Progetti Di Francesco Di Giorgio Per Il Monastero Di Santa Chiara in Urbino

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    La personalit di Francesco di Giorgio, artista eautore, si delineata recentemente e rimane inparte indefinita. Anche la sua attivit di architetto poco documentata. Tre soli suoi edifici sono ac-certati come autentici1. Altri tre si conservano, delgruppo di sette che lo stesso Francesco di Giorgiosi attribu nel secondo Trattato2. La trattatisticadellartista senese la principale fonte sulla suaopera di architetto e ingegnere, anche per il pio-nieristico uso che egli fece dei moltissimi disegniche commentano i testi. Tuttavia, i numerosissimidisegni di architettura dei Trattati sono solamen-te indiziari della poetica e dei metodi progettuali

    martiniani, perch essi vennero sottoposti a unasemplificazione geometrica in funzione didattica.

    Anche i pochi disegni di architettura autografi diFrancesco di Giorgio sono scarsamente significa-tivi, sotto laspetto progettuale3. I pi importantisono tre piante di conventi, che sono raccolte nelcodice Ashburnham 1828 Appendice della Biblio-teca Medicea Laurenziana di Firenze4. Due ff.63v-64r; f. 159r sono state riferite a unarchitet-tura martiniana in Urbino (ill. 6)5. La terza ff.66v-67r stata valutata in modi diversi (ill. 1).Gustina Scaglia lha identificata come un proget-to di Francesco di Giorgio per il convento dei ge-suati di San Girolamo in Siena6. Howard Burnslha identificata come un rilievo martiniano di unoriginario monastero di Santa Chiara in Urbino,costruito su un possibile progetto di LucianoLaurana e poi abbattuto e sostituito da Francescodi Giorgio con lodierno edificio7.

    Il disegno va certamente riferito a un edificioche era costruito, o doveva essere costruito, sul si-to dellodierno ex monastero di Santa Chiara inUrbino (ill. 2). Lassetto e lubicazione delle muraurbiche (ill. 8), della strada rettilinea in basso (ill.3) e della chiesa di San Girolamo (ill. 4) si ap-prossimano fin quasi a coincidere con lassetto elubicazione dei corrispondenti elementi urbani

    di Urbino alla fine del secolo XV 8

    . Lipotesidel progetto per il convento senese va scartata.Ma laltra ipotesi non appare pienamente convin-cente, perch limpianto planimetrico del disegno molto affine a quello dellodierno ex monasterourbinate, tanto da legittimare il sospetto che lapianta sia un progetto per quelledificio, che at-tribuito a Francesco di Giorgio. I modi e i tempiche Burns ipotizza per la fabbrica martiniana delmonastero di Santa Chiara in Urbino rafforzano

    il sospetto. Alla distruzione di un monastero re-centissimo e di magnifico impianto sarebbe se-guita la costruzione, sul medesimo sito, di un edi-ficio molto affine allipotetico monastero origina-rio. In modo diverso e pi economico, Federicodi Montefeltro fece ampliare i suoi edifici inglo-bandovi tutti i corpi di fabbrica riutilizzabili.

    LattribuzioneI dati certi nella vicenda edilizia del monastero diSanta Chiara in Urbino sono due: Federico di

    Montefeltro fece costruire sul nostro sito un mo-nastero femminile osservante9; Elisabetta di

    Montefeltro, figlia di Federico, spese la sua do-te nella fabbrica dellodierno ex monastero10. Siritiene inoltre fondata unattribuzione ottocente-sca di questultimo edificio a Francesco di Gior-gio e Baccio Pontelli11. A questo punto si pone undilemma. O Federico di Montefeltro fece co-struire un monastero prima dellarrivo in Urbinodi Francesco di Giorgio e poi, dopo la morte delduca di Urbino, larchitetto senese lo demol esostitu con lodierno edificio, su incarico di Eli-sabetta Feltria. Oppure Federico di Montefeltrofece iniziare su progetto di Francesco di Giorgiola costruzione dellodierno edificio, e poi Elisa-betta Feltria prosegu quella fabbrica. Se il nostrodisegno risale al primo corno del dilemma esso

    va preferibilmente datato dopo il 1482 annodella morte di Federico di Montefeltro e puessere, in alternativa, o un rilievo martiniano diun originario monastero fatto costruire dal ducadi Urbino, o un progetto martiniano ordinato daElisabetta Feltria per lodierno edificio. Se il no-stro disegno risale al secondo corno del dilemmaesso va datato tra larrivo di Francesco di Giorgioin Urbino che avvenne al pi tardi nel 1477 ela morte di Federico di Montefeltro, ed esso unprogetto martiniano ordinato dal duca di Urbinoper lodierno edificio.

    Sul nostro sito (ill. 2) il beato gerolimino Pie-tro da Pisa fond nel 1420 un Conservatorio diDonne Nobili Vedove12. Due anni dopo lo stes-so eremita gerolimino fond, l vicino, il conven-to di San Girolamo13. Un nuovo documento del1431 attesta una vendita al beato Pietro da Pisa diuna casa con un orto, confinanti con il conserva-torio14. Un altro documento inedito del 1445 at-testa che Federico di Montefeltro pens in quel-lanno di costruire, sul sito del conservatorio, un

    Enrico Ferdinando Londei Progetti di Francesco di Giorgioper il monastero di Santa Chiara in Urbino

    10-11|1998-99 Annali di architetturaRivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

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    nuovo monastero da edificarsi subito. A questoscopo egli don un terreno ortivo adiacente alconservatorio e confinante (ill. 2): a ovest, con lavia del cortile; a sud, con un terreno ortivo; anord, con loratorio della fraternita di SantAnto-nio; e a est, con le mura urbiche medievali15. Nel1456 il conservatorio venne istituito in monasterodelle clarisse osservanti di Urbino, e lanno dopoGentile Brancaleoni prima moglie di Federico di

    Montefeltro vi si ritir e vi mor, poco dopo, everosimilmente l fu sepolta. Anche Battista Sfor-za seconda moglie di Federico di Montefeltro fu sepolta nel 1472 nel monastero di Santa Chia-ra16. Alcuni ritengono che a quella data gi esistes-se il nuovo monastero ordinato da Federico di

    Montefeltro. Ma lunica testimonianza attesta so-lo che quelledificio venne costruito, patrocinato efrequentato dal signore di Urbino17. invece insi-gnificante il rapido cenno che la beata Battista da

    Varano dette del suo soggiorno nel monastero ur-binate, negli anni 1481-8318. Un nuovo importan-te documento del 1481 conferma la testimonianzadi Vespasiano da Bisticci. Esso attesta la costruzio-

    ne del monastero prima di quella data e accenna auna dislocazione della chiesa annessa al mona-stero che concordante con quella della chiesaodierna. Latto del 1481 registr una precedente

    vendita di alcune propriet del monastero, la cuisomma ricavata era stata gi impiegata, converti-ta nella fabbrica del detto monastero19. Il docu-mento lascia il dubbio se il reimpiego della sommaavvenne prima o dopo larrivo di Francesco diGiorgio in Urbino. Ma altri documenti ineditisciolgono il dubbio. Il primo attesta che Elisabet-ta Feltria entr nel monastero di Santa Chiara il26 gennaio 1494 con alcuni anni di ritardo, ri-spetto a ci che si supposto finora e che dispo-se allora di spendere integralmente la sua doteper la fabbrica di quel monastero20. Gli altri docu-menti testimoniano le reiterate richieste indirizza-te negli anni 1495-96 da Elisabetta Feltria alduca di Ferrara Ercole dEste per ritirare quantodoveva avere da lui21. Poich si ritiene che lo-dierno ex monastero delle clarisse urbinati vennedisegnato e diretto da Francesco di Giorgio eBaccio Pontelli, ci accadde prima degli anni1494-96, perch a quella data: Baccio Pontelli eraprobabilmente gi morto22, e nei rapporti tra lacorte di Urbino e Francesco di Giorgio che ri-siedeva nuovamente in Siena da alcuni anni si

    era gi registrata una grave crisi23

    . Ci dimostrache lodierno edificio venne progettato e iniziato acostruire da Francesco di Giorgio con il proba-bile aiuto di Baccio Pontelli su incarico di Fede-rico di Montefeltro. Probabilmente i lavori si in-terruppero alla morte del duca di Urbino, quandole fabbriche federiciane vennero interrotte o co-munque ridimensionate. Ma se la fabbrica prose-gu, alla continuazione di quei lavori non parte-cip Baccio Pontelli, che lasci Urbino subito do-

    po la morte di Federico di Montefeltro. Poi Elisa-betta Feltria ordin la seconda campagna di lavo-ri, sullo scorcio del secolo XV.

    La soluzione del dilemma ci consente di va-lutare la testimonianza e le attribuzioni sullacommittenza della fabbrica. Vespasiano da Bi-sticci complet la sua Vita di Federico da Urbinoprima del 1493, e pot attestare solamente lacampagna di lavori federiciana24. Poco dopo la

    met del secolo XVI Gian Carlo Galli attribuinvece la committenza della fabbrica a Elisabet-ta di Montefeltro25. Alla fine del secolo XVI Ber-nardino Baldi dette due indicazioni contraddito-rie sulla fabbrica26, ma negli stessi anni FuschinioBrancaleoni rifer che tanto la Chiesa che lan-nesso Monastero [...] devesi alla munificenza delDuca Federico e dellIll.ma Signora Elisabettasua Figlia27. Un giudizio significativo su questeattribuzioni venne espresso allinizio dellOtto-cento dallabate Andrea Lazzari. Egli conobbe epubblic la lettera di Gian Carlo Galli, e tuttaviascrisse che il monastero di Santa Chiara Fede-rico incominci ad edificarlo ed Elisabetta sua

    Figlia[...] vimpieg la sua dote28.Il progetto e i primi lavori del monastero di

    Santa Chiara vanno collocati agli esordi dellat-tivit architettonica di Francesco di Giorgio, al-linizio del suo soggiorno urbinate. Una sua pre-cedente esperienza come architetto in Siena, semai avvenne, fu modesta e di essa ci rimangonocomunque debolissime tracce. Una prima ri-guarda la chiesa della Santissima Annunziatanello spedale di Santa Maria della Scala dove, se-condo uninterpretazione di vecchie trascrizionidi un documento oggi perduto, Francesco diGiorgio costru il soffitto e la tribuna29. Una se-conda si riferisce alla basilica di San BernardinoallOsservanza la cui fabbrica, iniziata nel 1475,fu affidata lanno dopo a un maestro30. Alcunilo identificano con Francesco di Giorgio cheavrebbe poi seguito la fabbrica durante la suapermanenza in Urbino mediante linvio di col-laboratori e direttamente in occasione dei suoinumerosi ritorni a Siena. Manfredo Tafuri haipotizzato un legame tra le committenze dei dueconventi osservanti e ha proposto che larrivo diFrancesco di Giorgio in Urbino, per la costru-zione del convento e della chiesa di San Bernar-dino, avvenisse nel 1476, prima di divenire ar-chitetto di Federico di Montefeltro e di Ottavia-

    no Ubaldini31

    . Francesco Paolo Fiore ha antici-pato quellarrivo al 1475 e ha ipotizzato che lacommittenza urbinate avesse preceduto e occa-sionato quella senese32. Lipotesi di un precocecoinvolgimento di Francesco di Giorgio nel cir-cuito delle committenze edilizie francescane inSiena si allarga a unaltra attribuzione. Il Della

    Valle assegn a Francesco di Giorgio i due chio-stri del convento di San Francesco in Siena33. Poiil Romagnoli indic il 1475 come anno dinizio

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    della loro costruzione34. Lattribuzione stata ac-quisita alla letteratura artistica senese ed rafforzata dalla documentata costruzione adopera di Francesco di Giorgio nel 1482 deltetto della chiesa annessa a quel convento35.

    La ristrutturazione del convento di San Fran-cesco in Siena fu commissionata dal ministro ge-nerale dellordine conventuale Francesco Nani,detto Sanson. Originario di Brescia, egli risiedet-te a lungo in Siena dove percorse una brillantecarriera di religioso e docente universitario con il consenso delle istituzioni cittadine36. Egli fueletto ministro generale in Urbino, il 15 maggio147537, in un capitolo che si tenne nel conventoosservante di San Donato. Federico di Montefel-tro patrocin quel capitolo per consolidare la sua

    alleanza politica con Sisto IV papa conventuale che era stata suggellata lanno prima col fidan-zamento tra Giovanna di Montefeltro figlia diFederico e Giovanni della Rovere nipote delpapa 38. Il capitolo di Urbino elesse un candida-to certamente gradito a Francesco della Rovere,perch Francesco Nani aveva appena assunto ilsuo nuovo cognome da Raffaele Sansoni, proni-pote di Sisto IV. Con lacquisizione di quella pa-rentela Francesco Sanson contrasse unaspiritualis

    cognatio con lo stesso papa. E il comune rapportodi familiarit, seppure di grado diverso, che Fede-rico di Montefeltro e Francesco Sanson ebberocon Sisto IV, dovette favorire il legame tra il ge-nerale francescano e il duca di Urbino. Il consi-derevole prestito di denaro che Francesco Sansoneffettu poi a favore di Guidubaldo di Montefel-tro figlio di Federico costituisce un indizioconcordante circa il legame precedentementestretto dal Sanson con Federico di Montefelto39.

    Il rapporto stabilito con la corte urbinate nel1475 dal Sanson, la lunga residenza conventualesenese del generale francescano e la sua commit-tenza per il convento di San Francesco in Siena loindicano come il possibile intermediario tra Fede-rico di Montefeltro e Francesco di Giorgio. Cer-

    chiamo i possibili legami tra lartista senese e il fra-te conventuale. Francesco Sanson fu un vero me-cenate artistico: committente di opere darte e diarchitetture, in contatto con numerosi artisti, tracui Leonardo. Proprio la sua presenza in Urbino,nel 1475, stata posta in rapporto col trasferi-mento del Bramante in Lombardia. Ma il suo pos-sibile mecenatismo artistico prima del 1475 non mai stato indagato e non risulta documentato40.

    Tuttavia, si individuano facilmente gli ambiti in

    1. Francesco di Giorgio. Progetto peril monastero di Santa Chiara in Urbino,

    pianta. Firenze, Biblioteca MediceaLaurenziana, codice Ashburnham 1828App. ff.66v-67r. Penna e inchiostro con usodi riga su carta, 26,8x27,2 cm 1475-76.Scritte: via; mura di comuno; via;via; San gj/rolamo; via; giardino;tolesi da questa linea (in)la / p(iedi) 60;via; logia; via; giardino dove stanoe fratj; Confes(s)io/ne; sachrestia delle /done; chapitolo; Rifetorjo; cano/veto;lava/manj; chucina; chiesa delle /

    done; guarda chu/cina; cami/no dove /si schalda; chortile; chiesa degli omi/nj;par/latorj; parlato/rio delle / done;dove tenga/no e panj; cacato/ri(Foto Biblioteca Medicea Laurenzianadi Firenze).

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    2. Ricostruzione del sito dellex monasterodi Santa Chiara in Urbino, nel secolo XV,e contestuale sovrapposizione della pianta ai

    ff. 66v-67r del cod. Ashburnham 1828.App. sullodierna planimetria urbana.1. area delloratorio di SantAntonio, oggidemolito; 2. area del Conservatorio delleDonne Nobili Vedove, dal 1420 al 1459,

    poi delloriginario monastero fino al 1475 e

    infine delledificio odierno; 3. oratorio dellaSanta Croce; 4. area di terreni ortivi, di

    propriet della famiglia Catani alla metdel secolo XV; 5. area a valle delle muraurbiche medievali demolite verso la metdel secolo XV, poi terreno di confine tra ilmonastero di Santa Chiara e il convento diSan Girolamo e infine, dopo il 1475, luogodel giardino pensile del monastero di SantaChiara; 6. area del convento di SanGirolamo; 7. area dellappartamento del

    guardiano.A puntinato: le aree delloratoriodi SantAntonio e dellappartamento del

    guardiano, oggi distrutti.A tratto continuo: le mura urbichemedievali parzialmente residue.

    A tratteggio: le mura urbiche medievalidemolite verso la met del secolo XV

    (ricostruzione e disegno dellautore).

    cui pot avvenire in Siena la conoscenza tra il San-son e Francesco di Giorgio. Per primo lordinefrancescano senese, dove il frate visse dal 1459 al1475, percorrendo tutti in gradi della gerarchiaconventuale fino a ricoprire la carica di provincia-le della Toscana, dal 1470 al 1475. Lordine fran-cescano commission in seguito degli incarichi ar-tistici e di architetture a Francesco di Giorgio, inSiena e in Urbino. Per secondo, ma non minore,lUniversit di Siena dove Francesco Sanson inse-gn dal 1470 al 1475. La vita culturale senese delQuattrocento si identific con lo Studio, nel cuiambito si mosse anche Francesco di Giorgio. Findai primi anni sessanta egli studi le opere del

    Taccola che erano probabilmente conservate pres-so lUniversit41. Inoltre, in quel decennio France-sco di Giorgio lavor per Alessandro Sermoneta42,e forse per la famiglia di Mariano Sozzini 43, en-trambi autorevoli cittadini e docenti universitarisenesi. La verosimile conoscenza tra lartista sene-

    se e il frate conventuale legittima il sospetto del-lesistenza di un nesso, tra la presenza del Sansonin Urbino, nel 1475, e il successivo trasferimentodi Francesco di Giorgio presso la corte urbinate.

    La presenza dellartista senese nel ducato diUrbino, alle dipendenze di Federico di Montefel-tro, documentata per la prima volta il 17 mag-gio 147744. Tuttavia alcuni lavori martiniani urbi-nati vengono datati a partire dal 147545. La seriaipotesi di una precoce attivit di Francesco di

    Giorgio per Urbino concorda con la scarsa docu-mentazione sulla sua presenza in Siena, tra lesta-te del 1475 e la primavera del 1477. Il 6 luglio1475 Francesco di Giorgio e Neroccio di Barto-lomeo scelsero i rispettivi arbitri per dirimere loscioglimento della loro societ fra pittori46. Il 26maggio 1476 Francesco di Giorgio era in Siena,dove comparve come perito di parte avversa inuna stima di lavori di Neroccio47. Infine, un docu-mento del 25 luglio 1476, dal quale emerge che laSignoria di Siena incaric due maestri di andare a

    verificare i lavori della diga sulla Bruna, risulta-to di recente dubbio circa lassegnazione di quel-lincarico a Francesco di Giorgio48.

    La presenza documentata in patria dellartistasenese tra lestate 1475 e la primavera 1477 talmente saltuaria, e la successione temporale trala presenza del Sanson in Urbino e la risoluzionedella controversia tra Neroccio e Francesco diGiorgio nel maggio e nel luglio 1475, rispetti-

    vamente tanto ravvicinata, che i due fatti co-stituiscono indizi concordanti nellindividuare unnesso di causalit: tra lo svolgimento del capitoloconventuale in Urbino e lo scioglimento della so-ciet fra Neroccio e Francesco di Giorgio. Proba-bilmente Francesco Sanson segnal lartista sene-se al duca di Urbino, nel maggio 1475. Certa-mente Francesco di Giorgio chiuse la sua bottegasenese nellestate di quellanno e, quasi certamen-te, si trasfer subito dopo in Urbino49.

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    Qui lartista senese svolse subito unattivit

    multiforme, nel cui contesto larchitettura pre-valse ben presto. Nel maggio 1477 alcuni docu-menti attestano per la prima volta la costru-zione di un edificio di Francesco di Giorgio e lasua qualifica di architetto50. Sappiamo che nel1445 Federico di Montefeltro don, per la co-struzione di un monastero delle clarisse urbinati,un terreno ubicato nel sito dellodierno ex mona-stero di Santa Chiara e che, nel 1472, BattistaSforza venne sepolta nel monastero delle clarisseosservanti di Urbino. In quellanno Federico for-se pensava ancora di costruire nel contesto delsuo nuovo palazzo il mausoleo dei Montefeltrosecondo il progetto di tempio rotondo redattodal Laurana51. Pochi anni dopo quellidea pare giaccantonata, a vantaggio di un mausoleo perso-nale da edificare nel contesto del nuovo conven-to dei francescani osservanti. La nuova determi-nazione adottata forse in occasione del capitologenerale conventuale del 147552 prevedeva laabbinata costruzione di una chiesa-mausoleo diBattista Sforza, da edificare prioritariamente nelcontesto di un nuovo monastero delle clarisse os-servanti. Il monastero e la chiesa di Santa Chiara

    vennero costruiti dopo il 1475. Il convento e lachiesa di San Bernardino vennero costruiti dopoil 1482, in esecuzione di una volont testamenta-

    ria del duca di Urbino53

    . La prima campagna dilavori nel monastero di Santa Chiara fu contem-poranea alle altre iniziali fabbriche di Francescodi Giorgio nei palazzi Ducali di Urbino e Gub-bio, principalmente e di poco precedente la co-struzione del nuovo duomo urbinate, che gli at-tribuita54. Nel 1475 gli osservanti urbinati ebberomodo di conoscere larchitetto senese, quale pro-gettista del loro monastero-sorella, e forse lo se-gnalarono ai loro confratelli senesi55.

    I progetti

    La pianta ai ff. 66v-67r del codice Ashburnham1828 App. va datata allinizio del soggiorno urbi-nate di Francesco di Giorgio, negli anni 1475-7656. Sovrapponiamola alla planimetria dellexmonastero di Santa Chiara (ill. 2), facendo coin-cidere il bordo in basso del progetto sul lato ove-st del rilievo. La corrispondenza tra i due allinea-menti garantita dalla permanenza della medie-

    vale via del cortile nellodierna via Santa Chia-ra (ill. 3). Poi collimiamo il bordo sinistro dellapianta sullantico confine tra il monastero di San-ta Chiara e loratorio di SantAntonio. Francescodi Giorgio rilev il sito abbastanza esattamente

    verso sud, nella parte destra della pianta, doveoccorreva spartire larea di confine tra gerolimi-ni e clarisse, e pi sommariamente verso nord,nella parte sinistra della pianta, dove larchitettosenese progett degli spazi aperti e facilmenteadattabili al sito57. Sulla pianta sono vergate nu-merose scritte, che sono riferite a elementi del si-to e del progetto. La pi significativa appostalungo lallineamento della chiesa di san Girola-mo: tolesi da questa linea (in) la p(iedi) 60. Es-sa stata diversamente interpretata. Burns lharitenuta una documentazione dellampliamentoprogettato da Francesco di Giorgio per la costru-zione del nuovo monastero, rispetto a questo di-

    segno che lo studioso britannico considera il ri-lievo di un monastero esistente. In sostanza, conquelle parole si sarebbe indicata la larghezza delrettangolo di terreno da togliere ai gerolimini eda assegnare alle clarisse per il loro nuovo mona-stero, che Francesco di Giorgio avrebbe costrui-to subito dopo labbattimento delledificio appe-na rilevato. Larea individuata da due linee de-bolmente tracciate ed composta dalla via a for-ma di L e dalladiacente rettangolo, di 10060

    3. Via Santa Chiara in Urbino, anticamentevia del cortile. A sinistra lex monasterodi Santa Chiara, a destra loratoriodella Santa Croce (foto Guido Cecere).

    4. Langolo sud-est dellex monasterodi Santa Chiara in Urbino. Al centro la rientranza delledificio, a destra lex convento di San Girolamo(foto Guido Cecere).

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    piedi58. Ma il settore delledificio corrispondentea quella parte del sito presenta una rientranzaanaloga a quella che disegnata, solo un po pigrande, nella pianta ai ff. 66v-67r (ill. 2, 4 e 9).Linterpretazione autentica della frase di signi-ficato opposto, secondo la lettura che ne ha datola Scaglia: si toglie da questa linea in l unareadella larghezza di 60 piedi59. Le due linee debol-mente tracciate individuarono larea che nella

    pianta veniva allora sottratta alle clarisse, ma chea loro era stata assegnata in un precedente pro-getto. Il compromesso finale su quel controversoterreno di confine fu ancora leggermente diver-so. Esso registrato nellimpianto delledificio.

    Liniziale forma rettangolare dellarea prece-dente il progetto ai ff. 66v-67r porta a identifi-care un elaborato di quella fase progettuale inizia-le nella pianta al f. 65r del Codice Ashburnham1828 App. (ill. 5). In quel foglio si ridisegn, daun probabile disegno autografo di Francesco diGiorgio, la pianta di un progetto per il monaste-ro di Santa Chiara in Urbino. Alcune scritte iden-tificative degli ambienti dormitorio

    c(hi)ostro coro ecc. individuano il disegnocome un progetto per un convento. Le notevoliaffinit di forma e disposizione tra le sequenzecorrispondenti di ingresso, chiesa circolare e cororettangolare, che sono luna disegnata nel f. 65r elaltra costruita nelledificio costituiscono un se-rio indizio a favore della nostra ipotesi (ill. 9). Lemisure indicate in piedi da fabbrica di Urbino e leaffinit tra le due piante sono ulteriori indizi precisi e concordanti che valgono come mezzodi prova per la nostra identificazione60. Lulteriorericerca porta a individuare un possibile altro pro-getto per il monastero di Santa Chiara in Urbinonella pianta autografa ai ff. 63v-64r del codice

    Ashburnham 1828 App. (ill. 6)61. In questo codiceessa precede la pianta al f. 65r e con questultimae con la pianta ai ff. 66v-67r costituisce una serie,che intervallata da un altro disegno il n. 96 alf. 66r che contiene disegni di palazzi desunti dalrepertorio di Francesco di Giorgio. una piantadi convento, che stata prevalentemente identifi-cata come un progetto per il convento di San Ber-nardino in Urbino. Essa stata riferita al conven-to rinascimentale degli osservanti urbinati sullabase della pianta della annessa chiesa, che affinealla planimetria del San Bernardino di Urbino62.Una conferma per questa identificazione stata

    indicata in un progetto per linterno di questulti-ma chiesa, che anchesso nel codice Ash-burnham 1828 App. e viene attribuito alla botte-ga di Francesco di Giorgio63. Ma la pianta ai ff.63v-64r un progetto per un monastero femmi-nile. Lappartamento dei frati nettamente sepa-rato dalledificio, e il parlatorio e il confessoriodelle suore denominate donne secondo una con-suetudine lessicale del secolo XV, che ritroviamousata anche nella pianta ai ff. 66v-67r sono di-

    rettamente comunicanti col primo chiostro. Glielementi e le scritte del progetto non contraddi-cono questa identificazione. Neppure la scrittastanzia p(er) lo exercitio che viene riferita al-lindicazione martiniana di ambienti per attivitmanuali nei conventi osservanti64 perch essa applicabile anche ai monasteri femminili. Poichle misure sono indicate in piedi da fabbrica di Ur-bino la pianta va verosimilmente riferita al mona-

    stero urbinate di Santa Chiara. Inoltre, le dimen-sioni delledificio sono congruenti col sito e con lealtre due piante. Le tre piante sono riferite ai pia-ni terra e le due autografe sono disegnate a filodi ferro, secondo una convenzione grafica abi-tualmente adottata da Francesco di Giorgio nellaprogettazione esecuzione e illustrazione di edifici.Il filo di ferro denota la prevalente attenzioneposta da Francesco di Giorgio verso la geometriadei muri, rispetto al loro volume, e questa con-

    venzione grafica conforme allappiattimento ealla stiratura dei muri in piani astratti, che carat-terizzano le sezioni prospettiche martiniane65.

    La pianta al f. 65r priva di riferimenti al si-

    to (ill. 5). Essa presenta una simmetria specularea cui fanno capo le due parti affiancate alla chie-sa. Il monastero ha dimensioni modeste ed evi-denzia unanalisi e una disposizione delle funzio-ni imperfette e una scarsa variet nei tagli dei va-ni. Ledificio risulta inadeguato a ospitare in mo-do confortevole una comunit numerosa. Lele-mento centrale, che separa le due parti lateralidel monastero, il pi significativo. Esso costi-tuito da un breve portico dingresso, una chiesacircolare e un coro rettangolare. La successione ripetuta nella costruzione (ill. 9), ma con due va-rianti. Il portico venne semplificato in una rien-tranza del fronte edilizio (ill. 3) e il coro venne al-lungato. La stessa successione presente, con va-rianti distributive, in alcune piante di palazzi deiTrattati. Il disegno pare desunto da modelli anti-chi e ricorda il rilievo martiniano del tempio diRomolo sulla via Sacra a Roma66. Nella parte si-nistra, intorno al primo chiostro, erano dislo-cate le attivit comunitarie. Sul fronte stradale inbasso individuato dalle scritte stal(l)a e ca-mera era probabilmente sistemato lapparta-mento del confessore. Sui lati a sinistra e in altoerano probabilmente dislocate le officine: lacucina, lanticucina, la dispensa, la cantina, il re-fettorio ecc. L accanto, il coro fungeva forse an-

    che da capitolo. Mentre i quattro vani ricavatiesternamente allo spazio cilindrico della chiesadovevano avere funzioni diverse. Probabilmentei due vani in alto erano adibiti a sacrestia e a par-latorio-confessorio, come i due corrispondenti

    vani delledificio (ill. 9). La parte destra del mo-nastero dislocata intorno al secondo chiostro.Il dormitorio era previsto nel primo piano, per-ch al piano terra sono disposti dieci apparta-menti costituiti di camera, saletta e cappellina

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    che erano forse destinati alle discrete. Lappar-tamento a sinistra il pi ampio e lunico con unaccesso diretto al chiostro era probabilmenteriservato alla badessa67. Il monastero ha una lar-ghezza modesta, ma raggiunge lantico allinea-mento delle mura urbiche medievali, da poco de-molite. possibile che Francesco di Giorgioavesse previsto un piano seminterrato nel corpodi fabbrica in alto, perch la scala allineata sulbordo in alto delledificio lungo il ciglio tatticodel poggio di Urbino, dove fino a pochi anni pri-ma erano innalzate le mura urbiche medievali di modo che attraverso essa si sarebbe potuto su-perare il forte dislivello attestato lungo quel trac-ciato. Anche il giardino presenta una simmetriaspeculare e ricorda quello del palazzo del re,che illustrato nel primo Trattato. Alti muri rac-chiudono prati e viali alberati, che fanno capo auna loggia e forse a una cappella, addossata almuro di fondo68. Il giardino invade larea che eraa valle delle demolite mura medievali ed era de-limitata dalle nuove mura urbiche e dal conventodei gerolimini. Il possesso di quel terreno, cheera reclamato dalle due comunit religiose confi-

    nanti, in buona parte assegnato alle clarisse. Lapianta del monastero pare disegnata sul riferi-mento di una trama geometrica. Il reticolo indi-

    vidua il corpo di fabbrica di ampiezza costanteche perimetra ledificio. Allinterno sono traccia-ti i corridoi che racchiudono, a loro volta, i duechiostri coi vani adiacenti. Anche lelemento cen-trale allineato al reticolo. Il disegno abbastan-za impreciso, sia per lapposizione di alcune arbi-trarie misure sia per lincerto tracciamento a ma-

    no libera delle linee. Risulta impossibile rintrac-ciare tutti i rapporti numerici che vennero utiliz-zati. Ma appare evidente luso di rapporti tra nu-meri razionali69. Inoltre, il dimensionamento dei

    vani della parte destra avvenne secondo labitua-le raddoppio di un modulo quadrato di base.

    La pianta autografa ai ff. 63v-64r parzial-mente mancante della parte sinistra (ill. 6). Ma facile completarla in base alle due misure che visono apposte70. Limpianto planimetrico presentauna simmetria speculare, cui fanno capo le dueparti affiancate alla chiesa. Il dispositivo analo-go a quello del precedente progetto, ma esso pre-senta due importanti migliorie. Ledificio pi

    vasto, e lanalisi e la disposizione delle funzionisono pi sapienti. Il monastero pu ospitare co-modamente una comunit numerosa. Anche que-sto disegno privo di riferimenti al sito, ma pos-sibile verificarne la compatibilit con il nostro.Ledificio lungo 230 piedi solamente dieci pie-di pi delledificio ai ff. 66v-67r ed largo 105piedi solamente dieci piedi meno del settore inbasso delledificio ai ff. 66v-67r . La pianta ai ff.63v-64r si adatterebbe facilmente al settore in

    basso della pianta ai ff. 66v-67r, se il monasterosconfinasse brevemente nei terreni ortivi sulla de-stra (ill. 2). Inoltre, le due scale delledificio si al-lineerebbero al ciglio tattico della collina del pog-gio. Lunico inconveniente funzionale derivereb-be dalla mancanza di un giardino, a cui ovviereb-be in parte il chortile e horto. Ma anche pos-sibile che si dovesse contestualizzare la pianta del-ledificio in una planimetria pi ampia comples-siva dellintera area del monastero e forse com-

    5. Anonimo. Progetto per il monasterodi Santa Chiara in Urbino, pianta. (Co-pia da Francesco di Giorgio?).Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana,codice Ashburnham 1828 App. f. 65r.

    Penna e inchiostro su carta, 20,2x24,3 cm.Secolo XVI? (Da un originale del 1475-76). Scritte: coro; c(hi)ostro; c(h)iesa;dormitorio; stal(l)a; camera(foto Biblioteca Medicea Laurenzianadi Firenze).

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    6. Francesco di Giorgio. Progetto per ilmonastero di Santa Chiara in Urbino,

    pianta. Firenze, Biblioteca Medicea Lau-renziana, codice Ashburnham 1828 App.

    ff. 63v-64r. Penna e inchiostro su carta, sutraccia preparatoria a gessetto,con uso di riga e compasso, 17,8x26,3 cm.1475-76. Scritte: qui di sopra p(er) tutoel dormetor(i)o longo p(iedi) 230 largo

    p(iedi) 25; stanzia p(er) lo / exercitio;lavatio/ne p(er) lo co/rpo; infermarja;cano/veto e dj/spensa soto; piaza; pia-

    za; chortile e horto; lavam/anj; ca-

    me/ra; chucin/na; sachrestja; rife-torjo; camera; piaza; salotto; loco

    p(er) lo / confesa/ria; loco p(er) /le done / dove si con/fesano; lavama(n)j;po/zo; orato/rj; vestibolo / p(er) lj

    fratj; vestibolo; p(er) lo parla/torjo;grata; guarda /chucina; chucina(foto Biblioteca Medicea Laurenzianadi Firenze).

    prendente un giardino . Ledificio conserverebbecomunque unampia visione sul paesaggio dallu-nico fronte finestrato, che posto in alto. Ci ri-sulterebbe coerente con lassetto del nostro sito(ill. 10), che scosceso e ancor oggi inedificatosolamente verso quel lato, di modo che il mona-stero avrebbe conservato la sua separatezza istitu-zionale acustica e visiva dalla citt. Rispetto al-la precedente, questa pianta presenta una miglio-re disposizione delle funzioni. Ledificio pi va-sto e presenta un impianto planimetrico pi arti-colato, bench conservi una simmetria speculare.Francesco di Giorgio us due larghezze diverseper i corpi di fabbrica e vi ricav allinterno unapi ampia gamma di tagli dei vani. possibile cheFrancesco di Giorgio avesse seguito questo pro-cedimento progettuale. Egli accost dapprima idue moduli di 3030 piedi della chiesa, poi fis-s in 20 piedi la larghezza del vestibolo e in 25piedi la larghezza del corpo di fabbrica in alto.Ottenuta cos la larghezza del monastero, egli nedetermin la lunghezza: accost ai fianchi dellachiesa due corpi di fabbrica di 20 piedi poi fis-s la profondit dei portici e cos ottenne i due

    chiostri quadrati. Infine egli fiss la larghezza di20 piedi dei due corpi di fabbrica di testata. Poilarchitetto senese tagli i vani allinterno dei cor-pi di fabbrica, ad iniziare dalla chiesa che lele-mento pi significativo del progetto. Essa hachiare connotazioni funerarie e presenta delle af-finit cos evidenti con la chiesa di San Bernardi-no in Urbino, da far ipotizzare la rielaborazionedi quella pianta per la costruzione della chiesa-mausoleo di Federico di Montefeltro71.

    A sinistra della navata il vestibolo p(er) ljfratj, che introduce allappartamento dei fran-cescani osservanti di Urbino, tra i quali si sce-glieva il confessore delle clarisse. Lappartamen-to composto di un salotto, due camere, una cu-cina e un gabinetto. Tutti i vani accedono a unpiccolo chiostro o a un cavedio. Lappartamento nettamente separato dal monastero, al quale ifrati avrebbero avuto accesso solo per ammini-strare i sacramenti. A destra del vestibolo dellachiesa il parlatorio, con la ruota e la grata per icolloqui. A destra della navata sono i due con-fessor: quello pubblico e quello delle suore, cheavrebbero raggiunto il loro direttamente dalchiostro. Accanto ai due confessor si trova la sa-crestia, che d su un piccolo chiostro e ha un la-

    vamani di servizio. Lambito della clausura iniziacol parlatorio a cui seguono due ambienti nonidentificati e prosegue con la serie delle offi-cine: lanticucina; la cucina che in angolo eperci lunico vano illuminato da finestre chedanno verso lesterno, ma verosimilmente rica-

    vate in alto; il lavamani, lungo dieci piedi e colpozzo retrostante; il refettorio e, infine, un am-

    biente soppalcato e adibito a cantina e dispensa,a cui si accede anche dallinfermeria. Questulti-ma posta in alto ed costituita di undici came-re, un obitorio indicato dalla scritta lavationep(er) lo corpo e una latrina. Il chiostro rit-mato da colonne, ma ha negli angoli dei pilastripiegati a libro. la soluzione dangolo del corti-le del palazzo Ducale di Urbino, che impres-sion Francesco di Giorgio perch ricorre spes-so nei Trattati e in disegni desunti dal repertorio

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    martiniano72. Dietro la chiesa si trova un labora-torio per attivit manuali indicato dalla scrittastanzia (per) lo exercitio ed probabile cheanche altri vani vicini avessero la stessa destina-zione duso. A sinistra della chiesa il secondochiostro, intorno al quale sono disposte tre di-

    verse serie di abitazioni. In basso una camera composta di camera, saletta e oratorio che hauna disposizione analoga a quella gi vista nella

    pianta al f. 65r (ill. 5). Essa individua una fore-steria o pi probabilmente il dormitorio dellediscrete. Allaltro lato del cortile sono le celle,separate con un corridoio dal dormitorio comu-ne. Le tre diverse serie di abitazioni dovevanoraggiungere la testata del monastero, dove eraforse ubicato il capitolo in una posizione simme-trica al refettorio. Le funzioni che non sonomenzionate nel disegno erano previste nel pri-mo piano. Nella nostra ipotesi sarebbe inoltreprevisto un piano seminterrato per i servizi, li-mitato al corpo di fabbrica in alto.

    La pianta autografa ai ff. 66v-67r inserita nelcontesto del sito (ill. 1, 2)73. Vi sono disegnati: il

    tratto delle mura urbiche, con un torrione semi-circolare e un bastione quadrato, la chiesa di SanGirolamo, la rettificata via del cortile e il circui-to delle vie pubbliche, esistenti e progettate74. Glielementi delle mura urbiche allora esistenti sonotutti puntualmente presenti, ma le loro dimensio-ni e dislocazioni sono imprecisi. La distanza tra lachiesa di San Girolamo e la via del cortile ven-ne invece misurata con buona approssimazione75.Dopo aver delimitato larea del monastero in ba-se ai vincoli del sito e al compromesso raggiuntosullarea da spartire fra gerolimini e clarisse Francesco di Giorgio vi articol allinterno unapianta di notevole libert formale. Egli sostitu al-la simmetria speculare dei precedenti progetti il li-bero accostamento di tre rettangoli destinati afunzioni diverse: il giardino dei frati, il monasteroe il giardino del monastero. Larea vasta ma de-stinata in gran parte a spazi aperti, e il monasterorisulta ancora insufficiente a ospitare una comu-nit numerosa. Tuttavia, la sapiente dislocazionedegli spazi aperti garantisce una maggiore varietformale e una migliore disposizione funzionale delmonastero, che pure dislocato intorno ad un so-lo chiostro. Lelemento risolutivo della pianta lafigura a T, che la loggia compone con un porticodel chiostro. La loggia-asta trasversale si affaccia

    sul giardino, mentre il portico-asta longitudinalesi incastra nel monastero e indica un potenziale as-se di simmetria del complesso edilizio. Intorno alchiostro sono disposti quattro corpi di fabbrica diampiezze diverse, che permettono di raggrupparei vani secondo le funzioni e le dimensioni simili.Le funzioni sono inoltre distinte verticalmente neitre piani delledificio. Nel piano terra sono rag-gruppati gli ambienti del primo chiostro: il par-latorio, la chiesa coi vani di servizio, il capitolo, le

    officine e forse dei laboratori. Al primo pianodovevano essere previsti gli ambienti del secondochiostro: i dormitori, la foresteria, linfermeria,ecc. Nel piano seminterrato del corpo di fabbricain alto, in comunicazione col giardino, dovevanoessere previsti i locali di servizio: la lavanderia, lostenditoio, i depositi ecc. Bench il progetto siaancora nella sua fase di elaborazione iniziale, lapianta presenta una disposizione articolata. A sini-

    stra il giardino dei frati osservanti. Accanto nelcorpo di fabbrica di sinistra che ha unampiezza di30 piedi sono disposti in successione: la chiesa, ilcoro e, accoppiati, il confessorio e la sacrestia del-le suore. La chiesa-mausoleo era prevista ad usopubblico e venne separata dal monastero. Il trattoa penna che indica il muro comune al coro e allachiesa presenta due brevi interruzioni e un picco-lo cerchio. Questo simbolo segnala probabilmen-te la ruota. Esso anche indicato: nel muro co-mune al giardino dei frati e al confessorio dellesuore, e nel muro comune ai due parlator. Proba-bilmente lapertura nella mezzeria del muro co-mune al coro e alla chiesa indica la grata attraver-

    so cui le suore avrebbero seguito, in incognito, lamessa officiata nella chiesa. La seconda aperturain quel muro indica forse una grata per i colloqui.E una grata certamente indicata nella mezzeriadel muro comune ai due parlator. Questi ultimisono i primi due vani del corpo di fabbrica in bas-so, che ha una larghezza di 20 piedi. Segue il de-posito dei panni, da scambiare con lesterno attra-

    verso la ruota del parlatorio. La collocazione diquesto vano fa ritenere che la prevalente attivitmanuale svolta dalle clarisse urbinati fosse la con-fezione di tessuti e/o indumenti. Seguono due am-bienti non identificati, forse dei laboratori perquelle attivit manuali. In angolo una batteria ditre latrine, ognuna fornita di due condotti retro-stanti. Uno il discendente, certamente prove-niente dalla latrina superiore del primo piano, lal-tro il camino di aerazione, innalzato fino al col-mo del tetto76. Dietro i sei condotti ricavato unripostiglio, a cui si accede dal pianerottolo dellat-tigua scala. Probabilmente Francesco di Giorgiodisegn questo stretto spazio dopo aver constata-to leccessiva lunghezza delle latrine: accorci itramezzi di queste ultime sono ancora visibilidelle raschiature di tratti di inchiostro spost labatteria dei condotti e segn con due brevi tratti lapiccola porta di accesso al ripostiglio, cos ricava-

    to. Il cortile presenta la nota sequenza di colonnee pilastri aperti a libro e posti in angolo. Il porticoa sinistra fiancheggia la chiesa, il coro e la sacrestiadelle suore fino a incastrarsi nella loggia a colon-ne. Questultima domina il giardino e ricorda laloggia sul giardino del palazzo Piccolomini inPienza. Nella testata sinistra della loggia postalaltra scala delledificio. Tra la loggia, il portico inalto e la prosecuzione del portico di sinistra in-cernierato il capitolo che ha una larghezza di 25

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    piedi ed affiancato al refettorio a cui seguonole officine. Qui Francesco di Giorgio disegnuna sequenza quasi identica a quella corrispon-dente, che disegnata nella pianta ai ff. 63v-64r(ill. 6). Essa composta dal refettorio, il lavamanicon la retrostante cantina al posto del pozzo, lacucina disposta in angolo e lanticucina che di-slocata nel corpo di fabbrica a destra, della lar-ghezza di 22 piedi.

    Il successivo vano un quadrato con due cer-

    chi inscritti e concentrici, allinterno del minoredei quali apposta la scritta camino dove sischalda. La figura geometrica e la scritta iden-tificano il vano come un laconico desunto da Vi-truvio (ill. 7). Il cerchio esterno individua il va-no cilindrico e cupolato nella cui sommit ricavato un oculo. Uno schermo di bronzo in-nalzabile fino a ostruire loculo funge da val-

    vola per regolare nellambiente la temperaturaed eventualmente lumidit alle gradazioni volu-

    7. Anonimo (copista della prima stesuradel primoTrattato di Francesco di Giorgio).Illustrazioni di bagni e stufe. Firenze,Biblioteca Medicea Laurenziana di Firen-

    ze, codice Ashburnham 361 f.23r. Penna einchiostro su pergamena, 38,5x26,5 cm.1480 circa. Scritte: stufa sichondo / li an-tichi; chamino del fuocho p(er) / lo qualela stufa ri/schalda; cappello di bronzo (

    per la) temperanza; profurnio della stu-fa; profurnio delle chaldaie; profurniodelle chaldaie; frigidario; stufa; pro-

    furnio della stufa; Bangnio; frigida-rio; profurnio; fondo de la stufa; va-

    chuit fra lluno e llaltro muro / dovelchalore chorendo rischalda; profurnio(foto Biblioteca Medicea Laurenzianadi Firenze).

    te. Il cerchio interno indica unarbitraria buca-tura del pavimento, attraverso cui Francesco diGiorgio credeva, erroneamente, che laria caldae le fiamme propagatesi nellipocausto penetras-sero nellambiente del camino77. Il disegno illu-strativo del laconico vitruviano in entrambi icodici in cui si copi le due stesure del primoTrattato. Ma solo in uno di essi il codice Ash-burnham 361 della Biblioteca Medicea Lauren-

    ziana di Firenze, convenzionalmente definito L appare lannotazione da cui si abbrevi la scrit-ta camino dove si schalda (ill. 7)78. In quel co-dice si ritiene che venne versata la prima stesuraa cui segu la seconda, riveduta e ampliata, che

    venne trascritta in un secondo codice il Saluz-ziano 148 della Biblioteca Reale di Torino, con-

    venzionalmente definito T . La nostra scrittaabbreviata dimostra che il capitolo sugli am-bienti termali di Vitruvio era gi stato tradotto eil corrispondente disegno annotato di L era gistato approntato, negli anni 1475-76. Inoltre, lacollocazione del camino nel contesto di un mo-nastero conferma la precedenza di L su T, per-

    ch in quel secondo codice venne aggiunto il ca-pitolo sui conventi, proprio in seguito alla so-praggiunta esperienza progettuale martiniana diquel tipo edilizio, che quasi certamente inizicol progetto e la fabbrica del monastero di San-ta Chiara in Urbino79. Lartista senese compil ilprimo Trattato facendo costante riferimento allaautorit di Vitruvio80. Anche in questo caso, incui egli utilizz la descrizione vitruviana di unantico ambiente termale per adattarla alle esi-genze igieniche e mediche del suo tempo mo-derno81. Anche per quel brano Francesco diGiorgio perfezion la concordanza del signifi-cato col segno, mediante la ripetuta elaborazio-ne della illustrazione del testo di base. Le copiedei probabili primi disegni martiniani di bagni estufe sono nel codice Zichy, che si ritiene con-tenga tra laltro una trascrizione dellinizialetentativo di elaborazione del primo Trattato. Aquei disegni seguirono quelli di L, e poi quelli di

    T82. Nella pianta ai ff. 66v-67r lanticucina sepa-ra il camino dalla cucina. Lubicazione dellanti-cucina non fu casuale, perch certamente Fran-cesco di Giorgio previde di collocarvi il fornodelle caldaie e il prefurnio dellipocausto, chesono indispensabili per il funzionamento dellat-tiguo camino. Nei disegni corrispondenti del

    primo Trattato, il camino-stufa e il forno-pro-furnio delle chaldaie sono accostati al bagno.Ma questultima destinazione duso appare diffi-cilmente associabile allambiente che, nellapianta ai ff. 66v-67r, segue il camino. Appare in-

    vece evidente laffinit del camino ai ff. 66v-67rcoi bagni del palazzo Ducale di Urbino83 e dellarocca di Ostia84. Queste affinit fanno ipotizzareche lesercitazione condotta da Francesco diGiorgio sugli ambienti termali vitruviani ebbe

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    poi un concreto esito nel bagno del palazzo diUrbino e, per opera di Baccio Pontelli, nel ba-gno della rocca di Ostia.

    Il capitolo sugli ambienti termali del De ar-chitectura ancora oggi di difficile comprensio-ne, ma Francesco di Giorgio la raggiunse quasipienamente quando la lingua vitruviana erapressoch sconosciuta e la sua lettura era parti-colarmente ostica85. Ci conforta la tesi che lacomplessiva opera di traduzione da Vitruvio

    venne svolta da qualche dotto umanista, perchalcuni segni alcuni grossolani errori nellascrittura di parole latine86, le incerte traduzionidel latino elementare del Taccola ecc. sono ri-

    velatori di una, almeno inizialmente, rudimen-tale conoscenza della lingua latina da parte diFrancesco di Giorgio. Ci concorda con lap-partenenza di Francesco di Giorgio allo stratoculturale intermedio. Del modo di esprimersi diquello strato culturale Francesco di Giorgiopresenta sia gli elementi peculiari luso del vol-gare e della scrittura mercantesca, la preminen-za del disegno e luso di procedimenti analogici sia il possesso di tecniche specifiche la pro-spettiva, la cartografia, lingegneria idraulica, lafusione dei metalli ecc.

    La pianta ai ff. 66v-67r un progetto inizia-le, gi impostato brillantemente nel suo disegnogenerale ma il cui perfezionamento ancora in-compiuto. Tuttavia essa dettagliata con le mi-sure delle parti e degli ambienti delledificio.Ci permette di individuare e analizzare i rap-porti numerici e i sistemi proporzionali even-tualmente impiegati da Francesco di Giorgio. Ildisegno a filo di ferro annulla lo spessore dimuri e di strutture portanti, dai quali nel Rina-

    scimento si traevano talora le unit di misura de-gli edifici. Ma non pare che Francesco di Gior-gio ne avesse fissate. Appare invece evidente laricerca di rapporti numerici musicali, o co-munque di numeri razionali, nella ordenazio-ne delledificio. Ci emerge gi nelle tre areesu cui Francesco di Giorgio impost il dispositi-

    vo funzionale del monastero87. possibile cheFrancesco di Giorgio avesse seguito questo pro-

    cedimento progettuale. Sulla distanza tra la viadel cortile e la chiesa di San Girolamo di124,5 piedi egli stacc la larghezza del mona-stero di 115 piedi e la residua larghezza di9,5 piedi della via di separazione tra il mona-stero e il convento dei gerolimini. Poi sulla lar-ghezza del monastero egli stacc nel corpo difabbrica di sinistra le lunghezze della chiesa,del coro, e della sacrestia e del confessorio acco-stati, che mise in rapporto con la larghezza di30 piedi di quel corpo di fabbrica. Egli riusc aottenere dei rapporti numerici musicali trale due dimensioni di ogni singolo vano e a por-re in rapporto fra loro le dimensioni degli am-

    bienti vicini. La chiesa rettangolare di 4030piedi divisa dalla sua diagonale di 50 piedi in due triangoli pitagorici88. La lunghezza del-la diagonale pari alla lunghezza del coro di50x30 piedi . Inoltre, le dimensioni della sacre-stia e del confessorio di 2515 piedi sono di-mezzate da quelle del coro, in modo che si sta-bilisce una unit organica fra questi tre rettan-goli simili. Sulla lunghezza della sacrestia e delconfessorio accostati di 25 piedi Francesco diGiorgio fiss la larghezza del corpo di fabbricain alto, la cui lunghezza egli lasci inizialmenteindeterminata. Poi larchitetto senese fiss laprofondit dei portici di sette piedi e dimen-sion il cortile di 8050 piedi . Cos egli ot-tenne la lunghezza del corpo di fabbrica in altoe, contemporaneamente, la lunghezza e la lar-ghezza del corpo di fabbrica in basso. Infine eglicollim la larghezza del corpo di fabbrica di de-stra sulla larghezza di 60 piedi dellarea daassegnare ai gerolimini. Una conferma di questoprocedimento progettuale viene dalla verificadei rapporti numerici usati nei vani dei corpi difabbrica in alto e in basso. Essi sono poco signi-ficativi, perch gli ambienti vennero tagliati al-linterno di corpi di fabbrica gi dimensionati.

    Ma i due vani identici dei parlator fanno ecce-

    zione, perch il rapporto fra i lati 14:20 piedi esprime il rapporto 1:2. Esso era certamentenoto a Francesco di Giorgio, sia dalla pratica dibottega sia dal Vitruvio, dal quale ultimo eglitrasse lunica indicazione di quel rapporto nu-merico irrazionale che nel primo Trattato89. Iltesto di Vitruvio anche una fonte per i rappor-ti di numeri razionali che sono indicati nei Trat-tati. Ma quei rapporti numerici, che larchitettosenese traeva anche dalla sua esperienza di co-

    8. Il sito a nord dellex monastero di SantaChiara in Urbino ripreso dalla rampa eli-coidale di quelledificio. Lungo lasse centra-le della illustrazione si notano le mura ur-biche medievali parzialmente residue, indi-viduate dalle puntellature di sostegno e dal

    filare degli alberi (foto Guido Cecere).

    9. Ricostruzione delle planimetrie e delledestinazioni duso del monastero di SantaChiara in Urbino allinizio del secolo XVI(da L. Fraternale, Il monastero di Santa

    Chiara a Urbino, in Larchitettura, cro-nache e storia, X, 1964, pp.268-75).Pianta a quota 9,75 m: 1. rampa elicoida-le; 2. deposito; 3. stenditoio;4. camino; 5. cantina; 6. scala di servizio;7. corridoio; 8. lavanderia; 9. pozzo;10. ingresso carraio; 11. fondo;12. cavedio dello spulciatoio; 13. giardino

    pensile; 14. cappella ducale; 15. cappelle se-polcrali.Pianta a quota 3,15 m: 1. rampa elicoi-dale; 2. loggia; 3. cantina; 4. refettorio;5. ripostiglio; 6. corridoio; 7. cucina;8. pozzo; 9. camino; 10. laboratorio;11. camera dei telai; 12. cavedio dello spul-ciatoio; 13. magazzino; 14. dispensa; 15.

    portico; 16. legnaia; 17. foresteria.Pianta alle quote 0,00/+3,15 m:1. rampa elioidale; 2. noviziato; 3. celle;

    4. corridoio; 5. dormitorio; 6. camera dipassaggio; 7. coretto delle converse; 8. corodelle coriste; 9. refettorio dellinfermeria;10. infermeria; 11. corridoio; 12. balconedello spulciatoio; 13. laboratorio;14. magazzino; 15. abitazione del guar-diano; 16. abitazione del confessore; 17. sa-crestia; 18. confessorio delle monache; 19.

    sacrestia delle monache; 20. paneria;21. chiesa; 22. foresteria(rielaborazione grafica dellautore).

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    struttore, gli erano soprattutto noti dai testi da-baco e in particolare dalle volgarizzazioni deitrattati di geometria. Ci confermato anchedalla Praticha di gieometria martiniana, in cuiconflu un corpo di conoscenze molto noto,scritto in volgare e di facile accesso90. In sostan-za, il sistema proporzionale usato nelle tre pian-te elementare. Francesco di Giorgio us deirapporti di numeri razionali e musicali, ma

    non elabor un uso ragionato di rapporti pro-porzionali. La sua esecuzione, ad esempio, appa-re molto lontana da quella di un virtuoso dellamatematica quale fu Leon Battista Alberti91.

    La fabbricaLedificazione conclude il processo progettuale.In essa si rende ledificio conforme alle aspirazio-ni del committente e se ne perfeziona ladatta-mento al contesto del sito. Proprio nel capitolosui conventi, che in T, Francesco di Giorgiosottoline pi volte la necessit di adattare ledi-ficio al sito. In un passaggio di quel capitolo egliafferm che gli adattamenti del tipo ideale non

    andavano progettati sulla carta, bens operati di-rettamente sulledificio, quando esso era calatonello spazio reale92. probabile che Francesco diGiorgio avesse determinato quella sua raccoman-dazione anche in base allesperienza della fabbri-ca del monastero di Santa Chiara, la cui esecuzio-ne avvenne anche in base a decisioni prese diret-tamente sul cantiere. La fabbrica dovette iniziareal pi tardi nel 1477. La fiducia che Federico di

    Montefeltro e Ottaviano Ubaldini dimostraronodi accordare a Francesco di Giorgio nei tre con-tratti del maggio 1477 che riguardarono anchela direzione dei lavori di opere di architetturaprogettate dallo stesso architetto senese93 legit-tima lipotesi di una sua precedente attivit per lacorte urbinate, esplicata anche nellambito dellaprogettazione e costruzione di edifici, tra i quali

    vi fu certamente il monastero di Santa Chiara inUrbino. Ma ben presto la presenza di Francescodi Giorgio in Urbino divenne saltuaria tra le-state del 1478 e la primavera del 1480 durantela guerra tra Sisto IV e Firenze, che egli segu co-me architetto militare del duca di Urbino94. Allo-ra Baccio Pontelli collabor con Francesco diGiorgio nella costruzione del monastero di SantaChiara in Urbino. La collaborazione continu fi-no a poco dopo la morte di Federico di Monte-

    feltro del 10 settembre 1482 a causa della qua-le molto probabilmente si interruppe la fabbricae certamente il Pontelli lasci Urbino95. impos-sibile individuare cosa venne costruito in quellaprima campagna di lavori, a parte forse la chiesache pare identificabile in base alla sua descrizionenel documento del 148196. I lavori intrapresi per

    volont di Elisabetta Feltria a cavallo tra i seco-li XV e XVI proseguirono sulla base del pro-getto martiniano. Alla fine di quella seconda cam-

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    pagna di lavori restavano da costruire, o forse so-lo da completare, i corpi di fabbrica a sud e a ove-st del chiostro. Ma nulla si sa di questi ultimi la-

    vori. invece noto che la chiesa venne rimaneg-

    giata in almeno tre occasioni97. Allinizio del seco-lo XX il monastero venne ristrutturato, con dan-neggiamenti anche gravi, e solamente da ventan-ni ne iniziata una lenta opera di manutenzione98.

    Larchitettura autentica martiniana costitui-sce la maggior parte delledificio. In essa il sito,i vincoli preesistenti, le necessit funzionali, leemergenze di cantiere e le interpretazioni di col-laboratori ed esecutori intervennero come acci-denti della fortuna sul modello ideale. Lo stes-so uso martiniano della composizione a filo diferro facilitava il prodursi di deformazioni mu-rarie nelle sue architetture, che si verificaronoanche nel monastero di Santa Chiara. Francescodi Giorgio sottopose le tre piante a una sempli-ficazione geometrica meno rigida, ma analoga, aquella adottata nei disegni dei suoi Trattati. Inol-tre egli contestualizz in modo approssimativonel sito quelle piante geometrizzate. Solamentesul cantiere egli deform il regolare impiantoplanimetrico del progetto finale. In quel fran-gente, alcune linee parallele e perpendicolari su-birono deviazioni e deformazioni e certi elemen-ti e parti del progetto si adattarono esattamentea dei vincoli preesistenti. Si sono gi indicati gliinconvenienti pi gravi del progetto ai ff. 66v-67r: nella ridotta dimensione delledificio e nel-

    la indicazione di un circuito di vie pubbliche,che avrebbero intaccato la clausura del monaste-ro. Questi due inconvenienti non pregiudicanoledificio. Il monastero fu ampliato e separatodalla citt. Larea si estese a nord, fino alle muraurbiche ed al torrione semicircolare, a quellecontestuale, sul quale si innalz la rampa elicoi-dale (ill. 2 e 8). Inoltre, si ridusse a un impasse lastrada a L tra il monastero e il convento di SanGirolamo99. La sovrapposizione della pianta ai ff.

    66v-67r sul rilievo dellex monastero rende evi-denti le trasformazioni intervenute con la co-struzione delledificio (ill. 2). Il fronte edilizioassecond la curva dolce della via del cortile e

    registr tre cesure murarie (ill. 3), che individua-rono delle separazioni funzionali nelledificio. Apartire da quella linea spezzata la pianta del cor-po di fabbrica ovest assume una forma a venta-glio, che si interrompe contro il regolare corpodi fabbrica est (ill. 9).

    Una attendibile ricostruzione delledificio edei suoi usi alla data del primo Cinquecento stata pubblicata pi di trentanni fa (ill. 9)100. Leabitazioni del confessore e del guardiano separa-rono verso ovest il giardino dei frati dalla via delcortile. Labitazione del guardiano era accostataalloratorio di SantAntonio ed entrambi i corpidi fabbrica vennero abbattuti. Per primo lorato-rio101, e successivamente allinizio del secolo XX labitazione del guardiano. Dopo la prima ca-mera dellabitazione del confessore, che fungevaanche da primo ingresso al monastero cerano: lasacrestia, il parlatorio, il confessorio, la sacrestiadelle suore, e il deposito dei panni. Lubicazionedella paneria, che analoga a quella della pian-ta ai ff. 66v-67r (ill. 1), conferma che la confezio-ne dei panni fosse la prevalente attivit manualedelle clarisse urbinati. A sud cerano la chiesa e ilcoro, dal quale le suore seguivano attraverso unagrata, in incognito, la messa celebrata nella chie-sa. Anche la finestra di ferro del parlatorio era af-

    facciata sulla chiesa, che fungeva inoltre da parla-torio pubblico102. Dal loro parlatorio le suore ac-cedevano al confessorio. Lingresso alla chiesa posto su una breve rientranza del fronte edilizio,che ritaglia un esiguo slargo sulla via del corti-le. Nei brevi fronti laterali dellesiguo slargoerano collocati i due ingressi del monastero. Lasequenza di ingresso, chiesa e coro venne desun-ta dal progetto al f. 65r. E da esso venne forse ri-presa anche la disposizione dellappartamento

    10. Il fronte orientale dellex monasterodi Santa Chiara in Urbino(foto Guido Cecere)

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    11. Loriginario dormitorionellex monastero di Santa Chiara inUrbino (foto Guido Cecere).

    del confessore. Il corpo di fabbrica a valle venneedificato su tre piani. Nel primo piano cerano ildormitorio e le celle, affiancati e separati da uncorridoio, secondo una soluzione distributiva

    che disegnata nella pianta ai ff. 63v-64r (ill. 6).La lunga serie delle celle, oggi in gran parte de-molite, risvoltata a 90 in due ali di testata.Quella nord incernierata al dormitorio me-diante la rampa elicoidale. La disposizione plani-metrica di quel corpo di fabbrica affine a quel-la del corpo di fabbrica sud del palazzo Ducale diGubbio, che venne costruito, quasi certamentecon il concorso di Francesco di Giorgio, con-temporaneamente al monastero di Santa Chiarain Urbino103. A sud della testata sud delle celle edel dormitorio cerano linfermeria e lo spulcia-toio. Francesco di Giorgio afferm lutilit diquestultimo ambiente nel contesto dei con-

    venti proprio nello specifico capitolo sui con-venti di T104. Lo spulciatoio assolveva sia a unafunzione igienica sia al precetto religioso di pre-servare anche la pi piccola creatura di Dio. Dalbalcone quadrilatero dello spulciatoio del loromonastero le clarisse urbinati si scrollavano didosso i parassiti, che cadevano nel fondo del ca-

    vedio, da dove venivano convogliati nella fogna edi qui espulsi. Le logge vicine al dormitorio era-no usate come laboratorio, e il tratto incompiu-to delle logge nord era forse adibito a magazzi-no. La foresteria era nel corpo di fabbrica ovest,lungo la via del cortile. Essa venne costruita a

    partire dal secolo XVI, nella terza campagna dilavori. Ancora nel corpo di fabbrica est, al pianoterra cerano: il refettorio, la cucina con la di-spensa e, intorno al cavedio dello spulciatoio, al-cuni magazzini e laboratori che immettevanonella lunga loggia a U; e nel seminterrato cera-no: il lavatoio, lo stenditoio e i vari depositi.Questi ambienti fanno capo al portico, che im-mette nel giardino dove originariamente eranocollocate, addossate al muro orientale, le cappel-

    le sepolcrali. Una collocazione affine di una cap-pella nel giardino del palazzo del re, nel pri-mo Trattato105. E poich il giardino del palazzodel re affine a quello della pianta al f. 65r (ill.5), possibile che fin da quelliniziale progettoFrancesco di Giorgio prevedesse la collocazionedi cappelle nel giardino. Il recupero delle solu-zioni approntate nei progetti iniziali avvenne se-condo un procedimento non lineare, mediante il

    loro reimpianto nel progetto definitivo, che documentato in una sua fase di elaborazione ini-ziale nella pianta ai ff. 66v-67r. Le tre aree fun-zionali che in essa sono chiaramente distinte ilgiardino dei frati, il monastero e il giardino delmonastero vennero eseguite con gli adatta-menti gi detti. Il giardino dei frati venne sepa-rato dalla strada con un corpo di fabbrica ad usodegli stessi osservanti. La chiesa e il coro venne-ro trasformati secondo il precedente progetto alf. 65r. La rampa elicoidale sostitu la scala nellatestata sinistra della loggia. Labile incastro a Tfra la loggia e il portico venne fratturato con lin-serimento del refettorio. La via di separazione

    dal convento di San Girolamo venne ridotta a unimpasse106. Infine si spost il confine tra le due co-munit religiose confinanti, ampliando larea de-stinata alle clarisse.

    Dal rilievo metrico si ricavano altre informa-zioni sulla geometria delledificio e sui procedi-menti adottati nella fabbrica107. Pare che France-sco di Giorgio avesse fissato le misure massimedellarea e le dimensioni delledificio e del giar-dino approssimando dei rapporti di numeri ra-zionali108. Su quella sommaria geometria di rife-rimento egli sovrappose e accost dei fasci di

    volte a botte e a padiglione le cui ampiezzevennero adattate dai precedenti progetti109 finoa ottenere larticolata disposizione del Mona-stero. Ma larchitetto senese ottenne anche lagiusta ordenazione degli ambienti, medianteun ampio uso di rapporti di numeri razionali110.Si registra inoltre, nel regolare corpo di fabbricaest, la presenza di alcune misure esatte di diecie venti piedi che derivarono forse dalluso del-la canna di misurazione111. Il raccordo tra i dueimpianti planimetrici quello regolare del corpodi fabbrica est e quello irregolare del corpo difabbrica ovest avvenne mediante la modellazio-ne a pianta trapezoidale di alcuni vani.

    Limmagine delledificio stabilita dallimpo-

    nente apparato murario del suo fronte orientale(ill. 10). Esso caratterizzato dalla doppia loggiasu pilastri, che protesa verso il paesaggio con letestate svoltate a U e che, originariamente, eracompletata con lattico delle celle. Quel fronteconnota il paesaggio urbano orientale di Urbinoe fronteggia il paesaggio agrario che fa capo allachiesa di San Bernardino. I tre originari piani so-

    vrapposti con le doppie arcate dal ritmo serra-to rimandano a esempi di teatri e acquedotti

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    romani antichi112. In quellimpaginato inseritoil tipico motivo medievale senese dellarco ribas-sato. Linnovazione tipologica delle testate svol-tate a U rimanda al castellare e alla torre quadra-ta, nel palazzo Ducale di Urbino. Le costruzioniad archi su pilastri, che sorreggono il giardinopensile dellex monastero, rimandano ai grandicontrafforti della spianata pensile del mercataledi Urbino. Infine, Francesco di Giorgio ottenne

    un forte effetto di contrasto applicando sul po-deroso apparato murario la sua sintetica abbre-viazione dellordine classico. Lintero dispositivoformale presenta una marcata affinit col frontenord del palazzo del Belvedere di Innocenzo

    VIII, in Vaticano, e la somiglianza costituisce unsolido indizio per lattribuzione delledificio vati-cano a Baccio Pontelli113.

    Limpianto regolare del corpo di fabbricaorientale appena deformato dalla modesta de-

    viazione del muro di testata nord, che proseguerettilineo nel muro del giardino pensile. Il lungoallineamento murario complessivo tangente alcilindro della rampa elicoidale. Questa una si-

    gla martiniana che congiuntamente rimanda: al-la coclea e alle competenze meccaniche di Fran-cesco di Giorgio ingegnere114 e alla predilezionefigurativa verso le forme circolari e rotanti diFrancesco di Giorgio artista115. La lunga devia-zione muraria si accorda alla poetica martinianadi deformazione del modello ideale, attraversoladozione del principio di flessibilit nellorga-

    nismo reale116. Il modo col quale Francesco diGiorgio risolveva il tema delle scelte compositi-

    ve nei siti irregolari o comunque gravati davincoli che potessero compromettere la regola-rit degli edifici era consono alla sua poetica dideformazione espressionistica delle masse mura-rie. Essa dichiarata apertamente anche nel trat-tamento degli spazi interni voltati, che si esten-dono dalla vastit di navate basilicali alla contra-

    zione di cunicoli ipogei. Qui Francesco di Gior-gio dette fondo alla sua vena fantastica (ill. 11).La deformazione materica dei blocchi murari plasmati, scavati e incisi e la illuminazione mi-steriosa e intensa raggiungono esiti in genereespressionistici, talvolta ermetici e astratti. Que-ste scelte linguistiche accomunano le poetichedellarchitettura e della scultura martiniane. Adesempio, la modellazione delle masse murariesulle funzioni nei suoi edifici affine alla mo-dellazione delle forme plastiche sui gesti delle fi-gure nei suoi bassorilievi . Questo saldo lega-me ha una replica indebolita nel suo simmetricospeculare allacciato tra larchitettura e la pittu-

    ra martiniane soprattutto perch gli esiti dellasua pittura vennero molto attenuati dalla medio-cre interpretazione degli esecutori. Ma questa

    via delle ipotesi critiche allargate ai settori disci-plinari contigui va comunque percorsa, nellaprospettiva di estendere lunitariet della mul-tiforme opera martiniana, dalla prassi quotidianaalle poetiche artistiche.

    1. La fortificazione di Costacciaro, il cuicontratto di allogagione dei lavori vennestipulato il 17 maggio 1477 (pubblicato inP.L. Menichetti, Castelli, palazzi fortificati,

    fortilizi, torri di Gubbio dal sec. XI al XIV,Citt di Castello 1979, p. 141). La chiesadi Santa Maria delle Grazie al Calcinaiopresso Cortona, la cui cerimonia di fon-dazione avvenne il 6 giugno 1485 (pub-blicato in G. Pinucci, Memorie istorichedella sacra immagine [] del Calcinajo, Fi-renze 1792, pp. 44, 53-54, 57-61). Il pa-lazzo Comunale di Jesi, il cui contratto diallogagione dei lavori venne stipulato il27 maggio 1486. Pubblicato in A. Gia-nandrea,Il Palazzo del Comune di Jesi, Je-si 1887, p. 16.

    2. I sette edifici sono: le rocche di Sasso-feltrio, Serra SantAbbondio, Tavoleto eCagli, e la scuderia ducale con lannessarampa elicoidale di Urbino, edifici co-struiti per Federico di Montefeltro; e le

    rocche di Mondolfo e Mondavio, costrui-te per Giovanni della Rovere signore diSenigallia. (Francesco di Giorgio Marti-ni, Trattati darchitettura militare e civile, acura di C. Maltese, Milano 1967, 2 voll.,II, pp. 339-40, 459-65, tavv. 274-79). Larocca di Mondavio integra. La rocca diCagli e la rampa-scuderia di Urbino sonoparzialmente conservate. Gli altri quattroedifici sono andati completamente di-strutti.

    3. La definizione del corpusdei disegni di

    architettura autografi di Francesco diGiorgio un problema controverso (cfr.

    M. Mussini,La trattatistica di Francesco diGiorgio: un problema critico aperto, in F.P.

    Fiore, M. Tafuri (a cura di), Francesco diGiorgio architetto, Milano 1993, pp. 358-79). Tralasciando i moltissimi disegni delCodicetto, codice Urb. Lat. 1757 della Bi-blioteca Apostolica Vaticana, e i numero-si dellOpusculum de architectura, codice197.B.21 del British Museum di Londra,che hanno uno scarso riferimento allaprogettazione architettonica. Alcuni di-segni rapidamente schizzati e annotati,che riguardano soprattutto macchine emeccanismi, sono postillati nel De inge-neeis I-IIdel Taccola, ms. Lat. 197.II del-la Bayerische Staatsbibliothek di Mona-co di Baviera, ff. 57r, 65r, 66r, 68r, 87r,88v, 95v, 103r, 106r, 115v, 120r, 121r,128r, 129r, 130v (cfr. L. Michelini Tocci,Disegni e appunti autografi di Francesco diGiorgio in un codice del Taccola, in Scritti di

    storia dellarte in onore di Mario Salmi, Ro-ma 1962, II, pp. 203-12). Vedi nota 41.Otto disegni sono apposti a margine del-la Traduzione da Vitruvio, allegata al codi-ce Magliabechiano II.I.141 della Biblio-teca Nazionale di Firenze, convenzional-mente definito M, ai ff. 103r-187r, maanchessi sono annotazioni grafiche discarso rilievo (cfr. F.P. Fiore,La traduzio-ne da Vitruvio di Francesco di Giorgio. No-te ad una parziale trascrizione, in Archi-tettura, storia e documenti, 1, 1985, pp.5-30). Un progetto per la casa della Sa-

    pienza di Siena e alcune rapide idee pro-gettuali sono nel Quaderno di schizzi ar-cheologicidi Francesco di Giorgio, Museodegli Uffizi di Firenze, ff. U 318 Ar/U

    337 Av. Cfr. H. Burns,I disegni di France-sco di Giorgio agli Uffizi di Firenze, in Fio-re, Tafuri (a cura di), Francesco di Gior-

    gio..., cit. [cfr. nota 3], pp. 330-57.

    4. Il codice Ashburnham 1828 App. dellaBiblioteca Medicea Laurenziana di Fi-renze risulta prezioso per lo studio del-larchitettura del Quattrocento. Essocontiene quello che ritenuto lunico di-segno autografo di Leon Battista Alberti(cfr. H. Burns,A drawing by Leon Battista

    Alberti, in Architectural Design, 49, 5-6 1979, pp. 45-56; id., Un disegno architet-tonico di Alberti e la questione del rapportotra Brunelleschi e Alberti, inFilippo Brunel-leschi. La sua opera e il suo tempo, Firenze1980, 2 voll., I, pp. 105-23) e i tre disegniautografi di Francesco di Giorgio ff.

    63v-64r, 66v-67r, 159r . Il codice racco-glie 333 disegni di architettura, databilitra la seconda met del secolo XV e lini-zio del secolo XVII. La collezione fu pro-babilmente composta nel secolo XVIIdallarchitetto urbinate Muzio Oddi(1569-1639), del quale sono ravvisabilinel codice numerosi disegni e brani discrittura. Dal suo testamento risulta cheegli possedette una considerevole raccol-ta di Istrumenti Matematici, Libri,Scritture, statuette, disegni (cfr. Biblio-teca Universitaria di Urbino, Fondo del

    Comune, b. 22, f. 327v,). inoltre notoche i Vincenzi, suoi eredi, a poco a pocosi disfecero di molti libri, di tutti gli stru-menti matematici e di alcuni manoscritti

    appartenuti al loro antenato (cfr. L. Ser-volini,Muzio Oddi, architetto urbinate delSeicento, in Urbinum, VI, 6, 1932, pp.7-27; p. 22). significativo che nella Bi-blioteca Medicea Laurenziana sia ancheconservata una raccolta autografa di Mu-zio Oddi, con disegni di orologeria idrau-lica e di tecnica varia (codice Ash-burnham 1357), di provenienza identica aquella del codice qui preso in esame. Ol-tre ai disegni di Leon Battista Alberti,Francesco di Giorgio e Muzio Oddi, siindividuano nel codice diversi gruppi didisegni che denunciano singole paternit(cfr. P. Ruschi, Scheda n.155..., in F. Gur-rieri (a cura di), Disegni dei manoscritti lau-renziani, secoli X-XVI, Firenze 1979, pp.214-18; p. 218). Questi raggruppamentisono pi caratterizzati fra i disegni pi

    antichi, e in particolare tra quelli di alcu-ni collaboratori di Francesco di Giorgio.Gustina Scaglia ha riferito questi rag-gruppamenti a due precise personalit eha proposto di identificarne una, ma conscarse adesioni (G. Scaglia,Architecturaldrawings by Giovanbattista Alberto in thecircle of Francesco di Giorgio, in Architec-tura, VIII, 2, 1978, pp. 104-24). I tre di-segni martiniani vennero identificati epubblicati da Howard Burns (H. Burns,

    Progetti di Francesco di Giorgio per i conven-ti di San Bernardino e Santa Chiara di Ur-

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    bino, in Studi bramanteschi, Roma 1974,pp. 293-311, tavv. CXXXIII-CXXXVI), esubito dopo commentati dalla Scaglia (G.Scaglia, Newly discovered drawings of Mo-nasteires of Francesco di Giorgio Martini, inArchitectura, IV, 2, 1974, pp. 112-24).

    Va infine segnalata la presenza nel codicedi un disegno, n. 110 al f. 77r, che rap-presenta un edificio sacro allantica, cherimanda in modo quasi testuale al tempiodella Veduta di citt ideale, oggi allaGalleria Nazionale di Urbino. Cfr. Ru-schi, Scheda..., cit. [cfr. nota 4], p. 218).

    5. La pianta ai ff. 63v-64r e la pianta al f.159r, di cui Burns ha proposto lidentifi-cazione quali progetti per il convento diSan Bernardino in Urbino. Burns,Proget-ti..., cit.[cfr.nota 4], pp.298-99.

    6. Scaglia, Newly..., cit. [cfr. nota 4], pp.114-18.

    7. Burns, Progetti..., cit. [cfr. nota 4], pp.296-98.

    8. La strada rettilinea in basso lanticavia del cortile. Il suo tracciato permaneinalterato nellodierna via Santa Chiara,sulla quale prospetta ancora oggi il tre-centesco oratorio della Santa Croce (ill.3). La rinascimentale chiesa di San Giro-lamo consacrata nel 1474 venne ab-battuta per riedificare quasi sullo stessoluogo lodierna chiesa tardo settecentesca(ill. 4) (cfr. B. Ligi,Memorie ecclesiastiche diUrbino, Urbino 1938, p. 399). Inoltre,lassetto delle mura coincide quasi esatta-mente con quello registrato da Leonardonel suo rilievo delle mura urbiche di Ur-bino del 1502. Il rilievo leonardesco do-cumenta che a quella data il fronte norddel monastero era gi stato costruito, per-ch in esso non compaiono n il torrionesemicircolare (ill.1 e 2), sul quale era gistata innalzata la rampa elicoidale, n ilprimo tratto rettilineo delle mura urbicheche era a est del torrione semicircolare eche, a sua volta, era gi stato inglobatonel nuovo lunghissimo muro nord delgiardino del monastero. Vedi nota 116 ecfr. N. De Toni, I rilievi cartografici perCesena e Urbino nel Ms.L dellIstituto di

    Francia, inLetture vinciane I-XII, Firenze1974, pp. 133-48 e ill. 30-39.

    9. Fece (Federico di Montefeltro) edifi-care in Urbino uno monistero di SantaChiara, [] e ci spese molti danari. Ve-spasiano da Bisticci, Vita di Federico daUrbino, in id., Vite di uomini illustri del se-colo XV, a cura di P. DAncona, E. Aesch-limann, Milano 1951, p. 225.

    10. Elisabetta (di Montefeltro) riducen-dosi a fare vita religiosa e Santa in quelbel Monistero di S. Chiara di Urbino,chella fabbric a sue spese. G.C. Galli,

    Lettera a Guidubaldo II della Rovere. 1566gen. 23, in G. Colucci (a cura di), Anti-chit Picene, Fermo 1795, t. XXI, p. 81.

    11. Lattribuzione contenuta in uni-stanza che il conte Giacomo Ubaldini edalcuni altri cittadini urbinati indirizzaro-no al governo del Regno dItalia, il 29giugno 1862, al fine di tutelare lappenadisciolto monastero di Santa Chiara dapossibili manomissioni. In essa il conteUbaldini, basandosi quasi certamente sudocumenti in suo possesso, abbandon letradizionali attribuzioni delledificio agliarchitetti urbinati Bramante e Girolamo

    Genga (cfr. A. Lazzari, Delle chiese di Ur-bino e delle pitture in esse esistenti, Urbino1801, p. 81), e cit due nomi allora quasicompletamente dimenticati, dichiarandoche lex monastero di Santa Chiara erastato disegnato e diretto da Francesco

    Martini senese e Baccio Pintelli fiorenti-no. Archivio Comunale di Urbino, Car-tella VIII, 11, convento di Santa Chiara,1862-65; cit. in P. Rotondi, Contributi ur-binati a Francesco di Giorgio, in Studi arti-

    stici urbinati, Urbino 1949, pp. 87-135;pp. 117-18 e nota 49 a p. 128.

    12. Il conservatorio venne eretto dalBeato Pietro da Pisa [] e da Cattarina

    Vedova di Ser Pietro Foschi da Rimino, esua figlia, Vedova ancora essa del quon-dam Antonio di S.Arcangelo (cfr. Lazza-ri, Delle chiese..., cit. [cfr. nota 11], p. 78).Un rogito per un successivo acquisto diterreni, effettuato dai tre fondatori perlampliamento del conservatorio, in Ar-chivio di Stato di Urbino, Quadra di Po-

    sterula, 1430, c. 138, 1421 ago. 16, notaioNicola di Giovanni da Urbino. Cit. inibid., pp. 78-79.

    13. Cfr. Ligi,Memorie..., cit. [cfr. nota 8],p. 396. Un successivo rogito del 15 otto-bre 1422, per la vendita al beato Pietro daPisa di una casa con un orto in locoSportelli sive Spineti, in Archivio Ca-pitolare di Urbino,Pergamena del conven-to di san Girolamo, 1422 ott. 15, notaio

    Tarquinio da Urbino. Cit. in ibid., p. 396.

    14. Ringrazio vivamente lemerito stu-dioso urbinate monsignor Franco Negro-ni per avermi cortesemente segnalato isette documenti inediti qui pubblicati,che egli ha rinvenuto e trascritto. Su que-sti indispensabili documenti si basato ilmio lavoro. (ill. 2) Vendita da parte del-legregio ser Tommaso Catani di Urbinodi una casa con suolo, tetto, pareti e lor-to contiguo alla stessa casa, posta nellacitt di Urbino nella quadra di SantaCroce presso le vie da ogni parte al vene-rabile uomo Fra Pietro da Pisa e a donnaCaterina moglie del fu Pietro di Fosco daRimini e sua figlia donna Simona [] alprezzo di cinquecento ducati. (Archiviodi Stato di Urbino, Quadra di Posterula, n.23, 1430-31, c. 138v, 1431 ago. 31, notaioNicola di Giovanni da Urbino). Lubica-zione del terreno nella quadra di SantaCroce e la sua vendita a Fra Pietro daPisa e a donna Caterina [] e a sua figliaSimona garantiscono che quel terrenofosse confinante con il Conservatorio eservisse per lampliamento della sua area.

    Vedi nota 12.

    15. (Ill. 2) Il 30 marzo 1445 in Urbinonel portico delle case dellillustrissimo si-gnore Federico. Lillustre e magnificoconte Federico [] successore della sem-pre ricordevole memoria dellillustre fuGuidantonio conte di Montefeltro [] o[] liberamente e per certa scienza mos-so da carit e zelo divino e amor di Diononch a titolo e causa di donazione tra

    vivi per aiuto del divino favore e per lacostruzione dellinfrascritto monastero dimonache che, povere serve di Dio, pura-mente, liberamente, semplicemente e ir-revocabilmente [] don allegregio uo-mo Bartolomeo di Simone di Pietro []mercante in Urbino e a maestro Benedet-to da Coldazzo, muratore ovvero inge-gnere, domiciliato in Urbino, sindaci,procuratori, negoziatori, gestori delle de-

    vote donne (cors. agg.; vedi nota 17, ill. 1e ill. 6) povere, ossia monache del nuovomonastero da edificarsi subito e costruir-si in detta citt di Urbino [] un pezzo diterreno ortivo, ossia tutto il tenimento eterreno ortivo dello stesso illustre signo-re, posto nella citt di Urbino, nella qua-dra di Santa Croce, nella localit del cor-tile, ossia del poggio, ossia in quanto eper quanto vasto incominciando e com-prendendo dallorto, ossia il terreno orti-

    vo dellegregio dottore in legge signorMatteo de Catani, escluso, fino al murodella chiesa della Fraternita di SantAnto-nio, esclusa, il quale terreno donato, dalprimo lato, superiore, confina con la stra-da ossia via pubblica detta la via del corti-le, dal secondo lato, la detta chiesa e i be-ni della detta Fraternita di SantAntonio,dal terzo il terreno ortivo predetto deldetto signor Matteo e dal quarto, di sot-to, la via ossia la via e la cerchia del co-mune. (Archivio di Stato di Urbino,Quadra di Santa Croce, n. 41, 1449, cc. 6r-6v, 1445 mar. 30, notaio Bartolomeo diBrugaldino di Martino Antaldi da Urbi-no). Fino al 1445 il conservatorio rimaseallinterno delle mura urbiche medievali la cerchia del comune . Liniziale in-sediamento del conservatorio dovette es-sere posto verso sud, perch il terreno ac-quisito nel 1431 venne ceduto dalla fami-glia Catani. A valle delle mura medievaliera posto in loco Sportelli sive Spineti(vedi nota 13) il convento di San Girola-mo. Fu dopo labbattimento delle muramedievali, particolarmente col progettodel nuovo monastero nel 1475, che le cla-risse accamparono delle pretese su quel-larea contigua al convento di San Girola-mo e posta a valle del loro monastero.

    16. Battista Sforza mor il 6 luglio 1472 inGubbio. Il suo funerale venne celebratoin Urbino, nella chiesa di San Francesco,il 17 agosto 1472 (cfr. G. Santi,La vita ele gesta di Federico di Montefeltro DucadUrbino, a cura di L. Michelini Tocci,Citt del Vaticano 1985, 2 voll.; I, p. 412;Gaugello Gaugelli, De vita et Morte illu-

    strissimae Baptistae Sfortiae, a cura di A.Cinquini, Roma 1905, p. 55). Secondolunica testimonianza, la salma di BattistaSforza fu sepolta nel monastero de sanc-ta Clara de Urbino in li propri sepulchride le sancte monache, come havea lei(Battista Sforza) devotamente ordinatone la sua infermitade (cfr. Joanne Sabati-no de li Arienti, Gynevera de le clare donne,a cura di C. Ricci, A. Bucchi Della Lega,Bologna 1888, p. 304). Tuttavia, la storio-grafia urbinate accredit per lunghissimotempo laffermazione del Baldi che Batti-sta Sforza fosse stata sepolta nella Chie-sa de Zoccolanti, cio nella chiesa diSan Donato (B. Baldi, Vita e fatti di Fede-rico da Montefeltro duca di Urbino, Roma1824, 3 voll.; III, p. 230). Sulla sepolturadi Battista Sforza cfr. F. Madiai, Battista

    Montefeltro sepolta in Santa Chiara, inUrbinum, IX, 1-6, 1935, pp. 12-16.

    17. Oltre a inserire il monastero tra gliedifici fatti costruire da Federico di

    Montefeltro (vedi nota 9), Vespasiano daBisticci parl altre volte delledificio edellistituzione regolare: Era in Urbinouno luogo di sanctissime donne (cors.agg.) rinchiuse, doverano circa donne(cors. agg.) sessanta, murate; e il moniste-ro fece fare la sua Signoria, per confor-tarle nel buono proposito loro. Ogni set-timana, una volta, andava a questo moni-

    stero, e lui solo entrava nella chiesa, e nonvoleva che ventrasse altri, e andava a se-dere a una grata che vera. Qui vi venivasolo la maggior donna (cors. agg.) (Ve-spasiano da Bisticci, Vita..., cit. [cfr. nota9], p. 215). Va rilevato che sia in questosia negli altri brani dedicati ai monasterifemminili, Vespasiano da Bisticci deno-mina le suore come donne, secondo unaconsuetudine lessicale del secolo XV. Ciconcorda sia con le corrispondenti anno-tazioni nelle due piante autografe marti-niane in cui anche Francesco di Giorgiodenomina le suore come donne sia coldocumento del 1445. Vedi nota 15.

    18. In quelli due anni, che stetti (Battistada Varano) in quel sacro e benedetto Mo-nastero di Urbino. Battista Varano, Vitadella Veneranda Madre suora Battista Varani,a cura di D. Passini, Macerata 1624, p. 55.

    19. Nella detta chiesa e presso la grata diferro di clausura delle dette monache, al-la cui chiesa, da un lato la strada pubbli-ca, da tutti gli altri le propriet e il dettoconvento. Le monache di Santa Chiarache avevano venduto al nobile GuidoBrancaleoni dei mulini e provvidenze inPiobbico in ragione di 200 fiorini compu-tati a 40 bolognini luno. Somma gi im-piegata e convertita nella fabbrica deldetto monastero, poich non era statosteso listrumento papa Sisto IV concedeai frati dellOsservanza di San Donato diUrbino, curatori del detto monastero, dipoter legalizzare latto. Latto steso.

    Archivio di Stato di Urbino,Notaio Anto-nio Vanni, n. 44, divisione I, casella 2,1469-83, cc. 403r-404r, 1481 lug. 31.