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per suono s’intende una nostra percezione emozionale decodificata secondo dei canoni prestabiliti quali: ritmo, melodia, armonia,ecc… per mezzo del nostro orecchio umano. Il cervello interpreta un determinato spostamento di molecole attraverso l’aria, l’acqua o altro elemento, “giudicandolo” attraverso la nostra cultura bello o brutto.

Un qualsiasi corpo elastico può produrre questa oscillazione di cui noi diamo un valore: suono se ci risulta gradevole o rumore nel senso opposto.

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Altezza Intensità Timbro

Durata Spazializzazione

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In acustica i suoni vengono principalmente identificati a partire dalla loro frequenza (che nella maggior parte delle condizioni d'ascolto e di emissione è invariante, al contrario ad esempio della lunghezza d'onda che dipende dal mezzo trasmissivo - le due entità sono legate in maniera inversamente proporzionale con la velocità di propagazione dell'onda nel mezzo considerato). Ogni oggetto ha una serie di frequenze caratteristiche determinate dalla sua struttura fisica: queste sono le frequenze alle quali il corpo tende a vibrare con maggior facilità. L'insieme di queste frequenze è detta degli armonici naturali: l'armonico naturale di frequenza inferiore viene anche detto armonico fondamentale o nota fondamentale. Queste osservazioni sono alla base della costruzione dei diversi tipi di strumenti musicali.

In musica alla frequenza si sostituisce normalmente l'altezza di un suono, data dalla sua distanza da un suono di riferimento o da quella di un altro suono d'interesse.[1] Il suono di riferimento adottato dalle orchestre moderne corrisponde alla nota "La" alla frequenza di 442 Hz.

Accordare significa assegnare un preciso valore di frequenza alle varie note. Il rapporto tra la frequenza di due note (che nella nostra percezione corrisponde alla differenza tra le loro altezze) è chiamato intervallo. Le note possono essere disposte in scale musicali e modi musicali. Le scale che si incontrano più spesso nella musica occidentale moderna sono la scala maggiore e la scala minore.

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L'altezza è la qualità che permette di distinguere i suoni secondo la diversa acutezza e gravità; essa dipende dalla frequenza delle vibrazioni: un suono è tanto più acuto quando è maggiore il numero delle vibrazioni; o viceversa. I limiti dell'orecchio umano vanno da un minimo di 32 frequenze semplici al minuto ad un massimo di 40.000; la pratica musicale tuttavia si serve di suoni la cui frequenza è compresa in limiti più ristretti, e precisamente tra 64 e 8000 vibrazioni semplici al minuto.Allo scopo di uniformare l’altezza dei suoni in tutti i paesi, dal 1859 in poi sono stati convocati a più riprese dei congressi internazionali con il compito di stabilire la frequenza di un suono base detto diapason, che è il la3 (nel secondo spazio in chiave di violino) alla quale tutti si attengano. Il più recente è stato il congresso di Londra (1951) che ha fissato la frequenza del la3 in 880 vobrazioni semplici (440 vibrazioni doppie) al minuto secondo. L'unità di misura della frequenza è l'hertz, dal nome di un noto fisico tedesco. Si abbrevia Hz ed equivale ad un periodo.

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L'intensità è il volume del suono ed è proporzionale al quadrato dell'ampiezza di oscillazione dell'onda sonora

L'intensità è la qualità che distingue i suoni in deboli o forti. Si spiega con la diversa forza con cui i corpi sonori vengono eccitati e con la distanza dell'ascoltatore dalla fonte sonora; acusticamente, dipende dall'ampiezza delle vibrazioni.L'unità di misura dell'intensità del suono è il decibel

Le intensità udibili La soglia di udibilità Si definisce soglia di udibilità la minima intensità sonora che l'orecchio umano è in

grado di percepire. L'esperienza mostra che tale soglia varia da individuo a individuo (per esempio si innalza all'aumentare dell'età del soggetto), e, soprattutto, che, anche per un singolo individuo, essa dipende dalla frequenza del suono ascoltato.

La soglia del dolore All'altro estremo del campo di intensità udibili si trova la soglia del dolore, cioè la

massima intensità sonora che l'orecchio umano è in grado di percepire e oltre la quale il suono viene sostituito da una sensazione di dolore (si osservi però che il suono può nuocere in modo permanente all'udito anche ad intensità inferiori dipendentemente dalle condizioni di esposizione)

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Il timbro è la forma, il profilo dell'onda sonora, quella caratteristica del suono che permette, a chi ascolta, di distinguere le diverse fonti: un do suonato da un violino è diverso dallo stesso do suonato da un pianoforte, in termini più precisi è la diversa composizione in armonici del suono.

Il timbro è la qualità che individua lo strumento o la voce che ha generato un suono. è in relazione alla materia e alla forma dello strumento stesso; acusticamente dipende dalla forma delle vibrazioni; ed è direttamente collegato aon il fenomeno dei suoni armonici

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Per durata si intende quanto ogni suono si prolunga nel tempo. Per rappresentare la durata dei suoni si usano dei simboli grafici posti sul pentagramma. La parte della teoria musicale che si occupa dello studio di questi simboli è la semiografia (o notazione musicale).

Nella notazione musicale, il valore di una nota indica la durata relativa di una nota musicale. Il valore è indicato per mezzo di una simbologia grafica che modifica le parti di una nota: testa, gambo e coda. La coda viene più propriamente definita "cediglia" o "virgola".

Vi sono altresì simboli grafici che indicano il valore di una pausa.

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La spazializzazione di una o più sorgenti audio consiste nella simulazione di un paesaggio sonoro (soundscape¹) tridimensionale. All'interno del paesaggio, una vera e propria "scena" da ascoltare, le sorgenti assumeranno una posizione virtuale rispetto all'ascoltatore e potranno anche "muoversi" intorno a lui più o meno velocemente.

Nel processo di localizzazione di un suono da parte del nostro cervello, la vista riveste un ruolo molto importante anche se non fondamentale. Abbiamo l'impressione che un suono provenga da una parte, la nostra memoria ci dice che potrebbe essere un tuono, guardiamo da quella parte e soltanto quando vediamo il classico lampo di luce siamo perfettamente certi che di un tuono si trattava. Risultano subito evidenti le analogie ed integrazioni tecniche possibili tra le arti visive e la spazializzazione del suono, questa nuova evoluzione dell'arte musicale, un ampliamento della stessa volto ad includere nel novero dei suoni utilizzabili anche il rumore.