Primo Piano - Marzo 2011

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POLITICA La giunta a rischio implosione pag. 6 CULTURA Sulle orme di Caravaggio pag. 24 CALCIO Il volo della Libertas pag. 46 Periodico di cultura, politica e attualità - www.primopiano.info - Numero 3 - Marzo 2011 - Anno XVI - N. 150 - Sped. in abbonamento postale 70% filiale di Bari Marzo 2011 2,00 euro

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Da oggi online su Facebook, Primo Piano di Marzo 2011. Grazie a Facebook, Primo Piano finalmente nelle case di tutti i Bitontini in città e in ogni parte del mondo. Buona lettura.

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POLITICALa giuntaa rischio implosione pag. 6

CULTURASulle orme di Caravaggiopag. 24

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Tra patria e legalitàIl tributo a Verdi degli alunni delle scuole

di Chiara Colamorea

di Domenico Schiraldi

"Viva V.E.R.D.I." è il nome del concerto realizzato nella suggestiva cornice del Traetta, nell'ambito delle celebrazioni per i 150 dell'Unità d'Italia, e che ha visto la luce grazie alla proficua sinergia tra l'istituto comprensivo Modugno - Ru-

tigliano, l'istituto Sacro Cuore, il Coro lirico "Città di Bitonto" e l'associazione socio-culturale "La Macina".L'evento si inserisce nel progetto "Note giuste... per essere", nell'al-veo dell'iniziativa "Le(g)ali al Sud: un progetto per la legalità in

ogni scuola".Leitmotiv della serata la figura e la musica di uno dei massimi compositori italiani del dicianno-vesimo secolo, Giuseppe Verdi, che con le sue note, insieme a quelle di molti altri autori, ha raccontato la storia d'Italia dal Risorgimento fino ai giorni nostri.Protagonisti dello spettacolo i bambini di terza e quarta elemen-tare, provenienti dalle due scuole, che compongono il coro di voci bianche, diretto dal soprano Anna Lacassia e dal tenore Giuseppe Maiorano. Entusiaste le dirigen-ti delle due scuole, suor Gabriella Quadrelli ed Angela Pastoressa, che hanno condiviso l'idea che la

musica possa essere uno strumen-to ed un'occasione per rafforzare l'identità personale ed il senso di

È volata rapida, come le frecce tricolore, la festa per il 150° dell'Unità d'Italia sulla nostra città, nutrice di eventi e personaggi che rivivono nei libri di storia e nei racconti popolari, come frammenti di un grandioso mosaico. Il cui pezzo maggiore è costituito da un nostro insigne concit-

Da Bitonto all’ItaliaIl contributo di Vincenzo Rogadeo al processo di unificazione

tadino, che si batté strenua-mente per un Paese unito. Parliamo del conte Giovanni Vincenzo Rogadeo, il più il-lustre rappresentante di una famiglia che, già alla fine del XII secolo, si trasferì a Biton-to dalla costiera amalfitana, prosperando in ricchezza e nobiltà. Un conte che non

sfoggiò mai il suo titolo, vo-lendo rimanere umile servi-tore della sua terra. La sua figura è stata delineata in ma-niera precisa da uno storico locale, Domenico Ambruosi, che ebbe modo di scriverne nel 1899, anno stesso della morte del nobile.

Abbiamo attinto a pie-

ne mani dal suo bagaglio di conoscenze per ricostruire, seppur a grandi linee, la fi-gura del patriota. Giovanni Vincenzo nacque a Bitonto il 24 agosto del 1834. Rima-sto orfano di padre a diciotto anni, studiò a Napoli dove conobbe Giuseppe Mazzini, che ammirava profondamen-te, ed ebbe contatto con i carbonari.

Prese parte ai vari comi-tati insurrezionali sorti in Puglia per combattere il go-verno borbonico, preparan-do l'entusiastica accoglienza della spedizione di Garibaldi. Proprio l' “eroe dei due mon-di” lo nominò primo gover-natore di Terra di Bari nel 1860, a soli 26 anni.

Dopo l'Unità d'Italia ed il definitivo trionfo di re Vitto-rio Emanuele II, si ritirò a Bi-tonto per condurre vita pri-vata. Tuttavia, il suo nome e le sue virtù erano ormai co-nosciutissime, tanto da per-mettergli di assumere nuovi ed importanti incarichi, che il conte seppe onorare con il massimo impegno.

Dal 1870 al 1875 fu sin-daco della città e presidente di diverse commissioni.

Fu eletto a pieni voti a rappresentare il popolo, per molte legislature, alla Came-ra dei deputati nei collegi di Gioia, Bari e Bitonto. In se-guito il re d’Italia Umberto I lo nominò, su proposta di Francesco Crispi, senatore del regno nella XVI Legisla-tura. Dal 1890 al 1895 fu presidente dell'ospedale ci-vile, facendone punto di rife-rimento nel panorama assi-stenziale della provincia. Fu sempre in prima linea per di-fendere l'onore del suo paese e di Casa Savoia. Sposò la nobildonna Lucrezia Sylos-Labini, che lo lasciò presto vedovo. Dalla loro breve ma felice unione nacquero Eu-stachio III, Giovanni e Giu-lia. Soffrì immensamente per la perdita di Giovanni, morto di difterite a soli dodici anni, ma trovò consolazione nei

La sala della biblioteca comunale dedicata a Vincenzo Rogadeo. Foto M.Robles

Il concerto al Traetta

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Primo piano marzo 2011numerosi nipoti.

Amò Dio ed il prossi-mo, compiendo silenti atti di pietà: nonostante la cri-si economica, non volle mai che le messe giornaliere nel-la sua cappella gentilizia di Sant’Anna fossero soppres-se per ragioni di risparmio. Agonizzante e prossimo alla fine, sua figlia Giulia gli por-se una coroncina del San-tuario di Pompei: dopo aver-la baciata, stringendola forte con la sua mano destra in un ultimo impeto vitale, il conte sorrise, poi spirò.

Era il 27 gennaio del 1899.

A salutarlo accorse una folla di concittadini, oltre ai rappresentanti del parla-mento e del consiglio provin-ciale.

Il Senato del regno, il 30 gennaio 1899, ricordò le sue virtù patriottiche, men-tre l'on. Serena propose di inviare le condoglianze alla famiglia, alla città di Biton-to ed alla Provincia di Bari. Il 2 febbraio l'on. Balenzano lo commemorò al consiglio provinciale di Bari, mentre a Bitonto si tenne un consiglio comunale commemorativo il 28 gennaio, in cui si deliberò che fosse posta una lapide a futura memoria nell'atrio del Palazzo comunale (al tempo il complesso di San Dome-nico), che una piazza o una strada della città prendes-se il suo nome, che per otto giorni fosse issata al muni-cipio la bandiera abbrunata, che si pubblicassero in uni-co libretto tutte le onoranze funebri fatte al conte.

Un'ulteriore pubblica commemorazione fu tenuta il 5 marzo nell'aula maggiore dell'istituto "Carmine Sylos", alla fine della quale fu sco-perta un'epigrafe, dettata dal prof. De Simone, incisa sul marmo e collocata all'inter-no dell'istituto.

Ad eterna memoria di un vero italiano.

E di un vero bitontino.

È stata una gran festa, tinta di bianco rosso e verde, quella organizzata dal Comune per celebrare il 150° compleanno dell'unità nazionale. Autorità civili e militari si sono radunate all'ingresso di Palazzo Gentile, insieme ad una folla festante di bambini delle scuole elemen-tari, che diretti dal maestro Pino Maiorano e accompagnati dall'orchestra dell'associazione "Traetta", col maestro Simone Mezzapesa, hanno interpreta-to alcuni tra i brani più solenni dell'epopea risorgimentale, a cominciare dall'inno di Mameli.

Speaker della manifestazio-ne, la soprano Anna Lacassia ha introdotto i diversi momenti del-la cerimonia, che ha toccato un momento di straordinaria emo-zione con l'esposizione della grande bandiera issata sul bal-cone del Comune, sulle note del canto popolare "La bandiera dei tre colori". Il sindaco Raffaele Valla, nel suo discorso, ha reso noto il progetto dell'intitolazio-ne di una strada all'unità nazio-nale come pure di un'epigrafe in una piazza centrale, in memoria della solenne giornata. A segui-re, gli interventi del maestro Marco Vacca e del prof. Vin-cenzo Robles, che hanno soste-nuto la necessità di riscoprire

Festa di compleanno La città rende omaggio al 150° anniversario dell’unità nazionale

di Giuseppe Perrulli

il senso autentico dell'unità del Paese, evitando sterili e danno-se contrapposizioni. Infine, le parole del vicesindaco Domeni-co Damascelli che, rivolgendosi ai giovani, in particolare, li ha

esortati a stringersi attorno alla bandiera e a maturare una sin-cera consapevolezza dell'unità nazionale, fondamentale per il progresso comune della nostra città e dell'Italia intera.

L’intervento del sindaco Valla. Foto A. Melato

Il concerto al Traetta

Foto A. Melato

appartenenza al territorio di cia-scun bambino, cittadino di doma-ni.

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Corsivetto

Gli automobilisti bitontini sono tutti potenziali concorrenti per il prossimo campionato di guida in condizioni estreme. E questo per il sol fatto di superare quotidianamente indenni (o quasi) la selezione più difficile: il confronto con le nostre strade. Per percorrere le arterie cittadine, in-fatti, occorrono dosi aggiuntive rispetto all'or-dinaria prudenza e attenzione per scansare le mille trappole, nascoste sotto i nostri piedi (ops! pneumatici).Schiva quella buca sul lato destro della carreg-giata, accostati alle auto in sosta per evitare di restare "vittima" di quel fosso al centro del manto d'asfalto, modera il più possibile l'anda-

Guida in condizioni estremeTra buche e dislivelli, le “prodezze” degli automobilisti

tura per affrontare quell'autentica voragine che occupa l'intera via. Arrivare a destinazione di-venta quasi come aver vinto l'ultimo gran pre-mio di formula uno. Centro o periferia, non fa alcuna differenza: la condizione di via Duraz-zo, via D'Angiò, via Modugno, via Matteotti (solo per citare qualche esempio) è assolutamente la stessa. Disastrosa e indecente.Tra l'altro, il dato che maggiormente lascia interdetti gli automobilisti è constatare che i cedimenti (più o meno estesi) dell'asfalto si ve-rificano esattamente negli stessi punti, in barba a qualsiasi lavoro di manutenzione stradale. E' sufficiente una pioggia di media intensità o il

decorso di qualche settimana (con connesso traf-fico veicolare) per ritrovare di nuovo una buca.I tentativi di raffazzonare il manto d’asfalto sono tanto frequenti quanto puntualmente in-sufficienti. Certo, si tratta di un problema comune a diver-si altre città, ma un'amministrazione, oltre che per la fondamentale capacità di programmare il futuro, si distingue anche per l'abilità nell'af-frontare i grattacapi dell'oggi. Compresa la condizione delle strade. Per la sal-vaguardia non soltanto di pedoni e veicoli, ma anche delle boccheggianti casse comunali, troppo spesso duramente colpite da richieste di risarci-mento per danni, causati appunto da irregolari-tà del tappeto d'asfalto.Qualche mese fa, si parlò di un progetto per una global service in materia di manutenzione delle strade, con il compito tra l'altro di vigilare sugli interventi di risanamento delle buche e sulla re-lativa efficacia. Mancano, tuttavia, ad oggi no-tizie di sviluppi concreti in merito. Può rappre-sentare una via importante (non certo l'unica) per migliorare lo status delle "nostre" vie.

IL DIFENSORE CIVICO

del dott. Franco Castellucci

La giustizia italiana funziona male, anzi, malissimo. Cause ed effetti, sono sotto gli oc-chi di tutti: lunga durata dei processi civili e penali, mancanza della certezza della pena, norme poco chiare che alimentano interpre-tazioni difformi tra i vari giudici, eccessiva litigiosità dei cittadini. Ancora, la disorga-nizzazione in cui versano gli uffici giudizia-ri per carenza di risorse umane, strumentali, economiche, l'applicazione di procedure da-tate, ed infine, ma non ultima, la mancanza di una verifica seria della produttività dei magistrati e del personale amministrativo. In verità, in questi anni, più volte il legislatore è intervenuto con riforme parziali per tentare di risanare alcuni aspetti di carattere pro-cedurale, ma con risultati deludenti. Questa volta, l'intervento governativo, proclamato, sin dall'inizio della legislatura, è stato co-municato con grande enfasi e come risolutivo degli atavici problemi della giustizia. Siamo quindi al traguardo? Il problema "giustizia" è risolto? Purtroppo no, anzi, questa volta, neppure le intenzioni appaiono in buona fede. Si aspira a riformare il Titolo IV della Co-stituzione, quello riguardante la giustizia, in aspetti che non cancelleranno nessuno dei pro-blemi evidenziati. Più semplicemente si vuole sottoporre uno dei tre poteri, quello giudiziario, al potere dell'esecutivo. Questi i punti salienti della conclamata riforma. Separazione delle car-riere tra magistrati giudicanti e requirenti (in realtà, la separazione delle funzioni è già prevista; quindi, una forzatura inutile). L'istituzione di due distinti Consigli superio-ri della magistratura, giudicante e requirente, presieduti, come l'attuale Csm, dal presidente della repubblica e costituiti da membri eletti per metà dai magistrati e per metà dal par-lamento.Provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati (nuovo art. 105 bis), comminati da una Corte di disciplina della magistra-

UNA RIFORMA CONTRO LA GIUSTIZIAtura, composta da una sezione per i giudici e una per i pubblici ministeri. I componenti di ciascuna sezione saranno eletti per metà dal parlamento in seduta comune e per metà rispet-tivamente da tutti i giudici e i pm. Competenze del ministro della Giustizia (art.110): funzione ispettiva, organizzazione e funzionamento dei servizi relativi alla giustizia. Rapporto con la polizia giudiziaria (art. 109): nel nuovo testo il giudice ed il pubblico ministero dispongono della polizia giudiziaria secondo le modali-tà stabilite dalla legge. L'esecutivo, ovvero, la polizia giudiziaria, potrà decidere quali inda-gini privilegiare e sottoporre al Pm. Un salto indietro di 50 anni! Obbligatorietà dell'azione penale (art.112 Cost.): oggi il pubblico ministe-ro ha l'obbligo di esercitare l'azione penale, per tutti i reati. La riforma mantiene l'obbligo, ma l'azione penale sarà esercitata secondo un ordi-ne di priorità stabilito dalla legge, in funzione dell'allarme sociale. Come a dire che ci saranno reati di serie "b" e reati di serie "a", una ingiu-stizia esplicitata con norme scritte. Appellabilità delle sentenze di proscioglimento (art. 111): il disegno di legge costituzionale afferma che, sal-vi i casi previsti dalla legge, contro le sentenze di condanna è sempre ammesso l'appello, mentre le sentenze di proscioglimento non possono essere appellate. Un modo molto strano di risolvere i problemi.Responsabilità dei magistrati (nuovo art. 113 bis): viene introdotta una responsabilità civile per i magistrati, direttamente responsabili de-gli atti compiuti in violazione di diritti al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato. "La legge espressamente disciplina la responsa-bilità civile dei magistrati per i casi di ingiusta detenzione e di altra indebita limitazione della libertà personale"; ciò, ha spiegato il ministro Alfano, in una logica fondata sul presupposto che la legge è uguale per tutti. Se un magistrato sbaglia, in un ambito essenziale come la libertà personale, il cittadino potrà citarlo direttamente in giudizio. In linea di principio la norma è giu-

sta, ma cosa farà il magistrato se non ci sono prove sicure al 100%, nel giudicare c'è sempre un margine di discrezionalità. Assolverà? Per mettersi al riparo da ritorsioni risarcitorie? Il margine di discrezionalità è tutelato dai 3 gradi di giudizio. Il provvedimento inizia ora il comples-so iter di approvazione, previsto per le leggi che modificano la Costituzione, come disposto dall'art. 138 della Costituzione stessa: le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna came-ra con due successive deliberazioni ad inter-vallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum po-polare quando, entro tre mesi dalla loro pub-blicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una camera o cinquecentomila elet-tori o cinque consigli regionali. La legge sot-toposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti vali-di. Non si dà luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Come si vede un iter molto lungo e laborioso, che richiede tempo e maggioranze qualificate e un intervento finale dell'elettorato. Appare, pertanto, molto proba-bile che questa riforma, al contrario dei pro-clami, non sia mai approvata con questo testo. Nel frattempo saremo costretti a convivere con questo sistema giudiziario, fino a quando non si avrà il coraggio di risolvere i problemi posti, semplicemente, con una sana legge ordinaria. Ma, qualora si arrivasse all'approvazione fi-nale, questa riforma cosa darebbe ai cittadini? Nulla, resterà tutto come prima, in termini di celerità dei processi e di certezza della pena detentiva, anzi, in numerosi aspetti, le cose peggioreranno. In definitiva, una riforma con-tro la giustizia non per la giustizia.

di Pasquale Bavaro

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Tempi duri all'orizzonte per il sinda-co Valla e la sua squadra di governo. Sembra essersi gravemente incrinata la graniticità dello schieramento, che il primo cittadino ha sempre proclamato.

Dopo l'uscita dalla maggioranza dell'Udc, rappre-sentato in aula da Saverio Martucci, infatti, nell'ultima seduta del consi-glio anche France-sco Paolo Cuoccio e Salvatore Tas-sari, esponenti r ispett ivamente di Valori sociali e Futuro e libertà, hanno annuncia-to il loro passaggio tra le fila dell'op-posizione.

Con una mag-gioranza di soli quindici consi-glieri e con i “mal di pancia” di Mi-chele Muschitiel-lo (“Cantiere della partecipazione”), che continua a chiedere le dimis-sioni dell'asses-sore alle finanze Nicola Antuofer-mo, la tenuta della giunta Valla appare sempre più appesa ad un filo sottile.

Tra l'altro, nei giorni scorsi, la “Puglia prima di tutto”, attraverso il suo coordi-natore regionale Tato Greco, ha richie-sto formalmente una poltrona all'inter-no dell'esecutivo cittadino: un'istanza che rischia di rivestire un peso specifico notevole, vista la presenza di due rap-presentanti del partito nell'assise con-siliare (Francesco Labianca e Christian Farella).

I malumori, del resto, si percepi-vano già da tempo. Soprattutto dallo scorso mese di settembre, all'indoma-

A rischio implosioneCon le defezioni di Tassari e Cuoccio, si riduce la maggioranza a sostegno della giunta

ni dell'adesione di Salvatore Tassari al movimento finiano, con conseguente annuncio dell'appoggio esterno al go-verno.

L'armonia tra l'esponente di Fli e Valla ha subìto un ulteriore colpo agli

inizi di mar-zo, con la sua richiesta di "eutanasia politica" per la giunta.

"Sono di-sponibile ad essere il se-dicesimo, nel caso in cui altri quindi-ci consiglieri volessero fir-mare un do-cumento per concludere un'esperien-za che sta fa-cendo male alla nostra città", propo-neva Tassari nelle scorse se t t imane . Senza tutta-via suscitare alcuna re-azione con-creta tra i

partiti di maggioranza. "Segno tangibile che la dialettica po-

litica si è appiattita e si è rinchiusa nel-la stanza dei bottoni. E questo non solo a Bitonto", attacca il finiano.

Ma quali le cause reali del suo allon-tanamento dalla maggioranza sostenu-ta alle amministrative del 2008?

"Dovevamo essere l'alba di un giorno migliore, ma più che di alba si è trattato di un vero tramonto -dichiara Tassari-. La giunta Valla non ha per nulla rispet-tato le promesse della campagna eletto-rale, non riservando la giusta attenzione alle tante problematiche che oggi afflig-

di Michele Cotugno

gono la collettività. Per esempio, aprire la mensa scolastica ad aprile rappresen-ta un autentico fallimento. Non ci si può trincerare sempre dietro la mancanza di soldi ed i vincoli del patto di stabilità. Sono problemi comuni a tutte le altre città. Come mai altri comuni riescono ad ottenere risultati importanti, mentre il nostro è bloccato da un preoccupante immobilismo e dalla mancanza di pro-grammazione? Per non parlare poi del progetto di ripavimentazione di corso Vittorio Emanuele, il cui provvedimento non è stato portato all'esame del con-siglio comunale, nonostante siano già stati spesi 90 mila euro".

Ma la decisione di opporsi aperta-mente all'attuale amministrazione è scaturita anche dal pessimo rapporto con gli altri partiti della coalizione. "Una relazione che si può paragonare alla tela di Penelope -commenta il rappresentan-te di Fli-, perché tutto ciò che il sindaco ha costruito, è stato puntualmente di-sfatto dai partiti della sua maggioran-za".

Nemmeno il rimpasto della giunta nel luglio scorso ha prodotto gli effetti sperati, dal momento che, secondo Tas-sari, "non è avvenuta alcuna effettiva inversione di rotta e le richieste del no-stro partito sono state ignorate".

Il prossimo banco di prova per la te-nuta dell'esecutivo sarà l'approvazione del bilancio. E mentre il capogruppo del Pdl, Luigi Perrini, annuncia che si sta lavorando alacremente per allargare la base di governo (magari anche cooptan-do qualche rappresentante eletto con il centrosinistra), la posizione di Tassari è quanto mai chiara. "Il bilancio costitui-sce certamente l'atto più importante su cui un consigliere è chiamato ad espri-mersi. Per questa ragione, è necessaria la massima condivisione. Ad oggi, tut-tavia, la discussione in commissione non è ancora partita. Se ne sarò tenuto fuori, il mio voto non potrà che essere contrario", sentenzia.

Salvatore Tassari

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Opposizione e autonomia. Ecco le parole chiave del nuovo corso dell’Udc.

Ecco la linea politica della formazione di centro, che nelle scorse settimane si è dotata di un’organizzazione interna stabile, attraverso la nomina del direttivo cittadino.

In vista di futuri incontri con gli altri partiti, per definire una piattaforma pro-grammatica comune, e a seguito del defilar-si operativo del commissario Ciro Moretti, è stata richiesta, infatti, al comitato di Bari l’autorizzazione per procedere, in attesa della celebrazione del congresso, alla costi-tuzione degli organi di vertice.

E così, i 73 tesserati hanno proclama-to Vito De Santis segretario dell’Udc e all’unanimità hanno indicato i nomi dei vi-cesegretari (Vincenzo Masciale e Demetrio Natilla), dei probiviri (Evangelista Pastro-ressa, Domenico Sannicandro e Pasquale Stellacci) e dei componenti del direttivo (Peter Acquafredda, Giovanni Acquaviva, Francesco De Biase, Giuseppe Degenna-ro, Antonia Degennaro, Vincenzo Desantis, Angelo Lisi, Michele Arcangelo Marrone, Saverio Martucci, Francesco Murgolo clas-se 1936, Francesco Murgolo classe 1949 e Michele Vacca).

“Si è trattato -spiega l’ex assessore all’urbanistica- di un passaggio impre-scindibile per dar vita ad un inter-locutore ufficiale nel percorso che ci condurrà alle prossime amministrative, nonché per assicurare chiarezza e tra-sparenza alla base eletto-rale. Costruire un partito è un’operazione seria e delicata, che rifugga da qualsiasi scorciatoia di co-modo e richiede una men-talità politica realmente pronta a mettersi al servizio delle esigenze della collettivi-tà”.

Sullo scacchiere partitico, l’Unione di

Opposizione e autonomia, la linea del “terzo polo”Vito De Santis eletto alla guida dell’Udc

Centro, come già dichiarato in consiglio comunale dal rappre-sentante Saverio Martucci, si colloca all’opposizione rispetto all’attuale governo cittadino, escludendo in radice ogni pos-sibilità di dialogo con il sindaco Valla.

“L’azione dell’amministra-zione -tuona De Santis- si sta rivelando totalmente negativa, anche a causa dell’assenza di coesione tra i partiti che so-stengono l’esecutivo di Palazzo Gentile: il Pdl, in particola-re, avrebbe dovuto convocare le altre formazioni politiche dell’originaria maggioranza di centrodestra per concordare le linee programmatiche da seguire per il bene della città. Il primo cittadino, dal canto suo, sta curando esclusivamen-te i propri interessi personali, dimostrando ogni giorno di più la sua scarsa conoscen-za delle dinamiche amministrative e la sua grave debolezza operativa, con la mancanza di referenti politici di spicco cui guardare. Ad oggi, del resto, non conosciamo ancora le

reali motivazioni per cui l’Udc è stata esclusa dalla giunta, con la revo-

ca della mia delega al settore dell’urbanistica”.

La strada che l’Unio-ne di Centro ha deciso di intraprendere, sul piano nazionale come a livello locale, è quella dell’au-tonomia, dando vita al cosiddetto terzo polo in al-

ternativa agli schieramenti di centrosinistra e centrode-

stra. In vista delle prossime amministrative, la sezione del

partito ha già raggiunto un accordo di massima con Valori Sociali, Fli, Mpa

ed Api per presentare un proprio candidato sindaco, allargando altresì l’alleanza a tutti coloro che intendano sposare questo proget-to politico.

“La gente -osserva il segretario- preten-de integrità morale e chiarezza nelle idee: la nostra proposta è diretta a quanti hanno il coraggio di coltivare la politica come arte nobile, senza infingimenti o compromessi. Riteniamo che la nostra scelta possa racco-gliere largo consenso nel corpo elettorale, con l’unico obiettivo di ridare vitalità ad una città largamente saccheggiata da questa amministrazione e desiderosa di ritrovare la dimensione ed il lustro che certamente le spettano”.

L’Udc non chiude, tuttavia, le porte al dialogo con le altre formazioni del centro-destra, ribadendo al contempo la ferma con-trarietà a qualsiasi sostegno all’azione della giunta Valla. Perché i concetti di opposizio-ne e autonomia non possono che andare a braccetto.

di Pasquale Bavaro

Vito De Santis

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CONTROCORRENTEdi Mimì Luiso

Qualche giorno fa, un conoscente mi rac-contava di come suo figlio avesse perso un concorso perche il "patron" dell'ente che lo aveva bandito aveva fatto carte false per far risultare vincitore un altro, pare raccoman-dato o parente, non ricordo bene. Il ramma-rico era condito poi dall'invettiva verso quel "patron", doppiamente reo per essere l'au-tore dell'ingiustizia e poi perché di sinistra. Va da sé che il mio conoscente lo conosco imbevuto di berlusconismo fino al midollo, a tal punto da non saper (voler) fare distinzio-ni tra le classiche pagliuzze e le altrettanto classiche travi. Magnanimo verso la (com-prensibile) delusione del mio conoscente per non aver visto il proprio rampollo vincitore del concorso, molto meno mi sento di esser-lo in generale. Non posso, suffragato, pe-raltro, solo dall'accusa del deluso genitore, negare che si tratta di un'ingiustizia che va punita se viene scoperta e provata. E nep-pure affermo (senza suffragio alcuno) che la cosiddetta sinistra sia una sorta di Eden, di cui i principi dell'eguaglianza, dell'one-stà e della democrazia costituiscono l'ossatura portante e la base fondante.

E quando mai? Di esempi malvagi sono pieni (a volte, in verità, artatamen-te dilatati) i giornali locali e nazionali, magari con accenti e tonalità diversi, a seconda della colorazione politica. Ma è questo il dramma: ricordate il caso Marrazzo? Indegno fin che si vuole ma dignitoso nelle dimissioni. O il caso Boffo, infangato non perché omosessuale (il pretesto ingigantito) ma perché, parlando del capo del gover-no, era andato, a parere dei pretoriani di quest'ultimo, un po' sopra le righe. Ma pure Boffo si dimise. E che dire della casetta di Montecarlo? E' stato tutto recentemente archiviato, come si sa. E dire che se n'è sparlato tanto per mesi e mesi, quasi a volerne fare una specie di contraltare alle ville di Antigua o ad altri cospicui pos-sedimenti in Italia e all'estero, di origine diciamo oscura. Di questo "mare magnum", veramente sconfinato, qualcuno si ostina a parlare ma con timore; poi succede che sul tutto cala la tetragona cortina del conveniente silenzio. Se qualcun altro, più coraggioso o "capa tosta", insiste sull'argomento, si becca, nel migliore dei casi, l'accusa di giustizialista, persecutore di povere e indifese vittime, e via dicendo.

Mi viene in mente la ridicolaggine di un quotidiano che, per colpire la "giustizialista" giudice Boccassini, andò a scovare un suo ba-cio dato in età giovanile a un uomo del quale forse era innamorata. Ho imparato a cono-scere il direttore del "Giornale", un parvenu, Sallustri, che è maestro nel confezionare si-mili sconcezze e ribalderie, ad uso e consumo dei babbei. E sì che prima di lui c'era Vittorio Feltri che era spregiudicato (è stato sospeso anche dall'attività) ma, almeno, rispetto a Sallustri, è intellettualmente un po' dotato.

Su quello che avviene (ed è davvero tanto) a destra, le consegne sono due: o si cerca di minimizzare anche il ciclopico, ne-gandolo (senza prove) e addossando le col-pe ad altri (i giudici, la sinistra in genere, i

Io so quello che si vuole che io sappiacomunisti di colpo redivivi) oppure rifiutan-do di discuterne con la scusa che si tratta di fatti privati che nulla hanno a che fare con la conduzione del governo di un Paese.

Il "bunga bunga"? E che è? Un sano di-vertimento a base di pasticcini e coca cola tra persone serie e costumate, che si rifugia-no in un innocente svago dopo le estenuan-ti fatiche per far andare avanti la gestione dello stato. E la creata nipote di Mubarack? Mah! Se io fossi Mubarack e magari an-che un po' superstizioso, me la prenderei con Berlusconi per avermi portato tanta sfiga, tirandomi inopinatamente in ballo, da essere costretto a lasciare il potere con le impronte delle scarpe sul fondoschiena.

C'è una moglie tradita a più riprese che alla fine si è rotta e ha piantato il marito, accusandolo di andare, nonostante l'età avanzata, con ragazze mino-

r e n n i . M a

se la moglie alla fine lo schifa, altrove il lezzo sembra essere l'humus per guazzarvi in veste di paladini e difensori ad oltran-za (poltrone e addendi a parte, s'intende).

Qualcuno ha tentato di corrompere un funzionario dell'ufficio anagrafe di una cittadina del Marocco, dove è nata l'or-mai arcinota Ruby, perché falsificasse l'at-to di nascita (di Ruby, si capisce), in modo che la stessa risultasse nata prima, sì che, all'epoca dei fatti (che, quindi, non si nega-no), risultasse maggiorenne. Chi ha man-dato gli emissari a commettere un reato?

L'amore è cieco. Verissimo. Me ne sono convinto, anche se prima non ci credevo. Credevo che, al massimo, fosse orbo di un occhio, chiuso o tenuto chiuso per coprire, passandoci sopra, qualcosa che non va nel giusto verso. Per fare un esempio, credo poco a quel retorismo che, di fronte a una coppia di sposi felicemente uniti da 40-50 anni, parla di amore perfetto e purissimo.

Tranne qualche caso sporadico, si trat-ta, secondo me, di un amore ipoveden-

te che, tuttavia, per un motivo o un altro, legati spesso alla convenienza sociale, è andato avanti magari implodendo ma senza scossoni appariscenti. Mi spiego?

Poi, però, ci sono casi nei quali l'amore è cieco del tutto. Anzi, più è cieco e più è finto cieco. Mi va di pensare a un giovane vigoroso e intraprendente alla prese co-niugali con una cadente ma ricca matrona, grondante gioielli e denaro. Ecco: il giovane vigoroso che si fa in quattro per assecon-dare le stravaganze e le non ancora spen-te voglie della matura sposa deve per forza inforcare un paio di robusti occhiali scuri per non vedere lo sconcio anatomico della compagna, ma, nello stesso tempo -sempre con gli occhi ben chiusi- fingerla bella e "charmant" (miliardi a parte). Ovviamente, con gli occhi comunque coperti, tutto va bene perchè così conviene e se, per caso, c'è un nostro simile che ci accompagna la musica, rendendo irreale il reale, ben venga e a lui si plauda (Ghedini docet).

In questi giorni siamo sommersi (pas-sati in second'ordine il terremoto e l'inqui-namento atomico nel Giappone)) dalle vi-cende della Libia. E' guerra? Non è guerra? E' guerra con la Libia o con la Francia? E' umanitaria (ma quando mai una guerra è umanitaria? Un ossimoro gigantesco come le stesse Sante Crociate) oppure "petroli-fera"? Gheddafi: è meglio non disturbar-lo (è stato detto) o bisogna eliminarlo?

Il tutto mi sembra solo e piuttosto l'ester-nazione, nuda e cruda, del bassissimo profilo politico della nostra casta governante (che comprende anche la Lega di Bossi e Borghe-zio). Forse c'è un baciamano di troppo che stona, e però Sallustri tira fuori sul "Giorna-le" foto di Prodi o D'Alema a colloquio con Gheddafi per dire: "vedete, anche a sinistra ci sono stati contatti con il leader libico".

Come se si trattasse della stessa cosa. Colloqui politici fra capi di stato (mica sempre stinchi di santo) se ne hanno in tutte le latitudini; i baciamani e le esi-bizioni circensi non credo proprio. Ep-

pure, si tenta di confondere un atto vile e servile con un rapporto fra stati, basato

esclusivamente sulla politica. Non parlo di etica perché in politica l'etica è secondaria.

A monte di ciò che vado scrivendo, c'è poi un problema di fondo: io so quello che si vuole che io sappia. Percepisco, e non tan-to a lume di naso, che esiste il gigantesco problema del difetto di informazione. Si narra che un giorno a Mussolini fu porta-ta, per la sigla e il placet alla pubblicazio-ne, una notizia secondo la quale la nostra marina aveva affondato due sommergibili nemici. Il duce disse che, per quel giorno, bastava pubblicare l'affondamento di un solo sommergibile, riservando l'altro al gior-no in cui non ci fossero stati affondamenti.

Sono consapevole che c'è sempre, e sem-pre c'è stata, una verità vera e una verità propinata alla massa. E questo sotto ogni cielo e su ogni terra. Ma è un discorso lungo, penoso e complesso. Di chi la colpa? Di chi impone di tacere o di chi, pur sapendo, tace?

Manzonianamente, ai poste-ri (ma molto posteri, purtrop-po) la cosiddetta ardua sentenza.

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Si può guardare con decisione al futu-ro, mantenendo intatta la propria identità culturale?

Evidentemente sì. È questo infatti l'obiettivo dichiarato del nuovo progetto, ormai in rampa di lancio, che prevede la realizzazione di un Centro commerciale naturale, che si articolerà tra le strade del centro cittadino.

L'iniziativa ha ottenuto un finanziamento da parte della Regione pari a 100 mila euro -brava l'amministrazione ad intercettare i fondi stanziati dal bando per la realizza-zione di progetti volti alla valorizzazione e qualificazione della rete commerciale- a cui si aggiungeranno altri 100 mila euro circa, garantiti dal Comune, sotto forma di investi-menti in "cultura", ovvero, prevedendo una serie di eventi e iniziative che s'intreccino con il Centro commerciale naturale.

Nello specifico, 50 mila euro saranno stanziati per le attività di comunicazione e promozione pubblicitaria, 10 mila indirizza-

La città come un centro commercialeAl via il progetto per valorizzare la rete dei negozi

di Davide Serio

ti alla realizzazione del sito internet e del logo, 25 mila per la cartellonistica (con 4 postazioni, nei punti nevralgici della città, dotate di schermi lcd da 46 pollici), e infine altri 15 mila euro per adeguare il piano di riqualificazione commerciale dell'area inte-ressata.

Durante l'incontro di presentazione, svol-tosi a Palazzo Gentile, l'assessore ai fondi strutturali, Nicola Antuofermo, ha tenuto a sottolineare come nonostante "le somme a disposizione non siano ingenti, sono, tutta-via, sufficienti a rendere autonomo il siste-ma", precisando inoltre che, in una prima fase, verranno coinvolti principalmente gli esercizi commerciali lungo via Matteotti e via Verdi, oltre al borgo antico, ma che, in un secondo momento, quasi immediatamente successivo al periodo di avviamento, verran-no interessate anche le zone del corso Vitto-rio Emanuele e di viale Giovanni XXIII.

Si stima che dovrebbero essere circa 200 o poco più gli esercizi commerciali ade-

ranti all'iniziativa.Inevitabile il paragone con il centro

commerciale "classico" di Molfetta, "contro il quale era ormai impossibile porsi in con-correnza", come ha chiarito Antonio Labian-ca, assessore alle attività produttive, per l'impossibilità di colmare il grave ritardo.

Hanno svolto un ruolo importante ai fini dell'iniziativa, il Cna della provincia, l'Upsa Confartigianato, il circolo Arci Locomotiva e l'Assocal.

Per coinvolgere maggiormente la citta-dinanza è stato bandito un concorso per la realizzazione del logo ufficiale del Centro commerciale naturale, che premierà il vin-citore con 800euro.

Secondo le previsioni, il progetto do-vrebbe partire entro la prossima primavera. Ma niente finanziamenti elargiti a pioggia, come qualcuno potrebbe credere.

DOLCEAMAROdi Mario Sicolo

Chianche, parola dolceamara che sa di noi.

Un pronome personale abbracciato a fianchi sinuosi di quella donna catturante che è la Storia.

Non potevano chiamarsi diversamente le pietre che per secoli hanno lastricato le nostre strade. Sopra, ci hanno scarpinato i nostri avi. Lasciando segni indelebili.

Poi, è arrivato l’asfalto grigio come una lapide, quasi a voler decretare la morte di quel che era stato prima.

Da qualche settimana, però, su piazza Cavour -cotanto nome risorgimentale, non a caso- nei dintorni di porta Baresana, il man-to di cinereo bitume sta sparendo, scrostato via da ruspe finalmente giustiziere.

Sotto, con un silenzio imperioso e assor-dante, stanno riaffiorando le basole. Pure loro bigie, ma più soavi.

Molti hanno strabuzzato gli occhi dinan-zi a questo miracolo tutto umano.

Anziani affannati a frugare nei cantucci della loro memoria, giovani imberbi sincera-mente stupiti, donne con passeggino e bimbo frignante incluso a bocca spalancata.

Tutti sorpresi, tranne uno. L’uno è sem-pre lui, Gino Ancona. Paladino del nostro patrimonio storico, artistico e culturale -per intenderci, ce ne sono tanti di concittadini innamorati delle nostre meraviglie, ma l’uni-co in grado di lanciarsi impavidamente nel-la mischia per esse è lui. Persino il sindaco

Le battagliedi Gino

Valla lo ha elogiato durante un incontro pubblico - è molto soddisfatto per quel che sta aggallan-do, ma è anticchia preoccupato.

“Io ho sempre sostenuto che la nostra pa-vimentazione era un’opera d’arte -sostiene-, un mosaico, in cui le pietre sono state messe in posa una per una e bocciardate seguendo l’inclinazione della strada, onde canalizzare meglio le acque di scolo. Bastava soffermar-si sulla nostra storia e scandagliare nel no-stro vissuto per avere un’idea di quel che c’è sotto. Lì dove le cianche mancano è perché, nel corso dei decenni, gli interventi appor-tati non sono stati fatti a regola d’arte. Quel che è rimasto intatto è anche grazie ai miei sforzi per recuperare il materiale lapideo”.

Al centro di queste poderose pietre, spesso, campeggiano buie fossette, che bel-lissime non sono.

I tecnici dovranno occuparsene, no?“Ora, mi è giunta voce che a Palazzo

sono di molto impegnati a tentare di trovare soluzioni e artifizi estremamente costosi per risolvere quel che un tempo relativamente breve può risolvere senza ulteriori traumi. Quei buchi fatti sulle pietre in maniera cir-colare -spiega Ancona- per meglio fare at-tecchire il manto d’asfalto, fanno parte del-la storia della pavimentazione e non vanno cassati. Cancellare la storia è quanto di più sbagliato si possa fare. Certo, so bene che

la soluzione più semplice sarebbe anche la meno costosa e lascerebbe a digiuno qual-che facile appetito, ma in nome della storia si fa questo e altro”.

A proposito di salvataggi last minute, Gino, sei anni fa circa, fu il paladino corag-gioso di piazza Aldo Moro, sotto la quale sarebbe dovuto nascere il parcheggio mul-tipiano interrato.

Affiancato dal popolo e dall’arch. Ema-nuele Pastoressa, Ancona vinse la batta-glia.

In questi giorni, è tornato in tribunale, condannato a pagare 50 euro per aver di-vulgato allora false notizie, gridando in un megafono.

Manco a dirlo, lui ha fatto ricorso in nome della libertà e della verità.

Al principio del nuovo mese, è stato as-solto e non si trattava d’un pesce d’aprile.

“Il giudice ha voluto salvar capra e ca-voli, però mi ha offeso profondamente tutta questa montatura di basso profilo con accuse speciose per destituire di valore tutto quello che mi è toccato fare in quei mesi. Quando le forze dell’ordine furono impegnatissime a salvaguardare quel progetto più che tu-telare il nostro centro storico, come stavo facendo io”, ghigna Gino, serbandosi ancora chissà che...

Le chianche tornate alla lucein piazza CavourFoto R. Schiraldi

L’ass. Antonio Labianca

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A due anni e mezzo dall'in-sediamento, il sindaco Valla e la squadra di governo fanno il pun-to sullo stato di attuazione del

LA GIUNTA AL GIRO DI BOAUn opuscolo illustra i risultati dell’amministrazione

programma elettorale, premia-to dai cittadini nel 2008, pro-prio nei giorni in cui giungono rumors di crisi dalle stanze del

Palazzo.La conferenza stampa si apre

con la presentazione della bro-chure "Bilancio sociale di metà mandato (maggio 2008-dicem-bre 2010)": un Valla carico a molla, come a voler serrare le fila della sua maggioranza.

"Tanto è stato fatto in così poco tempo -commenta il pri-mo cittadino- soprattutto nei settori sociale, scuola e edilizia, a dispetto della situazione con-tingente. Tra crisi economica e fondi sempre più risicati, fare il sindaco richiede una buona dose di eroismo. Siamo solo a metà dell'opera".

Dopo aver ringraziato Sal-vatore Bonasia, segretario generale, e l'addetto stampa, Francesco Matera, l'ex prefetto cede la parola agli assessori che passano in rassegna il lavoro fin qui svolto, snocciolato punto per punto nello stampato in distri-buzione gratuita presso gli uffici comunali.

Tra i risultati e gli obiettivi evidenziati, scuola e devianza

di Francesco Daucelli

minorile (Damiano Somma), finanziamenti e fondi struttura-li (Nicola Antuofermo), bando per la nuova 167 e piano casa (Tommaso Massarelli), centro commerciale naturale e centro di eccellenza di ricerca del Po-litecnico di Bari (Antonio La-bianca), riordino dell'area mer-catale (Giulio Cesare Ferrara), consulta dello sport (Franco Ragno).

A chiudere la carrellata di interventi, il vice sindaco Dama-scelli che, oltre al sunto della sua attività (bollettino fitosanitario, in testa), ha sottolineato il peso del patto di stabilità sull'opera-to della giunta, in aggiunta alle note politiche di Ragno, che ha parlato di amministrazione del fare, e di Somma, che ha fugato i dubbi sulla paternità delle ini-ziative contenute nel "Bilancio sociale".

Una precisazione, quest'ul-tima, che certo farà storcere il naso ai protagonisti dell'era Pice, la cui replica non si farà certo attendere.

Il sindaco Raffaele Valla

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Fine giugno. Il momento della svolta tanto attesa. Niente più lunghe ed este-nuanti code dietro le sbarre chiuse del passaggio a livello. E niente più traffico nevrotico nelle strade intorno al san-tuario dei Santi Medici, a causa di un cantiere che ha interessato un'arteria ad elevato scorrimento veicolare.

Finalmente il sottopasso ferroviario di via Giovinazzo è prossimo a diventa-re operativo, consentendo di superare (dopo decenni di proposte e discussio-ni in merito) quell'intollerabile frattura segnata in città dai binari della linea Bari-Nord. Divenuta ancor più insoste-nibile negli ultimi tempi, a seguito del posizionamento presso l'ex Mulino Calò di uffici particolarmente rilevanti per la vita pubblica, come il comando dei vigili urbani, il centro di collocamento, l'uffi-cio invalidi e la tenenza della Guardia di finanza. Il cronoprogramma iniziale dei lavori sembra essere alla fine rispettato, nonostante qualche intoppo registrato nel corso degli interventi (come lo sca-vo della galleria nella zona sottostante i binari ovvero lo spostamento dei sotto-servizi presenti nell'area).

La città non ha più “barriere”A fine giugno si apre il sottopasso di via Giovinazzo

di Pasquale Bavaro

"Dal punto di vista strutturale -il-lustra l'assessore ai lavori pubblici Vito Antonio Labianca- l'opera è quasi completa, eccetto l'ultima rampa per accedere al passaggio pedonale da via Lazzati. La galleria in cemento armato è già pronta, e si sta procedendo in que-ste settimane all'installazione di tutti i necessari impianti e all'introduzione del monolite con torre in vetro che consen-tirà ai pedoni di riemergere dal tunnel. Si tratta di una tappa fondamentale nel-la storia della città, che produrrà sicuri ed immediati benefici alla circolazione degli autoveicoli ed alla mobilità in ge-nerale, contribuendo alla valorizzazione dell'intera area oltre i binari della fer-rovia".

Nel dettaglio, i due ingressi alla struttura sono collocati su via De Ca-pua (all'intersezione con via Ambrosi) e via Lazzati, con la galleria che sarà adeguatamente illuminata e videosor-vegliata. In corrispondenza di entram-bi gli imbocchi, verranno sistemati due rondò, per consentire ai veicoli di per-correre il sottopasso ferroviario, di pro-seguire in direzione dei Santi Medici o

della zona artigianale ovvero ancora di effettuare l'inversione di marcia.

Per i pedoni, invece, il piano prevede apposite rampe per giungere al di sotto dei binari, da dove un camminamento posizionato all'interno di una torre in vetro consentirà di arrivare in prossimi-tà dell'ex Mulino Calò.

"Nel mese di aprile -aggiunge Labian-ca- diverrà operativo il sottopasso pedo-nale in corrispondenza della seconda fermata ferroviaria, con i lavori per la costruzione dei marciapiedi su via Pa-tierno, che sono praticamente ultimati. In più, è prossimo l'arrivo dei finanzia-menti per la realizzazione di un ampio parcheggio alle spalle della fermata dei Santi Medici, sulla base del progetto re-datto da Ferrotramviaria Engineering, con la gara d'appalto che dovrebbe par-tire entro la fine dell'anno". Qualche intoppo in più, invece, pare esserci per l'avvio dei cantieri relativi al sottopasso ferroviario di via Santo Spirito, con un tavolo tecnico convocato per le prossime settimane, proprio al fine di rintracciare la migliore soluzione operativa.

Alcune foto dei lavori al sottopasso di via Giovinazzo. Foto F. Verriello

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Una delle conseguenze dell’esplosiva situazione in Libia rischia di essere il blocco dei rifornimenti di petrolio assi-curati all’Italia dal paese nord-africano. Con ricadute pregiudizievoli in termini di disponibilità e costi dell’energia elet-trica.

L’ennesima conferma della necessità (ormai improrogabile) di una svolta de-cisa nella direzione delle “energie rinno-vabili”, sfruttando a pieno le potenzialità degli agenti atmosferici così ampiamen-te disponibili nelle nostre regioni. In questo contesto, s’inquadra lo studio di fattibilità, all’esame dell’amministrazio-ne comunale, elaborato da una socie-tà locale per l’installazione di impianti fotovoltaici sulle strutture pubbliche, come le scuole medie, il tribunale o il comando dei vigili urbani.

“La superficie utilizzabile -spiega l’assessore alle attività produttive, An-tonio Labianca- è di circa 28 mila metri quadri, con l’idea progettuale che con-

Tra impianti fotovoltaici e polo d’eccellenza per i materiali antincendio

La nuova frontiera è l’innovazione tecnologica

sentirebbe rilevanti risparmi in termini di consumo di energia elettrica. Oggi, infatti, nel nostro comune l’esborso annuo in tale ambito sfiora i 780 mila euro, come emerso da un’analisi stori-ca sulle bollette energetiche dell’ultimo triennio”.

L’intervento in regime di project-financing, sulla base di un apposito bando volto a stimolare la presentazio-ne di diversi progetti, potrebbe anche ri-comprendere, nella volontà del governo cittadino, il rifacimento degli impianti elettrici degli istituti scolastici, offrendo così un ulteriore contributo ad una poli-tica generale di contenimento dei costi.

Mentre per l’introduzione della ban-da larga i tempi non sono ancora maturi (“attualmente non siamo nelle condizio-ni per pianificare tale innovazione, che non figura tra le priorità da soddisfare”, chiarisce Labianca), buone notizie giun-gono sul fronte del polo d’eccellenza per la ricerca e la certificazione di materiali

e sistemi antincendio, destinato ad es-sere impiantato nella zona artigianale.

“Nelle scorse settimane -riferisce l’assessore- abbiamo ricevuto l’ufficia-lità del finanziamento da parte della Regione, per un importo di tre milioni e 200 mila euro. Un investimento che dovrebbe portare, nel prossimo mese di settembre, all’avvio dei lavori per la co-struzione della struttura, che verrà ge-stita dal Crisma del Politecnico di Bari e che rappresenterà un autentico punto di riferimento per l’intero centro-sud in materia di sperimentazione ed attesta-zione di meccanismi antincendio, visto che l’unico centro attualmente abilitato si trova presso il Politecnico di Torino”.

I fondi messi a disposizione per il polo di ricerca, nel quale saranno im-piegati quattro ingegneri ed altre unità professionali, saranno in parte utilizzati per il completamento delle opere di ur-banizzazione primaria nella zona arti-gianale.

di Pasquale Bavaro

I pannelli solari installati sulla scuola media Rutigliano

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Caro direttore,nell'ultimo numero del tuo gior-nale ho letto degli sviluppi dei lavori di restauro in piazza Ca-vour. Pur riconoscendo il "massic-cio intervento di riqualificazione" alla giunta Pice, nell'articolo si afferma che i fondi inizialmente destinati alla piazza, sono stati poi dirottati al recupero funziona-le del torrione e del fossato. Non è la prima volta che mi capita di leggere delle sorti della piazza; ma ho l'impressione che non sia chiara l'intera pianificazione dei lavori, visti dati e circostanze inesatte. Non seguo più da vicino l'attività amministrativa della città e non so se i consiglieri di opposizione abbiano riportato o stigmatizzato tali inesattezze. Ritengo doveroso, ad ogni modo, riassumere la pianificazione degli interventi e dei finanziamenti per quello che le due giunte Pice hanno concepito come il salotto della città. La programmazione, fin dall'insediamento della prima giunta, ha riguardato tutti i monumenti che caratterizzano la piazza. Il torrione è stato oggetto di recupero dal lontano 1998 e finanziato con fondi comunali. Alla conclusione dei lavori di restauro, dai saggi di scavo si ebbe la conferma, intorno al 2003-2004, che fosse cinto da un fossato, parzialmente messo in luce. Quasi contemporaneamente fu quindi pianificato l'intervento di restauro del fossato e della piazza. I fondi da destinare ai due interventi era-no però di provenienza totalmente diversa. Nel gennaio 2005 fu pubblicato un bando per l'assegna-zione di fondi Fas per il recupero di beni culturali. L'amministra-zione decise di concorrere a tale bando, presentando il progetto esecutivo del torrione, specificando che durante il corso dei lavori, era stato rinvenuto il fossato per il cui restauro sarebbe stato affidato l'incarico di progettazione alla Soprintendenza. Il progetto si classificò secondo in graduato-ria, ottenendo un finanziamento regionale di € 1.360.000 (fondi Fas), per un investimento com-plessivo di € 1.860.000, per diversi motivi. I più rilevanti erano certamente l'esecutività del progetto presentato, il cospicuo cofinanziamento che il comune s'impegnava a stanziare e la circostanza che vedeva il recupero del torrione-fossato nell'ambito di un più ampio progetto, che riguardava appunto la riqualifi-cazione dell'intera piazza. Infatti, era in atto l'appalto per il restauro e adeguamento funzionale del palazzo Sylos-Calò, da destinare a galleria nazionale. Tali lavori erano stati finanziati grazie

Il recupero di piazza Cavour?Facciamo chiarezza

ad un accordo di programma quadro, fra un privato che donava opere d'arte (i fratelli Girolamo e Rosaria Devanna), il Comune che destinava il palazzo Sylos-Calò a sede del museo e il ministero dei Beni culturali, che finanziava i lavori (per una spesa di circa sei milioni di euro) e si accollava l'onere della gestione. Era stato programmato anche il restau-ro della chiesa di san Gaetano, per il quale, su iniziativa anche del sindaco Pice e d'accordo con l'arcidiocesi, l'architetto Tommaso Maria Massarelli, attuale respon-sabile dell'assessorato all'Urbani-stica, realizzò il progetto.Infine, piazza Cavour. Il suo re-stauro fu inserito nel Programma Urban Italia. L'importo totale del progetto era di € 1.186.400 dei quali 750.000 a carico del Pro-gramma Urban e il complemento a carico del bilancio comunale. Nel 2008 il progetto di restauro era già cantierabile: l'immagine pubblicata sulla copertina del giornale è, infatti, un rendering della piazza che ho commissionato ad ottimi professionisti locali.Del resto basta consultare l'elenco annuale 2008 dei lavori pubbli-ci (delibera di giunta n.28 del 17/01/2008) per verificare che i fondi Urban e comunali erano già stanziati. Il motivo per cui il pro-getto non fu mandato in appalto era legato, semplicemente, alla circostanza che si stava definendo il contorno del fossato (nel corso del restauro), che necessitava di un massiccio intervento di consolida-mento strutturale della muratura di coronamento. C'era anche un motivo legato alla disponibilità delle aree per i lavori. L'am-ministrazione scelse di evitare sovrapposizioni fra l'ultimazione dei lavori del fossato e l'inizio di quelli per la piazza, perché avrebbe provocato enormi disagi ai cittadini. Purtroppo, questa scelta comportò uno slittamen-to della spesa. Chi conosce le dinamiche dei fondi strutturali sa che i disciplinari che regolano le erogazioni prevedono tempi per la spesa ben definiti. Lo slittamento di tali termini avrebbe potuto compromettere l'intero piano. Con un banale artificio contabile si rendicontarono somme spese sulle pavimentazioni del centro antico per l'importo di € 750.000, che erano coperte con fondi di bilancio comunali, per permettere poi di "vincolare" i fondi comunali non più spesi e dello stesso importo sulla piazza. L'avvicendamento dell'amministrazione ha lasciato per strada tale procedura. Nessuno della nuova giunta ha chiesto per semplice continuità amministrativa quali erano i pro-

blemi più impellenti da affrontare e risolvere. Per fortuna dei citta-dini, un anno dopo l'insediamento del nuovo esecutivo guidato dal sindaco Valla, la giunta regionale approvava le procedure per la de-finizione del programma stralcio di interventi di Area vasta (Dgr n. 917 del 26/05/2009) e con delibera n.2686 del 28/12/2009 approvava il programma in cui è inserito l'intervento di re-stauro della piazza. Le logiche dell'ammissione al finanzia-mento restano sempre legate alla presenza di un progetto esecutivo, che l'amministrazione comunale ovviamente già possedeva, e alla presenza di una pregressa è già in atto programmazione orga-nica di riqualificazione di tutto il centro città. Sembra allora paradossale oggi leggere che "la volontà dell'amministrazione è trasformare radicalmente il volto di piazza Cavour", dopo aver constatato che si è già resa artefice della perdita di una quota di finanziamento, che ha messo in serio pericolo il completamento dell'intervento di riqualificazione. L'intera pianificazione è parti-ta più di dieci anni fa e oggi si completa secondo un progetto della piazza che dal 2003 ad oggi è in continua evoluzione. La stessa illuminazione era già stata presa in considerazione al tempo della mia presenza in giunta, pensando addirittura all'utilizzo dei pali artistici di piazza Marconi coevi e identici all'unico rimasto in piazza Cavour.Non è la prima volta che l'ammi-nistrazione in carica si appropria di programmazioni pregresse. E' già successo per il sottopasso, per la seconda fermata delle ferrovie, per il restauro del palazzo della Regia Corte. La giunta Valla for-se non si è accorta che sta attuan-do il programma del candidato sindaco prof. Giovanni Rossiello, che prevedeva il completamento di tutto quanto era stato avviato dall'amministrazione precedente dello stesso colore. Tale atteggia-mento provoca amarezza: si nota un'amministrazione in grave difficoltà, che vive sul lavoro e sulle capacità dei predecessori. Questo parassitismo politico non giova all'immagine dei politici né tantomeno a quella della politica.Tornando all'articolo in questio-ne, l'assessore ai Lavori pubblici parla di opere da realizzare ex novo: rifacimento di corso Vittorio Emanuele (pavimentazione e posizionamento di elementi di arredo urbano), rifacimento del manto stradale di via Repubblica, via Traetta, via Crocifisso e via borgo San Francesco, riqualifica-zione di via Matteotti, via Verdi e

via Repubblica, con il rifacimento anche dei marciapiedi e degli or-gani illuminanti, e l'interramento dei cassonetti. Ho velocemente consultato il Piano triennale delle opere pubbliche 2011/2013 (Dgc n. 319 del 15/10/2010) e, al di là di un "prolungamento e lavori di sistemazione anche a verde pubblico di piazza Aldo Moro e dintorni", tra l'altro finanziato con fondi già impegnati dal-la giunta Pice, non risulta più nulla, neanche in termini di sola progettazione. Forse nel comune di Bitonto non è più necessario inserire le opere a farsi nel Piano triennale? E con quali fondi dovrebbero essere finanziate, visto che l'ultimo triennale approvato prevede così poco, per le solite esigenze del Patto di stabilità, che assillava anche la giunta Pice.Come mai allora il Comune riceve numerosi decreti ingiuntivi da parte delle imprese, che hanno eseguito i lavori e attendono anni per la liquidazione delle somme, e subisce un aggravio sostanzioso delle spese per somme dovute per interessi e per le parcelle degli avvocati? Lascio alla valutazione dei cittadini attenti e sensibili le conclusioni. L'ultima consi-derazione riguarda l'operato della giunta che mi ha visto tra i protagonisti. Certo, col senno di poi, posso ammettere che sono stati commessi degli errori. Si poteva fare di più e meglio.Ma va anche detto che si avver-tiva da parte di certi ambienti cittadini un inspiegabile pregiu-dizio sull'operato della giunta o per lo meno sul mio. Non posso non constatare, per esempio, che l'altra testata giornalistica locale, che pure da sempre riporta notizie su piazza Cavour, durante la mia presenza in giunta non mi ha mai chiesto notizie o chiarimenti, diversamente da quanto ha fatto "Primo piano".Con animo distaccato e dopo ap-profondite riflessioni, posso certa-mente affermare che il bilancio fra quanto fatto di buono e gli errori commessi è ampiamente positivo. Eppure, ho avuto l'impressione che anche taluni influenti pensatori bitontini hanno voltato le spalle ad un tentativo di trasformare la politica (fra mille condizionamen-ti che questo ambito fatalmente comporta) da "nobile" ufficio di collocamento in servizio per il bene comune, finendo col gettare il bambino con l'acqua sporca e contribuendo, in qualche modo, alla nascita del nuovo esecutivo, i cui risultati sul piano concreto -almeno dal mio punto di vista- sono assai modesti.

dell’ing. Emanuele Pagone

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"La cultura non è solo quella di cui fru-iamo nei teatri o grazie ai libri; la cultura è vita perché modella il modo di essere nel quotidiano di ognuno di noi".

Con queste parole la prof.ssa Amelia De Capua commenta l'importanza che la consulta della Cultura, della quale è stata eletta presidente per la terza volta, riveste

La cultura è in reteL’impegno della consulta per una calendarizzazione degli eventi

di Chiara Colamorea

nella città.Insediatosi nel lu-

glio scorso, presso la biblioteca comunale, l'organismo compren-de ben ventiquattro realtà cittadine, a cui se ne aggiungeranno altre, ai primi di apri-le, dopo che un ufficio preposto a verificare i requisiti di ammissi-bilità si sarà pronun-ciato in merito.

Accanto alla prof.ssa De Capua, che rappresenta l'AEDE - Associazione euro-pea degli insegnanti, a capo della consulta

già dal 2000, le deleghe di vicepresidente e di segretario sono state affidate rispettiva-mente a Tommaso Moretti, presidente del Tralcio D'Oro, e a Maddalena Abbatantuono dell'ass.ne musicale Planelli. Rappresen-tanti presso il forum delle consulte, invece, sono stati nominati l'ing. Francesco Carelli (associazione Terra degli Ulivi) e Fiorella

Carbone (European Language School).La consulta della Cultura è, come da re-

golamento, un organismo di consultazione e funge da supporto all’amministrazione in riferimento a tutte le varie attività cultu-rali. Superate le difficoltà iniziali, dovute soprattutto alla scarsa informazione circa la distribuzione dei fondi comunali alle varie associazioni, la consulta ha in mente di proporre, tra le varie iniziative, anche l'istituto della delega che le consentirebbe di lavorare in modo efficace e rapido. Tra gli obiettivi, anche quello di calendarizzare tutti gli eventi organizzati dalle molteplici realtà presenti sul territorio, in modo da evitare sovrapposizioni e dare giusta digni-tà e importanza ad ogni associazione.

"È indispensabile sottolineare -com-menta la prof.ssa De Capua- come in città esistano tantissime associazioni che, grazie all'esperienza della consulta, hanno avuto la possibilità di conoscersi e mettersi in rete."

L'intento ultimo, condiviso da tutti i componenti della consulta, è promuovere una sempre maggiore consapevolezza circa l'importanza della cultura, come strumento per la costruzione di una città migliore.

La prof.ssa Amelia De Capua presidente della consulta della cultura

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Se, in un periodo di restrizioni economi-che come quello attuale, si hanno a disposi-zione ben 17 milioni di euro da investire nel territorio di tre comuni, l'oculatezza nell'uti-lizzare questo "tesoretto" finisce purtroppo per essere accompagnata da scontri trasver-sali, accuse reciproche e polemiche infinite sulla gestione di tali ingenti importi.

Un copione che si sta sviluppando sul pal-coscenico del Gal (Gruppo d'azione locale) "Fior d'olivi", azienda consortile mista, frut-to di un partenariato tra pubblico e privato, in attuazione delle misure previste nell'asse IV del programma di sviluppo rurale 2007-2013 della nostra regione.

Gli obiettivi principali della società, che può contare su un capitale complessivo di 149 mila euro (dei quali 60 provenienti dai comuni di Bitonto, Terlizzi e Giovinazzo ed i restanti da soci privati), concernono la valo-rizzazione delle risorse naturali e produttive locali e lo sviluppo di un ampio ventaglio di servizi, diretti a migliorare la qualità della vita nelle zone rurali.

Per perseguire questi risultati, il budget a disposizione del Gal ammonta a circa 17 milioni di euro (equamente ripartito tra fi-nanziamenti pubblici ed investimenti priva-ti), da impiegare nel rispetto delle norme del diritto societario e in ossequio ai principi dell'evidenza pubblica e della trasparenza.

E proprio per diversità di vedute in or-dine all'impiego di questi fondi, nelle ultime settimane i vertici societari hanno conosciu-

Il Gal scalda i motoriCon il nuovo presidente Tribuzio, i bandi per interventi nelle aree rurali

di Pasquale Bavaro

di Chiara Colamorea

to un importante cambiamento: Mariano Di Bitonto ha polemicamente abbandonato la presidenza dell'azienda consortile e il testi-mone è stato raccolto da Marco Tribuzio, già componente del consiglio di amministrazio-ne.

"Il presidente del Gal -precisa Tribu-zio- rappresenta soltanto una testa su nove, che ha il compito di portare avanti le idee espresse dalla maggioranza dei referenti in seno al cda. E' significativo, tuttavia, che la presidenza della società rimanga a Bitonto, anche in considerazione della circostanza che circa il 50% dei soci privati proviene dalla nostra città, la quale già esprime nel consiglio il rappresentante comunale Di Carlo e i consiglieri Sicolo e Contò".

Un avvicendamento che dovrebbe spia-nare la strada all'avvio concreto delle attivi-tà del Gruppo d'azione locale, dopo qualche mese di sostanziale stallo operativo: non a caso è stato bandito un apposito concorso per scegliere il logo dell'ente a partecipazio-ne mista, ma soprattutto sono stati divulgati numerosi avvisi pubblici per la selezione del personale della struttura organizzativa (nel dettaglio, tre tecnici dello sviluppo territo-riale, un responsabile amministrativo-finan-ziario, due agenti di sviluppo-animatori, un addetto alla segreteria e un referente per la comunicazione).

Un passaggio obbligato ai fini del suc-cessivo svolgimento delle varie attività di competenza della società.

"A breve -annuncia il presidente- pubbli-cheremo una serie di bandi relativi al settore della diversificazione agricola, con significa-tive risorse disponibili tra l'altro per il recu-pero di agriturismi, la commercializzazione di prodotti tipici, l'introduzione di strumenti di produzione di energia pulita come il foto-voltaico, l'eolico e la biomassa, la creazio-ne di itinerari turistici nelle zone rurali e agricole, di masserie didattiche e di bad and breakfast, nonché per attività di comunica-zione e marketing territoriale. L'aspetto più interessante è la presenza di una massiccia compartecipazione finanziaria a fondo per-duto da parte del Gal, che andrà ad agevo-lare notevolmente i singoli e i privati, oltre alla previsione di finanziamenti integrali a carico delle strutture comunali per interven-ti in campo agricolo e non solo".

Da segnalare, altresì, la cooperazione che l'azienda consortile, con sede principale a Terlizzi presso il nuovo mercato dei fiori, punta a costruire con organizzazioni inter-nazionali ed altri enti nazionali, sempre con l'obiettivo di promuovere il rilancio del set-tore rurale e culturale nel nostro territorio.

"Nonostante qualche polemica da parte del sindaco Valla in merito all'organizzazio-ne dei lavori in seno al Gal - conclude Tribu-zio- il mio auspicio è riuscire entro la fine dell'anno ad investire pienamente l'intero budget disponibile per il 2011, pena una perdita secca del 10% delle risorse utilizza-bili, contribuendo attivamente alla crescita delle nostre terre. In più, il Gruppo d'azione locale deve essere in grado di operare come vera agenzia di sviluppo, facendo leva su bandi comunitari o nazionali per catalizzare ulteriori risorse nel bacino di pertinenza, at-tivando al contempo tutti gli opportuni canali di collegamento e condivisione tra consiglio di amministrazione, soci e collettività".

Il Gal, dunque, è pronto finalmente a spiccare il volo, nella speranza che polemi-che e contrasti interni siano ormai acqua passata.

"La menopausa è il periodo dorato dell'amore." Con questo aforisma Alda Me-rini ha descritto il periodo forse più critico della vita di ogni donna, un momento buio, fonte di dubbi, perplessità e disagio psico-fisico ma di cui non si parla molto perché difficile da accettare e da affrontare.

Proprio per infrangere questo ingiustifi-cato tabù, invece, la sezione bitontina della Fidapa ha organizzato un convegno aperto a tutti, con l'obiettivo di far crescere la consa-pevolezza delle donne su un tema così deli-cato ed aiutare ad accettarlo.

Dopo i saluti del sindaco Raffaele Valla, di Angela D'Eredità, presidente dell'associa-zione, e di Lucia Moccia, responsabile del distretto Sud-est della Fidapa, la parola è passata alla dott.ssa Gianna Scaraggi che da anni lavora presso il reparto di ginecologia dell'ospedale San Paolo e che ha illustrato ai presenti luci ed ombre di questo cruciale evento, che segna inevitabilmente un punto di svolta nell'esistenza di tutte le donne.

"La menopausa non è solo un fenomeno biologico, che riguarda in modo circoscritto

Un tabù da sfatarela donna ma coinvolge anche la vita di cop-pia e tutta la dimensione sociale ed affetti-va; quindi va affrontato nella sua globalità" ha spiegato la dott.ssa Scaraggi, descriven-do poi la possibilità di usare una terapia or-monale ad personam per consentire ad ogni donna di abituarsi a sentirsi in menopausa ed alleviare il disagio provocato dai suoi sin-tomi.

Molto illuminante è stato anche l'inter-vento della dott.ssa Rosalba Doria, collega della Scaraggi, la qua-le più nello specifico ha affrontato il tema dei cambiamenti meta-bolici causati dalla me-nopausa, dando anche precise indicazioni cir-ca la dieta da seguire per mantenersi in for-ma e vivere con sere-nità questo importante evento.

La conclusione del-

le due esperte è stata lapidaria ma efficace: la menopausa non deve essere concepita come una perdita o un lutto, bensì come un momento di rinascita, di trasformazione, un'occasione per impegnarsi con rinnovato vigore in attività creative e culturali utili per sé e per la società.

L’incontro promosso dalla Fidapa

In un convegno della Fidapa gli aspetti positivi della menopausa

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Echi caravaggeschi, echi di storia e arte senza confini.

Echi d'intensità emozionale e devozione, con una forte pre-senza di quel particolare reper-torio caravaggesco, con novità iconografiche formali, tagli di luce e naturalismo.

L'imponente esposizione di opere d'arte allestita nelle sale di palazzo Silos Calò, sede della Galleria nazionale della Puglia, è frutto della collaborazione tra soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici e il museo provinciale "Sigismon-do Castromediano" di Lecce.

La mostra, infatti, approda in città dopo una sosta nel ca-poluogo salentino e consente una fruizione ampia di dipinti provenienti da edifici sacri pub-blici e privati, nonché collezioni familiari. Evidente l'impron-ta del milanese Michelangelo Merisi che si disvela nei dipinti esposti, traccia dei fermenti ar-tistici vivi nella nostra regione a seguito delle travolgenti no-vità della pittura caravaggesca, come testimonia la precocis-sima commissione al maestro stesso di un misterioso dipinto, identificato da alcuni studiosi con la "Madonna del Rosario" del Kunsthistorisches Museum di Vienna, per una chiesa di Polignano a Mare, da parte del suo feudatario Nicola Radulo-vich, primo lavoro del Merisi a Napoli. La sensibilità verso mo-dernità naturalistiche ben pre-sto giunge nella regione, come testimoniato dai lavori di Carlo Sellitto e di quelli salentini del giovanissimo Finoglio.

I dipinti, provenienti in lar-ga parte dal Salento, disegnano l'ineccepibile gusto dell'aristo-crazia feudale e del clero, con una prevalenza di nomi quali Jusepe de Ribera, il napoletano Paolo Finoglio, Carlo Sellitto, Pacecco De Rosa, Andrea Vac-caro, Massimo Stanzione.

Tra gli obiettivi della mo-stra, l'occasione di rintracciare le vicende figurative che hanno avuto seguito nella nostra regio-ne, investita dalle prorompenti originalità caravaggesche.

I tagli compositivi, l'inten-sa dignità di ogni elemento naturale la fanno da padrone, in una mostra che ha inoltre consentito di formulare nuove

attribuzioni, nonché precisarne alcune già avviate. Interessan-te la presenza di quadri in cor-so d'opera, recuperati presso il laboratorio di restauro della soprintendenza della Puglia, oltre a quelli esposti a restauro ultimato, come il San Martino e il povero del Cavalier D'Arpino e la Decollazione del Battista di Andrea Vaccaro. La lezione del maestro si avverte, si perce-pisce. Nella gamma cromatica, nella citazione, negli accenti drammatici e nei soggetti di ge-nere. Interessanti di Massimo Stanzione il Cristo alla colonna e l'Incredulità di San Tommaso, così come L'incoronazione di spine di Bartolomeo Manfredi, rinvenuta nella cattedrale di Manfredonia. Alla fase natura-listica di Andrea Vaccaro, inve-ce, di recente rinvenuta a Bari, appartiene la Decollazione del Battista.

Nonostante il Caravaggio non ebbe una scuola né allievi diretti, il suo lavoro fu studia-to da numerosi pittori italiani e stranieri e a determinare la diffusione del suo linguaggio naturalistico contribuì la locale committenza aristocratica e alto borghese. La natura morta, poi, genere al quale il giovane ma-estro si dedicò, trova spazio in questa mostra con la composita tela Frutta e verdura con fio-riera e colomba in volo, prove-niente dalla collezione "Camillo d'Errico" di Palazzo San Gerva-sio e il dipinto del museo civico di Gallipoli siglato da Giacomo Coppola.

Una mostra giocata sulla scelte del collezionismo, come afferma Isabella Lapi, direttore per i Beni culturali e paesaggi-stici della Puglia, che sottolinea il merito dei curatori Antonio Cassanio e Fabrizio Vona di aver saputo costruire un’occasione di studio e di conoscenza che ri-marrà come tappa importante delle arti della nostra regione.

La mostra ha una qualità particolare -riferisce Vona- che le deriva dalla circostanza che per la prima volta si cerca di imbastire un ragionamento com-plessivo sui riflessi che una no-vità rivoluzionaria, come quella del Caravaggio, ha avuto in una regione come la Puglia che vie-ne considerata periferica.

di Lucia Anelli

Sulle orme di CaravaggioUna grande mostra alla galleria Devanna

I dipinti degli artisti pugliesi nelle sale di palazzo Sylos CalòFoto R. Schiraldi

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Primo piano marzo 2011I dipinti degli artisti pugliesi nelle sale di palazzo Sylos CalòFoto R. Schiraldi

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Nel programma delle cele-brazioni per la Settimana San-ta, patrocinato dall'assessorato al turismo, s'inserisce quest'an-no l'attività dell'associazione "Passionem tradere", nata per promuovere e diffondere la co-noscenza dei riti del periodo di quaresima. L’associazione è animata da laici che ritengono che il patrimonio immateriale, costituito da gesti e riti antichi, sia espressione di una fede tipi-camente popolare. Rifacendosi

Un patrimonio da valorizzareLe iniziative di “Passionem tradere”

di Rosanna Schiraldi

di Rosanna Schiraldi

al principio pietrino della “Tra-dizio Legis” vuole custodire, valorizzare e tramandare ai po-steri tali risorse culturali, colla-borando con le autorità religio-se, civili nonché con enti pubblici e privati con progetti di studio e ricerche, in ambito quaresimale, legati al calendario liturgico e processionale. Inoltre, si propo-ne di curare e diffondere scambi socio-culturali anche attraverso gemellaggi con collettività na-zionali ed internazionali. Le attività di “Passionem tradere” sono iniziate ufficialmente il 2 aprile presso la sede dell'as-sociazione, la chiesa di Santa Maria della Pietà, in via Roga-deo, con una cerimonia d'inau-

gurazione. Nell'occasione il dott. Antonio Sicolo ha tenuto un intervento sul tema "I sette dolori di Maria". Mercoledì 6 è prevista la presentazione del volume "Settimana Santa in Puglia, edizione 2011". Inter-verranno il sindaco Raffaele Valla e Domenico Damascelli, vicesindaco e assessore al turi-smo. Il dott. Gaetano Armenio, presidente dell'associazione culturale "Opera" di Molfetta, illustrerà il progetto "Settima-na Santa in Puglia" di cui è il coordinatore. La sede di "Pas-sionem tradere" ospiterà il 9 il dott. Pasquale Ago, dell'ar-ciconfraternita del Santissimo Crocifisso e Monte dei Morti

di Sessa Aurunca, e il dott. Gio-vanni Bruno dell'arciconfraterni-ta dei Bianchi sotto il titolo del Santissimo Sacramento di Trani. I relatori illustreranno il tema "La settimana santa nella tra-dizione confraternale di Sessa Aurunca e Trani: gesti e forme rituali". A seguire, il tradizionale canto polivocale del "Miserere", a cura del dott. Pasquale Ago, prima voce, dott. Rosario Ago, seconda voce, dott. Vincenzo Ca-lenzo, terza voce. Nella serata di mercoledì 20 aprile, il dott. Giuseppe Saracino svilupperà il tema "Il pellegrinaggio indulgen-ziale a Bitonto".

I riti quaresimali, inseriti nel solco di una tradizione pluricentenaria, culminano nella settimana di Passione, un'intensa e toccante rap-presentazione della storia di morte e resurrezione di Gesù Cristo.

Due le arciconfraternite, Santa Maria del Suffragio e Maria Santissima Del Rosa-rio, a cui è affidato l'onore e l'onere di custodire e tenere alto il vessillo della memoria storica.

Dal 7 al 13 aprile, presso la chiesa del Purgatorio, si terrà, a cura dell'arciconfra-ternita Santa Maria del Suf-fragio, il solenne settenario in onore della beata Vergine Addolorata, presieduto da don Domenico Minafra.

Sarà invece l'arciconfra-ternita Maria Santissima del Rosario a curare, mercoledì 13 aprile, presso la chiesa di san Domenico, il concerto di marce funebri del comples-so bandistico 'Davide delle Cese', scelte tra quelle più famose dei maestri Michele Carelli, Pasquale La Rotella, Davide Delle Cese.

La mattina di venerdì 15 si svolgerà la solenne pro-cessione dell'immagine del-la Desolata, custodita nella cattedrale, a cura del rela-tivo capitolo, accompagnata dallo struggente coro di voci

La Passione tra fede e culturaTornano i riti della settimana santa

bianche diretto dal maestro Pasculli. La sera di sabato 16 sarà la chiesa del Purga-torio ad ospitare un concerto di musica sacra, curato dalla maestra Teresa Tassiello. Il giorno seguente, domenica, alle 18,30 i giovani delle par-rocchie, convocati dalle due arciconfraternite e partendo dalla chiesa di san Dome-nico, animeranno una Via Crucis che promette di esse-re densa di sacralità medita-tiva ma anche festosa.

Con il giovedì santo si entra nel clou delle celebra-zioni. Dopo le sacre funzio-ni della "cena domini", nelle varie chiese si allestiscono i "sepolcri", gli altari del-la deposizione, addobbati con composizioni floreali, sui quali viene conservata l'Eucarestia al termine della messa. Il via vai dei fedeli che passano da una chiesa all'al-tra (se ne devono visitare sette secondo la tradizione) anima la notte tra il giovedì e il venerdì, in un continuum di preghiere e meditazione. Si può rimanere in circola-zione sino alle 5 del mattino seguente, giorno 22, quando dalla chiesa di san Domeni-co partirà la processione dei "misteri", a cura dell'arcicon-fraternita di Maria Santissi-ma del Rosario: splendide immagini in legno e cartape-

sta, veri e propri capolavori d'arte popolare. E la giorna-ta non finisce qui.

Alle 18 prenderà il via dal Purgatorio la processio-ne della 'Naca', dell'Addolo-rata, della copia della Sa-cra Sindone (realizzata per sovrapposizione all'origi-nale, durante l'esposizione

torinese del 1646 e donata a Bitonto nel 1659) e del legno della Santa Croce, al centro di uno splendido trofeo floreale. La solenne celebrazione eu-caristica del 24 in cattedrale, presieduta da mons. France-sco Cacucci, segnderà il mo-mento più alto della Pasqua di Resurrezione.

Foto G.Loporto

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Con la legge delega di riforma del processo civile (l. n.69/2009) e il decreto legislativo di attuazione (d. lgs n.28/2010), a partire dal 21 marzo 2011 è sta-to introdotto l’obbligo del tentativo di mediazione e conciliazione per tutte le controversie in materia di diritti reali, divisione, suc-cessioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, co-modato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabili-tà medica e da diffamazio-ne a mezzo stampa o con altro mezzo di pubblici-tà, contratti assicurativi, bancari e finanziari.

Per quanto riguarda, invece, le controversie in materia condominiale e per quelle inerenti il risar-cimento del danno deri-vante dalla circolazione di veicoli e natanti, il decreto mille proroghe ne ha fatto slittare l’entrata in vigo-re al 21 marzo dell’anno prossimo.

L’obiettivo è quello di ridurre il numero delle cause nelle aule dei tribu-nali, ormai al collasso per

Una sede di Concilium Italia coordinata da Gaetano Brattoli e Ezia Di Carlo

la quantità e la durata dei giudizi, favorendo la diffu-sione di un nuovo modo di gestire le controversie, sempre più improntato ad una composizione la meno traumatica possibile, con tempi brevi di risoluzione e con costi più contenu-ti rispetto a quelli di una normale causa.

Così, sono nati in tutto il Paese organismi, pub-blici e privati, iscritti nel registro istituito presso il ministero della Giustizia, che si occupano di eroga-re il servizio di mediazione nel rispetto della legge, del regolamento ministeriale e di quello interno di cui sono dotati.

Anche Bitonto ha da oggi un proprio organismo conciliativo privato, con sede in via Ammiraglio Vacca 109, che fa capo a Concilium Italia srl, coor-dinato da Gaetano Bratto-li e Ezia Di Carlo.

Concilium Italia srl conta oggi 150 sedi in tut-to il Paese, di cui 8 nella sola Puglia. Una di queste è proprio la sede bitonti-na, dove ambienti eleganti

e confortevoli sono stati allestiti per gli incontri tra le parti e i media concilia-tori (formati in due corsi di preparazione professio-nale, organizzati il primo presso il B&b “Palazzo An-tica Via Appia”, a Bitonto, e il secondo presso l’Inter-porto regionale spa a Bari), tutti iscritti nell’elenco dei mediatori, con certificata e provata competenza nelle procedure della concilia-zione, anche specifica, in determinati ambiti del di-ritto civile e commerciale nonché nel settore socia-le, penale e ambientale.

Accanto all’espleta-mento delle procedure di mediazione, Concilum Ita-lia srl ha anche il compito di promuovere e divulgare l’istituto della mediazione tra i cittadini, e nel frat-tempo continua ad espan-dersi su tutto il territorio nazionale con l’apertura di nuove sedi, attualmen-te al vaglio di un comitato scientifico.

Competenza, prepara-zione, aggiornamento del team sono gli “strumenti” con cui il nuovo organi-

Il network della mediazione sbarca in cittàdi Carmela Loragno

smo si prepara a diventare il primo network italiano nel settore della mediazio-ne e della conciliazione, in grado di proporsi come uno dei centri più avanza-ti nella gestione alternati-va delle controversie.

La sede di Bitonto sarà attiva sia la mattina sia il pomeriggio, con due sale dove le parti si confronte-ranno davanti al mediato-re, in un clima conciliativo che, in molti casi, eviterà di ritrovarsi nelle aule di un tribunale, così come ha sottolineato il sinda-co, dott. Raffaele Valla, nel suo saluto augurale. Un vantaggio per i nostri concittadini, in quanto si potrà mediare anche in orari diversi da quelli la-vorativi.

Un plauso ai coordi-natori Gaetano Brattoli e Ezia Di Carlo che, avendo colto con anticipo questa novità, offrono ancora una volta un contributo alla città, nell’ottica dello sviluppo del territorio con investimenti che mirano alla crescita occupaziona-le e professionale.

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Nelle foto l’inaugurazione della sede cittadina di Concilium Italia

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di Domenico Schiraldi

di Carmela Loragno

Nel cuore del centro antico vive or-mai da ben sette secoli la chiesa di san Domenico, uno dei simboli della città, denominata comunemente Sant'Anto-nio, in onore del santo padovano di cui custodisce il prezioso simulacro.

Ma il tempo non risparmia nulla e, così, anche questo antico monumento ha dovuto subirne le offese. In partico-lare le due torri campanarie, una del XIV secolo e l'altra del XVII, versavano in pessime condizioni. Così, dallo scor-so agosto sono partiti gli interventi di recupero, grazie all'impegno dell'arci-confraternita "Maria SS.ma del Rosario" e a numerose donazioni dei fedeli.

I lavori, sotto la direzione dell'ing. Domenico Scelsi, sono stati eseguiti dalla Eco Arch di Bari, con il controllo della Soprintendenza per i beni archi-tettonici e paesaggistici.

"Il restauro conservativo ha visto il rafforzamento delle strutture -spiega il dott. Alessio Vincenzo Gaudimundo, amministratore pro tempore dell'arci-confraternita- perché il rischio di un cedimento era imminente. La forte vo-lontà del parroco don Ciccio Acquafred-da, unita a quella dei membri dell'ar-ciconfraternita, ha dato avvio ai lavori, che si sono svolti in tempi rapidi. Non abbiamo ricevuto contributi economici: è stato realizzato tutto da noi e siamo orgogliosi di sottolinearlo. La stessa cosa accaduta due anni fa, con il re-stauro della cappella dei Misteri, all'in-terno della chiesa. Abbiamo voluto un recupero totale dell'edificio".

Per celebrare l'evento si è svolta una messa solenne, contestualmente

Una vista mozzafiato dalle torri rinateConcluso il restauro dei campanili di san Domenico

all'inaugurazione di una bella mostra fotografica, che resterà aperta sino al 10 aprile: un'interessante serie di scatti mostrano le fasi di recupero dei campa-nili. Che d'ora in avanti sarà possibile visitare previa prenotazione (sig. Bello-mo cell. 336266973): una zona sino ad

oggi inaccessibile è finalmente aperta al pubblico, pronta ad offrire la bellez-za delle costruzioni ed un panorama di grande impatto visivo, dove l'occhio più attento potrà scorgere persino le bianche mura del federiciano Castel del Monte.

In occasione della presentazione del suo libro “I biscotti speziati” nella chiesa di San Giorgio, sede del Centro ricerche, Emilio Garofalo porta in città una tappa del suo tour in acustico tra i centri culturali di tut-ta Italia, inaugurato lo scorso 26 febbraio a Roseto degli Abruzzi.

Un romanzo, il suo, che racconta le vi-cende e le contraddizioni di una famiglia borghese degli anni ‘70, che si trova a vivere nel periodo forse più drammatico e cruento della nostra storia. Un modo per non dimen-ticare, un’occasione per riflettere.

Ma per il giovane scrittore e cantauto-

Tra parole e noteAl Centro ricerche lo scrittore e cantautore Emilio Garofalo

re bitontino la prosa è legata indissolu-bilmente alla musica; così, alla puntuale presentazione del libro, svolta dal prof. Nicola Pice, ha fatto seguito l’esecuzione di alcuni brani, tra editi e non. Da “Date a Rosa il mio bacio” alla “Ballata delle in-comprensioni”, in una carrellata di storie, personaggi, nomi, poesia in grado di evo-care, grazie anche al pianoforte di Claudio Stea (in arte Samo), alla chitarra di Mar-co Palmieri e alla splendida voce di An-tonella De Gennaro, inquietudini, ricordi, sogni, ideali e struggenti emozioni.

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di Rosa Chieco

di Rosa Chieco

Un messaggio forte e chiaro quello di Raniero La Valle, in occasione dell'in-contro, or-g a n i z z a t o d a l l ' a r c i -diocesi in preparazio-ne del terzo c o n v e g n o ecc l es ia l e reg ionale , "I laici nel-la Chiesa e nella so-cietà oggi, alla luce del Conci-lio Vatica-no II": una gravitas che d i s c e n d e dall 'anali-si radicale del tempo difficile in cui vi-viamo e una chiarezza che conduce a prenderne coscienza e a reagire.

L’uomo artefice del proprio destino

I diritti del paziente

La lezione appassionata di Raniero La Valle

"È il momento di guardare al futu-ro che comincia e non al passato che si

conclude", ha esor-tato l'in-tellettuale e politico cristiano, q u a n d o dal pub-blico si sono leva-te voci di nostalgici del passa-to e disaf-f ez ionat i della vita politica.

Si assi-ste ad un momento

in cui le istituzioni pubbliche non sono l'emblema della correttezza, in cui il Parlamento, con la legge Calderoli, ha

smesso di essere rappresentativo del paese reale; in cui regna l'idolatria del potere, del denaro e del piacere. Que-ste alcune delle considerazione propo-ste con estremo nitore e distacco, nel tentativo di offrire una lettura scevra da trasporti soggettivi.

Ma l'uomo non è un fragile fuscello sbattuto dal tempo; vive la storia e ha ricevuto da Dio la libertà per tesserne la trama, secondo le principali indica-zioni del Concilio. È nell'hic et nunc, quindi, che deve entrare in scena la re-sponsabilità dell'uomo, dei laici, capaci di "aggiustare" gli eventi, orientandoli secondo giustizia (non a caso il verbo aggiustare contiene il sostantivo latino ius).

"Abbiamo per natura la possibilità di prendere in mano le cose e cambiare la rotta degli eventi in positivo. E' la forza di volontà che occorre ora sprigionare, senza tema ma fiduciosi nelle proprie capacità", ha concluso La Valle.

Presso l'ospedale San Paolo è attivo un punto d'ascolto, aperto ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 12, co-ordinato da Natale Colasuonno. Il fine è raccogliere le segnalazioni e le richieste dei cittadini per intervenire su disagi dei pazienti e disservizi delle strutture sani-tarie.

L'iniziativa si colloca nel più ampio spettro di attività del "Tribunale per i diritti del malato", promosso da Cittadi-nanzattiva onlus, movimento di parteci-pazione civica, che opera per la promo-zione e tutela dei diritti, con particolare

attenzione al settore sanitario. Il Tribunale per i diritti del malato è una rete di cittadini comuni e professionisti, tutti volontari, che ispirano la propria azione ai principi sanciti dalla Carta europea dei diritti del malato, allo scopo precipuo di migliorare la qualità dei servizi sanitari e di renderli più "uma-ni".

Un luogo di giustizia nella sanità, dun-que, dove ci si impegna a garantire l'attua-zione dei diritti del paziente e a riconoscer-gli misure preventive, diritto all'accesso e all'informazione, al consenso e alla libera scelta, alla privacy e alla confidenzialità,

al rispetto dei tempi e degli standard di qualità. E, ancora, diritto alla sicurezza e all'innovazione, ad evitare le sofferenze e il dolore non necessari, ad un trattamen-to personalizzato, al reclamo e al risarci-mento, seguendo i capisaldi fissati nella Carta europea.

Un punto d'ascolto che è anche punto di partenza verso l'universalità dei dirit-ti e la sostenibilità del servizio sanitario erogato; un punto di incontro tra tutti i cittadini che si battono per la qualità e sicurezza delle cure.

Un punto d’ascolto presso il San Paolo

Raniero La Valle

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Bait&Switchdi Roberto Panisco

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di Giuseppe Perrulli

Successo di pubblico per la nona edizio-ne del Festival “Vd’A - Incontri di teatro e danza - Le voci dell’Anima”, a cura di Re-sExtensa, Teatro della Centena di Rimini e L.AR.TE.S di Aversa.

Ad inaugurare la manifestazione, al Tra-etta, la mostra nel foyer del teatro, “Fine-stra sul Brasile” del maestro bitontino Pino Maiorano, con venticinque lavori realizzati con le tecniche più disparate, dalla stampa su tela a quella su plex, all’assemblage. Una serie di foto scattate a Lençòis, parco nazio-nale nello stato del Maranhão ci proiettano in un deserto di dune bianchissime con cen-tinaia di lagune cristalline: 10.000 kmq di sabbia e di acqua che si spingono a procla-

Quando il palco dà voce all’anima mare la pace augusta della natura. Nulla è pleonastico nell’alfabeto fotografico di Ma-iorano: il suo è un linguaggio immediato e puro, soprattutto in quelle immagini con cui ci introduce nella soglia magica dell’infan-zia, là dove la sua percezione visiva dialoga con gli occhi dei bambini, con i loro gesti.

Ecco in scena “L’abito nudo”, dell’asso-ciazione Manonuda Teatro di Treviso, spet-tacolo che è ora un’astrazione, una trasposi-zione della realtà, ora racconto, invece, del corpo, di una storia in un nascere e morire di immagini, di personaggi, stati d’animo. L’intento è esplorare, col corpo, la presen-za maschile e quella femminile. Ci sono due abiti e il performer si veste e si spoglia

Al Traetta la nona edizione del Festival "Vd'A"

prima di uno e poi dell’altro, condividendo col pubblico la sua trasformazione. Pren-dono vita così tre personaggi danzanti che mostrano la relazione tra i rispettivi mondi, diversi ma connessi.

Segue Viados, di Onirica poetica teatra-le di Bari, incentrato sulla vita clandestina dei transessuali, sulle loro abitudini, sempre stretti tra minacce, cocaina, alcol, sigarette e soldi, un vortice impetuoso che conduce il protagonista dall’umore ondivago a toglier-si la vita.

Ancora lo spettacolo “Anime rubate”, delle compagnie Teatro della Centena di Ri-mini e Resextensa di Bari. Due donne e due miti, Marylin Monroe e Maria Callas, tenute

Una scena dello spettacolo “Anime rubate”. Foto A. Melato

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Le celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia sono per noi l'occasio-ne per riflettere su un’intensa pagina di storia, ripensando a quanto di positivo è stato fatto e a quanto ancora occorre realizzare sul cammino dell'unità. Un momento formativo per i nostri bambi-ni, futuri cittadini responsabili e consa-pevoli del vero senso civico. I bambini della scuola dell'infanzia di via Togliatti hanno reso omaggio all’evento con una grande festa: con entusiasmo si sono

Un inno all’Italia

esibiti in canti e hanno recitato poesie alla presenza del sindaco dott. Raffaele Valla, del dirigente scolastico prof.ssa Angela Pastoressa e del presidente del consiglio di circolo dott. Ricci France-sco.

Onorati della loro presenza presso la scuola, i bambini hanno consegnato agli illustri ospiti un attestato a ricordo della giornata, per ringraziarli di tanta disponibilità.

Le insegnanti

in scacco da una terza, Jaqueline Bouvier Kennedy (poi Onassis).

Tre miti, tre veneri distrutte dall’amore e dalla fama. Due percorsi che si intrecciano tra danza e prosa, traendo spunto dall’ulti-ma seduta fotografica di Marylin Monroe con Bert Stern, e dalla tenia che, la storia vuole, Maria Callas abbia ingerito pur di di-magrire.

Sul palco “Dittico della Fame” di Ilinx Officine Artistiche, Treviglio, che affron-ta dal lato A detto “Cicche”, la difficoltà di accettare il fluire del tempo e delle sue trasformazioni da parte di una donna che si nutre soltanto di chewingum, dal lato B, “Mostro”, l’ossessione del sesso e la tra-sformazione dell’uomo in essere bestiale.

Si passa poi al “Il potere di Alice e Peter Pan”, dell’associazione culturale e musicale “la Fiesta” di Monreale, un lavoro di voce e batteria che si snoda tra vari personaggi femminili e variegati temi, l’aereo di carto-ne, le notti insonni, l’ambiente, la droga, il tango e, primo fra tutti, l’amore.

A chiudere il sipario del Vd’A la rappre-sentazione “Annabella Wharton”, realizza-ta dall’associazione culturale “Progetti e Regie di Brescia”.

Annabella è una scrittrice di grande suc-cesso, consapevole però di essere solo una curiosità passeggera, data in pasto alla vo-racità dei media. Lentamente questa mac-china la divora, la svuota, la rende vulnera-bile, spingendola a svelarsi sempre più. Le tre immagini femminili, le tre “Annabella” della pièce si inseguono, si citano e si an-ticipano in un testo drammatico e denso di solitudine, dove la luce rivela in un gioco di sottrazione e suggestione il non-luogo dell’universo Annabella.

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di Sonia Vacca

di Diletta M.C. Loragno

Arte complicata quella del divertire. Ma la compagnia teatrale del Crocifisso "Lina Larovere" non delude.

Ed ecco in scena l'esilarante commedia in vernacolo: "Da quanne nan passeive la moine da sotte au ponde du Carmene", per la regia di Teresa Colasuonno. Un diverti-mento assicurato che ha come protagonista la realtà bitontina più tradizionale. Così, in una casa d'altri tempi, prende vita la storia

Dalla tragedia al lieto fineLa nuova, esilarante commedia della compagnia “Lina Larovere”

di Aldo e della sua famiglia strampalata. Il sig. Aldo (Franco Sicolo), aspirante sindaco di Bitonto, salva la vita a Salvatore (Anto-nio Colasuonno), un uomo solo e senza spe-ranze. Costui, approfittando della situazio-ne, deciderà di non lasciare mai più la casa di Aldo.

Fra equivoci, bugie e colpi di scena, alla fine, sarà Salvatore a ricambiare il favore ad Aldo e a salvargli la vita. Una parodia

“Se la mafia è un’istituzione antistato che attira consensi perché ritenuta più efficiente dello Stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando giovani alla cultura dello Stato e delle istituzioni”: questa acuta e profonda riflessione del giudice Paolo Borsellino, vittima della mafia, ha improntato le linee guida dell’incontro-dibattito svoltosi pres-so la media ‘Carmine Sylos’, nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

UNITà ELEGALITàUn incontro alla media Sylos

della nostra società, che riesce a far ridere su argomenti che nella realtà ci farebbero soprattutto arrabbiare. Una commedia bril-lante e coinvolgente che cattura gli applausi del pubblico, anche grazie alla mimica diver-tentissima dei bravi attori, oltre ai già citati Sicolo e Colasuonno, Nella Vernini (Zella), Maria Modugno (Rosaria), Arcangelo Abba-tantuono (nonno), Mariella Marrone (Ada), Carmela Seccia (Micelle). Da non dimen-ticare che il ricavato degli spettacoli sarà devoluto interamente in beneficenza.

Insomma l'anima della nostra città sale sul palcoscenico per regalare più di un sor-riso.

La dirigente, Angela Maria Mangini, ha, infat-ti, inteso unire l’anniversario dell’Unità d’Italia con la XVI giornata in ricordo delle vittime della mafia, nella consapevolezza che spesso il potere legale dello Stato possa intrecciarsi con quello illegale della mafia. Un doppio binario, quindi, ha contraddistinto questo momento di confronto tra gli studenti e i graditi ospiti: il sindaco Valla, il sen. Procacci, il dirigente del commissariato Triggiani e il tenente della polizia municipale Paciullo.

Tema dell’incontro: “Il ruolo della memoria nella formazione della società italiana”. Accolti sulle note dell’Inno di Mameli e sui celebri versi della “Spigolatrice di Sapri” e della Commedia

dantesca, i relatori hanno risposto in modo chia-ro e puntuale alle domande e alle curiosità degli alunni, in materia di politica, ordine pubblico, educazione civica e territorio. Ne è emerso uno spiccato desiderio di legalità, da diffondere sul territorio circostante e a tutti i livelli, iniziando proprio dall’ambito famigliare e scolastico, quali fondamentali e indispensabili cellule educative all’interno della società. I

l prevalere, infatti, della legalità e dell’ordi-ne pubblico e la costante applicazione dei diritti sanciti dalla Costituzione rappresentano un ba-luardo sicuro nei confronti di cosiddetti ‘atteggia-menti’ mafiosi, spesso ravvisabili anche nell’odio-so fenomeno del bullismo, molto diffuso tra i più giovani. E proprio ai giovani è stato rivolto un accorato appello da parte dei relatori, affinché comprendano l’importanza di vivere in un Paese unito, visto e considerato, tra l’altro, che proprio i giovani nel 1861 furono gli artefici principali dell’unificazione dell’Italia. A suggellare l’incon-tro, in un clima festoso di speranza, è stata messa a dimora, nel giardino della scuola, una pianta d’ulivo, icona di pace e rinascita e simbolo per eccellenza della nostra città.

Foto M.Robles

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Ironica, dissacrante, commovente: "Scorribanda", l'ultima fatica teatrale di Raffaello Fusaro, in scena al Traetta. Nato da un'idea di Domenico Coduto, lo spetta-colo ha visto l'ormai collau-data coppia Fusaro-Livio Mi-nafra (talentuoso musicista ruvese), esibirsi in un duetto scatenato, tra prosa, poesia e melodie accattivanti, per-fettamente aderenti, di volta in volta, alle situazioni rap-presentate.

Perché Scorribanda parla del nostro Sud, terra dalle mille ed una contraddizione, luogo plasmato da storie e personaggi "incredibili", cer-to degni d'essere raccontati.

Il virtuosismo verbale di Raffaello raggiunge i suoi picchi più alti: esilarante la descrizione della nostra Bi-tonto e dei suoi più illustri cittadini (tra cui i "cani", randagi e non), del suo dia-

Una scorribanda tra i “miti” del sudUn mix esplosivo di parole e note nello spettacolo di Raffaello Fusaro

di Domenico Schiraldi

letto multicolore, della sua gente unica al mondo e co-smopolita. Perché la pièce vuole rendere omaggio alle nostre radici, illuminando-le con le luci della ribalta. Il teatro, dunque, come mezzo per comunicare un'identità, la nostra, erede di una storia antica che mai scolora.

Protagonista con Fusaro e Minafra il complesso ban-distico "Davide delle Cese", diretto da Vito Vittorio De Santis, filo rosso dell'intera rappresentazione: oltre venti musicisti schierati sull'inte-ro palco, mirabile colpo d'oc-chio. La banda diviene così punto d'incontro e d'unione delle sensazioni che essa stessa è in grado di sprigio-nare negli spettatori. Quan-do le arti si fondono, il risul-tato è senza dubbio di grande fascino e il successo assicu-rato. E di questo Raffaello fa lezione, oltre che spettacolo.

Sofia Tucci - 23 Marzo 2011

Oh dolce bimba cara al nostro cuore,effondi gioia intorno a tequando sorridi dalle labbruzze ro-sate o batti festosamente le manine.

I genitori, i nonni, Devincenzo e Tucci, ti festeggiano.

Compleanno

Raffaello Fusaro sul palco del Traetta

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di Carmela Loragno

Ironico e tragico, ecco l’animo femminileA "Trein de vie" i monologhi di Tealtro Gezz

Nell'alternarsi di ritmi ora delicati ora concitati, i dialoghi si trasformano in monologhi, perché quando le pulsio-ni riaffiorano dal profondo sì resta soli di fronte alla propria drammatica com-plessità.

Sullo sfondo senza tempo, in una dimensione sospesa, si agitano le con-torsioni dell'interiorità femminile, che prende il nome di Beatrice, Libera Ione-ro (entrambe interpretate da una versa-tile Alessandra Lorusso), Maria Disgra-zia (Mariligia Lovascio), e tutti i generi di donna.

Uno sguardo ad un femminile soffe-rente e delicato, grottesco ed elegante, ironico e tragico, che ritrova nel suo es-sere molteplice e contraddittorio la sua vera essenza, che riscopre nella sua debolezza il suo riscatto di grandezza. L'entità maschile (portata in scena da un commovente Giuseppe Ricci) sem-bra quasi scomparire, sorda ai richia-mi di una sofferenza che forse non può comprendere sino in fondo. E in questo gioco assurdo di ruoli, destinati a non incrociarsi, anche la follia si percepisce come una strada possibile, a volte ine-vitabile.

"Non cercate di capire, ma intuite". Con questo invito rivolto al pubblico dalla regista Oriana Amendolagine, si apre lo spettacolo "Tutti... generi di don-na", nuovo lavoro di Tealtro Gezz, che ha fatto del teatro sperimentale, della contaminazione tra le varie espressioni artistiche e del poetare intimistico i pro-pri strumenti di comunicazione e pro-vocazione.

Con questo spettacolo, davvero par-ticolare, viene inaugurato l'ambizioso progetto di portare il teatro nei locali pubblici, nei punti di ritrovo. Un modo originale per accorciare le distanze con il mondo dei giovani.

L'atmosfera è quella calda e intima di Trein de vie, l'associazione Arci fuci-na di eventi culturali ed artistici a tutto tondo.

In scena c'è l'io femminile, con tutte le sue struggenti sfumature; un caleido-scopio di ansie, desideri, suggestioni e pulsioni, drammaticamente autentico.

Delicati, sarcastici, folli, singhioz-zanti, plastici ed eterei i monologhi (che vedono come autori oltre alla stessa re-gista Oriana Amendolagine e all'attrice Alessandra Lorusso anche Bruno Pom-pili ed Emiliano Laurenzi) che, compli-ce l'atmosfera ricreata dalle musiche di Alessandro Di Gregorio e le scenografie di Frank Sisca, hanno saputo regalare un modo nuovo, surreale e profondo, di percepire ed intuire il mondo femmini-le.

Brutta avventura quella vissuta dall’assessore alla cultura Elisa-betta Tonon, durante la trasferta a Tokyo, per rappresentare il comu-ne di Bitonto al Traetta Opera Fe-stival, la prima edizione nipponica dell’evento, che a Bitonto è ormai un classico.

Il festival è stato organizzato dall’Istituto italiano di cultura di Tokyo, nell’ambito della rassegna “Italia in Giappone 2011”.

Presenti nella capitale giappone-se, oltre alla Tonon, l’imprenditore olivicolo Paolo Dellorusso, giunto per promuovere le specialità gastro-nomiche nostrane, e il maestro Vito Clemente, non certo alla sua prima esperienza nel paese del Sol Levan-te.

I nostri concittadini sono stati, loro malgrado, testimoni della gran-de tragedia causata dal terremoto che ha colpito il Giappone.

“I giapponesi hanno mantenuto una grande calma e anche noi, ini-zialmente, eravamo tranquilli, sa-pendo che quel paese è abituato ad eventi simili -ha spiegato la stessa Tonon in conferenza stampa al rien-tro a Bitonto-. Ma, appena abbiamo percepito viva preoccupazione nella gente, che ci ha consigliato di tor-nare a casa, abbiamo compreso che la situazione era davvero dramma-tica”.

Ma neanche il terribile terremoto è riuscito ad oscurare l’amore per la cultura bitontina e, in particolare, per la musica di Tommaso Traetta. Il compositore è stato il protagonista indiscusso del festival a lui dedicato, svoltosi in forma decisamente più sobria. In memoria delle vittime del sisma, il maestro Clemente ha diret-to lo Stabat Mater, in un’atmosfera che l’assessore ha definito “davvero toccante”.

Anche la partnership tra il nostro comune e il Giappone non è appar-sa scossa dai movimenti tellurici. A settembre, infatti, si terrà la secon-da edizione del Traetta Opera Festi-val, mentre tra ottobre e novembre l’evento interesserà, alla sua setti-ma edizione, la nostra città.

“Iniziative importanti per favorire il turismo, di cui il nostro paese po-trebbe vivere”, ha concluso Tonon, mentre il sindaco Valla, presente alla conferenza stampa, ha annun-ciato la presenza di un gruppo di ar-tisti giapponesi al prossimo festival dedicato al nostro grande composi-tore.

Più fortedel sismaLa musica di Traettaaffascina il Giappone

di Michele Cotugno

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STARBENE

del dott. Pasquale Lovero

di Sonia Vacca

Gambe in movimento? Può essere un problemaUna curiosa patologia è la

"Restless leg sindrome", cioè sindrome delle gambe senza riposo, che interessa circa il 2-4% della popolazione glo-bale adulta. Nella maggior parte dei casi, si manifesta con sintomi come le pareste-sie (disturbi della sensibilità) agli arti inferiori, l'irrequie-tezza degli stessi arti, i dolori, spesso il prurito o l'impressio-ne di avere la pelle d'oca e poi l'urgente necessità di muovere le gambe. Effettivamente l'at-to della deambulazione, o più semplicemente il solo muove-re gli arti inferiori, determina un sollievo, una temporanea regressione della sintomato-logia.

Tutti questi problemi, che

possono verificarsi in un qual-siasi momento della giornata, si acuiscono nelle ore notturne o, comunque, quando i pazienti si riposano. Questi sono costretti di notte ad alzarsi per cammina-re o muovere le gambe; un feno-meno che puo verificarsi diverse volte nel corso di una sola notte, causando mancato riposo e mol-ta stanchezza al risveglio.

L'eziologia di questo di-sturbo non è nota; si ipotizzano eventuali problemi nel meta-bolismo del ferro o la carenza dello stesso nell'organismo. Tale patologia si associa spessissimo ad

un'altra problematica, anch'essa bizzarra: il cosiddetto disturbo di movimento periodico degli arti.

Esso è dato dal fatto che gli arti inferiori si muovono perio-dicamente ed involontariamen-te, oppure subiscono movimenti quasi a scatto, ogni 30 secondi circa. Ciò aggrava ancor più la mancanza di sonno di quanti sof-frono di tale disturbo, costretti a risvegli frequenti, con un riposo estremamente frazionato.

Le sindromi appena descrit-te sono spesso presenti nel Mor-bo di Parkinson; ma se si mani-festano in assenza di Parkinson, non è detto che coloro che ne sono affetti debbano ammalar-si inevitabilmente del suddetto morbo.

Come curarsi allora?La prima cosa da fare è

assicurarsi che non vi sia una carenza marziale o di vitamina

B12; iniziare poi un tratta-mento farmacologico a basso dosaggio con levodopa, non superando i 200 mg. al dì e ricordandosi che alla base del problema non c'e' una motiva-zione neurologica ben defini-ta, come una neuropatia peri-ferica. I 200 mg. al dì possono essere superati, se coesiste nei pazienti il Morbo di Par-kinson.

Altri farmaci utili in questi casi sono sicuramente i cosid-detti agonisti della dopamina, alcuni tranquillanti, il gaba-pentin e gli oppiacei. I tran-quillanti non vanno adoperati nei pazienti che soffrono, in contemporanea, di sindrome delle apnee ostruttive da son-no.

Le luci dei riflettori si ac-cendono: aspiranti cantanti, modelli e attori conquistano il palcoscenico. Così il "Ta-lent show" fa la sua tappa trionfale in città.

Lo spettacolo è organizza-to da Eventi Futuri by More Service, presso il Garden Plaza.

L'obiettivo: valorizzare giovani talenti. Per questo la conduzione della serata è

Le luci del Talent showSfilano in passerella le giovani promesse

affidata al direttore artistico dell'agenzia Eventi Futuri, Nico Montrone, che offre ai ragazzi un'ottima vetrina e al pubblico uno spettacolo dav-vero divertente. Un'occasio-ne che offre giusta visibilità a cantanti emergenti e a giova-ni promesse del mondo della passerella. Ma non solo.

La manifestazione si lega a due concorsi nazionali: "Il Canzoniere Italiano" e "Miss

un volto per lo spettacolo". I vincitori in gara per il Can-zoniere Italiano saranno am-messi alle selezioni del festi-val di Saint Vincent, mentre le vincitrici per la sezione moda si sono aggiudicate i titoli di "Ragazza copertina", "Ragazza linea ok" e "Miss un volto per lo spettacolo".

Come ogni concorso che si rispetti, la valutazione del-le performance è stata affi-

data ad una giuria variega-ta, composta da personalità del mondo della moda, della musica e della stampa.

Madrina della serata An-gela Howell, stilista e pre-sidente del festival di Sant Vincent. Una manifestazione scintillante, dunque, in cui, in realtà, sono risultati tutti vincitori ma ancor più la na-turale inclinazione all'arte: il talento.

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"Se adempiamo i nostri doveri, non dovremo andare lontano a cercare i diritti". Lo diceva il Mahatma Gandhi.

Ed è proprio vero: la no-stra vita sociale è fatta di diritti, tan-ti, che però presup-pongono (o dovreb-bero supporre) alla base dei doveri, altrettanto sacro-santi.

Lo ricordò alla sua maniera an-che un padre della nazione italiana, Giuseppe Mazzini, nella sua opera si-gnificativamente intitolata "I doveri dell'uomo".

Il diritto di godere di un ambiente pulito, ad esempio, presuppone dei doveri. Do-veri civili, sociali, culturali.

Pensiamo alla raccolta differenziata, una strada or-mai irrinunciabile e imposta dai notevoli problemi ecolo-gici del nostro tempo.

Ma innanzitutto un do-vere civico e sociale insieme, se è vero che la necessaria difesa ambientale, compiuta attraverso la differenziata, porta poi anche al conse-guente risparmio delle mate-rie prime.

Il sistema differenziato di raccolta dei rifiuti solidi ur-bani (Rsu) responsabilizza il cittadino, basato com'è sulla selezione che le famiglie ope-rano sulle varie tipologie di rifiuti.

Una selezione che va fatta con coscienza e consapevo-lezza, data la grande varietà dei materiali e delle sostan-ze. Ma indubbiamente un grande passo in avanti qua-litativo, rispetto al vecchio (ma in certe realtà purtrop-po nemmeno tanto) sistema di smaltimento, per decenni e decenni effettuato presso grandi discariche vicine alle città, con disagi e problemi facilmente immaginabili.

Per contribuire al succes-so della differenziata, fonda-mentale, oltre alla selezione che vede direttamente impe-gnato il cittadino, è una seria e rigorosa politica ambienta-le da parte delle istituzioni amministrative e politiche.

Sul tema, per fare un esempio, della raccolta dif-ferenziata dei rifiuti di im-ballaggio, essenziale è la

Per una differenziataconsapevoleGli obiettivi dell’accordo Anci-Conai

collaborazione tra gli enti preposti.

Quello del recupero e rici-clo dei rifiuti d'imballaggio è, infatti, uno dei più complessi

e articolati aspetti inerenti la differenziata.

Le disposizioni normative obbligano i produttori e gli utilizzatori degli imballaggi ad organizzarsi in consorzi con il compito di recupera-re gli imballaggi dopo il loro uso. Nascono così consorzi come il Conai (Consorzio na-zionale imballaggi), formato da produttori e utilizzatori di imballaggi (1.400.000 azien-de iscritte, una delle più grandi realtà consortili in Europa), che opera sulla scia della legislazione europea e italiana (Decreto Ronchi, ora Dlgs. 152/06).

È stato proprio questo de-creto a delegare al Conai il passaggio da un sistema di gestione basato sulla sem-plice discarica a un sistema "integrato di gestione" basato sul recupero e sul riciclo dei rifiuti di imballaggio.

Il principio alla base di tutte le attività del Conai è quello della cosiddetta "re-sponsabilità condivisa" (tor-na il tema della responsabi-lità e dei doveri) del mondo delle imprese nei confronti dell'ambiente.

Un principio che ha visto l'Italia in prima fila anche in Europa.

Un nuovo modo di pensa-re che finalmente ha messo al centro la questione am-bientale, nel momento della produzione e del consumo.

L'azienda, insomma, dà vita ad una nuova "responsa-bilità sul prodotto", nell'uso e nello smaltimento.

"A tal fine -leggiamo sul sito ufficiale del Conai- i con-sorzi stipulano convenzioni, a livello locale, con i comu-ni e le società di gestione dei servizi di raccolta differen-ziata, per il ritiro e la valoriz-

zazione degli imbal-laggi usati conferiti dai cittadini".

A regolamenta-re il tutto ci pensa l'accordo quadro Anci-Conai, firmato il 23 dicembre 2008 e valido (per cinque anni) dal 1° gennaio 2009, volto anzitutto a "dare certezze e continuità allo sviluppo del-la raccolta differenziata in Italia". Secondo l'accordo, ai comuni che sottoscrivono le convenzioni è riconosciuto e garantito un corrispettivo economico in funzione della quantità e della qualità dei rifiuti urbani raccolti.

Altro obiettivo nazionale è incoraggiare la differenziata degli imballaggi nelle aree in ritardo, cercando di allinear-le alle regioni più virtuose.

Una sintonia tra enti, quella tra Anci e Conai, as-solutamente doverosa e fon-damentale vista la posta in palio: la creazione di una buona differenziata in senso qualitativo.

Il rifiuto riciclabile: è que-sto, in sintesi, come ben si sa, il principio alla base della differenziata. Principio per la cui tutela si muovono insie-me Anci e Conai per quanto concerne gli imballaggi.

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di Mario Sicolo

Il triplice fischio del signor De Chirico ha appena messo fine alle ostilità (che proprio ostilità non sono state).

La Libertas Palese, che attende ancora di diventa-re Bitonto, ha annichilito il Real Barletta con un 4 a 0 inequivocabile.

Sugli spalti del "Città de-gli Ulivi" esplode l'euforia dei tifosi neroverdi, giovani ul-tras compresi. Tutti sorrido-no, si abbracciano, si danno il cinque.

Solo uno sorride con una ruga d'amarezza. Colui che avrebbe dovuto essere il più felice di tutti: il presidente Antonio De Lucci.

"E perché mai dovrei scendere negli spogliatoi ad esultare con i giocatori? Loro hanno tradito la mia fiducia mettendo mister Loconsole nelle condizioni di non an-dare avanti col progetto. Io, a malincuore, li ho accon-tentati, aspetto che finisca il campionato promettendo di mantenere l'impegno preso, ma di certo non posso essere fiero di loro". Parole durissi-me, quelle del patron palesi-

Il volo della Libertas verso i play off

Ma è frattura tra i calciatori e il presidente De Lucci

no, che ne fa una questione di lealtà e di rispetto, valori imprescindibili nella vita. Un po' meno, a quanto pare, nel calcio.

Nel ventre dello stadio, frattanto, urla di gioia si le-vano imperiose.

I leoncelli hanno inanella-to la quarta vittoria di fila, da quando c'è stato il cambio in panca: una con Ezio Forziati, le altre tre col nuovo allena-tore Onofrio Fino.

Il Canosa è stato acciuf-fato alla seconda piazza ed il Corato ormai è a vista. La rincorsa è ripresa col piglio giusto: i play off sono pra-ticamente in tasca, altro è custodito nel più segreto dei sogni.

Della gara di ieri, ha col-pito l'abbraccio caloroso e corale al tecnico, subito dopo la terza rete, una per-la di Nando Terrone, che val la pena descrivere: corner di Martellotta, semirovesciata volante e cuoio all'incrocio.

Insomma, il gruppo c'è. I portavoce della squadra,

a fine partita, hanno espres-so tutto il loro disappunto

per questa strana situazione: "Il presidente da due mesi non ci paga, fino a quando non vinciamo i playoff ha detto che non metterà fuori più un centesimo. Noi ci sia-mo assunti la responsabilità di non accettare il ritorno di Loconsole proprio per sal-vaguardare il nostro gruppo e stiamo ripagando questa scelta con le vittorie".

"Vogliamo rendere parte-cipe l'opinione pubblica di questa ostinazione che non porta da nessuna parte -pro-seguono i protagonisti della cavalcata (quasi) trionfale, che vorrebbero anche loro più lealtà-. Noi continuere-mo a lottare, ma vogliamo garanzie e chiarezza per que-sto finale di stagione".

Insomma, la frattura tra i calciatori ed Antonio De Luc-ci è netta, evidente, sotto gli occhi di tutti. Da quasi due mesi, tra l'altro, il numero uno del sodalizio neroverde non rivolge più la parola allo staff tecnico, ai protagonisti del campo. E, oltre al soste-gno morale, manca anche quello economico.

Forse, bisognerebbe met-tere da parte qualche ran-core personale, se si vuole davvero centrare l'obiettivo di questa stagione non sem-plice, che può rivelarsi ricca di soddisfazioni.

Il momento è delicato, re-stare uniti sarebbe (è) fonda-mentale. Il futuro sarà più roseo, comunque, se doves-sero intervenire forze nostra-ne a sorreggere l'impresa, dal momento che l'imprenditore non chiude le porte a nes-suno: "Chiunque abbia reali intenzioni d'affiancarmi non ha che da farlo. D'altronde, io ho lasciato la porta aperta a tutti, persino al rag. Ciccio Noviello, che andrebbe loda-to e ringraziato, insieme a tutti quelli che nel tempo lo hanno supportato, per quel che ha fatto negli ultimi set-te anni, dato che è difficilis-simo fare calcio, soprattutto qui nel Meridione".

Chi vivrà, vedrà. Ma sa-rebbe un peccato rovinare quanto di buono è stato fatto finora, tra mille sforzi e al-trettanti sacrifici.

Tre riconoscimenti per al-trettante persone speciali, che animano con passione e compe-tenza il mondo dello sport.

Procediamo in ordine alfa-betico, di cognomi e di sport.

Calcio. Il comitato orga-nizzatore del Torneo "Gaetano Scirea", massima manifestazio-ne di calcio giovanile, ha asse-gnato il premio "la lealtà nel giornalismo" al bitontino Nicola Lavacca "per la sua sensibili-tà, solidarietà e l'eccezionale senso di umanità mostrato nel raccontare e portare alla ribal-ta dei media nazionali le storie drammatiche che hanno colpito i calciatori Onofrio Chiricallo e Franco Tafuni, colpiti da malat-tie neurovegetative". Il collega ricopre l'incarico di capo-servi-zio nella redazione sportiva del quotidiano Barisera e collabora con La Gazzetta dello Sport e

Tre persone speciali, tre premi importantiLavacca, Rienzo e Schiraldi danno lustro allo sport in città

con il magazine di tematiche sociali Vita.

Il premio è stato assegna-to nel corso della conferenza stampa di presentazione della quindicesima edizione della Coppa, tenutasi nella sala con-siliare "della Memoria" della Provincia di Matera.

Pallacanestro. Giuseppe (Peppino) Rienzo, ex coach di Sporting Club e Virus, sarà presente al Trofeo delle Regio-ni giovanile, organizzato dalla Federazione Italiana Pallaca-nestro, che si svolgerà a Torino nella settimana di Pasqua dal 20 al 25 aprile 2011, in qualità di dirigente responsabile della

selezione femminile "PugliAz-zurra". L'incarico è il giusto ri-conoscimento a chi ha il cuore a forma di pallone a spicchi.

Pallavolo. Nei giorni scorsi, durante la festa di fine anno della Federazione Italiana Vol-ley, è stato assegnato il premio alla carriera al prof. Vincenzo Schiraldi, storico presidente della Volley Ball. Eloquente la motivazione, che lo definisce "instancabile artefice della cre-scita dei successi della sua so-cietà e, con essa, della pallavolo barese". Il presidente della Fi-pav, Carlo Magri, ed il suo omo-logo pugliese, Danilo Piscopo, nel parterre d'eccezione, hanno

applaudito le parole sentite del prof: "Innanzitutto, ringrazio tutti coloro che hanno colla-borato con me, in questi anni, senza di loro non avrei potuto ricevere questo riconoscimento. Eppoi, ho sempre pensato che i ragazzi che s'iscrivevano da noi dovessero essere i cittadini di domani, non solo buoni atleti. Noi dirigenti abbiamo il compito di prepararli alla vita, prim'an-cora che alla pratica sportiva". Tre esempi di come, operando con nobiltà d'animo, si possa dar lustro alla nostra città anche nel campo dello sport (che, indub-biamente, resta meglio di tanti altri).

di Mario Sicolo

Nicola Lavacca Giuseppe Rienzo Vincenzo Schiraldi

La partita vinta dalla Libertas col Real Barletta. Foto N. Biscardi

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Primo piano marzo 2011

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di Mario Sicolo

Loro, adesso, li chiama-no disabili intellettivo-rela-zionali e l'espressione, sotto l'aspetto scientifico, non fa una piega.

In realtà, sono la nota che stona d'improvviso, il tremo-re che incrina la perfezione, l'anello che non tiene.

L'attimo che può rivelare il mistero della nostra fini-tudine, se solo sappiamo co-glierlo.

Un raggio di primavera che vince una grigia coltre autunnale, per l'appunto.

Sono i ragazzi delle due squadre che si sono contese il titolo di campioni regionali di calcetto della Fisdir (Fede-razione italiana sportiva di disabilità intellettiva e rela-zionale), qualche domenica fa: Gargano 2000 di Giovi-nazzo e Elos-L'Anatroccolo di Bitonto.

La vittoria è andata, anche piuttosto nettamente, ai cu-gini giovinazzesi, ma i nostri concittadini erano in grande emergenza, "perchè avevamo molti giocatori indisponibili", si rammarica appena, senza farne una tragedia, Franco Bonasia, presidente dell'as-sociazione, uno al quale ho intitolato - necessariamente in vita, è il ferreo regolamen-

Quando gli angeli salgono sul podio La Polisportiva Elos-L’Anatroccolo vicecampione regionale di calcio a 5

to della mia commissione - la strada principale della topo-nomastica del cuore di que-sta città, visto che è l'unico in grado di far sorridere due stampelle.

Il successo è stato schiac-ciante, certo, ma non conta-va affatto il risultato.

Contava che ci fossero lì, al Centro Bellavista Soccer, megastruttura dell'illustre ex pedatore biancorosso e di suo fratello Dino, falso burbero che ha una battuta scherzosa per tutti.

Già, quando si tratta di correre dietro un pallone come un sogno da inseguire, ha voglia il vento a staffilare il prato, non spegnerà la bre-ve gioia d'un mattino.

Al momento della premia-zione, il presidente regiona-le Pino Pinto ha scherzato persino con sé stesso ("dov'è Franco, non ti vedo", detto da lui che pare non abbia più luce negli occhi, dal mo-mento che gli splende tutta dentro), ha invitato un emo-zionato vicesindaco ad es-sere ancora più vicino alla Elos-L'Anatroccolo, che "sta per avviare un Centro d'av-viamento allo sport per disa-bili, impresa non semplice".

Domenico Damascelli ha

ringraziato tutti i presenti per la bella manifestazione organizzata, "fondamentale per una più compiuta inte-grazione dei giovani coinvol-ti" ed ha osservato come sia doveroso per un'amministra-zione garantire una maggiore vicinanza a queste realtà.

Mentre Mimmo continua-va a fare fotografie impecca-bili, il piccolo Ignazio, anco-ra in tuta, lieto palleggiava, girovago nei suoi ghirigori di pensieri e parole -sotto gli occhi sempre vigili e amorosi di mamma e papà- e Gaeta-no veniva fuori dagli spoglia-toi con gli occhi stupiti di chi ama un vulcano di sorrisi di nome Damiana, la delegata regionale della federazione, Floriana De Vivo, premiava gli amici della Croce Rossa bitontina e l'arbitro, Lino Giampalmo, una montagna di buonumore.

A fine mattinata, un filo di luce, tra nuvole furiose, srotolava il cielo pietoso.

Sarà stato il sorriso di Dio, felice anche lui per quei suoi figli che molti definisco-no sfortunati e, invece, sono solo angeli già quaggiù...

I ragazzi della Polisportiva Elos - L’Anatroccolo

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