primo incontro giovani

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1 incontro gruppo giovani Gesù suscitatore di amicizia A conclusione di tutto desidero dire che cosa Gesù significa per me e in quale modo vivo della re- lazione con Gesù Cristo. In quale misura Gesù segna la mia preghiera personale, il mio modo di pensare, di agire? Qual è il mio rapporto concreto con Gesù di Nazaret? In quale modo posso vivere di lui? Come posso fare esperienza della salvezza, della liberazio- ne, dell’incoraggiamento, della vita nell’incontro con lui? In quale misura è il «mio Salvatore»? A que- ste domande rispondo con le parole di Pietro: «Signore, tu sai tutto, tu conosci che ti amo» (Gv 21,17). Parola di Dio Luca e Giovanni descrivono Gesù come un uomo capa- ce di provare amicizia e di creare attorno a sé una cer- chia di amici. In Luca, Gesù parla ai suoi discepoli come ad amici: «A voi, amici miei, dico: non temete co- loro che possono togliervi la vita, ma non posso- no fare niente di più» (Lc 12,4).

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1 incontro gruppo giovani

Gesù suscitatore di amicizia

A conclusione di tutto desidero dire che cosa Gesù significa per me e in quale modo vivo della re-lazione con Gesù Cristo. In quale misura Gesù segna la mia preghiera personale, il mio modo di pensare, di agire? Qual è il mio rapporto concreto con Gesù di Nazaret? In quale modo posso vivere di lui? Come posso fare esperienza della salvezza, della liberazio-ne, dell’incoraggiamento, della vita nell’incontro con lui? In quale misura è il «mio Salvatore»? A que-ste domande rispondo con le parole di Pietro: «Signore, tu sai tutto, tu conosci che ti amo» (Gv 21,17).

♥ Parola di Dio Luca e Giovanni descrivono Gesù come un uomo capa-ce di provare amicizia e di creare attorno a sé una cer-chia di amici. In Luca, Gesù parla ai suoi discepoli come ad amici: «A voi, amici miei, dico: non temete co-loro che possono togliervi la vita, ma non posso-no fare niente di più» (Lc 12,4).

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Nel vangelo di Giovanni il tema dell’amicizia è al cen-tro in modo particolare dei discorsi d’addio. Al capitolo 13, v. I, Gio-vanni parla infatti dei «suoi, che erano nel mondo» (Gv

13,1). Sempre nell’ambito dello stesso discorso, Gesù chiama amici i suoi discepoli: «Non vi chiamo più ser-vi, perché il servo non sa ciò che fa il padrone. Vi ho chiamati amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere» (Gv 15,15). Gesù ha trattato i discepoli non come servi, ma come amici. Ha rivelato loro tutto quello che ha udi-to dal Padre, l’esperienza di Dio che ha fatto nel suo cuore. Ha condiviso con loro i suoi pensieri più intimi. Ha aperto loro il suo cuore. Secondo Giovanni, l’amicizia per Gesù significa anche essere pronto a morire per gli amici: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i suoi amici» (Gv 15,13). Nel vangelo di Giovanni, i discorsi d’addio di Ge-sù sono pervasi da un’atmosfera intima di amicizia. Si sente chiaramente che i discepoli pendono dalle labbra di Gesù, che diventano tristi quando ca-piscono che li lascerà soli, che la morte lo strapperà loro. Gesù li consola: li invita a pensare al dolore che prova una madre quando dà alla luce un figlio. Non appena il figlio è nato, però, il dolore viene dimenti-

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cato e alla madre rimane solo una grande gioia. Ge-sù promette ai discepoli che sarà così anche per loro. Lui se ne andrà, è vero, ma tornerà. Sarà ancora con loro, anche se in maniera diversa. Nei racconti delle apparizioni dopo la risurrezione, Giovanni sottolinea con quanto amore Gesù sia tornato a salutare i suoi amici e quanto questi si siano commossi quando, do-po aver mangiato con lui, si sono resi conto che egli era il Signore: «E il Signore» (Gv 21,7). Nel vangelo di Giovanni si parla sempre del di-scepolo che Gesù ama. Non viene mai chiamato per nome. Alcuni esegeti ritengono si tratti dell’autore stesso del vangelo. Durante l’Ultima Cena il discepolo preferito sta adagiato «proprio accanto a Gesù» (Gv 13,23), oppure, come si dice in greco, «in grembo a Gesù». A quei tempi si stava adagiati per mangiare. Ci si appoggiava sul gomito sinistro e si mangiava con la mano destra. Il discepolo preferito è adagiato alla destra di Gesù. Pietro gli chiede di domandare a Ge-sù chi sia il traditore di cui sta parlando; per farlo, il discepolo si appoggia al pet-to di Gesù. Questa scena è diventa-ta nell’arte il cosiddetto «amore di Giovanni». Il di-scepolo preferito siede, per così dire, in grembo a Gesù. Il loro è uno stare assieme in

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totale fiducia, il modello originario dell’amicizia. In quest’immagine gli artisti hanno espresso il loro ide-ale di amicizia: ognuno sostiene l’altro e si rallegra della presenza dell’altro. Tra i due vi è un amorevole scambio. Rifletti … 1) che cosa c’entra Gesù con il mio “essere pieno o

vuoto”? 2) Il volto, la persona di Gesù può dire qualcosa

alla domanda: “ma io chi sono?” 3) Come definirei il mio rapporto con Gesù? 4) Che tipo di amicizia è la mia?

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