Profili costituzionali e orientamenti politici del principato di Claudio

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ROSSELLA LAURENDI PROFILI COSTITUZIONALI E ORIENTAMENTI POLITICI DEL PRINCIPATO DI CLAUDIO

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Breve studio, che viene ad aggiungersi alla ormai plurisecolare bibliografia sull’imperatore Claudio, si propone di affrontare alcuni aspetti strettamente giuridici del suo principato, aspetti talvolta trascurati dalla dottrina, o che appaiono oggi meritevoli di revisione alla luce di una nuova documentazione o di documentazione nota ma inadeguatamente o sbrigativamente esaminata.

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Stato degli StudiRossella lauRendi

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profili costituzionalie orientamenti politici

del principato di claudio

Rossella lauRendi (1981)Laureata con lode nell’Università degli Studi di Firenze, specializzata in “Archeologia della Città Classica”, è dottoranda di ricerca in “Storia del pensiero e delle istituzioni giuridiche romane” nell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Ha partecipato a progetti di rilevanza nazionale del Ministero dell’Università e della Ricerca Scienti-fica nel settore IUS 18. Fa parte della redazione delle riviste romanistiche «Polis. Studi Interdisci-plinari sul Mondo Antico» e «Minima Epigraphica et Papyrologica».

Ha pubblicato: La monarchia etrusca a Roma ed il nomen di Ser-vio Tullio: epos e storia. Dati e considerazioni sulla Tavola di Lione e la Tomba François, «Po-lis. Studi Interdisciplinari sul Mondo Antico» III (2010) 3, pp. 123-146. Imper(ium) recept(um): la qualificazione costitu-zionale dell’investitura di Claudio, «Minima Epi-graphica et Papyrologica» XII-XV (2009-2012) 14-17, pp. 267-284.Leges regiae. «Ioui sacer esto» nelle leges Numae: nuova esegesi di Festo s.v. Aliuta, in Revisione ed integrazione dei Fontes Iuris Romani Anteiustinia-ni. Studi preliminari, I. Leges (a cura di G. Purpu-ra), Giappichelli, Torino 2012, pp. 1-31.

In copertinaDenario d’argento del 46 d.C. con ritratto di Claudio di profilo e legenda Ti(berius) Claud(ius) Caesar Aug(ustus) P(ontifex) M(aximus) tr(ibunicia) p(otestate) (quintum) imp(erator) (decimum).Al recto scena del praetorium con legenda IMPER RECEPT e personificazione femminile con alto scettro nell’atto di proclamare il principe, gridandone il nome dagli spalti.

Risguardo sinistroAcquaforte di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) rappresentante Porta Maggiore a Roma, monumento eretto nel 52 d.C. da Claudio per la costruzione dell’acquedotto claudio ex fontibus qui vocabantur Caeruleus et Curtius a milliario XXXXV item Anienem novam a milliario LXII, e sottostanti iscrizioni del ripristino di Vespasiano e Tito.

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In quarta di copertinaProclaiming Claudius EmperorParticolare dell’Olio su tela del 1867 (collezione privata),di Lawrence Alma-Todema (1836-1912).

Risguardo destroAcquaforte di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) rappresentante le arcate dei cosiddetti Acquedotti Neroniani derivati dall’Aqua Claudia.

e 30,00

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Università Mediterranea di reggio Calabria

dipartimento di sCienze storiChe giUridiChe eConomiChe e soCiali

dottorato di ricerca in Storia del PenSiero e delle iStituzioni Giuridiche roMane

laboratorio di ePiGrafia e PaPiroloGia Giuridica

sCUola di alta Formazione in arCheologia e arChitettUradella Città ClassiCa

opvscvla regina historica

volvmen ii

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Porta Aurea di Ravenna fabbricata dall’imperatore Claudio nel 43 d.C.

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rossella laUrendi

profili costituzionalie orientamenti politici

del principato di claudio

reggio Calabria2012

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ImpaginazioneIgnazio Andrea Federico

© 2012 Iiriti EditoreViale Calabria, 72/a - 89133 Reggio Calabria

Tel. 0965.757780 - Fax 0965.757604

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ISBN 978-88-6494-095-3

Comitato Scientifico

DirettoreFeliCe Costabile(Reggio Calabria)

Chiara bUzzaCChi (Milano Bicocca) giovanna Coppola (Messina)oliviero diliberto (Roma Sapienza) valerio marotta (Pavia)

marC mayer y olivé (Barcelona) stephan Freyberger (München)sergio lazzarini (Como Insubria) giovanni lUChetti (Bologna)

armando torrent (Madrid)

Peer-review: valutazione positiva di due referees sistema double-blind: p.p.c.

Distributore esclusivo «L’Erma» di Bretschneidervia Cassiodoro 11 - I - 00193 roma

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Volume stampato con un contributoMIUR PRIN 2008 / IUS 18 “Revisione ed integrazione dei FIRA”.

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SOMMARIO

Prefazione p. 7.

I. ADVENTVS CLAVDII 1. Da Augusto a Claudio. Nuovi equilibri socio-politici p. 9. 2. Saeculum

Augustum e mistica di Stato. Il dies natalis Augusti p. 12. 3. Il dies natalis Claudii p. 15.

II. LA QUALIFICAZIONE COSTITUZIONALE DELL’INVESTITURA DI CLAUDIO 1. Antefatto: il problema storico-giuridico e la nuova documentazione p.

25. 2. Le fonti storiche sull’ascesa di Claudio al soglio imperiale p. 27. 3. La dottrina storica e romanistica ed il problema giuridico-costituziona-le p. 34. 3.1 La storiografia italiana, britannica e sovietica dal Barbagallo alla Levick (1932-1996) p. 35. 3.2 La trattazione del Milazzo (1989) p. 39. 3.3 Esegesi critica di Cassio Dione p. 42. 4. I poteri di Claudio nella tradizione dionea p. 44. 4.1 Il totum imperium p. 44. 4.2 Il conferimento dei cetera principatui cohaerentia e il problema della “legittimità costi-tuzionale” nell’attribuzione dell’imperium p. 46.

III. IMPER(IVM) RECEPT(VM) 1. Legende ed iconografie numismatiche dell’acclamazione imperiale di

Claudio: valenza politica del messaggio e suo valore di legittimazione costituzionale p. 51. 2. Duplex interpretatio dell’imperium (a militibus) receptum e della omologatio senatus p. 73.

IV. LA RESPVBLICA FRA DEMOKRATIA E ARISTOKRATIA 1. La “volontà popolare” come fattore di legittimazione del conferimento

del potere p. 79. 2. L’assunzione del nomen Caesaris ed i modelli di Claudio: imitatio Caesaris ed imitatio Augusti p. 82.

V. CONQUISTE E INTEGRAZIONE NELL’IMPERO 1. Britannia capta p. 93. 2. La Tabula Lugdunensis e la Tabula Clesiana.

Visione ecumenica della romanità p. 99. Tavole p. 117. BiBliografia e aBBreviazioni p. 129. indici Fonti: di tradizione manoscritta p. 147; epigrafi p. 149; papiri p. 149.

Iuridica p 150. Nomi antichi: di persona p. 152; geografici, topografici e di popoli p. 154. Autori moderni. p. 155.

aBsTracT p. 159

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Fig. 1. Statua marmorea di Claudio da Lanuvium (Musei Vaticani).

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prefazione *

Questo breve studio, che viene ad aggiungersi alla ormai pluri-secolare bibliografia sull’imperatore Claudio, si propone di affron-tare alcuni aspetti strettamente giuridici del suo principato, aspetti talvolta trascurati dalla dottrina, o che appaiono oggi meritevoli di revisione alla luce di una nuova documentazione o di documenta-zione nota ma inadeguatamente o sbrigativamente esaminata.

In ispecie, attraverso la lettura incrociata di fonti letterarie e numismatiche, viene esaminata ed approfondita la problematica inerente alle modalità, non propriamente in linea con le scelte di-nastiche inaugurate da Augusto, con le quali il certo non giovane Claudio ascese al soglio imperiale.

È stato recepito, ma in forma considerevolmente accresciuta nel testo, nelle fonti e nelle problematiche giuridiche affrontate, il mio articolo: Imper(ium) recept(um): la qualificazione costituzionale dell’investitura di Claudio, pubblicato in «Minima Epigraphica et Papyrolgica» XII-XV (2009-2012) 14-17, pp. 267-284.

* Questo saggio è pubblicato con un contributo del Dipartimento S.S.G.E.S. dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, su fondi PRIN 2008/IUS 18 (ricerca in consorzio con gli Atenei di Palermo, Bologna, Genova e Milano Cattolica). Lo studio, nell’ambito del Dottorato di Ricerca in “Storia del pen-siero e delle istituzioni giuridiche romane” dell’Ateneo di Reggio Calabria, è stato condotto nelle biblioteche del Dipartimento reggino, Apostolica Vati-cana, della Pontificia Accademia di Archeologia, della Pontificia Università Lateranense, del Deutsches Archäologisches Institut Rom, e “Edoardo Volter-ra” dell’École Française de Rome: ne ringrazio i Proff. Francesco Amarelli, Marco Buonocore e Thomas Frölich.

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Ampliano le prospettive di ricerca alcune osservazioni relative alla ideologia ed alle iniziative di governo claudiane in materia di espansione ed integrazione dell’impero non solo con i piani di conquista di nuove province, ma anche di concessione della civitas Romana a peregrini.

Il taglio poco discorsivo è dovuto alla volontà di evitare quel-la storia degli avvenimenti o quelle analisi su Claudio e sul suo operato di principe, che appaiono ormai consolidate e che sarebbe inutile ripercorrere qui, perché ben trattate in diverse monografie più o meno recenti. Si è perciò privilegiata la scelta di affrontare solo quelle problematiche storiche e giuridiche, dove vi fosse l’op-portunità di apportare un contributo scientifico innovativo, anche a scapito della fluidità “narrativa” sulla vicenda claudiana. A que-sta, comunque, ho dedicato un filo conduttore emblematico: quello delle immagini commentate nelle Tavole fuori testo.

Fig. 2. Cammeo di Augusto attribuito a Dioscoride (circa 20 a.C.).

Fig. 3. Cammeo di Claudio(datato attorno al 41-43 d.C.).

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1. Da Augusto a Claudio. Nuovi equilibri socio-politici.

«Quanto agli imperatori giulio-claudi, la tradizione ci presenta un Tiberio ipocrita, un Caligola pazzo, un Claudio imbecille, un Nerone istrionico e sanguinario. È una tradizione che nasce con un difetto d’origine: è impossibile giudicare “obiettivamente” uomini che hanno dovuto affrontare il problema di donar pace ad un mondo stanco dominato da un’attesa soteriologica e agitato dalla pressione di nuove forze sociali. Non si può contentar tutti: ed è naturale che gli imperatori giulio-claudi scontentassero tutti»1.

Queste parole di Santo Mazzarino offrono, da un lato, un quadro sintetico ma incisivo dell’assetto socio-politico, esistente all’indoma-ni della morte di Augusto e, dall’altro, della visione che di tale assetto ebbe quella parte della società romana determinante nella formazio-ne dell’opinione pubblica e nella storiografia di estrazione senatoria.

Il nuovo ed optimus status rei publicae, come la “propaganda” imperiale lo definiva2, aveva raggiunto un equilibrio tra le classi sociali, che sarebbe stato inevitabilmente soggetto a continui mu-

1 mazzarino, L’impero 1973, p. 211.2 Sul dibattito storiografico dell’ammissibilità del termine “propaganda” per

l’età augustea cfr. sintesi e bibliografia in hUrlet – dalla rosa, Un quindi-cennio di ricerca 2009, p. 171 n. 10, p. 194 s.

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tamenti, perché differenti da quelle di Augusto sarebbero state per molti aspetti le linee politiche dei suoi successori, e per la disconti-nuità delle contingenze, delle aspettative e delle esigenze del sena-tus e del populus di Roma.

L’armonia tra il princeps e le classi privilegiate dei senatori e dei cavalieri, che Augusto aveva stabilito e Tiberio aveva cercato di mantenere, venne irrimediabilmente meno sotto la prefettura del pretorio di Seiano. Le circostanze, poi, della morte di Caligola of-frono una idea chiara e sono il sintomo della profonda insoddisfa-zione che serpeggiava nell’ordo senatorius e nell’ordo equester, e tali circostanze – a dispetto di quanto sperava il senato palesemen-te incline a una restaurazione repubblicana – finirono con lo svol-gere un ruolo decisivo nella scelta del nuovo e inopinato princeps.

L’acclamazione di Claudio da parte dei pretoriani costituì per la prima volta l’elemento anche esteriormente decisivo, che prevalse sulle utopie del senato, dimostrando l’attaccamento delle forze ar-mate a quella gens Iulia Claudia, che aveva garantito i ceti medi dall’onnivora avidità dei patres conscripti, e che da quei ceti rice-veva a sua volta consenso e sostegno.

A causa della giovane età e dell’inaspettata morte di Caligola, un successore del principe ucciso non era stato né designato né tanto-meno pensato. Ma se lo fosse stato, difficilmente la scelta sarebbe caduta sullo zio dell’imperatore assassinato. Claudio infatti era non solo più anziano del nipote, ma a corte era sempre vissuto appartato, nonostante fosse terzogenito3 di Antonia Minore e Nerone Druso4 e

3 Suoi fratelli erano il celebre e sfortunato Germanico e Livilla.4 Antonia Minore era nipote di Augusto per parte materna, e Nerone Druso

era il figlio di Livia Drusilla la quale, pur avendolo ancora in grembo, nel 38 a.C. non aveva esitato a divorziare ed a sposare in seconde nozze Ottavia-no, allora triumviro. Druso era stato partorito non nella casa del padre, ma in quella di Augusto, perché Livia l’aveva sposato quand’era in cinta di sei mesi dal primo marito: si ricordava che ciò aveva destato scandalo ed ironici

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avesse quindi l’imperatrice Livia come nonna paterna ed Augusto stesso come prozio materno5 (v. Tav. IV a p. 120).

Tuttavia proprio Claudio, che al contrario di Tiberio e di Cali-gola non era stato mai adottato nella gens Iulia, fu, si potrebbe dire provvidenzialmente, l’uomo che riuscì ad evitare che si mutasse lo status rei publicae augusteo e che si verificasse una ennesima guerra civile6. Ponendosi quale anello di congiunzione fra le due forze centripete del governo di Roma, il senatus e i pretoriani, egli si propose quale garante della forma rei publicae augustea, l’unica che – sia pure per necessità – la nobilitas senatoria fosse disposta ad accettare in luogo dell’amissa libertas rei publicae.

Peraltro come ci rivela Svetonio in un passo (Cal. XXII), che sembra essere stato trascurato ad onta del suo rilievo politico e costituzionale, ogni tentativo in senso contrario, speciemque prin-cipatus in regni formam convertere, non sarebbe stato né pensabile né tanto meno realizzabile.

mormorii e che, per questa ragione, il senato avesse dovuto autorizzare le nozze contra mores maiorum con speciale delibera. Sulla vicenda cfr. Vell. Pat., Hist. II 79.2; Suet., Tib. IV e VI e Div. Claud. I; Tac., Ann. V 1.1 e XII 6.2; Cass. Dio XLVIII 44; Aur. Vict., Epit. de Caes. I 23 . Per la letteratura scientifica: CarCopino, Passion 1958, p. 65 ss.; gUarino, Coup 1981; giUnti, Adulterio 1990, p. 99 ss. e n. 88 (a p. 101); salza prina riCotti, Amori 1992, p. 219 ss.; FrasChetti, Livia 1994, p. 123, p. 129 ss.; Cantarella, Passato 1998, p. 103 ss.; ead., Matrimonio 2001, p. 25 ss.; de simone, La c.d. cessio-ne della moglie 2011, pp. 21-25.

5 In verità Claudio lo definisce av]onc[ulus, che significa propriamente “zio materno”, alla linea 2 dell’epigrafe di Lione, (CIL XIII 1668 = ILS 212) mentre sarebbe stato più esatto chiamarlo avunculus magnus, cioè “prozio materno”.

6 Flav. Jos., Ant. Jud. XIX 227. Secondo i più, è quasi certamente Clau-dio l’imperatore cui allude come salvatore da un’evitata guerra civile Curzio Rufo nelle Historiae Alexandri X 9. 3-6; sull’argomento si veda atkinson, A Commentary 1980, pp. 25-35; atkinson, Q. Curzio Rufo 2000, p. 575; porta, Curzio Rufo 2005, pp. 13-15.

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2. Saeculum Augustum e mistica di Stato. Il dies natalis Augusti.

Con il saeculum Augustum7 si assiste al sorgere di una teologia di Stato incentrata sulla figura divina del princeps oltre che sul culto della gens imperatoria. È questo un fenomeno di notevole impor-tanza, nel quale si concretizza un validissimo strumento politico che si affiancherà, pur senza mai spodestarla, alla tradizionale religione romana, la religione dei maiores che Augusto volle sapientemente restaurare e riportare in auge, ma che nel contempo seppe arricchire di un nuovo culto, quello del divus Iulius e poi, quasi attraverso di quello, appunto della sua stessa persona8.

All’indomani della morte di Cesare si procedette alla sua divi-nizzazione e all’erezione di un tempio in suo onore; il figlio adot-tivo, il giovane Ottaviano divenne automaticamente divi filius ed Antonio sacerdos divi Iulii9. La pretesa filiazione divina del giovane Cesare si palesò peraltro molto presto; al 36 a.C. circa risale una iscrizione dall’inequivocabile messaggio, Imp(erator) Caesar divi f(ilius)10 che ritroviamo quale legenda nelle monete triumvirali da-tabili nell’arco di un decennio, dal 43 al 32 circa a.C.11.

Quanto ad Augusto, tuttavia, non si attese che fosse morto per decretargli onori pari a quelli divini: Tacito, osserva polemicamente

7 Sulla stregua di quanto afferma Svetonio, Div. Aug. C, con questa espres-sione si soleva definire il periodo compreso fra il giorno della nascita di Augu-sto e quello della sua morte.

8 Rinvio alle nuove trattazioni di Costabile, Novi generis imperia 2009, pp. 43-88; id., Storia 20123, pp. 269-277, con l’anteriore bibliografia specialistica, da integrare con herklotz, Prinzeps und Pharao 2007.

9 taylor, The Divinity 1931, p. 118; Charleswort, I triumviri 1988, p. 719.10 ILLRP 41711 Il triumvirato fu conferito per cinque anni il 27 novembre del 43 a.C. con

l’approvazione della lex Titia, ma fu poi prorogato al 33 o al 32: cfr. bibliogra-fia e status quaestionis in vervaet, The Secret History 2010, p. 80 s.

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che, se solo da morto a lui templum et caelestes religiones decer-nuntur (Ann. I 10.8), quand’era vivo nihil deorum honoribus relic-tum cum se templis et effigie numinum per flamines et sacerdotes coli vellet (Ann. I 10.6). Evidentemente non bastava a spegner le polemiche l’espediente che dell’imperatore vivente si venerasse il Genius, e che il sacrifico in suo onore fosse segno e prova della lealtà verso il governo, oltre che puro atto di devozione religiosa.

L’adesione al culto imperiale, che Augusto non promuoveva apertamente ma lasciava accendere, fu comunque un moto del tutto spontaneo, in ispecie nella parte orientale dell’impero, culturalmente incline a recepire una teologia di Stato imperniata sulla figura di un uomo eccezionale, che potenzialmente sarebbe potuto divenire Dio, anche prima della sua morte. A Roma le sue pretese di una discen-denza divina per parte di madre furono invece oggetto di dissensi ironici, quando non chiaramente sarcastici ed anche sottilmente al-lusivi alla volgarità: Caesaris Augusti femina mater erat recita un graffito (CIL IV 6893) non a caso tracciato nella villa pompeiana dove soggiornavano i suoi stessi familiari dissidenti: la figlia Giulia ed il nipote Agrippa Postumo, nonché i figli di Antonio e Cleopatra12.

Ma il clima era ben diverso fuori della domus Augusta e dell’Italia: al 9 a.C. risale infatti un editto bilingue del proconsole d’Asia Paullus Fabius Maximus che «ci rivela l’aspetto più signi-ficativo del nuovo culto: l’importanza ideologica del giorno natale dell’imperatore»13. Il proconsole «nell’applicare nella sua provin-cia la riforma cesariana di cui ancor oggi ci valiamo, stabilisce il nuovo calendario giuliano-asiano, costituendo il 23 settembre, gior-no natale di Augusto, come principio dell’anno. Scrive perciò che “il giorno natale del dio Augusto fu per il mondo il principio dei

12 Sull’argomento si veda in particolare Costabile, Novi generis imperia 2009, pp. 77-88.

13 mazzarino, L’impero 1973, p. 156.

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Vangeli annunciati per opera di lui” (oppure: “attraverso di lui”). S’intende che lo stesso Paolo, governatore dell’Asia e sommo sa-cerdote del culto imperiale, annuncia i Vangeli facendosi strumento della Salvezza portata da Augusto. Una nuova età dell’oro ha avuto inizio dal giorno della sua nascita: gli uomini, che prima si penti-vano d’esser nati nell’inferno del mondo, ora son lieti di vivere nel nuovo paradiso terrestre»14.

Il dies natalis Augusti veniva celebrato in tutto l’impero come festività di Stato; gli Acta fratrum Arvalium ricordano, a partire dal 43 d.C., le cerimonie in suo onore: il 23 settembre si procedeva al sacrificio in Capitolio di un bos mas a Giove e di una vacca presso l’ara gentis Iuliae, il 24 si immolavano in Palatio un bos mas al divo Augusto e una vacca alla diva Augusta.

Il giorno memorabile della sua nascita fu da Augusto stesso e da molti suoi sostenitori circonfuso da una sorta di divina predesti-nazione; le coincidenze, molte delle quali palesemente confeziona-te ex post, furono enfatizzate al fine di rendere il giorno natale di Augusto segno di una provvidenza divina: Quo natus est die, cum de Catilinae coniuratione ageretur in curia et Octavius ob uxoris puerperium serius affuisset, nota ac vulgata res est P. Nigidium compertam morae causa, ut horam quoque partus acceperit, affer-masse dominum terrarum orbi natum15.

14 Costabile, Storia, 20123, p. 271 con ampia bibliografia a nota 256.15 Suet., Div. Aug. XCIV. Rilevante è anche il prodigio narrato sempre da Sve-

tonio, ibidem, secondo cui: Auctor est Iulius Marathus, ante paucos quam [Oc-tavius] nasceretur menses prodigium Romae factum publice, quo denuntiabatur regem Populo Romano naturam parturire; senatum exterritum censuisse, ne quis illo anno genitus educaretur; eos qui gravidas uxores haberent, quod ad se qui-sque spem traheret, curasse ne senatus consultum ad aerarium deferretur. Mi sembra quanto mai ovvio il parallelo con l’episodio della strage degli innocenti descritta da Matteo II 1-16, secondo cui Erode il Grande avrebbe ordinato il mas-sacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, della cui nascita a Betlemme era stato informato dai Magi. La storicità dell’episodio è dai più negata datane l’as-

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La medesima attenzione, riservata ad Augusto, nel segnalare e rilevare le vere o presunte coincidenze con il genetliaco degli impe-ratori non viene però rivolta nei confronti di tutti i suoi successori, e il caso di Claudio ne è un esempio oltremodo eclatante.

3. Il dies natalis Claudii.

Tiberio Claudio Druso nacque a Lugdunum (Lyon) alle calende di agosto del 10 a.C.16: in quello stesso giorno nella città gallica veniva consacrato per la prima volta un altare ad Augusto17. Concomitanza non da poco, ma stranamente riferita da Svetonio18 – una delle fon-ti principali per ricostruire la figura di Claudio19 – senza alcuno di

senza in Flavio Giuseppe, principale fonte della storia giudaica di età imperiale. Non dubiterei che il racconto evangelico sia stato costruito su di un topos di età augustea. Sembra che Svetonio nel riferire gli omina imperii relativi ad Augusto abbia attinto alla sua autobiografia; cfr. Plin., Nat. Hist. XV 130, dove si riferisce dell’invio dal cielo dell’“alloro trionfale” ad Augusto. Cfr. vistoli, Via Flaminia 2010, p. 124, pp. 150-151. Su Augusto cfr. barzanò, Il “topos” 1993, p. 266 s.

16 Il dies natalis è confermato dalla documentazione epigrafica. Cfr. CIL I2 p. 240, p. 248 e CIL VI 37834; Inscr.It. XIII.2, 490; herz, Kaiserfdeste 1978, p. 1163. la roCCa, Ara reditus 1992, p. 102 n. 125 osserva che il natale di Claudio fu «celebrato prima del 37 d.C.», cioè prima della sua ascesa al trono.

17 la roCCa, Ara reditus 1992, p. 102 n. 128, nota che, rispetto all’ingresso di Ottaviano ad Alessandria alle Calende di Agosto, «Claudio, con una supplemen-tare coincidenza di date, è nato esattamente due anni dopo l’erezione dell’altare dedicato a Roma ed Augusto alla confluenza tra l’Arar ed il Rodano».

18 Suet., Div. Claud. II. Sulla nascita di Claudio cfr. anche Sen., Apokol. III e VI e Cass. Dio LX 2-3.

19 Svetonio attinge sia alle opere dello stesso Claudio che ad altre perdute, certamente a lui favorevoli perché scritte sotto il suo principato, come si de-duce da Tacito, Ann. I 1.2: Tiberii Gaique et Claudii ac Neronis res florentibus ipsis ob metum falsae …; attinge inoltre alle Historiae di Aufidio Basso ed alla Naturalis Historia (vedi n. 15) entrambe filoclaudiane, ma poi si fa influenzare in generale, assorbendone i giudizi di parte, da Cluvio Rufo e dai commentarii di Agrippina Minore (cfr. Suet., Div. Claud. XXXIV; Tac., Ann. IV 53.2; Cass.

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Fig. 3. C. Suetonius Tranquillus, De vita Duodecim Caesarum, ms. 81, Biblioteca Civica di Fermo (XIV-XV sec.). Fig. 4. Assonometria ricostruttiva del templum divi Claudii e del complesso Meta-Compitum attorno al 54 d.C. (da disegno di Matilde Cante). Fig. 5. Denario di Claudio (51-54 d.C.) della zecca di Lugdunum con ritratto dell’imperatrice Agrippina II, che ne promosse l’apoteosi dopo la mor-te (cfr. Tavola X a p. 122). Fig. 6. Cammeo con l’apoteosi di Claudio post mortem.

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quegli abituali e così frequenti commenti sulla natura “augurale” e numinosa delle coincidenze che, come si è visto20, costellano quali segni di predestinazione la nascita, come l’imminente morte, degli imperatori. Di quei commenti la storiografia ed ancor più il genere biografico si compiacciono21, incluso altrove lo stesso Svetonio22, che tuttavia nel suo incipit sul divus Claudius se ne astiene totalmente.

Dio LX 2.4-5), nonché dall’Apokolokyntosis Divi Claudii di Seneca. La dipen-denza da fonti così contrastanti si riflette nel quadro sostanzialmente contrad-dittorio che il biografo dà di Claudio, come quando – per esempio – afferma (Div. Claud. XV) che in cognoscendo autem ac decernendo mira varietate animi fuit, modo circumspectus et sagax, interdum inconsultus ac praeceps, nonnumquam frivolus amentique similis, mentre poco prima (Div. Claud. XIV) aveva sostenuto che nec semper praescripta legum secutus duritiam le-nitatemque multarum ex bono et aequo, perinde adficeretur, moderatus est.

20 Supra n. 15.21 Cfr. exempli causa il caso del Sidus Iulium: fonti in Costabile, Novi ge-

neris imperia 2009, pp. 63-65; per il prodigio della lampàs, che illuminò la spedizione britannica di Claudio, cfr. Cass. Dio LX 19.4 e sordi, Il De vita sua 1993, p. 213 s. Per i prodigi che preannunciano la morte dell’imperatore: Tac., Ann. XII 64.1

22 In Div. Claud. VII, si narra di un omen quando sulla spalla destra di Clau-dio si andò a posare un’aquila, al suo primo ingresso nel foro quale tardivo console del 37. E forse un’altra profezia – direi – va vista in Svetonio, Div. Claud. IV, ma rivolta adversus principem dalla fonte cui il biografo attinse: infatti la sorella Livilla, quando le predissero che un giorno il fratello sarebbe diventato imperatore, avrebbe apertamente compianto che a Roma toccasse un destino così ingiusto e indegno (soror Livilla, cum audisset quandoque imperaturum, tam iniquam et tam indignam sortem populi Romani palam et clare detestata est). Inoltre, anche la morte dell’imperatore è preceduta nella narrazione svetoniana da vari segni premonitori (Suet., Div. Claud. XLVI), fra cui una crinita stella, quam cometem vocant, segno di cui lo stesso Svetonio, Nero XXXVI, scrive quae summis potestatibus exitium portendere vulgo pu-tatur. Che il biografo fosse seriamente convinto del valore delle premonizioni lo documenta l’epistolario pliniano a proposito di un sogno che Svetonio ebbe nell’imminenza di un processo, chiedendone per questo il rinvio: Plin. Epist. I 18. Inoltre, quanto agli omina imperii, è stato giustamente osservato che «è soltanto Svetonio, in età antonina, a farne un vero e proprio topos nell’ambito delle sue biografie imperiali». Così barzanò, Il “topos” 1993, p. 269.

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Di certo le ragioni di questo silenzio potrebbero essere molte, e forse una di queste si potrebbe credere risieda nella circostanza che la successione al trono sia stata del tutto imprevista per Claudio; il biografo, infatti, sottolinea come per haec ac talia, maxima aetatis parte transacta, quinquagesimo anno imperium cepit quantum vis mirabili casu23.

Tuttavia il silenzio svetoniano appare ancora più anomalo, se si tiene conto che la coincidenza del dies parentalis di Claudio con l’inaugurazione a Lugdunum dell’ara Augusti non fu la sola di quel giorno. Ve n’è infatti un’altra di cui Svetonio tace egualmente, ma che parimenti non poteva non conoscere: proprio alle calende di agosto ricorreva appunto l’anniversario – e quando nacque Claudio era esattamente il ventesimo – dell’ingresso di Ottaviano in Ales-sandria d’Egitto. Ragion per cui quel giorno era stato assunto da al-lora come festività del principato: non a caso in quell’anniversario, in tutte le città dell’orbe romano, s’insediavano i diversi sacerdoti e magistrati addetti al culto dei Cesari – seviri, Augustales, magistri Compitales etc. – dopo essere stati eletti24. Il 1 agosto del 2 a.C. fu inoltre inaugurato il tempio di Marte Ultore, promesso in voto al dio della vendetta dal giovane Ottaviano per fare scontare l’uccisione del padre adottivo Cesare.

A questo punto mi sembra lecito supporre che la causa dell’in-consueto silenzio di Svetonio, sulla fatalità delle segnalate coinci-denze natali dell’imperatore, possa dipendere da due fattori premi-nenti: il voluto disinteresse, da parte della storiografia di estrazione

23 Suet., Div. Claud. X.24 Cfr. A.R. von premerstein, in DE I 1895, p. 837 ss.; taylor, Trebula

1956, p. 9; olivier, Gerusiae 1958, p. 484 ss.; degrassi, Una dedica 1964 in particolare p. 304; herz, Untersuchungen 1975, p. 258 (che nota speci-ficamente la coincidenza con la data di nascita di Claudio, condiviso da la roCCa, Ara reditus 1992, p. 78 ss.); Costabile, Istituzioni 1984, p. 186; id., Senatusconsultum 2008, p. 151 ss.

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senatoria notoriamente ostile al princeps, da cui Svetonio attinse e della quale in molti casi sembra sposare la causa, a rilevare quelle fauste coincidenze, ma soprattutto l’atteggiamento, piuttosto par-cus atque civilis25, dell’imperatore stesso nell’esaltazione della sua persona, a quanto riconosce il certo non simpatizzante biografo.

Il regime assolutistico di Caligola, fondato sul culto dell’im-peratore vivente in quanto dominus, rinunciando apertamente alle apparenze augustee26, aveva portato scompiglio e dissapori ovun-que. Ma come Augusto fu «ammaestrato dal cesaricidio»27, Claudio lo fu dall’assassinio del nipote Caligola28. La posizione del novus princeps doveva in qualche modo placare sia l’indignazione della classe dirigente di Roma, sia l’antica tradizione religiosa giudaica fino a quel tempo rispettata, ma da Caligola terribilmente offesa con il tentativo di introdurre nel Tempio di Gerusalemme la sua statua, fallito solo per il suo assassinio.

La lettera di Claudio agli Alessandrini in dissidio con la comunità giudaica della città, dimostra chiaramente, nella parte che riguarda il culto della sua persona, come egli, distinguendosi consapevolmente da Caligola, comprese bene la via da seguire al riguardo: nell’episto-la, infatti, sottolinea come sia sua intenzione declinare «l’erezione di templi e di un sacerdote per me, perché non desidero essere arro-gante nei confronti degli uomini della mia epoca e poiché considero templi ed affini come privilegi destinati da ogni tempo solamente agli dei»29. Fu, ritengo, quella tenace resistenza giudaica, che aveva

25 Suet., Div. Claud. XII: At in semet augendo parcus atque civilis praenom-ine Imperatoris abstinuit, nimios honores recusavit.

26 Suet., Cal. XXII.27 Citazione da Costabile, Storia 20123, p. 225. 28 Giustamente amarelli, Trasmissione 20014, p. 134, attribuisce l'iniziativa

della rescissio actorum Caligolae non al senato, ma a Claudio.29 P. Lond. 1912 = CPJ n. 153.

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indotto addirittura il legato di Siria, Petronio, a disattendere gli or-dini di Caligola, che quasi certamente spinse Claudio ad agire con estrema cautela nell’interesse dell’ordine pubblico e inevitabilmente della Ragion di Stato, e quindi ad evitare ogni provocazione che in-crementasse i tumulti già esistenti in Alessandria.

Il comportamento di Claudio fu estremamente razionale, teso a perpetuare il “provvidenzialismo” augusteo ma più nel nome dell’Urbe che del proprio: così la dottrina della Providentia Caesa-ris si coniuga in lui con quella dell’Aeternitas di Roma e dell’Ita-lia, nonché con la concezione della Felicitas saeculi30 e della totius humani generis receptio in eius tutela (ritraducendo in latino dai verba edicti proconsulis Asiae: p©n tÕ tîn ¢nqrèpwn gšnoj e„j

t¾n „d…an ¢nadeigmšnoj sic! khdemon…an)31. È stato correttamente sottolineato che «Claudio non era dio vi-

vente, ma tuttavia consentiva che uomini a lui molto vicini, come il medico Scribonio Largo, in opere di carattere ufficiale (o semiuffi-ciale), lo chiamassero costantemente deus noster Caesar, e indul-geva in qualche caso (soprattutto a Camulodunum, sua colonia nella Britannia, da lui conquistata) all’erezione di un suo tempio»32. Se

30 martin, Providentia 1982, p. 143 ss., p. 169 ss. Cfr. il S.C. Claudianum de aedificiis non diruendis: CIL X.1 1401 = ILS 6043 = FIRA I 45, da Ercolano. bUongiorno, Senatus consulta 2010, p. 236 ss.

31 Cfr. SEG IV 516 linn. 14-15, databile attorno al 44: si tratta di un edic-tum del proconsole d’Asia Paolo Fabio Persico alla città di Efeso e a tutta la provincia, in merito ad abusi nell’amministrazione finanziaria del tempio di Artemis Ephesina, nel quale l’alto promagistrato dichiara di voler provvedere alla provincia, «ma non soltanto per il suo anno (di carica). Sull’esempio del fortissimo e veramente giustissimo principe, che avendo accolto sotto la sua protezione tutto il genere umano, fra i benefici principali e a tutti grati anche questo ha elargito, che a ciascuno fosse assicurato il godimento del suo». Cfr. garzetti, L’impero 1960, pp. 135-6. I provvedimenti a nome di Nerone sedi-cenne in favore delle province riferiti da Tac. Ann. XII 58.2 sono giustamente attribuiti a Claudio da Garzetti (p. 136 n. 2).

32 mazzarino, L’impero 1973, p. 212. Cfr. anche nota seguente.

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Claudio si compiacesse intimamente di tale divino appellativo non è dato sapere; certo è che non poteva opporvisi; che poi acconsentisse all’erezione di un tempio a lui intitolato in Britannia è compren-sibile, visto che era stato lui per primo a compierne la conquista33: a Roma tale atteggiamento poteva giustificarsi con l’opportunità di consolidare il dominio su quei barbari senza ulteriori implica-zioni fuori da quella lontana e selvaggia provincia. In riferimento alle coinciden-ze con il natale di Claudio, è comunque rilevante ricordare quanto segnalato da Cassio Dione sulle concomitanti celebrazioni:

Cass. Dio LX 5.3 ... aÙtÕj oÙd�n œxw tîn Ñnom£twn tîn

™j t¾n ¢rc¾n ferÒntwn ™dšxato: ™n g¦r d¾ tÍ toà AÙgoÚ-

stou noumhn…v, ™n Î ™gegšnnhto, ºgwn…zonto m�n †ppoi di'

™ke‹non d� ¢ll' Óti Ð toà ”Arewj naÕj ™n taÚtV kaqišrwto

kaˆ di¦ toàto ™ths…oij ¢gîsin ™tet…meto.

«... per se stesso non accettò nulla al di fuori delle titolatu-re concernenti il suo potere: e così nel primo giorno del mese di Agosto, nel quale era nato, si svolgeva una gara ippica, ma non per festeggiarne il compleanno, bensì perchè in quel giorno cadeva la ricorrenza dell’inaugurazione del tempio di Ares, e questo evento era stato sempre celebrato con agoni annuali».

Nonostante la scarsa preferenza all’adorazione della sua stessa persona, è proprio con Claudio, tuttavia, che si definisce dal punto di vista istituzionale il culto dinastico della gens Giulio-Claudia. È lui,

33 Fasolino, Aggiornamento 2006, pp. 180-186. Cfr. nota precedente.

Fig. 7. Pavimento in opus sectile di età claudia, dalla Domus Tiberiana del Palati-no (Roma, Antiquarium).

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infatti, a divinizzare la nonna Livia e a rendere ono-ri, oltre che al padre e alla madre, alla quale fece

conferire il titolo di Augusta, e al fratello Germanico già onorato da Tiberio34, an-che alla memoria della cognata Agrip-pina e di Marco Antonio, damnati sotto

i primi due principi e riabilitati solo da Caligola. Fece costruire l’arco di marmo, già decretato dal Senato, dedicato a Ti-berio e negli Acta fratrum Arvalium è testimoniata a partire dal 42 o 43 l’esi-stenza sul Campidoglio di un’ara gentis Iuliae, sulla quale, come abbiamo già segnalato, nel dies natalis di Augusto

venivano offerti sacrifici.In conclusione, mi pare lecito

ipotizzare che Claudio non ab-bia segnalato espressamente le numerose coincidenze del suo giorno natale come segni di pre-

destinazione all’impero, contrariamente a quanto aveva fatto Augu-sto e a quanto avrebbe fatto Settimio Severo, ciascuno nella propria autobiografia35, quanto meno per non dare adito alle stesse pretese teologiche del suo predecessore, attenendosi così ad una linea più

34 La divinizzazione di Livia fu un atto intriso di sapienza politica; essa rap-presentava il punto di incontro tra la gens Claudia e quella Iulia. A differenza di Caligola, che divinizzò la sorella Drusilla, Claudio non fece un uso per così dire improprio dei caelestes honores; non si spinse mai a divinizzare né i geni-tori né tanto meno il celebre fratello Germanico. Chiaro segno di quell’uso del tutto statale del culto divino dell’imperatore, che in Claudio appare perpetuato nella medesima ottica strumentale che era già stata di Augusto.

35 barzanò, Il “topos” 1993, p. 266 s.

Fig. 8a. Statua di Claudio da Ercolano, rilavorata da originale probabilmente di Caligola, memoria damnatus.

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prudenziale e certo assai meno “perso-nalistica”. La storiografia, anche quella palesemente a lui avversa, riconobbe questa sua prudenza36.

Va tuttavia segnalato un elemento. In occasione di una sua visita a Lugdu-num37, Claudio fece coniare monete che rappresentano allusivamente proprio quell’ara Rom(ae) et Aug(usti)38 inau-gurata nella città quand’egli vi nacque; l’allusione è chiara ma tuttavia equivo-cabile. L’altare fu consacrato il giorno stesso in cui nacque Claudio, ma non certo per quella ragione. Po-trebbe trattarsi, anche in questo caso, di quella sottile ambiguità che mi sembra caratterizzare, come si vedrà, il linguaggio figurativo e la propaganda del principato di Claudio fin dal momento della sua acclamazione, avvenuta senza alcuna “predestinazione” né divina né tantomeno umana.

36 Suet., Div. Claud. XII, Cass. Dio LX 5,3. A ciò conducono anche i silenzi di Seneca e Tacito.

37 «Ad un incisore della zecca di Roma si deve anche il conio per il quadran-te al tipo dell’altare (BMC nr. 227) coniato a Lugdunum nel 43-44 a.C. durante la residenza di Claudio»: così laFFranChi, La monetazione 1949, p. 47 n. 7; e analogamente kaenel, Münzprägung 1986, p. 151 s. (Münztyp 81, RIC 70), p. 195, p. 241; e giard, Catalogue 1989, p. 5; contra: metCalF, Rome 1989, p. 51 ss.; zehnaCker, Le monnayage 1998, p. 215 s., p. 226, i quali ritengono che la zecca sia lionese.

38 Sull’altare di Roma ed Augusto a Lione, oltre Svetonio, Div. Claud. II, cfr. Strab., VI 3.2; Liv., Per. CXXXIX (sul testo ora sCheid, Culte impérial 2010, p. 288 n. 19); Cass. Dio liv 32.1. Inoltre FishwiCk, The Imperial Cult 1987, pp. 125-130.

Fig. 8b. Denario di Claudio della zecca di Lugdunum raf-figurante l’Ara Augusti con legenda Rom(ae) et Aug(usti).

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profili costituzionali e orientamenti politici del principato di claudio

A Roman Emperor a.D. 41, Olio su tela del 1871

(collezione privata), di Lawrence Alma-Todema

(1836-1912).

Rossella lauRendi

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profili costituzionalie orientamenti politici

del principato di claudio

Rossella lauRendi (1981)Laureata con lode nell’Università degli Studi di Firenze, specializzata in “Archeologia della Città Classica”, è dottoranda di ricerca in “Storia del pensiero e delle istituzioni giuridiche romane” nell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Ha partecipato a progetti di rilevanza nazionale del Ministero dell’Università e della Ricerca Scienti-fica nel settore IUS 18. Fa parte della redazione delle riviste romanistiche «Polis. Studi Interdisci-plinari sul Mondo Antico» e «Minima Epigraphica et Papyrologica».

Ha pubblicato: La monarchia etrusca a Roma ed il nomen di Ser-vio Tullio: epos e storia. Dati e considerazioni sulla Tavola di Lione e la Tomba François, «Po-lis. Studi Interdisciplinari sul Mondo Antico» III (2010) 3, pp. 123-146. Imper(ium) recept(um): la qualificazione costitu-zionale dell’investitura di Claudio, «Minima Epi-graphica et Papyrologica» XII-XV (2009-2012) 14-17, pp. 267-284.Leges regiae. «Ioui sacer esto» nelle leges Numae: nuova esegesi di Festo s.v. Aliuta, in Revisione ed integrazione dei Fontes Iuris Romani Anteiustinia-ni. Studi preliminari, I. Leges (a cura di G. Purpu-ra), Giappichelli, Torino 2012, pp. 1-31.

In copertinaDenario d’argento del 46 d.C. con ritratto di Claudio di profilo e legenda Ti(berius) Claud(ius) Caesar Aug(ustus) P(ontifex) M(aximus) tr(ibunicia) p(otestate) (quintum) imp(erator) (decimum).Al recto scena del praetorium con legenda IMPER RECEPT e personificazione femminile con alto scettro nell’atto di proclamare il principe, gridandone il nome dagli spalti.

Risguardo sinistroAcquaforte di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) rappresentante Porta Maggiore a Roma, monumento eretto nel 52 d.C. da Claudio per la costruzione dell’acquedotto claudio ex fontibus qui vocabantur Caeruleus et Curtius a milliario XXXXV item Anienem novam a milliario LXII, e sottostanti iscrizioni del ripristino di Vespasiano e Tito.

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In quarta di copertinaProclaiming Claudius EmperorParticolare dell’Olio su tela del 1867 (collezione privata),di Lawrence Alma-Todema (1836-1912).

Risguardo destroAcquaforte di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) rappresentante le arcate dei cosiddetti Acquedotti Neroniani derivati dall’Aqua Claudia.

e 30,00