PRIMA TAPPA: Vallere – Parco Colonnetti quartiere e i parchi.pdf · gli orti regolamentati del...

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PRIMA TAPPA: Vallere – Parco Colonnetti

L’ itinerario parte dal Parco delle Vallere, una volta zona agricola, ora area che comprende paesaggio coltivato e parco naturale. Più precisamente, il percorso ciclabile inizia dalla Cascina le Vallere, oggi sede del Parco fluviale del Po Torinese, per arrivare al Parco Colonnetti.L'istituzione del Parco fluviale del Po Torinese ad area protetta nasce dalla volontà di migliorare un ambiente afflitto dall'urbanizzazione selvaggia, dalla cementificazione delle sponde, dall'inquinamento idrico, dai dissesti legati alle attività estrattive.

Prendendo, in direzione sud, la passerella che sovrasta corso Trieste e scendendo dalla parte opposta, ci si trova nella zona al confine tra Torino e Moncalieri, in via Bosso, dove la pista ciclabile è, nel primo tratto, ben evidenziata dalla segnaletica stradale. Si prosegue lungo il Sangone fino all' incrocio con Corso Roma. La pista procede ancora lungo strada Ponchielli fino allo stretto tunnel che passa sotto la ferrovia. Da questo punto, lasciandosi alle spalle le strade cittadine, inizia il viale che costeggia a sinistra il Sangone ed a destra le basse abitazioni con piccoli orti ben curati. Man mano che ci si allontana dalla strada, la vegetazione che fa da cornice al fiume diventa sempre più fitta, tanto da impedire, in alcuni punti, la vista del corso d’acqua, mentre il viale continua alternando lievi salite ad impercettibili discese. Pochi momenti per essere cullati dal solo suono del fiume, prima di avvicinarsi nuovamente al rumore delle macchine che corrono lungo Via Artom e lasciare il viale. Si percorre per pochi metri la strada, superando il centro sportivo “Le Cupole” e la rotatoria, giungendo, dalle parte opposta all’ingresso del Parco Colonnetti.Il parco pubblico Colonnetti è una vasta area verde e notevole risorsa per gli abitanti della zona, anche se non sono mancate situazioni di degrado e tentativi di speculazione a suo danno. Negli anni è stato oggetto di interventi volti a stimolare la fruizione dei cittadini, tra cui quelli messi in atto alla fine degli anni 70 in occasione dell’Anno Internazionale del Fanciullo con la realizzazione di campi gioco sperimentali e attrezzature ludiche (un labirinto, una pista per macchine in miniatura, ecc.).

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SECONDA TAPPA: Parco Colonnetti – Mausoleo Bela Rosin

L’itinerario inizia seguendo la pista ciclabile parallela a Strada Castello di Mirafiori. Dopo circa 100 metri, si svolta a destra in un lungo viale, dove si incontra il “Geiser”, getto d’acqua simbolo del parco stesso e, poco più avanti, sempre a destra, una vera e propria cittadella per i bambini, un’area giochi costruita quasi interamente in legno. Andando verso l’interno, si trovano circa trenta pannelli didattici sulla flora e sulla fauna presenti. Il percorso segue il lungo rettilineo che attraversa il parco; questa area rappresenta la memoria storica del Colonnetti, un tempo terreno utilizzato per la coltivazione. Al termine del rettilineo, si giunge in Via Panetti dove, sulla destra, vi è la Casa nel Parco, sede della Fondazione Mirafiori.

La passeggiata continua, in direzione opposta, verso l’Istituto Galileo Ferraris, dove più fitta si fa la vegetazione, esaltando la ricchezza naturalistica del parco e si prosegue nuovamente verso Strada Castello di Mirafiori. Sono qui presenti anche 13 punti di sosta che costituiscono il percorso ginnico, con cartelli e attrezzature per gli esercizi.Oltrepassando la via, si arriva al Mausoleo Bela Rosin, tempio funerario dalle forme eleganti e neoclassiche costruito nel 1886 che riprende, in scala ridotta, il Pantheon romano, omaggio a Rosa Vercellana moglie morganatica del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II. Il piccolo Pantheon si trova in un parco di circa 30.000 mq circondato da un muro; entrandovi attraverso un cancello di ferro battuto con le insegne dei Conti di Mirafiori sulla sommità, un viale di alberi conduce al mausoleo di stile rigorosamente classico. Il monumento è a pianta circolare di circa 16 metri di diametro ed è alto altrettanto, compresa la grande croce latina che lo sormonta sopra la cupola lastricata di rame. Una scalinata di cinque gradini introduce all'androne, adorno di 16 colonne alte 5 metri. Otto di esse compongono il colonnato della facciata , mentre le rimanenti, disposte su due file retrostanti, formano tre corte navate, due delle quali terminano in due nicchie in eterna attesa di statue, forse di Rosina e di Vittorio. Nel fine settimana, la grande cancellata viene aperta per accogliere i visitatori che, superando l’ampio piazzale antistante, giungono all’ edificio. Alle spalle del Mausoleo si trovano, a sinistra, il complesso sportivo e, a destra, molto vicino al corso d’acqua, gli orti regolamentati del Comune di Torino.

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TERZA TAPPA: Mausoleo Bela Rosin – Parco Piemonte

Partendo dal Mausoleo della Bela Rosin, si prosegue seguendo strada Castello di Mirafiori, andando verso C.so Unione Sovietica. La pista ciclabile su questo tratto non è presente e, quindi, bisogna seguire il bordo strada. Si arriva così fino alla chiesa di San Barnaba e alla Borgata Mirafiori, borgo nato con la costruzione del Castello di Miraflores nel 1600, sviluppatosi enormemente solo nel XIX secolo in coincidenza con l'accesso all' istruzione. Nel 1849, infatti, aprì la prima scuola pubblica di Mirafiori. Dal lato destro della Chiesa parte un sentiero sterrato, che porta nel Parco Piemonte. Sul lato destro si possono ammirare i campi coltivati, dove sono evidenti ancora le gore per irrigare i campi.

Scendiamo verso il torrente e incontriamo un anfiteatro naturale e una zona ad orti. Superiamo la “Cascina Parco Piemonte”, attualmente occupata da un pastore con una cinquantina di pecore. Proseguiamo sul sentiero, si intravede il torrente Sangone, ma in questa zona è irraggiungibile per la troppa vegetazione e gli orti nella prossimità dell' alveo. Risaliamo, un elegante divano di pelle bianca ci invita ad una pausa, riprendiamo il cammino verso C.so Unione Sovietica e usciamo dal Parco Piemonte in prossimità del campo Sinti.

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QUARTA TAPPA: Strada del Drosso – Orti urbani

Nell’area più periferica di Mirafiori, a pochi passi dalla tangenziale, là dove ci si allontana progressivamente dalla città, si estende la zona degli orti urbani, piccole ma numerose e importantissime realtà, che costituiscono dei polmoni verdi per le metropoli industrializzate, educano a pratiche ambientali sostenibili, rispondono all'esigenza di "fare comunità" e offrono un'alternativa alle categorie sociali emarginate dalla società moderna. Guardando il paesaggio circostante, l’impressione è quella di trovarsi in un paese di campagna, non fosse per gli alti palazzi tipici del quartiere che ci ricordano quanto l’abitato sia vicino.

Partendo da Strada del Drosso 99 (dove si trova il distributore di benzina), ci si inoltra in una strada sterrata che, nel primo tratto, è affiancata da un campo coltivato e da un magazzino, per poi incontrare i primi orti, ciascuno ben delimitato da ogni tipo di rete, tavole di legno, lastre metalliche, siepe. Procedendo in direzione del Sangone, si incontra la Fabbrica dell’Alenia e lo scenario bucolico lascia spazio ai tubi metallici che corrono lungo il perimetro della parete a strapiombo, modellata sul corso del fiume. Si giunge così ad una cascata artificiale dove l’acqua, proveniente dalle lavorazioni industriali, si unisce al naturale scorrere del fiume, mentre il rumore di sottofondo della vicina tangenziale è chiaramente percepibile. Da qui, vicino ai tralicci, vi è un passaggio che, tramite una serie di piccoli e stretti gradini improvvisati, discende nel solco tracciato dalla millenaria azione erosiva del Sangone, per arrivare al fondo della discesa, dove un pezzo di terrazzo alluvionale si è staccato dalla parete, creando una sorta di isola. Si torna indietro, attraverso un altro viale, per ammirare altri orti e trovare, un po’ a sorpresa, poco prima di raggiungere la strada, un vero e proprio chalet di montagna, dotato di ogni comfort, abitato da una famiglia Rom. L’effetto è visivamente in contrasto con il resto del paesaggio, ma contribuisce a caratterizzare maggiormente l’area.