Primavera: tempo di allergia.

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Periodico bimestrale anno IX n°47 aprile 2013 La pressione arteriosa questa sconosciuta. Carie dentaria e lesioni da trauma Sieri per il viso. L’artrosi. L’importanza della farmacovigilanza. Le emorroidi: come affrontarle in modo corretto. OMAGGIO DEL TUO FARMACISTA S a l u t e & b e n e s s e r e Primavera: tempo di allergia.

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La pressione arteriosa questa sconosciuta.Carie dentaria e lesioni da trauma

Sieri per il viso.L’artrosi.

L’importanza della farmacovigilanza.Le emorroidi: come affrontarle in modo corretto.

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I medici e gli esperti dei problemi legati alle terapie farmacologiche sono tutti d’accordo su un dato: i pazienti seguono le cure prescritte “fino a un certo punto”.

Con termine tecnico chiamano questa adesione del paziente alla terapia “com-pliance” che, letteralmente, vorrebbe dire “conformità” e che si usa appunto per definire e valutare il grado di applicazione reale delle terapie prescritte ad ogni singolo paziente.Ci sono indicazioni dei medici che vengono seguite in modo molto assiduo e percentualmente rilevante (fino ad oltre il 75% dei pazienti), e si tratta della pre-scrizione di farmaci per malattie acute e per terapie di breve durata.Quando si passa a terapie croniche o, comunque, di lunga durata, la compliance scende al 50% ed anche al di sotto di tale valore.Se poi si indaga sulla percentuale di soggetti che accettano e seguono assiduamen-te i consigli del proprio medico in materia di regime dietetico, di abolizione delle bevande alcooliche o di astensione dal fumo la percentuale scende drammatica-mente fino al dieci per cento.In materia di dieta, alcool e fumo l’adesione del paziente all’indicazione dei medici può essere migliorata con un lavoro coordinato di tutti gli operatori sanitari ed anche con l’affiancamento dei medici con specialisti (psicologi, psicoterapeuti ad esempio) ed il ruolo del farmacista può essere limitato alla collaborazione nella dispensazione di buoni consigli di igiene di vita coerenti con le indicazioni del medico.Molto più importante è il ruolo del farmacista nella verifica dell’adesione dei pazienti alla terapia farmacologica e nella sorveglianza su effetti collaterali e su eventi sgradevoli per il paziente che possono portare all’interruzione di terapie indispensabili, con conseguenze pericolose per la salute del soggetto.Infatti, con l’attuale organizzazione dei servizi sanitari, capita spesso che un sog-getto, soprattutto se anziano, riceva prescrizione di farmaci da specialisti, magari in occasione di ricoveri in ospedale, altre prescrizioni dal proprio medico di base, ulteriori ricette da parte di altri specialisti ai quali si rivolge in via privata ed infine assuma anche qualche farmaco di libera vendita per patologie minori occasionali, l’influenza o il mal di testa per esempio.In questa evenienza, tutt’altro che rara, gli operatori sanitari che hanno meglio sott’occhio la situazione “farmaci” di un paziente, sono il medico di base ed il farmacista.E’ frequente che il farmacista si senta rivolgere domande del tipo:- Faccio bene a prendere questo farmaco solo quando “mi sento” la pressione alta?- Non prendo più le pastiglie che mi ha ordinato “l’ospedale” perché mi fanno venire la nausea.- Me ne dia una solo scatola perché questo farmaco lo prendo solo quando sento il cuore che mi batte più veloce.Sono tutte domande alle quali il farmacista può e deve rispondere con la propria esperienza e competenza professionale per convincere il paziente che certe cure

Con il farmacista i medicinali fanno meglio!

Periodico bimestrale di salute & benessere

Direttore EditorialeOn. Dott. Luigi Zocchi

Direttore ResponsabileGiovanni Nello Franchi

Direzione RedazioneFederfarma VaresePiazza Marsala, 4 - 21100 VareseTel. 0332 236164 - Fax 0332 [email protected]

CaporedattoreLuisa Nobili

Comitato di redazioneRachele AspesiGianluca BonicalziAnna CarnelliGaia GandolaRenata RadiciSilvia Zocchi

Hanno collaborato a questo numero Angelo BertinoLeonello De DionigiSilvia MagnaniStefania MontonatiAlberto RoggiaRenato Varinelli

Segretaria di redazione Giuliana Comolli

Progetto graficoGraffiti s.a.s.Via Malnasca, 13 - 21100 VareseTel. 0332 435327 - Fax 0332 [email protected]

Art DirectorLorenza Borellini

PubblicitàGraffiti comunicazione d'impresaVia Malnasca, 13 - 21100 VareseTel. 0332 435327 - Fax 0332 [email protected]

Anno IX - n° 47 aprile 2013Copia Omaggio

Tiratura 20.000 copieDistribuzione in 215 farmacie di Varese e provincia.

Graffiti EditoreROC - Registro Operatori di Comunicazione n° 13729Registrazione testata Tribunale di Varese n° 871 del 22/4/2005

Stampa - Roto3

Sono vietati la riproduzione e l’uso anche parziale di testi, illustrazioni e foto.

Troverai il prossimonumero di Farmacia Fiducia a giugno nella tua farmacia.

La Legge Bersani (n. 248 del 4 ago-sto 2006) CONSENTE la pubblicità delle professioni sanitarie ed ausilia-rie, delle case di cura private e degli ambulatori mono o polispecialistici attraverso periodici d'informazione. Questo giornale è a disposizione dei professionisti interessati.Contattateci allo 0332 435327

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On. Dr. Luigi ZocchiPresidente Federfarma

Varese

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La pressione arteriosa questa sconosciuta.

La pressione arteriosa rappresenta uno dei parametri più frequentemente misurati in farmacia; rimangono sempre tante cose da dire per approfondire l’argomento, in primo luogo come modificare alcuni comportamenti dannosi.

Dott.ssa Luisa NobiliFarmacista

Che cos’è l’ipertensione.L’ipertensione arteriosa è ca-ratterizzata dall’aumento dei valori della pressione sistolica o massima (che rappresenta la fase di contrazione del cuore o sistole) e della pressione diastolica o minima (deter-minata dalla fase di riposo

o rilasciamento del muscolo cardiaco).Una pressione troppo alta (superiore a 140/85 mmHg) può determinare un ecces-sivo lavoro del cuore ed un

danno dei vasi sanguigni e degli organi che irrorano.In Italia tuttavia solo poche persone tengono sotto con-trollo la pressione, tenuto conto che il monitoraggio di questo parametro è par-ticolarmente importante nei diabetici, cardiopatici, donne

in gravidanza ed in generale dopo i 40 anni di età.

Come si misura la pres-sione?L’apparecchio tradizionale

per la misurazione della pres-sione è lo sfigmomanome-tro inventato nel 1896 da un medico, Scipione Riva-Rocci,

anche se oggi troviamo in commercio strumenti elettro-nici molto pratici e veloci da usare.In questo caso è importante acquistare un apparecchio si-

curo, controllato e certificato dalla comunità europea, non dimenticando di effettuare revisioni periodiche per veri-

ficare eventuali starature dell’apparecchio.

L’ au tocon t ro l lo della pressione è un’utile possibili-tà per monitorare, cioè controllare la

propria salute, ma è fondamentale rispet-tare alcune regole.La prima è fare riferi-mento con fiducia al proprio medico o al farmacista per segna-lare eventuali varia-zioni di valori, com-pilando serenamente e senza inutili ap-prensioni l’utile diario della pressione, cioè un quadernetto dove registrare le varie mi-surazioni, indicando anche l’orario.Bisogna evitare anche il controllo ossessivo, magari coinvolgendo i componenti della propria famiglia, pen-sando che tanti piccoli

malesseri siano l’espressione di una pressione anomala.Ma quali sono le regole stan-dard per assicurare la misura efficace della pressione?• In linea generale si consi-

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La pressione arteriosa questa sconosciuta.

gliano due controlli alla set-timana.• Prima della misurazione evitare di bere caffè, fumare ed arrivare trafelati, di corsa, nervosi accanto allo sfigmo-manometro.

• E’ utile, al contrario, rilas-sarsi, controllare che il brac-cio non sia costretto da abiti aderenti, non stringendo con camicia o maglione nel punto dove viene posto il bracciale dello sfigmomanometro.• Durante il controllo è utile rilevare due volte la pressione a distanza di qualche minuto calcolandone la media (som-ma dei valori rilevati diviso il numero di misurazioni ef-fettuate).• Il braccio va mantenuto all’altezza del cuore e con il palmo rivolto verso l’alto.

Malattie cardiovascolari e pressione arteriosa.Il 25% circa dei farmaci ven-duti in farmacia è destinato a soggetti ipertesi: in Italia l’ipertensione colpisce più di 10 milioni di adulti, tuttavia questa malattia (che affatica il cuore) è spesso insidiosa e non dà sintomi particolari,

ma soprattut-to predispone a patologie cardiovascola-ri e cerebrova-scolari.

Ecco perché bisogna consi-derare con attenzione i fattori di rischio cioè prendere in esame lo stato di salute e le abitudini individuali, modifi-cando lo stile di vita quando necessario.L’assunzione della compressa “per la pressione” non ba-sta a prevenire altri problemi perché gli ipertesi hanno un rischio più elevato ed una maggiore prevalenza di danni a carico degli organi bersa-glio. La sindrome metaboli-ca merita, quindi, particolare attenzione per via della sua diffusione e gravità: è un insieme di fattori pre-disponenti come il so-vrappeso, lo squilibrio del metabolismo dei grassi e degli zuccheri (colesterolo e trigliceridi alti, diabete) età superiore ai 60 anni, fu-mo, sesso (uomini e donne in post-menopausa) e pressione alta.

Prevenire e curare l’iperten-sione e le malattie correlate significa quindi anche adot-tare uno stile di vita salutare: ciò comporta controllo del peso, alimentazione equili-brata, abbandono del fumo, attività fisica regolare (cam-minare per 40 minuti 3 volte la settimana o anche nuoto o bicicletta)

... e per finire.Per concludere evitare di togliere i medicinali dalle scatole originali! Si potreb-bero creare confusioni con altri farmaci che non ser-vono per la pressione alta. Anche modificare la poso-logia da soli, senza il pare-re del medico è

assolutamente negativo: tra poco inizierà il caldo, la pres-sione tenderà ad abbassarsi e molti pazienti, stufi delle molte medicine, decideranno autonomamente di dimezza-re la posologia con danni alla terapia in atto. D’altro canto la bella stagione in arrivo permetterà serene pas-seggiate all’aria aperta, facen-doci dimenticare il freddo, invogliandoci ad uscire, con diminuzione dello stress che tanto ci danneggia. E’ ampia-mente dimostrato infatti che l’ansia incide in modo diretto sulla pressione e che blandi sedativi, anche di origine ve-getale, si rivelano utilissimi per smorzare la componen-te di stress ed emotiva. Ma soprattutto un po’ di movi-mento equilibrato (come il camminare magari chiacchie-rando con una persona ami-ca) allontana preoccupazioni e tristezza, dimostrandosi la medicina più utile.

ALimentAzione ed ipertenSione. La dieta a basso contenuto di sodio è fondamenta-le nella prevenzione e nel trattamento dell’iperten-sione.Si consiglia di evitare insaccati (salsiccia, salame e mortadella), carni salate (speck), formaggi stagionati, cibi naturalmente salati come patatine fritte e sottace-ti, prodotti in salamoia.ridurre il sodio a 6 grammi giornalieri permette di ab-

bassare la pressione di 2-8 mmHg.e’ invece importante l’aumento del con-sumo di frutta e verdura, privilegiando alimenti ricchi di potassio (come seda-no, carote, pomodori, banane, albicocche secche) e di magnesio (cavoli, fagioli, pi-selli, noci).il consumo di alimenti ad alto contenu-to di omega 3 come pesce azzurro (ali-ci, sgombri, sardine), salmone e tonno e l’uso come condimento di olii vegetali come l’olio di lino, di riso, di oliva favori-scono l’aumento della frazione “buona” del colesterolo (HdL). Sono raccomanda-te cinque porzioni al giorno sommando frutta e verdura: è indispensabile quindi integrare la propria alimentazione con ci-bi di provenienza vegetale, con cereali in-tegrali e legumi.

dUe pAroLe SU

SCipione riVA-roCCi

Scipione Riva-Rocci era il medico italiano

nato nel 1863 che ideò con intuizione genia-

le lo sfigmomanometro, dando un contributo

eccezionale alla ricerca cardiovascolare.

Fu un uomo di grande integrità morale ed apertura men-

tale: non ebbe mai problemi nel menzionare i colleghi

che lo avevano aiutato nei suoi studi e a riconoscerne il

valore. La sua invenzione inoltre non fu mai brevettata

rifiutando così guadagni facili; l’utilizzo dello sfigmoma-

nometro si diffuse rapidamente e si rivelò in tutta la sua

utilità per la diagnosi di una malattia allora sconosciuta:

l’ipertensione.

Per noi varesini la figura del Professor Riva-Rocci ha un

significato particolare: fu infatti primario dell’Ospedale

di Varese dal 1900 al 1927.

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Abbiamo saputo di una nuova tecnica da Lei idea-ta, Prof. Roggia, per opera-re il tumore prostatico. In parole semplici ci può illu-strare qual è la “novità“ ?Una premessa è fondamen-

tale per chiarire al lettore che quando la biopsia ha posto diagnosi di presenza di tumo-

re nella prostata, si può effet-tuare, ovviamente se il tumo-re non è diffuso a distanza ed ancora localizzato nella pro-stata, una chirurgia radica-le-completa che permette di asportare totalmente la pro-

stata con guarigioni complete e permanenti nella stragran-de maggioranza dei pazienti e

cioè nel 98-99% dei casi. Tale chirurgia può essere effettua-ta sia con tecnica cosiddetta tradizionale - classica “open” (cioè mediante bisturi con incisione chirurgica esterna sull’addome della lunghezza

di 12 centimetri) sia con tecniche definite “mini-invasive“ cioè attraverso piccoli fori sulla parete addominale (chi-rurgia laparosco-pica, e chirurgia con robot): tut-te le tecniche che ho indicato consentono gli stessi risultati di guarigione del tumore, per cui non c’è suprema-zia di una tecni-ca laparoscopica o robot rispetto alla tecnica tradi-zionale-classica. La chirurgia mi-ni-invasiva con-sente certamente un ricovero un poco più breve, ma l'asportazio-

ne radicale del tumore è as-solutamente eguale a quanto si ottiene con la chirurgia

classica “con bisturi“.La nuova tecnica chirur-gica consente di ridurre il rischio di incontinenza: come è nata l’idea che ha generato la nuova tecnica, ed in cosa consiste?Tutte le “idee scientifiche“ nascono da grande perseve-ranza, tenacia ed acuto spiri-to critico, valutando rigorosa-mente tutti gli studi scientifici realizzati dalle varie Scuole Urologiche sullo stesso tema: nulla pertanto di improvvisa-to. In particolare io ho “rivi-sitato” una tecnica “open“ già proposta al Congresso dell'Associazione Americana di Urologia, nel senso che ho ripreso quella tecnica, ma vi ho apportato alcune impor-tanti modifiche sulla base di intuizioni personali scaturite da rigorose valutazioni e stu-di urodinamici ed istopato-logici con la collaborazione del collega Dott. Maurizio Salvadore, Direttore della U.O. di Anatomia ed Isto-logia Patologica dello stesso Ospedale di Gallarate. Inol-tre sulla base di concetti basi-lari della chirurgia plastica ho proposto una ricostruzione del canale uretrale con suture “tension free” cioè con punti “appoggiati” tra loro, sen-

nuova tecnica chirurgica per il tumore alla prostata: effettuata presso l’ospedale di Gallarate.

Come asportare completamente il tumore alla prostata e come ridurre al minimo il rischio di incontinenza: altissime possibilità di guarigioni totali.

Intervista al Prof Alberto Roggia, Direttore dell'Unità Operativa di Urologia e Direttore del Centro Specializzato per la Chirurgia della Prostata all’Ospedale di Gallarate.

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za cioè alcuna tensione: tale particolare riduce il rischio di restringimenti anomali a di-stanza dell’uretra ricostruita.In pratica la variante tecnica da me proposta consente di conservare pressoché to-talmente lo “sfintere inter-no”, che è posizionato tra il cosiddetto collo vescicale e la prostata: tale sfintere svolge un ruolo estremamente uti-le per una buona minzione e per la continenza perfetta delle urine nei pazienti opera-ti per tumore prostatico.

Come si effettua questa tecnica e sono richiesti strumenti particolari?E’ una chirurgia che defini-sco “del particolare”, cioè at-tentissima alla strutture ana-tomiche più delicate, e per-tanto giudicate nobili, come gli sfinteri che concorrono al controllo delle urine. Ne deriva che, nei momenti più delicati dell’intervento, l’uro-logo-operatore deve poter utilizzare strumenti finissimi e delicati, definiti appunto “da gioielliere”, non dissi-mili da quelli adottati nella microchirurgia: ovviamente sono assolutamente necessari le lenti telescopiche o micro-scopi frontali per amplificare correttamente la visione del campo operatorio al fine di consentire una chirurgia di massima precisione. Da ciò la necessità che, per tale chi-rurgia, l’urologo abbia matu-rato una solida esperienza e dimestichezza nelle tecniche microchirurgiche.

Quali risultati avete otte-nuto a Gallarate confron-tati con le altre tecniche tradizionali classiche o laparoscopiche o con ro-bot?Il Prof Hu dell'Università di Boston ha pubblicato sulla rivista JAMA, la principale

rivista medica americana, i risultati di migliaia di inter-venti per tumore alla prosta-ta, valutando i risultati della chirurgia classica confrontati con la laparoscopica o con robot. Da tale studio emerge che l'incontinenza di urine è presente nel 12,2% della chi-rurgia classica-tradizionale “open”, mentre è del 15,9% nel paziente operato con laparoscopia o con robot. Al l ’Ospedale di Gallarate utilizziamo la tecnica da noi messa a punto, cioè rivisita-ta, dal giugno 2009 ed abbia-mo visto che l'incontinenza è attualmente (nei pazien-ti operati nel 2012) ridotta al 3%, per cui nel 97% dei casi il pazien-te ha una nor-male minzione senza perdita di urina. E’ in fase di pubbli-cazione su rivista di cultura urologica l’articolo scien-tifico inerente la suddetta tecnica operatoria. Le fasi fondamentali dell’intervento sono state trasmesse nella rubrica televisiva “Medicina 33“ di Rai Due che è appo-sitamente arrivata nella sala operatoria della Urologia di Gallarate registrando l’inter-vento chirurgico ed intervi-standomi, per cui il lettore potrà rivedere il tutto navi-

gando in www.youtube.com e cliccando “medicina 33 rog-gia tumore alla prostata”.

Sappiamo che molti pa-zienti giungono apposi-tamente a Gallarate per gli interventi alla prostata provenendo anche da cit-tà lontane: i pazienti che afferiscono al Centro Spe-cializzato per la chirurgia

della Prostata da lei diret-to devono andare incontro a spese per la degenza e l’intervento?Assolutamente no, sia per i pazienti che abitano a Galla-rate o in provincia di Varese, sia per tutti i pazienti che provengono appositamente da città della regione Lom-bardia o altre regioni italiane, in quanto la degenza e l’in-tervento sono totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

nuova tecnica chirurgica per il tumore alla prostata: effettuata presso l'ospedale di Gallarate.

Informazioniper informazioni si consiglia di consultare il reparto di Urologia di Gallarate (tel. 0331.751426 / 0331.751427) oppure il sito www.prostata.profroggia.it

il prof. roggia in sala operatoria

da saperepochi latticini, giovani a rischio sindrome metabolica.I ragazzi in età da università che non consumano almeno tre por-zioni di latticini al giorno triplica-no le possibilità di sviluppare la sindrome metabolica rispetto ai coetanei che lo fanno, secondo un nuovo studio dell'Università dell'Illinois pubblicato su Food and Nutrition Sciences. "Solo un ragazzo ogni quattro con-suma la quantità raccomandata di prodotti lattiero-caseari", ha spiegato Margarita Teran-Garcia, responsabile della ricerca che ha coinvolto 339 studenti universi-tari. "Significa che tre quarti dei

ragazzi tra i 18 e i 25 anni sono a rischio sindrome metabolica", ha precisato Teran-Garcia. La sindrome metabolica si verifica quando una persona possiede almeno tre dei seguenti fattori di rischio: obesità, ipertensione, glicemia alta, colesterolo cattivo. La sindrome aumenta notevol-mente le possibilità di sviluppa-re malattie cardiache e diabete di tipo 2. "I latticini svolgono un ruolo cruciale nel mantenimen-to del peso sano. Benefici pro-babilmente apportati dal calcio o dalle proteine", ha concluso Teran-Garcia.

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La primavera è un perio-do cruciale per coloro che soffrono di aller-

gia ai pollini, in quanto que-sti costituiscono la causa più frequente di allergie. Finora le

piogge e le temperature ancora basse hanno tenuto lontano i pollini e conseguentemente i fastidiosi sintomi: starnuti continui e rinorrea, prurito dif-fuso, occhi rossi e lacrimazio-ne, difficoltà di respirazione ed attacchi d’asma. Insomma quel che basta per rendere difficile la vita di tutti i giorni. I pol-lini sono le particelle emesse dai fiori con la funzione di permettere la riproduzione di

alberi e piante e quindi durante il periodo primaverile vengo-no rilasciati in grandi quantità nell'aria per essere trasportati lontano dal vento. A provocare le reazioni non sono solo le

Graminacee dei prati o la Pa-ritaria in città, ma anche On-tano, Betulla, Nocciolo, molto diffusi nella nostra regione. Chi soffre di allergie deve poi te-mere, in questa stagione, anche il Cipresso, polline che sta assumendo importanza negli ultimi anni e, a fine estate, l’Ambrosia che proveniente dal Nord America si è radicate nel Nord Italia ed è la più te-muta da medici e pazienti per

le gravi crisi asmatiche che può provocare. Per seguire l’anda-mento delle pollinazioni, è sta-ta costituita da anni una rete di monitoraggio con stazioni di rilevamento sparse su tutto il

territorio nazionale che misura la concentrazione atmosferica dei principali pollini di inte-resse allergologico, al fine di fornire ai paziente dati sicuri che permettano di mettere in atto misure preventive e di impostare la terapia più idonea. Molti pollini contengono pro-teine, che sono la causa della reazione allergica, presenti an-che in alcuni alimenti vegetali; l'ingestione di questi alimenti

durante la stagione dell'impol-linazione può dare origine a reazioni allergiche particolari definite "Allergie Crociate" che si manifestano con la compar-sa di prurito intenso, gonfiore alle labbra e al cavo orale ed a volte anche con il gonfiore della glottide e conseguente ri-schio di soffocamento, imme-diatamente dopo l'ingestione degli alimenti vegetali.In questa stagione gli allergi-ci ai pollini possono ricorrere solo alla terapia sintomatica che si basa sull’utilizzo degli antistaminici, antileucotrienici, cortisonici locali da spruzzare nel naso o da inalare. Può es-sere utile anche una terapia con broncodilatatore, ma dipende sempre dai casi, da valutare con il medico specialista in allergo-logia. E’ importante eseguire una corretta diagnosi tramite prove allergiche con allergeni pollinici per individuare il polli-ne responsabile dei sintomi ed una volta superato il periodo critico, valutare con l’allergo-logo, la possibilità di eventuale immunoterapia specifica con vaccini, oggi disponibili, non solo per somministrazione sot-tocutanea, ma anche in gocce o compresse da sciogliere sot-to la lingua. Questi si possono assumere a domicilio in quanto privi di effetti collaterali. Le vaccinazioni vanno però fatte prima della stagione pollinica e per avere risultati concreti de-

primavera: tempo di allergia.E’ importante eseguire una corretta diagnosi tramite prove allergiche con allergeni pollinici per individuare il polline responsabile dei sintomi ed, una volta superato il periodo critico, valutare con l’allergologo la possibilità di eventuale immunoterapia specifica con vaccini.

Dott. Leonello De Dionigi Allergologo

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vono protrarsi per almeno tre o cinque anni. Per concludere, si riportano alcuni consigli e precauzioni da osservare nei periodi primaverili - estivi:• ridurre la permanenza all’aperto nella stagione polli-nica, soprattutto nelle giornate secche e ventose o quando l’er-ba è stata tagliata di recente ed usare una mascherina durante il taglio dell’erba; • evitare sforzi all’aperto nelle ore calde e subito dopo aver mangiato;

• non assumere alimenti che crociano;• tenere sempre a portata di mano un antistaminico ed un broncodilatatore da utilizzare in caso d’urgenza; • chiudere le finestre verso sera quando la concentrazione dei pollini nell’aria è massima;• nel programmare le ferie conviene conoscere il calen-dario pollinico della meta delle vacanze. In genere nelle zone marine la densità del polline è inferiore.

primavera: tempo di allergia.

POLLINE ALIMENTI VEGETALI

GRAMINACEE Frumento, pomodoro, agrumi, kiwi, melone, anguria, pesca, ciliegia, prugna, mandorla, albicocca.

PARIETARIA Ortica, melone, ciliegia, gelso, basilico.

COMPOSITE(artemisia, ambrosia)

Cicoria, camomilla, banana, castagna, sedano, prezze-molo, carota, finocchio, pepe verde, olio di girasole, margarina, miele, tarassaco.

BETULACEE (betulla, nocciolo, ontano)

Carota, sedano, prezzemolo, finocchio, mela, pera, nespola, pesca, ciliegia, albicocca, prugna, mandorla, lampone, fragola, frutta secca (nocciola), kiwi.

Page 10: Primavera: tempo di allergia.

F A R M A C I A F I D U C I A 10

Sia la carie dentale che le lesioni da trauma non sono da sottovalutare e vanno affrontate tempestivamente onde evitare notevoli ripercussioni.

L'Odontoiatria conservativa estetica ha fat-

to passi da gigante negli ultimi anni. Spesso nella pratica clinica quotidia-na ci si trova a dover ria-bilitare, sia esteticamen-te che funzionalmente, aree dentali più o meno estese andate incon-tro a processi distrutti-vi come conseguenza di lesioni cariose o traumi accidentali. Come noto la carie dentaria è una malattia molto diffusa e si stima che colpisca, almeno una volta nel-la vita, circa il 90% della popolazione mondiale. E' una malattia dege-nerativa dei tessuti duri del dente (smalto e den-tina) su base infettiva, che origina dalla superfi-cie e procede in profon-dità, fino a raggiungere, nei casi più avanzati, la polpa dentale. A causar-la sono i comuni batte-ri presenti nel cavo ora-le, principalmente quelli adesi al dente nella for-ma di placca batterica, che se non mantenu-ti sotto controllo attraverso le comuni pratiche di igiene orale riescono a dissolvere la matri-ce minerale e organica che co-

stituisce il dente, creando le-sioni cavitate. Nei primi stadi, la carie è asintomatica. Quan-do i batteri si spingono in pro-

fondità, il processo carioso dà origine a disturbi come mal di denti, alitosi ed ipersensibilità dentinale. Il trattamento pre-

vede l'asportazione del tessuto infetto e la sua sostituzione con mate-riale adatto (odontoiatria conservativa), e, nel caso di coinvolgimento del tessuto pulpare, l'aspor-tazione del tessuto stes-so e la sua sostituzione (endodonzia o, più co-munemente, devitalizza-zione). Analogamente, frequenti sono anche le-

sioni dovute a traumi ac-cidentali, soprattutto nei settori anteriori, che ri-chiedono un interven-to dell'odontoiatra sia per ragioni estetiche, sia perchè la dentina espo-sta provoca ipersensibi-lità dentale e va più facil-mente incontro a lesioni cariose. (Fig.1)Pertanto, come tutte le patologie, sia la carie

dentale che le lesioni da trau-ma non sono da sottovalutare e vanno affrontate tempesti-vamente onde evitare notevo-

Carie dentaria e lesioni da trauma: ricostruzioni dirette nel rispetto dell'estetica e del... portafogli. (prima parte)

News in Campo Odontoiatrico

Dott. Angelo BertinoOdontoiatra

Fig.1

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F A R M A C I A F I D U C I A 11

li ripercussioni non solo dal punto di vista clinico, ma an-che economico. A secon-da dell'estensione dell'area da trattare, le ricostruzioni posso-no essere dirette e indirette. Le ricostruzioni indirette, ov-vero intarsi nei settori poste-riori e faccette nei settori an-teriori, richiedono un sacrificio di tessuto dentale che può va-riare in base al grado di diffi-coltà del caso, alla quantità di tessuto dentale residuo dispo-nibile, alle esigenze tecniche di laboratorio e alle aspettative estetiche del paziente. Hanno inoltre un costo più alto do-vendo far fronte alle spese di laboratorio.Un'ottima soluzione terapeu-tica è rappresentata dalle ri-costruzioni dirette quando la parte da trattare presenta di-mensioni meno estese. Esse permettono di ottenere un ele-vato risultato estetico in mani esperte con costi decisamente più contenuti. L'odontoiatria conservativa moderna è basata, infatti, sul concetto di minima invasivi-tà, utilizzando materiali da re-stauro, detti “compositi”, che sostituiscono il solo tessuto cariato rimosso o la parte den-tale fratturata, unendosi diret-tamente al tessuto sano nell'as-soluto rispetto dell'estetica e dell'anatomia dentale.I compositi sono costituiti dal-la combinazione di un polime-ro sintetico con un materiale inorganico di natura cerami-ca . Si definisce “matrice” del composito la resina polimerica

e “rinforzante" (o riempitivo) le particelle inorganiche. La re-sina più comunemente utilizza-ta come matrice è il BIS-GMA o monomero di Bowen, sinte-tizzato facendo reagire il Bisfe-nolo A con 2 molecole di gli-cidil-metacrilato. Le particelle

riempitive possono es-sere di vetro, ossi-do di zirconio, os-sido di alluminio,

o biossido di silicio, che ven-gono aggiunti alla matrice per migliorarne le proprietà fisiche. Il riempitivo migliora la traslu-cenza, riduce il coefficiente di dilatazione termica, riduce la contrazione di polimerizzazio-ne del composito, rende il ma-teriale più duro, denso e resi-stente all'uso. Queste particelle sono ricoperte da un agente le-gante, un silano che determina l'adesione tra riempitivo e re-sina diminuendo l'idrofilia del materiale composito. Sono in-fine presenti pigmenti inor-ganici, quali ossidi di ferro e biossido di titanio, che deter-minano le variazioni cromati-che scelte dall'operatore sulla base dell'esperienza e della ne-cessità.

Carie dentaria e lesioni da trauma: ricostruzioni dirette nel rispetto dell'estetica e del... portafogli.

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Continua sul prossimo numero

Page 12: Primavera: tempo di allergia.

F A R M A C I A F I D U C I A 12

Nell'universo cosme-tologico di proposte, per la scelta di un

prodotto specifico c'è da per-dersi! La moderna farmacolo-gia cosmetica è infatti notevol-mente evoluta nella ricerca di nuove sostanze utili alla cura di sè soprattutto nell'intento di curare e mantenere la pelle ela-stica, luminosa, giovane e com-patta, con una vera e propria competizione di risultato sulla comparsa di rughe e segni del tempo, quell'implacabile calen-dario chiamato chronoaging.Il siero storicamente rappre-sentava la componente più liquida di natura organica e fu impiegato dalla fine dell'otto-cento per veicolare in un altro organismo la capacità anticor-pale. Attraverso i sieri la me-dicina ha compiuto passi da gigante per la sopravvivenza dell'umanità. In cosmetologia il termine siero o fluido indi-ca più semplicemente una sostanza da apporre sulla pelle a livello topico che possiede spiccate peculia-rità in termini di facilità di stesura e rapidità di assor-bimento, viene confezionato con dispenser a contagocce per comodità di utilizzo ma anche per sottolineare l'essenzialità e la specificità del concentra-to, pur liquido che sia. Infatti, mentre le creme, di struttura

più corposa, richiedono una manovra di spalmatura, i sieri si picchiettano nelle zone di

cura cutanea e si assiste ad

un assor-bimento molto più veloce. Sono

vantaggiosi per l'intero viso, ma ancor più per zo-ne specifiche come il contor-no-occhi od il collo e decol-letè dove l'epidermide è più

sottile e più incline a sciu-parsi nel tempo, ma anche dove vi è una potenzialità

maggiore di assorbimento; per questo motivo subito dopo l'applicazione del siero si ve-

rifica sempre

Sieri per il viso.Sono vantaggiosi per l'intero viso ma ancor più per zone specifiche come il contorno-occhi od il collo e decolletè dove l'epidermide è più sottile.

Dott.ssa Silvia MagnaniSpecialista in Chirurgia PlasticaLibera professionista in Varese

Page 13: Primavera: tempo di allergia.

F A R M A C I A F I D U C I A 13

una gradevole sensazione di “confort restoration” cuta-nea da parte dell'utilizzatore e non a caso un trattamento cu-taneo completo ne suggerisce l'uso combinato prima della crema che, ovviamente, deve essere sempre presente nella manutenzione quotidiana della pelle. Un siero, per le caratte-ristiche suddette, agisce velo-cemente, ma lavora per venti-quattr'ore circa. Nasce infatti come bacchetta magica dell'ul-timo minuto ed è inquadrabile come “siero tensore”: questi tipi di sieri, appli-cati picchiettando su viso e collo, hanno la peculia-rità di restituire un aspetto cutaneo disteso, minimiz-zando o riducendo le rughe. Vengono spesso proposti dal marketing come sieri liftanti, forse esagerando un po', visto che la spiega-zione del tempo-raneo risultato è data dalla presenza in essi di fattori tensivi ed innocui derivati dalla cellu-losa e dalle protei-ne del grano come anche la seroalbumina, l'esapep-tide 3, ecc, sostanze che, asciu-gando, si retraggono formando una sottilissima biopellicola tra-sparente e molto elasticizzante, protagonista del risultato. An-che se giustamente i sieri sono apprezzati e conosciuti per questo utilizzo di rinfresco ve-loce, proprio per la rapida ma-neggevolezza di veicolazione nella pelle, la nuova tendenza

cosmetologica crea attualmente per il mercato un'ampia gamma di “sieri terapeutici antia-ging” che uniscono alle carat-teristiche-base di un siero fattori importantissimi come l'acido ialuronico a basso peso mole-colare (idratante ristrutturante), collagene purificato (rassodante tonificante le fibrille dermiche), vitamine A, C, E, resveratrolo, polinucleotidi (antiossidanti ri-generanti) spesso illustrati con sigle top-secret come serum 10 o progression H-D com-plex, vinexpert, pro-xylane o

sottotitoli come bioperformance, blue-therapy, laser x3, ecc.Ogni casa farma-ceutica seria pro-duce una gamma mirata di sieri tera-peutici da sceglier-si con il consiglio del proprio far-macista di fiducia o del proprio spe-cialista. Personal-mente amo sugge-rire prodotti ricchi di preziosi ele-menti base che ho sovraelencato, ma con preghiera alle pazienti di essere costanti nell'uti-

lizzo poiché già solo con una piccola dedizione quotidiana e la pratica di un corretto stile di vita (alimentazione, niente fu-mo, protezione solare, sonno, attività fisica, affetti e pensieri positivi) si raggiunge un buon livello di forza per contrastare l'invecchiamento cutaneo, un primo passo per avere l'impat-to estetico di qualche anno in meno.

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Page 14: Primavera: tempo di allergia.

F A R M A C I A F I D U C I A 14

Una definizione della malattia dal punto di

vista medico riconosce l'artrosi come malattia articolare, con altera-zioni regressive della cartilagine articolare, dei capi ossei articolari, della capsula, dei lega-menti, della membrana sinoviale, dei muscoli e delle strutture tendinee periarticolari.Anche se sono note nu-merose condizioni che favoriscono l'artrosi (malformazioni, traumi, malattie metaboliche), in Reumatologia una definizione di artrosi precisa e basata sulle cause non è ancora di-sponibile.Esistono delle condizio-ni pre-artrosiche come gli esiti di frattura oste-ocondrale, la condro-malacia, l’osteocondro-matosi, l’osteo-necrosi, le lesioni dei menischi articolari, l’iperlassità dei legamenti. È poi no-to che diverse malattie reumatiche si compli-cano nel loro decorso con un'artrosi (artrite reumatoide non evo-lutiva, artrite infettiva allo stadio degli esiti,

gotta, condrocalcinosi articolare). Si possono avere anche condizioni preartrosiche da cause extra-articolari come di-fetto dell’asse femoro-tibiale e difetto dell’asse dell’apparato rotuleo.Le quattro principali manifestazioni cliniche dell’artrosi sono: dolo-re, rigidità, limitazioni funzionali, alterazioni strutturali e anatomi-che. Il dolore è forse la componente primaria nella presentazione cli-nica dell'artrosi. ll do-lore da carico esprime la prevalenza di fattori meccanici nella sinto-matologia presentata dal paziente. Un dolore di avvio indica la difficoltà dell’articolazione a rag-giungere prontamente il regime di funzionamen-to (attrito interno). Un dolore notturno con caratteristiche di dolore spontaneo indica pro-babilmente un aumento della pressione endo-midollare epifisaria. La “somma di dolore” provocata nella colletti-vità da questa malattia la fa collocare ai primi posti fra le sindromi dolorose ad elevato co-

L’artrosi: l’importanza della protezione articolare nella modulazione del dolore e nella limitazione degli effetti degenerativi.

Le quattro principali manifestazioni cliniche dell’artrosi sono: dolore, rigidità, limitazioni funzionali, alterazioni strutturali e anatomiche.

Dott. Renato VarinelliSpecialista in Ortopedia e TraumatologiaDirigente Medico di I Livello Ospedale di [email protected]

Page 15: Primavera: tempo di allergia.

F A R M A C I A F I D U C I A 15

sto sociale.Gli scopi del trattamento anti-artrosico devono es-sere individuati con preci-sione: modificare in senso favorevole l’evoluzione del processo artrosico; diminuire il dolore nelle fasi algiche; attenuare l’infiammazione nelle fasi flogistiche; salva-guardare il trofismo del com-plesso articolare; conservare la funzione essenzialmente in termini di movimenti fi-nalizzati alle attività quoti-diane o lavorative; vicariare la funzione quando questa è perduta; rendere disponibili al paziente le necessarie in-formazioni sul suo problema. Un punto importante: non esiste cura dell'artrosi senza progetto riabilitativo. Terapia medica di protezione artico-lare e chinesiterapia mirata debbono essere utilizzate in

combinazione per un miglio-re risultato.

Terapie con condroprotet-tori: glucosamina e con-droitinsolfato.La glucosamina e il con-droitinsolfato sono polisac-

caridi ad alto peso moleco-lare (glicosaminoglicani), che rientrano tra i componenti costitutivi essenziali della car-

tilagine articolare.Sia il condroitinsolfato che la glucosamina sono ad oggi sostanze largamente utilizza-te nel trattamento di lungo termine dell'artrosi, con lo scopo di rallentare il danno cartilagineo ed eventualmente di favorire la riparazione del tessuto. La via preferenziale resta quella orale. La gluco-samina è stata caratterizzata come farmaco ad azione len-ta per il trattamento di base dell'artrosi. Studi già datati

trovano la sostanza efficace e ben tollerata nella gonartro-si (artrosi del ginocchio) ed anche efficace come antalgi-

co nella stessa sede con un vantaggio clinico perdurante più dell'ibuprofene. Anche in studi re-centissimi la gluco-samina è stata nuo-vamente conferma-ta efficace quanto l'ibuprofene. Una diminuzione del dolore articolare per azione del con-droitinsolfato è no-ta da molti anni, sia come fatto diretto,

che come effetto misurabile dalla riduzione del consumo dei FANS. L’intervento com-binato di questi nutraceutici è auspicabile: numerosi studi confermano infatti che l’as-sociazione di glucosamina e condroitinsolfato è correlata ad un minor danno cartila-gineo.Il vantaggio apportato da queste sostanze si osserva quando la durata della cura è di 3-6 mesi. Tuttavia anche la loro som-

ministrazione intermit-tente è risultata efficace sia sul dolore, sia nel rallentare la progressione radiografi-ca dell'artrosi. Questo sta a sostegno dell’impiego nella pratica quotidiana di cicli te-rapeutici con intervalli pro-porzionalmente calcolati sul ciclo terapeutico attivo.Dato che le cure con questi condroprotettori prevedono una durata molto lunga del trattamento è importante conoscere la tollerabilità di queste sostanze: non sono riportati in letteratura effetti avversi; unico suggerimento cautela nei pazienti diabetici.

Terapie con acido ialuro-nico.La terapia iniettiva intra-ar-ticolare di acido ialuronico è una tecnica che prevede un’iniezione intra-sinoviale di questa sostanza solo ed esclusivamente da parte di personale medico altamente specializzato (Medici Orto-pedici o Reumatologi). Le azioni fondamentali dell’acido ialuronico sono un effetto antinfiammatorio osservabile sul medio perio-do (derivante dall’inibizione delle citochine pro.infiamma-torie e dall’inibizione dell’at-tività di cellule infiammatorie e da un effetto favorevole sull’attività degli immunoci-ti), un effetto antiossidante (azione protettiva sui fattori ossidanti), il ripristino della viscosità (è ben noto che il coefficiente di attrito, che nelle cartilagini normalmen-te lubrificate dal liquido si-noviale fisiologico è molto basso, nell’artrosi si ritrova aumentato: lo ialuronato in-teragirebbe con la lubricina ripristinando un normale po-tere di lubrificazione) ed un effetto condroprotettivo (se

L’artrosi: l’importanza della protezione articolare nella modulazione del dolore e nella limitazione degli effetti degenerativi.

Azione dei fans nell’artrosi.Una cura con farmaci antinfiammatori assunti quotidianamente è ne-cessaria solo in un numero relativamente limitato di pazienti. In mol-ti casi possono essere sufficienti provvedimenti diversi dai farmaci di questo tipo. I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) si so-no rivelati da tempo utili nell’attenuare alcuni sintomi dell’artrosi, quali il dolore a riposo, in misura minore il dolore al movimento e le difficoltà di avviamento. Bisogna comunque riconoscere a que-sti farmaci un’azione esclusivamente sintomatica e sostanzialmen-te antidolorifica, senza la capacità di riportare alcun miglioramento strutturale. Nell’artrosi il trattamento prolungato con questa clas-se di farmaci pone i ben noti problemi di intolleranza e di reazioni sfavorevoli che riguardano soprattutto il tratto gastrointestinale, la funzione renale, la regolazione della pressione sanguigna, l’intera-zione con altri farmaci, la funzionalità epatica, gli effetti sulla cute, sul sistema nervoso centrale e le reazioni allergiche di vario tipo. Il miglioramento del meccanismo di segnalazione degli effetti avversi ha portato in giusta luce le conseguenze negative dell'impiego dif-fuso del FANS, favorendo l'attenzione agli studi eseguiti con farmaci di fondo e portando in giusta luce il valore della terapia di prote-zione articolare con condroprotettori, nella speranza che l'impiego di questi porti ad una diminuzione globale dell'impiego dei FANS, come alcuni studi hanno potuto effettivamente dimostrare per cer-te localizzazioni artrosiche.

La glucosamina si è dimostrata in grado di modificare il metabolismo dei condrociti (le cellule che producono le componenti della cartilagine) e di svolgere una funzione immu-nomodulatrice, azione che porterebbe a una riduzione dell'infiammazione. Il condroitin solfato in condizioni fisiologiche, contribuisce alla elasticità della cartilagine e ne inibisce la degradazione da parte degli enzimi elastasi e ialuronidasi. L'associazione avrebbe, pertanto, una funzione sinergica nel rallentare la pro-gressione del danno articolare.

La gonartrosi (artrosi del ginocchio) è una delle forme artrosiche più diffuse e precoci. Particolarmente utile nella prevenzione di queste forme sono cicli di infiltrazioni con acido ialuronico alternati a cicli di manteni-mento con condroprotettori (glucosamina e condroitinsolfato).

Continua a pagina 17

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Page 17: Primavera: tempo di allergia.

da sapereossa: dubbi sulla capacità della vita-mina d di ridurre il rischio fratture.La vitamina D potrebbe non abbassare i rischi di fratture ossee negli adulti. E' questo quello che emerge da un nuovo pronunciamento dello US Preventive Services Task Force, panel di esperti americani che valuta le ricerche scientifiche nell'ambito della Medicina Preventiva. Il dibattito nella comunità scientifica resta comunque molto acceso anche perchè nel pronunciamento mancherebbe un importante aggiornamento, ovvero la pubblicazione di un nuovo studio sulla rivista Osteoporosis International che ha rianalizzato i dati dello studio WHI sul rischio beneficio derivante dalla supplementazione di calcio e vitamina D in donne in postmenopausa. La nuova analisi dei dati dello studio WHI (Women's Health Initiative), ottenuta su un sottogruppo di pazienti che avevano seguito in modo rigoroso il trattamento loro assegnato di calcio e vitamina D ha infatti documentato una riduzione significativa dell'incidenza di fratture all'anca dopo più di 5 anni di supplementazione e nessun rischio significativo di calcoli renali. L'analisi su cui si basano le raccomandazioni Uspstf è stata condotta dal team di ricercatori del Baylor College of Medicine. "Fermo restando il riconoscimento della validità della supplementazione nei soggetti con sindromi carenziali di calcio e vitamina D, i dati mostrano che sono tuttora insufficienti le evidenze scientifiche attuali per valutare il profilo rischio-beneficio della supplementazione combinata di calcio e di vitamina D per la prevenzione del rischio di frattura in donne in premenopausa e nel sesso maschile", ha spiegato Virginia Moyer, che ha coordinato il team di scienziati.

tumori: farmaco anti-nausea blocca la crescita del cancro al cervello.Nuove ricerche della University of Adelaide mostrano per la prima volta che la crescita di un tumore cerebrale può essere fermata da un farmaco che serve ad aiutare i pazienti contro alcuni effetti collaterali, come la nausea, della che-mioterapia. Gli scienziati hanno scoperto che, in seguito a tumori al cervello, nei tessuti aumentava notevolmente il livello di un peptide associato all'infiammazione cerebra-le noto come 'sostanza P'. La sostanza P si lega al recettore NK1: gli studiosi hanno allora usato un antagonista, il farma-co Emend usato contro la nausea indotta da chemio, per fermare questo legame. I risultati hanno mostrato una ridu-zione nella crescita del tumore cerebrale e un alto tasso di morte delle cellule cancerose

F A R M A C I A F I D U C I A 17

utilizzate precocemente, an-che come prevenzione).La via di somministrazione in-trarticolare poco si presta per alcune articolazioni a som-ministrazioni ripetute e pro-lungate e questo spiega come l’indicazione riguardi soprat-tutto il ginocchio. Vengono comunque effettuate anche iniezioni nell’anca: vista le dif-ficoltà della sede di iniezione vengono generalmente effet-tuate in modo eco-guidato. Dato che il danno anatomi-co della coxartrosi (artrosi dell’anca) che dà sintomi è spesso già avanzato e quindi poco suscettibile di migliora-mento clinico, sarebbe buona norma anticipare l’intervento terapeutico iniettivo ai primi sintomi.

Tutori.In alcune sedi articolari - co-me nel caso della rizartrosi - l’utilizzo di un tutore-immo-bilizzatore porta ad un rapido miglioramento della sintoma-tologia dolorosa.Analogamente un collare per la colonna cervicale consente di attenuare il dolore nelle cervicalgie acute senza o con radicolalgia; corsetti di vario tipo aiutano il paziente in cor-so di lombalgia; ginocchiere e cavigliere, soprattutto stabiliz-zanti, sono indicati nell’artrosi del ginocchio e della caviglia. Si deve tuttavia quasi sem-pre tendere il più rapidamente possibile (salvo casi speciali) al recupero del movimento.

Terapia fisica.Il trattamento chinesiterapico dell’artrosi ha lo scopo di sca-ricare le articolazioni artrosi-che, di eliminare le contratture e di rieducare la muscolatura con esercizi isometrici e rifles-si. Sono importanti a questo fine gli esercizi di rinforzo muscolare che perseguono un miglioramento della stabilità

articolare. Devono essere però condotti con cura par-ticolare, ossia senza indurre un’iper-pressione articolare, che può provocare un’accen-tuazione dei sintomi nei casi di artrosi attivata: da qui l’im-portanza di essere seguiti da personale qualificato.

Aspetti di chirurgia dell’ar-trosi.Interventi in artroscopia con-sentono la soluzione di diver-se problematiche. La chirur-gia dell'artrosi è oggi molto differenziata. Gli ammalati d’artrosi grave possono ve-nire operati di osteotomia

(riallineamento con modifi-ca dei punti di pressione), di artrodesi (irrigidimento di articolazioni troppo dolenti o instabili), o di artroprote-si (sostituzione parziale dei capi articolari). La sostituzio-ne protesica è indicata nelle forme gravi di artrosi (es. anca o ginocchio). L’indica-zione precisa di questa so-stituzione è ricompresa nella presenza di sintomatologia dolorosa debilitante, asso-ciata a distruzione articolare e a limitazione notevole del movimento del ginocchio. La sostituzione protesica mira al sollievo dal dolore, alla sta-bilizzazione dell’articolazione ed al ristabilimento di un arco articolare.

L’artrosi: l’importanza della protezione articolare nella modulazione del dolore e nella limitazione degli effetti degenerativi.

Continua da pagina 15

In caso di rizartrosi l’utilizzo di un tutore immobilizzatore dell’arti-colazione trapezio-metacarpale porta ad un rapido miglioramen-to della sintomatologia dolorosa.

Page 18: Primavera: tempo di allergia.

F A R M A C I A F I D U C I A 18

L’importanza della farmacovigilanza.

La farmacovigilanza è una scienza che valuta e monitora costante-

mente tutti i dati relativi alla sicurezza dei farmaci e com-prende nelle proprie attività anche la diffusione di queste informazioni, al fine di preve-

nire eventi indesiderabili futuri. In particolare, ha l’obiettivo di assicurare, per tutti i farmaci in commercio, un rapporto bene-ficio/rischio favorevole per la popolazione. Storicamente la farmacovigi-lanza nasce nella prima me-tà dell’Ottocento nel Regno

Unito, ma è la tragedia della Talidomide con la nascita di migliaia di bambini malforma-ti a dare, nei primi anni ’60 del Novecento, il via decisivo a questo complesso di atti-vità. La farmacovigilanza è estremamente importante in

quanto contribuisce a com-pletare il profilo di sicurezza di un farmaco, soprattutto in relazione a quelli “nuovi”, os-sia di recente immissione in commercio, per i quali non si è a conoscenza di tutti gli effetti avversi. Infatti, durante le sperimentazioni cliniche, a

causa delle loro caratteristiche intrinseche, la popolazione che viene reclutata non è rappre-sentativa della popolazione reale, pertanto non si riesce a determinare il completo pro-filo di sicurezza del farmaco sperimentato.

La farmacovigilanza non tocca solamente i medici pre-scrittori, ma coinvolge tutti a 360 gradi: le aziende farma-ceutiche, gli operatori sanitari ai diversi livelli, le istituzioni ed anche i cittadini. Difatti, le segnalazioni spontanee di so-spette reazioni avverse risulta-

no fondamentali per la raccolta di informazioni sulla sicurezza dei medicinali in commercio e per rilevare il più precocemen-te possibile potenziali segnali di allarme correlati al loro uso. La segnalazione, che riguarda una sospetta reazione avversa

ad un farmaco, ovve-ro l’effetto nocivo e non voluto in seguito alla somministrazione di un prodotto me-dicinale, può essere effettuata non solo dall’operatore sani-tario, ma anche dal cittadino stesso. I cittadini e/o gli ope-ratori sanitari, attra-verso il portale web dell’Agenzia Italiana del Farmaco (www.agenziafarmaco.it) nell’apposita sezione dedicata agli uni e agli altri, possono trarre le corrette indicazioni per reperire, procedere alla compilazione della scheda di segnalazione

di sospetta reazione avversa e trasmetterla al Responsabile di Farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza, il cui indirizzo è disponibile nel suddetto sito. In tal modo, il cittadino diventa parte attiva all’interno del sistema di se-gnalazione di reazioni avver-

Dott.ssa Stefania MontonatiFarmacistaSpecialista in Farmacologia

La farmacovigilanza è estremamente importante in quanto contribuisce a completare il profilo di sicurezza di un farmaco.

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se, fornendo un fondamentale contributo all’uso razionale e sicuro dei medicinali, soprat-tutto in riferimento a sospette reazioni avverse osservate do-po l’uso di prodotti quali i me-dicinali non soggetti a prescri-zione medica e quindi assunti, nella maggior parte delle volte, autonomamente. Uno degli scopi principali di un sistema di segnalazione spontanea è quello di generare dei “segna-li”, cioè rilevare e identificare reazioni avverse non note o un aumento della frequenza di quelle già note. L’analisi dei

suddetti segna-li da parte de-gli organismi competenti può generare

decisioni a livello regolatorio che possono spingersi fino al ritiro del farmaco dal commer-cio, per ragioni di sicurezza. Le segnalazioni verranno inserite, previa verifica della completez-za e congruità dei dati, dal Re-sponsabile locale di Farmaco-vigilanza nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, che mette in collegamento l’Agenzia Ita-liana del Farmaco (AIFA), le Regioni, le Aziende sanitarie, gli Irccs (Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico), le industrie farmaceutiche.La rete di farmacovigilanza è, inoltre, collegata operativa-mente con il network europeo EudraVigilance che raccoglie in un database europeo i dati forniti a livello nazionale.In conclusione, ogni volta che si sospetti che il farmaco usato possa aver causato un effetto nocivo e non voluto, tenendo presente che non viene mai richiesta la certezza, si invita ad effettuare la segnalazione e/o comunicare l’accaduto al pro-prio medico o farmacista.

L’importanza della farmacovigilanza.

La farmacia oggigior-no non è più sola-mente il luogo della

compravendita di farmaci, ma rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il benessere del citta-dino, attraverso l’offerta di servizi, consigli, informa-zioni e prestazioni diagno-stiche che trasformano la farmacia stessa in un centro capace di dispensare “sa-lute”, nel senso più ampio della parola.Con l’attuazione del decre-

to legislativo sulle liberaliz-zazioni (D.L. 153/09), si è notevolmente ampliata la gamma dei servizi aggiunti-vi, che ora comprende:• prenotazione di esami

diagnostici on-line• sistemi di autoanalisi per i parametri più comu-ni (emoglobina, colesterolo, glicemia, trigliceridi, ecc.)• elettrocardiogramma, holter cardiaco e presso-rio (in collaborazione con importanti centri cardiolo-gici, con costo equiparabile al ticket)• servizio di consegna a domicilio di farmaci in orari notturni e festivi (Il farmaco a casa tua)• servizio di guardia far-

maceutica notturna e fe-stiva (Farmacie di turno)• consulenza nutrizionale e dietetica e test delle in-tolleranze alimentari• assistenza psicologica

(Lo psicologo in farmacia) • programmi di educa-zione sanitaria e cam-pagne di prevenzione, informazione, sensibiliz-zazione e partecipazione a screening di massa (ad esempio riguardo al tumore del colon-retto)• realizzazione di un’in-dagine epidemiologica sul consumo e sull'abuso di psicofarmaci• collaborazione di infer-mieri e fisioterapisti• richiesta di assistenza domiciliare, attraverso collegamento virtua-le con l’ASL di Varese (prima sperimentazione di questo tipo sia a livello re-gionale che nazionale)• indicazioni circa il cor-retto utilizzo, i dosaggi e la conservazione dei far-maci (I consigli del farmacista) e relativo monitoraggio attraverso un programma di farmacovigilanza• preparazioni galeniche (fatte in farmacia) per realizzare farmaci (altre-sì presenti in commercio) con dosaggi personalizza-ti, soprattutto per neonati, bambini e portatori di ma-lattie rare.

Alcuni di questi servizi so-no presenti solamente in determinate farmacie, ma molti di essi sono assoluta-mente gratuiti per i cittadini e, quasi sempre, senza alcun costo neppure per l’ASL.

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Le emorroidi: come affrontarle in modo corretto.

Nella maggior parte dei casi, la cura prevede applicazioni locali di creme e l'assunzione di integratori alimentari.Dott.ssa Gaia Gandola

[email protected]

Le emorroidi sono un problema diffuso: si stima che circa una

persona su due ne abbia sofferto almeno una volta nella vita. Sono un proble-ma antichissimo, si hanno testimonianze della loro esistenza già ai tempi degli antichi Egizi e anche nella Bibbia sono riportati dei riferimenti a questa pato-logia.La malattia emorroidaria è complessa, ha numerose cause ma, se affrontata in maniera corretta fin dall’inizio, è curabile in maniera semplice e solo una piccola percentuale di persone colpite richiede un intervento chirurgico.

Cosa sono le emorroidiLe emorroidi sono delle strutture vascolari che si tro-vano alla fine del retto e hanno la funzio-ne di mantene-re la continenza fecale, cioè di mantenere le feci all’interno del corpo ed evitarne la fuo-riuscita. Sono dei cuscinetti di vasi sanguigni che, in condi-zioni di infiam-

mazione, possono gonfiarsi, sanguinare e dare molti pro-blemi. I sintomi legati alla malattia dipendono dalla localiz-zazione, poiché vi sono due tipi di emorroidi: le

emorroidi interne e quelle esterne. Le emorroidi inter-ne, generalmen-te, non provo-cano dolore ma sanguinano; le emorroidi ester-ne, invece, causa-

no gonfiore a livel-lo dell’ano e molto

dolore, specialmente se si verifica una trombosi al

loro interno.

CauseNon vi è una causa certa, probabilmente è un insie-me di fattori che portano all’aumento della pressione

all’interno di questi piccoli vasi e che determina in-fiammazione e rigonfiamento. Si è visto che la costipazione (cioè la difficol-tà ad evacuare le feci), la diarrea, la gravidanza, una dieta pove-ra di fibre e una

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vita sedentaria possono far comparire il problema.

Cura delle emorroidiNella maggior parte dei casi, la cura prevede applicazioni locali di creme e l'assunzio-ne di integratori alimentari. Le preparazioni in crema possono contenere cortisonici, che riducono l'infiamma-zione, anestetici

per diminuire il dolore e l'even-tuale prurito, ed eparina per eliminare il possibile trombo. I cortisonici sono da utiliz-zarsi solo per brevi periodi e dopo aver escluso la presenza di infezioni, perché l'impiego prolungato può causare atrofia della cute dell'ano. Gli ane-stetici possono venire assor-biti anche a livello generale e quindi il loro uso va limitato a pochi giorni. Esistono anche delle formulazioni naturali, ad esempio da usare in gravidanza o nel caso vi fossero controin-dicazioni all'uso di prodotti di sintesi: sono a base di hama-melis, aesculus hippocastanus e quercus robur. Per ottenere un effetto più rapido e duraturo si possono associare integratori alimentari a base di diosmina, ruscus e vitis vinifera, che van-

no a migliorare il microcircolo e riducono significativamente la sintomatologia.Quando si ha un problema a livello emorroidario è impor-

tante l'igiene intima, che consiste

nel fare dei lavaggi con ac-qua tiepida e usare detergenti specifici per la zona anale, che

necessita di prodotti delicati. È poi fondamentale bere mol-ta acqua e fibre per evitare la formazione di feci dure, che possono causare traumi ai ca-pillari e causare un nuovo san-guinamento. Se il problema non si dovesse risolvere con questi semplici accorgimenti, è importante re-carsi dal medico, che valuterà la gravità del problema e po-trà consigliare di rivolgersi allo specialista.In farmacia è comunque pos-sibile trovare dei preparati per la cura di questa patologia che generalmente non richiedono la ricetta medica. Rivolgetevi con fiducia al vostro farma-cista.

Bibliografia: guida all'uso dei far-maci, AIFA

Le emorroidi: come affrontarle in modo corretto.

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Nel nostro rappor-to con il cibo sono coinvolti molti aspet-

ti di noi: la soddisfazione di un bisogno legato alla nostra so-pravvivenza (la fame), il piace-re, la nostra capacità di goderci la vita, il nostro rapporto con il limite (fermarci quando sia-mo sazi o piuttosto abbuffar-ci), il nostro volerci bene at-traverso delle scelte alimentari che soddisfino il gusto ma an-che tengano conto della no-stra salute e della nostra for-ma fisica... A volte mangiamo non perché abbiamo fame, ma per alleviare un malessere in-terno, di tipo emotivo: qual-cuno mangia molto o in modo poco sano quando è nervoso o giù di morale, condizioni in cui qualcun altro invece perde l’appetito.In ogni caso, l’alimentazione è legata a molti aspetti della no-stra esperienza, tra cui la no-stra condizione emotiva. Que-sto ci fa comprendere come proprio l’alimentazione pos-sa diventare il “luogo” in cui si esprime un malessere: un disa-gio più o meno profondo può infatti manifestarsi nel rappor-to con il cibo, andando ad in-cidere su quanto e come man-giamo o, in modo forse meno evidente e più sottile, sul vis-suto personale relativo al cibo. Questo rischio può riguarda-

re in varia misura ciascuno di noi: chi non ha provato a bersi una cioccolata per “tirarsi su” o a fare scelte simili secondo i propri gusti? Tuttavia, laddove non si tratta di episodi ma di modalità ripetute e radicate, si arriva alle manifestazioni estre-me dei disturbi del comporta-mento alimentare, come l’ano-ressia nervosa e la bulimia.

Chi soffre di anoressia si sotto-pone a diete estremamente ri-gide, fin quasi al digiuno, oltre che a intenso esercizio fisico, con lo scopo di perdere peso. La persona percepisce il pro-prio corpo in modo alterato: si vede grassa anche quando è molto sottopeso ed è terroriz-zata dalla possibilità di ingras-sare. Il cibo diventa nella sua

mente un “chiodo fisso”: si ha fame, ma si ha paura di perde-re il controllo sull’assunzione di cibo, qualora si ricomincias-se a mangiare di più. La per-sona con anoressia, privandosi dei nutrienti che le sono neces-sari, va incontro a gravi caren-ze di sostanze indispensabili per il suo organismo. Compa-re un pesante indebolimento psicofisico, di cui un sintomo molto comune è la mancanza di concentrazione. Nella bulimia si ha una perdi-ta di controllo sull’assunzione di cibo, che si manifesta nelle abbuffate: la persona ingurgi-ta in breve tempo una quan-tità spropositata di cibo, spes-so senza curarsi del gusto (divorando ciò che trova), con il fine di “riempirsi”. All’ab-buffata seguono sentimenti di colpa e di vergogna, oltre che preoccupazione per il proprio peso. La persona può ricorrere a varie strategie per evitare di ingrassare (vomito autoindot-to, abuso di lassativi e diureti-ci). Anche in questo caso, si va incontro a pesanti squilibri or-ganici, legati sia all’assunzione sregolata del cibo sia alle con-seguenze di vomito frequente e abuso di farmaci. I rischi per la salute non sono meno gravi che nell’anoressia. Entrambi questi disturbi si pre-sentano spesso in adolescenza

Quando il cibo diventa un’ossessione: i disturbi del comportamento alimentare e le loro manifestazioni.

Anoressia e bulimia si presentano spesso in adolescenza; si tratta di manifestazioni complesse, le cui cause spesso affondano le radici nello sviluppo emotivo della persona.

Dott.ssa Renata RadiciPsicologa e PsicoterapeutaSpecializzata in Psicoterapia dell'Adolescente e dell'[email protected]

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Quando il cibo diventa un’ossessione: i disturbi del comportamento alimentare e le loro manifestazioni.

ed interessano prevalentemen-te le femmine, ma l’incidenza tra i maschi è in aumento. Si tratta di manifestazioni com-plesse, le cui cause spesso af-fondano le radici nello svi-luppo emotivo della persona: sono compromessi il rappor-to con i propri bisogni e il sen-so del proprio valore. Il cibo, in un certo senso, rappresenta ciò che noi abbiamo bisogno di ricevere dall’esterno e che ci è necessario per sopravvive-re. Soddisfare i propri bisogni è qualcosa che ciascuno di noi ha imparato, senza rendersene conto, nelle prime relazioni, fin dai primi attimi della vita, quando qual-cun altro si è preso cura di noi e delle nostre necessità.Chi soffre di bu-limia ha difficol-tà nell’ascoltare e nel compren-dere i propri bi-sogni emotivi, in modo da poter-li soddisfare ade-guatamente: riem-pie con il cibo un vuoto che non ri-guarda lo stoma-co, ma il senso del proprio valore e la capacità di pren-dersi cura di sé.Dietro a un disturbo del com-portamento alimentare ci sono spesso profondi sentimenti di inadeguatezza della propria persona, specialmente in ado-lescenza. Nell’anoressia il risul-tare magri diventa centrale per il vissuto della persona, che si sente al centro dello sguardo degli altri essenzialmente per la propria forma fisica: è come se tutto il proprio essere si ri-ducesse alla propria magrezza, in una cultura in cui il model-lo di bellezza pubblicizzato dai media fa coincidere la magrez-za con la bellezza, l’efficienza,

la seduzione e, in ultima anali-si, con la felicità. Nel rapporto con il cibo si esprime un disagio cui non si riesce a dare voce in altro modo: è difficile mettere in pa-role il proprio malessere, spes-so perché la persona stessa non riesce a capirne realmen-te la natura e, a volte, chi la cir-conda non è riuscito a cogliere i suoi tentativi di comunicare il proprio disagio interno. So-prattutto gli adolescenti, ma non solo, possono mettere in atto comportamenti che espri-mono un malessere e che, an-

che senza che loro stessi ne siano consapevoli, pos-sono rappresenta-re delle comuni-cazioni del disagio rivolte all’ambiente esterno (ad esem-pio alla famiglia). È allora estrema-mente importan-te che l’adulto col-ga il malessere del ragazzo e se ne faccia carico, so-stenendo una ri-chiesta d’aiuto. Uscire da un di-sturbo alimenta-re non è semplice ed è fondamen-tale innanzi tutto

accorgersi della sua presenza: avere il coraggio di riconosce-re che si sta male e che il rap-porto con il cibo lo manifesta. L’aiuto necessario coinvolge diverse professionalità: lo psi-cologo per gli aspetti emotivi, ma anche diverse figure medi-che per tenere sotto controllo le condizioni organiche, oltre che il dietologo per ristabili-re un regime alimentare ade-guato. Spesso il chiedere aiuto è comunque tra i passaggi più difficili nell’affrontare questi problemi, ma apre finalmente uno spiraglio di luce nel vicolo cieco in cui ci si è chiusi.

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ribes nigrum.

Il ribes nero è un arbusto appartenente alla famiglia delle Saxifragaceae in gra-

do di raggiungere i due metri di altezza. E’ originario delle zone montuose dell’Eurasia, è spontaneo nel nord e nel centro dell'Europa ed in Asia settentrionale. La corteccia è liscia, da chiara a rossastra nei fusti giovani, mentre diviene scura negli arbusti vecchi. Le foglie sono grandi e piane. La pagina inferiore è ricca di ghiandole giallastre che ema-nano un caratteristico odore. I fiori appaiono in primavera, raccolti in racemi pendenti, di colore verde-biancastro, po-co appariscenti. I frutti, sono bacche nere globose ricche di semi con all’apice le vestigia del fiore e compaiono in ago-sto-settembre. Si differenzia molto dal ribes rosso per il colore, l’aroma, il sapore e la destinazione dei frutti. Il suo nome sembrerebbe derivare dall'arabo ribas, un particola-re rabarbaro del Libano che, secondo i conquistatori Mori in Spagna, avrebbe lo stesso sapore e le stesse proprietà. In passato l’aroma caratteri-stico di questa pianta non era come quello attuale, frutto di selezioni da parte dell’uomo, ma descritto come sgrade-vole e repellente. Si tratta, quindi, di una

specie “addomesticata”, an-che se la si trova allo stato selvatico. L’origine geografi-ca influenza notevolmente le caratteristiche della pianta e dei suoi frutti. Teme i climi troppo caldi, nei climi me-ridionali sono preferiti i siti ad elevate altitudini, ha una buona resistenza alle basse temperature, il periodo di vegetazione inizia a marzo, mentre ad ottobre entra nella fa-se di dor-mienza. Durante l’inverno ha biso-

Il Ribes nero è una pianta coltivata da circa 400 anni; in passato era raccolto dagli antichi erboristi dell’epoca per le sue proprietà medicinali. Dott. Gianluca Bonicalzi

[email protected]

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da sapereStaminali: primo trapianto di cellule neurali su scimmie.Per la prima volta gli scienziati hanno trapiantato cellule neurali ottenute dalla pelle di una scimmia nel suo cer-vello, osservando il loro sviluppo in molti tipi i cellule ce-rebrali mature. Lo studio della University of Wisconsin-Madison è stato pubblicato su 'Cell Reports'. Dopo sei mesi, le cellule sembravano completamente normali ed è stato possibile riconoscerle solo perchè erano segnate con una proteina fluorescente. Le cellule non hanno dato luogo ad alcun rigetto, non c'era nessun segno di cancro (ossia di proliferazione incontrollata) e rappresentano una dimostrazione di principio molto efficace per il con-

cetto di medicina personalizzata. Le cellule sono state ap-plicate nel cervello di una scimmia con danni cerebrali che causavano la malat-

tia di Parkinson: le cellule erano state riprogrammate per diventare staminali cellulari pluripotenti e, poi, conver-tite in progenitrici delle cellule neurali. Lo stadio finale di maturazione e di specializzazione in neuroni e cellule gliali è avvenuto all'interno dell'animale. L'esperimento, per ora, è però solo una prova di principio, dato che gli scienziati non hanno trapiantato abbastanza neuroni da rimpiazzare le cellule che fabbricano dopamina nel cer-vello e il comportamento animale non è migliorato.

depressione: gli anti psicotici non migliorano la qualità di vita.Uno studio pubblicato su PLOS Medicine ha scoperto che, mentre gli antipsicotici sono associati con miglio-ramenti da piccoli a moderati nei sintomi della depres-sione negli adulti, ci sono poche prove di miglioramenti per quanto riguarda la qualità della vita e, inoltre, questi farmaci sono spesso legati a effetti collaterali come aumento di peso e sedazione. La ricerca è stata condotta dalla Metropolitan State University di St. Paul, Minnesota. Gli scienziati sono arrivati a queste conclusioni dopo aver combinato i risultati di 14 trial cli-nici nei quali si sono comparati gli effetti di medicinali supplementari antipsicotici (aripiprazole, combinazione olanzapina/fluoxetina, quetiapina o risperidone) ai pla-cebo nel trattamento dei casi di depressione che non rispondevano ai soli antidepressivi.

gno di un periodo a temperature basse,

mentre durante la frut-tificazione deve essere in

pieno sole. Queste condizio-ni, come il riparo dal vento e dalle gelate primaverili, per-mettono di ottenere raccolti abbondanti e di qualità. Il ribes nero è una pianta di cui s’impiegano varie parti e si hanno perciò diverse attivi-tà terapeutiche. Il suo uso più comune è quello sotto forma di gemmoderivato o macera-to glicerico (MG). Si tratta di una preparazione erboristica liquida, ottenuta dai tessuti giovani (embrionali) e freschi della pianta, come germogli, boccioli, radici, linfa, semi (nel caso del ribes nero si utilizzano le gemme), in una miscela di acqua, alcol e glice-rina. Le gemme ricche di olio essenziale, flavonoidi e gli-cosidi, in questa preparazio-ne, agiscono come stimolanti delle ghiandole surrenali nella produzione di cortisolo, un cortisone endogeno che aiu-ta l'organismo a reagire alle infiammazioni. Questa attivi-tà cortisonsimile genera una reazione molto importante, perché aumenta la produzio-ne di steroidi surrenalici, nor-malmente secreti dalle nostre ghiandole per contrastare ogni tipo di stress o lesione, stimolare la conversione di

proteine in energia, modu-lare i processi infiammatori e inibire temporaneamente l'azione del sistema immuni-tario che scatena le allergie. Il gemmoderivato di ribes nero viene perciò impiega-to per la sua potente pro-prietà antinfiammatoria

ed antistaminica che agisce sia a livello cuta-neo, che a li-vello delle vie

respiratorie; è quindi indicato

in caso di riniti al-lergiche e croniche, bronchiti, laringiti, faringiti, dermatiti e congiuntivite. Ha inoltre un’azione immunostimolan-te, combatte la stanchezza ed aumenta la resistenza al freddo, al fine di prevenire malattie influenzali. Le foglie hanno proprietà depurative e diuretiche, vengono uti-lizzate in fitoterapia sotto forma di infusi e tinture ma-dri (preparazioni ottenute facendo macerare in alcol le parti adulte e fresche del-la pianta appena raccolte) per favorire l’eliminazione dell’urea e dell’acido urico, ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e drenare l’orga-nismo. Anche i frutti posso-no essere utilizzati a scopo medicamentoso. Particolari sostanze attive qui presenti conferiscono a questa parte del fitoterapico proprietà va-soprotettrici; per tale motivo vengono utilizzati con suc-cesso per prevenire compli-canze vascolari e come per il mirtillo nero per aumen-tare l’acuità visiva (azione protettiva sui vasi della re-tina). Associati al Ruscus si rivelano molto attivi nelle turbe funzionali legate all’in-sufficienza venosa a carico degli arti inferiori, negli stati emorroidali e nella fragilità capillare cutanea.

ribes nigrum.

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Bimbi a tavola: linee guida per una corretta educazione alimentare.

Dott.ssa Rachele AspesiFarmacista specialista in nutrizione [email protected]

Curare l'alimentazione in questo periodo della vita è fondamentale per evitare che sovrappeso e scorrette abitudini alimentari portino con sé problemi alla salute fisica e psicologica del bambino.

Per un bambino, nutrirsi non significa solo soddi-sfare una necessità bio-

logica, ma è soprattutto vivere un momento ricco di valenze affettive, psicologiche e rela-zionali. Una corretta alimenta-zione, presupposto essenziale per una crescita armonica e ottimale, deve tener conto delle diverse fasi della vita, caratte-rizzate da esigenze nutrizionali, fisiologiche e comportamentali in evoluzione.

Qual è la corretta alimenta-zione nel bambino?Per definire la giusta nutrizione di un bambino bisogna con-siderare le diverse fasi di età: a un anno è in grado di rifiu-tare un alimento, di masticare e di digerire cibi di diversa consistenza; al termine del pri-mo anno di vita, fa già le sue prime esperienze sensoriali e gustative, assaggiando molti alimenti consumati dai genitori che rappresentano il suo mo-dello alimentare; a quest’età, quindi, il bambino può seguire una dieta libera e varia che comprende tutti i gruppi ali-mentari, adattandosi grada-tamente alla frequenza dei pasti dell’adulto. Succes-sivamente, all’età di 1-3 anni, il bambino può includere tutti gli ali-menti nella dieta e

apprendere il ritmo regolare dei pasti, acquisendo maggiori capacità di autoregolazione re-lative al senso di fame e sazietà. Dai 3 anni in poi, il bambino può assumere tutti gli alimenti tipici della dieta mediterra-nea, in quantità ot-timali affinché il fabbisogno energetico venga soddi-

sfatto con una corretta riparti-zione dei diversi nutrienti.

Varietà in tavola per soddi-sfare tutti i fabbisogni.

La quota proteica deve deri-vare principalmente da alimen-ti con proteine di alto valore biologico: carne bianca e rossa, pesce, uova, latte e derivati, che contengono tutti gli aminoacidi essenziali in rapporto equilibra-to tra loro. E’ possibile associa-re le proteine dei cereali con i

legumi per ottenere una mi-scela proteica completa ed

equilibrata di valore para-gonabile a quello fornito

dalle proteine ani-mali (pasta e fagioli, riso e piselli, pasta e lenticchie etc.). Per quanto riguarda i grassi, bisogna porre particola-re attenzione al loro aspetto qualitat ivo,

perché è i m p o r -tante as-sicurare un ade-

guato ap-porto di acidi gras-

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si essenziali necessari per lo sviluppo del sistema nervoso, dell’apparato visivo e per la prevenzione delle malattie car-diovascolari in età adulta: via libera a olio extravergine di oli-va come condimento a crudo e a pesce almeno 2-3 volte a settimana. Attenzione a car-ne rossa, affettati e cibi pronti che nascondono grassi cattivi che saziano, ma non nutrono. Gli zuccheri, infine, devono essere rappresentati

prevalentemente da carboidrati complessi (pasta, riso, orzo, farro, pane integrale) e da una minore quota di car-boidrati semplici (saccarosio, fruttosio, lattosio) che non do-vrebbe superare il 15%.Inoltre, l’assunzione di una adeguata quantità di fibra è importan-te per la prevenzione di di-verse patologie (diverticolosi, sindrome del colon irritabile, stipsi, intolleranze alimentari) e la sua quantità raccomandata in grammi è l’intervallo com-preso tra gli anni del bambino + 5 e gli anni del bambino + 10. Questa quantità può essere raggiunta inserendo nella dieta opportune quote di alimenti di

origine vegetale, come cerea-li integrali, legumi, verdura e frutta. Solo fornendo al bam-bino un’alimentazione varia, associando alimenti di origine vegetale con alimenti di origine animale, è possibile assicurare la copertura dei fabbisogni, in particolare di vitamine e sali minerali, fondamentali per la sua crescita.

Come comportarsi nella pratica quotidiana? La ripartizione del fabbiso-gno energetico giornaliero va suddivisa in 4 o 5 pasti, secondo le seguenti indi-cazioni:• la prima colazione deve fornire il 15-20% dell’apporto calorico

giornaliero; è il primo pasto del-

la giornata del bambi-

no, necessario dopo il digiuno notturno, e quin-di deve essere nutriente ed equ i l ib ra to. Sarebbe buo-

na abitudine che tutta la famiglia si riunisse a

tavola, consumando la prima colazione con calma in modo da dare l’esempio al bambino. Dopo l’anno di vita i bambini possono assumere latte vac-cino fresco con cereali senza zucchero (riso o avena), fette biscottate o pane integrale con marmellata o miele;• lo spuntino di metà matti-na deve fornire il 5% dell’ap-porto calorico giornaliero ed è il momento della giornata più adatto per la frutta fresca; sono da evitare merendine e snack in quanto ricchi di zuccheri sem-plici e grassi, che compromet-terebbero l’appetito del pranzo. La merenda pomeridiana de-

Bimbi a tavola: linee guida per una corretta educazione alimentare.

Ricetta:

petti di pollo con salsa di mele

(4 porzioni)

Sbucciare 5 mele, privarle di torsolo, ta-

gliarle a fettine e metterle in una casse-

ruola con poca acqua e cuocere a

fuoco bassissimo mesco-

lando spesso. Levarle

dal fuoco e passar-

le al passaverdura,

unendo 1 cucchiaio

di miele, la scorza

grattugiata di mezzo li-

mone, 1 pizzico di sale.

Dividere 2 petti di pol-

lo in 4 fettine, ungerle

leggermente di olio e

cuocere sulla piastra antiade-

rente. Salare e servire con la salsa

di mele calda.

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I SERVIZI

■ Diet-coaching■ Consigli alimentari per-

sonalizzati■ Consulenza alimentare

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■ Consigli alimentari per bambini e adolescenti

■ Consigli personalizzati sull’uso di integratori alimentari, preparati fi-toterapici e omeopatici

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news dalle aziende news dalle aziende■ SeLLA per iL SoCiALe13.02.2013: Il Laboratorio Sella sostiene l’importante progetto di MEDICI CON L’AFRICA CUAMM: “CON-TRIBUIRE AD UN PARTO SICURO NELL’OSPEDA-LE DI TOSAMAGANGA IN TANZANIA”.All’interno della campagna, “Prima le mamme e i bambi-ni”, per l’accesso al parto gratuito e sicuro in Africa, quest’anno Sella affianca l’Onlus Medici con l’Afri-ca CUAMM di Padova in questa nuova sfida. La repubblica Unita della Tanzania è nata nel 1964 dall’unione fra Tanganika (indipendente dal 1961) e Zanzibar (indipendente dal 1963). La popolazione, circa 40 milioni di persone, è composta da più di 130 gruppi etnici. Con un reddito nazionale lor-do pro-capite stimato di 503 $, la Tanzania è uno dei Paesi più

poveri al mondo. La struttura economica si basa in grandissi-ma parte sull’agricoltura.In ambito sanitario, la morta-lità materna, pur con una lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti, rimane molto alta (454 ogni 100,000 nati vivi). In particolare la prevalenza di HIV è del 5,8% ma presso Iringa raggiunge il tasso più alto a livello nazionale (15%).

Il progetto concentra le sue attività nel distretto di Iringa District Council, cui di solito ci si riferisce come Iringa Ru-ral, nella regione di Iringa, al centro del paese. Medici con l’Africa Cuamm sostiene da

oltre trent’anni l’ospedale di Tosamaganga, che è punto di riferimento per tutto il distret-to per l’erogazione di servizi materno/infantili in elezione ed in emergenza (parto con taglio cesareo in particolare). L’ospedale è diviso in 7 padi-glioni principali collegati da un porticato e ospita 5 reparti con una capienza di 200 letti. Il re-parto di maternità è di nuova costruzione (2011) con una ca-pienza di 40 letti per degenze, una sala parto con 3 letti, una area per la rianimazione del neonato, una sala operatoria per l’esecuzione dei tagli cesa-rei, una sala travaglio con 12 letti. Il Laboratorio Farmaceu-tico Sella è lieto di affiancare il Cuamm nel garantire le miglio-re cure ostetriche alle mamme e le migliori cure neonatali ai bambini nati nell’ospedale di Tosamaganga. Per ulteriori informazioni, ri-volgersi al sito del CUAMM, www.mediciconlafrica.org

■ Smagliature, cicatrici, in-vecchiamento cutaneo?in FArmACiA nUoVi “d er m o -tr At tA-menti repAir”.per UnA peLLe SAnA e BeLLA. nAtUrAL-mente.Le smagliature sono tra gli inestetismi più frequenti e ri-guardano prevalentemente le donne. Colpiscono le zone del corpo più esposte all’espansio-ne cutanea causata per esempio da aumenti di peso o gravidan-za. Le cicatrici sono le con-seguenze visibili di un trauma o di un intervento chirurgico. Eliminarle completamente non è possibile, ma certamente si possono rendere meno eviden-ti. L’invecchiamento della pelle è un fenomeno biolo-gico e, come tale, ineluttabile. Già al termine della crescita la

pelle comincia ad invecchiare! Da oggi possiamo fare molto per attenuare inestetismi come smagliature e cicatrici e rallen-tare gli effetti visibili dell’invec-chiamento grazie a Kute-Oil repair e Kute-Cream re-pair, due innovativi dermo-trattamenti multifunzionali sviluppati da HYNECOS RESEARCH, Divisione der-mocosmetica di Pool Pharma. La molteplicità di azioni svolte (tonificante, ri-compattante, elasticizzante, rigenerante, idratante, anti-age) ne fanno due trattamenti specifici per correggere inestetismi che coin-volgono con estrema frequenza viso, mani e corpo. La sapien-

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molto importanti vanno se-guite con scrupolo ed anche in presenza di effetti collate-rali fastidiosi.Nel caso di problemi gravi come una nausea incoerci-bile sarà necessario invita-re il paziente a richiedere al proprio medico od allo specialista un medicinale idoneo ad attenuare il sinto-mo senza interruzione della terapia.Per quanto riguarda invece i medicinali che vengono presi solo “occasionalmen-te” l’azione informativa del farmacista distingue tra far-maci che possono essere presi anche solo in occasio-ne di sintomatologie acute e farmaci che non possono mai essere interrotti bru-scamente; si tratta in parti-colare degli antiipertensivi, dei betabloccanti, di alcune preparazioni ormonali, de-gli antidiabetici e di altri farmaci ancora.Grazie alla consulenza pro-fessionale del farmacista il paziente riesce a seguire con maggiore puntualità e preci-sione le prescrizioni, magari con aggiustamenti od inte-

grazioni prescritte dal medi-co in base alle osservazioni riferite dal paziente stesso e scaturite durante il collo-quio con il farmacista.Nel caso di farmaci acqui-stati liberamente dal citta-dino, il ruolo del farmaci-sta è ancora più importante per verificare se il prodot-to scelto, magari sotto la spinta della pubblicità, sia compatibile con i farmaci già in uso.Capita sempre più spesso che i pazienti, soprattutto ma non solo anziani, assu-mano farmaci che rendono incompatibile l’utilizzo di molti farmaci “da banco”.Valga per tutti l’esempio degli antidolorifici con gli anticoagulanti.Dunque è assolutamente vero e provato che, con il consiglio accurato del far-macista in affiancamento a quello dei medici prescritto-ri, l’efficacia della terapia è assicurata e può raggiungere gli effetti migliori.

On. Dr. Luigi ZocchiPresidente Federfarma

Varese

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Ricordiamo a tutti i lettori che il programma Farmacia Fiducia in onda su RETE 55 si può rivedere sul sito:

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ve fornire il 10% delle calorie totali e può essere composta da latte con cereali o frullato di latte e frutta o yogurt;• il pranzo deve coprire il 40% dell’apporto calorico giornalie-ro, privilegiando l’assunzione di carboidrati abbinati a verdu-re fresche di stagione con una leggera componente proteica: legumi, pesce magro azzurro, carne bianca;• la cena deve soddisfare il 30% dell’apporto calorico gior-naliero, con l’assunzione preva-lentemente di alimenti proteici, come carne, pesce, affettati magri, uova, formaggi magri abbinati a verdura fresca e una piccola porzione di carboidrati complessi (pane o patate).E’ possibile introdurre con gradualità i piatti unici, tipo gnocchetti di semolino o gnoc-chetti di patate al ragù o le lasagne, che sono completi ed esaustivi della quota prevista per il pasto e vanno accom-pagnati solo da un contor-no di verdura di stagione. Per quanto riguarda i condimenti, utilizzare preferibilmente olio extravergine di oliva, preferi-bilmente a crudo, mentre sono da evitare soffritti, fritture e tutte quelle tecniche di cottura ricche di grassi. Dopo l’anno di vita si può incominciare a usare il sale con moderazione, preferibilmente iodato.Una buona dieta garantisce all’organismo di una persona giovane, dai 3 anni in poi, una crescita equilibrata e in salute: curare l'alimentazio-ne in questo periodo della vita è, infatti, fondamentale per evitare che sovrappeso e scorrette abitudini alimentari portino con sé problemi alla salute fisica e psicologica del bambino. E’ bello vedere un bambino educato, ma se è educato anche a livello ali-mentare, questo lo renderà un adulto felice.

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