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prof. Marco Bartoli Storia medievale 4. Santità

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prof. Marco Bartoli

Storia medievale

4. Santità

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Chi sono i santi?

• La santità è nella Bibbia anzitutto un attributo di Dio [Ez 39,7: le genti sapranno che io sono il Signore, santo in Israele]

• e, per estensione, di tutto ciò che ha a che fare con Dio: il tempio, il cielo, il popolo [Ez. 20,41: mi mostrerò santo in voi agli occhi delle genti.]

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• Nel nuovo testamento i santi sono tutti i cristiani. Ef 1,1: Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù…

• Ben presto però vennero identificati in particolare come santi i martiri, cioè coloro che avevano reso testimonianza con la vita.

• Il modello di ogni martire è Stefano: « E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì. »

Atti 7,59-60

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Dopo il 380 d.C. (Editto di Tessalonica) il cristianesimo diventa religione ufficiale dell’Impero.

Alcuni cristiani scelgono di vivere un cristianesimo radicale: i monaci.Dalla Vita Antonii di Atanasio: « Dopo la morte dei genitori, lasciato solo con la sorella ancor molto piccola, Antonio, all'età di diciotto o vent'anni, si prese cura della casa e della sorella. Non erano ancora trascorsi sei mesi dalla morte dei genitori, quando un giorno, mentre si recava, com'era sua abitudine, alla celebrazione eucaristica, andava riflettendo sulla ragione che aveva indotto gli apostoli a seguire il Salvatore, dopo aver abbandonato ogni cosa. Richiamava alla mente quegli uomini, di cui si parla negli Atti degli Apostoli che, venduti i loro beni, ne portarono il ricavato ai piedi degli apostoli, perché venissero distribuiti ai poveri. Pensava inoltre quali e quanti erano i beni che essi speravano di conseguire in cielo.

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Meditando su queste cose entrò in chiesa, proprio mentre si leggeva il vangelo e sentì che il Signore aveva detto a quel ricco: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi e avrai un tesoro nei cieli» (Mt 19, 21). Allora Antonio, come se il racconto della vita dei santi gli fosse stato presentato dalla Provvidenza e quelle parole fossero state lette proprio per lui, uscì subito dalla chiesa, diede in dono agli abitanti del paese le proprietà che aveva ereditato dalla sua famiglia possedeva infatti trecento campi molto fertili e ameni perché non fossero motivo di affanno per sé e per la sorella. Vendette anche tutti i beni mobili e distribuì ai poveri la forte somma di denaro ricavata, riservandone solo una piccola parte per la sorella... Affidò la sorella alle vergini consacrate a Dio e poi egli stesso si dedicò nei pressi della sua casa alla vita ascetica, e cominciò a condurre con fortezza una vita aspra, senza nulla concedere a se stesso.

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Egli lavorava con le proprie mani: infatti aveva sentito proclamare: «Chi non vuol lavorare, neppure mangi» (2 Ts 3, 10). Con una parte del denaro guadagnato comperava il pane per sé, mentre il resto lo donava ai poveri. Trascorreva molto tempo in preghiera, poiché aveva imparato che bisognava ritirarsi e pregare continuamente (cfr. 1 Ts 5, 17). Era così attento alla lettura, che non gli sfuggiva nulla di quanto era scritto, ma conservava nell'animo ogni cosa al punto che la memoria finì per sostituire i libri. Tutti gli abitanti del paese e gli uomini giusti, della cui bontà si valeva, scorgendo un tale uomo lo chiamavano amico di Dio e alcuni lo amavano come un figlio, altri come un fratello.

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• In particolare in Occidente, vennero riconosciuti poi come santi alcuni vescovi, che avevano salvato le loro città o avevano fondato le chiese locali.– Leone Magno– Gregorio Magno– Sant’Ambrogio– Sant’Agostino

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Il monaco-vescovo

• Un esempio particolarmente venerato fu quello di Martino di Tours, perché– Soldato– Monaco– Vescovo

La sua Vita è stata scritta da Sulpicio Severo.

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Figlio di un militare romano originario della Pannonia (oggi Ungheria) deve arruolarsi nella cavalleria

Ad Amiens, nell’inverno 338-39, incontrando un povero, divide con lui il suo mantello (la clamide)

La Pasqua successiva riceve il battesimo (22 anni di età)

Due anni dopo a Worms le truppe imperiali debbono scontrarsi con i Franchi. Martino si rifiuta di combattere: « Andrò sul fronte della mia legione senza elmo, senza altra difesa che il segno della Croce, sarò il primo a penetrare nei battaglioni nemici, e senza ombra di paura. »

Viene messo in prigione, ma il giorno dopo, senza motivo, i nemici offrono la pace. Martino è liberato.

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Martino diventa monaco. Prima nell’isola di Gallinara, nel lago di Albenga, poi a Ligugé a una decina di Km da Poitiers. Si uniscono a lui dei compagni.

Si diffonde la voce dei suoi miracoli: resuscita un compagno morto ed un giovane schiavo che si era impiccato.

Con l’inganno, lo eleggono vescovo a Tours. Nel 371 fonda, nelle grotte presso la città, il maius monasterium = Marmoutier.

I monaci: « Nessuno possedeva nulla di proprio, tutto era in comune. Era vietato comprare e vendere. Non praticavano mestieri, tranne quello dell’amanuense. »

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La santità dell’alto medioevo

• Con l’evangelizzazione dei popoli europei si afferma un nuovo tipo di santità: i re

• Il clero aveva esaltato la figura del sovrano “unto” e della regina santa. Questo modello ebbe particolare successo nei Paesi di più recente cristianizzazione (Inghilterra, Scandinazia, Ungheria, Paesi Slavi)

• Due esempi: Stefano d’Ugheria e Olav

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Santo Stefano (Istvan)• Nasce tra il 969 e il 975

• 995-996 sposa Gisella, figlia di Enrico duca di Baviera

• 997 diventa re di Ungheria, ma deve lottare contro il rivale Koppany

• 1000 riceve una corona da Silvestro II con il benestare del-l’imperatore Ottone III, nel giorno di Natale è consacrato re

• Deve combattere contro altri due rivali interni: Gyula e Ajtony.

• Organizza la chiesa ugherese con 10 diocesi e 4 abbazie (la più importante Pannonhalma)

• Da una delle figlie in sposa a Otto Orseolo, doge di Venezia

• Fornisce aiuti militari a Basilio II nella lotta contro i Bulgari

• 1038 muore

• 1083 Ladislao, erede al trono, promuove la canonizzazione. Santo Stefano è il primo sovrano a essere canonizzato come confessore.

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Olav• Nato intorno al 995, Olav si imbarcò a 12 anni per la sua prima spedizione

vichinga.• Quando nel 1015 tornò per rivendicare il trono di Norvegia, era già stato

battezzato [probabilmente a Rouen, in Normandia]• Impadronitosi del regno, Olav impose il cristianesimo con la forza e con l’aiuto di

prelati inglesi• Nel 1028 Canuto di Danimarca sbarca in Norvegia e viene accolto come liberatore

dalle popolazioni ancora pagane. Olav va in esilio a Novgorod• Dopo due anni raccoglie un esercito per riconquistare il regno• Nel 1030 a Stiklarstajir si scontra con un’armata contadina e resta ucciso in

battaglia.• Sulla sua tomba avvengono eventi miracolosi. Il suo corpo è traslato a Trondeheim

e Olav è proclamato santo.

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Le caratteristiche della santità altomedievale

• In sintesi, si può dire che la santità è percepita nell’Alto medioevo soprattutto come una virtus, una forza, che promana da un corpo santo e manifesta la potenza guaritrice di Dio.

• Per questo motivo acquistano sempre maggiore importanza le reliquie ed i pellegrinaggi.

• Ad essere canonizzati sono quasi esclusivamente monaci e vescovi, i soli laici assunti agli onori degli altari sono di sangue reale.

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Verso una interpretazione più spirituale della santità

• Con la cosiddetta Riforma Gregoriana, e con l’affermazione del monachesimo cluniacense e cisterciense, si afferma un’idea più spirituale della santità, legata alla sequela Christi (seguire nudi Cristo nudo).

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Francesco d’Assisi

• Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.

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Le sante donne• Le prime sante sono le martiri• In oriente si conoscono anche alcune monache (santa Macrina,

sorella di Gregorio di Nissa)• Ma anche donne forti come Genoveffa. Nel 451 gli abitanti di Parigi

sono terrorizzati alla notizia dell’arrivo degli Unni. Genoveffa, vergine consacrata, li persuade a non fuggire. Attila si ritira senza attaccare la città.

• Muore nel 500 attorno a 80 anni di età.• Nel 511 Clodoveo, primo re dei Franchi vuole essere sepolto vicino a

lei.• Nell’886, quando la città è minacciata dai normanni, gli abitanti si

raccolgono attorno alle sue reliquie.

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Le regine• Il modello femminile di santità è, per molti secoli, soprattutto

quello delle regine.• La più nota è l’imperatrice Cunegonda:• Nata tra il 975 e il 980 da Sigefredo di Lussemburgo, nel 1000 andò sposa di

Enrico, duca di Baviera, nel 1002 coronata regina a Paderborn e nel 1014 imperatrice a Roma.

• Non avendo figli, i due sposi “decisero di fare di Dio il loro erede” donando abbondantemente a monasteri e chiese.

• Dopo la morte del marito, si ritirò a Kaufungen, dove morì nel 1033.• 1146 Enrico II veniva canonizzato. Nel 1200 venne canonizzata da Innocenzo

III anche Cunegonda Nel suo culto è salutata, come la Vergine Maria, regina, sposa e vergine.

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La nuova santità femminile

• Nel XII e XIII secolo, in coincidenza con la rinascita delle città, i Comuni italiani sentirono il bisogno di trovare nuovi protettori celesti e non di rado li trovarono in donne che avevano esercitato un ruolo pubblico nel corso della loro vita.

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Chiara d’Assisi

Et allora essa testimonia incominciò sollicitamente a pensare de la molta e maravigliosa santità de essa madonna Chiara; et in quella cogitazione le pareva che se movesse tutta la corte celestiale, e se apparecchiasse ad onorare questa santa. E specialmente la nostra gloriosa madonna beata Vergine Maria apparecchiava de li suoi vestimenti, per vestire questa novella santa. E mentre che essa testimonia stava in questa cogitazione et immaginazione, subito vide con gli occhi del capo suo una grande multitudine de vergini, vestite de bianco - le quali avevano tutte le corone sopra li capi loro-, che venivano et intravano per l’uscio de quella stanza dove giaceva la preditta madre santa Chiara.

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Intra le quali vergini era una maggiore e sopra e più che dire non se poteria, sopra tutte le altre bellissima, la quale aveva nel suo capo maggiore corona che le altre. E sopra la corona aveva uno pomo de oro, in modo de uno turibolo, dal quale usciva tanto splendore, che pareva illustrasse tutta la casa. Le quali vergini se approssimarono al letto della detta madonna santa Chiara, e quella Vergine che pareva maggiore in prima la coperse nel letto con un panno suttilissimo, lo quale era tanto suttile che per la sua grande suttilitade essa madonna Chiara, benché fusse coperta con esso, nondimeno se vedeva. Da poi essa Vergine delle vergini, la quale era maggiore, inchinava la faccia sua sopra la faccia della preditta vergine santa Chiara, ovvero sopra el petto suo, però che essa testimonia non podde bene discernere l’uno da l’altro Ia quale cosa fatta, tutte sparirono… Adomandata quando e de che dì fu questo, respose: de venardì, la sera, et essa santissima madonna Chiara morì poi lo lunedì sequente.

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“Le mistiche italiane – da santa Margherita di Cortona a santa Chiara di Montefalco, dalla beata Angela da Foligno a santa Caterina da Siena – attorniate da abili «confessori-impresari», scovarono inge-gnosamente la strada per adattare forme simboliche e significati religiosi in modo da acquisire un’influenza politica nell’ambito della realtà urbana italiana, e diffusero, nel contempo, questo nuovo modello di santità… Per realizzare tutto questo, le sante ricorsero a «tecniche» che andavano dalla reclusione solitaria ma ben pubblicizzata, alle incursioni profetiche nelle piazze cittadine (Rosa da Viterbo), alle appassionate discussioni anti-ereticali (Chiara da Motefalco) alla risoluzione pacifica delle lotte tra le fazioni cittadine (Umiliana de’Cerchi, Margherita da Cortona), dalla liberazione della propria città dal pericolo di un’invasione (santa Chiara) alla corrispondenza con le più alte autorità dell’epoca, tra cui il papa, l’imperatore e i re (santa Caterina da Siena). Nel complesso, le sante del Basso Medioevo si adoperarono per costituirsi un prestigio incisivo, basato su un potere mistico e carismatico.”

A.Vauchez, Esperienze religiose nel Medioevo, Roma 2003, p. 107.

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la profezia

Elena Enselmini viveva in quello stesso luogo dell’Arcella presso Padova, dove aveva soggiornato Antonio da Lisbona. Colpita, quando ancora era molto giovane, da una malattia che la portò vicina alla morte e la lasciò senza più l’uso della parola, non fu però abbandonata dalle consorelle, che escogitarono un sistema per comunicare con lei: ripetevano l’alfabeto sino a quando, con un gesto, Elena poteva indicare la lettera che intendeva pronunziare. Così, poco a poco, lettera per lettera, parola per parola, le consorelle poterono comprendere e poi far memoria delle rivelazioni che Dio trasmetteva loro attraverso la consorella malata.

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gesti profetici

Sperandia da Cingoli, durante una visione, ode una voce che le dice; “Quod vidisti, ostende aliis”. Subito dopo Sperandea «fece fare una croce rossa, e comprò una colomba bianca ed andò per la città con dei bambini. In una mano portava la croce e nell’altra la colomba, dicendo: Lode a Dio. E fece ciò a Pentecoste, avendo raccolto i bambini che dicevano: “E’ così”»

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Rosa da Viterbo “andava per la città di Viterbo assiduamente, con la croce in mano e lodando il nome del Signore nostro Gesù Cristo e la beatissima Vergine Maria”.

Viterbo era al centro del confronto tra il papa e l’imperatore, e per questo colpita da interdetto. Ed infatti, la Vita aggiunge subito dopo che “un certo uomo, che era allora a capo della città di Viterbo per conto dell’imperatore Federico, pregato da alcuni eretici, che allora vivevano pubblicamente in città, fece chiamare la madre della beata vergine Rosa e le ordinò che entro il giorno seguente se ne andasse dalla predetta città con tutta la sua famiglia, pena la vita e la perdita di tutti i beni”

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Chiara da Rimini. “Certa povera donna cercava elimosine per la terra et suo marito era in prigione. Et non possendo ella tanti dinari trovare che a la Comunità satisfessero, se doveva al marito tagliare una mano. Alhora la serva de Dio, mossa da fervente charità, andò a la piaza del Comuno con freza et velocità. Et montata sopra una gran pietra, comenzò chiamare si alchuno la volesse comprare, per recomprare uno mano che se haveva a tagliare; la qual cosa divulgata fo per la terra et li signori Malatesti intesero la cosa, quanto haveva facto una donnicella. Mandorno per lei et li dixero: «A te se fa la gratia». Et così libero uscì el prigione senza alchuno impedimento.”

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la preghiera

“La monaca compie un’azione indispensabile: interviene presso il suo sposo, Cristo, per tutti quei problemi che la presenza del monachesimo nella storia rende impellenti. La sua preghiera diventa, in tal modo, azione; un’azione che va ben oltre le mura del monastero, divenendo un fattore su cui contare. Eppure questo “servizio” non viene sempre e da tutti apprezzato perché richiede un controvalore che impegna: la cura pastorale o l’amministrazione dei sacramenti”

E. Pasztor, Donne e sante. Studi sulla religiosità femminile nel Medio Evo, Roma 2000, p. 45

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Umilina de’ Cerchi. “Alio quodam tempore, antequam Guelfi recederent de Florentia, cum occasione cuiusdam discordiae partium in pluribus locis esset praelium. Et ignis comburebat civitatem in aliquibus terrae partibus, et machinae projiciebant lapides fortiter in turribus consitutae...” Allora sarebbe apparso ad Umiliana il diavolo e le avrebbe detto: "Surge Humiliana, ut videas quae fiunt: ecce tota civitas destruitur et igne consumitur et ignis tuae domui appropinquabit". Ma Umiliana, vedendo che il suo corpo voleva quasi consentire alla tentazione, disse: “Frater corpus, sit vis talia conspicere, vade et vide, sed animam tecum protervus non adduces”

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gesti di pace“Una volta nella Marche, in occasione [delle contese] delle parti

nella città di Recanati vennero uccisi alcuni dei maggiori di quella terra e le mogli degli uccisi non volevano perdonare. Molti religiosi e vescovi volevano mettere pace ma non poterono. Ed essa [Sperandia] andò da una di loro e le disse di perdonare loro, ma quella disprezzò le sue parole, e lei le disse: “Vedrai cose nuove”. La notte seguente quella dama vide in visione in cielo una che aveva [ingiustamente?] delle mele d’oro e sembrava che essa gliele desse. Venuto il giorno venne da lei e disse: “voglio fare quel che tu vuoi che io faccia”. E lei le disse: “Voglio che tu vada dai frati minori e che faccia penitenza e prenda il Corpo di Cristo e perdoni a tutti” E fece così, ed anche altre fecero lo stesso.”

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Margherita da Cortona. “Margherita rispose: «Signore, non si frapponga l’oscura nube dei miei peccati tra te e la preghiera che io ho innalzato a te per loro ». E il Signore a lei: «Proclama parole di pace, invita i Cortonesi alla pace, perché nessuna nube dei tuoi difetti sarà di impedimento alla loro pace; io tuo Redentore ho posto te, nel deserto di questo mondo, simile a una voce che grida alto, e a una tromba che come suonò contro di me nella tua vita secolare, così ora, convertita a penitenza, grida perché i peccatori imparino che io sono pieno di misericordia. Tu sei stata costituita tromba della pietà e della mia fruttuosa misericordia come appare evidente in tutti coloro che sono saliti alla vetta della virtù abbandonando, grazie a te, i loro vizi. Le grazia che ti ho elargito non le ho date soltanto a te ma a tutte le anime verso le quali sono pronto a concedere misericordia. Mai, da quando il mondo fu redento, ebbe bisogno di tanta misericordia quanto ora, perché non cessa di accumulare peccati su peccati. Non volendo dunque perdere le anime che ho comprato a così grande prezzo e per le quali ho compiuto le mie opere, ho fatto di te una nuova tromba».

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i miracoli

Sora Francesca de messere Capitaneo da Col de Mezzo, nona testimone al Processo di canonizzazione di Chiara d’Assisi, disse che Chiara “comandò che la mattina per tempo venissero a lei; e così le Sore come lo' era stato comandato, vennero la mattina per tempo denanti a lei. Et essendo venute, la preditta madonna se fece portare de la cenere, e puse giù tutti li panni del capo suo, e così fece fare a tutte le altre Sore. E poi prendendo la cenere, ne puse prima sopra lo capo suo, in grande quantitade, che se lo aveva fatto tondire novamente; e poi ne puse sopra li capi de tutte le Sore. E fatto questo, comandò che tutte andassero alla orazione nella cappella; et in tale modo fu fatto, che nel sequente dì, la mattina, se partì quello esercito, essendo rotto e sconquassato.”