Primer encuentro regional de los trentinos (Montevideo - Mayo 2016)

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MERCOLEDI’ 18 MAGGIO 2016 4 PRIMO PIANO A Montevideo il primo incontro regionale dei trentini di Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay U n opportunità per conoscersi meglio e riflettere sul tema dell'emigrazione e dell'identità. Questo il senso del primo incontro regionale dei trentini che si è svolto a Montevideo nel fine settimana. Tanti i partecipanti venuti da diverse zone di Argentina, Brasile e Paraguay per quella che possiamo definire una giornata storica per le comunità tren- tine sparse per il Sud America. Tanti gli argomenti trattati nel corso della conferenza di sabato mattina ospitata all'interno dell'elegante sala dell'Hotel del Prado. Durante la giornata sono intervenuti rappresentanti istituzionali e distaccate personalità uru- guaiane di origine italiana. Roberto Brezzo, rettore dell'Universidad de la Empresa, ha risaltato “l'importanza di intraprendere un lavoro comune all'insegna dello scambio tra istituti universitari”. Un'opportunità, questa, che “serve per far avvicinare le nuove generazioni e catturare così un nuovo pubblico interessa- to. Occorre aumentare tutto quel- lo che si sta facendo e bisogna anche pensare a nuove proposte originali ed attraenti”. L'esperienza diretta dell'italianità è stata al centro degli interventi di Jorge Orrico e Julio Maria Sanguinetti, due figure rilevanti del panorama politico e culturale uruguaiano. Orrico, le cui origini provengono da Vallo della Lucania, è attual- mente il direttore dell'auditorium Sodre ed è stato in passato presi- dente della Camera. Con gli occhi lucidi ha raccontato i gior- ni in cui rappresentò l'Uruguay in una conferenza internazionale sulla cultura a Roma nel 2000. “Non avevo mai pensato che il mio incarico istituzionale un giorno mi portasse nel paese di mio nonno. Ho un ricordo meraviglioso”. “La cultura” - ha ripetuto - “serve proprio a questo: unire tutti i popoli all'insegna dei valori pacifici”. Sanguinetti ha curato una breve rassegna storica sull'iden- tità italiana nel processo di costituzione dell'identità nazio- nale uruguaiana. Ex presidente della Repubblica di origini ligure, il presidente onorario del Peñarol ha citato le tante opere architettoniche che testimoniano la grande influenza italiana nella costruzione della città di Montevideo. Ospedale Italiano, sede del Banco della Repubblica, Palacio Salvo, Palacio Legislativo: molteplici sono le eredità che hanno lasciato gli italiani nella capitale. “Il trentino e l'Uruguay hanno un aspetto in comune: sono entrambi terre di frontiere. Ciò porta a sviluppare un'identità dove si mischiano diverse caratteristiche. Nel nostro paese questo percorso è stato fatto sempre tenendo presente i valori repub- blicani all'insegna della tolleranza e del rispetto reciproco”. Oltre all'arte e alla cultura, anche il modo di vivere e le abi- tudini “ci dimostrano le tante similitudini tra Italia e Uruguay, i cui legami continuano ad essere solidi e profon- di”. Alla luce di tutto questo, “ben vengano questi appunta- menti e il lavoro delle collettività. Ogni vincolo tra i due paesi arricchisce sempre”. Le considerazioni dell'ambasciatore d'Italia Gianni Piccato su come mantenere l'identità sono partite da due domande: “Da dove veniamo? Cosa possiamo fare?”. “Le radici sono un patrimonio di appartenenza” ha affermato dopo aver mandato un saluto speciale ai delegati brasiliani. “Tuttavia non ci deve essere solo nostalgia bensì qualcosa di molto di più. Sono molte la ragioni che possono spingerci ad avvici- narci all'Italia e ad arricchirci nello scambio”. L'Italia, però, oggi è profondamente diversa rispetto a quella che hanno lasciato gli emigrati nel secolo scorso: “Il paese ha sofferto tanto ma è cresciuto diventando una potenza mondiale. La prima cosa che le nuove generazioni possono fare per avvicinarsi alle loro origini è quella di imparare la lingua”. In questo contesto “assumono un ruolo importan- tissimo le associazioni che non si devono però limitare solo a man- tenere le tradizioni gastronomi- che. Devono essere soprattutto un punto di riferimento per l'inte- ra famiglia nel trasmettere i valo- ri condivisi”. Piccato ha prose- guito il suo intervento elogiando i risultati raggiunti dal Trentino, in quella che è stata un'emigra- zione dalle caratteristiche molto particolari: “Sono stati molto capaci di intraprendere un dialo- go diretto con le comunità estere, cosa che non è sempre favile”. Mantenere i legami tra due popoli lontani è possibile e lo si può fare - concretamente - attra- verso tre strumenti secondo l'am- basciatore: “Associazioni locali, consulta con i delegati di ogni di MATTEO FORCINITI Per conoscersi e riflettere sul tema dell'emigrazione e dell'identità. Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti istituzionali e personalità italouruguaiane. segue

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Publicación del periódico La Gente d' Italia, que se edita en Montevideo junto con el diario La República - 18 de mayo de 2016.

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A Montevideo il primo incontroregionale dei trentini di Brasile,Argentina, Paraguay e Uruguay

Un opportunità per conoscersi meglio e riflettere sultema dell'emigrazione e dell'identità. Questo il senso delprimo incontro regionale dei trentini che si è svolto aMontevideo nel fine settimana. Tanti i partecipanti venuti dadiverse zone di Argentina, Brasile e Paraguay per quella chepossiamo definire una giornata storica per le comunità tren-tine sparse per il Sud America.Tanti gli argomenti trattati nel corso della conferenza disabato mattina ospitata all'interno dell'elegante saladell'Hotel del Prado. Durante la giornata sono intervenutirappresentanti istituzionali e distaccate personalità uru-guaiane di origine italiana.Roberto Brezzo, rettore dell'Universidad de la Empresa, harisaltato “l'importanza di intraprendere un lavoro comuneall'insegna dello scambio tra istituti universitari”.Un'opportunità, questa, che“serve per far avvicinare lenuove generazioni e catturarecosì un nuovo pubblico interessa-to. Occorre aumentare tutto quel-lo che si sta facendo e bisognaanche pensare a nuove proposteoriginali ed attraenti”.L'esperienza diretta dell'italianitàè stata al centro degli interventi diJorge Orrico e Julio MariaSanguinetti, due figure rilevantidel panorama politico e culturaleuruguaiano.Orrico, le cui origini provengonoda Vallo della Lucania, è attual-mente il direttore dell'auditoriumSodre ed è stato in passato presi-dente della Camera. Con gliocchi lucidi ha raccontato i gior-ni in cui rappresentò l'Uruguay inuna conferenza internazionale

sulla cultura a Roma nel 2000.“Non avevo mai pensato che il mio incarico istituzionale ungiorno mi portasse nel paese di mio nonno. Ho un ricordomeraviglioso”. “La cultura” - ha ripetuto - “serve proprioa questo: unire tutti i popoli all'insegna dei valori pacifici”.Sanguinetti ha curato una breve rassegna storica sull'iden-tità italiana nel processo di costituzione dell'identità nazio-nale uruguaiana. Ex presidente della Repubblica di originiligure, il presidente onorario del Peñarol ha citato le tanteopere architettoniche che testimoniano la grande influenzaitaliana nella costruzione della città di Montevideo.Ospedale Italiano, sede del Banco della Repubblica, PalacioSalvo, Palacio Legislativo: molteplici sono le eredità chehanno lasciato gli italiani nella capitale. “Il trentino el'Uruguay hanno un aspetto in comune: sono entrambi terredi frontiere. Ciò porta a sviluppare un'identità dove simischiano diverse caratteristiche. Nel nostro paese questopercorso è stato fatto sempre tenendo presente i valori repub-blicani all'insegna della tolleranza e del rispetto reciproco”.Oltre all'arte e alla cultura, anche il modo di vivere e le abi-tudini “ci dimostrano le tante similitudini tra Italia e

Uruguay, i cui legami continuano ad essere solidi e profon-di”. Alla luce di tutto questo, “ben vengano questi appunta-menti e il lavoro delle collettività. Ogni vincolo tra i due paesiarricchisce sempre”.Le considerazioni dell'ambasciatore d'Italia Gianni Piccatosu come mantenere l'identità sono partite da due domande:“Da dove veniamo? Cosa possiamo fare?”. “Le radici sonoun patrimonio di appartenenza” ha affermato dopo avermandato un saluto speciale ai delegati brasiliani. “Tuttavianon ci deve essere solo nostalgia bensì qualcosa di molto dipiù.  Sono molte la ragioni che possono spingerci ad avvici-narci all'Italia e ad arricchirci nello scambio”.L'Italia, però, oggi è profondamente diversa rispetto a quellache hanno lasciato gli emigrati nel secolo scorso: “Il paeseha sofferto tanto ma è cresciuto diventando una potenzamondiale. La prima cosa che le nuove generazioni possonofare per avvicinarsi alle loro origini è quella di imparare lalingua”. In questo contesto “assumono un ruolo importan-

tissimo le associazioni che non sidevono però limitare solo a man-tenere le tradizioni gastronomi-che. Devono essere soprattuttoun punto di riferimento per l'inte-ra famiglia nel trasmettere i valo-ri condivisi”. Piccato ha prose-guito il suo intervento elogiandoi risultati raggiunti dal Trentino,in quella che è stata un'emigra-zione dalle caratteristiche moltoparticolari: “Sono stati moltocapaci di intraprendere un dialo-go diretto con le comunità estere,cosa che non è sempre favile”.Mantenere i legami tra duepopoli lontani è possibile e lo sipuò fare - concretamente - attra-verso tre strumenti secondo l'am-basciatore: “Associazioni locali,consulta con i delegati di ogni

di MATTEO FORCINITI

Per conoscersi e riflettere sul tema dell'emigrazione e dell'identità. Alla conferenzahanno partecipato rappresentanti istituzionali e personalità italouruguaiane.

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zona e poi un'attenta politica regionale”.Autonomia è stato il concetto che ha approfondito il professorGiuseppe Zorzi, presidente della Fondazione De Gasperi,come caratteristica peculiare del Trentino basata sulla“responsabilità e sulla capacità di buona gestione”. Non èfacile parlare di identità per una zona di confine, ma “propriola storia del Trentino ci offre l'immagine simbolica di un arci-pelago: tutte le isole ne rimandano a un'altra. Sono tutteimportanti, non ce n'è solo una”.L'analisi del professore sulla difesa dell'identità si basa suquattro punti: tolleranza, autonomia, cooperazione e principieuropei. “Possiamo sentirci contemporaneamente trentini,italiani, europei, uruguaiani e sud americani. Certo è unqualcosa di un po' scomodo. È vero chi dice che ad ogni livel-lo si perde qualcosa ma è anche vero che l'identità originaria

si rafforza quando ce ne sono altre”. Tutti i trentini nel mondohanno quattro sfide: “Conoscere la storia, lavorare bene einsieme, innovare e comunicare meglio con le nuove genera-zioni”.Il dibattito è stato chiuso dal presidente dei Trentini nel mondoAlberto Tafner, che ha fornito un'analisi storica sul trentino ela sua evoluzione negli ultimi due secoli.Molto soddisfatto è apparso il presidente del Circolo Trentinodi Montevideo, Sergio Sartori, che ha  riassunto a fine gior-nata lo spirito dell'iniziativa: “Conoscersi, definire obiettivicomuni e lavorare insieme costruendo una rete più ampiaattraverso un contatto costante”.Se l'incontro regionale si ripeterà in futuro ancora non si sa.Tuttavia, “è stato un buon punto di partenza che ci deve sti-molare a continuare le nostre attività”. L'augurio è che “l'as-

sociazione Trentini nel mondo non sia solo un'istitu-zione che stia a Trento ma che coinvolga anche tuttinoi”.

Al loro naturale scioglimento i cittadini sce-glieranno con il voto i consiglieri regionali echi tra loro diventerà senatore. Per questa vianel 2018 in Lombardia, Friuli Venezia Giulia,Lazio, Molise, Basilicata, Valle d'Aosta,Trento e Bolzano e forse anche in Siciliasaranno eletti i nuovi senatori e la riforma perquesti aspetti sarà del tutto attuata nel2020”. Insomma, Chiti ha chiesto più garanzie:“L’approvazione della nuova legge elettoralein questa legislatura, insieme alle norme sulpresidente della Repubblica e sui giudici dellaCorte Costituzionale, era alla base dell’intesache ha portato tutto il Pd ad approvare lariforma. E resta naturalmente la condizioneper l’impegno coerente di ognuno di noi nelprossimo referendum”. Insomma, parole poco concilianti quelle diChiti. Al fuoco, che ha cercato di spegnere ilsottosegretario ai Rapporti con il ParlamentoLuciano Pizzetti: “La legge elettorale per ilnuovo Senato si farà in questa legislatura.Per rispetto degli impegni comunementeassunti in Parlamento. Nel periodo tra losvolgimento del referendum il prossimo otto-bre e la scadenza della legislatura c’è tutto iltempo utile per approvarla. Sarebbe anzidoveroso farlo immediatamente a valle del-l'auspicato esito positivo del referendum”.Una dichiarazione che però cozza con quantodichiarato una settimana fa da Bressa. Da qui la richiesta di Chiti a Renzi: “Devefare chiarezza e rispettare l’impegno preso”. E se l’obiettivo del premier è quello di tenereunita la maggioranza per arrivare al referen-dum senza perdere pezzi, dovrà probabilmen-te ascoltare le parole di Chiti. Perché tenereunito il Pd può sicuramente dare un messag-gio di coesione, a differenza di quanto staaccadendo, per esempio, ai cinquestelle, indifficoltà per via delle vicende giudiziarie cheli vedono protagonisti ultimamente. “Da quial prossimo mese – ha spiegato Renzi - faremocampagna per le amministrative senza stac-carci dal dato di fatto che queste sono elezioniamministrative e vince alla fine chi è capacedi raccontare un progetto puntuale. Noncadrei nelle provocazioni altrui, né a questalogica di bisogno costante di sondaggi.Abbiamo sempre questa situazione in cui i 5Stelle vincono nel 106% dei comuni al voto epoi finora hanno vinto in 17 comuni e hannopure parecchi problemi. Non è che i 5 Stellequando vanno a governare poi diano un fulgi-do esempio di amministrazione... e dove c’èuno bravo di solito lo isolano”.

STEFANO GHIONNI - SEGUE DALLA PRIMA