Progetto 2 Matteo Forni - The Post Modern Bridge

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THE POSTMODERN BRIDGE

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Concept Progetto 2 relativo alla tematica del Ponte Vecchio

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THE POSTMODERN BRIDGE

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Università degli Studi di Firenze - Facoltà di Architettura CDL Magistrale in Design‘‘Multimedia Design” doc. Prof. Giuseppe Ridolfi - Progetto 2

PROGETTO PONTE VECCHIO “The Postmodern Bridge”Matteo Forni

IL PONTE VECCHIO

Incona Artistica nel Contenitore Storico della città di Firenze

Il Ponte Vecchio rappresenta una vera e propria icona artisti-ca della città di Firenze, come altri ponti in altrettante città del mondo è diventato un riferimento nell’immaginario col-lettivo del turismo, con i suoi soli 100 metri di lunghezza fu risparmiato dalla II° Guerra Mondiale durante la ritirata nazi-sta, sorregge beni di valore unico protetti all’interno del Cor-ridoio Vasariano.Con grande storia alle spalle, il primo ponte venne costruito sul luogo dove si trovava l’antico traghetto usato per attraver-sare l’Arno. Più volte rovinato dalle alluvioni tra le quali quella del 1117, dopo la quale venne ricostruito, nel 1170, in pietra e a cinque arcate, lungo e largo e dove vi furono installate botteghe di legno ai due lati a sbalzo sul fiume. Costruito così, il ponte aveva il difetto di essere un grosso ingombro alle cor-renti in piena, e non riuscì a resistere a una delle più terribili e tragiche piene come quella del 4 Novembre del 1333, che si portò totalmente via il ponte.Dopo la costruzione dei lungarni, il ponte venne ricostrui-to nel 1345 ad opera di Taddeo Gaddi e Neri Fioravanti, con struttura di tre arcate ribassate, e di larghezza da permettere di costruire al disopra di esso due portici ad arcate.La rico-struzione, avvenuta tra il 1333 ed il 1345, fu possibile grazie al guadagno reso dall’affitto dei negozi, in origine quarantatrè costruiti in legno, e questa volta rifatti in muratura e disposti simmetricamente ai lati del ponte e interrotti al centro da una piazzetta. Le botteghe furono destinate ad arti come quello della Lana, a macellai e verdurai. O più precisamente, da un censimento che Cosimo I fece eseguire verso la metà del Cin-quecento, risultava che in quel tempo sul Ponte Vecchio ave-vano la propria bottega 3 beccai, 3 pizzicagnogli, 5 calzolai, 2 legnaioli, 2 biadaioli, 1 bicchieraio, 1 merciaio, 1 rivendugliolo e una decina di venditori di generi diversi.Questo fino a quando il granduca Ferdinando I ordinava che le botteghe del Ponte Vecchio venissero sgomberate dagli attuali occupanti e divenissero sede obbligatoria di orafi, ar-gentieri, bancherotti, (ossia i gioiellieri), della città, poiché il ponte era diventato “luogo assai frequentato da gentiluomini e forestieri”.Con il Ponte Vecchio si passò ad una tipologia diversa che avrebbe riscosso successo a partire dal Rinascimento, quel-la dei ponti ad arco ribassato, mai praticato in passato, con pile snelle e ben sagomate, questo tipo di arco permetteva di aumentare la distanza tra le pile senza incurvare eccessiva mente il piano stradale.Iniziò ad avere l’aspetto prossimo a quello attuale verso il

1700, quando i negozi cominciarono ad abbellirsi con ag-giunte di vetrine, specchi, decorazioni. Costruito da Gior-gio Vasari per ordine di Cosimo I, tale corridoio aveva lo scopo di mettere in comunicazione il centro politico e am-ministrativo a Palazzo Vecchio con la dimora privata dei Medici, Palazzo Pitti, e per dare opportunità ai granduchi di muoversi liberamente e senza pericoli, visto l’appoggio ancora non certo della popolazione verso il nuovo Duca e il nuovo sistema di governo che aveva abolito l’antica Repubbli-ca fiorentina.Per questo anche il cambiamento voluto da Ferdinando I delle botteghe: per evitare che odori di cibarie varie come pesce o carni potessero raggiungere il corridoio.Sopraelevato, lungo circa un chilometro e costruito in soli cin-que mesi, parte da Palazzo Vecchio, passa dalla Galleria degli Uffizi, costeggia il Lungarno Archibusieri, passa quindi sopra le botteghe del lato est (sinistro) del ponte, aggira alla sua estremità la torre dei Mannelli, sostenuto da beccatelli e pro-segue sulla riva sinistra (“Oltrarno”) fino a Palazzo Pitti.Al centro del Ponte Vecchio le botteghe si interrompono con due terrazze panoramiche: quella ad est sormontata dal Cor-ridoio Vasariano, e quella ad ovest ospitante il monumento di Benvenuto Cellini, il più famoso orafo fiorentino, realizzato da Raffaele Romanelli e inaugurato il 26 maggio del 1901.Un icona storica che non solo resiste ad alluvioni e bombar-damenti, ma anche alle grandi operazioni finanziarie: nell’au-tunno 2009 fu proprio la catena di supermercati Esselunga ad acquistare lo spazio di copertura dei lavori in corso per la restaurazione del Ponte, utilizzandolo per l’affissione di un grande manifesto pubblicitario, le polemiche di cittadini e studenti furono tali da muovere la stampa e l’opinione pubbli-ca, dopo alcuni giorni il cartellone pubblicitario fu eliminato. Oltre alle considerazioni sulla tradizione storica e l’attacca-mento dei fiorentini alla propria città-museo, da questa vicen-da possiamo capire a fondo l’importanza di un immagine con-solidata nel tempo, un simbolo a livello mondiale, un richiamo turistico di indiscussa fama. Se nella mentalità dei cittadini le opere d’Arte sono considerate una proprietà “tradizionale” da salvaguardare e proteggere, per il turismo culturale (il ca-poluogo Toscano ha la più grande concentrazione mondiale di opere d’arte in proporzione alla sua estensione) Firenze è un attrazione museale a cielo aperto, tra i 15 musei più visitati d’Italia ben un terzo sono Fiorentini.

ABSTRACT

Per un Ponte Vecchio “postmoderno”

“Nella storia dell’architettura non vi è sempre stato un rinnovamento continuo di forme e di spazi,

ma se ambedue ristagnano non vi è nessun progresso: solo invecchiamento di un risultato che,

appunto perché invecchia, diventa immediatamente com-prensibile e comunicabile

senza alcuna fatica o choc. Ma tale risultato (tale immagine architettonica

ormai invecchiata) paga questa sua accessibilità col non significare più niente a nessuno:

essa ha subito lo stesso processo di ciò che nel linguaggio letterario è ormai definito come

luogo comune”

“L’invecchiamento dell’architettura moderna”

G.K.Köenig

Lo scenario che si presenta ridefinisce la cittá attraverso l’uso consumistico che la societá e il mercato fanno di essa, da un contenitore storico ad un effetto cartolina. Mentre la cittá si espande nelle menti, grazie alla rete di mer-chandising costruita dal turismo di massa, la societá che abi-ta la cittá vede un inarrestabile invecchiamento degli spazi.Abitare é la funzione primaria di ogni architettura, laddove solo il bello si “rinnova”, si emargina lo sviluppo degli spazi negando alla societá ogni sorta di condivisione, o per meglio dire, ogni sorta di co-abitazione. Ma nelle menti di chi abita le cittá esiste forse, di gia, un altro tipo di paesaggio ispirato da vedute piu orizzontali che carat-terizzano il progresso e l’innovazione tecnologica. L’interazione come parola chiave per un intervento di rottu-ra, che in quanto tale, possa recuperare gli scenari presenti nell’immaginario di massa della societá, e trasformarli in for-me nuove d’attenzione. Se l’intervento é di tipo POP, l’ispirazione è il World Wide Web, spazio nel quale istanze e codici di tipo diverso interagiscono e co-abitano, dando vita a scenari che alimentano gran parte dell’immaginario postmoderno.

“Pubblicity 2” Reportage di Matteo Forni

“9/11 Commemorary” The Fake Factory

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PROGETTO PONTE VECCHIO “title_”Matteo Forni

architettura firenze ponte vecchio { Progressiva inclinazione alla SOLA conservazione dei beni }

IDEOLOGIA ESTETICATra il cittadino e la città di Firenze esiste un rapporto legato all’architettura, che prescinde dalla bel-lezza del contenitore storico nel quale si vive. Quello che si definisce come City Scape e descrive la reale immagine, immutata, della citta, si trasforma nella società come ideologia che prescinde dall’abitudine al bello. Questo genera ciò che si definisce con Edonismo di Massa.

RELAZIONE“Ideologia Estetica” e “Identità Sociale” con-ducono la società ad una crescita soltanto apparente, poichè ciò che caratterizza questi due aspetti, non cambia mai.Essi sono però aspetti del tutto positivi (edo-nismo).Condividere collettivamente questa condizio-ne però, scaturisce nei cittadini una sorta di RELAZIONE AUTENTICA con la propria città: il linguaggio architettonico, i codici specifici, diventano fattori permeanti l’evoluzione della società, instaurando così legami tanto stretti da poter essere chiamati AUTENTICI, ovvero privi di contaminazioni o alterazioni. E’ per giunta una relazione poichè lo scambio di messaggi tra la società e lo scenario inva-riato si estende per un tempo indeterminato.

Con il passare del tempo, la possibilità di in-tervenire in questa relazione/scenario, diventa sempre più difficile.

CITYSCAPECon questo termine si vuole indicare il panorama fisico della città, nello specifico di quella italiane nella quale ancora non c’è un rinnovamento in chiave postmoderna. Questo scenario consueto è ciò che non rispecchia quel panorama urbano che vive nelle nostre menti.

L’effetto principale di questi aspetti è la tendenza della cittá, in-tesa interamente, a modificare le proprie sembianze in funzione dell’economia turistica, che giá si autoalimenta grazie al poten-ziale della “Cittá d’Arte”

LA CITTA’ POSTMODERNA PUO’ ESSERE DESCRITTA IN DUE SCENARI DISTINTI

MA COSA ACCADE QUANDO QUESTI FENOMENI SI SCONTRANO CON LA SOCIETA’ DELLA CITTA MUSEO

IDENTITA’ SOCIALESe il Mind Scape è il fenomeno che alimenta l’immaginario dei cittadini nella città postmoderna, lo stesso cambia nella citta/museo, dove la società oltre ad avere una propria ideologia in funzione del bello, modifica le proprie abitudini, il proprio status i propri atteggiamenti.

MINDSCAPESe con i piedi siamo nel luogo fisico del cityscape, con la mente seguiamo altri orizzonti. Si tratta della città nuova, che prende forma ancor prima delle Architetture, nelle nostre menti e nei nostri immaginari. E’ la città dei media, definita dall’invisibile rete della comunicazione e dell’interazio-ne.

V V V

CITTAMODERNA

CITTAPOSTMODERNA

POP ART “IL MODO DI OPERARE DEI SUOI PROTAGONISTI, PRENDEVA SPUNTO DALL’IM-MAGINARIO DI MASSA E DA TUTTO CIO’ CHE LA ECCITAVA. IL SOGGETTO VENIVA POI MA-NIPOLATO E RICONDOTTO A FORME NUOVE DI ATTENZIONE”

“CON I PIEDI SIAMO NELLA SCENA FISICA DEL-LA CITTà CONSUETA E CON LA TESTA NELLA CITTà MEDIALE DELL’IPER-REALTà E DELL’IM-

MAGINARIO”

COSA CARATTERIZZA L’IMMAGINARIO DI CHI VIVE LA CITTà?

DOV’è LA MENTE MENTRE GLI OCCHI GODONO DI SCENARI “TROPPO BELLI”, E PASSATI?

LE CITTà CHE VIVIAMO, SONO DAVVERO INTERPRETI DEL NOSTRO TEMPO?

Filtro n°1IL TURISMO DI MASSA E LA POTENZA DEI MEDIA

Questi due aspetti incidono sulla cittá trasforman-dola da contenitore storico a cittá-cartolina*

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PROGETTO PONTE VECCHIO “The Postmodern Bridge”Matteo Forni

LE TRACCE POSTMODERNE

E LE CITTA’

Quali sono allora i simboli e gli scenari postmoderni che ca-ratterizzano l’immaginario della società che vive la città?Non c’è dubbio che la fetta più grossa della grande dispensa che alimenta le nostre menti sia internet.

A.Baricco scrive “un’innovazione tecnologica che rompe i privilegi di una casta, aprendo la possibilità di un gesto ad una popolazione nuova. ”, in questa definizione possiamo re-cuperare numerosi aspetti congeniali a questa proposta.Il primo è senza dubbio la constatazione che sia un’innova-zione a rendere possibile un utilizzo così ampio, pertanto un innovazione tecnologia, talmente grande da innovare anche la cultura. In secondo luogo si può constatare come internet invada incurante ogni area laddove il segnale possa arrivare, superando ogni tipo di barriera, pronto a servire alle menti una quantità di informazioni infinità. Ma la conoscenza e l’in-formazione che passa dalla rete non è il limite, l’informazione acquisita non si ferma nei nostri pensieri, ma diventa interat-tiva fruibile, applicabile, basti pensare al WEB 2.0.Internet è un mondo a se, un universo sconfinato dove si eser-cita un nuovo modo di comunicare: chi non fruisce diretta-mente di questo universo senza codici ne leggi, fruisce delle applicazioni che nascono dal web, muta i suoi costumi in fun-zione della rete, come il Flash Mob, una “folla improvvisa” si potrebbe organizzare per telefono? Ma non solo, info design, augmented reality, TV interattiva per non parlare dei processi d’ingegnerizzazione versati alla comunicazione.Sotto gli occhi di tutti, ma non ancora così presenti nelle vie delle città, sono le così dette vetrine multimediali, le quali si possono distinguere anche in vetrine interattive.Queste interfacce rappresentano i primi dispositivi, che por-teranno ciò che esiste gia su internet, all’interno del panora-ma urbano.

Tutto questo gia accade per poter essere immaginato, avvie-ne infatti nei film, nei quali dispositivi tecnologicamente avan-zati ed interattivi aiutano i protagonisti a risolvere gli impre-visti della storia, viene descritto nei libri di fantascienza, che spesso nella storia hanno anticipato e prefigurato il futuro tecnologico. Se da un lato l’architettura non può proporsi con le sue intenzioni, per i motivi spiegati nello schema preceden-te, un futuro appetibile che condivideremo nelle nostre città, sarà proprio la multimedialità innestata nei punti vendita.

Saranno strumenti come questi appena descritti che delinee-ranno le nuove tendenza, cambieranno i costumi, renderanno tutto ancor più spettacolare e immediato, per certi aspetti mi-glioreranno la vita delle persone, ma cosa ancor più impor-tante riusciranno laddove l’architettura non ha ancora inciso il suo segno postmoderno, specie nelle città-contenitore sto-rico come Firenze.

L’architettura, in questo caso, potrà soltanto ospitare ciò che, nel suo linguaggio non riesce a trasmettere, ma offrirà la sua funzione primaria, ovvero quella abitativa, nel segno di una connessione totale uomo-città.

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PROGETTO PONTE VECCHIO “The Postmodern Bridge”Matteo Forni

FLUSSO DI DATISi descrive con rappresentazioni che su-scitano in spazi sconfinati le altissime velocità degl’elettroni di cui è composta l’informazione. E’ uno spazio senza gravi-tà, nel quale sono disponibili in un tempo immediato tutte le informazioni possibili, dove gli uomini si raggiungono se pur di-stanti, in questo luogo immenso, le infor-mazioni non sono mai state così vicine.

IL MENU’ FLASH E LA SELEZIONEIl menù inteso come protagonista dell’intera interfaccia, attivatore di nuove possibilità di selezione, offre scelte e permette la navigazione all’interno dell’intera informazio-ne.

PARTECIPAZIONE ATTIVA Mai come con i social network siamo entrati a far parte di un universo, quello della rete, direttamente fornendo informazioni. Uppiamo continuamente una quantità in-finita di dati rappresentati poi in segni, i quali vanno a comporre informazioni prive di precisi destinatari. Chi entra a far parte dello scenario alimenta il messaggio contenuto e condiviso.

INTERATTIVITA’ E SINESTESIELa nuova città diventa multisensoriale, come un ope-razione di retail-design, l’appagamento dato dalla cit-tà postmoderna non si limiterà a soddisfare un solo senso, ma ne coinvolgerà altri e li mixerà tra di loro.

LUOGHI DI CONSUMO VIRTUALIOltre a rappresentare un interfaccia direttamente posta all’attenzione nel contesto urbano, l’interattività delle vetrine installate nei punti vendità svelerà il nuovo volto dei luoghi di consumo di massa ponendo in primo piano l’importanza delle nuove tecnologie, anche laddove lo scenario storico della città è prevalente.

INFORMAZIONI SCARICABILICiò che grazie all’installazione è apparentemente solo visibile lo si può archiviare grazie alle e-mail direttamente provenienti dall’installazione.

PONTE VECCHIO “THE POSTMODERN BRIDGE”

KEYWORDS

POSTMODERNO > ARCHITETTURA > IDENTITà > CO-ABITA-ZIONE > INTERAZIONE > NUOVE TECNOLOGIE > INTERFAC-CIA > REINTERPRETARE > POP ART

Un installazione video per sensibilizzare i cittadini ad acco-gliere un’evoluzione della città ormai prossima, che, distante dagli spazi fisici caratterizzati da segni artistici ed architet-tonici storici, verta a rendere visibili le principali interazioni città-tecnologie, gia presenti, ma non ancora in grado di inci-dere la loro traccia nell’identità estetica degl’abitanti.

Il Ponte come struttura connettiva, link interno della stessa interfaccia, la città. Il Ponte come “home page” del portale che accoglie le spiegazioni ai nostri sogni e alle nostre paure da abitanti, per uno scenario così accattivante ma allo stesso tempo invasivo e sfacciato.

Fruibile da tutti, in virtù della sua architettura, ma anche esposto alle critiche ai commenti agl’aggiornamenti in tempo reale, al download di informazioni passeggere e veloci.

Il linguaggio architettonico si annulla lasciando spazio a co-dici generatori di segni e linguaggi di natura diversa, i quali convivono grazie alle nuove tecnologie.

Non ci sono orizzonti visibili nello scenario postmoderno del ponte, il panorama circostante cede le sue viste verticali per rilasciare il formato dell’informazione con il quale restiamo “tutti a sentire, nell’aria”.

SOGGETTI /POSSIBILI RAFFIGRAZIONI /

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PROGETTO PONTE VECCHIO “The Postmodern Bridge”Matteo Forni

BIBLOGRAFIA

G.Amendola “La Città Postmoderna. Magie e paure della me-tropoli contemporanea” Laterza

A.Crevola, C.Gena “Web Design. La progettazione centrata sull’utente” Città Studi Edizioni

G.Amendola “La Città Vetrina” Liguori 2006

D.Saffer “Design dell’interazione” Pearson Education

A Cura di F.Montanari “Territori dell’impresa, territori della rete, territori digitali. Industrial Design per comunità virtuali” Edizioni Aida, Firenze.

L.Perelli “Public Art. Arte interazione e progetto urbano” Franco Angeli

Marisa Galbiati “Movie Design” Edizioni POLI.Design

M.Forni - Tesi di Laurea - “Florence Taste City. Modello di co-municazione ecosostenibile per l’enogastronomia”

A.Baricco “I Barbari. Saggio sulla mutazione” Feltrinelli