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Progetto: “I giovani e le terme” Anno Scolastico 2009/2010 IPIA E. Rosa Sarnano MC Dalle nostre colline, un reportage fotografico testimone fedele di antichi rituali per prodotti di eccellenza della gastronomia locale. Le nostre tradizioni e l’economia locale

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Progetto: “I giovani e le terme”

Anno Scolastico 2009/2010

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Dalle nostre colline, un reportage fotografico testimone fedele di antichi rituali per prodotti di eccellenza della gastronomia locale.

Le nostre tradizioni e l’economia locale

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Progetto “I giovani e le

terme”

Fino a non molti decenni fa, le famiglie contadine ed artigiane allevavano il maiale nella stalla. Nella zona appenninica dell’ Italia centrale e meridionale, a quei tempi, vi era la presenza di maiali neri o rossi che vivevano in stato di semilibertà o in branchi sorvegliati. Avevano lunghi peli neri o rossi, un corpo di forma allungata, erano magri e fornivano una carne molto saporita. Si alimentavano con ghiande, castagne, frutta, bacche e con il muso, ruspando per terra, estraevano radici, tuberi e tartufi. I suini venivano acquistati durante le fiere e le feste paesane. L’ ultimo esemplare di “porco marchigiano” fu documentato fino alla fine degli anni quaranta, in provincia di Macerata, nelle zone di montagna. Non era una razza vera e propria, ma un miscuglio di geni derivato dall’ incrocio di maiali locali con quelli della Toscana, dell’ Umbria, della Romagna e del Napoletano. Il maiale marchigiano era dotato di una robustezza spiccata, conseguenza di un’ ossatura perfetta. Ha capo lungo e cilindrico con linea dorsale arcuata; collo lungo e carnoso; testa abbastanza sviluppata, ricca di gote e con muso un po’ lungo; mantello tendente al grigio ardesia, con barba sulla pelle un po’ rossiccia. È un animale molto precoce, a circa dieci mesi viene ingrassato raggiungendo in media il peso di 140/200 kg. Nella parte montana il maiale è più piccolo ed ha il mantello nero con pelo ruvido. I montanari si servono di esso per la ricerca di tartufi e prediligono quelli a muso assai lungo e con zampe molto forti. Fra i pregi del porco marchigiano si assaporano le squisitezze delle carni, l’ottimo lardo, la candidezza e la bontà dello strutto.

Il maiale

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A fine anno nelle Marche, viene effettuato il rito della “pista”, cioè l'uccisione del maiale e la lavorazione delle carni per ricavarne ciauscolo, salsicce, coppa e prosciutto.

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•Dopo l'uccisione, il maiale viene lavorato seguendo diverse fasi:il suino viene appeso in un posto fresco per far raffreddare le carni.

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•La lonza viene ricavata dai cosiddetti lombi che si trovano sul dorso del maiale. Di solito viene divisa in due parti: la parte più magra, il lonzino e la parte più grassa e saporita detta lonza, che si trova vicino al collo.

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Dopo 36 ore viene sezionato, dividendo la carne dal grasso e dalla pelle (cotica).

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Il budello intestinale viene lavato molto bene perché servirà per insaccare le salsicce.

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Al sangue raccolto veniva aggiunto del sale, poi veniva messo in acqua bollente e fatto cuocere per mezz'ora ottenendo il "sangue cotto". Questo prodotto è tipicamente "strascinato in padella con le cipolle e aglio" e infine messo sopra alla polenta.

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Dal grasso si ricava il lardo, dalla pelle si ricava la “cotenna” da utilizzare per prelibate zuppe. Dalla carne si ricavano diversi salumi.

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I salami si ricavano dalle parti più magre del maiale; possono essere fatti con i lardelli o senza. Il tutto viene insaporito con sale e pepe per il loro mantenimento. Il ciauscolo è il prodotto tipico marchigiano, viene fatto con una carne macinata molto finemente per ottenere una carne spalmabile su pezzi di pane tostato.

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•Dopo averlo condito, il macinato del ciauscolo viene ”insaccato”.

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Il prosciutto o coscia si marinava sotto sale per 40 giorni circa, per poi impeparlo ed appenderlo fino ad asciugatura che dipende dalla grandezza del pezzo.

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SalumificioSalumificio "Re Norcino" "Re Norcino" C.da Galduccio, 13/14 – C.da Galduccio, 13/14 – San Ginesio MC San Ginesio MC

•Nuove tecnologie per tramandare antichi saperi della tipica norcineria Marchigiana.

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Lavorazioni carni Lavorazioni carni suinesuine

MONTEROTTI MONTEROTTI FABRIZIOFABRIZIO

C.da C.da Cardagnano, 302 Cardagnano, 302

Sarnano MC Sarnano MC

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•Conosciuto e apprezzato, il salumificio Monterotti è il simbolo di tipicità di queste valli.

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Formaggi tipici

Pecorino al tartufo Il Pecorino e il tartufo sono due prodotti che

rappresentano l'espressione della cultura gastronomica locale, vendute semistagionate. Questo formaggio è di forma cilindrica, di colore paglierino cosparsa di puntini più scuri; la pasta è morbida e compatta, contenente pezzi di tartufo tritato; l'aroma è ricco di tartufo e fermenti lattici, il gusto dolce e di tartufo.

Il pecorino al tartufo è delizioso servito come antipasto, ma anche durante il pasto, in spuntini vari, da solo o con miele, frutta e verdure di stagione.

Pecorino alla foglia di noce Si tratta di un prodotto artigianale e a bassissima

tiratura: L'avvolgimento in foglie di noce mature rispetta la tradizione che richiedeva questi od altri affinamenti per proteggere il formaggio da muffe e insetti, arricchendo inoltre profumi e aromi. Il risultato è affascinante soprattutto nei profumi che sono intensi e complessi, a prevalenza erbacea con aromi di clorofilla e frutta secca. Il sapore è equilibrato, aromatico con retrogusto di clorofilla, muschio e spezie.

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Ricotta al forno La cottura provoca due fenomeni nella ricotta: la

disidratazione e la conseguente compattazione della pasta, che diventa piuttosto solida, e la formazione di una crosta superficiale bruna e croccante, dall'aroma particolare.

Pecorino Il pecorino migliore è quello prodotto con il latte di

aprile e maggio, Ha un gusto rude e schietto che cambia in base al tempo di stagionatura e altri fattori produttivi.

A fine stagionatura, è lievemente piccante,e può avere un aroma di nocciole, mandorle e fieno;

Il Pecorino può essere usato per aprire e chiudere un pasto anche importante, per spuntini e merende.

Pecorino al peperoncino È difficile poter affermare, senza il rischio di

smentite, che il pecorino al peperoncino sia frutto della tradizione locale, non di meno da tempo viene fatto, e con successo, unitamente al pecorino aromatizzato ai grani di pepe nero, Di forma cilindrica, la crosta è ricoperta di frammenti di peperoncino;

Può essere consumato durante il pasto ma è adatto anche per spuntini.

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Caseificio Caseificio PICENUMPICENUM

Pian di PiecaPian di PiecaS. Ginesio MCS. Ginesio MC

“L’arte dei maestri casari, un tipico marchio di identità delle nostre valli”.

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“La nostre colline, custodi gelose di nicchie di

identità”

Da Gualdo MC, la lavorazione del formaggio.

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Un prodotto tipico:il miele

Il miele

Le più antiche testimonianze ci documentano che l’apicoltura

nell’Egitto era usata come attività economica, mentre i greci

la usavano per dare energia ai loro atleti olimpionici. Il Corano

ci informa che il miele è un nutrimento indispensabile per ilcorpo e per lo spirito. E’ una soluzione zuccherina densa earomatica prodotta dalle api: ciò che raccolgono dai fiori è elaborato con la loro saliva, che favorisce delle reazionienzimatiche in modo tale da trasformare gli zuccheri dacomplessi in semplici. Una volta raggiunta la maturazione

siforma una membrana di cera impermeabile. Il miele

contienezuccheri (glucosio e fruttosio), acqua, acidi organici (dannol’aroma al miele e controllano i germi patogeni). Questasoluzione zuccherina può essere ingerita anche comeantibiotico e favorisce l’assorbimento del calcio negli

anziani enei bambini.

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L’apicoltura maceratese

L’apicoltura Maceratese si sta specializzando nella produzione di api regine e pappa reale.

I montanari per prendere il miele usavano delle botti di 25 litri, che dopo anni di utilizzo (non più buone per il trasporto) venivano usate come alveari. In autunno ci si inserivano stracci umidi ai quali veniva dato fuoco per fare uscire le api, per poi, con un coltello, staccare i favi che venivano schiacciati in casa per fare uscire il miele.

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Tipi di miele

Miele millefiori

Il colore è variabile sulle tonalità dell’ambra, l'aroma debole, leggermente floreale, il

saporedelicato, la cristallizzazione è a granulazionefine, pastoso.Da gustare: può essere usato come dolcificante, èingrediente base nella preparazione di tanti dolci tipici maceratesi.MelataÈ di color ambra scuro, con riflessi rossoverdastri, di difficile cristallizzazione; ha un aroma intenso, il sapore è deciso.Da gustare: la melata può essere usato come dolcificante,con i formaggi stagionati e non.

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Tipi di miele

Miele di castagno

È gradevolmente amaro e favorisce la circolazione sanguigna. Risulta di colore ambrato scuro con tonalità rossastra, con un aroma molto intenso, il sapore è forte con retrogusto amarognolo.Da gustare :il miele di castagno è usato per dolcificare il latte caldo, ottimo sul pane.Miele d’acaciaNon cristallizza ed è molto pratico da usare in cucina. Si presenta come un liquido trasparente dal colore variabile dal bianco al giallo paglierino, con aromadelicato di fiori e dal sapore vellutato.Da Gustare: Il miele d'acacia è ottimo sul pane e per degustareformaggi dal gusto forte.

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APICOLTURA APICOLTURA Serafini Serafini

Via Romani 440 Via Romani 440 Sarnano MCSarnano MC

“E’ la passione a distinguere un’arte che si tramanda in famiglia con orgoglio e dedizione”.

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Dolci tipici del carnevale

Gran parte dei dolci di Carnevale vengono fritti nello strutto di maiale. Nei mesi di febbraio o marzo in cui cade questa ricorrenza, quando la pista non era ancora troppo lontana, si prendeva a pretesto la non lunga conservabilità dello strutto per utilizzarlo proprio per la frittura di questi dolci particolari come la cicerchiata, le sfrappe o gli scroccafusi.

Cicerchiata

Ingredienti: 400 g circa di farina, 4 uova, 2 cucchiai di zucchero di mistrà, 2 cucchiai d’olio, qualche goccia di succo di limone, un pizzico di sale.Caramello: 150 g di zucchero, 200 g di miele, buccia grattugiata di 1 limone e di 1 arancia, 100 g di mandorle spellate e tostate. Strutto od olio per friggere.

 PreparazionePreparare un impasto piuttosto morbido; fare dei rotolini molto sottili da tagliare e ridurre a palline grandi come cicerchie modellandole rapidamente con le mani. In una padella larga portare ad alta temperatura lo strutto o l’olio. Friggere quindi le pallottoline ruotando frequentemente la padella; scolarle con una schiumarola man mano che assumono un colore dorato. Asciugarle con carta assorbente. A parte, in un altro tegame piuttosto largo, sciogliere lo zucchero e il miele ai quali, appena tolti dal fuoco, si aggiungeranno le palline fritte e la scorza grattugiata di limone e d’arancia. Mescolare bene e rapidamente con un cucchiaio di legno perché lo zucchero caramellato e caldo leghi bene la cicerchiata. La cicerchiata può assumere varie forme: nelle pasticcerie viene graziosamente presentata a piccoli filoni o a forma di ciambella; nelle case spesso si stende sul piano di marmo del tavolo per tagliarla a sottili losanghe.

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Dolci tipici di carnevale

FrappeIngredienti: farina, uova, acqua, zucchero, olio di oliva.

Tecnologia di lavorazione: Si prepara un impasto di uova, zucchero, olio e farina. Nel Piceno è consuetudine aggiungere anice (in polvere o essenza), oppure vino (vino bianco o vino cotto).La pasta va ben lavorata e stesa in una sfoglia di 2-3 mm di spessore. Con una rotella dentata si taglia nelle forme più varie (strisce, nastrini, fiocchetti) e fritta in padella con olio caldo aggiungendo zucchero con alchermes (o miele).

ScroccafusiIngredienti: Per prepararli occorre farina, uova, zucchero, olio, mistrà, scorza grattugiata di limone.Tecnologia di lavorazione: Si impastano con le mani gli ingredienti fino ad ottenere una pasta morbida ed omogenea. Si formano tanti rotoli dal diametro di 3 - 4 cm che vengono poi tagliati a pezzi di 3 - 4 cm. Successivamente sono immersi nell'acqua bollente per un paio di minuti fino a quando non vengono a galla.Si collocano poi fra due teli e si procede alla loro frittura in strutto bollente o in olio, a fuoco lento.Quando si preparano al forno, dopo essere stati lessati e asciugati nel panno, vengono sistemati su una lastra unta e cotti per circa 30 minuti ad una temperatura di circa 150° C.Ancora caldi, si immergono nel miele, o si cospargono di zucchero vanigliato e alchermes o rum.

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“L’abilità di mani sapienti per comunicare tradizione, qualità e una forte identità territoriale”. 

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Arte BiscottiArte BiscottiGabella Nuova, 279Gabella Nuova, 279SARNANO MCSARNANO MC

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Quando le massaie facevano il pane in casa, con la stessa pasta ne ricavavano anche un tipo di crescia, più somigliante ad una pizza sbecchettata tutt’intorno, sulla quale erano praticate piccole concavità con le dita della mano. La crescia, rotonda o quadrangolare, a seconda della forma del testo a disposizione, veniva condita con dell’olio di oliva, sale, rosmarino. È di un bel colore dorato con la superficie rugosa dove sono evidenti i rametti di rosmarino e i cristalli di sale. Ottima anche la variante condita con la cipolla.

Da Gustare: La focaccia al rosmarino, farcita con la mortadella o

altri salumi, rimane ancora un classico delle merende invernali.

Tecnologia di Lavorazione: La pasta del pane, adeguatamente lievitata, è stesa

con la punta delle dita sul testo del forno. Si praticano, sempre manualmente, delle fossette che accoglieranno il condimento e gli aromi, in questo caso il rosmarino. La salatura può avvenire con sale fino ma più spesso con quello grosso. Si cuoce in forno ben caldo.

IPIA E. Rosa Sarnano MC Crescia al rosmarino

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Eccellenza di questo territorio è la Ditta “Lab prodotti naturali” il cui scopo principale non è solo quello di commercializzare prodotti naturali e biologici ma un profondo rispetto per l’ambiente. La ditta provvede al monitoraggio dell’impatto ambientale dovuto alla lavorazione, calcolando e differenziando ogni tipo di rifiuto prodotto. Pane, pizza, biscotteria, panettoni e torroni; tutte le lavorazioni sono ottenute con ingredienti naturali e biologici e alla base c’è l’utilizzo della pasta madre proprio come nelle antiche tradizioni.

IPIA E. Rosa Sarnano MC LAB di BELLESI LUIGILAB di BELLESI LUIGI

Pian di Pieca Pian di Pieca San Ginesio MCSan Ginesio MC

Il Lab è un’azienda controllata e certificata dal’organo di controllo “SUOLO E SALUTE”

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“La memoria delle tradizioni e il rispetto per l’ambiente, caratterizzano la storia di un’azienda raccontata con passione dal Sig. Luigi: una testimonianza di identità”.

LAB di BELLESI LAB di BELLESI LUIGILUIGI

Pian di Pieca Pian di Pieca San Ginesio MCSan Ginesio MC

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L’olio

L’olio In tutte le Marche l’olivo colora d’argento il paesaggio agrario;

non fa eccezione il territorio della Comunità Montana dei Monti Azzurri dove l’olio extra vergine ha particolari caratteri di tipicità dati dal clima, dal territorio e dalle tante varietà d’olivo. Queste, mescolate tra loro, arricchiscono l’olio di sapori e di profumi mentre, spremute in purezza, caratterizzano e rendono tipico l’olio monovarietale che risulta particolare per le spiccate caratteristiche di ciascun tipo. Le varietà locali sono inoltre preziose perché, alcune meglio di altre, resistono al freddo. Nel Maceratese merita di essere menzionata la Coroncina. Questa ha la sua maggior concentrazione nei comuni di Caldarola, Serrapetrona, Camporotondo, Belforte del Chienti ed è coltivata fino ad altitudini superiori a 600 metri; localmente è anche conosciuta come Corallina, Corona, Coronella.Questi nomi derivano dalla caratteristica sporgenza che l’oliva presenta all’attaccatura intorno al picciolo, che è molto simile ad una corona, e dal modo in cui le olive sono disposte lungo il ramo, che ricorda la corona del rosario. L’olio di Coroncina è di un verde intenso per l’alto contenuto di clorofilla; all’olfatto si percepisce profumo fruttato medio con sentori di carciofo ed erba; al gusto ha particolari caratteristiche di amaro e piccante. L’olio di Coroncina si abbina bene alle zuppe di legumi e alle carni cotte sulla brace.L’olio extra vergine delle Marche, che è in dirittura d’arrivo per il riconoscimento della DOP (Denominazione d’Origine Protetta), è un prodotto di qualità che negli ultimi anni ha avuto diversi riconoscimenti nazionali e internazionali. È anche possibile reperire in alcune aziende del territorio olio biologico.

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L’olio

Olio monovarietale Piantone di Mogliano È una varietà precoce perché, nonostante la sua lenta

crescita, già a tre anni fruttifica abbondantemente, con frutti medio grandi, panciuti, di forma ovale di due o tre grammi di peso. Quando è completamente maturo il frutto diventa di un bel colore rosso violaceo; la polpa è consistente ed ha una buona resistenza ai traumi da trasporto. L' olio ottenuto è di un delicato di colore giallo: si consiglia di consumarlo entro l’anno di produzione

Da Gustare: In cucina è ottimo su pietanze delicate: con il pesce,

con le carni bianche e le minestre. Olio monovarietale Coroncina L'olio di Coroncina presenta peculiari caratteristiche

chimiche-organolettiche che lo distinguono dalla tipologia classica dell'olio marchigiano, rendendolo immediatamente riconoscibile all'assaggiatore esperto. Dalla sua spremitura si ottiene un olio verde brillante, dal fruttato intenso, con sentore di carciofo. Al gusto la lieve sensazione di dolce iniziale lascia il posto ad un amaro e piccante intensi e molto persistenti. La fluidità è buona e al termine dell'assaggio rimane in bocca una gradevole sensazione di carciofo che ne caratterizza la varietà.

Da Gustare: In cucina il miglior abbinamento dell'olio di Coroncina è

con legumi, con il pane (bruschetta), la polenta e i formaggi freschi (pecorino primo sale).

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L’olio

Olio monovarietale Frantoio L’olio di questa cultivar si presenta con un colore verde

scuro con sensazioni olfattive di oliva acerba ed in bocca con sentore di mandorla fresca, carciofo ed un amaro e piccante medio. Ha un altissimo contenuto di polifenoli e tocoferoli.

Da Gustare: In cucina se ne consiglia l’uso a crudo su carni ai ferri,

minestre di verdura e legumi lessati. Olio extravergine L’olio si presenta con un colore verde con riflessi dorati,

con sensazioni olfattive di fruttato medio, netto di oliva, con note erbacee, ed in bocca è fresco e pulito con sensazione amara e piccante di media intensità. C'è un alto contenuto di polifenoli e tocoferoli.

Da Gustare: In cucina se ne consiglia l’uso a crudo su zuppe e legumi,

su pinzimonio, carni e pesce di media sapidità. Olio monovarietale Leccino L'olio di Leccino si presenta con un'acidità inferiore al

30%, con un aroma fruttato medio, elegante, con nette sensazioni verdi di erba di campo. È armonico, prevalentemente dolce, con gradevole retrogusto di amaro e piccante che chiudono in mandorla dolce. Il colore è un giallo dorato con lievi riflessi verdi. Al momento di essere versato dimostra un'ottima fluidità.

Da Gustare: È eccellente su piatti dal gusto delicato, quali pesce

dell’Adriatico, carni bianche, verdure al vapore ed insalate.

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L’olio

Olio monovarietale Mignola È un olio dal colore verde con riflessi gialli, perchè

ricco di caroteni. Presenta un fruttato medio con sentori di frutti di bosco, banana, ribes. Appena messo in bocca sprigiona una netta sensazione di dolce, che lascia il posto, dopo pochi secondi, ad una nota di amaro molto persistente dovuta alla ricchezza in polifenoli. E' inoltre un olio gradevolmente piccante.

Da Gustare: In cucina è ottimo per insalate di frutta, verdure

bollite (es. cavolfiore), bruschette. Olio monovarietale Orbetana Non ha una elevata produttività sia in frutti sia in

olio e per questo, nel corso del tempo, è stata espiantata o innestata con altre varietà più produttive, con conseguente perdita di patrimonio genetico. Il frutto dell'Orbetana ha una polpa di buona consistenza, è di dimensione medio grande, di forma ovale, di colore verde brillante che alla maturazione diventa nero corvino e ha una elevata resistenza al distacco anche in piena maturazione. L’olio è di un bel colore verde intenso con gradevoli note di amaro e piccante.

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L’olio

Olive strinate

Durante la raccolta si selezionano le olive più grandi e integre e si mettono, insieme con il sale grosso, in un sacchetto di tela. Il sacco, legato da uno spago, si appende all’aperto in modo che sia esposto al freddo dell’inverno ma al riparo dalla pioggia, per quindici - venti giorni. Le olive si mescolano due volte al dì per evitare che si formi la muffa e per fare in modo che il sale si sciolga ed arrivi ad insaporire tutte le olive. Le strinate, ovvero le gelate, coceranno le olive, facendo perdere il loro amaro e rendendole raggrinzite. Possono consumarsi appena pronte, oppure essere conservate in vasi di vetro, immerse nell’olio d’oliva. Le olive strinate si condiscono con olio, scorza d’arancia, aglio e finocchio selvatico a pezzetti.

 Bruschette all’olio nuovo Si taglia il pane casereccio a fettine

sufficientemente spesse. Si fanno abbrustolire le fettine di pane (meglio sulla brace), si strofinano con dell'aglio, si salano un poco e poi, secondo la tradizione, s'immergono nell'olio extra vergine d'oliva di MacerataPiù semplicemente, l'olio vi è versato sopra in abbondanza.

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Il tartufo

Tartufo nero

Raccolta: dal 15 Novembre al 15 Marzo (sempre in base ai calendari regionali)Caratteristiche organolettiche: il periodo si presenta come una superficie verrucosa nera, con piccole zone rossastre se il prodotto è immaturo. La gleba è di colore nero-bruna con lievi venature biancastre molto fitte. Il profumo è aromatico, non troppo pungente, e il sapore delicato. Habitat: largamente diffuso nell'Appennino Centrale, in Piemonte e in Veneto. Può essere coltivato in terreni idonei appositamente rimboschiti con specie arboree particolari

Raccolta: dal 15 Gennaio fino al 30 Aprile circaCaratteristiche: l’ involucro esterno è liscio e il colore può variare tra il bianco ocra e l'arancio scuro. La gleba è inizialmente biancastra, poi con la maturazione assume una colorazione rossastro bruna; presenta venature piuttosto larghe ma rade, ramificate, biancastre che poi si imbruniscono, con il passare del tempo. Il profumo è penetrante e ricorda l'aglio, e il sapore, non particolarmente gradevole, lo rende talvolta indigesto anche dopo la cottura

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Tartufo

Tartufo bianco Raccolta: dal 15 Gennaio fino al 30 Aprile circa

Caratteristiche: l’ involucro esterno è liscio e il colore può variare tra il bianco ocra e l'arancio scuro. La gleba è inizialmente biancastra, poi con la maturazione assume una colorazione rossastro bruna; presenta venature piuttosto larghe ma rade, ramificate, biancastre che poi si imbruniscono, con il passare del tempo. Il profumo è penetrante e ricorda l'aglio, e il sapore, non particolarmente gradevole, lo rende talvolta indigesto anche dopo la cottura

Tartufo nero invernale Raccolta: dal 1 Gennaio al 15 Marzo

Caratteristiche organolettiche: il periodo è nero con lievi verruche basse ed appiattite. La gleba è grigio-brunastra con venature bianche che spesso si accentrano in un solo punto formando chiazze. Il profumo è pronunciato ma gradevole e il sapore è marcato ma non particolarmente fine.

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Vi dedichiamo questa ricetta molto semplice da realizzare, magari con i nostri tartufi!

CROSTINI ALLA DANIELA:

INGREDENTI: dosi per 12 crostini: 12 fette di pane casereccio, 50 gr. crema di tartufi neri, uno spicchio d'aglio,olio extra vergine di oliva marchigiano.

COME SI PREPARA:si prendono le fette di pane,si abbrustoliscono in forno o ancora meglio sulla griglia. Prendete l’olio e condite ogni fetta di pane. Strofinate con uno spicchio d’ aglio e spalmare ogni fetta con la crema di tartufo. Buon appetito

Daniela Lupi 4TCB

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Il vino

Il vino I colli del nostro territorio costituiscono l’ambiente

ideale di alcuni vitigni, l’ottima esposizione dei terreni in prevalenza sabbiosi si ricollega ad un’antica tradizione viti-vinicola. Da tempo il vino è stato un componente insostituibile nell'alimentazione e il suo gusto è stato garanzia del luogo di coltivazione.

Con lo scorrere del tempo e la modernizzazione delle tecniche il vigneto si è specializzo facendo decollare la viticoltura marchigiana.

La smagliante brillantezza dei vini rossi, il fragrante aroma del vino bianco, sono la prova della presenza delle condizioni ottimali che ci regalano prodotti come il Verdicchio, il Rosso Piceno, il Rosso Conero, il Bianco dei colli maceratesi, apprezzati e conosciuti in tutto il mondo.

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Il verdicchio È di colore giallo paglierino, a volte con sottili

sfumature verdi che volgono al dorato con la maturazione.

Ha un profumo delicato, fragranza fresca e persistente di frutta e fiori, sentore di mandorle amare.

Gusto: sapore asciutto, fine, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.

Si può affermare che tutti i piatti della cucina mediterranea trovano soddisfazione dall’accostamento.

È il vino per eccellenza della Regione Marche.

Il Verdicchio

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Rosso Piceno

Aspetto: rosso rubino con sfumature violacee che tendono ad attenuarsi.

Profumo: odore gradevole e vinoso, evolve al fruttato floreale.

Gusto: sapore sapido, armonico, asciutto, giustamente tannico e di corpo. La maturazione da morbidezza ed equilibrio. Ricorda sapori di frutti (prugne e carrube), fiori rossi appassiti e radice di liquirizia.

Va bevuto giovane tra il primo ed il secondo anno. Si può conservare, a seconda delle annate e delle zone, fino a tre anni ed oltre. Invecchiamento in botti di rovere ed affinamento in bottiglia esaltano le sue doti naturali. Al primo impatto è vinoso , mentre il finale è fruttato-floreale, dall’inconfondibile nota di prugna. Asciutto ed armonico. Si accosta bene con salumi crudi e cotti ; ottimo con i secondi piatti.

Rosso Piceno

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Vin Brulè Questa bevanda, servita rigorosamente calda a

base di vino rosso (brulè significa infatti vino bruciato), diffusa prevalentemente per riscaldarci durante le serate invernali o comunque ogni volta che il freddo stenta ad andarsene, ha numerose proprietà benefiche: è corroborante, riscaldante e disinfettante, per questo viene adottato come cura contro il raffreddore. Ma non solo! Poeticamente il vin brulè riscalda anche gli animi; molti infatti gli artisti di strada che negli anni passati sulle strade parigine si accompagnavano ad un bicchiere di caldo vino dolce. Pare che il vin brulè sia una bevanda molto antica e che la sua nascita sia da attribuire ai frati, esperti conoscitori di erbe e spezie, che nei conventi si dedicavano anche alla preparazione del vino. Realizzarlo non richiede grandi abilità e, anche se non siete dei cuochi perfetti, il risultato non mancherà ad arrivare.

Vin Brulè ( dose per circa ½ lt) 1 litro di vino rosso scuro e corposo 2 stecche di cannella 200 grammi di zucchero 8 chiodi di garofano 1 arancia 1 limone

Vin Brulè

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Preparazione:

Sbucciare il limone e l’arancia, la buccia deve essere priva del bianco, poi in una pentola (a lati alti) mettere i chiodi di garofano, la cannella, aggiungete pian piano un po’ di vino e lo zucchero, poi le bucce dell’arancia e del limone. Prima di accendere il fuoco, mescolate in modo tale che lo zucchero si sciolga un po’, portate ad ebollizione per un paio di minuti ricordandovi ogni tanto di mescolare, meglio con un cucchiaio di legno. Adesso dovete far evaporare l’alcol, facendo molta attenzione, fiammeggiando la superficie. Attendete qualche minuto prima di servire. E’ consigliabile filtrare il vin brulè con un colino. Un consiglio: per servire il vin brulè, è consigliabile usare boccali o tazze di ceramica, o di vetro temprato, perchè il vetro di un normale bicchiere potrebbe non reggere all’eccessivo calore e incrinarsi o addirittura spaccarsi immediatamente.

Vin Brulè

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Il Bianco dei colli maceratesi

È prodotto da uve bianche del vitigno Maceratino anche nelle tipologie Spumante e Passito.

Di colore giallo paglierino tenue con sfumature verdi odore caratteristico, gradevole e fresco di frutta non ancora matura, sapore asciutto, secco e armonioso.

Il Colli Maceratesi bianco si propone per esaltare il gusto di molluschi bivalvi crudi a tendenza dolce e poco grassi, di riso e minestre con salse bianche.

La DOC “Colli Maceratesi ” è stata riconosciuta ed approvata nel 1975 .Ci troviamo in una zona a forte vocazione vitivinicola grazie al territorio quasi interamente collinare e alla buona esposizione climatica dei vigneti.

Bianco dei colli maceratesi

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Un pezzo di Appennino emerso dalle onde che si ammanta di una vegetazione mediterranea fatta di lecci, ginestre, corbezzoli a cui si aggiungono i vigneti che trovano un habitat ideale in questo terreno calcareo rinfrescato dalla brezza di mare.

Rosso Conero

Rosso Conero

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Il vino cotto è una bevanda alcolica tipica delle campagne del Maceratese, ottenuta dalla bollitura o dal fuoco diretto su un caldaio di rame di mosto d'uva.

Il vino ottenuto dalla bollitura del mosto di uve, dalla gradazione alcolica elevata, è secco e dolce.

Il colore è variabile nelle tonalità dell’ambra, l'aroma intenso, il gusto dolce o asciutto, ricco di retrogusti fruttati e sapidi.

Da gustare Vino perfetto da dessert, adatto per essere gustato

a fine pasto, con i dolci tradizionali.

Vino cotto

Vino cotto

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Si ringraziano per la partecipazione, le Ditte:

Arte Biscotti – Gabella Nuova Sarnano

Re Norcino C.da Guarduccio S. Ginesio Montirotti C. da Cardagnano -

Sarnano Luigi Bellesi Pian di Pieca S. Ginesio Picenum Pian di Pieca S. Ginesio Apicoltura Serafini – Sarnano Si ringraziano le Signore e i Signori

di Sarnano che hanno permesso la realizzazione del reportage fotografico su ”La pista”.

Testi a cura delle alunne del 3° TCB

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I reportage fotografici sono stati realizzati durante il progetto: “Il Gemellaggio: un’idea d’identità, un atelier di abilità” a.s. 2007/2008

Sitografia: www.provincia.macerata.it www.comune.sarnano.mc.it www.aptsarnano.it www.montiazzurriturismo.it www.sibillini.net www.turismo.marche.it www.sarnanoinbici.it

Si ringrazia per l’attenzione