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Modello di apprendimento tra pari (Peer Learning Model) 1 Progettando le future competenze del volontariato Questo report riflette solo le prospettive degli autori, né l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA), né la Commissione Europea, possono essere ritenuti responsabili per qualsiasi uso possa essere fatto delle informazioni qui contenute. Delineando le future competenze del volontariato Il modello di apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking ti aiuterà ad identificare le future competenze nel campo del volontariato, attraverso una presa di coscienza dei problemi e degli obiettivi. Puoi usare questo modello come uno strumento iniziale di pianificazione individuale o di gruppo, coinvolgendo i tuoi volontari, in modo da migliorare la collaborazione e creare soluzioni che si adattino alla tua organizzazione. Questa è una tecnica particolarmente efficace per dirigere il tuo team ed identificare bisogni futuri. In questo processo anche i volontari si troveranno nella posizione di poter identificare ed analizzare le loro competenze. SCOPO Identificare nuove competenze utili, ti aiuterà a trovare soluzioni per le sfide che la tua organizzazione fronteggia ogni giorno; ti aiuterà inoltre a generare e sviluppare idee con un impatto positivo per coloro che ti coadiuvano (ad esempio i tuoi volontari). Usando questo modello di apprendimento tra pari, puoi usare le tue abilità creative per trasformare le sfide in opportunità. Intenti Il modello di apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking: Permette di prendere coscienza dei tuoi compiti e di identificare i problemi; Permette di prendere l’iniziativa nella risoluzione dei problemi; Permette di affrontare i problemi finché si è giunti ad una conclusione soddisfacente; Dà soluzioni che si adattano alle singole organizzazioni; Migliora la collaborazione. 1 Progetto No. 2015-1-FI01-KA202-008959, I.O.2 – ITA.

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Modello di apprendimento tra pari (Peer Learning Model)1

Progettando le future competenze del volontariato

Questo report riflette solo le prospettive degli autori, né l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA), né la

Commissione Europea, possono essere ritenuti responsabili per qualsiasi uso possa essere fatto delle informazioni qui contenute.

Delineando le future competenze del volontariato

Il modello di apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking ti aiuterà ad identificare le

future competenze nel campo del volontariato, attraverso una presa di coscienza dei problemi e degli

obiettivi.

Puoi usare questo modello come uno strumento iniziale di pianificazione individuale o di gruppo,

coinvolgendo i tuoi volontari, in modo da migliorare la collaborazione e creare soluzioni che si adattino alla

tua organizzazione.

Questa è una tecnica particolarmente efficace per dirigere il tuo team ed identificare bisogni futuri. In

questo processo anche i volontari si troveranno nella posizione di poter identificare ed analizzare le loro

competenze.

SCOPO

Identificare nuove competenze utili, ti aiuterà a trovare soluzioni per le sfide che la tua organizzazione

fronteggia ogni giorno; ti aiuterà inoltre a generare e sviluppare idee con un impatto positivo per coloro che

ti coadiuvano (ad esempio i tuoi volontari).

Usando questo modello di apprendimento tra pari, puoi usare le tue abilità creative per trasformare le sfide

in opportunità.

Intenti

Il modello di apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking:

Permette di prendere coscienza dei tuoi compiti e di identificare i problemi;

Permette di prendere l’iniziativa nella risoluzione dei problemi;

Permette di affrontare i problemi finché si è giunti ad una conclusione soddisfacente;

Dà soluzioni che si adattano alle singole organizzazioni;

Migliora la collaborazione.

1 Progetto No. 2015-1-FI01-KA202-008959, I.O.2 – ITA.

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Obbiettivo Identificare i deficit e i bisogni di competenze;

Chi è coinvolto nella formazione? Coordinatori di volontari, Manager Risorse Umane, studiosi del terzo settore, esperti di formazione

continua per organizzazioni no-profit, e chiunque sia coinvolto nel processo gestionale.

Cos’è il design thinking? Il design thinking in italiano significa “ragionare all’interno di un processo creativo”. Un modello di

apprendimento tra pari basato sul concetto di design thinking permette di cogliere nuove e rilevanti

soluzioni che creano un impatto positivo. È un approccio strutturato per generare e sviluppare idee. Si basa

sulla tua capacità di essere intuitivo, di interpretare cosa osservi e di sviluppare idee che siano

emotivamente significative per coloro che collaborano con te (i tuoi volontari).

È un processo ciclico e se riscontri problemi in uno dei processi puoi tornare indietro al passaggio

precedente.

Si articola in cinque fasi (Fig. 1):

Fig. 1

1.Definire la sfida

Domanda guida: identifica una domanda sul progetto o su un problema. L’importanza delle domande guida

è di innescare il pensiero critico nei volontari ed ispirarli, creando curiosità e identificandosi con gli

obbiettivi formativi che tu o la tua organizzazione vorreste raggiungere.

2.Scoperta

Presa di coscienza: ho una sfida/un bisogno: si inizia con la comprensione dei bisogni, non delle idee. Ad

esempio, “il terzo settore ha bisogno di nuove competenze”. Poi, si descrive ciò di cui abbiamo bisogno.

3.Interpretazione

Ho imparato qualcosa: Ho imparato qualcosa dai passaggi precedenti e ho definito la direzione. Questo

sarà il tuo punto di vista.

4.Generare idee

Vedo un’opportunità: In questo passaggio svilupperai e perfezionerai le idee. Ci sono diverse tecniche di

brainstorming che possono essere utilizzate.

5.Creare un prototipo

Ho un’idea: Come la realizzo? Creando un prototipo, un abbozzo di strategia, precisa, compiuta, pragmatica

al fine di testarla sul campo. Devi creare effettive rappresentazioni di possibili soluzioni.

Definire

la sfida

Domanda

guida

Scoperta

Ho una

sfida/bisogno

Interpret

azione

Ho imparato

qualcosa

Vedo un’

opportunità

Generare

idee

Creare un

prototipo

Ho

un’idea

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PRIMA DI INIZIARE

Materiali

Prima di cominciare è meglio comprendere la tua esperienza e scoprire l’area nella quale sei coinvolto

usando i diversi report, ricerche o statistiche disponibili. Con la giusta preparazione avrai una buona

comprensione delle tue sfide, sarai più aperto a nuove opportunità e più ispirato a creare nuove idee.

Ecco alcune dritte che possono aiutarti:

Il nostro report sugli Scenari futuri del terzo settore (annex1). Lo scopo principale deI nostro

workshop sugli scenari futuri del terzo settore, realizzato durante il primo meeting transnazionale,

era di sviluppare una discussione su “come sarebbe stato idealmente il lavoro nel terzo settore nel

2025, sotto 4 scenari diversi”. Sono stati sviluppati quattro scenari:

(1) lo scenario tecnologico/digitale (la maggior parte del volontariato prende forma online),

(2) lo scenario delle crescenti disuguaglianze (il terzo settore dovrà fornire più servizi di prima per

evitare la marginalizzazione),

(3) lo scenario delle comunità slegate (le persone si associano per tempi brevi e meno vincolanti,

cause specifiche ed estemporanee, le forme tradizionali di associazione sono trasformate),

(4) lo scenario dello status quo (il lavoro nel terzo settore rimane lo stesso di oggi).

Il nostro report sul futuro fabbisogno di competenze per coordinatori del terzo settore (annex2) è

il risultato di un’analisi comparativa (benchmarking) condotta in 10 paesi Europei (Bulgaria,

Finlandia, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Turchia e Ungheria), tra

Ottobre 2015 ed Agosto 2016. Il benchmarking confronta le migliori prassi, i processi ed i servizi

delle organizzazioni. La nostra analisi si concentra su due questioni: la struttura del terzo settore

nei 10 paesi, e la percezione che i coordinatori di volontari hanno sul loro fabbisogno di

competenze.

Il nostro questionario per l’analisi comparativa (annex3). Puoi condurre anche tu una ricerca

basata sul questionario che abbiamo utilizzato durante l’analisi comparativa.

La formazione

Quanto dura? Può durare almeno 8 ore, e puoi organizzare queste ore come meglio credi, al fine di mantenere alta l’attenzione del gruppo ( ad esempio 4 ore in 2 giorni), senza però perdere il filo del discorso e il livello di concentrazione (ad esempio 8 ore in un giorno). Per ogn’una delle 5 fasi, dai al gruppo di lavoro 60-90 minuti di tempo.

Quanti gruppi? La formazione e lavoro di gruppo dovrebbe svolgersi in piccolo gruppi da 5-8

persone. In piccoli gruppi le persone si sentono più partecipi, c’è più possibilità di dire la

propria o di porre domande. L’atmosfera può essere informale e rilassata.

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INIZIAMO

1.Definire la sfida: le domande guida La definizione della sfida è il punto inziale della formazione: guardati intorno e cerca di capire cosa

dovrebbe essere migliorato nella tua organizzazione (es. in riferimento al ruolo dei volontari), quali

problemi specifici e intenzionali dovrebbero essere risolti e trasformali in una sfida perseguibile.

Qualche volta la sfida verrà fuori come un desiderio (di riprogettare o ristrutturare l’organizzazione); altre

volte verrà fuori come una lamentela (cose riguardanti la politica dell’organizzazione).

Inquadrare in modo esatto la domanda “come possiamo farlo?” è essenziale (Fig.2). La domanda dovrebbe

essere formulata in modo chiaro, abbastanza “ampia” da permettere l’analisi di possibilità inaspettate, e

abbastanza “stretta” per permetterti di concentrarti e non divagare.

DESIDERI/SOGNI/COSE CHE VORREI DIVENTASSERO REALTA’

COME POSSIAMO FARLO?

LAMENTELE/NOIE/COSE CHE POTREBBERO ESSERE MIGLIORI

COME POSSIAMO FARLO?

Fig. 2

Per esempio:

1. Come possiamo creare un ambiente allettante che aiuti i volontari a collaborare meglio/in maniera

più efficiente in una città?

In questo caso l’organizzazione dimostra la necessità di ristrutturare l’organizzazione come risultato di uno

scarso livello di collaborazione tra volontari in città. L’obbiettivo è di pensare a nuove soluzioni (compresa

la formazione per acquisire nuove competenze) che possano aiutare le organizzazioni di volontariato ad

essere più efficienti in un’ambiente in evoluzione.

2. Come possiamo aggiornare le nostre competenze in modo tale da aiutare i nostri volontari a fare

del loro meglio in 5-10 anni?

Ci chiediamo se i volontari siano preparati a sufficienza per il futuro e decidiamo di adottare un nuovo

approccio per aumentare la comprensione dei fabbisogni di competenze nelle quali incorreremo nei

prossimi 5-10 anni. Ciò aiuterà l’organizzazione a ripensare la sua politica e a sviluppare risorse per

accrescere lo sviluppo professionale dei propri volontari.

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2.Scoperta: presa di coscienza e comprensione della sfida Hai già definito la sfida (la domanda guida) che ti guiderà per tutto il processo di apprendimento. Adesso

hai bisogno di spendere un po’ di tempo per capire a fondo la sfida e analizzare il problema (Fig. 3).

Fig. 3

Rivedi la sfida: elabora e rivedi la lista di osservazioni e vincoli per la sfida che hai identificato. Discuti con il

tuo team riguardo al bisogno di aggiungere o modificare questa lista. Chiedi poi a te stesso per quale

motivo le persone avrebbero bisogno o vorrebbero impegnarsi in questa sfida.

Condividi ciò che sai: scrivi tutto ciò che sai della sfida, le tue osservazioni e citazioni, oppure nuove

interpretazioni. Definisci cosa non sai: scrivi e condividi cosa non conosci ancora o non capisci della sfida.

Definisci il tuo gruppo target: considera l’ampio spettro connesso alla tua sfida e pensa alle connessioni che

queste persone hanno con l’argomento. Chi sono gli appassionati? E chi gli scettici? Di cosa hai più bisogno?

Crea una panoramica visiva di coloro che consideri il tuo pubblico principale, in opposizione a gruppi e

tipologie di persone che sono invece più periferici o distanti.

Tutto ciò che hai imparato da questa fase ti darà una panoramica visiva e ti suggerirà delle intuizioni che ti

permetteranno di vedere la sfida in un nuovo modo, in quanto catalizzatore di nuove idee ed attività

ispiratrici. Il seguente modello #1 Scoprire la sfida può aiutarti nell’organizzare il tuo lavoro.

Rivedi la sfida Condividi ciò che sai

PENSIERI, VINCOLI, BARRIERE LO SO GIA’

Definisci il gruppo target

PUBBLICO RISTRETTO o PUBBLICO ESTESO VOGLIO SAPERNE DI PIU’

Modello #1

Esempio: Lavoro di gruppo sulla domanda “Come possono le tecnologie dell’informazione e della

comunicazione aiutarmi ad impegnare più volontari e raggiungere gli obbiettivi della mia organizzazione?”:

Rivedi la sfida (vincoli, barriere): nessuna condivisione o comunicazione tra le associazioni di volontariato;

non è dunque facile condividere le migliori prassi, i valori, le risorse umane, le conoscenze e metodologie.

Osservazioni e

citazioni;

Interpretazioni

Vincoli/barriere

Rivedi la

sfida

Cosa so già

Cosa voglio sapere

Condividi

ciò che sai

Definisci il

gruppo target

Per chi progetterai?

Pubblico

ridotto/esteso

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Condividi ciò che sai (lo so già): gli obbiettivi dell’organizzazione; ci sono organizzazioni con scopi simili; ci

sono vari strumenti tecnologici per fare raccolta fondi e informazione; ci sono varie persone che vorrebbero

fare volontariato, ma hanno bisogno di essere guidati e motivati a farlo; inoltre, c’è una crisi di rifugiati.

Definisci il tuo pubblico (pubblico esteso): potenziali volontari (studenti, giovani, adulti); manager del terzo

settore; professionisti con conoscenze tecniche.

Voglio sapere di più: sugli obbiettivi delle altre organizzazioni in diversi stati; su più opportunità di

formazione su istruzione, team building; su nuove tecnologie per la raccolta fondi; su conoscenze e

competenze per gestire la crisi di rifugiati.

Il risultato sarà un quadro completo sui bisogni tuoi e dei volontari, che sono sicuramente significativi ma

non sempre direttamente perseguibili. Questa esplorazione permette al gruppo di spostarsi da semplici

osservazioni concrete su particolari bisogni, a strategie e ipotesi più astratte.

3.Interpretazione: definisci la direzione

Definire la direzione è un’espressione coincisa di ciò che hai imparato dai passaggi precedenti. Chiedi a te

stesso “Perché vogliamo farlo?”, “Perché le persone dovrebbero aver bisogno, o vorrebbero impegnarsi

sull’argomento?”. Questo ti aiuterà a ristrutturare il tuo punto di vista (Fig. 4).

Perché vogliamo farlo?

I nostri volontari

hanno bisogno di

nuovi sviluppi

professionali

Fig. 4

Ad esempio:

I nostri volontari

hanno bisogno di

nuovi sviluppi

professionali

perché

perché

Motivazione

personale e

nuove

competenze

professionali

I volontari hanno bisogno di raggiungere

diversi tipi di persone e hanno bisogno

di essere capaci di lavorare in modo

sostenibile; attraverso la digitalizzazione

possono assumere un ruolo maggiore in

tutti gli aspetti del volontariato; anche i

volontari devono essere online.

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4.Generare idee

Ciò significa generare molte idee. Le sessioni di brainstorming ti incoraggiano a pensare in modo espansivo

e senza vincoli. Non ci sono cattive idee in questo passaggio. Anche se un’idea non sembra realistica,

potrebbe essere la scintilla per un’ottima idea di qualcun altro.

Le seguenti regole renderanno le sessioni di brainstorming più concentrate, efficaci e divertenti:

Non dire “NO!”. Al contrario dì “Si, e…”;

Non interrompersi l’un l’altro;

Qualsiasi idea è buona;

Sii positivo;

Concentrati sulla quantità, non sulla qualità;

Elabora e costruisci sulle idee degli altri.

Quando avrai finito, continua con la selezione delle idee: quella su cui vuoi lavorare o quelle che credi siano

le più promettenti. Usa il seguente modello #2:

Seleziona le idee promettenti

Modello #2

Per esempio, un gruppo che lavora sulla domanda “Come possiamo creare un ambiente attraente che aiuti

i volontari a collaborare meglio/in maniera più efficace in città?” ha avuto diverse idee che sono

raggruppate nella griglia seguente:

MOLTO

IMPORTANTE

MENO

IMPORTANTE

MOLTO

PROMETTENTE

MENO

PROMETTENTE

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Un volontario potrebbe interessarsi ed avvicinarsi al volontariato tramite giornate di affiancamento; vedere

un ambiente confortevole a lavoro e un team amichevole che svolge attività interessanti (ad esempio di

team-building); sentire il valore del proprio lavoro (riconoscimento). Inoltre, i certificati potrebbero portare

valore aggiunto.

5.Creare un prototipo

Hai già un’idea ed il prototipo ti permetterà di condividere la tua idea con altre persone e discutere su

come perfezionarla ulteriormente e testarla nell’ambiente lavorativo. Scegli la forma che meglio si addice

alla tua idea. Potresti creare:

Una storyboard (sequenze)

Un diagramma

Una pubblicità

Un modello

Tieni a mente le domande che sorgeranno mentre costruisci il prototipo. Rivedile e rispondi mentre sviluppi

ulteriormente la tua idea. Durante la presentazione puoi fare delle modifiche e aumentare la sua

risoluzione.

Referenze Bibliografiche: Introducing project-Based Learning in your Classroom – School Education gateway-Teacher Academy; W. G. Nickles, J. M. McHugh, S. M. McHugh, Understanding Business, Tenth Edition, McGraw-Hill Irwin,

new York 2012, p. 221.

MOLTO IMPORTANTE Riconoscimento dei

social media; attività di intrattenimento (teambuilding); affiancamento;

posto di lavoro (acqua, caffè)

MENO IMPORTANTE

Open day Seminari

Sconti (per seminari/campi simili)

MENO PROMETTENTE

Riconoscimento governativo

PROMETTENTE

Certificazioni (prestigio)

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Attività di follow-up

Quando le attività di apprendimento tra pari sono concluse, i partecipanti sono di solito molto entusiasti.

Ma è possibile trasformare questo entusiasmo in azione? E come?

Ecco di seguito qualche idea di attività di follow-up.

Formulare un impegno

Dopo aver creato il prototipo (fase conclusiva del processo di apprendimento tra pari), formulare un

impegno può essere un modo di incoraggiare i partecipanti ad attuare un cambiamento positivo all’interno

delle loro organizzazioni: promettere di fare almeno un cambiamento a lavoro che avrà un effetto positivo

sulle domande guida e il relativo prototipo.

Serviranno alcuni minuti per pensarci. I partecipanti possono formulare un impegno a conclusione del

processo di apprendimento tra pari oppure dopo a casa. È però importante scrivere la promessa/l’impegno.

Ad esempio, per il gruppo che come domanda guida aveva individuato “Come possiamo creare un

ambiente attraente che stimoli i volontari a collaborare meglio/in maniera più efficiente in una città?”, le

promesse possibili potrebbero essere:

Prometto di contattare il comune della mia cittadina per avere appuntamento con un responsabile;

Prometto di contattare un’altra associazione per proporre uno scambio di volontari;

Prometto di creare una pagina Facebook per mettere in contatto i volontari della mia città.

È inoltre importante mantenere il gruppo di partecipanti connessi tra di loro per vedere se e come il

cambiamento sta avvenendo. Ad esempio si potrebbe fare un breve meeting tramite Skype dopo circa due

mesi, anche se l’ideale sarebbe incontrarsi di presenza.

Per osservare il cambiamento che il processo di apprendimento tra pari ha innescato, i partecipanti

potrebbero pensare alle seguenti domande e condividere le loro risposte durante la fase di follow-up:

1. Che cosa hai fatto per mantenere la promessa?

2. Cosa è successo?

3. È cambiato qualcosa? Che cosa?

4. Attraverso cosa è possibile vedere un effettivo cambiamento?

5. Quali parti vorresti/potresti migliorare?

6. Cosa non ha funzionato?

7. Cosa ha bisogno di una maggiore indagine?

8. Il cambiamento è stato positivo o negativo? Perché?

9. Cosa pianifichi di fare dopo?

Prometto di attuare il seguente cambiamento/i nel mio lavoro

riguardo alle domande guida per avviare un cambiamento

positivo…

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Puoi discutere queste domande con il gruppo e confrontare le risposte l’un l’altro. Considera di utilizzare le

seguenti istruzioni:

Dare priorità al feedback: cos’è più importante per renderlo un successo?

Riordina gli appunti e crea una panoramica del feedback a cui vorresti rispondere.

Incorpora il prezioso feedback nella tua idea.

Enfatizza ciò è stato percepito meglio.

Dopo, puoi creare un nuovo prototipo migliorato. Se necessario, potresti anche ripercorrere le fasi del ciclo

di feedback ripetutamente e continuare a migliorare la tua idea.

Durante le sessioni/ cosa ho imparato dagli altri partecipanti

Le sessioni di gruppo danno ai partecipanti una buona panoramica della sfida. Ma se stai cercando di

guadagnare una comprensione più profonda delle motivazioni della gente, comunque, è meglio impostare

dei compiti individuali da svolgere durante le sessioni di apprendimento tra pari. Spesso i partecipanti

trovano questo tipo di esercizi meno intimidatori rispetto al lavoro di gruppo. Potrebbe essere un

escamotage per farli sentire più a loro agio.

Impara dagli esercizi degli altri partecipanti e spiega in maniera esplicita perché e come

documentare le loro attività.

Chiedi ai partecipanti di documentare la loro giornata, ad esempio. Capire lo schema mentale che utilizzano

quotidianamente per lavorare con i volontari potrebbe essere d’aiuto. Inoltre, potrebbe aiutare anche gli

altri partecipanti ad acquisire intuizioni preziose nelle loro scelte e priorità.

Chiedere ai partecipanti di documentare le loro giornate ed esperienze ti permette di conoscerli meglio ed

in un periodo di tempo più esteso. In questa fase, è importante anche guidare i partecipanti a catturare e

condividere pensieri, decisioni ed emozioni.

Create un documento visivo.

Disegnate su un foglio grande o su un cartellone da appendere al muro, in un punto visibile per tutti,

oppure create un documento condiviso online a cui tutti i partecipanti possono partecipare. Scrivete i

compiti, le idee, gli incontri programmati e le attività già concluse. Un documento solido permetterà ai

partecipanti di rivisitarlo dopo le sessioni di lavoro, tornare sulla lista quando sorgeranno ulteriori domande

nelle fasi successive, o prendere altre decisioni lungo il percorso.

Rivedi il gruppo: guarda il materiale insieme al gruppo e chiedi loro non soltanto di leggere cosa hanno

registrato e documentato, ma anche perché hanno scelto di raccontare quei dettagli piuttosto che altri e

come si sentono adesso riguardo quest’ultimi.

Referenze bibliografiche: Introducing project-Based Learning in your Classroom – School Education gateway-Teacher Academy; W. G. Nickles, J. M. McHugh, S. M. McHugh, Understanding Business, Tenth Edition, McGraw-Hill Irwin, new York 2012, p. 221.

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Allegato 1

Workshop “Scenari Futuri”

Durante il nostro primo meeting transnazionale, venne chiesto a tutti i partecipanti di prendere parte al

workshop sugli scenari futuri. Lo scopo principale era quello di sviluppare una discussione su “come

sarebbe stato idealmente il lavoro nel terzo settore nel 2025, sotto 4 scenari diversi”.

Il primo è lo scenario tecnologico/digitalizzazione (la maggior parte del volontariato prende forma online), il

secondo scenario è quello delle crescenti disuguaglianze (il terzo settore dovrà fornire più servizi di prima

per prevenire la marginalizzazione), il terzo scenario è lo scenario delle comunità slegate (le persone si

associano su condizioni più brevi e meno vincolanti, le forme tradizionali di associazione sono trasformate)

ed il quarto è lo scenario dello status quo (il lavoro nel terzo settore rimane lo stesso di oggi).

1) Scenario tecnologico/digitalizzazione

La nostra organizzazione è all’avanguardia nel terzo settore. Per quanto possibile, utilizziamo la tecnologia

per risolvere i problemi e portare a termine i compiti della giornata. Quando si ha tempo, si progettano

soluzioni per affrontare i problemi o per trovare un modo più efficace di eseguire un incarico.

Tutti hanno il loro tablet collegato tramite wireless agli altri dispositivi dell’ufficio. Tutto viene fatto online,

nessuno scaffale, nessun casellario, niente. Si tratta di un ufficio senza carta, dove tutto si trova sul Cloud. Il

nostro ufficio infatti è relativamente piccolo per il numero di persone che vi lavorano – c’è soltanto qualche

scrivania che viene condivisa tra colleghi a rotazione ed un paio di sale riunioni, una delle quali si raddoppia

in una stanza di informatica quando ci sono ospiti che hanno bisogno di lavorare o collegarsi con colleghi

altrove tramite skype, etc…

Abbiamo inoltre una coppia di robot, si chiamano “Stan” and “Oli”. Stan è programmato per comprare

biglietti, controllare orari e programmi, ci tiene aggiornati con avvisi e notifiche e distribuisce bevande e

snack sulle nostre scrivanie. È possibile vedere Oli strisciare sul pavimento per pulirlo; lui è molto bravo a

pulire le briciole dei nostri snack. È un peccato che ogni tanto abbia bisogno di essere sollevato per pulire le

nostre scrivanie!

I volontari vengono reclutati e supportati online. Non hanno nemmeno bisogno di venire un ufficio, viene

fatto tutto in maniera remota: lavorano da casa, possono facilmente fare volontariato mentre si prendono

cura dei loro familiari, ad esempio. Tuttavia, alcuni sostengono che è meglio quando i volontari si

incontrano per svolgere dei compiti assieme. Esisterà un app per questo?

Al raggiungimento dei loro compiti, i volontari vengono ricompensati con dei badge che possono

condividere con gli altri e usare come riconoscimento delle loro competenze e della loro esperienza

lavorativa. Esiste senz’altro un certo livello di rivalità tra i volontari che collezionano badge e che si vantano

sui social media.

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2) Scenario delle crescenti ineguaglianze

Abbiamo assunto un elevato numero di migranti negli ultimi anni. Certamente, c’è stato un effetto a

catena. È più difficile ottenere un lavoro, di conseguenza molte persone sono disoccupate e spesso non

ricevono i benefici e devono badare a se stessi. Ciò significa che molte persone stanno tornando nelle

campagne dove possono sostentarsi con orti o con piccoli appezzamenti di terra.

La gente dipende sempre più dal sostegno tra pari. Le chiese fanno molto a riguardo: banche alimentari,

pasti gratuiti, consulenza debiti e lasciano persino dormire le persone nei loro edifici talvolta, soprattutto

quando fa molto freddo. Nel frattempo, i ricchi semplicemente non sanno come l’altra metà della

popolazione sopravviva, e nessuna quantità di spiegazioni può cambiare qualcosa perché loro

semplicemente non vogliono ascoltare.

La società sta diventando sempre più instabile, una nuova classe sociale sta emergendo, alcuni la chiamano

precariato. Non c’è sicurezza, nulla è permanente e ovviamente le persone sono ansiose, sempre alla

ricerca di eventuali minacce alla scarsa sicurezza che riescono a mantenere. Abbiamo bisogno di un

aumento del supporto governativo per creare cooperazione fra le organizzazioni e sviluppare un piano

comune di organizzazione sociale.

L’obbiettivo dei lavoratori del terzo settore è il più debole. Infatti esso dipende dalla capacità della società

stessa di aiutare gli altri. Come lavoratori del terzo settore, vorremmo vedere una società dove non esiste

“loro e noi”, ma lavorare tutti assieme per il bene comune. Il nostro ruolo è di incoraggiare, allenare e

aiutare le persone a trovare la loro passione. Vogliamo che la gente sia capace di fare ciò che le piace, senza

essere costantemente spaventata. C’è bisogno di stabilità nel lungo termine per supportare vari gruppi

sociali. Per fare ciò vi è bisogno di volontari che lavorino dalla base.

3) Scenario delle comunità slegate

Il problema principale di questo scenario è che i volontari non si impegnano a lungo. Essi aiutano con

entusiasmo ma dopo vanno via, per viaggiare o per badare con nipoti o familiari. Quindi bisogna

ricominciare nuovamente la formazione di nuovi volontari, che ci aiutano per un po’ e poi vanno di nuovo

via…ogni tanto qualcuno torna e siamo sempre lieti di accoglierlo.

C’è un altro gruppo che lavora nella città vicina. Non siamo sicuri di cosa facciano, ma molte cose sono

simili – ad esempio aiutare i bisognosi della società. Sembrerebbe che abbiano un punto di raccolta a cui le

persone possono rivolgersi per chiedere aiuti di vario genere. Sarebbe bello fare qualcosa di simile.

Abbiamo bisogno di più persone competenti: un manager o coordinatore di volontari che possa motivarli e

reclutarli; una persona che gestisca il nostro database, che non viene mai aggiornato; qualcuno con

conoscenze del terzo settore che possa fare ricerca su varie risorse che possono esserci d’aiuto e che possa

farci collaborare con persone che fanno un lavoro simile al nostro; infine, abbiamo bisogno di una persona

capace di gestire le nostre risorse, che non sia semplicemente un manager finanziario ma qualcuno che può

attrarre finanziamenti supplementari.

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4) Scenario dello status quo

Bene…siamo sempre qui. Sempre a sognare un futuro migliore per il terzo settore, per noi. Ovviamente,

tanto lavoro viene fatto online oramai, ma molti a molti colleghi non piace. Era più semplice prima – scrivilo

su un pezzo di carta, archivialo e dimenticalo… fino a che non viene spostato l’ufficio e tutto viene buttato

via.

I volontari vanno e vengono. Il nuovo personale viene assunto con contratti a tempo determinato, sta un

paio di mesi e poi va via per un lavoro migliore da un’altra parte. Non si può biasimarli, del resto.

A volte siamo costretti a deludere i nostri clienti. Non c’è nessuno ad aiutarli fino a che nuovi volontari si

uniscono a noi oppure otteniamo un altro membro dallo staff temporaneo. Facciamo del nostro meglio, ma

non è mai abbastanza. Le persone sembrano aspettarsi di più di questi tempi.

È sempre più difficile per le organizzazioni non-governative (ONG), che sono sempre alla ricerca di nuove

fonti di finanziamento. Se le ONG non dovessero pagare le tasse sarebbe possibile avere un migliore

rapporto qualità-prezzo ed il personale stesso si sentirebbe più apprezzato da parte dello stato.

Non ci sono mai abbastanza fondi per assumere personale propriamente qualificato. Le ONG vorrebbero

poter assumere uno staff qualificato, ma come è possibile convalidare l’esperienza e l’apprendimento

informale? Ciò significa che una serie di ottimi candidati sono spesso trascurati.

Le ONG vorrebbero essere viste come produttrici di servizi di qualità ed efficienza, ma non è sempre

possibile. Esse sono sottoposte a continui aggiustamenti ad ogni cambiamento del sistema normativo e

della burocrazia.

Tutto si riduce ad un fabbisogno di risorse in un’economia che si contrae. Sarebbe bello avere qualcuno che

faccia il lavoro amministrativo, troppa burocrazia di questi tempi! Ed è molto stressante. Non c’è tempo per

fermarsi e pensare, non c’è tempo per la creatività. Se solo ci fossero più ore in una giornata…

Competenze identificate in ogni scenario:

Le competenze tecnologiche risultano in competenze tecniche: come gestione del database; web;

social media; networking; visione chiara;

Le competenze interpersonali interagiscono con successo con una vasta gamma di persone:

autoriflessione sulle conoscenze e le abilità personali; autodifesa; coraggio; buona autostima;

comunicazione ed interazione; capacità interculturali; sensibilità multiculturale;

Le competenze di adattabilità equivalgono alla flessibilità ad adattarsi ai bisogni del momento:

flessibilità, adattabilità a nuove situazioni;

Le competenze organizzative e di progettazione permettono di pianificare progetti, eventi e

programmi, di stabilire obbiettivi e bisogni e valutare le opzioni: raccolta fondi; conoscenza del

finanziamento collettivo (crow funding); project management;

Le capacità critiche e di pensiero permettono di rivedere diversi punti di vista o idee e di ricercare

tutte le possibilità: negoziazione e diplomazia;

Le competenze di ricerca sanno riconoscere come trovare e raccogliere informazioni di base:

conoscenze del terzo settore.

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Nella tabella sottostante (n. 1) puoi trovare il fabbisogno di competenze identificato da ciascun gruppo per

ogni scenario.

1° Scenario Tecnologico/Digitalizz.

2° Scenario delle Crescenti Ineguaglianze

3° Scenario delle Comunità Slegate

4° Scenario dello Status Quo

* Competenze tecniche; * Autoriflessione sulle conoscenze e le abilità personali; * Flessibilità, adattabilità a nuove situazioni; * Volontà di espandersi al di fuori della zona di confort. * Competenze interculturali.

*Negoziazione; *Diplomazia; *Sensibilità multiculturale; *Autodifesa; *Coraggio; *Fascino; *Competenze pratiche; *Competenze tecnologiche e informatiche; *Raccolta fondi; *Networking; *Competenze organizzative; * Buona autostima.

*Gestione del database; *Networking; *Conoscenza del terzo settore; *Competenze tecniche e informatiche: web, social media; *Visione chiara *Competenze interpersonali *Conoscenza del finanziamento collettivo (crow funding).

*Gestione generale; *Project management; *Gestione volontari; *Creatività; *Communicazione e interazione.

Tabella n.1 – Il fabbisogno di competenze per ogni scenario

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Allegato 2

Report di analisi comparativa (benchmarking) “Il fabbisogno di competenze dei coordinatori di volontari”

DALLA DIGITALIZZAZIONE ALLE COMPETENZE DELLE PERSONE – LE IDEE DEI COORDINATORI DI

VOLONTARI E DI ESPERTI SUL FABBISOGNO DI COMPETENZE DEL TERZO SETTORE EUROPEO

Sommario

Il “Future Skills for the Third Sector (FUTUR3)”, it. “Competenze future per il terzo settore”, è un progetto

Erasmus Plus che si propone di mappare il fabbisogno di competenze futuro dei coordinatori di volontari e

dei manager in 10 paesi Europei (Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo,

Romania, Turchia e Regno Unito). Di seguito una panoramica dei risultati.2

Il processo di analisi comparativa (benchmarking) include anche la scoperta di esempi di buone prassi sulla

formazione dei coordinatori o manager di volontari; quest’ultime possono essere trovate in un report a

parte.

Modello di scenario

Il nostro lavoro si è basato su un modello di quattro scenari, sviluppati utilizzando le esperienze dei partner,

varie fonti statistiche e i risultati di un workshop con professionisti Finlandesi delle ONG.

Il nostro modello prevede i seguenti scenari e i relativi fabbisogni di competenze per il terzo settore:

1. Status Quo – Le organizzazioni del terzo settore andranno avanti come prima, ma avranno bisogno

di imparare ad adattarsi al cambiamento. Fabbisogno di competenze: project management e

copertura finanziaria, tra gli altri.

2. Comunità slegate – Le comunità sono meno stabili del passato rendendo le persone più nomadi,

causando un crescente bisogno di gestire volontari occasionali. Fabbisogno di competenze:

conoscenze IT (Tecnologia dell’Informazione), capacità di visione/strategia, networking,

competenze interpersonali.

3. Crescenti ineguaglianze – Queste riguardano, per esempio, welfare e migrazione, ed il terzo settore

è tenuto a prendere più responsabilità per la fornitura di servizi. Fabbisogno di competenze:

multiculturalismo e comprensione della diversità, competenze interpersonali e di negoziazione.

2 L’intero report, che contiene ulteriori informazioni sul terzo settore nei 10 paesi, può essere scaricato da qui: http://www.futur3skills.eu/futur3skills/index.php/results.

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4. Tecnico/digitalizzazione – Le persone vogliono partecipare più online e diventano evidenti nuovi

metodi di comunicazione e di formazione di comunità. Fabbisogno di competenze: capacità

tecniche, di adattabilità, interpersonali e interculturali.

Gli esperti che abbiamo intervistato in ogni paese per questo report prevedono che lo scenario tecnico

possa essere il più probabile ed urgente nel prossimo futuro, ma presentando il modello ai vari

professionisti in diversi paesi è altrettanto evidente che tutti gli scenari trasformeranno il futuro del terzo

settore Europeo.

I 485 coordinatori di volontari che hanno preso parte al nostro sondaggio ritengono che il lavoro in team, la

comunicazione, il superamento degli stereotipi ed un approccio non giudicante verso le persone

costituiscano una parte importante del fabbisogno di competenze del terzo settore; ciò riflette

ulteriormente l’idea che tutti gli scenari si realizzeranno in qualche misura nel futuro, tuttavia molti

pensano che sarà lo scenario di status quo a prevalere.

Conclusioni

Sono state fatte osservazioni che riguardano l’aspetto materiale, in particolare sulle differenze su come il

terzo settore è definito ed i fabbisogni di competenze.

1) Vi sono diverse definizioni giuridiche del settore e delle soluzioni giuridiche che spiegano la messa

in sicurezza (securing) delle organizzazioni non-profit nel settore pubblico e privato. Ad ogni modo,

l’importanza del settore come fonte d’impiego sta crescendo ovunque.

2) I singoli paesi hanno modi diversi di approcciarsi all’idea della professionalizzazione del settore

delle ONG. Abbiamo notato, infatti, chiare differenze nelle opportunità di istruzione e formazione

indirizzate alla forza lavoro del settore. La mancanza di professionalizzazione spesso risulta in una

più scarsa partecipazione del settore non-governativo nel modellare le strategie locali, con poca

importanza politica.

3) La formazione ed i titoli di studio necessari per i coordinatori di volontari, si concentrano

principalmente su conoscenze universali relative alla gestione del lavoro dei volontari. Per quanto

riguarda le attività didattiche, gli intervistati specificano che è necessario rafforzare l’impegno dei

volontari ed una gestione professionale del lavoro di gruppo. Potremmo dire che i professionisti

del settore delle ONG lavorano secondo lo scenario dello status quo e di conseguenza si aspettano

supporto per il loro lavoro.

4) Il fabbisogno di competenze importanti nel contesto delle capacità future nel terzo settore sono

correlate alla cooperazione internazionale e alla struttura degli atteggiamenti di apertura verso le

altre culture. E’ presumibile che questi bisogni sorgano dalla crescente diversità culturale in

Europa. Vi è inoltre una crescente domanda per la formazione in cooperazione internazionale e

volontariato.

5) Possiamo trarre conclusioni sulla futura direzione dello sviluppo del settore sotto lo scenario

tecnologico. È possibile prevedere:

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Nuovi tipi di partecipazione nel settore, ad esempio attraverso i social network e gruppi informali

su internet; il volontariato online guadagnerà campo.

La crescente importanza delle forme moderne di comunicazione, attività pubblicitaria e metodi

manageriali delle organizzazioni non-governative.

Lo sviluppo dello scenario tecnologico sembra inevitabile e necessita un’acquisizione di

competenze per avere affrontare e creare comunicazione online.

Considerati i risultati di questo studio, noi proponiamo le seguenti azioni per aiutare il terzo settore

Europeo a gestire i futuri fabbisogni di competenze:

1. Promuovere la digitalizzazione. Lo staff e gli amministratori, così come i volontari, avranno bisogno

di competenze ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) che gli permetteranno

soprattutto di comunicare da luoghi remoti utilizzando le tecnologie mobili. Insieme alle

competenze, è necessario fare investimenti nelle infrastrutture.

2. Le persone vengono prima. Sia adesso che nel futuro, le capacità di comunicazione, il lavoro di

gruppo ed il potenziamento di individui e gruppi costituiscono il nocciolo duro del lavoro dei

coordinatori di volontari. Con la digitalizzazione, la forma potrebbe cambiare, ma le competenze

devono rimanere le stesse. Inoltre, visto che abbiamo identificato uno scenario di crescente

ineguaglianza, la capacità di mobilizzare i gruppi più vulnerabili è posta al centro.

3. La migrazione è una chance per il terzo settore. Molti dei nostri intervistati pensano che le

competenze interculturali e la capacità di superare gli stereotipi sia essenziale nel loro lavoro, e che

sarà sempre così. Il terzo settore gioca inoltre un ruolo importante per l’integrazione.

4. Costruire sulla diversità. Con diversità, non ci riferiamo soltanto al fenomeno migratorio, ma alla

capacità di lavorare con gruppi di diversa età, religione, minoranze etniche e così via. Ciò richiede

essere capace di superare gli stereotipi, essere sensibili ed avere grandi doti comunicative.

5. Collaborazione nella formazione. In diversi paesi, le opportunità di formazione per i coordinatori di

volontari sono scarse e sporadiche. Noi raccomandiamo una collaborazione tra le organizzazioni

della società civile, le istituzioni scolastiche, i sindacati e le organizzazioni professionali per stabilire

modi concreti per migliorare le capacità professionali della forza lavoro del terzo settore.

È possibile trovare l’intero report sul nostro website. Sulla stessa pagina web è possibile inoltre trovare il

nostro report sulle migliori prassi (o best practice):

http://www.futur3skills.eu/futur3skills/index.php/results

Seguici! Facebook: https://www.facebook.com/Futur3skills/ twitter: @futur3skills

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Annex 3

Questionario

1. Paese 2. Età 3. Sesso 4. Qual è il profilo dell'organizzazione per cui lei sta lavorando? (a scelta tra le seguenti:

- sport, turismo, attività ricreative, hobby, - servizi sociali, servizi di emergenza e soccorso - arti e cultura - educazione e ricerca - associazioni imprenditoriali e professionali - sviluppo locale, formazione e occupazione - salute - ambiente - altri campi)

5. Livello di istruzione ( a scelta tra le seguenti:

- istruzione elementare - istruzione secondaria - istruzione superiore)

6. Istruzione (domanda aperta: descrivere con precisione il campo, la specializzazione, ecc.) 7. Per quali motivi ha lavorato con volontari?

- Ho esperienza nel lavoro con i volontari - Il compito è coerente con la mia formazione - È stata una mia decisione personale - Ho preso questa responsabilità per caso - Questo compito mi è stato dato dal mio supervisore - Non c'era nessuno che avrebbe voluto farlo - Altre ragioni (cosa esattamente?)

8. Quanto tempo ha lavorato con volontari?

- Non più di 1 anno - 1-2 anni - 2-3 anni - Più di 3 anni

9. Quali sono i suoi compiti nella sua attività lavorativa con i volontari? (a scelta tra le seguenti:

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a. Informazioni sul volontariato: (progettare i modi per incoraggiare il volontariato, fornire informazioni, promuovere il volontariato nel network e al di fuori dell'organizzazione),

b. Coordinamento del lavoro del volontario - management (programmazione dei compiti e responsabilità dei volontari, supporto dei volontari sul posto di lavoro, verificare il completo svolgimento delle attività assegnate),

c. Amministrazione (documentazione del lavoro dei volontari, firmare contratti, raccogliere pareri sul lavoro di volontari, altro).

10. Quali competenze dovrebbe avere un coordinatore di attività di volontariato?

Competenze Molto

importante

Meno

importante

Non

importante

Difficile da dire

Coordinare il

lavoro di gruppo

Mitigare i conflitti

Pianificazione del

lavoro altrui

Attuazione dei

compiti

Essere un leader

Amministrazione

e informazione

Creare contenuto

interessante per

promuovere il

lavoro dei

volontari

Gestione del

tempo

Conoscenza delle

leggi che regolano

l’attività di

volontariato

Abilità di

raccogliere

informazioni

riguardo alle

necessità

11. Ha preso parte ad attività di formazione che l’hanno aiutata a sviluppare le competenze necessaria rispetto all’attività lavorativa con i volontari?

- Si (per favore descriva la formazione ricevuta) - No

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12. Quali competenze legate alla gestione dei volontari lei considera importanti nel lavoro in futuro?

Competenze Molto

importante

Meno

importante

Non

importante

Difficile da dire

Comunicazione

Lavoro di gruppo

Gestione dei

progetti

Amministrazione

Conoscenza delle

leggi locali e delle

attività di

patrocinio

Raccolta fondi:

fundraising

locale, bandi di

gara

Pubbliche

relazioni:

relazioni con il

pubblico, i media

e altre istituzioni;

campagne

Ricerche sulle

esigenze dei

gruppi vulnerabili

L'impegno per il

volontariato

Potenziamento

della

partecipazione

locale

Esperienza di

lavoro nei diversi

settori e

allacciare contatti

con altri enti

Cooperazione

con le

organizzazioni

locali

Lavorare in

ambiente

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13. A quale genere di attività formative le piacerebbe partecipare?

multiculturale

Cooperazione

internazionale

Fare reti e

attività di

lobbying

Un approccio

flessibile e non

giudicante nei

confronti di

persone

provenienti da

altre culture

Superare gli

stereotipi;

l'empatia

I social media

Comunicazioni

elettroniche

Posizionamento

sul web

Campagne in

internet