Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... ·...

107
Università degli Studi di Parma Dipartimento di Ingegneria e Architettura Dipartimento di Scienze della Terra MASTER UNIVERSITARIO INTERSEDE IN SCIENZE COSTIERE APPLICATE ANNO ACCADEMICO 2010-11 Relazione Finale di Ricerca Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic di Punta Manara: buone pratiche di sostenibilità ambientale Relatori Candidata Chiar.mo Prof. Ing. Pietro Ugolini Dott.ssa Laura Battaglia Chiar.mo Prof. Nicola Corradi

Transcript of Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... ·...

Page 1: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Università degli Studi di Parma

Dipartimento di Ingegneria e Architettura

Dipartimento di Scienze della Terra

MASTER UNIVERSITARIO INTERSEDE

IN SCIENZE COSTIERE APPLICATE

ANNO ACCADEMICO 2010-11

Relazione Finale di Ricerca

Progetto di Gestione Integrata della Zona

Costiera nel Sic di Punta Manara:

buone pratiche di sostenibilità ambientale

Relatori Candidata

Chiar.mo Prof. Ing. Pietro Ugolini Dott.ssa Laura Battaglia

Chiar.mo Prof. Nicola Corradi

Page 2: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Università degli Studi di Parma

Dipartimento di Ingegneria e Architettura

Dipartimento di Scienze della Terra

MASTER UNIVERSITARIO INTERSEDE

IN SCIENZE COSTIERE APPLICATE

ANNO ACCADEMICO 2010-11

Relazione Finale di Ricerca

Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera

nel Sic di Punta Manara:

buone pratiche di sostenibilità ambientale

Relatori Candidata

Pietro Ugolini Laura Battaglia Prof. Ing. Pietro Ugolini Dott.ssa Laura Battaglia

CRUIE - DICAT Università di Genova

Nicola Corradi Prof. Nicola Corradi

DipTeRis - Università di Genova

Page 3: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

INDICE

INTRODUZIONE

1. LA TUTELA DELL’AMBIENTE

1.1 LO SVILUPPO SOSTENIBILE

1.1.1 L’AGENDA 21

1.1.2 LO SVILUPPO SOSTENIBILE IN ITALIA

1.1.3 LA CONVENZIONE DI BARCELLONA

1.1.4 ALTRI ACCORDI TRANSFRONTALIERI

1.1.5 LA DIRETTIVA EUROPEA 92/43

1.1.5.1 RETE NATURA 2000

1.2 LE BUONE PRATICHE AMBIENTALI

1.2.1 LE BUONE PRATICHE DI SOSTENIBILITA’

TURISTICA IN ITALIA

1.3 LA GIZC: GESTIONE INTEGRATA DELLA

ZONA COSTIERA

1.3.1 LA GIZC IN ITALIA

Page 4: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1.3.2 LA GIZC IN LIGURIA

1.4 I FINANZIAMENTI EUROPEI

1.4.1 I PROGRAMMI COMUNITARI

1.4.2 IL PROGETTO COMUNITARIO

1.4.3 I FONDI STRUTTURALI EUROPEI

1.4.3.1 COME PARTECIPARE

1.4.3.2 TAPPE DELLA PROGETTAZIONE

1.4.3.3 REQUISITI FONDAMENTALI

1.4.4 PROGRAMMAZIONE 2007-2013

1.4.5 ENPI CBCMED

2. PUNTA MANARA: POSIDONIA OCEANICA

E IL TURISMO BALNEARE E NAUTICO

2.1 IL SIC DI PUNTA MANARA

2.1.1 INQUADRAMENTO DELLA ZONA

2.1.2 IL FONDALE DI PUNTA MANARA

2.2 Posidonia oceanica

2.3 IL TURISMO: BALNEAZIONE E NAUTICA

2.3.1 GLI IMPATTI DELLA NAUTICA DA DIPORTO

Page 5: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

SUGLI ECOSISTEMI MARINI

3. MATERIALI E METODI

3.1 LE IMBARCAZIONI DA DIPORTO

3.2 PROGETTO COMUNITARIO: Eco-Mooring

4. RISULTATI E CONCLUSIONI

4.1 IL SISTEMA DI ORMEGGIO CON “SPIORSI”

4.2 ECO-ORMEGGI: HARMONY, MANTA RAY

E HALAS

4.3 IL CORPO MORTO CON BOA

INTERMEDIA SOMMERSA

4.4 I PONTILI GALLEGGIANTI

ALLEGATI

BIBLIOGRAFIA

Page 6: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

INTRODUZIONE

Questo lavoro è stato svolto in collaborazione con il CRUIE (Centro di Ricerca per l’Urbanistica, le

Infrastrutture e l’Ecologia dell’Università degli Studi di Genova) ed il supporto del Settore

Ecosistema Costiero del Dipartimento Ambiente della Regione Liguria nell’ambito delle attività di

conservazione e di valorizzazione dell’habitat marino costiero di Punta Manara.

I fondali di Punta Manara, promontorio di forma triangolare proteso nel Golfo del Tigullio, che si

estende tra le località liguri di Sestri Levante e Riva Trigoso, sono soggetti a tutela ambientale dal

1977 e rappresentano uno dei nove SIC (Siti di Importanza Comunitaria) individuati nella provincia

di Genova ai sensi della Direttiva “Habitat”.

Nel sito d’interesse è presente una prateria della pianta acquatica Posidonia oceanica, di morfologia

variabile, insediata su sabbia e su “matte”. In alcuni punti essa confina con massi e fondi rocciosi,

che in corrispondenza della punta presentano ricchi popolamenti di coralligeno, con varie specie di

gorgonie. A levante della prateria si estende un prato di Cymodocea nodosa, un’ altra fanerogama

marina che vive su fondali sabbiosi o fangosi ben illuminati e calmi, da 5 a 20 m di profondità e

forma anch’essa prati estesi, sebbene molto meno fitti delle praterie di Posidonia oceanica.

Sono presenti nella zona diverse specie animali quali la Spongia agaricina, detta anche “spugna ad

orecchio di elefante”, Spongia officinalis, la specie da cui si ricavano le comuni spugne da bagno e

lo Spondylus gaederopus, oltre ai pesci Hippocampus hippocampus, H. ranulosus, Symphodus

melanocercus, S. ocellatus, S. tinca, Syngnatus acus e S. Typhle.

Le praterie di Posidonia oceanica rappresentano un “habitat prioritario”: come indicato dalla

Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi per condizioni

ecologiche quali le "zone terrestri o acquatiche che si distinguono per le loro caratteristiche

geografiche, abiotiche e biotiche (ovvero, rispettivamente, riferite a fattori chimici o fisici e

biologici) interamente naturali o seminaturali". Con il termine “prioritario” ci si riferisce a quei siti

Page 7: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

di alta vulnerabilità, nei confronti dei quali l'Europa si assume una particolare responsabilità,

dedicando alla loro conservazione un'attenzione specifica.

L’azione meccanica delle ancore e dei sistemi di ormeggio sul fondale delle imbarcazioni da

diporto, quando intensivo e non regolato, può rappresentare una minaccia oltre che per la

conservazione delle praterie di Posidonia oceanica anche per altri ecosistemi costieri come i

popolamenti ascrivibili alla tipologia del coralligeno.

Mentre nel caso del posidonieto la fascia di massima distribuzione dell’habitat corrisponde quasi

esattamente con quella di sosta delle unità da diporto (da 0 a 20 metri di profondità), nel caso del

coralligeno la sovrapposizione è un fenomeno molto meno frequente che può avere rilevanza solo in

particolari punti isolati.

A Riva Trigoso, durante il periodo estivo, a causa della maggiore pressione antropica nelle zone

balneari, si possono raggiungere punte di presenza fino a dieci volte superiori rispetto alle medie

invernali con conseguenti danni all’ecosistema marino; essendo una delle mete liguri favorite dai

turisti tra cui i diportisti nautici, è soggetta alla pressione dovuta ad ancoraggio sull’habitat

prioritario delle praterie di Posidonia oceanica.

Il degrado ambientale delle zone costiere, come accade nel sito d’interesse di Punta Manara e in

molti altri siti liguri, deriva quindi sia dalle tendenze demografiche sia dalle attività umane in

rapporto alle specificità geografiche del territorio.

Nei fondali di Punta Manara l’entità del danno arrecato dagli ancoraggi alle praterie di Posidonia

oceanica può dipendere da numerosi fattori: tra questi i più importanti sembrano essere la frequenza

ed il numero degli ancoraggi, le dimensioni delle imbarcazioni, il modello di ancora utilizzato o la

natura del substrato sul quale cresce la pianta acquatica (Francour et al., 1999).

Page 8: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 1: Riva Trigoso, estate 2007, versante est di Punta Manara (fonte: OLPA).

Con la delibera 468/2010 la Giunta regionale ha previsto inoltre speciali misure di salvaguardia in

cinque Sic, tra cui quello di Punta Manara, per proibire ancoraggio di imbarcazioni sopra i 5 metri

(esclusi pescherecci professionali e barche che effettuano monitoraggi istituzionali). Oltre al danno

ecologico da ancoraggio su posidonieto bisogna considerare le problematiche, esistenti anche in

altre realtà liguri, legate alle imbarcazioni da diporto ed alla sicurezza dei bagnanti (vedi Figura 1).

Nelle precedenti stagioni, a causa della vicinanza alla riva delle barche, soprattutto quelle

stazionanti nei pressi della costa orientale di Punta Manara, sono stati segnalati problemi legati alla

difficile fruibilità dell’area da parte dei bagnanti che frequentano i tratti di spiaggia di Riva Trigoso:

questi in genere si spingono a nuotare al largo creando situazioni sia di disagio e di pericolo a loro

stessi sia difficoltà nelle manovre delle imbarcazioni.

Page 9: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

In Liguria, durante il periodo che va da maggio a settembre, le imbarcazioni possono ormeggiare

alla fonda a 200 metri di distanza dalle spiagge fino alle boe di segnalazione ed a 100 metri nei tratti

a costa alta: in prossimità di Punta Manara, considerata la particolare conformazione del

promontorio, fino alla scorsa stagione, le boe di segnalazione erano collocate solamente di fronte

alla spiaggia mentre vicino alla costa alta non vi era alcuna indicazione del limite dell’area di

balneazione.

Dati i presupposti, vista la delicatezza ambientale che caratterizza i fondali antistanti il promontorio

e rilevato l’eccessivo numero di imbarcazioni da diporto ormeggiate in questo sito, in seguito al

Decreto n.1623 del 28/06/2011, la Regione Liguria ha autorizzato il Comune di Sestri Levante (ai

sensi dell’art. 109 D.Lgs. n.152/06 recante le “Norme in materia ambientale") all’immersione di 14

corpi morti di cemento, del peso di circa 100 Kg, per boe di segnalazione nautica delle acque

destinate alla balneazione, alcune delle quali in vicinanza del promontorio.

Nello specifico, rispetto agli altri anni, sono state collocate sei boe in più che arrivano fino al

versante est di Punta Manara e nonostante si tratti di costa alta, sono state messe a 200 metri di

distanza dalla linea di riva, invece che come previsto per legge a 100, e 50 metri tra loro: l’ultima

boa di ponente si congiunge con lo scoglio denominato “Ciappa” (Punta Chiappa) con il

conseguente ampliamento della zona riservata alla balneazione (vedi Allegati: 1 - 3 - 4).

Al fine di acquisire informazioni aggiornate ed attendibili, la prima parte del mio lavoro è consistita

nel monitorare, durante il periodo turistico di luglio ed agosto, l’affluenza delle imbarcazioni da

diporto ed il corretto ormeggio oltre il limite alle sei boe di segnalazione a 200 metri dalla costa nel

tratto est di Punta Manara.

I dati ottenuti sono stati rapportati ai quelli estrapolati dall’analisi delle fotografie raccolte nel 2007

dall’Osservatorio Ligure per la Pesca e l’Ambiente (OLPA) fornitemi dal personale della Regione

Liguria, per verificare se vi sono state differenze nella scelta del luogo di ormeggio da parte dei

diportisti nautici rispetto a quando ancora non vi erano le boe di segnalazione; la flotta diportista

gravitante nell’ambito d’interesse sostava a 100 metri dalla costa o a distanza minore: come spesso

Page 10: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

veniva riscontrato dalla Capitaneria di Porto, infatti, le imbarcazioni non rispettavano i limiti

imposti dalla legge.

Tali informazioni sono state utilizzate in una seconda fase di elaborazione dei dati al fine di

verificare la riuscita delle boe che delimitano i nuovi limiti di balneazione e di prevedere la stima

degli impatti effettivi sul sito d’interesse del posidonieto con lo scopo di cercare una soluzione a

questo problema. Il caso di Punta Manara, incluso nel progetto strategico “Turismo Porti Ambiente”

finanziato nell’ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera Italia Francia Marittimo è

stato in seguito considerato come esempio per la stesura di un altro progetto comunitario ENPI

CBCMED, chiamato Eco-Mooring (Eco-ormeggio) di riqualificazione ambientale e di gestione

integrata della zona costiera per i siti critici lungo l’arco costiero.

Il Comune di Sestri Levante, proprio grazie a un finanziamento europeo il cui budget è di 135.000

euro, ha avviato il progetto in cui la Liguria è capofila per la salvaguardia dell’ambiente e la difesa

della costa: saranno posizionati nella prossima estate, oltre le boe già immerse all’inizio della

stagione 2011, degli ormeggi ecocompatibili al fine di ridurre gli effetti negativi delle ancore sulla

prateria. I dati relativi al turismo nautico ed alle problematiche che ne scaturiscono dall’eccessivo

sfruttamento del territorio costiero durante il periodo estivo sono stati raccolti in parte con indagini

condotte su campo ed in parte utilizzando informazioni fornite sia dalle autorità locali (Comune di

Sestri Levante, Capitaneria di Porto del Compartimento Marittimo di Sestri Levante, Regione

Liguria, Università di Genova) sia da esercenti e professionisti della zona (bagnini, turisti, centri di

immersione, pescatori). Per arricchire l’argomento trattato è stata effettuata inoltre un’indagine dei

dati disponibili in bibliografia. I dati sono stati elaborati graficamente in modo da giungere alla

formulazione di un quadro generale sulla situazione che risulti utile ai fini della stesura del piano di

gestione integrata della fascia costiera. Per procedere alla corretta gestione di una zona che si

intende tutelare seguendo le buone pratiche di sostenibilità ambientale è necessario quindi

conoscerne la situazione non solo sotto il profilo ecologico, ma anche sotto quello socio-economico

(Michel Godete et al., 2004). Con questo studio si è voluto contribuire a fornire un quadro generale

Page 11: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

delle peculiarità naturalistiche e sociali della zona, che presenta problematiche comuni a molte

realtà costiere, concentrando l’attenzione sulle principali attività antropiche svolte nel sito che, se

non regolamentate, potrebbero risultare conflittuali con l’obiettivo di tutela e di difesa della costa.

Esiste un delicato equilibrio tra turismo, ambiente naturale, identità e tradizioni culturali, che è stato

sistematicamente perturbato da decenni di turismo di massa, con scarsa attenzione alla qualità dello

sviluppo e alle conseguenze di degrado ambientale e sociale. Si può parlare di una capacità di carico

sia ecologica che socio-culturale, caratteristica di ogni località, oltrepassata la quale si determinano

forti rischi ambientali, sociali ed economici (Enzo Tiezzi et al., 1999). Un eccesso di presenza

turistica può quindi causare sul piano ambientale danni in zone ecologicamente sensibili, alti

consumi di risorse naturali, incremento dell’inquinamento, deterioramento del patrimonio artistico,

rispetto agli aspetti storico-culturali delle comunità coinvolte, può contribuire all’appiattimento

culturale, alla perdita delle tradizioni locali ed a gravi squilibri socio-economici. Le conseguenze di

tali eventi si ripercuotono negativamente sull’attrattiva turistica di una località. La presa di

coscienza di uno sviluppo dannoso del turismo ha favorito il concepimento di uno sviluppo

sostenibile del turismo, basato sull’azione congiunta di turisti, residenti, imprese del settore e

amministrazioni, al fine di valorizzare le risorse naturali e culturali locali e nel contempo

accrescerne lo sviluppo economico (Corrado Maria Daclon, 1993).

Lo studio ha quindi lo scopo di fornire uno strumento conoscitivo sulla base del quale sia possibile

calibrare gli interventi e garantire una migliore pianificazione di tutela dell'ambiente e quindi anche

socio-economica.

Page 12: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1. LA TUTELA DELL’AMBIENTE

La protezione dell’ambiente è un concetto che rientra a pieno titolo nella gestione razionale delle

risorse in base alla teoria dello “sviluppo sostenibile”. Tale concetto richiede, per entrare a far parte

della prassi quotidiana, un continuo impegno soprattutto da parte delle istituzioni. E’ occorso molto

tempo per capire che le risorse della Terra sono in gran parte limitate e necessitano di una

regolamentazione se non si vuole pregiudicare la qualità della vita delle generazioni future, ma ad

oggi numerose recenti normative hanno fatto tesoro di questa consapevolezza. Sebbene la teoria

dello sviluppo sostenibile sia universalmente condivisa, numerose sono le sfaccettature e le

incertezze che derivano dalla sua applicazione.

La svolta apportata da numerose normative, in primis la Direttiva 92/43 CEE, è stata quindi quella

di tradurre tali concetti in una serie di parametri, obiettivi e condotte che fossero applicabili,

quantificabili e misurabili, fornendo quindi i mezzi per definire, e monitorare nel tempo, la qualità

dell’ambiente che si intende salvaguardare.

La biodiversità costituisce un bene fondamentale non soltanto perché senza di essa molte risorse

ambientali verrebbero meno, ma anche perché, con la sua complessa rete di relazioni, svolge

funzioni ecologiche necessarie per la sopravvivenza (cicli biogeochimici, ricircolo di materia ed

energia, ecc...). La biodiversità, come definita durante la “Convenzione sulla diversità biologica”

del 1992, ratificata ad oggi da 192 paesi, rappresenta quindi una ricchezza, e come tale essa può

essere sfruttata da parte dell’uomo, purché tale utilizzo sia responsabile e razionale.

La conservazione di tale risorsa e dell’ambiente in generale, necessita oltre che di impegno anche di

risorse finanziarie: in primo luogo per monitorare e gestire le aree protette, in secondo luogo sia il

mancato utilizzo sia l’eccessivo sfruttamento di alcune risorse costituisce una danno economico che

va in qualche modo riparato.

Page 13: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1.1 LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Lo Sviluppo Sostenibile, inteso come equilibrio tra tutela ambientale, sviluppo economico ed equità

sociale, rappresenta una delle sfide epocali che attendono la società moderna, obiettivo prioritario

che deve chiamare idealmente a raccolta tutti i cittadini, indipendentemente dal loro livello sociale e

culturale: da questa esigenza di coinvolgimento nasce il necessario ricorso a strumenti di grande

impatto sociale, come auspicato dall'Agenda 21, il documento di principi, obiettivi, strategie e

interventi atti a favorire lo sviluppo sostenibile inteso come "lo sviluppo che soddisfa i bisogni delle

persone esistenti senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro

bisogni". Il concetto di sostenibilità, definito dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo

Sviluppo (World Commission on Environmental and Development - WCED), nota come

Commissione Brundtland, può essere inquadrato attraverso tre categorie principali: ambiente,

economia, società (fonte: http://www.sinanet.isprambiente.it/it/gelso/presentazione/svilupposost).

Queste individuano tre obiettivi fondamentali:

arrestare il degrado ambientale,

combattere la povertà ed impedire l’impoverimento delle generazioni future,

migliorare la qualità della vita e l'equità tra le attuali e le future generazioni.

Page 14: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Tale definizione venne coniata ufficialmente nel 1987 anche se il concetto portante era emerso a

livello internazionale già diversi anni prima. Nel 1972 durante la Conferenza di Stoccolma

sull’Ambiente Umano venne istituito l’UNEP (Programma Ambientale delle Nazioni Unite): andò

consolidandosi il principio che l’ambiente è patrimonio comune dell’umanità sancendo il principio

dell’”ecosviluppo” in cui si afferma che le risorse naturali devono essere preservate ed

opportunamente gestite con razionalità per il beneficio delle generazioni future (Luca Davico,

2004). Nel 1980 il WCS, la Strategia Mondiale per la Conservazione, pose come obiettivo uno

sfruttamento delle risorse naturali che non superi la capacità di rigenerazione delle stesse.

Al programma dell'Agenda 21, approvato nel corso del Summit della Terra, la Conferenza di Rio de

Janeiro in Brasile tenutasi dal 3 al 14 giugno del 1992, aderirono 178 governi di tutto il mondo,

manifestando una chiara sensibilità volta a coniugare le tre dimensioni Ambiente, Economia e

Società al fine di perseguire uno sviluppo sostenibile (Maffiotti et al.,2002). Da questa Conferenza

deriveranno cinque Convenzioni Globali per l’attuazione dello Sviluppo Sostenibile su scala

mondiale: tra queste convenzioni quella che ha avuto e ha tuttora l’importanza maggiore è quella

relativa all’Agenda 21.

Nonostante l’Agenda 21 non abbia valenza giuridica ad essa hanno aderito numerose nazioni. Nel

1996, a Lisbona, durante la seconda Conferenza Europea sulle Città sostenibili, le città europee si

impegnarono ad attuare l’Agenda 21 a livello locale.

Nel 2001 è stato definito il VI Piano d'Azione Ambientale 2002/2010 dell'Unione Europea per

individuare gli obiettivi generali da perseguire e le azioni prioritarie della futura politica ambientale

per i successivi dieci anni.

Nel 2002 il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) svolto a Johannesburg (Sud

Africa) ha ribadito i principi della Conferenza di Rio de Janeiro proponendo numerose iniziative, tra

le quali l’adozione di strategie nazionali per l’attuazione dell’Agenda 21 entro il 2005: l’adozione di

piani per la gestione integrata e razionale delle risorse idriche e la promozione di programmi quadro

decennali per modificare i modelli di consumo e produzione non sostenibili.

Page 15: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

All’ordine del giorno vengono posti obiettivi che riguardano direttamente la risorsa mare come per

esempio, il ripristino delle risorse ittiche alla massima soglia sostenibile, con l’eliminazione della

pesca illegale, la promozione dell’”approccio ecosistemico” per la protezione della biodiversità

marina, l’istituzione, a partire dal 2004, di una regolare attività di monitoraggio dell’ambiente

marino, nonché l’istituzione di un network rappresentativo delle aree marine protette entro il 2012.

A conclusione del percorso che aveva visto nel 2005 il riesame della strategia europea per lo

sviluppo sostenibile del 2001, e sulla base delle consultazioni avvenute con gli altri organismi

comunitari e altri stakeholders, il Consiglio Europeo ha adottato, il 16 giugno 2006, una nuova

strategia europea per lo sviluppo sostenibile (l’Agenda di Goteborg), per un’Unione Europea

allargata. La strategia sottolinea e rinforza l’impegno e la necessità di cooperazione che dovrà

affrontare l’UE in considerazione dell’impatto dei nuovi paesi sullo sviluppo sostenibile globale. La

nuova strategia elenca sette sfide:

1. Cambiamenti climatici e energia pulita;

2. Trasporti sostenibili;

3. Consumo e Produzione sostenibili;

4. Conservazione e gestione delle risorse naturali;

5. Salute pubblica;

6. Inclusione sociale, demografia e migrazione;

7. Povertà mondiale e sfide dello sviluppo.

Page 16: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Un ruolo fondamentale, a sostegno della diffusione e del raggiungimento degli obiettivi della

strategia, è assegnato alla formazione, al maggior investimento nella ricerca e sviluppo, all’Agenda

21 Locale, all’informazione e comunicazione con i cittadini.

Segue una tabella riassuntiva delle principali tappe della sostenibilità (fonte:

http://it.wikipedia.org/wiki/Sviluppo_sostenibile).

1.1.1 L’AGENDA 21

L’ Agenda 21, documento di 800 pagine, è un programma delle Nazioni Unite dedicato allo

sviluppo sostenibile: consiste in una pianificazione completa delle azioni da intraprendere, a livello

mondiale, nazionale e locale, dai governi e dalle amministrazioni in ogni area in cui la presenza

umana ha impatti sull’ambiente.

Page 17: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

La cifra 21 riferisce al 21° secolo, in quanto temi prioritari di questo programma sono le emergenze

ambientali, sociali ed economiche del terzo millennio.

Riprendendo un concetto già elaborato nel 1991 dall'International Council for Local Environment

Initiatives (ICLEI), l'Agenda 21 introduce, nel capitolo 28 dedicato alle autorità locali, per la prima

volta l'esplicito riferimento alla dimensione locale come forza propulsiva in direzione degli obiettivi

di sostenibilità: "dal momento che molti dei problemi e delle strategie delineate in Agenda 21

hanno origine dalle attività locali, la partecipazione e la cooperazione delle autorità locali sarà un

fattore determinante nel perseguimento degli obiettivi di Agenda 21".

E' in sostanza dalla realtà locale che si deve partire, per riaffermare il valore della persona, del

necessario equilibrio fra l'uomo, le altre specie e l'ambiente nella sua complessità.

Dalla dimensione locale si può muovere verso il superamento degli squilibri fra fasce sociali,

regioni, popolazioni, verso l'affermazione di modelli di utilizzo razionale delle risorse e di

sostenibilità dei consumi, verso modelli di produttività sensibili ai processi industriali, merci e

servizi eco-progettati (Mats Lindgren et al., 2003).

L’Agenda 21 si compone di quattro sezioni:

- dimensioni economiche e sociali: dove si affrontano problematiche quali la cooperazione

internazionale, la povertà e la salute;

- conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo: dove si individuano gli strumenti per una

gestione ecocompatibile;

- rafforzamento del ruolo delle forze sociali: dove si riconosce alle associazioni ambientalistiche un

ruolo determinante nel perseguimento degli obiettivi di protezione;

- strumenti di attuazione: dove si analizzano i sistemi di informazione necessari per una maggiore

sensibilizzazione alle problematiche ambientali (Marchello et al., 2004).

Page 18: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Agenda 21: Regione Liguria

L'azione regionale per la sostenibilità locale si è sviluppata negli ultimi anni con azioni di

promozione, supporto e monitoraggio. Agenda 21 Regionale costituisce, anche dal punto di vista

normativo (L.R. n.18/99) la base per la pianificazione ambientale.

I casi di eccellenza fra gli Enti liguri sul tema della sostenibilità dello sviluppo sono ormai numerosi

e di qualità e costituiscono un contesto di rilievo nazionale. Se le politiche di sostenibilità trovano il

loro ambito di azione più forte nel livello locale, emerge, per contro, la necessità che l'azione locale

si mantenga in rete per sviluppare i processi e la valorizzazione e diffusione delle buone pratiche e

le esperienze più avanzate in merito alle politiche integrate. Per ottenere ciò la Regione Liguria e gli

enti liguri sono in relazione tra loro e aderiscono a network di livello regionale, nazionale,

comunitario e mondiale.

1.1.2 LO SVILUPPO SOSTENIBILE IN ITALIA

Con deliberazione del 2 agosto 2002, n.57, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio

ha adottato un programma ambientale all’interno del quale si individuano gli strumenti, gli obiettivi

e gli indicatori per attuare la politica della Sviluppo Sostenibile in Italia nel periodo 2002-2010. Tra

gli obiettivi principali ricordiamo (Marchello et al., 2004): rinunciare allo sfruttamento delle risorse

non rinnovabili, eliminare le sostanze inquinanti, effettuare il riciclaggio ed il riutilizzo dei rifiuti,

arrestare la riduzione della biodiversità, fermare la desertificazione, salvaguardare paesaggi e

habitat…

Ad oggi lo sviluppo sostenibile, i cui obiettivi in Italia sono elencati nel D.Lgs. del 3 aprile 2006, n.

152, in materia "ambientale" con le modifiche apportate dal D.Lgs. del 16 gennaio 2008, n.4,

rappresenta un elemento importante, preso in considerazione dalla maggior parte dei governi: la

strada iniziata a Rio de Janeiro nel 1992 è ancora lontana dal traguardo, poiché solo pochi paesi

Page 19: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

hanno già attuato politiche conformi ai principi della sostenibilità, nel rispetto dell’ambiente,

dell’economia e dell’equità (Maffiotti et al., 2002).

1.1.3 LA CONVENZIONE DI BARCELLONA

La Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo dai rischi dell'inquinamento, o

Convenzione di Barcellona, è lo strumento giuridico e operativo del Piano d'Azione delle Nazioni

Unite per il Mediterraneo (MAP). La Convenzione è stata firmata a Barcellona il 16 febbraio 1976

da 16 governi ed è entrata in vigore nel 1978. L'Italia l'ha ratificata il 3 febbraio 1979 con legge

25/1/1979, n.30. La Convenzione ha una Unità di Coordinamento (denominata MEDU) che ha sede

ad Atene ed opera come Segretariato. Svolge inoltre funzioni di coordinamento con i 6 Centri

Regionali d'Attività (RAC), organizza le principali riunioni e gestisce i fondi per il Piano d'Azione

del Mediterraneo. I principali obblighi delle Parti contraenti si riferiscono ad azioni precauzionali

per prevenire, combattere ed eliminare l'inquinamento dell'area del Mar Mediterraneo e per

proteggere e valorizzare l'ambiente marino dell'area.

La Convenzione inoltre invita le Parti a lavorare in maniera congiunta e promuove attività per lo

sviluppo sostenibile delle comunità del Mediterraneo. Le Parti sono richieste di attuare le

indicazioni del Piano d'Azione del Mediterraneo, adottare misure per prevenire il degrado

ambientale, in special modo in vista di minacce concrete o irreversibili.

La Convenzione, inoltre, promuove attivamente: il principio "chi inquina paga", l'utilizzo di studi

sull'impatto ambientale di attività che abbiano un probabile effetto negativo sull'ambiente marino, la

cooperazione tra Stati, la gestione integrata delle zone costiere, favorendo la protezione di aree di

interesse ecologico e paesaggistico e l'utilizzo razionale delle risorse naturali.

Le Parti Contraenti sono inoltre responsabili a rendere operante la Convenzione ed i relativi

Protocolli utilizzando le migliori tecniche disponibili e le migliori pratiche ambientali e

Page 20: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

promuovendo l'applicazione, l'accesso ed il trasferimento di tecnologie ecologicamente compatibili,

incluse le tecnologie pulite, tenendo in considerazione le condizioni sociali, economiche e

tecnologiche. Ad oggi i Paesi che hanno ratificato la Convenzione sono 23, ossia Albania, Algeria,

Bosnia-Erzegovina, Croazia, Cipro, Commissione Europea, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Italia,

Libano, Libia, Malta, Monaco, Marocco, Serbia, Montenegro, Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia e

Turchia (http://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_di_Barcellona).

1.1.4 ALTRI ACCORDI TRANSFRONTALIERI

Anche se non rientra tra le normative nazionali, ai fini di questo studio è il caso di citare l’”Accordo

RAMOGE” relativo alla protezione dell’ambiente marino e costiero della zona di Mare

Mediterraneo compresa tra Genova e San Raphael (Costa Azzurra, Francia).

Tale accordo, firmato nel 1976 dai Governi italiano, francese e monegasco e ratificato in Italia con

la Legge n. 746 del 24 ottobre 1980 prevede quindi la collaborazione dei tre Governi, attraverso

l’istituzione di una commissione internazionale, composta dalle delegazioni delle tre Parti.

Tenendo conto degli impegni derivanti dai trattati internazionali pertinenti, ed in particolare dalla

Convenzione sulla protezione dell’ambiente marino e del litorale del Mediterraneo firmata il 10

giugno 1995 a Barcellona e dei suoi Protocolli, “la Commissione RAMOGE ha per missione di

stabilire una collaborazione più stretta tra i servizi competenti dei Governi delle tre Parti e delle

collettività territoriali in vista di prevenire e lottare contro gli inquinamenti e le degradazioni

dell’ambiente marino e costiero, di preservare la biodiversità e di costituire una zona pilota nel

Mediterraneo per la realizzazione di questi obiettivi” (Art.3).

Compito della Commissione è favorire gli scambi di informazioni ed il coordinamento

internazionale, promuovere all’interno della zona la ricerca scientifica nonché di raccomandare ai

tre Governi ed alle collettività territoriali ogni misura atta a proteggere le acque e l’ambiente

costiero, la biodiversità e l’integrità degli ecosistemi (Art.4).

Page 21: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Data la zona di studio, ricordiamo anche l’Accordo italo-franco-monegasco per l’istituzione del

“Santuario dei Cetacei”, noto in Francia come “Santuario Pelagos”, firmato il 25 novembre 1999 e

ratificato in Italia con legge 391/2001.

1.1.5 LA DIRETTIVA EUROPEA 92/43

La Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali

e della flora e della fauna selvatiche” detta Direttiva "Habitat" e la “Direttiva Uccelli”

costituiscono il cuore della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità e

sono la base legale su cui si fonda “Natura 2000”.

Scopo della Direttiva Habitat è "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli

habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati

membri al quale si applica il trattato" (Art.2). Per il raggiungimento di questo obiettivo la Direttiva

stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione

soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati.

La Direttiva è costruita intorno a due pilastri: la rete ecologica Natura 2000, costituita da siti mirati

alla conservazione di habitat e specie elencati rispettivamente negli allegati I e II, ed il regime di

tutela delle specie elencate negli allegati IV e V.

La Direttiva stabilisce norme per la gestione dei siti Natura 2000 e la valutazione d'incidenza

(Art.6), il finanziamento (Art.8), il monitoraggio e l'elaborazione di rapporti nazionali

sull'attuazione delle disposizioni della Direttiva (Art.11 e Art.17), e il rilascio di eventuali deroghe

(Art.16). Riconosce inoltre l'importanza degli elementi del paesaggio che svolgono un ruolo di

connessione ecologica per la flora e la fauna selvatiche (Art.10).

Page 22: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. dell’8

settembre 1997 n.357 modificato ed integrato dal D.P.R. n.120 del 12 marzo 2003.

1.1.5.1 RETE NATURA 2000

Natura 2000 è il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato ad un sistema

coordinato e coerente (una “rete”) di aree destinate alla conservazione della diversità biologica (Siti

di Interesse Comunitario) presente nel territorio dell’Unione stessa ed in particolare alla tutela di

una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE

"Habitat" (recepita dal DPR 357/1997 e successive modifiche nel DPR 120/2003) e delle specie di

uccelli indicati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE "Uccelli" (recepita dalla Legge

157/1992), (fonte: http://wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=632).

La costituzione della rete ha l'obiettivo di preservare le specie e gli habitat per i quali i siti sono stati

identificati, tenendo in considerazione le esigenze economiche, sociali e culturali regionali in una

logica di sviluppo sostenibile. Mira a garantire la sopravvivenza a lungo termine di queste specie e

habitat e mira a svolgere un ruolo chiave nella protezione della biodiversità nel territorio

dell'Unione Europea. La UE ha anche richiesto che i singoli Stati Membri si impegnino per la

gestione ed il monitoraggio del patrimonio naturalistico, delle sue aree così come degli elementi

naturali di pregio su tutto il territorio nazionale.

Esistono due tipi di siti nella rete Natura 2000: le zone di protezione speciale (ZPS) e le zone

speciali di conservazione (ZSC). I siti sono normalmente scelti dai singoli Stati membri ma la

Commissione può essere all'origine di una procedura di consultazione bilaterale se constata che un

sito importante non è stato inserito nella rete Natura 2000 (Articolo 5.1 della direttiva Habitat).

Page 23: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Zone di protezione speciale (ZPS)

La direttiva 79/409/CEE chiedeva agli Stati membri dell'Unione europea di designare delle ZPS

ossia dei territori idonei per numero, estensione e/o localizzazione geografica alla conservazione

delle specie di uccelli minacciate, vulnerabili o rare citate nell'allegato I della direttiva. Il progetto

"Important Bird Areas" (IBA) di BirdLife International serve come riferimento per istituire le ZPS.

Le zone scelte sono dei luoghi di riproduzione, di alimentazione o di migrazione e sono quindi

considerate particolarmente importanti per la conservazione degli uccelli. La designazione delle

ZPS è relativamente semplice e si fa a livello nazionale senza dialogo con la Commissione europea

visto che le ZPS derivano direttamente dalle IBA.

Zone speciali di conservazione (ZSC)

Le Zone Speciali di Conservazione, instaurate dalla Direttiva Habitat nel 1992, hanno come

obiettivo la conservazione di questi siti ecologici:

habitat naturali o semi-naturali d'interesse comunitario, per la loro rarità, o per il loro ruolo

ecologico primordiale (la lista degli habitat è stabilita nell'allegato I della Direttiva Habitat);

le specie di fauna e flora di interesse comunitario, per la rarità, il valore simbolico o il ruolo

essenziale che hanno nell'ecosistema (la cui lista è stabilita nell'allegato II della Direttiva

Habitat).

La procedura di designazione di un sito come ZSC è più lunga rispetto a quella per le ZPS. Ogni

stato procede inventariando i siti potenziali sul proprio territorio, proponendoli poi alla

Commissione Europea sotto forma di pSIC (proposta di Sito d'Interesse Comunitario). Dopo

Page 24: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

l'approvazione da parte della Commissione Europea, il pSIC viene iscritto come SIC (Sito

d'Interesse Comunitario) per l'Unione Europea ed integrato nella rete di Natura 2000.

Natura 2000 in mare: la maggior parte degli stati membri possiede una frontiera litorale; essi

hanno dovuto perciò designare una rete coerente e sufficiente di habitat naturali e di specie

d'interesse comunitario presenti nello spazio marittimo, prima della metà del 2008. Per aiutarli, la

Commissione europea aveva pubblicato una "guida d'applicazione di Natura 2000 in mare" che

precisava:

gli aspetti giuridici e politici (direttiva-quadro sull'acqua, politica marittima europea,

convenzione regionali ed internazionali, ecc...);

le definizioni e censimento (per ogni paese) degli habitat e delle specie d'importanza

comunitaria;

gli elementi che permettono di localizzare, valutare e scegliere i siti;

le misure di gestione da proporre;

i legami con la politica comunitaria di pesca.

La gestione ha dovuto in seguito tenere conto delle esigenze economiche, sociali e culturali in

gioco; la Commissione ha fatto sì che si impegnassero anche gli Stati membri a colmare le loro

lacune scientifiche e a migliorare ulteriormente la rappresentatività della rete marina.

In Italia: il nostro paese riveste un ruolo importante nell’ottica della protezione della natura a

livello continentale: la Rete Natura 2000 in Italia è rappresentata da 503 ZPS (Zone di Protezione

Speciale) e 2.256 SIC (Siti di Importanza Comunitaria) di cui 311 coincidenti con ZPS: il tutto

Page 25: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

occupa una superficie pari a 16,5% del territorio nazionale, con quasi 5 milioni di ettari. La

redazione degli elenchi SIC è stata effettuata a cura delle regioni e delle province avvalendosi della

consulenza di esperti e di associazioni scientifiche del settore.

In Liguria: la presenza di un SIC o di una ZPS, contrariamente a quanto avviene nei parchi e in

altre aree protette, non fa scattare divieti o norme di salvaguardia ben definite quali ad esempio il

"divieto di caccia" o il "divieto ad edificare", ma obbliga al buon mantenimento degli habitat e delle

specie per cui il sito è stato individuato. È per questo che, prima dell'approvazione di un piano o di

un progetto che interessa l'area di un SIC o di una ZPS, è necessario svolgere indagini conoscitive

preliminari, che dovranno mostrare eventuali effetti sulle specie e sugli habitat che il sito tutela.

Tale studio sarà oggetto della valutazione di incidenza che, in Liguria, è regolamentata da una

procedura individuata dalla DGR 328 del 07/04/2006.

La Direttiva Habitat (Art.6) prevede che qualunque piano territoriale o progetto che insiste sul

territorio di un SIC o di una ZPS, prima di essere approvato, debba essere preceduto da un

approfondimento tecnico (relazione d'incidenza) sugli effetti che l'intervento proposto potrebbe

causare sugli aspetti naturalistici del SIC o della ZPS. L'Ente (Regione, Provincia, Comune, Ente

Parco o altro) che deve approvare il piano o autorizzare il progetto, dovrà analizzare la relazione di

incidenza e valutare se quanto viene proposto sia compatibile con uno "stato di conservazione

soddisfacente" delle specie e degli habitat localizzati all'interno del SIC o della ZPS.

[In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'art. 6 del DPR 12 marzo

2003 n.120, che ha sostituito l'art. 5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357, mentre la Regione Liguria,

in ottemperanza alle indicazioni provenienti dalla Direttiva Habitat, ha attivato la valutazione di

incidenza adottando una procedura regolamentata dalla DGR 328 del 07/04/2006 che sostituisce la

DGR 646 del 08/06/2001.]

Page 26: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1.2 LE BUONE PRATICHE AMBIENTALI

Per definire il concetto di “Buona Pratica”, possiamo rinviare ad alcune definizioni utilizzate in

documenti di lavoro predisposti nel 1997 dalla Direzione Generale dell’Ambiente, in fase di

progettazione della propria Banca Dati e della rete integrata di data base della Commissione

Europea.

Per buona pratica si intende “… un’azione, esportabile in altre realtà, che permette ad un Comune,

ad una comunità o ad una qualsiasi amministrazione locale, di muoversi verso forme di gestione

sostenibile a livello locale”.

Si considera buona, quindi, una pratica che corrisponda all’idea di sostenibilità intesa come fattore

essenziale di uno sviluppo in grado di rispondere “… alle necessità del presente, senza

compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie” (Rapporto Brundtland,

UNCED, 1987).

E’ sostenibile, pertanto, quel modello di sviluppo compatibile con le esigenze di tutela

dell’ambiente e di salvaguardia delle risorse, prescindendo dalla qualificazione economico-sociale

del settore nel quale si interviene (fonte: http://www.parks.it/federparchi/rivista/P44/126.html).

Ai fini della catalogazione e del successivo inserimento nella Banca Dati, ogni progetto di sviluppo

sostenibile (pratica) necessita di una preventiva verifica dei requisiti sulla sua effettiva “bontà”.

Tale verifica viene effettuata da uno specifico gruppo di lavoro dell’ISPRA (Istituto Superiore per

la Protezione e la Ricerca Ambientale), che analizza, valuta e seleziona, tra tutte le pratiche

disponibili, quelle da inserire nella Banca Dati GELSO.

La selezione viene fatta attraverso l'applicazione di specifici “criteri di selezione” che sono riportati

nelle tabelle sottostanti (fonte: http://www.sinanet.isprambiente.it/it/gelso/buone_pratiche/criteri Selezione).

Page 27: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

A) CRITERI DI AMMISSIBILITA’

1) RISPONDENZA A TUTTI I SEGUENTI REQUISITI GENERALI:

il progetto in esame deve essere già avviato (o, quantomeno, finanziato).

il progetto deve essere facilmente esportabile e ripetibile in altre realtà locali.

il progetto deve essere coerente con gli obiettivi di qualità e target adottati in ambito

nazionale e internazionale.

2) ATTUAZIONE DI ALMENO UN OBIETTIVO PER OGNI CATEGORIA DEI

SEGUENTI OBIETTIVI GENERALI DI SOSTENIBILITA':

Sostenibilità

ambientale

Tutela o ripristino degli ecosistemi.

Tutela del paesaggio.

Riduzione del consumo di risorse naturali e promozione dell'uso di

risorse rinnovabili.

Riduzione dei fattori di pressione sull'atmosfera.

Riduzione dei fattori di pressione sulle acque.

Riduzione dei fattori di pressione sul suolo.

Riduzione dell'inquinamento acustico, elettromagnetico o indoor.

Introduzione o miglioramento dei sistemi di gestione ambientale.

Sostenibilità

economica

Riduzione degli impatti ambientali delle attività produttive.

Sviluppo di un mercato di beni e servizi sostenibili.

Investimento in tecnologie innovative ecocompatibili.

Miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia delle spese ambientali.

Sostenibilità

sociale

Riduzione dei rischi sulla salute.

Miglioramento dei servizi sociali di base quali sanità o istruzione, o

delle condizioni abitative o di lavoro.

Sensibilizzazione dell'opinione pubblica in tema di sviluppo

sostenibile.

Miglioramento delle prassi di partecipazione sociale.

Aumento delle possibilità della comunità locale di influire sui processi

decisionali locali.

Page 28: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Produzione e distribuzione di beni di consumo in base a criteri di equità

e solidarietà.

Promozione dello scambio culturale e agevolazione dell'integrazione

sociale.

Tutela e riqualificazione del patrimonio culturale e degli spazi pubblici.

B) CRITERI DI QUALIFICAZIONE

ATTUAZIONE DI ALMENO UN OBIETTIVO SPECIFICO (BUONA PRATICA)

RELATIVO AD UN SETTORE PRIORITARIO DI INTERVENTO:

Territorio e

Paesaggio

Conservare e qualificare i beni paesistici e naturalistici esistenti.

Aumentare la quota di aree naturali e il tasso di biodiversità.

Ridurre l’uso delle risorse non rinnovabili.

Tutelare la qualità delle acque, del suolo, dell’atmosfera.

Combattere i cambiamenti climatici, la desertificazione e la siccità.

Ridurre le cause di rischio e degrado come urbanizzazioni, prelievi, scarichi

al suolo in aree vulnerabili.

Ridurre i fenomeni provocati da attività umane come frane, erosione

costiera, siti contaminati.

Altro.

Turismo

Ridurre la pressione dovuta a consumi, emissioni, intrusione nel paesaggio,

superamento della capacità di carico, con attenzione alle aree più sensibili.

Incentivare iniziative volte alla diversificazione dell’offerta turistica, alla

redistribuzione dei flussi e alla valorizzazione delle aree meno fragili.

Tutelare e promuovere il patrimonio storico-culturale.

Aumentare le certificazioni ambientali nel settore turistico.

Sviluppare nuove imprese e posti di lavoro mirati alla sostenibilità del

settore.

Altro.

Page 29: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

C) CRITERI AGGIUNTIVI DI QUALIFICAZIONE

RISPONDENZA AD ALMENO DUE DEI SEGUENTI REQUISITI:

1. Partnership: partecipazione e cooperazione fra discipline, settori e agenzie.

2. Integrazione: integrazione orizzontale tra settori politici e integrazione verticale fra

livelli gerarchici.

3. Costruzione del consenso: consultazione tra i membri della comunità locale.

4. Costruzione di una garanzia istituzionale: costruire strutture che dimostrino una

sostenibilità nel tempo e che resistano a cambiamenti locali nel controllo politico.

Una selezione delle buone pratiche attualmente presenti nella “Banca Dati” è oggetto, grazie alla

collaborazione diretta dei soggetti promotori, di una campagna di monitoraggio per la verifica dei

risultati raggiunti, delle criticità riscontrate e delle potenzialità di trasferimento dell'esperienza.

1.2.1 LE BUONE PRATICHE DI SOSTENIBILITA’ TURISTICA IN

ITALIA

Le “buone pratiche” raccolte nella banca dati GELSO sono suddivise per settore d’intervento

(Agenda 21, Agricoltura, Edilizia e Urbanistica, Energia, Industria, Mobilità, Rifiuti, Territorio e

Paesaggio, Turismo), di queste circa il 5% rientra nel settore del turismo.

Essendo il turismo una politica intertematica, le azioni che si attuano hanno ripercussioni e sono

influenzate a loro volta da molti aspetti delle altre politiche ambientali.

Gli obiettivi perseguiti dai progetti inseriti nel settore del turismo spesso ricadono anche all’interno

di quelli individuati per altri settori d’intervento, sono stati quindi definiti obiettivi più strettamente

propri del settore, come di seguito riportato (fonte: http://www.sinanet.isprambiente.it/it/gelso/buone-pratiche-

turismo-sostenibile).

Page 30: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1. Aumentare le certificazioni ambientali nel settore turistico.

2. Aumentare le strutture ricettive e turistiche contraddistinte dal Marchio di Qualità Ambientale

(MQA).

3. Incentivare iniziative volte alla diversificazione dell’offerta turistica, alla redistribuzione dei

flussi e alla valorizzazione delle aree meno fragili.

4. Garantire un turismo di qualità nel rispetto dell’ambiente.

5. Garantire un turismo di qualità salvaguardando l’identità culturale e sociale dei residenti.

6. Sensibilizzare gli operatori turistici ad una gestione ecologica delle strutture ricettive e turistiche.

7. Tutelare e promuovere il patrimonio storico-culturale.

Circa il 30% dei progetti riguarda il raggiungimento di una qualità turistica nel rispetto

dell’ambiente naturale, il 17% dei progetti opera mediante la sensibilizzazione degli operatori

turistici, il 14% è volto a garantire le identità culturali, a tutelare il patrimonio artistico ed a

differenziare l’offerta turistica, infine circa il 6% dei progetti punta ad ottenere le certificazioni

ambientali di qualità.

1.3 LA GIZC: GESTIONE INTEGRATA DELLA ZONA

COSTIERA

La zona costiera e le sue risorse naturali, marine e terrestri, svolgono un ruolo strategico nel

soddisfare le esigenze e le aspirazioni delle comunità locali; la zona costiera è altresì un sistema

estremamente delicato sul quale si concentrano usi ed interessi molteplici, che, nel loro contempo,

generano forti pressioni sulle varie componenti ambientali e la cui gestione è divenuta critica in

quanto lo sviluppo di questa fascia del territorio non è stato mantenuto entro i limiti della tolleranza.

La gestione della fascia o zona costiera (GIZC o ICZM dall’acronimo in inglese di Integrated

Coastal Zone Management) è un processo decisionale per la gestione della costa e rappresenta,

pertanto, una problematica da affrontare attraverso un approccio integrato e non settoriale,

Page 31: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

nell’ottica del miglioramento della qualità ambientale della fascia costiera e della conseguente

programmazione e gestione sostenibile delle risorse ambientali ivi presenti. La GIZC prende quindi

in considerazione tutti gli aspetti correlati alla fascia costiera, tra cui quelli geografico e politico,

ambientale, culturale, storico, urbanistico ed economico nel tentativo di raggiungere gli obbiettivi

dello sviluppo sostenibile applicato alla Pianificazione territoriale ed urbanistica.

Ma che cos’è la “fascia costiera”? Zunica, nel 1987, illustra ampiamente le numerose definizioni di

volta in volta assegnate a questo concetto. Tra esse basti ricordare quella che la descrive come “una

fascia che corre lungo il mare, di profondità assai varia (ed a seconda della conformazione

geografica, talvolta notevole) comprendente sempre quelle parti di territorio e di zona marina

antistante che hanno fra loro diretti rapporti non solo geografici ma anche economici e sociali in

genere” (TECNECO, 1974) o, meglio ancora, “una zona di ampiezza tale da comprendere parti di

terra e di mare ciascuna delle quali è influenzata in termini di organizzazione e di valorizzazione

economica dalla contiguità con l’altra” (Fiorelli, 1980). L’importanza di queste definizioni consiste

nel sottolineare la “logica del continuo”, che prescinde da divisioni di carattere amministrativo. Per

tali motivi, ai fini di una corretta gestione della fascia costiera, è importante eseguire indagini

interdisciplinari, in cui le singole tematiche siano coordinate in una visione integrata, per fornire

utili indicazioni agli operatori ed agli amministratori (Diviacco, 1999). A questo proposito, dal 1990

in avanti, esperti a livello mondiale hanno collaborato per porre le basi della Gestione Integrata

della Fascia Costiera, vale a dire il mezzo per poter affrontare e superare la frammentazione dei

diversi approcci e giungere a decisioni armonizzate e consistenti. L’GIZC è definita come “un

processo dinamico in cui si sviluppi e sia attuata una strategia coordinata per la distribuzione delle

risorse istituzionali, socio-culturali e ambientali, finalizzata alla conservazione ed alla gestione

sostenibile di una pluralità di usi della fascia costiera” (Sorensen e McCreary, 1990).

Le attività socioeconomiche devono essere mantenute nei limiti della “resilienza” (capacità di un

sistema di recuperare l’equilibrio iniziale dopo una perturbazione) delle risorse ambientali naturali

(Diviacco, 1999). L’esame del limite di tolleranza di un ambiente naturale attraverso la misura della

Page 32: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

sua carrying capacity (definita in pratica dalla quantità di risorse rinnovabili in un ambiente in

relazione al numero di individui che queste riserve possono sopportare) è di grande importanza

poiché permette di regolare e dosare gli interventi antropici sull’ambiente.

L’obiettivo finale della GIZC è quello di “provvedere al migliore e sostenibile uso a lungo termine

delle risorse naturali e di garantire il permanente mantenimento della maggior parte dell’ambiente

naturale” (Clark, 1992). Secondo Paolella (1992) la complessità delle azioni gestionali necessarie è

dovuta sia al fatto che la pianificazione ambientale e delle coste costituisce un’esperienza nuova

nell’ordinamento giuridico, oltre ad una prova altamente impegnativa nell’ambito della gestione

delle risorse naturali, sia alla difficoltà di inserire la pianificazione e la gestione unitaria nella prassi

quotidiana.

Per conseguire uno sviluppo sostenibile della costa, che tenga anche conto delle partecipazione

attiva degli stakeholders, ossia degli interlocutori privilegiati, vengono proposti alcuni principi

chiave che servono a definire le componenti essenziali e strategiche della gestione integrata delle

zone costiere:

- le dinamiche e i meccanismi di funzionamento della zona marina e di quella terrestre devono

essere valutate contemporaneamente: è necessario quindi un approccio di ampio respiro che tenga

in considerazione tutti i fattori naturali che influenzano le dinamiche della fascia costiera;

- affinché le proposte operative ai problemi della fascia costiera siano efficaci, occorre comprendere

le circostanze locali, mediante l’impiego di indicatori pertinenti e valutabili in maniera integrata;

- le scelte gestionali devono scaturire dalla comprensione delle dinamiche dei processi naturali dei

sistemi litoranei, sviluppando interventi che assecondino questi processi e non li contrastino;

- occorre effettuare valutazioni preliminari dei rischi associati alle attività umane ed infrastrutture in

modo da prevenire e ridurre gli impatti negativi sulle zone costiere, secondo il principio di

precauzione.

I primi sforzi significativi per una politica di gestione integrata della costa si possono far risalire

agli anni '70 in Europa e soprattutto negli Stati Uniti d'America, paese nel quale la preoccupazione

Page 33: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

per la qualità degli ambienti marino/costieri spinse alla creazione del primo strumento normativo

nazionale in tal senso, il Coastal Zone Management Act del 1972.

I principi generali contenuti in tale strumento normativo sono stati in seguito sostenuti nel 1992

durante il Summit della Terra. La politica in materia di gestione integrata delle zone costiere è

divenuta così un processo di vertice delineato nell'ambito del processo dell'Agenda 21, capitolo 17.

Nell'ambito dell'Unione europea il documento fondamentale può essere considerato la

Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2002, riguardante

l'attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa (2002/413/CE).

Tale raccomandazione nelle premesse chiaramente sancisce come sia: "... di fondamentale

importanza attuare una gestione delle zone costiere sostenibile a livello ambientale, equa a livello

economico, responsabile a livello sociale, sensibile a livello culturale, per tutelare l'integrità di

questa importante risorsa tenendo conto al tempo stesso delle attività e delle usanze tradizionali

locali che non costituiscono una minaccia per le zone naturali sensibili e per lo stato di

preservazione delle specie selvatiche della fauna e della flora costiere".

In ambito Mediterraneo la Convenzione di Barcellona ha recentemente approvato un nuovo

protocollo relativo alla Gestione integrata delle aree costiere, firmato a Madrid nel gennaio 2008,

che risulta il primo strumento internazionale "legally binding" per i paesi delle Nazioni Unite, sia

pure inerente ad un mare regionale.

1.3.1 LA GIZC IN ITALIA

La Direzione Generale per la Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del

Territorio, sotto la guida del Direttore Generale dr. Aldo Cosentino è responsabile per

l'implementazione del GIZC in Italia e dell'applicazione a livello nazionale degli adempimenti

conseguenti alle Convenzioni Internazionali cui il paese aderisci in materia. Allo stato attuale, oltre

alla gestione del sistema delle aree marine protette, la Direzione generale è responsabile

dell'attuazione di un progetto CAMP (Coastal Area Management Program) nell'ambito del Piano

Page 34: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

d'azione per il Mediterraneo del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente. Il progetto CAMP-

Italia, attualmente in fase di definizione con alcune regioni costiere, prevede come aree d'analisi

alcuni tratti tra i più interessanti dal punto di vista paesaggistico e di valore storico naturalistico.

1.3.2 LA GIZC IN LIGURIA

La gestione della fascia costiera in Liguria prevede, per quanto riguarda le norme sulle aree

costiere, di disciplinare caso per caso con strumenti di pianificazione territoriale a livello regionale,

comunale e provinciale. In seguito sono descritte alcune delle norme di maggior interesse per

quanto riguarda la costa ligure.

Sulla base delle analisi tecniche svolte dal Settore Ecosistema Costiero e dal Servizio Parchi ed

Aree Protette, è stata approvata la D.G.R. n.773 del 2003 (“Criteri per la valutazione degli impatti

diretti ed indiretti sugli habitat naturali marini”) che recepisce ed approva, come Allegato Tecnico,

le indicazioni relative a criteri individuati per valutare lo stato di conservazione di un habitat

naturale marino (vedi Allegato 2), inserendo tali criteri quali Norme Tecniche nell’ambito della

procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).

La deliberazione di Giunta Regionale n.1533 del 2/12/2005 ha lo scopo di fornire criteri oggettivi e

standardizzati di ammissibilità degli interventi in ambito marittimo, in funzione dell’obiettivo di

salvaguardia dell’habitat prioritario della “prateria di Posidonia oceanica”; tali criteri rappresentano

pertanto il documento di riferimento per i proponenti di progetti, e sintetizzano le regole di

ammissibilità per gli enti competenti per la loro approvazione.

Tali criteri costituiscono infatti Norme Tecniche nell’ambito delle procedure di VIA (Diviacco &

Coppo, 2006). Col D.G.R. 1561/2005 nasce la “Proposta di perimetrazione in scala 1:10.000 dei

Siti di Importanza Comunitaria (pSIC) marini liguri”. L’attività portata avanti fino ad oggi dalla

Regione Liguria ha consentito di corrispondere ad una recente richiesta del Ministero dell’Ambiente

circa l’aggiornamento dei pSIC, ivi compresa la relativa cartografia. Non è stata proposta la

Page 35: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

creazione di nuovi siti ma una più precisa definizione cartografica degli stessi, sulla base della reale

presenza degli habitat meritevoli di salvaguardia.

In alcuni casi il loro perimetro è stato esteso per comprendere habitat di pregio diversi dal

posidonieto ma che si trovavano nelle immediate vicinanze: in particolare i nuovi habitat marini

compresi sono alcune grotte marine ed alcune aree di fondale caratterizzate da “secche”

(affioramenti rocciosi) colonizzate da popolamenti tipici del coralligeno.

La nuova perimetrazione ha determinato l’aumento della superficie dei Siti di Importanza

Comunitaria marini liguri, la cui estensione complessiva passa da circa 5000 ha a circa 7000 ha

(Diviacco & Coppo, 2006).

Nelle Leggi Regionali n.13 del 1999 e n.21 del 2006 (“Disciplina delle funzioni in materia di difesa

della costa, ripascimento degli arenili, protezione e osservazione dell'ambiente marino e costiero,

demanio marittimo e porti”) si evince che sono di competenza dei Comuni: gli interventi di

ripascimento, la difesa degli abitati dall'erosione marina, la pulizia delle spiagge non affidate in

concessione, l'individuazione, la delimitazione delle acque destinate all'allevamento ed alla raccolta

dei molluschi nonché il monitoraggio della qualità delle stesse e le funzioni relative

all'autorizzazione all'immersione in mare di materiali per gli interventi stagionali di ripascimento

della fascia costiera.

La Legge Regionale n.20 del 2006, nell’ Art.41, tratta il “Piano di tutela dell'ambiente marino e

costiero”, che ha gli effetti dei Piani di bacino, viene redatto e adottato anche per unità fisiografica,

in accordo con quanto stabilito dai piani di bacino e dal piano di tutela delle acque, e ha come

finalità il miglioramento della qualità ambientale della fascia costiera, con particolare riferimento al

riequilibrio dei litorali, alla stabilizzazione della costa alta, al miglioramento della qualità delle

acque costiere, alla difesa e valorizzazione degli habitat marini.

Nelle more dell'approvazione del Piano, la Regione adotta misure di salvaguardia con particolare

riferimento alla difesa degli habitat e delle coste e degli abitati costieri dall'erosione marina. Le

Page 36: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

misure di salvaguardia sono immediatamente vincolanti e restano in vigore sino all'approvazione

del Piano e comunque per un periodo non superiore a tre anni.

In accordo con la normativa vigente, per la gestione della fascia costiera ligure, sono stati realizzati

recentemente dalla Regione Liguria altri strumenti idonei a garantire uno sviluppo durevole e

socialmente accettabile della zona costiera, in quanto oltre a prevedere la tutela della costa quale

aspetto attinente la difesa del suolo e come tale connessa al corretto governo del territorio,

traguardano anche un ulteriore obiettivo, rappresentato dalla tutela e dalla valorizzazione della

qualità ambientale della zona costiera e delle sue risorse; questi sono: il “Piano della costa” (2000),

il “Piano di utilizzazione delle aree demaniali marittime” (2002) e le “Misure di salvaguardia del

Piano di Tutela Marino e Costiero” (2009).

1.4 I FINANZIAMENTI EUROPEI

Sin dalla nascita dell'Unione Europea, agli occhi dei sostenitori risultava evidente che per

raggiungere una forma politica pienamente federata, quindi non solo di convenienza economica

(assunto ribadito come principio nel Trattato di Maastricht, 1992), si doveva operare per eliminare

le profonde differenze esistenti tra le regioni più ricche e quelle meno avvantaggiate.

A tale scopo fu varata un'apposita politica di interventi sul territorio. In particolare, ai sensi del

Trattato di Lisbona, la UE ha elaborato e continua a sostenere una specifica politica di coesione

economica e sociale.

Lo strumento elaborato per concretizzare tale finalità sono i “fondi strutturali europei”. Questi nel

corso del tempo hanno subito continue ed opportune modifiche, in rapporto tendenzialmente

coerente con le diverse posizioni politiche e programmatiche assunte nel tempo, dalla UE.

Gli obiettivi principali dei fondi sono tre: riduzione delle disparità regionali in termini di ricchezza e

benessere, aumento della competitività e dell'occupazione, sostegno alla cooperazione

Page 37: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

transfrontaliera. I fondi strutturali impegnano attualmente il 37,5% del bilancio complessivo

dell'Unione Europea.

La gestione dei finanziamenti europei può avvenire secondo due procedure:

Gestione diretta della Commissione europea

Gestione indiretta

Nel primo caso, la Commissione europea gestisce i finanziamenti, eroga i fondi e stabilisce

autonomamente i criteri ed i principi di funzionamento dei vari “programmi”.

Nella gestione indiretta, invece, la gestione dei finanziamenti è affidata agli Stati membri attraverso

le amministrazioni centrali e locali.

Nel caso, ad esempio, dei fondi strutturali le risorse sono assegnate agli Stati membri, in particolare

alle Regioni o Province , per eliminare il divario di sviluppo tra le Regioni europee e stimolare la

coesione economica sociale.

Le Regioni o Province sulla base di una programmazione che deve essere approvata dalla

Commissione, ne dispongono l’utilizzazione attraverso disposizioni nazionali.

1.4.1 I PROGRAMMI COMUNITARI

I programmi comunitari rappresentano lo strumento di attuazione delle politiche dell’UE, attraverso

cui la Commissione europea finanzia i suoi obiettivi. Sono di norma approvati con Decisione del

Parlamento europeo e del Consiglio.

La buona riuscita delle politiche dipende quindi molto dall’efficacia dei relativi strumenti e quindi

dei programmi comunitari.

Questi i settori prioritari e strategici sui quali la Commissione concentra le proprie azioni:

Sviluppo sostenibile: raggruppa gli obiettivi di competitività (nuovi mercati favorevoli

all’innovazione, risorse per R & S, (Ricerca e Sviluppo), reti comunitarie, mobilità

Page 38: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

scolastica, formazione per adulti, cultura basata sull’innovazione); coesione

(cooperazione territoriale transfrontaliera); conservazione e gestione delle risorse naturali

(agricoltura, ambiente, energia);

Cittadinanza europea: elemento importante per il rafforzamento e la salvaguardia del

processo di integrazione europea in uno spazio di libertà, di giustizia e di sicurezza

(società civile, dialogo interculturale, tolleranza e rispetto delle diversità culturali,

sviluppo della democrazia, lotta contro il razzismo, Europa come partner mondiale nella

prevenzione dei conflitti e nella lotta alla povertà nei paesi terzi);

Affari sociali: occupazione, protezione e inserimento sociale, sicurezza sul luogo di

lavoro, lotta contro la discriminazione e la diversità, uguaglianza fra donne e uomini,

integrazione sociale e lotta alla povertà.

Alcune tematiche, dalle quali non si può prescindere, sono da considerarsi trasversali in quanto

presenti in tutti i programmi:

l’ambiente

la società dell’informazione

le pari opportunità

Le informazioni complete relative ai programmi comunitari si possono scaricare in tedesco, inglese

e francese dalle pagine del sito web dell’Unione europea.

1.4.2 IL PROGETTO COMUNITARIO

Il progetto comunitario è una combinazione di persone, risorse e fattori organizzativi riuniti

temporaneamente per raggiungere obiettivi unici definiti e con vincoli di tempo, costo, qualità e

risorse limitate.

Page 39: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

E´un insieme di attività, mezzi ed investimenti che, in un dato luogo e per un dato periodo di tempo,

contribuiscono al raggiungimento di determinati obiettivi.

Le proposte di progetto possono essere presentate da tutte le persone fisiche e giuridiche che si

trovano o hanno la loro sede negli Stati membri dell’Unione europea (es: imprese, università, centri

di ricerca, enti pubblici, enti privati, ONG ecc...) o appartenenti ad altri Paesi che partecipano ai

programmi,(fonte:http://db.formez.it/guideutili.nsf/aaf905fb45aa1f36c1256dab00364d94/33288e6d1acf6124c1256ee

6004de708?OpenDocument).

Uno dei requisiti essenziali per la partecipazione ai programmi comunitari é la dimensione

transnazionale.

I progetti devono coinvolgere, normalmente, almeno due organismi di due Stati membri diversi, o

di almeno uno Stato membro e uno Stato associato dell’Unione europea.

I partecipanti devono offrire un livello sufficiente di affidabilità tecnica e finanziaria. Essi si

suddividono in tre categorie, in base alla natura del loro ruolo:

coordinatore;

partner;

cofinanziatori.

Uno dei contraenti deve assumere le funzioni di coordinatore: l’unico soggetto legalmente e

finanziariamente responsabile della realizzazione del progetto nei confronti della Commissione.

Sono di sua competenza: le operazioni finanziarie (riceve il contributo finanziario della

Commissione e ne assicura la distribuzione a ciascun partecipante), fornisce relazioni e rapporti

sullo stato di avanzamento del progetto in cui sono inclusi i dati forniti dal partner. Tiene registri

contabili aggiornati conformemente ai principi stabiliti dalle norme esistenti. Conserva la

documentazione giustificativa relativa a tutte le spese del progetto (comprese copie della

documentazione dei partner e dei subcontraenti), come ad esempio fatture, prospetti sull’impiego

del tempo e documenti usati per il calcolo delle spese generali.

Page 40: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Il coordinatore conclude con i partner gli accordi necessari per realizzare il progetto. Tali accordi

devono descrivere chiaramente i ruoli, i diritti, gli aspetti finanziari e le responsabilità dei

partecipanti.

I partner contribuiscono ad uno o più compiti nella realizzazione del progetto e di conseguenza ai

costi da sostenere. Fruiscono del contributo finanziario della Commissione così come stabilito

nell’accordo tra partner e coordinatore.

I partner hanno l’obbligo di fornire al beneficiario tutti i documenti necessari per la presentazione

delle relazioni tecniche alla Commissione. Si assicurano che i subcontraenti emettano fatture che

facciano chiaramente riferimento al progetto.

I cofinanziatori apportano risorse finanziare al progetto e non beneficiano del contributo

comunitario, se non nei casi in cui partecipano al progetto anche in qualità di partner.

L’individuazione dei partner (ricerca partner) è uno degli aspetti principali nella fase di

preparazione di un progetto.

Un primo passo è quello di esaminare la possibilità di trovare i partner adatti tra gli organismi con i

quali si è già in contatto: enti, clienti, industrie con rapporti di collaborazione, università nei diversi

Paesi.

Questa soluzione consente di ridurre il tempo di preparazione di una proposta in quanto non è

necessario il lavoro di approccio preliminare e si ha una conoscenza reciproca delle competenze, dei

metodi di lavoro, di un’eventuale coincidenza di obiettivi, per cui il dialogo è immediato e basato su

una fiducia preesistente. Se non si hanno contatti con partner stranieri la Commissione e le Antenne

Europe Direct forniscono alcuni strumenti che permettono di effettuare la ricerca.

A questo proposito è molto importante anche partecipare a seminari, conferenze ed altri eventi

durante i quali si hanno molte probabilità di prendere contatto con potenziali partner del proprio

progetto.

Page 41: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1.4.3 I FONDI STRUTTURALI EUROPEI

I fondi strutturali europei nei due ultimi cicli (settennali) hanno avuto a disposizione circa un terzo

del bilancio della UE. Nel 2000-2006 circa 195 miliardi di euro e in quello in corso (2007-2013)

sono diventati circa 335 miliardi. Questi iniziali dati dovrebbero essere sufficienti per delineare

l'importanza strategica dei Fondi strutturali. Alla loro riuscita partecipano migliaia di funzionari per

assicurare che le migliaia e migliaia di progetti sovvenzionati (non a pioggia) seguano le aspettative

previste. In questo contesto, i Fondi strutturali, ossia: FESR - Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

e FSE - Fondo Sociale Europeo, per citare i più recenti, sono strumenti polivalenti (finanziari, di

programmazione, di pianificazione, ecc…) che da un lato sono stati creati dalla UE per cofinanziare

e programmare, in modo pluriennale, gli interventi sul territorio, e dall'altro hanno sigle differenti

perché si occupano di aree funzionali differenti, organicamente volti al fine complessivo ora

ricordato.

Inoltre a livello delle singole Regioni UE i Fondi strutturali vengono espressi da specifici

Programmi, analoghi nei fatti agli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale. Tra

questi si possono menzionare i cosiddetti Programmi Operativi (PO) sia Regionali (POR) sia

Sovraregionali (PON), vincolati alle linee guida dettate dai rispettivi Regolamenti.

Come ogni programmazione economica e/o territoriale complessa e pluriennale la durata dei cicli,

tuttavia, è più ampia degli anni formalmente indicati. Infatti, i due ultimi cicli dei Fondi strutturali si

chiudono fiscalmente due anni dopo il rispettivo termine. Ossia il ciclo 2000-2006 nel 2008 e quello

2007-2013 è prevista nel 2015. Inoltre, per quanto riguarda la valutazione dei risultati di quanto

progettato e realizzato, sono necessari ancora altri anni oltre il termine formale, che dipende dalla

tipologia del progetto, e che complica non poco la fase della valutazione dei risultati dei Fondi

strutturali.

Page 42: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1.4.3.1 COME PARTECIPARE

Prima di partecipare alle opportunità UE è buona cosa informarsi non solo sui programmi, ma anche

sui documenti politici elaborati dalla Commissione europea in merito ai settori di interesse. Il

secondo passo è quello di individuare gli inviti periodici a presentare proposte, pubblicati sulla

Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee.

La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea è la fonte ufficiale di documentazione della comunità, è

disponibile in tutte le lingue dell’UE ed è articolata in tre serie: serie C (Comunicazioni,

Informazioni e Inviti), serie L (Legislazione), serie S (Supplemento).

L’invito a presentare proposte contiene la descrizione del programma e la sua dotazione finanziaria,

la procedura ed i termini di presentazione delle proposte, la misura massima dell’intervento

finanziario della comunità, i requisiti minimi per poter partecipare, i criteri di selezione e gli

indirizzi presso i quali si può ottenere la documentazione come il programma di lavoro, i moduli per

la presentazione delle proposte (quasi sempre on-line). Gli inviti (calls) hanno sempre una

scadenza: il calendario delle scadenze è consultabile alle pagine internet dell'Antenna Europe

Direct.

Una volta identificato l’invito/call che interessa il proprio ufficio, organizzazione o istituto si può

definire, a grandi linee, quale potrà essere il proprio obiettivo e quali attività comporranno il

progetto. Chi ha un minimo di esperienza sarà anche in grado di stimare il budget del progetto, il

più realistico possibile. L’idea del progetto deve essere abbastanza concisa. Quando si scrive un

progetto è indispensabile capire quali sono i suoi punti di forza e se esso presenta tutti i requisiti di

finanziabilità. Nel momento in cui si stila una prima bozza è bene siano presenti tutti i partner. Può

essere vantaggioso includere partner provenienti da regioni o Paesi economicamente meno favoriti,

come per esempio, i Paesi nuovi entranti.

Page 43: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

1.4.3.2 TAPPE DELLA PROGETTAZIONE

Individuazione di un problema reale (un progetto nasce sempre da una situazione

problematica), che interessa un determinato territorio o uno specifico settore e riferito a

gruppi di persone.

Individuazione di una rete di partner idonea alla costituzione di un partenariato funzionale

alla tipologia di problemi che si intendono affrontare.

Elaborazione dell’idea progettuale coerente con le linee programmatiche stabilite dai

Bandi UE e tale da proporsi come innovativa rispetto alle strategie locali e nazionali.

Individuazione del ruolo di ciascun partner.

Individuazione della gamma di azioni innovative rispetto ai contenuti, metodi e strumenti

utilizzati e che contribuiscano a un valore aggiunto europeo.

Un utile strumento per la gestione del progetto è il “quadro logico” che aiuta a pensare in modo

logico e sistematico durante tutte le fasi del progetto

1.4.3.3 REQUISITI FONDAMENTALI

Transnazionalità: il progetto incoraggia la mobilità geografica?

Innovazione: in che misura il progetto è innovativo? Contribuisce alla creazione di nuovi

metodi o processi, alla definizione di nuovi obiettivi, alla modifica dei sistemi attualmente

esistenti? Introduce un nuovo approccio o applica elementi provenienti da altre esperienze?

E’ consigliabile cercare nelle pagine delle Direzioni Generali progetti simili già finanziati

onde evitare di presentare doppioni che avrebbero scarse probabilità di successo.

Valore aggiunto: gli obiettivi e gli effetti delle azioni sono meglio raggiunti a livello europeo

che a livello nazionale o locale? (es: azioni con un evidente carattere multilaterale, azioni

Page 44: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

miranti alla creazione di reti europee, azioni che incoraggiano la cooperazione fra Stati,

azioni che contribuiscono nel lungo termine all’integrazione europea). Questo concetto è

legato a quello della sussidiarietà, principio in base al quale l’UE deve intervenire solo

quando gli Enti locali, le Regioni o lo Stato non sono in grado di farcela da soli.

Sostenibilità: il flusso dei benefici che il progetto porta deve mantenersi e svilupparsi in

un lungo periodo, si può affermare che il progetto deve poter sopravvivere al

finanziamento.

Interesse comunitario e assoluta trasparenza: non vengono prese in considerazione singole

iniziative, è necessario che i progetti siano presentati congiuntamente almeno da due

partner salvo diverse condizioni previste dall’invito/call.

1.4.4 PROGRAMMAZIONE 2007-2013

La programmazione adottata per il ciclo 2007-2013 è prodotta da un lato a partire dagli effetti

(positivi/negativi) di quanto realizzato nel ciclo precedente (2000-2006), e dall'altro in

considerazione dei nuovi obiettivi programmatici inseriti, nel frattempo, nell'agenda ideale della

UE. Tra questi vanno ricordate le svolte sia di Lisbona sia di Göteborg, che hanno introdotto diverse

variazioni programmatiche negli obiettivi del progetto UE.

In particolare hanno ampliato gli indicatori e gli obiettivi meramente economici, quale presupposto

e garanzia della crescita territoriale. Infatti, il consiglio europeo di Lisbona (2000) ha rivalutato

l'importanza della conoscenza, e quello di Göteborg (2001) del ruolo dell'ambiente.

Rispetto al ciclo precedente, alcuni fondi hanno cambiato nome e finalità e alcuni altri cambiamenti

sono stati decisi.

Gli obiettivi (2007-2013) sono tre: convergenza, competitività regionale e occupazione e

cooperazione territoriale europea. Vediamoli in dettaglio nei seguenti sottoparagrafi.

Page 45: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

- Convergenza

Questo obiettivo è volto ad accelerare la convergenza degli Stati membri e delle Regioni in ritardo

di sviluppo, migliorando le condizioni di crescita e d'occupazione. I settori d'intervento sono i

seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della

società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente

nonché efficienza amministrativa. Il finanziamento è effettuato tramite Fondo europeo di sviluppo

regionale, Fondo sociale europeo e Fondo di coesione.

- Competitività regionale e occupazione

Questo obiettivo punta, al di fuori delle regioni in ritardo di sviluppo, a rafforzare la competitività,

l'occupazione e le attrattive delle regioni. Esso consentirà di anticipare i cambiamenti socio-

economici, promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità,

l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo di mercati di lavoro che favoriscano l'inserimento. Il

finanziamento è effettuato tramite Fondo europeo di sviluppo regionale e Fondo sociale europeo. Le

regioni ammissibili sono le regioni che beneficiavano dei finanziamenti per la convergenza nel

periodo di programmazione 2000-2006 e che nel nuovo ciclo non soddisfano più i criteri di

ammissibilità dell'obiettivo convergenza, soprattutto a causa dell'allargamento dell'UE verso est.

Tali regioni beneficiano di un finanziamento transitorio. Spetta alla Commissione selezionare ed

adottare l'elenco delle regioni UE ammissibili. Per il principio di esclusione, le Regioni della

Comunità non ammissibili all'Obiettivo Convergenza rientrano nei rimanenti Obiettivi.

Per quanto riguarda i programmi finanziati dal FSE, la Commissione ha proposto quattro priorità, in

linea con gli orientamenti formulati nell'ambito della Strategia europea per l'occupazione (SEO):

accrescere l'adattabilità dei lavoratori e delle imprese, potenziare l'accesso all'occupazione,

rafforzare l'inserimento sociale e avviare riforme nel settore dell'occupazione e dell'inserimento.

Page 46: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

- Cooperazione territoriale europea

Questo obiettivo è inteso a rafforzare la cooperazione transfrontaliera, transnazionale ed

interregionale, basandosi sulla precedente iniziativa Interreg. L'azione è finanziata dal FESR.

L'obiettivo consiste nel promuovere la ricerca di soluzioni congiunte a problemi comuni tra le

autorità confinanti, come lo sviluppo urbano, rurale e costiero e la creazione di relazioni

economiche e reti di piccole e medie imprese. La cooperazione è orientata su ricerca, sviluppo,

società dell'informazione, ambiente, prevenzione dei rischi e gestione integrata delle acque.

Sono ammissibili regioni situate lungo le frontiere terrestri interne e talune frontiere esterne, nonché

alcune frontiere marittime adiacenti. L’ENPI CBCMED, per esempio, è un programma di

cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo a cui sono ammessi 117 Regioni appartenenti a 19

paesi ed è dedicato alla cooperazione con i paesi terzi confinanti con i paesi UE; ha l’obiettivo di

migliorare la competitività dello spazio mediterraneo per garantirne la crescita ed assicurare

l'occupazione per le nuove generazioni oltre a promuovere la coesione territoriale e la protezione

dell'ambiente in una logica di sviluppo sostenibile.

1.4.5 ENPI CBCMED

Il Programma di cooperazione transfrontaliera multilaterale "Bacino del Mediterraneo" si inserisce

nel quadro della Politica Europea di Vicinato (PEV) dell’Unione europea e del suo relativo

strumento finanziario (ENPI, European Neighbourhood and Partnership Instrument) per il periodo

2007-2013: vi partecipano le Regioni dell'Unione europea (UE) e quelle dei Paesi partner situate

lungo le sponde del Mar Mediterraneo.

La Politica Europea di Vicinato (PEV) è stata sviluppata nel quadro del processo di allargamento

dell'UE del 2004 con l'obiettivo di evitare l'emergere di nuove linee di divisione tra l'UE allargata e

i Paesi vicini e di rafforzare al contempo la stabilità, la sicurezza ed il benessere in tutta l'area

interessata. Attraverso la PEV, l'UE offre ai suoi vicini relazioni privilegiate, basate su un impegno

Page 47: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

reciproco verso valori comuni (democrazia e diritti umani, stato di diritto, buona governance,

principi del libero mercato e sviluppo sostenibile). Dal 2007, lo Strumento Europeo di Vicinato e

Partenariato (ENPI) ha sostituito i precedenti programmi di assistenza geografici e tematici della

Commissione europea. Una caratteristica innovativa di tale strumento è la sua componente di

cooperazione transfrontaliera (CBC), che mira a rafforzare la cooperazione tra i territori posti ai

confini esterni dell'Unione Europea. I programmi operativi congiunti attivati in quest'ambito

riuniscono regioni di Stati Membri e di Paesi partner che condividono frontiere terrestri o marittime

comuni. Sono previste due tipologie di programmi: bilaterali sulle frontiere terrestri (o stretti

marittimi) e multilaterali di bacino sulle frontiere marittime. Tra questi ultimi rientra il Programma

"Bacino del Mediterraneo".

Le azioni di cooperazione definite nel Programma sono complementari a quelle previste nell’ambito

del partenariato euro-mediterraneo, avviato nel 1995 con il “Processo di Barcellona”, che continua

ad essere un elemento chiave delle relazioni tra l'UE ed i Paesi Mediterranei. La fase di

programmazione, lanciata nel settembre 2006, ha visto la partecipazione di 15 Paesi (7 appartenenti

all’UE e 8 Paesi Partner Mediterranei), riuniti in seno alla Task Force Congiunta (TFC) e sotto il

coordinamento della Regione Autonoma della Sardegna, in qualità di Autorità di Gestione Comune

(AGC) del Programma.

Il Programma Operativo Congiunto, approvato il 14 agosto 2008 dalla Commissione europea con

decisione C(2008)4242, stabilisce le priorità e le misure da realizzare, nonché l'allocazione delle

risorse per ciascuna priorità e le modalità di gestione del Programma. Le quattro priorità attorno alle

quali si articola il Programma sono state definite sulla base degli orientamenti comunitari per la

componente di cooperazione transfrontaliera dell'ENPI, ossia:

1) promozione dello sviluppo socio-economico e rafforzamento dei territori;

2) promozione della sostenibilità ambientale a livello di Bacino;

3) promozione di migliori condizioni e modalità per assicurare la mobilità delle persone, dei beni e

dei capitali;

Page 48: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

4) promozione del dialogo culturale e della governance a livello locale.

I progetti ammissibili al finanziamento devono essere presentati, a seguito di specifici bandi, da

partenariati costituiti da attori pubblici e privati provenienti dai territori eleggibili al Programma,

secondo le modalità previste dalla normativa comunitaria di attuazione (Regolamento CE

951/2007).

Tra i soggetti beneficiari sono previsti: autorità pubbliche locali e regionali, associazioni no-profit,

agenzie di sviluppo, università ed enti di ricerca, operatori privati locali e regionali operanti nei

settori di intervento del Programma, ecc…

La gestione operativa e finanziaria del Programma è assicurata dall'Autorità di Gestione Comune,

assistita da un Segretariato Tecnico Congiunto. Il Comitato di Monitoraggio Congiunto, formato dai

rappresentanti di tutti paesi partecipanti, è l’organo decisionale del Programma: ha il compito di

monitorare la sua strategia nonché la sua attuazione.

Il Programma ENPI CBC Bacino del Mediterraneo dispone di un contributo comunitario di circa

173 milioni di euro per il periodo 2007-2013, provenienti in parte dal Fondo Europeo di Sviluppo

Regionale (FESR) e in parte dalle risorse della Rubrica 4 – “UE come partner globale” del bilancio

comunitario. A queste risorse si aggiunge un cofinanziamento dei Paesi e/o dei soggetti partecipanti

pari almeno al 10% per ciascun progetto finanziato (www.enpicbcmed.eu).

Page 49: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

2. PUNTA MANARA: POSIDONIA OCEANICA E IL

TURISMO BALNEARE E NAUTICO

2.1 IL SIC DI PUNTA MANARA

In recepimento alla “direttiva Habitat” n.43 del 1992, in Liguria sono stati individuati 125 Siti di

Interesse Comunitario (SIC) che ricoprono una superficie complessiva pari a 138.224,11 ettari, di

cui 26 marini, dislocati lungo tutto l’arco costiero e parzialmente sovrapposti a Zone di Protezione

Speciale (ZPS) ed aree parco; sono stati proposti sulla base del Decreto 25/3/2005, pubblicato sulla

Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n.157 dell'8 luglio 2005 e predisposto dal Ministero

dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ai sensi della direttiva CEE.

Figura 2: Sic di Punta Manara (http://it.wikipedia.org/wiki/Punta_Manara).

Page 50: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

L’istituzione del Sic di Punta Manara (dal codice: IT 1333371) si inserisce quindi in un più ampio

progetto di salvaguardia dell’ambiente marino, all’interno del quale la Liguria ha svolto e svolge

tutt’ora un ruolo importante nel quadro nazionale.

Inoltre, l’adesione all’accordo internazionale Ramoge per la promozione di una zona pilota di lotta

contro gli inquinamenti marini lungo la fascia litoranea compresa fra Marsiglia e La Spezia e

l’istituzione del Santuario dei Cetacei, completano un quadro regionale abbastanza soddisfacente in

materia di protezione del mare.

2.1.1 INQUADRAMENTO DELLA ZONA

Meta per molti turisti da tutto il mondo, Punta Manara è una delle escursioni più apprezzate dai

visitatori della città. Posta all'estremo ponente del golfo, propone straordinari scorci della costa e

molte specie animali e vegetali che abitano la macchia mediterranea.

Il promontorio ha un'estensione di circa 190 ettari di cui circa 50 sono occupati interamente da una

lecceta, mentre gli spazi rimanenti sono divisi fra macchia mediterranea alta (leccio, corbezzolo,

erica) ed un piccolo lembo di sugherata, mentre il popolamento vegetale più esteso è rappresentato

dal pino marittimo che copre la quota massima del promontorio, Monte Castello, ad un'altitudine di

265 metri sul livello del mare. In questa parte del promontorio sono ancora visibili i ruderi di un

fortilizio di antica costruzione e uno più recente, utilizzati dalla Milizia Territoriale e dai tedeschi

durante l'ultimo conflitto.

Nelle vicinanze dell'estremità di levante del Golfo, nel cuore dell'area naturale protetta, si possono

osservare i ruderi, ancora ben conservati, dell'antica torre saracena, edificata nel periodo

cinquecentesco che si erige a circa 140 metri di altezza rispetto al livello del mare. Di importanza

strategica, è sempre stata un ottimo punto di avvistamento per il controllo del fronte marino essendo

posta circa sulla stessa linea di Punta Chiappa e di Punta Mesco, altri punti di riferimento costiero.

Il versante nord raccoglie le acque convogliate dal Rio Ravino che si attraversa percorrendo il

sentiero di mezzacosta. Pur essendo di portata molto modesta esso raccoglie l'acqua di alcuni

Page 51: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

piccoli affluenti ed è un'utile risorsa idrica per i campi coltivati ad orto ed ulivi della località di

Ginestra. La piovosità annua della zona è di circa 1.200 mm.

Punta Manara può essere raggiunta esclusivamente attraverso i sentieri che si inerpicano sul

promontorio sovrastante Sestri Levante.

Un sentiero parte proprio dai vicoli del centro storico di Sestri Levante, dopo una serie di gradini

che portano fuori dal paese, inizia una passeggiata quasi pianeggiante, che si inoltra nella tipica

vegetazione ligure. Giunti a Punta Manara si può scegliere di proseguire con il sentiero e scendere a

Riva Trigoso, attraverso una passeggiata molto più ripida che attraversa campi di ginestre ed orti.

Sul promontorio è segnalato il cosiddetto Sentiero Natura (vedi Figura 2) che costituisce un

itinerario escursionistico di rara bellezza nel panorama naturalistico ligure. Una parte del sentiero,

inoltre, è adibita a percorso botanico con cartelli illustrativi che descrivono le specie vegetali che si

incontrano lungo il cammino.

Pur avendo un'estensione limitata, il promontorio di Punta Manara esprime nei suoi tre versanti

(occidentale, orientale e settentrionale) una vegetazione molto diversificata.

Alcune fra le specie vegetali presenti sul promontorio sono: corbezzolo, finocchio selvatico,

finocchio marino, mirto, cisto, erica arborea, lentisco, ginestra. Le specie arboree presenti sono:

ontano nero, leccio, sughero, pino marittimo.

Il Bivacco Manara situato vicino all'estremità del promontorio, nel punto di incontro dei sentieri

principali, è attrezzato per il pernottamento. La struttura è gestita dalla Pro loco di Sestri Levante.

Page 52: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

2.1.2 IL FONDALE DI PUNTA MANARA

I fondali antistanti la spiaggia di Riva Trigoso presentano fondali sabbiosi; in alcuni settori tra i –8 e

i –15 m di profondità è presente in maniera discontinua la facies a Cymodocea nodosa oltre che,

come già detto, la prateria di Posidonia oceanica.

La prateria di Posidonia oceanica è addossata ai versanti scoscesi del promontorio: è presente tra 3

e 20 m di profondità e nel complesso occupa circa 9 ettari, di cui i più superficiali sono impiantati

su roccia. Oltre il limite inferiore è presente una fascia di matte morta.

Si tratta di una prateria piuttosto studiata per la quale è stata documentata un importante fenomeno

di regresso; anche i rilievi più recenti confermano uno stato perturbato, con bassa densità fogliare e

fenomeno di scalzamento dei rizomi con profonde erosioni della matte.

Le secche di Punta Manara: sui fondali antistanti la punta sono presenti, fino a circa 80 metri di

profondità, ampie superfici caratterizzate da vasti ed articolati affioramenti rocciosi, dove si

sviluppano popolamenti coralligeni ben strutturati, con la prevalenza delle facies a gorgonie.

I rilievi morfologici di dettaglio, effettuati dai ricercatori della Regione Liguria, hanno permesso un

più preciso censimento delle secche la cui superficie complessiva risulta significativamente

maggiore rispetto alla precedente mappatura.

Nel complesso le superfici interessate da substrati duri nei fondali antistanti Punta Manara

occupano 40 ha.

Lo stato di conservazione dell’habitat è nel complesso buono anche se l’area risulta localmente

impattata dall’ancoraggio delle imbarcazioni da diporto (vedi Figure 3 e 4) e dalla presenza di rifiuti

legati all’attività peschereccia (reti da pesca, cavi e altri materiali).

Page 53: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

linea di riva

Figura 3: stato di conservazione dell’habitat di Punta Manara (fonte: Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero)

Blu: aree di posidonieto ed altri habitat sensibili degradati da attività di pesca a strascico

abusiva e dalla presenza di macrorifiuti.

Verde: tratti di costa alta da preservare dalla trasformazione antropica.

Rosso: aree di posidonieto ed altri habitat sensibili degradati dagli ancoraggi o dai sistemi di

ormeggio.

Giallo: aree di spiaggia da tutelare e riqualificare a favore della vegetazione pioniera e

dunale.

Page 54: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 4: dall’immagine satellitare tratta da Google Maps, si evince che nel paraggio di Punta

Manara sostano numerose imbarcazioni da diporto.

2.2 Posidonia oceanica

Posidonia oceanica (vedi Figura 5) è una Monocotiledone adattatasi a vivere sui fondali marini.

Appartiene alla famiglia delle Potamogetonaceae ed è una specie endemica del Mar Mediterraneo.

S’insedia su substrati sabbiosi, detritici o, più raramente, rocciosi a partire da 1 m fino a 30-40 m di

profondità. La sua scomparsa segna il limite inferiore del piano infralitorale nel Mediterraneo,

all'interno del quale occupa un’area compresa tra il 2 e il 4% dell' intero bacino.

Dal punto di vista morfologico, come tutte le piante superiori, si compone di radici, fusto e foglie.

Page 55: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Il fusto viene detto rizoma e le radici svolgono l’importante funzione di fissare la pianta al substrato

e di assorbire le sostanze nutritive.

Le foglie, nastriformi con 13-17 nervature parallele e dal colore verde brillante, hanno apice

arrotondato, larghezza media di circa 1 cm e possono raggiungere oltre 1 m di lunghezza.

Si originano a partire dall’apice vegetativo, situato nella parte terminale del rizoma e sono

organizzate in fascicoli fogliari, ciascuno dei quali è composto da 6-7 foglie. Queste si distinguono

in adulte, intermedie e giovanili.

Le foglie intermedie e giovanili differiscono per la lunghezza: sono considerate giovanili quelle

inferiori ai 50 mm.

All’interno di ogni ciuffo le foglie si dispongono in modo simile ad un ventaglio con le più giovani

all’interno e l’apice del germoglio in posizione centrale.

Il fascio va pertanto rinnovandosi dall’interno verso l’esterno, con un massimo sviluppo nel periodo

primaverile.

Il tasso di accrescimento diminuisce durante l’estate, quando le foglie sono più lunghe, ricoperte da

epifiti e cominciano a manifestare un più avanzato tasso di senescenza, caratterizzato da un tessuto

di colore bruno, fotosinteticamente inattivo (Mazzella et al., 1987).

In autunno le foglie più vecchie si staccano dalla loro base che rimane attaccata al rizoma,

prendendo così il nome di “scaglia”.

Le foglie staccate vengono trasportate dalle correnti e ammassate sulla battigia; tali accumuli,

chiamati “banquettes” dagli autori francesi, svolgono un ruolo importante nel contenimento dei

processi erosivi della linea di costa.

Page 56: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 5: prateria di Posidonia oceanica (http://www.esacademic.com/dic.nsf/eswiki/201322).

Posidonia oceanica si riproduce sia per via vegetativa che per via sessuata; tuttavia il principale

meccanismo di propagazione è quello vegetativo che viene detto “stolonizzazione”. Questo

processo si realizza con il distacco di rizomi terminali dal rizoma parentale, per necrosi o a causa

dell’idrodinamismo. La riproduzione vegetativa assicura la propagazione della pianta che può così

colonizzare nuovi ambienti. La riproduzione sessuata, invece, avviene mediante fiori ermafroditi,

cioè formati da una parte maschile (stami), contenente il polline, che circonda una parte femminile

(carpello), che contiene la cellula uovo. I fiori sono raggruppati in particolari infiorescenze di colore

verde, portate da uno stelo inserito nel centro del ciuffo e sono avvolte per tutta la loro lunghezza da

due brattee floreali (Cinelli et al., 2005). Il frutto, detto “oliva di mare” per il suo aspetto, giunto a

maturazione si stacca dalla pianta e, galleggiando, viene trasportato dal mare permettendo alla

pianta di colonizzare nuovi aree.

Nelle praterie superficiali (fino a 15 m circa di profondità), i fiori compaiono nei mesi di settembre-

ottobre e la fecondazione avviene nel tardo autunno. I frutti raggiungono la maturazione nei mesi di

marzo-aprile. Nelle praterie profonde (oltre i 15 m di profondità) il ciclo è ritardato di circa due

Page 57: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

mesi (Mazzella et al., 2005). I rizomi hanno uno sviluppo sia orizzontale (plagiotropi) che verticale

(ortotropi), consentendo alla pianta, non solo di colonizzare nuovi fondali ma anche di contrastare e

sfruttare a proprio vantaggio la sedimentazione del materiale particellato presente nel corpo idrico.

In aree in fase di colonizzazione, durante le prime fasi dell'accrescimento, si ha un prevalente

sviluppo orizzontale e ciò consente l’insediamento progressivo dello spazio disponibile;

successivamente, quando la densità fogliare diviene elevata, i rizomi attivano anche la crescita

verticale. Questo consente di sfruttare al massimo l’intensità luminosa e di contrastare la continua

sedimentazione che nel tempo tenderebbe ad insabbiare la prateria (Cinelli et al., 2005). La rete di

rizomi morti e viventi, insieme alle radici e al sedimento intrappolato, forma una caratteristica

struttura a terrazzo, estremamente compatta, chiamata “matte” (Pergent e Martini, 1994).

La velocità di crescita delle “matte” è strettamente correlata alle dinamiche dei processi di

sedimentazione. Infatti, se l’accumulo di sedimento e l’accrescimento dei rizomi sono in equilibrio,

la velocità di innalzamento della “matte” è di circa un metro per secolo.

Se la sedimentazione è troppo rapida, la crescita verticale aumenta; se invece è insufficiente a

compensare l’allungamento dei rizomi verticali questi vengono scalzati e spezzati, data la loro

fragilità (Cinelli et al., 2005).

L’edificazione della “matte” è condizionata anche da altri fattori ambientali correlati al processo di

sedimentazione, quali il moto ondoso e le correnti. Infatti, nelle zone particolarmente riparate e con

maggiore sedimentazione, si può verificare un seppellimento dell’apice vegetativo con conseguenze

letali per la pianta (Boudouresque et al., 1984). In questi casi si assiste all’innalzamento della

prateria che porta all’emersione delle foglie ed alla formazione, con la “matte” su cui sorge, di una

barriera naturale detta “récif-barrière” (Cinelli et al., 2005). In zone con elevato idrodinamismo, la

“matte” può essere scalzata ed erosa con conseguente regressione della prateria e formazione di

canali di erosione detti “intermatte”. Nel Mediterraneo sono state misurate “matte” con spessori di

circa sei metri, risultanti dall’effetto di fasi costruttive e fasi demolitive che si sono alternate nel

tempo. La prateria di P. oceanica esercita pertanto una notevole azione di modellamento dei fondali

Page 58: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

marini ed ha un ruolo fondamentale negli equilibri fra i processi costruttivi ed erosivi che

modellano la morfologia costiera. Anche trasparenza, luminosità, temperatura e salinità dell’acqua

sono influenzate e al tempo stesso influenzano l’ecologia dei posidonieti.

La distribuzione batimetrica della pianta è fortemente correlata al grado di trasparenza delle acque:

in condizioni ideali raggiunge e supera i 40 metri di profondità con valori di densità fogliare molto

elevati (oltre i 700 fasci/m2). Per quanto riguarda la temperatura, questa pianta sopporta bene sbalzi

termici importanti, anche se temperature inferiori a 10 °C o superiori a 28 °C non sono solitamente

tollerate. Diverso è il comportamento della P. oceanica rispetto alla salinità: essendo infatti una

specie stenoalina scompare in prossimità degli sbocchi fluviali ed è totalmente assente nelle acque

salmastre (Cinelli et al., 2005). L’enorme quantità di materiale organico prodotto nelle praterie a

Posidonia ha scarsa valenza come risorsa trofica primaria; tuttavia, svolge un ruolo essenziale come

struttura d’habitat multidimensionale per gli organismi. Le praterie a P. oceanica sono infatti

caratterizzate da un’elevata biodiversità delle comunità vegetali e animali.

Queste sono ripartite in due “stratocenosi”: una associata alle fronde, l’altra ai rizomi ed al

substrato. Le fronde ospitano una flora ed una fauna epifitica di tipo fotofilo. I rizomi ed il substrato

invece, a causa della scarsa quantità di luce, sono caratterizzati da popolamenti con lineamenti

sciafili-precoralligeni o, in alcuni casi, coralligeni con concrezionamento del substrato (Cognetti et

al., 1999).

Un ruolo fondamentale è svolto dagli epifiti algali, organismi che si fissano alla pianta usandola

come supporto. Questi possono avere sia effetti positivi che negativi sulla produttività della pianta.

Gli effetti positivi sono la riduzione del disseccamento della pianta nelle aree superficiali così come

la protezione dai raggi ultravioletti.

Gli effetti negativi comprendono l’ombreggiamento e la competizione per la luce, nonché

l’interferenza per l’assimilazione del carbonio e del fosforo.

La maggior ricchezza floristica ed il massimo ricoprimento da epifiti si raggiunge nel periodo

estivo, tra giugno e settembre, mentre i valori minimi si registrano nel periodo invernale, compreso

Page 59: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

tra dicembre ed aprile; tale stagionalità è legata ai cicli brevi delle alghe e alle fasi di crescita delle

foglie di P. oceanica. Anche sui rizomi è presente una ricca flora algale utilizzata come fonte di

nutrimento da molte specie animali.

La comunità animale si presenta molto ricca sia per quantità che per qualità. All’interno della

prateria, infatti, si trovano molti gruppi di invertebrati (spugne, policheti, idroidi, briozoi, crostacei,

molluschi, ascidie) e di vertebrati (pesci). Alcune specie sono residenti mentre altre abitano la

prateria transitoriamente per cercare cibo, rifugio e/o un luogo adatto per la riproduzione e la

deposizione delle uova.

In base alla distribuzione all’interno della prateria, la fauna può essere divisa in quattro categorie

principali:

Organismi mobili e fissi che vivono sullo strato fogliare;

Organismi mobili nella colonna d’acqua tra le foglie;

Organismi mobili e fissi che vivono nei rizomi, alla base dei ciuffi o sopra il sedimento;

Organismi che vivono all’interno della “matte” (in-fauna).

Da quanto detto, emerge il ruolo fondamentale della P. oceanica come specie strutturante di uno

degli ecosistemi marini più bio-diversi del Mar Mediterraneo.

La prateria costituisce uno stadio climax all’interno di una serie successionale che parte dalla

colonizzazione di specie algali pioniere, come Caulerpa prolifera, o di piccole fanerogame come

Cymodocea nodosa, le quali forniscono un substrato ricco di detriti di origine vegetale.

L’ancoraggio, la pesca a strascico e l’inquinamento agiscono pesantemente sull’equilibrio

ecosistemico del mare.

Page 60: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

La costruzione di ponti, moli e discariche marine, inoltre, modifica le correnti, provocando

indirettamente la variazione dell’apporto fluviale e della quantità dei sedimenti provenienti dalla

terra.

Tutto ciò può portare al declino delle praterie a Posidonia che, per il mantenimento del loro delicato

equilibrio, necessitano di particolari condizioni ambientali.

Pertanto la struttura spaziale della prateria nonché la struttura delle comunità che la abitano

rappresentano un eccellente indicatore per determinare la qualità ambientale e per quantificare gli

effetti delle attività antropiche (Francour, 1999).

L’estensione, la struttura e l’alta produttività delle praterie di P. oceanica rappresentano una

ricchezza inestimabile per il Mar Mediterraneo e le sue coste.

2.3 IL TURISMO: BALNEAZIONE E NAUTICA

Il turismo costituisce una fra le industrie più produttive a livello mondiale, soprattutto nelle aree

costiere. La tendenza in questi ultimi anni a livello internazionale porta a ritenere che nel prossimo

futuro, esso costituirà la più grande industria del mondo, concentrandosi in larga misura nelle zone

costiere.

Si calcola che un terzo dei flussi turistici mondiali operi nell’area mediterranea, un insieme

geografico unico al mondo per caratteristiche climatiche, bellezza del paesaggio costiero, ricchezza

culturale e l’Italia in tale contesto svolge un ruolo di primaria importanza.

Le coste italiane, nei suoi 8.400 km circa di lunghezza (vedi Figura 6), sono caratterizzate da

tipologie varie e diverse di spiagge che ogni estate vengono affollate da quantitativi spropositati di

turisti.

Page 61: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 6: Immagine delle coste italiane (fonte: Apat).

Gli effetti di uno sviluppo turistico di tali proporzioni sono però troppo spesso contraddistinti da un

“consumo” irrispettoso delle risorse ambientali e culturali dei luoghi di attrazione. Per questo

motivo è necessario che alla crescita del settore turistico si accompagni una gestione razionale del

territorio e della natura.

Per esempio, fenomeni come la costruzione di grandi centri turistici situati a ridosso del mare in

molti casi comportano disastrosi squilibri a livello ambientale, spesso pregiudicando anche alcune

fra le attrattive di richiamo ed influendo quindi negativamente sulla domanda turistica stessa negli

anni successivi.

Numerose ricerche testimoniano come negli ultimi anni la figura del turista stia subendo una

notevole trasformazione verso un comportamento maggiormente responsabile, attento alla qualità

dell’ambiente, in cerca di luoghi dove riscoprire tradizioni culturali ed enogastronomiche; è un

Page 62: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

turismo sostenibile che non “consuma” l’ambiente, ma favorisce la riscoperta e la valorizzazione

del territorio (Bushell & Staiff, 2006).

All’interno delle aree protette marine è necessario regolamentare svariate attività, come la

balneazione ed il turismo nautico, che possono avere conseguenze negative sugli ecosistemi.

L’attività balneare può comportare un disturbo notevole nella fascia costiera, legato al calpestio

(Woodland & Hooper, 1997; Kay & Liddle, 1989; Brosnan & Crumrine, 1994), all’abbandono di

rifiuti e a tutte quelle attività (ripascimenti, manutenzione varia, ecc…) e strutture (chioschi, servizi

igienici ecc…) connesse con la presenza di turisti.

E’ consigliabile creare interdette all’accesso nei siti in cui l’ambiente naturale risulti

particolarmente sensibile a stress di questo genere.

Il turismo nautico comporta fondamentalmente quattro tipi di conseguenze negative sull’ambiente:

inquinamento acustico;

inquinamento chimico;

danni alle comunità bentoniche;

formazione di onde artificiali.

Inoltre il crescente numero di strutture portuali (marine, porticcioli, ecc...) comporta una profonda

alterazione della costa e delle dinamiche litorali (correnti, trasporti dei sedimenti).

In molti casi l’importanza dell’impatto provocato da un’imbarcazione dipende dalle sue dimensioni.

Barche molto grandi necessitano di un equipaggio numeroso, che comporta un notevole rilascio di

scarichi organici, hanno un motore più potente e rumoroso, utilizzano ancore di grosse dimensioni

collegate a catene lunghe e pesanti.

Fino al 2007, gli Enti gestori limitavano e regolamentavano gli accessi soprattutto in relazione alle

dimensioni degli scafi, considerando separatamente i natanti (unità con lunghezza inferiore a 10 m),

dalle imbarcazioni (unità comprese fra 10 e 24 m) e dalle navi da diporto (oltre i 24 m). Questo

Page 63: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

criterio di classificazione è stato, in parte, superato dalle direttive del Ministero dell’Ambiente

(2007) e pertanto in futuro gli Enti gestori dovranno classificare le unità da diporto principalmente

in funzione del potenziale impatto sull’ambiente e del possesso di requisiti ecologici e di

compatibilità ambientale. Per gli scafi classificati come “impatto minimo” o “ecocompatibili”

dovranno essere previste misure di “premialità ambientale”, quali prefenzialità nelle autorizzazioni,

agevolazioni negli accessi, equiparazione ai residenti, tariffe scontate e così via.

In altri termini, i proprietari di scafi ad impatto minimo potranno richiedere al soggetto gestore di

un’Area Marina Protetta (AMP) o alle Capitanerie di Porto il rilascio di un contrassegno (bollino

blu), valido in tutte le aree marine protette e grazie al quale potranno usufruire di alcuni benefici.

Barche a remi o a pedali, a vela (derive) o con motore elettrico sono considerati mezzi ad impatto

minimo e potranno richiedere il rilascio del bollino blu senza altra certificazione. Gli altri mezzi,

per ottenerlo, dovranno dimostrare di essere in regola con la Direttiva 2003/44/CE e con gli Annessi

IV e VI di MARPOL 73/78. In altri termini, le unità dovranno essere equipaggiate con motori entro

o fuoribordo a 4 tempi alimentati con benzina verde o a 2 tempi ad iniezione diretta ed utilizzare

carburanti ecologici quali il biodiesel o l’etanolo.

Dovranno essere dotate, inoltre, di casse per la raccolta dei liquami ed utilizzare pitture

antivegetative a basso impatto.

Il problema dell’ancoraggio sui fondali delle aree marine protette richiede studi approfonditi relativi

ai tipi di habitat potenzialmente danneggiabili. Il disturbo provocato dall’impatto dell’ancora, ma

ancor più dall’azione abrasiva della catena varia di intensità a seconda del substrato (Montefalcone

et al., 2010). Alcuni studi per esempio hanno qualitativamente descritto gli impatti negativi sulla

prateria di Posidonia oceanica conseguenti all’ancoraggio non regolamentato (Francour et al.,

1999; Milazzo et al., 2002), ma pochi hanno analizzato quantitativamente tale fenomeno (Walker et

al., 1989; Hastings et al., 1995).

Page 64: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

classica hall danforth ombrello

cqr bruce

Figura 7: i modelli di ancore più diffusi

(http://www.webalice.it/p.gianpaolo/ancore%20ed%20ancoraggio%20della%20barca.htm).

Il danno meccanico risultante dall’ancoraggio non controllato di imbarcazioni da diporto sembra

comunque essere responsabile di localizzate regressioni delle praterie di Posidonia oceanica

(Montefalcone et al., 2005 e 2007) come vedremo meglio descritto nel seguente sottoparagrafo

2.3.1.

Le soluzioni a questa problematica sono quindi differenti in funzione delle specifiche caratteristiche

del luogo. In alcuni casi è bene consentire l’ancoraggio solo in determinate aree ed a determinate

condizioni, in altri, se possibile, l’Ente gestore può posizionare gavitelli ecocompatibili per

l’ormeggio, che minimizzino gli impatti sul fondo.

Talvolta è richiesto il pagamento di un importo per la sosta all’interno dell’area. Questa soluzione,

in alcuni casi piuttosto contestata, si rivela in realtà molto importante per finanziare le attività

dell’Ente gestore (Tunesi et al., 2005; Bushell & Staiff, 2006).

Nel caso di Punta Manara si evince che il danno creato da ancoraggio su posidonieto si può

calcolare, quantificando la perdita della pianta acquatica, attraverso l’indice di frammentazione

della prateria (PI: Patchiness Index).

Page 65: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Inoltre, da recenti studi effettuati da ricercatori dell’Università di Genova, si evidenzia che il

deterioramento della prateria è dato soprattutto dal fatto che le imbarcazioni da diporto che sostano

in corrispondenza della zona protetta sono molto numerose piuttosto che dalla grandezza delle

imbarcazioni stesse (Montefalcone et al., 2010).

2.3.1 GLI IMPATTI DELLA NAUTICA DA DIPORTO SUGLI

ECOSISTEMI MARINI

Nell’area mediterranea si registra da anni, malgrado la diffusa istituzione di aree marine protette, al

generico impoverimento dei fondali, in termini di biodiversità, e in particolare ad una lieve e

graduale regressione delle praterie di Posidonia oceanica. Tale dato costituisce un elemento di

notevole preoccupazione per lo stato di salute del mare, in quanto questa pianta acquatica svolge un

compito ecologico fondamentale, esercitando un ruolo multifunzionale nei sistemi costieri.

Essa rappresenta l’endemismo più caratteristico del Mediterraneo, insieme alle altre fanerogame

spontanee dei nostri mari: la Cymodocea nodosa, la Zostera noltii e la Zostera marina.

Sulla base dei dati del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, una prateria in

buono stato di salute ha una capacità di produzione di ossigeno pari a 14 litri al giorno per metro

quadro; tale caratteristica la rende un ambiente indispensabile per la riproduzione e protezione degli

organismi marini e per l’innesco della catena trofica da cui dipendono pesci e cefalopodi.

Pochi organismi si cibano direttamente delle foglie di Posidonia oceanica, a causa di alcuni

composti chimici sgradevoli e all'elevato contenuto di cellulosa che rende le foglie poco appetibili.

Al contrario, la stragrande maggioranza degli organismi si nutrono degli epifiti (batteri, micro e

macroflora) delle foglie e dei rizomi, mentre i residui disgregati sono fonte di alimento per tutti gli

organismi detritivori.

Tra le altre peculiarità della Posidonia oceanica figura l’elevata sensibilità al degrado e

all’inquinamento, che la rende un indicatore ambientale per studi e ricerche. La presenza e lo stato

Page 66: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

di conservazione della prateria forniscono informazioni dirette sulla trasparenza dell'acqua, sulla

composizione dei sedimenti e sul livello degli scambi idrici.

Inoltre, la prateria svolge un determinante compito di protezione delle coste dall’erosione. Il

complesso apparato rizomatoso esercita un'azione di fissazione dei fondali e, insieme a quello delle

foglie, contribuisce allo smorzamento idrodinamico del moto ondoso e delle correnti di fondo.

Calcoli teorici ed esperimenti condotti in vasca su praterie artificiali hanno dimostrato che la

capacità di dissipazione, per attrito, di queste superfici elastiche può essere stimata nell'ordine del

30-40% per il moto ondoso e per il 60-70% per le correnti. Si è quindi calcolato che la distruzione

di un metro di spessore di "matte" di Posidonia oceanica può comportare l'instaurarsi di un

processo di erosione che, in zone con litorali sabbiosi, può determinare significativi arretramenti

della linea di costa.

L’importanza fondamentale di questa specie porta ad interrogarsi seriamente sulle cause della

regressione in atto delle praterie e alla ricerca di soluzioni per la mitigazione del fenomeno. Lo stato

di sofferenza è generalmente attribuito a fattori inquinanti ed alla conseguente torbidità delle acque,

che comporta la difficoltà della specie di compiere la fotosintesi e di contrastare l'eccessiva

sedimentazione di materiali fini.

Tuttavia, un fattore di impatto non secondario è rappresentato dagli apparati di ancoraggio delle

unità da diporto: ancore e catenarie sono la causa principale dell'estirpazione meccanica di foglie e

rizomi e, in generale, riducono i valori di copertura e densità della prateria al punto di poter

identificare un reale processo di regressione.

Anche il continuo movimento delle catene sul fondo determina una riduzione della lunghezza media

delle foglie. La formazione di discontinuità nella compattezza della prateria, accentuata dalle

correnti di fondo, comporta quindi la presenza di lacune sempre più ampie, che innescano processi

di erosione. Considerando la limitata capacità di accrescimento della specie (i rizomi hanno un

allungamento medio annuo di circa un centimetro, in senso verticale, e di circa 5 centimetri, in

senso orizzontale), la prateria non riesce più a colmare le lacune erosive. D’altro canto, l’azione di

Page 67: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

ancoraggio e trascinamento delle ancore sui fondali può danneggiare anche fondali duri con

biocenosi di pregio, quali il coralligeno e il precoralligeno. In tali casi l’erosione è provocata dalla

frantumazione meccanica degli organismi marini, particolarmente significativa nelle aree ad alta

densità di unità da diporto.

Il tema della tutela dei fondali dagli impatti degli ancoraggi è stato oggetto nel 2007 anche del

“Tavolo tecnico per la nautica sostenibile”, istituito presso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela

del Territorio e del Mare a seguito degli accordi intercorsi al Salone Nautico Internazionale di

Genova del 2006. Tale tavolo ha visto il coinvolgimento del Ministero dei Trasporti, delle

Capitanerie di Porto, di UCINA, AssoNautica, AssoCharter e AMI (Assistenza Mare Italia), in

rappresentanza dell’utenza nautica, di Legambiente, Marevivo e WWF Italia, in rappresentanza del

mondo ambientalista, e di Federparchi, in rappresentanza degli Enti gestori delle aree marine

protette e dei parchi nazionali costieri. L’oggetto del tavolo è stato la definizione di criteri, linee

guida, standard di riferimento e proposte per il diporto nelle aree marine protette, con l’obiettivo di

introdurre la premialità ambientale per la nautica, mediante l’adozione di una regolamentazione ad

hoc nei decreti ministeriali e nei regolamenti delle aree marine protette. Su tali basi, è stata così

avviata la revisione delle regolamentazioni e delle zonazioni delle aree marine protette, fornendo ai

diportisti un quadro di regole uniformi, omogenee e condivise.

Nel Protocollo tecnico adottato in tale sede, si è stabilito che l’ancoraggio sia consentito

compatibilmente con le esigenze di tutela dei fondali, al di fuori delle aree sensibili. Con aree

“sensibili” si intendono gli habitat e le specie protette, quali le praterie di Posidonia oceanica, le

altre fanerogame marine, il coralligeno e le altre biocenosi di pregio. A tal fine, gli enti gestori delle

aree marine protette devono redigere carte ecologiche dei fondali, avviare la realizzazione di campi

ormeggio a basso impatto, installare i segnalamenti delle aree sensibili ove è vietato l’ancoraggio e

varare opportuni piani di monitoraggio delle aree soggette all’ancoraggio. Il Ministero

dell’Ambiente si è impegnato a sostenere prioritariamente gli impegni finanziari derivanti da tali

accordi.

Page 68: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

3. MATERIALI E METODI

Il progetto di studio è stato diviso in due parti: la prima riguarda il monitoraggio e l’elaborazione

dei dati attinenti all’area di Punta Manara ed alle problematiche date dalle imbarcazioni da diporto

durante il periodo turistico mentre la seconda parte prevede la realizzazione delle basi del progetto

Eco-Mooring per il Programma Comunitario ENPI CBCMED sulla gestione integrata della zona

costiera sulla traccia del progetto strategico Turismo Porti Ambiente finanziato nell’ambito del

Programma di cooperazione transfrontaliera Italia Francia Marittimo.

3.1 LE IMBARCAZIONI DA DIPORTO

Le indagini di studio per realizzare questa tesi sono state condotte in parte da ricerche sul campo

condotte con frequenti osservazioni dalla spiaggia principalmente durante i mesi luglio ed agosto ed

in parte dall’analisi di materiale fotografico della Regione Liguria del 2007, oltre che da

approfondimenti bibliografici. I dati relativi alla presenza ed alla localizzazione di P. oceanica

nell’area di studio sono presi dall’”Atlante degli Habitat Marini della Liguria” (Diviacco & Coppo,

2006). Dall’analisi dei dati ricavati dalle fotografie nei diversi anni (vedi Figura 8) è possibile fare

delle tabelle per paragonare l’affluenza delle imbarcazioni da diporto stanzianti nelle acque ad est di

Punta Manara nell’area in cui quest’anno sono state collocate le sei boe di segnalazione del nuovo

limite di balneazione (vedi Allegato 1).

2007 2011 GIORNO DATA IMBARCAZIONI GIORNO DATA IMBARCAZIONI

domenica lug-01 18 giovedì giu-23 9

lunedì lug-02 8 venerdì giu-24 7

martedì lug-03 2 domenica giu-26 21

mercoledì lug-04 0 venerdì lug-01 3

giovedì lug-05 14 sabato lug-02 20

venerdì lug-06 10 domenica lug-03 32

sabato lug-07 16 lunedì lug-04 3

domenica lug-08 20 martedì lug-05 0

lunedì lug-09 0 mercoledì lug-06 5

Page 69: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

martedì lug-10 0 giovedì lug-07 1

mercoledì lug-11 1 venerdì lug-08 3

giovedì lug-12 11 sabato lug-09 11

venerdì lug-13 7 domenica lug-10 30

sabato lug-14 14 lunedì lug-11 5

domenica lug-15 5 martedì lug-12 5

lunedì lug-16 1 mercoledì lug-13 13

martedì lug-17 1 giovedì lug-14 9

mercoledì lug-18 3 venerdì lug-15 1

giovedì lug-19 0 sabato lug-16 0

venerdì lug-20 15 domenica lug-17 0

sabato lug-21 20 lunedì lug-18 7

domenica lug-22 19 martedì lug-19 1

lunedì lug-23 6 mercoledì lug-20 5

mercoledì lug-25 4 giovedì lug-21 14

giovedì lug-26 0 venerdì lug-22 17

venerdì lug-27 6 sabato lug-23 27

sabato lug-28 16 domenica lug-24 33

domenica lug-29 29 martedì lug-26 18

lunedì lug-30 4 mercoledì lug-27 15

martedì lug-31 7 giovedì lug-28 6

mercoledì ago-01 10 venerdì lug-29 8

giovedì ago-02 15 sabato lug-30 20

venerdì ago-03 12 domenica lug-31 24

sabato ago-04 25 lunedì ago-01 12

domenica ago-05 21 martedì ago-02 4

lunedì ago-06 18 mercoledì ago-03 0

martedì ago-07 1 giovedì ago-04 0

giovedì ago-09 5 venerdì ago-05 4

venerdì ago-10 8 sabato ago-06 15

sabato ago-11 0 domenica ago-07 28

domenica ago-12 12 martedì ago-09 2

martedì ago-14 13 mercoledì ago-10 3

giovedì ago-16 26 giovedì ago-11 9

venerdì ago-17 2 sabato ago-13 18

sabato ago-18 29 domenica ago-14 29

domenica ago-19 9 lunedì ago-15 30

giovedì ago-23 12 martedì ago-16 14

venerdì ago-24 11 venerdì ago-19 3

sabato ago-25 23 sabato ago-20 12

domenica ago-26 30 domenica ago-21 19

TOTALE 539 TOTALE 575

Page 70: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 8: tabella e grafico che mettono a paragone il numero di imbarcazioni nei mesi estivi del

2007 e 2011 nel tratto di mare ad est di Punta Manara.

Sono state realizzate anche delle tabelle in cui si evidenzia che il numero di imbarcazioni è

maggiore durante i week end rispetto ai giorni feriali della settimana (vedi Figura 9 e 10).

IMBARCAZIONI

FESTIVI

GIORNI

FESTIVI 2007 FESTIVI 2011

1

18 21

2

16 20

3

20 32

4

14 11

5

5 30

6

20 0

7

19 0

8

16 27

9

29 33

10

25 20

11

21 24

12

0 15

13

12 28

14

29 18

15

9 29

16

23 12

17

30 19

TOTALE 306 339

IMBARCAZIONI

IMBARCAZIONI

500

550

600

NU

ME

RO

2007 - 2011

IMBARCAZIONI DA

DIPORTO

Page 71: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

FERIALI

GIORNI

FERIALI 2007 FERIALI 2011

1

8 9

2

2 7

3

0 3

4

14 3

5

10 0

6

0 5

7

0 1

8

1 3

9

11 5

10

7 5

11

1 13

12

1 9

13

3 1

14

0 7

15

15 1

16

6 5

17

4 14

18

0 17

19

6 18

20

4 15

21

7 6

22

10 8

23

15 12

24

12 4

25

18 0

26

1 0

27

5 4

28

8 2

29

13 3

30

26 9

31

2 30

32

12 14

33

11 3

TOTALE

233 236

IMBARCAZIONI

Figura 9: tabelle del numero di imbarcazioni durante i giorni festivi e feriali.

Page 72: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 10: foto di Punta Manara, una domenica di luglio 2011 (Laura Battaglia).

3.2 PROGETTO COMUNITARIO: Eco-Mooring

Il Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera Eco-Mooring, riportato nelle seguenti pagine,

è stato proposto da Hook Nautic Baleares S.L. di Palma (Isole Baleari, Spagna), capofila nell’ENPI

CBCMED. Nell’ Allegati 5 viene riportato il documento usato dal CRUIE per la dichiarazione del

richiedente (Concept Note).

La tutela ambientale dell’area di studio di Punta Manara è trattata nel Progetto strategico Turismo

Porti Ambiente (vedi Allegato 7 in cui viene riportato il documento della Regione Liguria, per

l’installazione di campi ormeggi sostenibili).

Page 73: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

STRATEGIC PROJECTS

Mediterranean Sea Basin Programme 2007‐2013

ENPI CBCMED

Eco‐Mooring: Mooring management system for the

sustainability of the coast of the Mediterranean Sea

Call Information

The "ENPI CBC Mediterranean Sea Basin Programme 2007/2013" is a multilateral

cross‐border cooperation programme co‐financed by the European Union under the

European Neighbourhood and Partnership Instrument (ENPI).

The Programme provides the framework for the implementation of cross‐border and

cooperation activities in the context of the European Neighbourhood Policy,

complementing efforts exerted within the framework of the Euro‐Mediterranean

Partnership, with the final aim of developing an area of peace, stability, prosperity and

good neighbourliness involving EU Mediterranean Countries and Mediterranean Partner

Countries.

Page 74: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

General objective, priorities and measures

Eco‐Mooring will be involved in the priority 1: Promotion of socio‐economic development

and enhancement of territories. Inside this priority, this project will be addressed to the

following topic:

Integrated coastal zone management (ICZM): Promotion of joint planning

methodologies with regard to integrated coastal zone management including maritime

safety.

This project will be prepared on the basis of their expected results and potential

effectiveness.

It shall have its own performance and success indicators, which must be specific and

objectively verifiable. The proposal will contribute to promoting the sustainable and

harmonious cooperation process at the Mediterranean basis level by dealing with the

common challenges and enhancing its endogenous potential.

Available budget for the priority 1

EU contribution Co‐financing Total

Page 75: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Total 37.440.000€ (90%) 4.160.000€ (10%) 41.600.000€

Project size, Consortium size and Duration

Project Budget: 2M€‐ 5M€

Project Consortium: 4 – 14. At least one from the EU Mediterranean countries and one

from the Mediterranean Partner Countries: i.e. Spain, Balearic Islands (EU Mediterranean

Country) + Israel (Mediterranean Partner Country)

Between 24 and 36 months (conditional to the notification of the extension of the

eligibility period to 31/12/2015 by the European Commission).

Eco‐Mooring Project Abstract

Introduction

Integrated Coastal Zone Management (ICZM) is defined as a continuous and dynamic

process for the sustainable management and use of coastal zones. It takes into account

the fragility of coastal ecosystems and landscapes, the diversity and interaction of

activities and uses, the maritime orientation of certain activities and uses and the impact of

these on both the marine and land areas.

Page 76: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

All countries participating in the ENPI CBC Mediterranean Sea Basin Programme have

undertaken some measures to protect their coastal zones from development pressures;

however, measures to achieve sustainable coastal development are still inadequate. In

terms of institutional coastal management, several countries have created specialised

coastal agencies or some kind of coastal centre; however, all these institutions are either

weak administrative units or lack the adequate horizontal and vertical co‐ordination with

other concerned institutions, which is a pre‐requisite for sustainable management of

coastal areas.

In January 2008, 14 Contracting Parties to the Barcelona Convention (i.e. 13

Mediterranean States and the EU) signed a regional legal document on ICZM: the Protocol

on Integrated Coastal Zone Management in the Mediterranean. Having been ratified by six

contracting parties, the Protocol entered into force the 24th of March 2011. The ICZM

Protocol aims at establishing a coastal zone management that is environmentally

sustainable, socially responsible and adaptive to Mediterranean cultural realities.

A strategic approach will require a step change in implementing ICZM. The general

objective of this strategic topic is therefore promoting a more strategic approach for the

ICZM implementation in the Mediterranean basin through cross‐border cooperation. To

Page 77: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

this end, it is recommended to comply with the provisions of the Protocol, which gives

clear indications on what are the priorities for ICZM in the future.

Eco‐Mooring Main Goal

The goal of the Eco‐Mooring project is to develop a mooring management system applied

to improve the management of ports and coastline pleasure boat operations.

Nowadays, the nautical market needs are not currently covered by any solution that could

efficiently manage anchor moorings, security and alerts.

These requirements refer not only on the marine industry but also boaters, environmental

groups, government agencies, etc.

Today’s challenge is to develop a system for the nautical market to enhance the whole

process from mooring to port management, towards a more sustainable sea environment.

The Eco‐Mooring project will contribute to regulate the indiscriminate anchoring while

allowing a flexible and innovative management and creation of secure funding for any

environmental condition retaining the seabed.

Page 78: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

The main result of the Eco‐Mooring project will be the optimization of resources of the

Mediterranean Sea coast using new technologies to achieve the objective of reducing the

negative impact that indiscriminate anchoring has on the sea coast.

Eco‐Mooring will also allow the participant countries to share information regarding the

available moorings among others, in order to create cross‐border cooperation between EU

and non‐EU Mediterranean Countries.

Project Objectives

The aim of this project is to create a system able to manage moorings belonging to the

different Mediterranean countries in order to reduce the negative impact on the coastal

environment caused by indiscriminate anchoring and others, towards a more sustainable

Mediterranean Coast.

Eco‐Mooring will also allow the participant countries to share information regarding the

available moorings among others, in order to create cross‐border cooperation between EU

and non‐EU Mediterranean Countries.

Page 79: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Partner Profile: SMEs, Local / Coast Authorities, Universities with activities in the marine /

port / coast environment.

Project Leader: Hook Nautic (Spain)

Expected Impact Results

Eco‐Mooring will contribute to the promotion of a more strategic approach for the ICZM

implementation in the Mediterranean basin through cross‐border cooperation, following

these specific objectives:

To promote the implementation of the eco‐system approach in order to prevent

negative impacts on coastal and marine environment.

To provide a mooring management solution in order to enhance the port management.

To provide a cross‐border solution that will allow sharing useful information between

countries, regarding anchoring points and mooring management.

To implement coastal governance, allowing the ecosystem approach to become a

policy instrument implemented by the overall coastal zone management community.

Page 80: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

4. RISULTATI E CONCLUSIONI

In questi ultimi anni, il principio della tutela ambientale si è sempre più strettamente legato ai

concetti dello sviluppo sostenibile e della fruizione turistica responsabile.

Le attività turistico ricreative associate al mare richiamano l’attivazione di una grande varietà di

servizi tra cui la nautica da diporto e i servizi di ormeggio e rimessaggio.

L’insieme di tutti gli operatori economici sta sempre più consolidando un ruolo attivo nelle

dinamiche di sustainable coastal zone management (gestione sostenibile della fascia costiera),

all’insegna dell’offerta turistica di qualità. Anche la realizzazione di campi ormeggio all’interno di

una concessione demaniale marittima rilasciata per finalità di tutela ambientale potrebbero

costituire una straordinaria opportunità per i gestori dei servizi legati alla fruizione eco-compatibile

del mare.

In questo contesto, la tutela dei fondali marini si attua in prevalenza apponendo il divieto di

ancoraggio e fissando limiti della velocità di navigazione nelle aree di maggior pregio naturalistico

e maggiore vulnerabilità, quali la prateria di Posidonia oceanica ed il coralligeno, presente su molti

litorali tra cui quello del SIC di Punta Manara.

Nei fondali caratterizzati dal posidonieto il fenomeno di aratura delle ancore dei mezzi nautici è

responsabile in buona parte dell’erosione e della regressione della prateria; tale regressione si

traduce in perdita di habitat, riduzione della produzione di ossigeno e del ruolo ecologico di nursery

e, complessivamente, minore biodiversità: in termini squisitamente turistici, l’aratura dei fondali e

l’erosione della Posidonia oceanica si traducono in una deturpazione del paesaggio sommerso e in

una minore presenza di pesci e specie marine.

Analogamente, sul coralligeno le ancore operano una frantumazione diretta del fondale roccioso,

determinando un’erosione accelerata che può portare ad una graduale perdita di biodiversità.

Per quanto riguarda il monitoraggio delle imbarcazioni da diporto stanzianti ad est del promontorio

di Punta Manara si evince dalle tabelle che il luogo è molto frequentato dai diportisti nautici (vedi

Page 81: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 9) e dai bagnanti durante il periodo estivo e vi è una maggiore affluenza, durante i fine

settimana, sia del 2007 che del 2011, soprattutto di domenica.

Il numero totale delle imbarcazioni del 2007, pur essendo molto simile a quello del 2011, è minore,

quindi è da considerarsi positivo, in termini di fruibilità dall’area, il cambiamento effettuato dal

Comune di Sestri Levante in merito all’immissione delle sei nuove boe che delimitano il limite

delle acque di balneazione a una distanza maggiore dalla linea di riva, rispetto agli anni passati.

I bagnanti possono quindi nuotare spingendosi al largo e godendo a pieno della zona costiera ed in

condizioni più sicure, visto che a parte qualche rara eccezione, le imbarcazioni rispettano i nuovi

limiti (vedi Figura 10).

In merito invece all’impatto che le ancore hanno sulla prateria di Posidonia oceanica le condizioni

possono considerarsi invariate in quanto anche nella nuova zona di ormeggio in cui si concentrano

le imbarcazioni da diporto, si trova la pianta acquatica protetta.

Come abbiamo visto dal Progetto strategico Turismo Porti Ambiente questo problema verrà risolto

con la prossima estate quando verranno immesse in acqua un sistema di ormeggi ecocompatibili. I

risultati ottenuti in questo studio possono quindi essere utili ai fini della gestione del turismo

nautico, compatibilmente con la salvaguardia dei popolamenti bentonici, in particolare la Posidonia

oceanica per questo sito, e darci uno spunto per pensare ad un progetto come quello di Eco-

Mooring, di tutela dell’ambiente marino e di gestione della fascia costiera.

La risposta più logica alla problematica potrebbe quindi essere perseguita attraverso il divieto di

ancoraggio, almeno nel periodo dell’anno di massima frequentazione diportistica, ma ne

scaturirebbero enormi casi di conflitto con i legittimi interessi di fruibilità dell’area: è possibile

predisporre sistemi fissi di ormeggio ecocompatibili, per i quali esistono varie soluzioni tecniche, da

scegliere in base ad una progettazione sito-specifica.

La realizzazione di aree di sosta precostituite quali i campi ormeggio, ove è vietato l’ancoraggio,

con gavitelli assicurati al fondale da sistemi a basso impatto ambientale e visivo, può azzerare il

Page 82: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

fenomeno dell’erosione dei fondali e la conseguente perdita di biodiversità, generando una offerta

aggiuntiva di posti barca e servizi per il diporto senza il ricorso a nuovi porti turistici.

I campi-ormeggio sono quindi infrastrutture leggere ed ecocompatibili, finalizzati ad ospitare i

diportisti per periodi brevi cioè quando si concretizza l’effettiva richiesta di posti barca durante i

mesi estivi, per piccoli transiti, pernottamenti o semplici soste durante un’escursione, rappresentano

quindi una delle più interessanti best practices emerse in questi anni, com’è già stato sperimentato

in varie aree marine protette.

L’opera di vigilanza e manutenzione, la sorveglianza degli specchi acquei, la possibilità di definire

discipline per gli utenti, che possono limitare l’impatto sull’ambiente, adottando, ad esempio,

misure di premialità ambientale per i fruitori muniti di mezzi e dispositivi ecologici, costituiscono

ulteriori strumenti di salvaguardia ambientale e promozione di una cultura diffusa di turismo

sostenibile.

Per la ritenzione al fondale dei gavitelli di ormeggio si può ricorrere a diversi sistemi, varianti in

funzione del substrato e della presenza delle biocenosi, nonché la presenza per esempio di una boa

jumper (galleggiante sommerso), atta a tenere in tensione il calumo o la catenaria, per evitare che il

trascinamento della medesima, specie durante la bassa marea, provochi un ulteriore fenomeno di

aratura dei fondali nell’intorno del sistema di ancoraggio.

Vediamo descritto in dettaglio nei paragrafi che seguono, lo stato dell’arte in merito alle tecnologie

di ormeggio ecocompatibili (fonte: Piano di Tutela dell’Ambiente Marino e Costiero, Relazione sui

popolamenti marini bentonici, RB – Regione Liguria).

Page 83: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

4.1 IL SISTEMA DI ORMEGGIO CON “SPIORSI”

La caratteristica principale di questo sistema è quella di non interferire con le biocenosi sottostanti.

L’impianto prevede il fissaggio sulla parete rocciosa di un anello di acciaio con una catena della

lunghezza di qualche metro alla quale è ancorata una fune in polipropilene, di tipo galleggiante o

non galleggiante, quest’ultimo è preferibile perché non soggetto ad essere tranciato dalle eliche.

Dalla fune partono dei “pendini” della lunghezza di 1-2 metri realizzati con catena in acciaio e

terminati in superficie con un gavitello. All’estremità della fune verrà posizionata una boa (non

utilizzabile per l’ormeggio) collegata con una fune ed una catena all’ancora od al corpo morto

posato su un fondale profondo oltre il limite inferiore della biocenosi. Con la messa in tensione

dell’ancora si potrà registrare l’intero sistema di ancoraggio (vedi Figura 11).

Figura 11: Sistema di ormeggio con “spiorsi” (fonte: Relazione tecnica descrittiva del campo

ormeggio e del sistema di ormeggio, Area Marina Protetta del Promontorio di Portofino - Consorzio

di Gestione, ottobre 2006).

Le sollecitazioni esterne sono quelle dovute ai natanti ormeggiati sottoposti all’azione del vento e/o

delle correnti marine. La struttura è in grado di sostenere in sicurezza un numero limitato di barche,

Page 84: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

gozzi, gommoni, lance, piccole derive, fino ad una lunghezza di circa 6/7 metri. In presenza di moto

ondoso o vento se vi fossero ormeggiate imbarcazioni di maggiori dimensioni potrebbe verificarsi

la rottura delle funi. Dal punto di vista paesaggistico l’impatto è minimo, scegliendo gavitelli di

colore adeguato, eventualmente dotati di catarifrangenti per essere individuati di notte grazie alle

ridotte dimensioni delle barche ad essi ancorate e all’opportuna distanza tra una fila e l’altra e tra

una barca e l’altra. Per garantire un idoneo margine di sicurezza all’ormeggio si devono rispettare

distanze determinate da alcuni parametri, tra cui:

- lunghezza dell’imbarcazione,

- profondità del mare in corrispondenza del punto di ormeggio,

- condizioni meteomarine della zona.

Queste distanze possono essere definite con una buona precisione nel caso di gavitelli ancorati

direttamente al fondale meno nel caso di ancoraggio libero.

4.2 ECO-ORMEGGI: HARMONY, MANTA RAY E HALAS

Il sistema Harmony sviluppato dalla società francese SMAT NEPTUNE ENVIRONMENT, ha le

seguenti caratteristiche:

- ancoraggio semplice, resistente ed affidabile,

- impatto ambientale trascurabile,

- assenza di contatto della linea di ormeggio con il fondo,

- il punto di ancoraggio affiora dal substrato e non costituisce un ostacolo per gli attrezzi da pesca,

- si adatta a tutti i tipi di fondale,

- facilità di installazione e rimozione.

Il sistema è costituito da una molla elicoidale d’acciaio che si avvita nella matte morta senza

danneggiare la prateria circostante e i rizomi in particolare. Dalla matte fuoriesce solo la sommità

dell’elicoide, con l’anello di attacco dell’ormeggio (diametro < 10 cm); il cavo di ormeggio che

Page 85: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

parte dall’anello di attacco è tenuto ad una certa distanza dal fondo da una piccola boa intermedia,

anch’essa collegata alla boa di ormeggio situata in superficie (vedi Figura 12).

Figura 12: Ormeggio Harmony® (Ancrages specifiques Harmony, Smat Neptune Environnement).

La lunghezza del cavo di ormeggio è determinata in modo da ottenere un angolo di trazione di 45°

che permette all’imbarcazione in superficie un raggio di rotazione uguale alla profondità,

consentendo quindi di ospitare un numero maggiore di barche rispetto ai tradizionali “corpi morti”.

Gli elicoidi sono dimensionati in modo da sostenere le forze di trazione generate dalle imbarcazioni

da diporto anche di grandi dimensioni.

Page 86: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Il sistema Harmony e quelli simili sviluppati da altre aziende non richiedono un personale numeroso

né attrezzature particolarmente sofisticate per la loro installazione o rimozione (due operatori

subacquei e un’apparecchiatura idraulica).

Sui fondali sabbiosi e fangosi possono essere usate anche ancore ad espansione modello Manta

Ray, “sparate” nel fondale (vedi Figura 13), molto diffuse negli Stati Uniti fino dal 1975. Questi

ancoraggi, oltre il pregio di essere ecocompatibili, sono molto convenienti dal punto di vista

economico in quanto, a parte il loro costo ridotto, eliminano la spesa dei corpi morti in calcestruzzo

e la spesa per il trasporto e il varo.

Figura 13: sistemi di ancoraggio marino a scomparsa Manta Ray

(http://www.abysslab.com/ancoraggi.html).

L’ancoraggio Manta Ray è stato progettato per essere solidamente infisso in profondità nel fondo

marino mediante un’adeguata attrezzatura idraulica; una volta eseguita la posa in opera esso

costituisce un ancoraggio permanente.

Page 87: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Sui fondali duri invece, si può ricorrere a sistemi tipo Halas (vedi Figura 14), perni di acciaio

inseriti nella roccia e cementati al substrato, che garantiscono buona tenuta per i natanti da diporto.

Figura 14: Sistema per ormeggio di tipo Halas (fonte: Progetto SEAPASS - Sistemi Elettronici

Applicati per la Protezione Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile).

Nel caso di unità da diporto di maggiori dimensioni, si può ricorrere infine all’inserimento di

sistemi “a tassello”, cementati al fondale.

4.3 IL CORPO MORTO CON BOA INTERMEDIA

SOMMERSA

Il sistema è costituito da una cima, una catena e una boa intermedia sommersa per evitare il danno

ai fondali provocato dallo sfregamento e dai movimenti della catena (vedi Figura 15).

Questo sistema è applicabile su fondali con profondità maggiore di 6 m.

Page 88: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

Figura 15: Schema di massima del dispositivo più diffuso di delimitazione della fascia di 300 m

dalla costa e del sistema alternativo utilizzato dal Parco Marino della Côte Bleue (Bocche del

Rodano, Francia) - (Tutela e conservazione delle praterie di Posidonia oceanica, Boudouresque

C.F. et al., 2006).

4.4 I PONTILI GALLEGGIANTI

Per le zone meno profonde tra le soluzioni possibili vi è quella del posizionamento di pontili

galleggianti, disposti a forma di margherita e collegati ad un unico “corpo morto” di grandi

dimensioni, posizionato su un tratto di matte morta.

(http://www.ambienteinliguria.it/eco3/ep/CD_PTAMC/PDF/Relazioni_tematiche/PTAMC_RB_Co

staBiodiv.pdf).

Page 89: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

ALLEGATI

1

Page 90: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 91: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 92: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 93: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

2

C07 - Carta criticità sulla qualità delle acque e sulla biodiversità marino costiera (scala 1:25000)

http://www.ambienteinliguria.it/eco3/ep/CD_PTAMC/PDF/CARTE/C07_criticita/C07_Unico_squadro25000_A0.pdf

Page 94: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

3

Page 95: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

4

Page 96: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

5

DECLARATION BY THE APPLICANT for concept note

(TO BE PRINTED ON AN OFFICIAL HEADED PAPER OF THE APPLICANT ORGANISATION)

I the undersigned, as representative of “Official name of the organisation” applying for

funding from the ENPI CBC Mediterranean Sea Basin Programme as Applicant of the

project “Eco-Mooring: Mooring management system for the sustainability of the

coast of the Mediterranean Sea”, hereby declare that our organisation:

1. has the legal status of Ministry or other national public administration

regional or local public administration

body governed by public law

international organisation

NGO

company and other economic operator

other (please specify)

2. is directly responsible for the preparation, management and implementation of the

project with its partners and is not acting as an intermediary;

3. has the sources of financing and professional competence and qualifications specified

in section 3 of the Guidelines for Applicants;

4. undertakes to comply with the obligations foreseen in the Partnership Statement of the

Full Application Form and with the principles of good partnership practice, in particular

ensuring that each partner is fully aware of the composition of the partnership and of

the contents of the Concept Note;

5. represents any partners in the proposed project;

6. if recommended to be awarded the grant, accepts the contractual conditions as laid

down in the Standard Grant Contract annexed to the Guidelines for Applicants;

Moreover, our organisation declares that:

7. it is eligible in accordance with the criteria set out under section 3.1 and 3.2.1

“Participation” of the Guidelines for Applicants and is not in any of the situations

excluding it from participating in calls for proposals which are listed in Section 2.3.3 of

the Practical Guide to contract procedures for EC external actions and in section 3.1.1

of the Guidelines for Applicants (points “a” to “i”). Furthermore, it is recognised and

Page 97: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

accepted that if the Applicant and partners participate in spite of being in any of these

situations, they may be excluded from other procedures in accordance with section

2.3.4 of the Practical Guide;

8. itself and its partners are aware that, for the purposes of safeguarding the financial

interests of the Communities, their personal data may be transferred to internal audit

services, to the European Court of Auditors, to the Financial Irregularities Panel or to

the European Anti-Fraud Office;

9. itself and its partners are committed to take part in the project activities and funding

and are aware that the project should be carried out in accordance with the provisions

of the Standard Grant Contract, also taking into account the ENPI CBC Mediterranean

Sea Basin Joint Operational Programme and the relevant national legislations and

Community regulations, in particular:

Regulation (EC) No 1638/2006 – ENPI Regulation;

Regulation (EC) No 951/2007 – ENPI CBC Implementing Rules.

10. the following grant applications have been submitted (or are about to be submitted) to

the European institutions, the European Development Fund and to other EU or

national programmes in the last 12 months:

<list only projects in the same field as this proposal>

11. will inform without delay the Joint Managing Authority if the same application for

funding made to other European Commission departments or Community institutions

has been approved after the submission of this Concept Note.

12. it certifies that all the information provided in the Concept Note is true and correct.

Signed on behalf of the Applicant

____________________________________________ ______________________________________

Signature Date and place

____________________________________________________

Name and position of representative of the signatory organisation

(Official stamp of the signatory organisation)

Page 98: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

7

Page 99: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 100: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 101: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 102: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 103: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi
Page 104: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

BIBLIOGRAFIA

- Boudouresque, International Workshop on Posidonia oceanica beds, Marseille - GIS Posidonie

publ., 1984, pp. 454. ISBN 2-905540-00-1.

- Boudouresque, Bernard, Bonhomme, Charbonnel, Diviacco, Meinesz, Pergent, Pergent-Martini,

Ruitton, Tunesi, 2006. Préservation et conservation des herbiers à Posidonia oceanica. RAMOGE

publ. : 1-202.

- Brosnan, D.M. & Crumrine L.L. (1994), Effects of human trampling on marine rocky shore

communities. Journal Experimental Marine Biology and Ecology, 177, 79-97.

- Bushell R., Staiff R. (Eds.), 2006. Using Tourism as a Tool for the Conservation of Protected Areas.

CD Produced on behalf of the WCPA Tourism Task Force and IUCN with support from The Nature

Conservancy, the University of Western Sydney, the UNESCO World Heritage Center, UNESCO,

and Conservation Commons.

- Cinelli, F., Pardi G., Papi I. (dicembre 2005). Biologia della pianta. La Posidonia oceanica, supp.

Rivista Marittima Italiana: 17-20.

- Clark, J. 1992. Integrated Management of Coastal Zones. FAO Fisheries Technical Paper 327.

FAO, Rome.

- Cognetti G., Sarà M., Magazzù G., 1999. Biologia marina. Calderini, Bologna.

- Corrado Maria Daclon, Mediterraneo, ambiente e sviluppo, Maggioli, Rimini, 1993.

- Diviacco G., 1999. Aree Marine Protette. Finalità e Gestione. Comunicazione Editore, Forlì.

- Diviacco G., Coppo S., 2006. Atlante degli habitat marini della Liguria. Regione Liguria.

Page 105: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

- Enzo Tiezzi, Nadia Marchettini, Che cos'è lo sviluppo sostenibile?, Donzelli Editore, 1999, pp. 45-

46.

- Fiorelli F.,1980. Nuove dimensioni della pianificazione costiera. In: ISGEA – Nuove dimensioni

per la pianificazione costiera. Quad. 15, Giuffrè, Milano.

- Francour P., Ganteaume A., Poulain M., 1999. Effects of boat anchoring in Posidonia oceanica

seagrass beds in the Port-Cros National Park (north-western Mediterranean Sea). Aquatic

Conservation 9: 391-400.

- Hastings K., Hesp P., Kendrick G. A., 1995 Seagrass loss associated with boat moorings at Rottnest

Island, Western Australia. Ocean Coast. Manage., 26: 225–246.

- Kay A.M., Liddle M.J., 1989. Impacts of human trampling in different zones of a coral reef flat.

Environmental Management, 4: 509-520.

- Luca Davico, Svilippo sostenibile. Le dimensioni sociali, Roma, Carocci editore, 2004. ISBN 88-

430-2949-5.

- Maffiotti A., Antonelli L., Boeris Grusca S., Cattai F., Chiaretta G., Crua L., De Bellis C., Nava G.,

Pagni M., Rivella E., 2002. Sostenibilità ambientale della sviluppo. Tecniche e procedure di

valutazione di impatto ambientale, pp.7-23, ARPA Piemonte, Gruppo Alzani, Pinerolo (TO).

- Marchello F., Perrini M., Serafini S., 2004. Diritto dell’ambiente. Gruppo Esselibri-Simone, Cerola

(Na). 1-665.

- Mats Lindgren e Hans Bandhold, Scenario Planning: The Link Between Future and Strategy,

Palgrave Macmillan, Hampshire e New York, 2003.

Page 106: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

- Mazzella L., Laboratorio di ecologia del benthos della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli -

Ischia (a cura di), Le praterie sommerse del Mediterraneo, Ercolano, La Buona Stampa S.p.a, 1987,

pp. 59. OCLC 38639215.

- Mazzella, L., (dicembre 2005). Organizzazione trofica nell'ecosistema a Posidonia. La Posidonia

oceanica, supp. Rivista Marittima Italiana: 31-39.

- Michel Godet, Creating Futures: Scenario Planning As a Strategic Management Tool, Economica,

2004.

- Milazzo M., Chemello R., Badalamenti F., Camarda R., Riggio S., 2002 - The impact of human

recreational activities in marine protected areas: what lessons should be learnt in the Mediterranean

Sea? Marine Ecology; 23: 280-290.

- Montefalcone M., Albertelli G., Bianchi C.N., Mariani M., Morri C., 2005. A new synthetic index

and a protocol for monitoring the status of Posidonia oceanica meadows: a case study at Sanremo

(Ligurian Sea, NW Mediterranean). Aquat. Conserv. Mar. Freshwat. Ecosyst.: 15.

- Montefalcone M., Morri C., Peirano A., Albertelli G., Bianchi C.N., 2007. Substitution and phase

shift within the Posidonia oceanica seagrass meadows of NW Mediterranean Sea. Estuarine,

Coastal and Shelf Science, 75: 63-71.

- Montefalcone M., Parravicini V., Vacchi M., Albertelli G., Morri C., Nike Bianchi C., 2010.

Human influence on seagrass habitat fragmentation in NW Mediterranean Sea. Estuarine, Coastal

and Shelf Science 86, 292–298.

- Paolella A., 1992. La pianificazione della tutela in ambiente marino costiero. In “Pianificazione e

progettazione delle riserve marine” , Consorzio Pelagos, Roma: 1-6.

- Pergent-Martini C., Rico-Raimondino V., Pergent G., 1994 - Primary production of Posidonia

oceanica in the Mediterranean Basin. Mar. Biol., 120 : 9-15.

Page 107: Progetto di Gestione Integrata della Zona Costiera nel Sic ... Final 2010-11 ORIG/Tesi... · Direttiva 92/43, con il termine “habitat” si intendono ambienti peculiari uniformi

- Sorensen, J.C., Mccreary S.T., 1990. Institutional Arrangements for Management of Coastal

Resources. Coastal Management Publication No. 1, (Rev. ed.) U.S.Nat. Pk. Serv./USAID Series.

- TECNECO, 1974. Prima relazione sulla situazione ambientale del Paese. Ed. C. Colombo, Roma.

- Tunesi L., S. Agnesi, M.L. Cassese, T. Di Nora, Mo G., 2005. Progetto GAMP - Approccio

metodologico per la pianificazione e la conduzione di studi conoscitivi e progettuali di supporto alla

zonazione delle AMP italiane e di future revisioni di zonazioni già in atto. ICRAM - Ministero

dell’Ambiente e della Tutela del Territorio: 1-106.

- Walker D.I., Lukatelich R.J.,Bastyan G., Mccomb A.J., 1989. Effect of boat moorings on seagrass

beds near Perth, Western Australia. Aquatic Botany, 36: 69–77.

- Woodland D. D., Hooper J. N. A., 1997. The effect of human trampling on coral reefs. Biological

Conservation, 11: 1-4.