori meno abbienti, edare nuove opportunità di occupazione.Ricordiamo come in base agli ultimi datiIstat, in Italia vivono in situazione dipovertà relativa 1.822.000 minorenni, parial 17,6 per cento di tutti i bambini e gliadolescenti. Il 7 per cento dei minorennivive in condizioni di povertà assoluta.Inoltre negli ultimi anni il reddito dellefamiglie degli adolescenti in stato di po-vertà assoluta è diminuito del 31 percento. Uno dei principali problemi delnostro Paese e che contribuisce fortementeal costante calo demografico, risiede prin-cipalmente nella forte carenza di adeguatiservizi all’infanzia a supporto delle fami-glie, e di politiche mirate a sostenere lepari opportunità tra uomini e donne. Daun rapporto Istat dello scorso anno sul-l’offerta comunale di asili nido e altriservizi socio educativi per la prima infan-zia in Italia, emerge che i bambini cheusufruiscono di asili nido comunali o fi-nanziati dai comuni variano dal 3,5 percento al Sud al 17,1 per cento al Nord-est,mentre la percentuale dei comuni chegarantiscono la presenza del servizio variadal 24,3 per cento al Sud all’82,6 per centoal Nord-est. Il dossier di « Cittadinanzat-tiva » 2012, ha confermato in pieno ledifficoltà in questo ambito: le strutturecomunali su cui possono contare le fami-glie superano di poco quota 3.600 e sonoin grado di soddisfare circa 147 milarichieste di iscrizione. I genitori di unbambino su quattro (23,5 per cento) re-stano in lista d’attesa e sono costretti arivolgersi altrove;

2) un altro versante dove poter di-rottare più efficacemente le risorse delbonus bebé, sta nella revisione degli stru-menti di sostegno nella gestione del lavoro

di cura e della vita professionale; nelriconoscimento sociale della maternità edei congedi di paternità; nell’aumentare ladurata temporale e l’indennizzo del con-gedo parentale; nel riconosciuta alle donnamadri della contribuzione figurativa dialmeno un anno per ogni figlio; nell’au-mento di sgravi fiscali, in particolare perle micro e piccole imprese, sulle qualiincidono in misura proporzionalmentemaggiore i costi delle misure a favore dellamaternità delle lavoratrici; ecc;

3) se proprio si vuole mantenere ilbonus bebé, va evidenziato come in unasituazione di profonda crisi come quellaattuale, dove aumentano le famiglie instato di povertà e il sistema di welfare nonriesce a garantire tutti, il tetto dei 90milaeuro annui stabilito dal governo per poterbeneficiare del bonus, è troppo elevato. Inpresenza di risorse limitate, è indispensa-bile abbassare sensibilmente quel tetto alfine di garantire davvero che a benefi-ciarne siano i genitori disoccupati, i lavo-ratori precari, chi sta patendo maggior-mente la crisi economica.

Articolo 21 – Blocco dei contratti delPubblico impiego.

Comma 1 – Blocco contratti.

Il comma 1 estende al 2015 la previ-sione introdotta dalla legge di stabilitàdello scorso anno, la quale aveva previstole procedure contrattuali e negoziali, nelleamministrazioni pubbliche, relative albiennio 2013-14, possono avere luogo soloper la parte normativa e non già per laparte economica, e senza possibilità direcupero successivo di quest’ultima.

Per comprendere la disposizione di cuial comma 1 bisogna fare un passo indietroe ricordare che con atto del Governo n. 9,presentato in avvio della presente XVIIlegislatura, adottato sulla in base all’arti-colo 16, comma 1 del decreto-legge 6 luglio2011, n. 98 (recante Misure urgenti per lastabilizzazione della finanza pubblica) èstato presentato alle Camere il « regola-

Atti Parlamentari — 35 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 36: Progetto di legge della 17legislatura

mento in materia di proroga del bloccodella contrattazione e degli automatismistipendiali per i pubblici dipendenti ».

Tale regolamento protrae per il biennio2013-14 il « blocco » della contrattazioneper il pubblico impiego e mantiene pre-clusi, per quel biennio, incrementi a titolodi indennità di vacanza contrattuale (laquale continua ad essere corrisposta nellemisure di cui all’articolo 9, comma 17 delcitato decreto legge 31 maggio 2010,n. 78).

L’esame di questo schema di decretodel Presidente della Repubblica si è con-cluso con il parere delle Commissioniriunite Affari costituzionali e Lavoro dellaCamera nella seduta del 19 giugno 2013.Va ricordato che nel predetto parere dellaCamera si chiedeva che il regolamentoconsentisse almeno la contrattazione perla parte normativa, limitando il blocco aquella economica (mentre lo schema diregolamento conteneva il blocco per en-trambe). La legge di stabilità dello scorsoanno dava seguito a tale richiesta dellaCamera rendendo facoltativa la contratta-zione per la parte normativa.

Comma 2 – Blocco dell’indennità divacanza contrattuale.

Il comma 2 estende al 2018 quanto èstato stabilito dalla legge di stabilità delloscorso anno, per il triennio 2015-2017, inmateria di indennità di vacanza contrat-tuale. Gli incrementi della indennità divacanza contrattuale sono bloccati e il loroammontare resta pari agli importi attuali,che sono quelli in godimento al 31 dicem-bre 2013.

Articolo 26, comma 10 – Riduzione deicontributi ai patronati sindacali.

Per l’esercizio finanziario 2015 si pre-vede la riduzione complessiva e propor-zionale di 150 milioni di euro degli stan-ziamenti per il finanziamento degli istitutidi patronato e assistenza sociale di cuiall’articolo 13, comma 1, della L. 152/2001.

I risparmi così ottenuti conseguono a mag-giori somme effettivamente affluite al bi-lancio dello Stato, in deroga a quantoprevisto dallo stesso articolo 13 della L.152/2001, secondo cui il prelevamento diun’aliquota di contribuzione (attualmentepari allo 0,226 per cento) non può averedestinazione diversa dal finanziamento deisuddetti istituti di patronato ed assistenzasociale.

Secondo quanto riportato nella Tabellan. 4 dello stato di previsione del Ministerodel lavoro e delle politiche sociali (cap.2230), per il 2014 la dotazione per ilfinanziamento degli istituti di patronato edi assistenza sociale (cap. 4331) è pari a342,44 milioni di euro (valori per compe-tenza). Tuttavia le risorse destinate agliistituti di patronato e di assistenza socialehanno già subito una riduzione per effettodi quanto stabilito dall’articolo 12, c. 12-terdecies, del decreto-legge 78/2010 il qualeha disposto, per ciascuno degli esercizifinanziari 2011-2013, una riduzione deglispecifici stanziamenti iscritti nelle U.P.B.dello stato di previsione del ministero dellavoro e delle politiche sociali a favore deifinanziamenti degli Istituti di patronato edi assistenza sociale, complessivamente eproporzionalmente nella misura di 30 mi-lioni di euro annui. Da ultimo, l’articolo 1,c. 9, della L. 228/2012, pur escludendo,fino alla riforma degli istituti di patronatoe assistenza sociale, la riduzione dei stan-ziamenti, dispone tuttavia che il raggiun-gimento degli obiettivi di riduzione dispesa del Ministero del lavoro e dellepolitiche sociali venga comunque assicu-rato, a decorrere dal 2014, per un importodi 30 milioni di euro, anche mediantel’attuazione dell’articolo 7, comma 15,della L. 135/2012. Tale ultimo commaprevede che il Ministero dell’economie edelle finanze – a fronte di proposte diriduzione di spesa dei singoli Ministerinon adeguate a conseguire i risparmi pre-fissati – debba riferire al Presidente delConsiglio dei ministri ed, eventualmente,con la legge di stabilità, disporre la cor-rispondente riduzione delle spese rimodu-labili in precedenza accantonate.

Atti Parlamentari — 36 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 37: Progetto di legge della 17legislatura

La legge di stabilità, oltre a prevedereper il 2015 il taglio di 150 milioni di eurodel Fondo Patronati, dimezza dall’80 al 45per cento gli anticipi che vengono versatiai Patronati sulle somme spettanti. Un’ul-teriore « mazzata », visto che i servizi ven-gono svolti anticipando le spese e i Patro-nati sono ancora in attesa di ricevere isaldi del 2011 e degli anni successivi. Dal2016, poi, verrà semi-chiuso direttamenteil « rubinetto » di finanziamento delFondo, con la riduzione dell’aliquota dicontribuzione allo 0,148 per cento. Senzaperaltro specificare se ciò si tradurrà inun più alto stipendio netto per i lavoratorio se le somme saranno destinate ad altro.Ma col risultato certo di dimezzare defi-nitivamente il Fondo patronati. Il tagliocomplessivo di risorse è pari a circa 298milioni di euro su 430.

Tutti i lavoratori versano un contributoper avere assistenza da parte dei Patronatie il governo Renzi taglia il fondo e inca-mera questi soldi. Poi dimezza sia leanticipazioni sia l’aliquota di contribu-zione.

E così il sistema dei Patronati checonta 10mila addetti sparsi in oltre 5milauffici in Italia e all’estero sarà costretto achiudere la gran parte degli sportelli, li-cenziare almeno 7mila persone e ciò cheè più grave non fornire più ai cittadiniservizi essenziali su previdenza e assi-stenza. I Patronati infatti offrono servizi diintermediazione gratuita al cittadino chegli enti statali non garantiscono più. L’Inpssi è riorganizzata spostando tutto il per-sonale, 6.500 dipendenti, prima destinatoal rapporto con il pubblico; le questurehanno demandato ai patronati l’istruzionedi tutte le pratiche per i permessi disoggiorno degli stranieri. Lo Stato, grazieal lavoro dei patronati, risparmia 564milioni di euro per l’Inps, 63 milioni perl’Inail, 30 milioni per il ministero degliInterni, senza contare il resto. Eppure ilGoverno Renzi e la sua maggioranza licondanna alla chiusura o, nel migliore deicasi, a una ristrutturazione straordinariache porterà a non poter più offrire iservizi che i patronati assicuriamo oggi,con la conseguenza che i presunti « ri-

sparmi » si pagheranno in termini di mi-nore tutela dei cittadini, un impoveri-mento per tutti e in special modo per laparte più debole del Paese. Ancora unavolta la scelta rientra in una logica puni-tiva nei confronti del sindacato e di tuttociò che è corpo intermedio tra cittadini eStato.

Articolo 33 – Gestione della Tesoreria delloStato.

La questione derivati è stata sollevatain Commissione Bilancio da un nostrointervento (Paglia) che chiedeva una piùapprofondita riflessione del Governo conriguardo alla modifica apportata al testounico in materia di debito pubblico, di cuial decreto del Presidente della Repubblican. 398 del 2003, dall’articolo 33, comma 1,lettera b), numero 3), del disegno di leggedi stabilità, il quale prevede che il Tesoroè autorizzato a stipulare accordi di garan-zia bilaterale in relazione alle operazioniin strumenti derivati. Nel ricordare come,nel corso dell’esame della legge di stabilitàper il 2014, una disposizione di analogocontenuto sia stata soppressa su iniziativadel Governo stesso, osservava come anchein sede di esame della legge di stabilità2015 sarebbe stato opportuno un inter-vento volto a sopprimere tale norma, che,a suo avviso, riconosce al Tesoro, nell’am-bito di una materia di particolare com-plessità, qual è quella degli strumentiderivati, una possibilità che esula dalle sueordinarie competenze.

Il Governo tramite il Viceministro En-rico MORANDO, ha evidenziato – a suodire – come la norma, finalizzata a per-mettere, mediante l’utilizzo della gestionedi Tesoreria, l’adozione di un sistema digaranzie bilaterali per la gestione delleoperazioni in strumenti derivati del Te-soro, si sia resa necessaria alla luce delcontesto regolatorio e di mercato attual-mente in essere e sia stata adottata nel-l’esclusivo interesse del Paese. Osservando,in particolare, che le garanzie potrannoessere costituite da disponibilità liquide oda titoli di Stato e che, in entrambi casi,

Atti Parlamentari — 37 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 38: Progetto di legge della 17legislatura

non si ipotizzano maggiori spese o minorientrate a carico del bilancio dello Stato.

Nella mancanza di trasparenza(3) checaratterizza da sempre la gestione deicontratti derivati da parte del ministero,non è facile avanzare un giudizio sullanovità regolamentare. Quello che possiamofare è descrivere in cosa consiste e valu-tarne l’impatto sulla gestione del debitocon un esempio ancorato a numeri cheriteniamo plausibili.

Quello che oggi sappiamo dei contrattiderivati del ministero dell’Economia è chesi tratta di circa 160 miliardi di valorenozionale (cioè il valore di riferimento deicontratti) e non ne conosciamo il valoreattuale (il cosiddetto mark-to-market).Sappiamo che 100 miliardi sono swap sutassi (contratti per il cambiamento deiflussi da fisso a variabile o viceversa), 35swap su valute (scambio di flussi di pa-gamento in valute diverse) e il resto con-tratti di tipo più strutturato ed esotico.Sappiamo da un’analisi comparsa sullastampa per un campione di contratti ri-negoziati che il loro valore attuale eranegativo per il ministero per circa il 25 percento del valore nozionale. Erano 8 mi-liardi di passivo su 31,5 di nozionale: inpratica significa che se i contratti venis-sero chiusi oggi, il ministero dovrebbepagare 8 miliardi per compensare la dif-ferenza di valore attuale tra i flussi futurida ricevere e quelli da pagare. La percen-tuale di passivo sul nozionale è alta eprobabilmente legata a un campione par-ticolare, e il fatto che siano stati rinego-ziati non autorizza a ritenere che questapercentuale possa essere uno stimatorecorretto del valore del passivo comples-sivo.

Con i dati di cui disponiamo, possiamosolo proporre un esercizio per far capirecosa potrebbe cambiare con la nuovaregola.

Consideriamo solo i 100 miliardi diderivati su tassi di interesse e assumiamoche siano tutti raccolti in un unico con-

(3) Articolo di Umberto Cherubini – Lavoce.info –18Nov14.

tratto a dieci anni, in passivo per il 10 percento. Il tutto è calcolato con i valori dimercato del 30 settembre. Sulla base diqueste ipotesi, le banche sarebbero espostea una perdita di 10 miliardi nel caso chela Repubblica italiana andasse in defaultimmediatamente. Sulla base delle nostreipotesi semplificate, possiamo calcolarequanto sarà l’esposizione attesa tra unanno, che scenderà a 8,35 miliardi. Pos-siamo calcolare l’esposizione al default nelprimo anno come la media dei due valori.Poi moltiplichiamo il tutto per lo spread aun anno (probabilità di default, 0,665 peruna perdita del 50 per cento in caso didefault) per ottenere una perdita attesa nelprimo anno di circa 35,550 milioni. Pos-siamo poi ripetere l’analisi per il secondo,il terzo anno, fino alla maturità. Alla fine,sommando tutte quelle attese avremo laperdita attesa complessiva, che sarà in-torno ai 440 milioni. È la somma che lebanche detraggono dal valore di questiderivati e iscrivono a bilancio per tenereconto del rischio Italia: è quello che ingergo si chiama Cva (Credit ValuationAdjustment).

Cosa succederà con la nuova regola?Finirà l’epoca dell’esposizione delle ban-che: il ministero e gli istituti bancarisottoscriveranno quello che in gergo sichiama Csa (Credit Support Annex), per ilquale a cadenza periodica la parte inpassivo depositerà una somma corrispon-dente, in cash o titoli privi di rischio,presso l’altra parte, a garanzia del con-tratto. Quale sarà la differenza? Possiamodire che, nell’esempio precedente, il mini-stero depositerà 10 miliardi di garanzia(collateral), e con gli stessi calcoli di primapossiamo stimare che a fine anno lagaranzia richiesta sarà scesa a 8,35 mi-liardi. Come prima possiamo calcolare chenell’anno verserà una media tra i 10miliardi iniziali e gli 8,35 miliardi finali.Quale sarà il costo di questi versamenti?Sarà ancora lo spread, che sarà anche quidi circa 35,550 milioni. Possiamo poi ri-petere l’analisi per il secondo, il terzoanno, e così via, e alla fine ritroveremo,sotto forma di costi per interessi, i 440milioni.

Atti Parlamentari — 38 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 39: Progetto di legge della 17legislatura

Sembra quindi un quesito enigmisticodel tipo: le due immagini differiscono perdue particolari, scovateli. La prima diffe-renza è una lettera: si passa dal Cva alCsa. La seconda differenza è sostanziale: ilrischio di credito in derivati con la Re-pubblica italiana sparisce dai bilanci dellebanche e ricompare, sotto forma di costidi finanziamento (funding cost), nei bilancidei contribuenti italiani.

L’aumento di spesa per interessi, in-fatti, alla fine dovrà essere finanziato contagli di spese o aumenti di tasse.

È vero che l’esempio è di carta, ma laspecificazione richiederebbe dettagli tec-nici che non abbiamo, e che sono difficilida spiegare in maniera esaustiva. Adesempio, il rischio di controparte targatoItalia è tipicamente contabilizzato nellebanche con lo spread dei Cds (creditdefault swap), mentre rispunterebbe neibilanci degli italiani come spread del Btprispetto al tasso swap: i due spread sonomolto vicini, ma non sono esattamente lastessa cosa.

Non sappiamo se questa possibilità didepositare collateral sarà associata ad al-tre innovazioni che invece potrebbero farela differenza: ad esempio, la possibilità didepositare garanzie sulle esposizioni netteinvece che su ognuna di esse. Comunquesia, il segno dell’effetto dell’operazioneresta immutato: si trasforma rischio dicredito che ora giace nelle banche in spesafutura per interessi a carico del bilanciodello Stato.

Forse i 440 milioni del nostro esempiosono pochi? Ricordiamo che ci siamo ri-feriti a una perdita di 10 miliardi su 100,e sappiamo dai giornali che ce ne sonoalmeno altri 8. È molto facile, sulla basedi ipotesi meno favorevoli delle nostre,arrivare a varcare il miliardo di euro. Unaquestione essenziale, poi, è se le nuovenorme si applicheranno solo ai nuovi con-tratti, o anche ai vecchi. Se si applicano aivecchi, è molto probabile che parte dei 440milioni di perdita attesa dell’esempio sianogià stati caricati sul bilancio pubblico sottoforma di quelle che vengono chiamate« commissioni occulte ».

Pare di poter concludere che i contri-buenti italiani non meritino di accollarsiquesto aumento di spesa. Il ministero hareplicato che si tratta di un’opportunitànelle loro mani e non di un obbligo.

Articolo 43 – Razionalizzazione delle so-cietà partecipate locali.

Incentivi fiscali e mobilità del personaleper le società che si sciolgono, esclusionedal Patto di stabilità per le entrate pro-dotte da dismissione o quotazione diaziende di servizi pubblici locali, a pattoche i proventi siano utilizzati per investi-menti, e obblighi rafforzati nella gestioneassociata degli affidamenti.

La legge di stabilità 2015 mette sulpiatto un primo pacchetto di regole « ta-glia-partecipate », rivolto a Regioni ed entilocali ma anche a Università, Camere dicommercio e Autorità portuali: regole chesi applicano anche all’igiene urbana e aglialtri settori regolati da Authority indipen-denti (come l’energia).

Queste disposizioni rappresentano iltentativo iniziale di tradurre in pratica glislogan governativi sul passaggio « da 8milaa mille » aziende partecipate. Ma al mo-mento sembra una prima bozza da arric-chire e coordinare meglio con le altrenorme di finanza locale.

Un primo capitolo di misure è di di-retta derivazione « cottarelliana », e im-pone alle amministrazioni pubbliche citatesopra di avviare un piano di razionaliz-zazione per « eliminare le società e lepartecipazioni non indispensabili al per-seguimento delle proprie finalità istituzio-nali », cancellare i doppioni di aziendeattive nello stesso settore, aggregare lesocietà di servizi pubblici locali e conte-nere i costi di funzionamento di cda estrutture varie.

Obiettivi complessi, che vanno scritti inun piano da approvare e pubblicare entroil 31 marzo e da attuare nel corso del2015, contando appunto sui bonus fiscali esulle regole di gestione del personale giàscritte (senza troppo successo) nella leggedi stabilità dell’anno scorso. In linea con il

Atti Parlamentari — 39 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 40: Progetto di legge della 17legislatura

« piano Cottarelli » è anche l’esclusione dalPatto dei proventi da alienazioni e quota-zioni, anche se alla luce del super-alleg-gerimento del Patto prodotto dalla legge distabilità il bonus potrebbe risultare menoallettante.

Un altro gruppo di interventi provainvece a rinforzare norme già scritte invecchi provvedimenti, ma rimaste spessoconfinate alla carta.

È il caso, in particolare, degli « ambititerritoriali ottimali » che secondo la ma-novra-bis del 2O11 (articolo 3-bis del DLn. 138/2011) avrebbero dovuto gestire gliaffidamenti dei servizi a rete. Si dannodue mesi di tempo agli enti locali peraderire ai nuovi Ato, dopo di che scatte-rebbe una diffida ad adempiere in altri 30giorni e poi si prevede il potere sostitutivoda parte della Regione (qualche volta peròsono le Regioni a essere inadempienti).

Gli Ato avrebbero inoltre l’obbligo discrivere un piano economico-finanziarioper assicurare gli investimenti infratruttu-rali, premessa necessaria per vedersi as-segnare i fondi europei (da destinare prio-ritariamente a gestori scelti con gara op-pure « certificati » come efficienti dall’Au-torità di settore).

Per contrastare gli affidamenti diretti,però, si prevede anche un ulteriore obbligodi accantonamento di risorse da partedegli enti locali, che sarebbero obbligati acreare un fondo per una somma pariall’impegno finanziario corrispondente alcapitale proprio previsto per il triennio.

Il tentativo del Governo Renzi è quellodi offrire ai centri finanziari europei ungrande affare: quello della privatizzazionedei servizi pubblici locali.

IV. LE 10 PROPOSTE DI SEL PER UNAMANOVRA ALTERNATIVA

Proposta n. 1 – Per un’altra Europa.

A – Deficit al 4 per cento per il triennio2015-2017.

In considerazione del persistere, anzidell’aggravarsi degli effetti del ciclo eco-

nomico negativo che si protrae ormai datroppi anni, senza che si intravveda unasoluzione nel breve periodo, Il Governodeve predisporre una manovra per trien-nio 2015-2017 – seguendo l’esempio fran-cese – che preveda un congruo indebi-tamento a sostegno di una seria e con-divisa programmazione di politiche disviluppo sostenibile e per il lavoro, at-traverso il superamento di un puntopercentuale del limite del 3 per cento nelrapporto deficit/Pil.

Lo slittamento al 2017 del pareggio dibilancio non rappresenta una vera sfidaalla Commissione europea come lo è ladecisione francese di mantenere il deficitsopra il 4 per cento per i prossimi anni. LaFrancia ha infatti dichiarato che non rien-trerà nei limiti del deficit del 3 per centofino al 2017, l’Italia è vicina a sforarloanche se continua ad affermare che lorispetterà. La Banca centrale europea è datempo ben sotto all’obiettivo dell’inflazioneal 2 per cento a cui è vincolata dal suomandato. La Germania è in surplus com-merciale eccessivo (supera il + 6 per centoed andrebbe sanzionata per « disavanzoeccessivo »). Tutte le parti coinvolte sonoin evidente difetto rispetto alle regole chesi sono collettivamente e consensualmentedate.

Tra accuse reciproche in un gioco incui l’attribuzione della responsabilità dellacrisi è sempre e regolarmente dell’« altro »,si è finiti sull’orlo di un suicidio collettivo.La Bce bacchetta i governi del Sud e delNord: i primi per le mancate riforme, isecondi, in particolare la Germania, per-ché non si fanno motore di una ripresadella domanda attraverso un’espansione dibilancio. I governi francese e italiano silamentano di un rallentamento inaspettato(sic!) dell’economia. I tedeschi accusano iPaesi che non hanno seguito la via delrigore e delle riforme di non rispettare ipatti. Ma, per una ragione o per l’altra,tutti, alla fine, hanno infranto qualcheregola.

Un sistema in cui nessuno riesce arispettare le regole va ripensato. Le misureda attuare subito per rilanciare la do-manda, al livello dell’Unione, sono chiare

Atti Parlamentari — 40 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 41: Progetto di legge della 17legislatura

e se non ci fossero vincoli politici e gliinteressi dei centri finanziari da salvaguar-dare, si andrebbe dritti per quella strada.C’è un largo consenso tra gli studiosi sulfatto che quando un’economia è in peri-colo di deflazione e appesantita dal debitobisogna attuare politiche di bilancioespansive (attraverso un taglio delle tasseo tramite un aumento della spesa) finan-ziate dalla Banca centrale.

Il Trattato di funzionamento della UE(TFUE) all’articolo 126 definisce eccessivoil disavanzo pubblico se il rapporto traindebitamento e PIL supera il 3 per cento(oltre che se il rapporto debito/PIL superail 60 per cento). Se tale limite vienesuperato la sanzione più significativa chel’UE potrebbe comminare al nostro Paeseè quella di imporci un deposito infrutti-fero presso la BCE costituito in due parti.Una fissa dello 0,2 per cento del PIL, e unavariabile, pari allo 0,1 per cento del PILper ogni punto (o frazione di punto) disfondamento del 3 per cento. Se il deficitè pari al 4 per cento l’Italia dovrà pagaremeno di 5 miliardi, rispetto ai 45 miliardiche il 4 per cento di deficit nel triennio2015-2017 ci renderebbe disponibili.

I mercati non sembrano reagire nega-tivamente alla decisione francese: all’indo-mani delle dichiarazioni del Ministro dellefinanze i titoli di stato sono stati piazzaticon gli stessi tassi di interesse richiestinelle aste dei giorni precedenti. Probabil-mente l’enorme liquidità fornita dalla ma-novre della FED e della stessa BCE cono-sce qualche difficoltà a trovare impieghipiù renumerativi.

Il rispetto rigoroso delle regole e ilsottostare ai parametri imposti dai trattatideve essere un comportamento seguito datutti i partners europei, non sono ammesseeccezioni se non unanimemente concor-date. Stando a questo principio elementarenon si comprende come la Germaniapossa derogare ampiamente dal rispettodel parametro del surplus commercialementre da « bravo scolaretto » il Governoitaliano sottolinea in ogni occasione ilrispetto del limite del 3 per cento nelrapporto debito/Pil da parte dell’Italia.

B – Conferenza sul debito – Revisione deitrattati europei.

Va sostenuta con forza negli organismieuropei la posizione del Governo franceseper il superamento temporaneo del tettodell’indebitamento del 3 per cento, e coltal’occasione per una verifica ed una pro-fonda riforma del Fiscal compact, del Sixpact e delle altre disposizioni fiscali con-tenute nei Trattati europei.

Il Governo si deve impegnare in Europaper ottenere la moratoria, per almeno unquinquennio, sull’applicazione delle mi-sure obbligatorie di abbassamento del de-bito prevista dal fiscal compact nonché lamodifica delle modalità di calcolo dei saldicorretti per il ciclo che penalizzano so-prattutto Paesi come il nostro in prolun-gata recessione. Occorre battersi con de-terminazione per non conteggiare nei saldivalidi ai fini dei Trattati UE i finanzia-menti degli investimenti pubblici finaliz-zati al Piano per il lavoro e al co-finan-ziamento dei Fondi europei.

Occorre, in particolare, ottenere loscorporo nel bilancio delle Pubbliche am-ministrazioni degli investimenti pubblici inopere di piccole e medie dimensioni, agrande assorbimento di lavoro, relativi aisettori sottoelencati dal computo dell’in-debitamento netto delle PP.AA. rilevanteper i vincoli dei Trattati europei:

a) pubblica istruzione, università, ri-cerca;

b) messa in sicurezza degli edificiscolastici;

c) riqualificazione delle periferie at-traverso piani di recupero;

d) interventi di salvaguardia dell’as-setto idrogeologico dei territori;

e) recupero, salvaguardia e sviluppodel patrimonio artistico e ambientale;

f) interventi di risanamento delle retidi distribuzione delle acque potabili;

Atti Parlamentari — 41 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 42: Progetto di legge della 17legislatura

g) potenziamento del trasporto pub-blico locale con particolare riguardo alpendolarismo regionale e al trasporto suferro;

h) interventi di risparmio energeticoattraverso l’utilizzo delle energie rinno-vabili.

Proponiamo una Conferenza sul de-bito che ricalchi quanto deciso nel 1953sulla Germania, cui vennero condonati idebiti di guerra, prevedendo la rinego-ziazione del debito che eccede il 60 percento del Pil.

La politica macro-economica rimane lavariabile decisiva per avviare lo sviluppo,che deve basarsi soprattutto su una forteripresa della domanda aggregata e su diun piano ragionato e massiccio di investi-menti pubblici. Soltanto così si possonodeterminare effetti positivi sulla quantità equalità dell’occupazione. Insistere per lapreliminare attuazione di riforme struttu-rali vuol dire ingigantire gli ostacoli eaggravare le condizioni dell’economia.Ostacoli a questa impostazione sono leregole europee invecchiate e non più ri-spondenti all’eccezionalità della crisi at-tuale, come il Fiscal Compact, e quelle chehanno strutturato sin dall’inizio la filosofiadi funzionamento dell’Unione: il Patto diStabilità e Crescita e, soprattutto, il divietoper la Banca centrale di finanziare diret-tamente i debiti pubblici. Basterebbetrarre insegnamento dagli errori compiutinell’uscire dalla crisi degli anni trenta perfar divenire l’esito disgregante di quel-l’esperienza un monito che chiami a ini-ziative ben più radicali e consistenti diquelle che sono attualmente in discussionenelle riunioni europee.

Dalla crisi si esce solo con la fine dellepolitiche di austerità, con politiche espan-sive ed un nuovo intervento dello Stato e,nell’immediato, in particolare, si dovrebbeoperare uno scorporo di alcune tipologiedi spese e di investimenti dal calcolo deisaldi validi al fine del rispetto del Patto distabilità e crescita. Tale scorporo, più volteproposto da autorità politiche ed espertieconomici in Italia e in Europa, permet-

terebbe una ripresa della domanda pub-blica che è necessaria – in assenza diun’adeguata dinamica della domanda perconsumi, investimenti ed export – percondurre l’economia fuori dall’attuale de-pressione. Gli investimenti nei suddettisettori sono rilevanti in primo luogo pergli effetti aggregati sull’economia, che ve-drebbe un aumento del Pil e quindi unmiglioramento degli indicatori di sosteni-bilità del debito. In secondo luogo, l’inve-stimento in tali settori condurrebbe l’Italiaad avvicinarsi in misura significativa agliobiettivi di Europa 2020 in una varietà dicampi sociali e ambientali.

C – Un green new deal continentale.

Proponiamo un Piano Europeo perl’Occupazione (un green new deal conti-nentale) il quale stanzi almeno 300 mi-liardi di euro con risorse pubbliche nuoveed aggiuntive rispetto a quelle già stanziate(diversamente da quanto sembra previstodal cd. « Piano Juncker »), per dare occu-pazione a 5-6 milioni di disoccupati oinoccupati (di cui un milione in Italia):tanti quanti sono quelli che hanno perso illavoro dall’inizio della crisi, dando prioritàa interventi che rispettano il diritto ad unambiente sano e integro, al contrario diquanto fanno molte grandi opere chedevastano il territorio e che creano pocaoccupazione, agevolando la transizioneverso consumi drasticamente ridotti dicombustibili fossili, la creazione diun’agricoltura biologica e multifunzionale,il riassetto idrogeologico dei territori, lavalorizzazione non speculativa del patri-monio artistico, il potenziamento del-l’istruzione e della ricerca, la messa insicurezza degli edifici scolastici, la riqua-lificazione delle città, l’efficienza energe-tica degli immobili, l’innovazione tecnolo-gica, la riforma e il rinnovamento della PAe del welfare, l’innovazione e la sosteni-bilità delle reti (trasporti, energia, digita-lizzazione del Paese, etc.);

Questo Piano deve essere finanziato alivello europeo per consentire all’insieme

Atti Parlamentari — 42 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 43: Progetto di legge della 17legislatura

dell’Unione di uscire dal ristagno econo-mico proponendo:

a) la concessione di crediti da partedella Bce al tasso d’interesse più basso,riservata a istituzioni finanziarie pubbli-che – in Italia la Cassa Depositi e Prestiti– impegnate a realizzare il programma diinvestimenti pubblici necessario all’uscitadalla crisi;

b) l’emissione di titoli garantiti dal-l’Eurozona finalizzati alla realizzazione ditali investimenti (eurobond);

c) l’emissione di liquidità in modalitànon convenzionali da parte della Bce acopertura di tale programma d’investi-menti.

Proposta n. 2 – Un Piano per dare lavoroa un milione di disoccupati.

Proponiamo di destinare le risorse cherisulterebbero dal portare temporanea-mente il deficit al 4 per cento del Pil, circa45 miliardi nel triennio considerato, in-sieme ad altre risorse nazionali, ad unPiano nazionale per il lavoro che prevedamisure per creare da subito centinaia dimigliaia di posti di lavoro. Lo Stato devediventare datore di lavoro di ultimaistanza attraverso la messa in opera di unProgramma Nazionale sperimentale trien-nale di interventi pubblici, un Green NewDeal italiano. L’asse di un Piano per illavoro, deve consistere innanzitutto nellamessa in sicurezza del nostro territorio edegli edifici scolastici, la cura e la valo-rizzazione del paesaggio e dei beni cultu-rali, il rilancio di un’agricoltura multifun-zionale, la riqualificazione delle città, l’ef-ficienza energetica degli immobili, l’inno-vazione tecnologica, la riforma e ilrinnovamento della PA e del welfare, l’in-novazione e la sostenibilità delle reti (tra-sporti, energia, digitalizzazione delPaese,...).

Proponiamo le seguenti misure peruscire dalla recessione e promuovere unmodello di politica economica che faccia

leva prioritariamente sullo sviluppo delladomanda interna e rilanci l’occupazione:

1) il pieno utilizzo delle somme re-lative al Quadro di Coesione e Sviluppo2014-2020 pari circa 84 miliardi;

2) la redistribuzione del peso fiscaledai redditi bassi alle rendite ed ai patri-moni che avrebbe un benefico effettoespansivo stimolando i consumi;

3) l’utilizzo dei fondi della CDP chepotrebbero finanziare un programma di« piccole opere » di investimenti degli entilocali, restando fuori dal bilancio conso-lidato delle pubbliche amministrazioni va-lido per il calcolo dell’indebitamento netto;

4) la revisione del Patto di stabilitàinterno per consentire gli investimenti de-gli enti territoriali;

5) interventi sulle emergenze socialiquali la proroga delle CIG e delle mobilitàin deroga, un maggior sostegno all’utilizzodei contratti di solidarietà, il rinnovo deicontratti per i precari della PA impiegatiin servizi;

6) la previsione di un reddito minimogarantito per i soggetti disoccupati, preca-riamente occupati o in cerca di primaoccupazione;

7) la definizione di interventi priori-tari di politica industriale, concernentil’innovazione e la ricerca;

8) ad approvare un ambizioso pianoper la messa in sicurezza del territorioitaliano, in termini di sicurezza geologica,idrogeologica ed agroalimentare, in gradodi tutelare il territorio ed i suoi abitanti esviluppare un comparto industriale conpotenzialità di volano per l’economia na-zionale e elevata qualificazione degli ope-ratori anche per i mercati esteri;

9) ridurre le spese con le seguentimisure:

a) revisione delle priorità dellalegge obiettivo (ossia le grandi opere pub-bliche): investire le limitate risorse pub-bliche disponibili in opere infrastrutturaliche siano realizzabili in tempi certi e con

Atti Parlamentari — 43 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 44: Progetto di legge della 17legislatura

modalità sostenibili, sia in termini di vin-coli di bilancio, che, soprattutto, dal puntodi vista ambientale e sociale, procedendoinnanzitutto a riequilibrare le risorse diprovenienza pubblica tra quelle destinatealla costruzione di grandi opere e quelledevolute ad un programma di opere pub-bliche di piccole e medie dimensioni, conparticolare riferimento ad interventi dimanutenzione in ambito stradale e ferro-viario;

b) riduzione delle spese militari apartire delle spese per sistemi d’arma(Fregate FREMM e F35); la riduzione delpersonale anche nella prospettiva di Forzearmate europee, la fine della missionemilitare in Afghanistan;

c) chiusura dei Centri di identifi-cazione ed espulsione (CIE);

d) uso di software open source perle pubbliche amministrazioni;

e) riduzione dei costi della politicariducendo i livelli di governo, riducendo ilnumero dei membri dei CdA delle societàpartecipate e contenendo la proliferazionedei servizi « esternalizzati », riducendodrasticamente le consulenze, provvedendoaltresì alla revisione dei compensi per imanager ed i rappresentanti politici, ecc...

Questo Piano può essere finanziato indeficit ma anche (come risorse aggiuntive)con le seguenti iniziative:

a) alcune misure fiscali: un più severoregime di tassazione sull’utilizzo di nuoverisorse territoriali; maggiori oneri perl’utilizzo di risorse pubbliche (conces-sioni); l’introduzione di tasse ambientali;la soppressione di molte delle agevolazionigeneriche ed inutili alle imprese; la tassasulle transazioni finanziarie estesa ed ap-plicata anche ai derivati;

b) riallocazione più efficiente dellaspesa pubblica, più che una spending re-view una spending reallocation;

c) utilizzo delle risorse raccolte at-traverso l’alienazione di quote di società

direttamente o indirettamente di proprietàdello Stato;

d) utilizzo dei Fondi strutturali eu-ropei. Si tratta di circa 41 miliardi di eurodi fondi nuovi stanziati dall’Unione euro-pea per il settennato 2014-2020. Il totaletra fondi provenienti dall’Unione europeae co-finanziamento italiano, statale e re-gionale, si aggira attorno agli 80 miliardidi euro;

e) costituzione di una Green Bank: iflussi di credito della Cassa Depositi ePrestiti (CDP) dovrebbero essere orientatiin direzione di iniziative che incrementinoo sostengano l’occupazione, l’innovazionetecnologica, la crescita del settore dell’eco-nomia verde, con la costituzione di una« Green bank » con a disposizione circa 10miliardi di capitale;

f) utilizzo di altri « portafogli » vin-colando le Fondazioni bancarie e gli entiprevidenziali obbligatori e complementaria quote di investimenti nei programmiprevisti dal Piano per il lavoro. Si possonoutilizzare in maniera più efficace ai finioccupazionali i beni confiscati alle mafie.

La disoccupazione colpisce le personenella loro dignità personale e sociale; è unproblema capace di mettere a rischio lefondamenta della democrazia. Nonostantel’Italia stia bruciando centinaia di miliardiper inseguire la chimera del pareggio dibilancio (che da prima della classe, senzache le fosse richiesto, ha inserito anche inCostituzione), il debito pubblico italianocontinua a crescere.

La politica e le istituzioni continuano aproporre politiche di liberalizzazione delmercato del lavoro inefficienti, che si in-frangono contro una disoccupazione cheha numeri talmente alti che, affidandosi almercato e all’iniziativa privata, non baste-rebbero 15 anni di boom economico perriportarla al livello che gli economistidefiniscono « fisiologico ». Invece, stiamoattraversando una fase in cui è presenteun eccesso di offerta di lavoro e unaindisponibilità delle imprese a realizzarenuove assunzioni anche con gli incentivi.

Atti Parlamentari — 44 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 45: Progetto di legge della 17legislatura

Resta disponibile una sola strada per cer-care di risollevare il declino verso il qualel’Italia si è avviata: lanciare un piano nazio-nale di occupazione diretta da parte delloStato, che dia un’occupazione in tempi ra-pidi alla moltitudine di uomini e donne cheoggi sono fuori dal mercato del lavoro.

Si chiede allo Stato e agli enti locali direalizzare progetti di lavoro che impie-ghino lavoratori disoccupati o che perce-piscono ammortizzatori sociali, soprat-tutto lavoratori svantaggiati e molto svan-taggiati, secondo le definizioni del diritto.Poiché il programma nazionale è speri-mentale e ha una durata prevista di treanni, i lavoratori possono essere assunticon contratto a tempo determinato, assi-curando, anche con contratti successivi eper la realizzazione di più progetti, chel’impiego possa durare fino a un massimodi trentasei mesi. Le risorse individuateper realizzare i progetti superano i 50miliardi di euro in tre anni.

Con il piano del lavoro « Green NewDeal » si riescono a risolvere contempora-neamente sia i problemi del lavoro chequelli del recupero del sistema Italia, sottol’aspetto ambientale, idrogeologico, patri-moniale e della sicurezza.

Nella trappola della crisi, il Green NewDeal pone al centro le questioni dell’in-clusione, della giustizia sociale, della lottaalla povertà e del rilancio dell’economiaper far crescere una nuova coscienza so-ciale e un nuovo modello produttivo. Solooffrendo un posto di lavoro dignitoso adun grande numero di persone l’Italia puòtornare ad avere una prospettiva di futuro:contrastando così la povertà assoluta cheaffligge 6 milioni di suoi abitanti, unnumero raddoppiato in quattro anni, peri quali non ci sono sussidi.

Pensiamo che sia venuto, inoltre, ilmomento anche di sbloccare la contratta-zione nel pubblico impiego ormai fermada troppo tempo.

Proposta n. 3 – Definire ed attuare unavera politica industriale – IRI 2.0.

Prevedere, nell’ambito della politica in-dustriale nazionale, modalità per un in-

tervento pubblico al fine di salvaguardaregli asset strategici, stimolare le innovazionie la ricerca, facilitare la riconversioneecologica dell’apparato produttivo, garan-tire i livelli occupazionali, traendo ispira-zione dal meglio dell’esperienza storicadell’IRI. Si potrebbe – ad esempio –riformulare in tal senso la mission delFondo strategico italiano (facendolo diven-tare una sorta di IRI 2.0) istituito pressola CDP.

Chiediamo al Governo di affrontare inmodo deciso l’intera materia relativa al-l’attuazione dell’Agenda digitale, interve-nendo con un’iniziativa normativa ad hoc,così da dare finalmente esecuzione ad unaserie di procedure di rilevanza essenzialeper lo sviluppo e la competitività delnostro Paese, nonché a definire stabil-mente la governance relativa all’attuazionedell’Agenda digitale italiana, rendendo pie-namente operativi i vertici degli organismiad essa preposti.

Occorre adottare immediati strumentidi contrasto alle delocalizzazioni delle at-tività produttive ed alla risoluzione dellecrisi industriali attraverso l’istituzionepresso la Presidenza del Consiglio deiMinistri e presieduta dal Presidente delConsiglio dei Ministri di una cabina diregia nazionale sulla crisi d’impresa chepreveda la partecipazione del Governo, ditutte le forze sociali e politiche, nonchédegli altri soggetti coinvolti (principal-mente il sistema delle banche e l’ammi-nistrazione fiscale) che abbiano il compitodi individuare strumenti e soluzioni ade-guate alla drammaticità della situazioneeconomiche che affligge le imprese ita-liane.

Proponiamo l’istituzione di un Fondoper il rilancio delle start-up giovanili e perlo spin-off universitari.

Proposta n. 4 – Meno cemento, Più sicu-rezza.

A – Prevenire il dissesto idro-geologicodei nostri territori.

È necessario comprendere, ormai,come la questione del dissesto idrogeolo-

Atti Parlamentari — 45 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 46: Progetto di legge della 17legislatura

gico risulti essere non soltanto una priorità,ma una assoluta necessità, che potrebbe,tra l’altro, contribuire all’emersione dallacrisi economica attraverso paradigmi moltodiversi da quelli concepiti fino ad ora. Lapredisposizione di un Piano pluriennale perla difesa del suolo potrebbe risultare comel’unica, vera, grande opera infrastrutturaledel nostro Paese, in grado di coniugare si-curezza, lavoro e sostenibilità; un’operapubblica diffusa su tutto il territorio nazio-nale, diversamente dalle infrastrutture pro-grammate o in attuazione, che attiverebbeda subito migliaia di cantieri con innume-revoli benefici dal punto di vista occupazio-nale; un’opera che consentirebbe di com-prendere il valore del territorio e la neces-sità di fermare il consumo di suolo, troppospesso assecondato da politiche urbanisti-che che nei decenni hanno eroso i terreniagricoli e modificato le destinazioni d’usodei piani per superare la crisi dei bilancicomunali, nonché dai continui condoni re-lativi al fenomeno dell’abusivismo.

A questo Piano pluriennale andrebberoriconosciute cospicue risorse (almeno 3-5miliardi annui) ricavate anche distoglien-dole dalle grandi opere spesso inutili comela TAV Lione-Torino o il passaggio sotter-raneo della TAV a Firenze, la GRONDA diGenova, il MOSE, ecc...

Proponiamo l’esclusione definitiva daivincoli del patto di stabilità interno dellespese sostenute dagli interventi territorialiper operazioni di messa in sicurezza, ma-nutenzione e consolidamento di territoriesposti a eventi calamitosi, nonché perinterventi strutturali finalizzati ad agevo-lare la riduzione del rischio sismico,idraulico e idrogeologico, e minimizzaregli impatti sulla popolazione di eventicalamitosi.

Proponiamo la creazione di un « Corpogiovanile per la difesa del territorio », a cuifar partecipare giovani iscritti nelle liste didisoccupazione, i quali, con l’affiancamentodel Corpo forestale dello Stato, potrebberooccuparsi di opere connesse alla manuten-zione del territorio, come la pulizia deicorsi d’acqua, il rimboschimento dei baciniidrografici e la difesa del suolo.

B – Gli F35 mettono in sicurezza 10milascuole.

Proponiamo di destinare i 14 miliardidella spesa per gli F35 ad un pianopluriennale di messa in sicurezza dellescuole pubbliche ed alla riqualificazioneenergetica delle scuole.

Il DEF del Governo prevede purtroppoche dal 2010 al 2018 gli investimenti calinoda 51,8 a 41,5 miliardi (- 31,3 per cento intermini reali). Con questi investimentiavremmo potuto ristrutturare tutte le no-stre scuole fatiscenti, dando lavoro a pic-cole imprese di costruzione e manuten-zione, oggi soffocate dalla crisi, e avremmoaumentato la produttività di insegnanti estudenti.

La drammatica situazione dell’ediliziascolastica ha delle cause ben precise: ri-sorse e spese insufficienti e tempi biblici,gestione centralistica degli interventi, ivincoli del patto di stabilità, i tagli lineariche, nel tempo, hanno ridotto perfino glistanziamenti destinati a investimenti dicarattere strutturale e la drastica ridu-zione delle risorse messe disposizione nellemisure finanziarie adottate contro la crisi.

Con il Governo Renzi tra gli impegniimmancabili sulla Scuola si è affermatoche « ...ora la priorità è l’edilizia scolastica.Nessun ragionamento sarà credibile finchéla stabilità delle aule in cui i nostri figlipassano tante ore della loro giornata nonsarà considerata il cuore dell’azione ammi-nistrativa e di governo ».

Il nuovo piano, concepito con tre prin-cipali filoni e con risorse promesse per1.094.000.000 di euro nell’arco del biennio2014-2015 rispetto a un fabbisogno sti-mato allora dalla Protezione Civile di 13miliardi.

Una parte dei fondi stanziati (450 mi-lioni) va in realtà all’operazione « scuolebelle », che non sono nient’altro che lescuole che hanno attualmente i serviziesternalizzati per la pulizia dei circa18.000 edifici scolastici e relativi contrattiin essere con consorzi e ditte di pulizie chedal 2000 presero in carico « provvisoria-mente » gli ex LSU già impiegati nellescuole come addetti alle pulizie. Gli inter-

Atti Parlamentari — 46 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 47: Progetto di legge della 17legislatura

venti previsti sono sostanzialmente ilfrutto di un accordo sindacale siglato alMinistero del Lavoro il 28.3.2014 che haposticipato il problema e la soluzioneall’esternalizzazione dei servizi di pulizianelle scuole fino a marzo 2016. Insommaun ennesimo e costoso provvedimentotampone.

C – Città: mettere il vecchio a nuovo.

Al posto delle grandi opere spesso inu-tili se non dannose proponiamo l’attiva-zione di mille opere diffuse su tutto ilterritorio nazionale, in grado di attivare dasubito mille cantieri con evidenti ricadutepositive dal punto di vista occupazionale.

Riprendiamo in parte la proposta delCRESME, di un Piano per la rigenerazioneurbana sostenibile (RI.U.SO.). Gli obiettivisono: il progressivo azzeramento di con-sumo del suolo, la messa in sicurezza deglistabili con più di 40 anni di vita, lamanutenzione e la rigenerazione del pa-trimonio edilizio pubblico e privato, ladrastica riduzione dei consumi energeticied idrici degli edifici, la valorizzazionedegli spazi pubblici, la salvaguardia deicentri storici, la tutela del verde urbano, larazionalizzazione della mobilità urbana edel ciclo dei rifiuti e l’implementazionedelle infrastrutture digitali.

Nel nostro paese sono circa 2,6 milionigli edifici da ristrutturare. La riqualifica-zione urbana già oggi, rappresenta piùdella metà del mercato delle costruzioni(133 miliardi di euro su un totale di 213miliardi).

Tra 2006 e 2011 il mercato si è ridottodi un terzo in termini di compravendite,mentre gli investimenti sono calati del 21per cento e i prezzi scesi del 22 per cento.Il 2012-2013 è stato un altro periodonegativo. La crisi delle compravenditemette in discussione il mercato dellanuova produzione edilizia, residenziale enon residenziale. Un nuovo ciclo è giàiniziato ma i suoi fattori propulsivi nonsono gli stessi di prima, e in parte sonocambiati anche gli attori. Il dato piùevidente è quello riguardante gli impianti

per la produzione di energia da fontirinnovabili (impianti FER), un mercatoche nell’ultimo biennio ha vissuto un veroe proprio boom, fino a diventare nel 2011più grande di quello delle nuove costru-zioni residenziali. Del resto, le esigenzelegate ai consumi energetici e a fattoriidro-geologici rendono necessari massicciinterventi di manutenzione sul patrimonioedilizio italiano. In altri termini, anche icostruttori oggi invece di guardare alnuovo, pensano « di mettere a nuovo ilvecchio ».

Oggi le abitazioni italiane consumano120-150 kilowatt orari al metro quadro(kWh/m2) all’anno, un livello ancoratroppo alto che tuttavia con le attualitecnologie e con le dovute accortezze co-struttive, senza costi extra, potrebbe essereridotto – secondo stime dell’Agenzia na-zionale per le nuove tecnologie, l’energia elo sviluppo economico sostenibile – addi-rittura del 45-50 per cento.

Peraltro va ricordato come nel nostroPaese oltre il 70 per cento dell’ediliziaresidenziale nelle aree urbane risale aperiodi in cui la normativa, le modalitàcostruttive e i materiali utilizzati nontenevano in considerazione né l’« effi-cienza energetica », né il « risparmio ener-getico ». Per gran parte di questo patri-monio vi è quindi la necessità di interventiurgenti di manutenzione straordinaria siasulle strutture che sugli impianti.

L’obiettivo è quello di arrivare alla finedel 2030 con il nostro patrimonio edilizioresidenziale ristrutturato secondo livelli diprestazione e di efficienza energetica ingrado di garantire elevati risparmi ener-getici. E l’onere che i cittadini proprietaridovranno sostenere sarà in buona parteripagato dal consistente risparmio otte-nuto sulla bolletta elettrica.

Proposta n. 5 – La riconversione ecologica.

A – Piano energetico nazionale basatosulle energie rinnovabili.

Redigere un Piano energetico alterna-tivo all’utilizzo dei combustibili di origine

Atti Parlamentari — 47 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 48: Progetto di legge della 17legislatura

fossile, verso un modello di generazionedistribuita.

Promuovere la riqualificazione energe-tica a partire dagli edifici pubblici. Si trattadi rilanciare ed aumentare le risorse a di-sposizione del cd. « Conto termico » perl’aumento di produzione termica da fontirinnovabili e i piccoli interventi di effi-cienza energetica (isolamento, schermaturasolare, sostituzione di infissi o di vecchiimpianti per la climatizzazione invernalecon generatori a condensazione, ..).

Proponiamo di:

introdurre regole omogenee in tuttaItalia per la certificazione termica degliedifici;

stabilire per i nuovi edifici e per leristrutturazioni edilizie oltre una certadimensione lo standard minimo obbliga-torio di Classe A, in modo da garantireuna riduzione drastica dei consumi dafonti fossili per il riscaldamento e raffre-scamento delle case, ma con pari o mag-giore comfort;

mantenere la detrazione per i lavorimiranti al risparmio energetico riducendoi tempi dei rimborsi (3-5 anni al posto di10);

premiare nelle ristrutturazioni edili-zie il miglioramento della classe energeticadi appartenenza (per esempio per chipassa dalla E alla C o alla B, per chiraggiunge la A);

rendere via via obbligatoria per gliedifici per classi di vetustà (come fu per lamessa in sicurezza degli impianti elettrici)gli interventi per la messa in sicurezza el’efficientamento energetico. Obbligo chedeve essere sostenuto da una detrazionesulle spese e da una garanzia dello Statosui mutui accesi dai proprietari o daicondomini per le spese di ristrutturazione.In parallelo, ridurre le imposte sulla primacasa e facilitare così le spese dei privatiper le ristrutturazioni;

rimodulare gli incentivi legati allaproduzione di energia rinnovabile al finedi creare attività manifatturiera attrezzataa tale scopo (ad esempio produzione di

pannelli solari). Si tratta di implementareil modello di riferimento dal lato delladomanda e dal lato dell’offerta. Diventanecessario un piano di crescita industrialedettagliato e rivolto fermamente verso lerinnovabili;

valorizzare e sostenere le ESCO: leEnergy Service Company sono società cheeffettuano interventi finalizzati a miglio-rare l’efficienza energetica, assumendo sudi sé il rischio dell’iniziativa e liberando ilcliente finale da ogni onere organizzativoe di investimento. I risparmi economiciottenuti vengono condivisi fra la ESCO edil Cliente finale. Le ESCO possono ancheessere cooperative di giovani che operanoper l’efficientamento degli edifici e l’in-stallazione di apparati per la fornitura dienergia da fonti rinnovabili.

B – Sostegno alla riconversione ecologicadel nostro sistema produttivo.

La sempre più preoccupante conver-genza di crisi diverse (economica, occupa-zionale, ambientale, sociale, climatica, ali-mentare etc.) rende necessario un pro-fondo ripensamento del nostro sistemaproduttivo e dei nostri modelli di con-sumo. La conversione ecologica comportal’adozione di stili di vita e modelli diconsumo fondati sulla sobrietà, che nonsignifica miseria, né povertà, né sacrificio,bensì uso e distribuzione più equa dellerisorse. Ma significa anche riportare, tantoin ambito locale e nazionale, quanto inambito continentale e planetario, il si-stema produttivo entro un quadro di so-stenibilità imposto dai limiti fisici e bio-logici del pianeta in cui viviamo, salva-guardando, potenziando e qualificandol’occupazione e valorizzando la dotazionedi tecnologia, di impianti e di conoscenzedell’apparato industriale e produttivo esi-stente.

Per queste ragioni è necessario unpatto tra le forze sociali, sindacali, pro-duttive ed istituzionali per lavorare allamessa in rete di competenze diverse chepossano efficacemente riflettere sugli stru-

Atti Parlamentari — 48 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 49: Progetto di legge della 17legislatura

menti (legislativi, economici, politici) damettere in campo per promuovere pro-cessi di conversione produttiva, come purealla promozione di forme nuove di con-sumo condiviso – che vuol dire controllosulle condizioni in cui il bene o il serviziovengono prodotti, distribuiti o erogati.

La conversione economica prevede diorientare ogni processo di transizione aiseguenti principi:

ri-territorializzare le produzioni;

educare a sistemi di consumo diffe-renti;

ri-qualificare il lavoro nel senso dellasostenibilità ambientale;

definire cosa produrre e come pro-durlo;

coniugare la giustizia ambientale aquella sociale.

Proponiamo di valorizzare il protago-nismo dei soggetti locali, forme di coope-razione tra soggetti privati e pubblici, lamutualità, il microcredito, prestiti d’onoreai giovani, la realizzazione di imprese noprofit e di cooperative di produzione elavoro, l’espansione delle forme di econo-mia civile, anche sostenendo la realizza-zione di fondazioni di comunità o isti-tuendo fondi di distretto, con una parti-colare attenzione alla piccola e mediaimpresa.

Proponiamo – seguendo l’esempio diquanto sta facendo la Regione Lazio – unalegge quadro nazionale per la riconver-sione di alcuni settori produttivi tenendoassieme i due assi di questioni: orienta-mento ecologico della produzione e crisioccupazionale e riorganizzazione del la-voro, con fondi adeguati.

Proposta n. 6 – Per un’agricoltura multi-funzionale – Le comunità verdi – Lagreen bank.

La fisionomia dell’agricoltura è mutatarispetto a 20 anni fa quando era vissutanella mera accezione produttivistica, letta

solo all’interno di una politica dei prezzi,unidirezionale e priva di ricadute socialied economiche positive. Al settore si at-tribuisce un ruolo strategico nella tutela enella valorizzazione delle risorse naturali,nella salvaguardia del paesaggio, nel ga-rantire un presidio culturale e di identitàsociale delle aree marginali, montane efortemente rurali del territorio nazionale,a vantaggio della non dispersione delletradizioni culinarie e culturali che ri-schiano di sparire dalla bussola socio-politica del Paese se non opportunamentevalorizzate, tutelate e presidiate.

In questo quadro rientrano le nostreproposte per l’agricoltura sociale, la ma-nutenzione dei boschi, una politica nazio-nale di rimboschimento delle aree periur-bane e urbane, con specifici piani disettore sulla selvicoltura, che consenti-rebbe un rilancio sia in termini occupa-zionali che in termini di difesa del terri-torio dal dissesto idrogeologico, la crea-zione di distretti biologici, la produzionedi carburanti ottenuti da rifiuti e sotto-prodotti (da non confondere con i biocar-buranti di prima generazione), la produ-zione di plastiche di origine vegetale, ecc...

Le Comunità verdi sono i territori ru-rali e di montagna che intendano sfruttarein modo equilibrato le risorse principali dicui dispongono (acqua, boschi e paesaggioin primo luogo) e aprire un nuovo rap-porto sussidiario e di scambio con lecomunità urbane e metropolitane, inmodo da poter impostare un piano disviluppo sostenibile dal punto di vistaenergetico, ambientale ed economico neiseguenti campi:

gestione integrata e certificata delpatrimonio « agro-forestale » (trading deicrediti derivanti dalla cattura della CO2,gestione e tutela della biodiversità, certi-ficazione biologica della filiera legno...);

gestione integrata e certificata dellerisorse idriche;

produzione di energia da fonti rin-novabili locali (micro-idro, biomasse, eo-lico, cogenerazione, trigenerazione, ecc...);

sviluppo di un turismo sostenibile,capaci di valorizzare le produzioni locali;

Atti Parlamentari — 49 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 50: Progetto di legge della 17legislatura

costruzione e gestione « sostenibile »del patrimonio edilizio e delle infrastrut-ture per una « montagna moderna »;

efficienza energetica e integrazione« intelligente » degli impianti e delle reti;

sviluppo sostenibile delle attività pro-duttive;

integrazione dei servizi di mobilità;

creazione di smart farm a mo’ didistretti agroalimentari e agroindustrali.

Proponiamo che in seno alla CassaDepositi e Prestiti si costituisca una« Green bank. ». Il Fondo avrebbe comefinalità il favorire gli interventi nell’ambitodelle « Comunità verdi » e dell’agricolturamultifunzionale.

Il decreto-legge 24 gennaio 2012, n.1,prevede, tra le altre direttive, l’alienazionein misura stabile dei terreni agricoli o avocazione agricola di proprietà pubblica,che secondo l’ultimo censimento ISTATammonterebbero a ben 338.127,51 ettariper un valore di 6,22 miliardi di euro,stando alle stime di Coldiretti e Inea.

Proponiamo di sostituire la proceduradi vendita con quella di affitto in manieratale da evitare speculazioni fondiarie invista della possibilità di cambio di desti-nazione d’uso possibile a vent’anni dall’ac-quisto e facilitando al contempo l’accessoalla terra da parte di giovani privi diingenti capitali.

Proponiamo di rendere obbligatoriol’utilizzo di prodotti biologici ed a Kmzero ed equosolidale nelle scuole, negliospedali e nei centri di assistenza.

Chiediamo al Governo di redigere lamappa dei Gruppi di acquisto solidale,delle cooperative energetiche, dei Gruppidi acquisto fotovoltaici, dei « Comuni rin-novabili » e dei Distretti di economia so-lidale.

Proponiamo di prendere opportune ini-ziative legislative e finanziarie per diffon-dere le loro buone pratiche, e redigere, tral’altro, il « network della conoscenza ».

Proponiamo di valorizzare e sostenerei « Patti dei sindaci » (i firmatari del Pattodei sindaci, promosso dalla Commissione

europea, assumono l’impegno di superaregli obiettivi della UE sulla riduzione delleemissioni di CO2).

Proponiamo di tutelare e valorizzare leproduzioni tipiche del Paese, per l’affer-mazione di una filiera agricola tutta ita-liana, che parta proprio dalla specificavocazione del territorio e che voglia inve-stire sulle positività, per garantire i livellioccupazionali e dare ai produttori la giu-sta remunerazione.

Proposta n. 7 – Investire nel futuro:Scuola, Università, Ricerca.

La « buona scuola » che Sinistra Eco-logia e Libertà propone è quella laica, dimassa, che attua l’articolo 34 della Costi-tuzione garantendo diritti interi per i sog-getti in formazione. La nostra buonascuola davvero è quella contenuta nellaProposta di Legge che abbiamo depositatoa settembre sia al Senato che alla Cameradei deputati che prevede di raggiungeregradualmente il 6 per cento del PIL dadestinare alla formazione.

Nella Legge di stabilità 2015 ripropor-remo tra l’altro:

la soluzione, più volte e colpevol-mente rinviata dalla maggioranza dellafine dell’indecoroso trattamento riservatodal 2012 ad oggi al personale della scuola« quota 96 »;

una vera cabina di regia per uncoordinamento degli interventi sulla vera epropria emergenza quale è quella dell’edi-lizia scolastica e per la verifica di tutti gliannunci di risorse messe in campo nelcorso dell’anno e l’ampliamento delle ri-sorse secondo le effettive necessità e prio-ritariamente per la messa in sicurezzadelle scuole.

Proporremo, secondo quanto previstodall’articolo 33 della Costituzione, l’aboli-zione del finanziamento e/o di qualsiasipartecipazione alle spese delle scuole nonstatali e con le risorse risparmiate, oltre200 mln di euro, contribuire e concorrereal finanziamento priorità della scuola a

Atti Parlamentari — 50 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 51: Progetto di legge della 17legislatura

cui devono essere assegnate risorse ade-guate per: il diritto allo studio e la lottaalla dispersione scolastica, l’innalzamentodell’obbligo scolastico a 18 anni, il ripri-stino delle fondi tagliati in questi anni alleattività per l’arricchimento e l’amplia-mento dell’offerta formativa e per gli in-terventi perequativi, per l’università e laricerca.

Proposta n. 8 – Il Mezzogiorno come que-stione nazionale.

Chiediamo che il Governo predispongaun apposito documento di programma-zione e finanza sul Mezzogiorno che, allaluce della nuova programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali e della program-mazione 2014-2020 del Fondo per lo svi-luppo e la coesione, dia unitarietà e coe-renza a nuove politiche di sviluppo e dilavoro; ed inoltre, che predisponga, nelcitato documento di programmazione efinanza sul Mezzogiorno, le linee guida disalvaguardia dell’apparato produttivo an-cora esistente e una nuova politica indu-striale nel Mezzogiorno su cui orientarerisorse ed investimenti per il prossimodecennio.

Proponiamo, altresì, di definire neglistrumenti della programmazione 2014-2020 l’utilizzo di parte delle risorse delFondo sociale europeo per realizzare po-litiche attive di lavoro e inserimento pro-fessionale nei confronti dei giovani disoc-cupati meridionali nei campi del turismosostenibile, dei beni culturali e della frui-zione degli stessi, dell’innovazione tecno-logica e dei servizi sociali, che devonoessere volti ad incrementare e ammoder-nare i sistemi di welfare nel rispetto dellacittadinanza di genere, escludendo mecca-nismi di intermediazione formativa.

Proponiamo al Governo di intervenirein sede comunitaria, affinché nell’ambitodel pacchetto legislativo sulla coesione2014-2020 si confermi l’esclusione dal cal-colo del Patto di stabilità e crescita delcofinanziamento nazionale alla politica dicoesione, in coerenza peraltro con la ri-soluzione approvata dal Parlamento euro-

peo dell’8 ottobre 2013, « sugli effetti deivincoli di bilancio per le autorità regionalie locali con riferimento alla spesa di Fondistrutturali dell’Ue negli Stati membri ».

Il Governo, a nostro avviso, deve pro-porre al Cipe, entro 30 giorni dall’appro-vazione della legge di stabilità, l’adozionedi un’apposita delibera per la formalizza-zione delle questioni legate al cofinanzia-mento, assicurando che tutte le risorsenazionali destinate al cofinanziamento ri-mangano comunque a disposizione delleregioni a cui erano originariamente desti-nate.

Proponiamo di procedere rapidamentead un censimento delle risorse ancoradisponibili e non ancora utilizzate nell’am-bito degli strumenti della programmazionenegoziata, finalizzato alla predisposizionedi un piano di rilancio industriale, im-prontato sulle specificità e le eccellenzeproduttive presenti nel Mezzogiorno, av-viando una nuova stagione di utilizzo deglistrumenti della programmazione nego-ziata, ivi compresi i contratti d’area, i pattiterritoriali, i contratti di programma e icontratti di localizzazione, sulla base dellemigliori pratiche e delle esperienze disuccesso del passato.

Dobbiamo valorizzare il patrimonioculturale e paesaggistico del Sud, riser-vando parte della dotazione disponibile apartire dal residuo della programmazione2007-2013 per le politiche di recupero epromozione, mettendo in rete i grandi polidi attrazione e i siti Unesco.

Dobbiamo, inoltre, riservare alle re-gioni del Sud parte della dotazione dispo-nibile per quanto riguarda la programma-zione 2014-2020 per le politiche ambien-tali nonché per il prosieguo dei processi dibonifica e messa in sicurezza dei siti diinteresse nazionale e dei siti caratterizzatida particolari lavorazioni.

Proposta n. 9 – Ridistribuire il reddito,aumentare i consumi.

Oltre a rispondere a criteri di equitàsociale la redistribuzione del carico fiscale

Atti Parlamentari — 51 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 52: Progetto di legge della 17legislatura

può incrementare in maniera stabile iredditi popolari ed i relativi consumi.

Ma la copertura del bonus di 80 euro,e delle altre agevolazioni fiscali previste,non dovrebbe derivare da tagli alla spesapubblica, tagli che hanno effetti recessivi,ma da una vera ridistribuzione del caricofiscale. Nella Nota di aggiornamento siparla di rendere definitivi gli 80 euro, manon di ampliarne la platea, neanche apensionati, incapienti e autonomi, e nem-meno con una vera redistribuzione delcarico fiscale.

Proponiamo dunque di estendere laplatea dei beneficiari del bonus (o meglioproponiamo una revisione dell’Irpef se-condo il progetto NENS che tutela mag-giormente i redditi bassi) e di fornire lecoperture necessarie con misure stringenticontro l’evasione fiscale come quelle pro-poste da Vincenzo Visco (introduzione delc.d. scontrino telematico; applicazione del« reverse charge » alle operazioni interme-die), la reintroduzione del reato di falso inbilancio, la tracciabilità dei pagamenti,una revisione della tassa di successione trale più basse di tutti i Paesi occidentali, unatassa patrimoniale progressiva, la rimodu-lazione della curva IRPEF che attui unamaggiore progressività permanente del-l’imposta sopra i 90.000 euro, l’inaspri-mento dell’imposta sulle transazioni finan-ziarie attraverso un allargamento della suabase imponibile anche ad azioni, obbliga-zioni ed a tutti gli strumenti derivati.

Siamo d’accordo per il TFR in bustapaga (anche se siamo scettici sull’effettoincrementale dei consumi: l’esperienza delbonus di 80 euro insegna) ma solo a trecondizioni:

che sia demandato alla libera sceltadel lavoratore;

che la tassazione sia separata rispettoall’Irpef rimanendo quella in vigore per il

TFR e che tale anticipo non sia computatoai fini dell’ISEE e dell’erogazione delleprestazioni socio-sanitarie;

ed inoltre che siano salvaguardati iFondi previdenziali complementari (ed inparticolare non sia aumentata l’aliquotadel 11,5 per cento).

No a qualsiasi ipotesi di condono fi-scale più o meno mascherato.

Proposta n. 10 – Lavoro per i giovani,Garanzie per gli anziani.

Era stata promessa dal Governo lasoluzione definitiva del problema degli« esodati ». Ma non sembra ci sia niente alriguardo nella legge di stabilità.

La Controriforma Fornero della previ-denza ha di fatto impedito l’assunzione dicentinaia di migliaia di giovani.

Inoltre, i risparmi ottenuti sono di moltosuperiori a quelli iscritti a bilancio. C’èdunque spazio sia per misure che risolvanoin maniera definitiva il problema dei cd.« esodati », a partire dagli insegnanti di« quota 96 » e del personale viaggiante delleFS, e soprattutto, per una profonda revi-sione della stessa legge Fornero.

Proponiamo di considerare le fasi dellavita dedicate alla cura, come crediti ai finipensionistici con il riconoscimento di: con-tributi figurativi legati al numero dei figlio ad eventuali altri impegni di cura; in-tegrazioni contributive per i periodi dilavoro part-time per ragioni di cura, pos-sibilità di anticipo della pensione per ne-cessità di accudimento di persone nonautosufficienti nel quadro di una revisionedel sistema pensionistico che contempliflessibilità e libertà di scelta.

Stante la sempre maggiore precarietàdegli impieghi e la crescita della mobilitàintersettoriale dei lavoratori, vanno resicumulabili i contributi versati in diversifondi previdenziali.

Atti Parlamentari — 52 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 53: Progetto di legge della 17legislatura

DUE MANOVRE A CONFRONTO (*)

(*) Nel frattempo, in seguito all’accordo con la Commissione UE del 22 ottobre scorso, la manovra delGoverno si è ridotta di 4,5 miliardi (36 -4,5 = 31,5).

Atti Parlamentari — 53 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 54: Progetto di legge della 17legislatura

Atti Parlamentari — 54 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 55: Progetto di legge della 17legislatura

(**) Proponiamo inoltre di finanziare le misure del Piano per il lavoro anche con:1) gli 84 miliardi a disposizione del Quadro di coesione e sviluppo 2014-2020 (Fondi europei + Fondo

per la coesione e lo sviluppo);

2) la costituzione presso la CDP di una Green bank con un patrimonio di 10 miliardi di euro;

3) la riforma del ruolo del Fondo strategico italiano;

4) l’utilizzo di parte delle risorse delle Fondazioni bancarie e dei Fondi previdenziali.

(***) si aggiungono i 3 miliardi del DL Irpef già in vigore.

Atti Parlamentari — 55 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 56: Progetto di legge della 17legislatura

V. L’ITER IN COMMISSIONE BILANCIO

Con le misure aggiuntive predispostedal Governo (emendamento 1. 4) in con-seguenza delle osservazioni formulatedalla Commissione europea il 22 ottobrescorso nell’ambito del procedimento divalutazione dei documenti programmaticidi bilancio per il 2015, si sono realizzatetre notevoli ulteriori peggioramenti dellamanovra:

1) il deficit scende,, prendendo perbuone le stime del Governo, dal 2,9 percento al 2,6 per cento del PIL (meno 0,3per cento; meno 4,5 miliardi);

2) adesso, dopo le misure aggiuntiveconcordate con la Commissione UE, inpratica, sommando le clausole di salva-guardia Letta e Renzi, si tratterà di otte-nere (una clausola di salvaguardia « mon-stre ») con aumenti dell’Iva e delle accisee con tagli alle detrazioni d’imposta, ri-sorse per 728 milioni nel 2015, 17.544milioni nel 2016, 26.951 milioni nel 2017e 29.995 milioni nel 2018. Le clausole seesercitate avrebbero un forte effetto re-cessivo di diversi punti di PIL nel triennio2016-2018 dovuto ad una contrazionecomplessiva di consumi ed investimentiper alcuni miliardi. In pratica, la manovra,non volendo affrontare una vera discus-sione sulla revisione dei parametri di bi-lancio stabiliti dalla UE, rinvia ai prossimianni le scelte più dolorose ed impegnative;

3) l’esclusione dai saldi delle Patto distabilità delle spese dalle Regioni per icofinanziamenti dei fondi strutturali co-munitari, originariamente prevista dalprovvedimento in esame nell’importo com-plessivo di 1.200 milioni di euro, viene oramantenuta nel solo limite di 700 milioni dieuro.

Articolo 4 – Stabilizzazione del bonus di 80euro.

Sono stati respinti due emendamentiimportanti che avrebbero reso più equa lamisura.

Il primo (4. 31 – Fassina, Marcon), eravolto a modificare tanto l’importo quantola base reddituale in base alle quale vienericonosciuto il bonus di 80 euro; taleproposta emendativa interviene al fine disuperare il difetto di equità che è ravvi-sabile nella modalità di erogazione attual-mente previste del suddetto bonus fiscale.Infatti, utilizzando, ai fini dell’erogazionedel bonus, l’indicatore della situazioneeconomica equivalente (ISEE) dei nucleifamiliari, anziché l’importo del redditoIRPEF, si consente di destinare le risorsestanziate dal Governo per la stabilizza-zione di tale misura fiscale a vantaggiodelle famiglie bisognose con figli a carico,facendo sì che il bonus si configuri real-mente come intervento volto a contrastarele situazioni di povertà e di indigenza,sempre più diffuse nel Paese.

La predisposizione di misure adeguateper riequilibrare gli effetti redistributiviconseguenti al predetto bonus è necessariaanche alla luce di quanto sostenuto, nelcorso dell’audizione sul disegno di legge distabilità, dal presidente dell’ISTAT, se-condo cui tale agevolazione interessa, inparticolare, categorie di contribuenti conredditi medio alti. Le modifiche propostedall’emendamento 4.31 sono, altresì, voltea far fronte agli effetti negativi sulle po-litiche sociali che conseguiranno all’appli-cazione dei tagli ai trasferimenti erarialinei confronti di enti locali e territoriali,previsti dal disegno di legge di stabilità inesame.

Per tacere della scarso efficacia delbonus IRPEF degli 80 euro ai fini delrilancio dell’economia nazionale, a propo-sito della quale si può fare riferimento alleosservazioni negative formulate da econo-misti delle più diverse tendenze.

Il secondo (4. 21 – Paglia) estendeva apensionati, incapienti, partite IVA a bassoreddito il bonus di 80 euro.

Si ricorda che al momento dell’intro-duzione di questo istituto si dichiarò che,per la volontà di intervenire rapidamente,non era stato possibile tener conto di tuttele situazioni di disagio esistenti nel Paese.Il Premier aveva assicurato che sarebbestato esteso ai pensionati, agli incapienti e

Atti Parlamentari — 56 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 57: Progetto di legge della 17legislatura

alle piccole partite IVA. Ora sarebbe statopossibile ed opportuno effettuare un in-tervento più meditato, anche considerandoche si intende rendere permanente il bo-nus.

Le obiezioni che furono mosse a suotempo contro l’estensione del bonus, fon-date sulla mancanza di risorse, possonoessere superate utilizzando quanto si po-trebbe ottenere introducendo un’impostapatrimoniale – alla quale si dichiara orafavorevole anche la CISL –, una tassa sullapubblicità su internet, aumentando le ali-quote IRPEF sui redditi più elevati esopprimendo la deduzione del costo dellavoro dall’IRAP, prevista dall’articolo 5del provvedimento in esame, che è con-cessa inopinatamente in maniera indiscri-minata, mentre sarebbe opportuno riser-varla alle imprese virtuose che, per esem-pio, effettuano investimenti in ricerca esviluppo.

Articolo 5 – Riduzione IRAP.

Si ricorda che esso riguarda l’elimina-zione, dalla base imponibile dell’IRAP,della componente legata al costo del la-voro e che il Governo ha preannunciatol’intenzione di intervenire a modificaretale disposizione nel corso dell’esame delprovvedimento al Senato.

Pertanto l’articolo non è stato modifi-cato dalla Commissione.

Sono stati respinti alcuni significativiemendamenti presentati da SEL:

l’emendamento Zaratti 5.61, che de-stinava le somme utilizzate per ridurrel’IRAP alle imprese ad investimenti perl’adattamento dei territori ai cambiamenticlimatici, la loro messa in sicurezza e ilcontrasto al dissesto idrogeologico, sotto-linea la situazione di emergenza che alriguardo si trova a vivere il nostro Paese,come evidenziano le cronache degli ultimigiorni;

l’emendamento Airaudo 5.72, volto adescludere dal campo di applicazione delladeducibilità del costo del lavoro dall’impo-nibile IRAP, le imprese che nell’ultimo

triennio abbiano avviato procedure di li-cenziamento o di delocalizzazione.

E, soprattutto la nostra proposta di ungreen new deal, un vero Piano per il lavorodefinito dall’emendamento Airaudo 5.83.Esso esprime l’idea del Gruppo SEL diquella che dovrebbe essere una politicaeconomica e del lavoro di un Paese. Sisottolinea infatti che in esso viene previstoun piano triennale straordinario per illavoro, che costituisce una proposta co-gente e congrua alla fase drammatica chesta vivendo il Paese al riguardo. Si osservache la proposta in esso contenuta è unvero e proprio jobs act di tipo americano,in quanto prevede interventi infrastruttu-rali, in una logica analoga a quella che hamosso il Presidente americano dopo ladrammatica crisi « Lehman Brothers ».

Si sottolinea che il piano prevede anchel’istituzione di una agenzia per lo sviluppoe l’occupazione, volta alla realizzazionedel programma di interventi urgenti dicarattere ambientale e sociale, al pari diquella istituita in Germania per le politi-che industriali. In ultimo, giudica neces-saria una riarticolazione della curva del-l’IRPEF e una riflessione non più procra-stinabile sull’imposta patrimoniale, che co-stituisce uno strumento necessario diriequilibrio sociale.

Articolo 6 – TFR in busta paga.

Anche in questo caso sono stati respintitutti gli emendamenti (incluso l’emenda-mento Paglia 6.32) che chiedevano il man-tenimento della tassazione agevolata per ilTFR anche se percepito in busta paga.

Le misure previste dall’articolo 6 delprovvedimento, malgrado siano state pre-sentate come misure a favore dei lavora-tori, arrecano agli stessi un grave dannoeconomico. Infatti, prevedendo che laquota di TFR erogata in busta paga siasottoposta a tassazione ordinaria anzichéal regime di tassazione separata attual-mente previsto, esse comportano un so-stanziale innalzamento del carico fiscalesu tali somme.

Atti Parlamentari — 57 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 58: Progetto di legge della 17legislatura

Inoltre, si tratta sostanzialmente di mi-sure volte ad ottenere risorse per la futuracopertura finanziaria di altre disposizioni.

Articolo 11 – Ammortizzatori sociali.

Il Governo ha incrementato in manieradel tutto insufficiente la dotazione delFondo per la copertura degli oneri deri-vanti dall’attuazione del disegno di leggedelega in materia di lavoro (istituito dallostesso articolo 11), attualmente all’esamedell’Assemblea della Camera dei deputati(A.C. 2660-A, cd. Jobs Act) per un importopari a 200 milioni di euro per ciascunodegli anni 2015 e 2016.

Articoli 12-bis – Esodati di Quota 96 eferrovieri.

Giulio MARCON (SEL) illustra l’arti-colo aggiuntivo Airaudo 12.06, volto acorreggere un errore della legge Fornero,relativo all’accesso al pensionamento deimacchinisti ferroviari, attualmente fissatoa 67 anni di età. Ritiene che tale previ-sione, oltre a penalizzare i lavoratori in-teressati, renda anche poco sicura la cir-colazione dei treni. Evidenzia, infine, chela disposizione comporta un onere annuodi circa 4 milioni di euro.

Davide TRIPIEDI (M5S) ricorda chel’anno scorso il Governo accolse un ordinedel giorno relativo alla soluzione del pro-blema evidenziato dall’onorevole Marco-n. Evidenzia che i macchinisti ferroviarihanno un’aspettativa di vita di 65 anni epossono andare in pensione solo a 67,mentre in Francia e in Belgio l’età peraccedere al pensionamento è fissata a 58anni. Raccomanda, pertanto, l’approva-zione dell’articolo aggiuntivo Airaudo12.06 o, quantomeno, di procedere al suoaccantonamento.

Articolo 13 – Misure per la famiglia.

Il bonus bebé da 80 euro al mese peri bambini nati o adottati nel 2015 e per i

primi tre anni di vita del bambino, nonverrà più corrisposto alle famiglie con untetto di reddito di 90mila euro l’anno, maa coloro che non superano un valoredell’indicatore della situazione economicaequivalente (ISEE) di 25mila euro.

L’importo viene raddoppiato per le fa-miglie in condizioni di povertà assolutache percepiranno 160 euro mensili sehanno un valore ISEE sotto i 7mila eurol’anno.

In pratica, la copertura resta identicama si restringe la platea complessiva degliaventi diritto raddoppiando le risorse perle fasce più povere.

L’emendamento riprende lo spirito del-l’emendamento Fassina 13.70 (cofirmatoanche da noi) che chiedeva che il figliobeneficiario appartenesse a un nucleo fa-miliare il cui indicatore della situazioneeconomica equivalente (ISEE) non fossesuperiore a 15.000 euro.

Articolo 17 – Fondo per la non autosuf-ficienza.

Il comma 8, è stato modificato incre-mentando da 250 a 400 milioni di euro ilFondo per la non autosufficienza, com-presa la Sla. L’incremento vale comunquesolo per l’anno 2015, senza peraltro alcunvincolo di destinazione per i servizi diassistenza domiciliare. Dal 2016 il fondoresterà a 250 milioni.

I 150 milioni in più sono finanziatiriducendo le risorse (dai 298 milioni a 148milioni) previste dall’articolo 13, comma 6,destinate per il 2015 per interventi afavore della famiglia.

L’incremento a 400 milioni del Fondoper la non autosufficienza è certamenteimportante e positivo, ma va detto che:

rimane comunque uno stanziamentoinsufficiente, e i 400 mil. sono solo per il2015;

non vi è più alcun vincolo di desti-nazione per i servizi di assistenza domi-ciliare;

Atti Parlamentari — 58 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 59: Progetto di legge della 17legislatura

viene finanziato con la riduzione dirisorse di un Fondo di nuova istituzioneper interventi a favore della famiglia. In-somma una « lotta fra poveri », laddove lacopertura finanziaria si sarebbe dovutaindividuare in ben altre voci di spesa.

Non è stato invece accolto l’emenda-mento Nicchi 17. 114 che stabiliva unaumento a regime da decorrere dal 2015per tale Fondo. Infatti, non abbiamo ac-cettato la riformulazione proposta dal Go-verno in quanto venivano sottratti fondi adaltre finalità sociali.

Articolo 17 – comma 12 – Missioni mi-litari; Articolo 31 – risorse per F35.

Ovviamente soppresso senza tentenna-menti l’emendamento 17. 234 Duranti cheproponeva di eliminare le risorse destinatealle missioni chiaramente aggressive e/o adirezione NATO:

« Join Enterprise » che comprende laKFOR Mission, instaurata dal 2004 dopo lariorganizzazione della Nato nell’area balca-nica (ex articolo 1 comma I del DL 109 del1o agosto 2014);

« MSU », missione di polizia ma postaalle dipendenze del comando KFOR, quindicomandante NATO, con partecipazione deiCarabinieri per l’Italia (ex articolo 1comma I del DL 109 del 1o agosto 2014);

« Active Endeavour », attiva dal 9 ot-tobre 2001 (ex articolo 1 comma VI del DL109 del 1o agosto 2014);

« ISAF Afghanistan », NATO dall’11agosto del 2001 (ex articolo 2 comma I delDL 109 del 1o agosto 2014);

« Ocean Shield », dal 12 giugno 2009(ex articolo 3, comma IV del DL 109 del 1o

agosto 2014).

Si proponeva di ridurre il Fondo, pergli anni 2015 e 2016, da 850 milioni a 350milioni annui (le missioni a direzioneNATO costano 500 milioni annui).

La maggioranza ha rifiutato di ridurreper lo meno del 50 per cento le risorse pergli F-35 (emendamento 31. 25 Marcon).

Esso è stato predisposto in coerenzacon una mozione parlamentare presen-tata da un esponente del Partito Demo-cratico e sottoscritta da altri gruppi, conla quale si impegnava il Governo a di-mezzare le disponibilità assegnate al pro-gramma F-35. Si ricorda che, in sede didiscussione del disegno di legge di Bi-lancio, il Viceministro Morando ha di-chiarato di non poter procedere a taledimezzamento in ragione di impegni con-trattuali già assunti e si chiede pertantodi conoscere il contenuto di tali impegni,dal momento che da fonti in possesso diSEL le risorse stanziate soddisfano im-pegni non ancora contrattualizzati.

Continua, dunque, il pasticcio del Pdsugli F35. Il Pd e la maggioranza hannobocciato un nostro emendamento allalegge di stabilità che chiedeva il dimezza-mento dei fondi per l’acquisto degli F35.Dimezzamento deliberato dal Parlamentolo scorso settembre approvando una mo-zione del Partito democratico, a primafirma Scanu, a cui però sono seguiti i votifavorevoli anche alla mozione di FI permantenere lo status quo. Una vera epropria truffa al Parlamento che ha evi-tato che passasse la nostra richiesta dicancellazione del programma d’acquisto.Come si vede in realtà il governo non hanessuna intenzione di recedere dal pro-gramma degli F35. Il Pd ha perso l’enne-sima occasione.

Articolo 17 – comma 21 – Iva al 4 percento su E-book.

Grazie all’approvazione dell’emenda-mento 17.219 a prima firma Giordanoproposto da SEL capofila e di altri emen-damenti successivi analoghi presentati daForza Italia, PD, Scelta Civita e infine ilGoverno, si modifica il comma 21, ridu-cendo il rifinanziamento del Fondo per gliinterventi strutturali di politica economica,

Atti Parlamentari — 59 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 60: Progetto di legge della 17legislatura

disposto dalla norma, di 7,2 milioni dieuro annui (da 100 a 92,8 milioni perl’anno 2015 e da 460 a 452,8 milioni adecorrere dal 2016).

Tale riduzione è funzionale a garantirela copertura finanziaria degli oneri deri-vanti dall’introduzione del comma 31-bisnell’articolo 44, disposta dall’emenda-mento stesso, volto a includere nella ca-tegoria dei libri, sottoposti ad aliquota IVAal 4 per cento (cd. aliquota « super-ri-dotta ») anche i libri in formato elettro-nico, che, determina una perdita di gettitosu base annua di 7,2 milioni di euro.Peraltro, la proposta emendativa appro-vata evidenzia che la norma intende esten-dere l’applicazione di tale aliquota, oltreche ai libri, anche ai periodici in formatoelettronico.

Articolo 44 – Web tax.

SEL aveva presentato un emendamento(44. 311 – Paglia) respinto dalla maggio-ranza e che era finalizzato ad assicurarela tassazione in Italia del fatturato quirealizzato dalle grandi agenzie pubblicita-rie del web, Google e Facebook sopratutte. La cosiddetta web tax. Si tratta dicifre che riteniamo importanti, nonostantesia difficile persino conoscere esattamenteil giro d’affari di queste multinazionali nelnostro paese. La maggioranza ha natural-mente deciso di bocciarlo, perché sarebbeun tema europeo. Peccato che il semestreitaliano sia ormai alle spalle, senza che laPresidenza italiana abbia fatto nulla inquesto senso, nonostante sia stata più volterichiamata a farlo. La realtà, ancora unavolta, è che il Governo Renzi sceglie dimostrarsi debole coi forti, quanto forte coideboli.

Si sottolinea, innanzitutto, come la pro-posta emendativa in discussione non pre-vede, come prospettato erroneamente dagliorgani di stampa, una nuova forma ditassazione attraverso l’imposizione di ul-teriori imposte indirette.

Si evidenzia, infatti, come le societàmultinazionali che svolgono attività con-nesse all’economia digitale, il cui giro diaffari è di circa 25 miliardi di euro annui,eludano in Italia il pagamento delle im-poste indirette. Nel ricordare come talisocietà stiano vivendo un periodo digrande crescita del proprio giro di affari estiano soppiantando, in molti casi, le at-tività imprenditoriali di tipo tradizionale,ritiene che ciò determini un forte effettodistorsivo a danno del mercato.

In tale contesto, si sottolinea comel’intervento del Parlamento sia indispen-sabile e come ciò potrebbe realizzarsi,grazie ad un impegno del Governo intal senso nel corso dell’ultimo periododi Presidenza italiana dell’Unione euro-pea. In tale quadro, si cita infine l’esem-pio del dibattito in corso negli Stati Unitid’America.

Articolo 44 – Riforma della Tobin tax.

L’emendamento Marcon 44.269 re-spinto, riproduce peraltro il contenuto dianaloga proposta emendativa, a primafirma Luigi Bobba, presentata al disegnodi legge di stabilità dello scorso anno, sullaquale si era realizzato il consenso deidiversi gruppi parlamentari e che era statasuccessivamente ritirata per consentire lapresentazione di un ordine del giorno poiapprovato dall’Assemblea della Camera,con il quale si impegnava il Governoitaliano, anche in sede europea, ad ado-perarsi per un adeguamento delle norme,in precedenza introdotte, concernenti latassazione sulle transazioni finanziarie, anostro giudizio ritenute assolutamenteinefficaci rispetto all’obiettivo di una realepolitica di tassazione delle rendite finan-ziarie.

Con riferimento all’esigenza, avvertitadalle forze politiche tanto di maggioranzaquanto di opposizione, di procedere aduna correzione dell’attuale normativadella tassazione sulle rendite finanziarie,meglio nota come Tobin Tax, si ricorda

Atti Parlamentari — 60 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 61: Progetto di legge della 17legislatura

che su tale materia è stata presentataanche una specifica proposta di legge daparte del Gruppo SEL.

Articolo 44 – Tassazione Fondi pensione eLocal tax.

Per quanto concerne le proposte emen-dative segnalate riferite all’articolo 44 delprovvedimento e relative all’incrementodell’aliquota di tassazione sulle forme diprevidenza complementare, il relatore haproposto il loro ritiro. Ciò, in ragione delfatto che il Governo, pur manifestando lavolontà di porre in essere un interventocomplessivo sulla questione concernente illivello di tassazione sui fondi pensione, siè tuttavia riservato, non avendo ancoraconcluso i necessari approfondimentiistruttori, di presentare specifiche propo-ste correttive durante il successivo esamedel provvedimento presso l’altro ramo delParlamento.

Lo stesso dicasi per la tassazione localesugli immobili. L’intento del Governo èquello di verificare la possibilità di intro-durre modificazioni significative al testooriginario nel corso dell’esame della ma-novra al Senato.

VI. CONCLUSIONE

Sono state approvate modifiche moltoparzialmente migliorative del testo, manell’insieme si è trattato di cambiamentisecondari e marginali rispetto alla filosofiadi fondo di questa manovra che puntatutto su sgravi fiscali e contributivi alleimprese nella speranza che ciò rilanci lacrescita e l’occupazione.

Il guaio, oltre alla poca credibilità diqueste misure già ampiamente sperimen-tate in passato senza risultati tangibili senon il miglioramento dei dividendi per gliazionisti e senza che ne scaturissero in-vestimenti e nuovi posti di lavoro, è chequeste minori entrate sono state compen-sate con tagli alla spesa pubblica ed inparticolare alle spese sociali, determi-

nando nel complesso un effetto pro ciclico,e dunque depressivo, della manovra.

Si tratta in buona sostanza di unasubalternità politica ed economica alleimposizioni dei Trattati europei chestanno mettendo a serio rischio la costru-zione dell’Europa unita e la solidità del-l’euro, e di subalternità culturale alle teo-rie neo liberiste (spesso nella loro peggiorevulgata) con 30 anni di ritardo rispetto alblairismo, e dopo la grande crisi che lestesse hanno provocato a partire dal 2008,ed il loro conseguente fallimento.

Il tutto condito con un certo « nuovi-smo » provinciale ed un giovanilismo cheriecheggia per certi versi cascami del fu-turismo nell’esaltazione della velocità del« riformare », quando in realtà siamo inpresenza dell’accelerazione di un disegnocontro riformatore sponsorizzato dai po-teri forti a detrimento dei ceti popolari,cercando di dividere le generazioni e i varisegmenti del mondo del lavoro, e di con-seguenza inasprendo i conflitti sociali.

Questo disegno si completa con l’ap-provazione del cd. « Jobs act » che portaalla Commissione UE (ed ai centri finan-ziari europei) lo « scalpo » dell’articolo 18e del diritto del lavoratore alla propriadignità.

Non a caso sono state respinte tutte leproposte di modifica che, anche a paritàdei saldi, proponevano di ampliare lospettro degli investimenti pubblici per ladifesa del suolo, la messa in sicurezzadelle scuole, l’innovazione e la ricerca, e dipromuovere l’equità fiscale, tramite la ri-nuncia a spese per armamenti ed a grandiopere inutili, l’introduzione di un’impostapatrimoniale, di una « web tax » e di unariforma della tassa sulle transazioni finan-ziarie.

Sono state ridotte, nei fatti, le risorseper gli ammortizzatori sociali: il Governoha incrementato in maniera del tutto in-sufficiente la dotazione per un importopari a 200 milioni di euro per ciascunodegli anni 2015 e 2016, portandola a 2.200milioni annui solo per questi due anni. Il2015 è destinato, a diventare un annocritico poiché la permanente necessità diricorrere agli ammortizzatori in deroga

Atti Parlamentari — 61 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 62: Progetto di legge della 17legislatura

sarà indebolita dall’entrata in vigore deinuovi criteri restrittivi per l’ammissione.La scopertura è tanto più grave se siconsidera che negli anni 2013-2014 laspesa media annua per i soli ammortiz-zatori in deroga è stata pari a circa 2,5miliardi di euro.

Non si è voluto poi affrontare il pro-blema degli esuberi (si parla di 17milaunità) derivanti dalla privatizzazione diPoste SpA. Così come rimane irrisolto ilproblema degli « esodati » determinatidalla « riforma » Fornero delle pensioni.

Questioni significative sono state co-munque rinviate dal Governo al Senato,tra le quali:

la tassazione dei Fondi pensioni;

la questione del canone RAI e dellerisorse per le TV locali;

la modifica dell’articolo 5 (quello sul-l’IRAP);

la tassazione locale sugli immobili (lacd. « Local Tax »);

l’accordo con le Regioni;

la definizione di specifiche normeche accompagnino la mobilità del perso-nale delle province verso il sistema delleregioni e dei comuni.

La manovra, non volendo affrontareuna vera discussione sulla revisione deiparametri di bilancio stabiliti dalla UE,rinvia ai prossimi anni le scelte più dolo-rose ed impegnative. Dopo le misure ag-giuntive concordate con la CommissioneUE, sommando le clausole di salvaguardiaLetta e Renzi, si è determinata una mo-struosa clausola di salvaguardia.

Infatti, si tratterà di ottenere con au-menti dell’Iva e delle accise e con tagli alledetrazioni d’imposta, risorse per 728 mi-lioni nel 2015, 17.544 milioni nel 2016,26.951 milioni nel 2017 e 29.995 milioninel 2018.

Queste clausole, se esercitate, avreb-bero un forte effetto recessivo di diversipunti di PIL nel triennio 2016-2018 dovutoad una contrazione complessiva di con-sumi ed investimenti per alcuni miliardi.

Come ha giustamente osservato Pier-luigi Ciocca, questa manovra nel 2015« mira a ridurre l’indebitamento netto ri-spetto al PIL, mira altresì a contenere laspesa pubblica in misura analoga al con-tenimento programmato dell’imposizione,ma il “demoltiplicatore” della domandalegato alla minore spesa supera il “molti-plicatore” della minore fiscalità ».

La manovra pertanto risulta restrittivao nel migliore dei casi neutrale, in ognicaso non è espansiva, come il Governo siaffanna a dire confidando nel miracoli-stico ritorno di fiducia delle imprese edelle famiglie con una propensione allaspesa.

Considerata la gravità della recessionein Italia, la spinta dovrebbe essere parti-colarmente forte, dell’ordine del 2,5 percento del PIL, cioè di 40 miliardi di euro.In questo modo il PIL del 2015 potrebbecrescere del 3 per cento, invece che deipochi decimali previsti dal Governo chenella stima dell’Ocse precipitano allo 0,2per cento.

Il disavanzo pubblico italiano sarebbeanalogo a quello della Francia. I pugni suitavoli di Bruxelles vanno battuti su puntidi PIL e non su pochi miliardi di euro,come ha fatto Renzi.

L’Italia non può immolarsi su regole diBilancio di una era storica lontana. Uneccesso di disavanzo pubblico rispetto altetto del 3 per cento è giustificato dallagravità della recessione. Il consolidamentodel debito pubblico anche per tranquilliz-zare i mercati finanziari deve fondarsi suun rigoroso Programma di lotta alla eva-sione fiscale (raccogliendo le proposte diVincenzo Visco), di contenimento delleprincipali voci di spesa corrente e nonsociale, e di tassazione dei grandi patri-moni.

L’economia non può uscire da soladalla trappola della deflazione. Solo unrilancio rapido e coraggioso della do-manda globale può accrescere, insieme esu solide basi, produzione, occupazione eproduttività.

Per tutto questo, noi ci opponiamo aquesto disegno con la proposta di unapolitica economica alternativa che mette al

Atti Parlamentari — 62 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 63: Progetto di legge della 17legislatura

suo centro la creazione di lavoro, gliinvestimenti pubblici, la redistribuzionedel carico fiscale a favore dei redditi dalavoro e da pensione e la rimessa indiscussione delle politiche europee di au-sterità.

La maggioranza è andata dritta per lasua strada che noi riteniamo fallimentare.

Ci auguriamo che gli italiani tolgano al piùpresto il loro consenso a tale impostazionepolitica che riteniamo esiziale per il benedel nostro Paese, ed in particolare per lenuove generazioni.

Gianni MELILLA,Relatore di minoranza.

Atti Parlamentari — 63 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Page 64: Progetto di legge della 17legislatura

€ 4,00 *17PDL0026810**17PDL0026810*