PROGETTARE SISTEMI RESILIENTI

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Progettare sistemi resilienti PROGETTARE SISTEMI RESILIENTI Stresa, 19 novembre 2015 Attilio Pagano

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Progettare sistemi resilienti

PROGETTARE SISTEMI RESILIENTI

Stresa, 19 novembre 2015

Attilio Pagano

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IL CONCETTO DI RESILIENZA HA A CHE VEDERE CON LA DIFFERENZA

TRA COMPLICATO E COMPLESSO

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QUANDO UN SISTEMA COMPLICATO PUÒ DIVENTARE COMPLESSO

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QUANDO UN SISTEMA COMPLICATO PUÒ DIVENTARE COMPLESSO

Quando si aprono e si moltiplicano interfacce tra il sistema e il contesto in cui esso è messo in opera.

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QUANDO UN SISTEMA COMPLICATO PUÒ DIVENTARE COMPLESSO

Quando si aprono e si moltiplicano interfacce tra il sistema e il contesto in cui esso è messo in opera.

Quando i fattori culturali dati per scontati dal progettista non coincidono con quelli degli operatori.

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QUANDO UN SISTEMA COMPLICATO PUÒ DIVENTARE COMPLESSO

Quando si aprono e si moltiplicano interfacce tra il sistema e il contesto in cui esso è messo in opera.

Quando i fattori culturali dati per scontati dal progettista non coincidono con quelli degli operatori.

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AL VARIARE DELLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI, TECNICHE E SOCIALI

I sistemi complicati si mostrano più FRAGILI.

I sistemi complessi si mostrano più RESILIENTI.

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AL VARIARE DELLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI, TECNICHE E SOCIALI

I sistemi complicati si mostrano più FRAGILI.

I sistemi complessi si mostrano più RESILIENTI.

Dobbiamo imparare a portare dentro i nostri sistemi socio-tecnici,

i benefici della complessità e non solo rassegnarci a subirne i problemi.

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SI PUÒ PROGETTARE LA RESILIENZA?

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SI PUÒ PROGETTARE LA RESILIENZA?

Nella concezione tradizionale della progettazione, NO.

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SI PUÒ PROGETTARE LA RESILIENZA?

Nella concezione tradizionale della progettazione, NO.

Ma si possono progettare e realizzare le condizioni da cui la resilienza può più facilmente emergere come qualità del sistema complesso.

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LA RESILIENZA È UN CORRELATO DELLA CAPACITÀ

DEL SISTEMA DI

APPRENDERE

AUTO-ORGANIZZARSI

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LA RESISLIENZA È UN CORRELATO DELLA CAPACITÀ

DEL SISTEMA DI

APPRENDEREAUTO-ORGANIZZARSI

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1 = SENTIRE E CONTROLLARE L’AMBIENTE

MODELLO DI APPRENDIMENTO A ANELLO SINGOLO

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1 = SENTIRE E CONTROLLARE L’AMBIENTE2 = CONFRONTARE QUESTE INFORMAZIONI CON LE NORME

OPERATIVE

MODELLO DI APPRENDIMENTO A ANELLO SINGOLO

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1 = SENTIRE E CONTROLLARE L’AMBIENTE2 = CONFRONTARE QUESTE INFORMAZIONI CON LE NORME

OPERATIVE3 = EVENTUALMENTE INIZIARE LE OPERAZIONI DI CORREZIONE

MODELLO DI APPRENDIMENTO A ANELLO SINGOLO

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1 = SENTIRE E CONTROLLARE L’AMBIENTE2 = CONFRONTARE QUESTE INFORMAZIONI CON LE NORME

OPERATIVE3 = EVENTUALMENTE INIZIARE LE OPERAZIONI DI CORREZIONE2a = CHIEDERSI SE LE NORME OPERATIVE SONO

ADEGUATE

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2a

MODELLO DI APPRENDIMENTO A DOPPIO ANELLO

MODELLO DI APPRENDIMENTO A ANELLO SINGOLO

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LE INTERAZIONI TRA MANAGER, PROGETTISTI E OPERATORI VANNO BASATE SU DOPPI ANELLI DI RETROAZIONE

E NON SU LINEE DI COMANDO.

UN ESEMPIO DI IMPLICAZIONE DELLA RESILIENZA SUI PROCESSI ORGANIZZATIVI

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LA RESILIENZA È UN CORRELATO DELLA CAPACITÀ

DEL SISTEMA DI

APPRENDERE

AUTO-ORGANIZZARSI

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UN ESEMPIO DI AUTO-ORGANIZZAZIONE S-GOVERNATA

L’AUTO-ORGANIZZAZIONE È INEVITABILE

LA «FRETTA OCCASIONALMENTE NECESSARIA» DIVENTA «FRETTA ORDINARIA»APRENDO UN ORIZZONTE DI

NORMALIZZAZIONE DELLA DEVIANZA

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FAVORIRE IL GOVERNO DELL’AUTO-ORGANIZZAZIONE CON IL COINVOLGIMENTO DEI LAVORATORI

IN UN PROGETTO DI FORMAZIONE E TRAINING ON THE JOB

L’AUTO-ORGANIZZAZIONE È INEVITABILE

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Le ipotesi del progetto partono da un cambio di paradigma.

L’AUTO-ORGANIZZAZIONE È INEVITABILE

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Le ipotesi del progetto partono da un cambio di paradigma.

Non concentrarsi solo sull’errore umano e/o il comportamento corretto.

L’AUTO-ORGANIZZAZIONE È INEVITABILE

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Le ipotesi del progetto partono da un cambio di paradigma.

Non concentrarsi solo sull’errore umano e/o il comportamento corretto.

Spostare il focus dal perché gli eventi accadono al perché gli eventi non accadono.

L’AUTO-ORGANIZZAZIONE È INEVITABILE

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Le ipotesi del progetto partono da un cambio di paradigma.

Non concentrarsi solo sull’errore umano e/o il comportamento corretto.

Spostare il focus dal perché gli eventi accadono al perché gli eventi non accadono.

La gestione del rischio residuo richiede una comprensione del comportamento contestualizzato (e lo sviluppo della consapevolezza situazionale).

L’AUTO-ORGANIZZAZIONE È INEVITABILE

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Il lavoratore, nel gestire il rischio residuo, può trovarsi in difficoltà per: non essere in grado di vedere variazioni nel contesto operativo.

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L’attenzione è limitata dalla novità o difficoltà del compito che sta svolgendo o, all’opposto, dall’affidamento a routine operative iperapprese ed eseguite “con il pilota automatico”.

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Io non vedo le variazioni nel contesto operativo perché sono troppo assorbito dal lavoro o troppo abituato a svolgerlo con il “pilota automatico”. Ma un altro osservatore, che non sta lavorando, potrebbe, invece, vederle.

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IL FONDAMENTO TEORICO DELLA RICERCA CHE HA CONDOTTO AL PROTOCOLLO

FORMATIVOPER LO SVILUPPO DELLA RESILIENZA

INDIVIDUALE

Sapere osservare il lavoro di un collega è propedeutico all’autosservazione e al controllo autonomo del comportamento.

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L’evoluzione necessaria del training on the job.

IL NOSTRO PROTOCOLLO

Pensare e prepararsi a fare le cose giuste

anche nel variare delle condizioni.

LA TRADIZIONE

Fare le cose giuste data una gamma di condizioni possibili e previste.

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Obiettivo di apprendimento è sviluppare la capacità di ciascun lavoratore di autosservarsi nello svolgimento di una prestazione abituale in un contesto variabile.

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Le fasi del protocollo formativo per lo sviluppo della resilienza individuale

1 Formazione iniziale 2 Incontro di preparazione alle osservazioni 3 Osservazioni assistite dai formatori4 Commento sull’esperienza e assegnazione dell’obiettivo individuale5 Due osservazioni svolte senza l’assistenza dei formatori6 Colloquio individuale con i lavoratori

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[email protected]

OSSERVAZIONI E DOMANDE SONO BENVENUTE.

GRAZIE PER L’ATTENZIONE.