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per una
STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE PER L'APPENNINO REGGIANO. CONSIDERAZIONI PRELIMINARI, ANALISI SWOT, DIAGNOSI SOCIO ECONOMICA FOCUS GROUP DI APPROFONDIMENTO
APPENNINO REGGIANO
Ottobre 2015
Unione Montana Appennino Reggiano
Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
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PER UNA STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE DELL’APPENNINO REGGIANO ENTRO LA STRATEGIA
NAZIONALE PER LE AREE INTERNE
A‐ CONSIDERAZIONI PRELIMINARI‐ SOMMARIO:
1. I caratteri distintivi del sistema locale pag. 5
2. le criticità e le minacce pag. 9
3. La strategia di sviluppo pag. 12
4. I servizi di cittadinanza pag. 17
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LINEAMENTI DI UNA STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE PER L’APPENNINO REGGIANO
1. I caratteri distintivi del sistema locale
La montagna reggiana che l’espressione istituzionale dell’Unione Montana interpreta e
rappresenta con ampia significatività, è un sistema territoriale articolato e complesso di grande
estensione territoriale e con una forte impronta di ruralità.
Una impronta rurale evidenziata innanzitutto dalla contenuta densità insediativa (45,9 ab/kmq al
2015) che trova la sua ragion d’essere in una pervasiva estensione della antropizzazione che ha la
sua matrice storica nella conduzione agricola dei suoli. Al primo censimento dell’Agricoltura, nel
1961, erano infatti riconducibili alla conduzione da parte di aziende agricole – e agroforestali – ben
885 Kmq dei 969 Kmq della complessiva estensione della superficie territoriale, il 91% del totale.
Il sistema territoriale della montagna reggiana si presenta relativamente autocentrato ed
autocontenuto, tanto più se lo si confronta con altri territori della montagna emiliana e romagnola.
Si deve considerare al riguardo che ancora al 2011, l’87% dei flussi pendolari per motivi di lavoro
generati dal sistema locale di Castelnovo né Monti, in larga misura sovrapposto e coincidente con il
territorio dell’Unione, si dirigevano verso destinazioni interne al sistema locale.
La storia del ‘900 ha stratificato nel territorio della montagna reggiana una struttura economica e
sociale di una certa consistenza e spessore (ancorché di grande fragilità) e ha generato limitate ‐
ma riconoscibili ‐ opportunità di sviluppo che hanno innalzato il livello di benessere di una
popolazione pure oggi più ridotta rispetto alla propria massima consistenza. Per la maggior parte
dei comuni il momento di massimo popolamento storico è infatti rappresentato dal censimento del
1931 quando la popolazione del comprensorio montano era di 68.611 unità rispetto alle attuali
44.479
Una tenuta demografica ritrovata, nel volgere del nuovo secolo, ma che permane fragile (fragilità
che si è manifestata con tutta evidenza più recentemente, nel 2014 e nel 2015, quando il saldo
dell’evoluzione demografica di tutti i comuni è tornato ad assumere il segno negativo) e minacciata
da processi di invecchiamento di grande intensità, tanto che nell’ultimo decennio una dinamica
demografica generalmente positiva è stata sorretta soltanto da correnti immigratorie di
popolazione straniera, che hanno ridotto il rilievo dei flussi migratori in uscita e compensato un
saldo naturale permanentemente in deficit.
L’emigrazione ha peraltro caratterizzato endemicamente l’economia montana, prima nelle forme
della migrazione stagionale di quote significative della popolazione attiva, nella lunga durata della
storia moderna, e poi invece in quelle di un distacco definitivo, con il trasferimento degli interi
nuclei familiari a seguito della “grande rottura” dei precari equilibri delle economie di antico
regime, determinata dall’accelerato processo di modernizzazione della crescita industriale
dell’immediato secondo dopoguerra.
Nella sua evoluzione “moderna” la base primaria del sistema economico locale si è rafforzata,
consolidando una economia zootecnica lattiero casearia centrata sulla presenza di imprese
famigliari e costruita attorno al prodotto simbolo del parmigiano reggiano. Una economia basata
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sulla diffusa infrastrutturazione produttiva (e sociale) rappresentata dai caseifici di prevalente
matrice cooperativa. Su questa base primaria si è venuta strutturando anche una economia
industriale di una qualche consistenza e rilievo.
Un economia industriale che ha conosciuto episodi di proto‐industrializzazione anche importanti
(l’insediamento della industria elettrica nell’Alta valle dell’Ozzola a inizio novecento, e quello,
ancora precedente della fonderia Capanni a Castelnovo né Monti) e un più diffuso sviluppo di
attività agro‐alimentari di chiara matrice rurale.
Più recentemente il processo di industrializzazione ha registrato, con una certa ampiezza, la
diffusione montana di un tessuto manifatturiero in varia misura integrato e connesso ad quel
sistema industriale di rilievo internazionale il cui emergere e consolidarsi ha contraddistinto la
pianura centrale emiliana negli ultimi decenni del XX secolo, segnalando anche in territorio
montano la presenza di imprese di eccellenza anche in settori di media‐ alta tecnologia.
L’investimento privato nelle attività produttive (sostenuto da politiche pubbliche di diversa
efficacia) si è integrato con una azione pubblica fortemente orientata a consolidare il presidio dei
servizi (di base ma anche di livello intermedio) che ha i suoi riferimenti fondamentali nel presidio
ospedaliero e nel polo scolastico di Castelnovo né Monti.
Tenuta della base agricola, presenza manifatturiera e dotazione di servizi hanno consentito di
interrompere la brusca caduta demografica conosciuta nei primi decenni del secondo dopoguerra e
si sono incontrate con le tendenze globali che al volgere del nuovo secolo hanno segnato la ripresa
di flussi migratori di lungo raggio, dal sud e dall’est del mondo interessando per la prima volta il
nostro Paese come luogo di destinazione.
Una ripresa che ha interessato anche le aree montane del centro nord e, con particolare intensità,
la montagna emiliana dove ha offerto con la sua più giovane struttura per età anche qualche
sostegno al sistema dei servizi di base, quelli scolastici in particolare.
L’attuale equilibrio, per quanto difficile e precario, tra presenza di un tessuto economico di una
qualche consistenza e una offerta di servizi di cittadinanza non penalizzante, ha consentito di
generare buoni livelli di residenzialità del sistema territoriale, quanto meno nella sua fascia di
media montagna, mentre decisamente in crisi è entrata la fascia di crinale e singolari enclaves di
grande fragilità sono presenti nella fascia collinare, particolarmente segnata da processi di
instabilità e dissesto idrogeologico.
Una tenuta complessiva che ha però modificato l’impronta insediativa, passata da una marcata
diffusione territoriale (gli oltre 1000 borghi censiti ancora al 1951) ad un assetto più fortemente
centrato sul capoluogo montano.
La buona residenzialità si traduce in ruoli commerciali e funzioni di servizio importanti del
capoluogo Castelnovese che risultano però ancora del tutto orientati al bacino dei consumi interni,
senza che il processo di terziarizzazione che ne consegue abbia ancora assunto i tratti di una
moderna “economia della conoscenza” e un corrispondente profilo di internazionalizzazione.
Un processo di terziarizzazione che propone, proprio per questa sua immaturità, la minacciosa
prospettiva di un crescente disallineamento tra le aspettative di una popolazione giovanile
fortemente scolarizzata ed immersa nei circuiti di relazioni immateriali (ma forse meno propensa
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delle generazioni precedenti ad assumere profili di maggiore rischio) e l’offerta di un sistema
produttivo locale ancorato alle tradizioni.
L’elemento di maggiore innovazione in questo potenziale profilo di innovazione terziaria
dell’economia locale è rappresentato dall’ingresso in scena, abbastanza recente, del Parco
Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano.
L’ingresso del Parco Nazionale propone “strutturalmente” l’opportunità di collocare l’offerta di
servizi ambientali della montagna in un mercato di dimensioni mondiali; opportunità che si è già
concretamente tradotta in azioni di promozione di grande interesse culminate nel recentissimo
successo della candidatura al programma Man And Biosphere (MAB) dell’UNESCO di un vasto
territorio montano e collinare che interessa l’intero territorio dell’Unione e che nel Parco ha il suo
epicentro.
L’opportunità di riconfigurare il target dell’offerta turistica dell’appennino reggiano è tanto più
rilevante se si considera che le esperienze del turismo invernale non hanno qui mai superato la
soglia dell’episodicità e che le singole stazioni che hanno ospitato questa offerta sono oggi strette
tra il cambiamento climatico in corso e i mutati orientamenti della domanda, facendo registrare
evidenti segnali di maturità quando non di declino.
La più diffusa tradizione di un climatismo montano nella stagione estiva, in larga misura legata alle
vacanze di popolazione di origine montanara o comunque generata da provenienze di corto raggio
ha, come quella invernale, l’esigenza evidente di ricollocarsi entro una nuova strategia che ne
possa apprezzare il patrimonio ricettivo (da riqualificare) ed imprenditoriale, riproponendone una
diversa funzione e caratterizzazione, da ricercare assieme ad altri frammenti di economia turistica
più moderni e più allineati ai nuovi orientamenti della domanda.
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2. le criticità e le minacce
La lunga recessione che il Paese ha conosciuto nel volgere del primo decennio del nuovo secolo e
che solo ora sembra prospettare una inversione di tendenza, ha trasmesso al sistema economico e
territoriale della montagna reggiana sollecitazioni particolarmente critiche che incidono sulla sua
base produttiva primaria e su quella manifatturiera.
Sollecitazioni che propongono seri rischi di decostruzione della economia locale e che potrebbero
incidere pesantemente sulla tenuta della sua base demografica e su quella del sistema di servizi
che ad questa si appoggia, aprendo così una spirale involutiva che, nelle sue manifestazioni
progressive, potrebbe rivelarsi difficilmente contrastabile dalle politiche pubbliche.
Se in termini occupazionali il peso maggiore della crisi sembrerebbe essere sostenuto dal comparto
industriale, il fenomeno forse più emblematico è quello rappresentato dalla crisi che sta
attraversando la filiera del parmigiano reggiano.
La pesante fase ciclica congiunturale che deprime oggi i prezzi del prodotto, non solo si presenta
con maggiore intensità per territori come quello montano che scontano strutturalmente costi di
produzione più elevati ma si associa all’emergere di criticità strutturali che sono intervenute nella
funzione di produzione del comparto, investendo tanto le aziende zootecniche famigliari come le
strutture cooperative di trasformazione.
In entrambi i segmenti della filiera, quello della produzione primaria e quello della trasformazione,
si è venuta determinando una maggiore dipendenza dall’esterno (dalle aree di pianura e,
soprattutto, da transazioni di mercato invece che dall’approvvigionamento interno al ciclo di
produzione) nella acquisizione di materie prime (fieno per le aziende agricole, latte per i caseifici),
cosa che, assieme agli investimenti sostenuti per allargare la scala di produzione, ha favorito un
progressivo appesantimento della gestione finanziaria delle imprese famigliari e cooperative.
Una maggiore onerosità finanziaria che non solo non ha consentito di superare o di ridurre il
tradizionale lag temporale dei 24 mesi (almeno) della stagionatura che separa i produttori dal
mercato del consumo finale ma che, al contrario, ha visto addirittura anticipare della cessione del
prodotto agli intermediari commerciali allo stesso momento del conferimento di latte in caseificio.
La grave situazione che segna oggi il panorama di aziende della filiera del parmigiano reggiano,
esposte sul fronte degli investimenti e indebolite nei rapporti con il mercato, pone serie
preoccupazioni su una possibile implosione del sistema che, a giudizio di tutti gli osservatori,
avrebbe un effetto insostenibile sulla tenuta della economia locale e anche sulla struttura della
società rurale che rischierebbe di veder scomparire quella azienda zootecnica contadina che
rappresenta oggi uno dei più forti caratteri distintivi del sistema territoriale della montagna
reggiana.
E insieme correrebbe il rischio di far venir meno quel fortissimo riferimento simbolico che il
parmigiano reggiano rappresenta; un asset immateriale fondamentale per “vendere”, assieme ad
esso, l’immagine di un intero territorio e dei suoi servizi (di ospitalità e accoglienza, ma anche in
termini ancora più generali e “sofisticati” di fruizione ambientale e culturale) nei più estesi bacini di
domanda turistica cui si affida la principale chanche di integrare e sostituire, in prospettiva, una
quota rilevante della produzione di reddito.
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Analogamente, preoccupazioni di una certa consistenza emergono riguardo alla tenuta e al profilo
di competitività delle diverse filiere manifatturiere presenti nei territori montani. Filiere e settori
strettamente condizionate nella propria evoluzione e nel proprio successo dal rapporto con il più
esteso complesso manifatturiero dell’Emilia centrale.
Un sistema industriale strutturato, che ha trovato le ragioni del suo successo nella seconda metà
del XX secolo, proprio nelle profonde relazioni di natura distrettuale che, provenendo dai più estesi
insediamenti produttivi della pianura, ma trovando anche in montagna riferimenti ed energie
imprenditoriali di interesse, hanno investito in misura importante il territorio montano.
Sono proprio le relazioni distrettuali ad essere oggi messe in discussione dai processi di
riorganizzazione del sistema produttivo per venire riconfigurate nella evoluzione di catene globali
di sub fornitura di cui le imprese emiliane sono a volte segmento specializzato e talaltra – le
multinazionali tascabili – veri e propri hub dei processi di internazionalizzazione.
Processi che, inevitabilmente, riducono i legami (e i vantaggi competitivi) della prossimità
territoriale e pongono particolari preoccupazioni per la tenuta dell’apparato manifatturiero della
montagna e per la sua occupazione.
Sono preoccupazioni da affrontare con una visione non difensiva dello sviluppo, capace di mettere
in rilievo i fattori specifici che il territorio di montagna può far valere in una economia
manifatturiera “leggera” che incorpora contenuti tecnologici e conoscenza incorporata nel capitale
umano, quando è in grado di esprimere una convincente capacità di tenuta e di attrattività nei
confronti dei propri (e altrui) giovani che quel capitale di conoscenza e di intrapresa posseggono.
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3. La Strategia di Sviluppo Locale
Nel disegnare una prospettiva di ampio respiro, anche temporale oltre che tematico, l’esigenza di
aumentare il valore aggiunto della filiera zootecnico casearia del Parmigiano Reggiano, si propone
come obiettivo cruciale di una strategia di sviluppo locale della montagna reggiana che sappia
andare oltre i confini nazionali.
Una strategia che è si di internazionalizzazione ma che vuole tenere ben salde nella terra le sue
radici economiche e sociali, per realizzare quella che potrebbe richiamare una “terziarizzazione
senza fratture”, usando il calco di una felice definizione del processo di industrializzazione diffusa,
che le regioni del Nord‐Est‐Centro hanno conosciuto nell’ultimo quarto del XX secolo.
Lo sviluppo di questa strategia richiede innanzitutto un forte sostegno alla innovazione delle forme
di commercializzazione del prodotto che abbia la finalità di incrementare significativamente la
quota affidata a canali di vendita diretta che possono collegare la filiera locale ai consumatori finali.
In primo piano quelli legati ad un rafforzamento della offerta nei punti vendita aziendali dei
caseifici, da connettere ed integrare entro un vero e proprio circuito di fruizione turistica anche
attraverso un necessario restyling dei luoghi e delle strutture che ne aumenti la riconoscibilità e la
gradevolezza.
Caseifici da intendere (e da attrezzare) per questo come “cantieri evento” della produzione
casearia, luoghi di comunicazione della tradizione di una “ruralità istruita” che sa trasmettere valori
ed emozioni profonde alla società globalizzata del XXI secolo.
Il circuito turistico della “Montagna del Latte” configura un prodotto (e una destinazione) turistica
che fa della cultura rurale (materiale e immateriale) il suo tema interpretativo e lo propone
“autorevolmente” alla attenzione di una estesa platea internazionale. E si propone così di cogliere
con efficacia l’opportunità straordinaria che il riconoscimento MAB UNESCO propone oggi per il
territorio.
Si tratta per questo di costruire un pacchetto integrato di servizi offerti alla fruizione, identificando
e sviluppando con cura minuziosa il complesso di conoscenze e di valori comunicabili attraverso
l’esperienza di fruizione turistica di una meta rurale che può proporsi a pieno titolo con i caratteri
dell’eccellenza.
La sfida è anche quella di superare la difficoltà che tradizionalmente hanno impedito alle aziende
zootecniche orientate al mercato e strette da una marcata pressione competitiva di sviluppare una
offerta integrata di ospitalità: ma l’esperienza dei masi alto atesini è lì a dimostrare che la sfida
dell’ospitalità rurale in un contesto di buona produttività agricola può essere affrontata con
successo. Tanto più con successo se si sapranno trovare le soluzioni organizzative più idonee (e
forse anche un po’ più sofisticate) per integrare la fruibilità turistica di stalle e caseifici con un
ospitalità rurale che sta (anche) altrove, che sappia coinvolgere i borghi in cui le strutture
produttive sono collocate, stimolando il moltiplicarsi delle esperienze di albergo diffuso e di
turismo di comunità.
La realizzazione di un circuito di fruizione turistica imperniato sulla rete dei caseifici e sulla filiera
del Parmigiano Reggiano è una linea di azione che può assolvere anche per questo ad un ruolo
emblematico nella comunicazione della intera strategia di sviluppo locale. Un territorio che cerca i
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suoi elementi naturali e li propone in vario modo sapendo che la presenza dell'uomo e la sua storia
rende magico ogni itinerario, ogni scoperta: dall'ultima radura, all'ultimo borgo, all'ultima
sorgente, ....
Per altro verso, entro una rinnovata strategia di commercializzazione non debbono essere posti in
secondo piano i canali di vendita diretta legati alla diffusione dell’e‐commerce; canali da
organizzare e strutturare integrando, migliorando e (talvolta) realizzando ex novo piattaforme
telematiche affidabili e accattivanti ma anche supporti logistici adeguati.
Una “rivoluzione” della commercializzazione che richiede e presuppone azioni sulla
caratterizzazione del prodotto: con l’utilizzazione del marchio “di montagna” ma valorizzando
anche la dimensione “di marca”, portando in evidenza e in valore i caratteri distintivi di ciascun
caseificio nel suo rapporto con il territorio, il modo di produzione: il biologico in primo luogo.
Una rivoluzione che richiede nuovi approcci formativi rivolti agli operatori della filiera per
sviluppare competenze e sensibilità sin qui rimaste in ombra e che propone l’esigenza di azioni
collettive per incidere sugli approcci e i comportamenti consolidati, nel pubblico come nel privato.
In questa prospettiva, il prolungamento della filiera zootecnico‐casearia in una più estesa e
sofisticata rete di servizi rurali per l’alimentazione, l’ospitalità, la fruizione culturale si propone
come drive trasversale di un più esteso processo di innovazione della economia della montagna
reggiana che incorpora nella produzione di beni e servizi tradizionali una forte domanda di
innovazione tecnologica.
Una domanda da rivolgere innanzitutto ad un tessuto di start up innovative che abbiano come
protagoniste la popolazione giovanile della montagna; una popolazione giovanile fortemente
scolarizzata, che questa sfida potrebbe raccogliere con entusiasmo per sviluppare con successo il
tema di riabitare il territorio dei padri (magari con nuovi ospiti…).
Portare in primo piano il tema di una “innovazione radicata” è il modo per cogliere appieno la
portata della sollecitazione che la strategia europea “per uno sviluppo intelligente, sostenibile ed
inclusivo” disegnata dal Quadro Strategico Comune e ripresa dall’Accordo di Partenariato ha voluto
sottolineare con grande decisione ponendo, non casualmente, l’Obiettivo Tematico “OT1 ‐ Ricerca
e innovazione”, come primo degli undici obiettivi tematici cui si informa la programmazione
europea di qui al 2020.
Una innovazione che, in questo territorio, potrà manifestare la sua efficacia e la sua consistenza
non semplicemente per il numero di nuove imprese giovanili e femminili, di start up innovative, di
spin off tecnologici, di App originali che queste sapranno sviluppare.
Una innovazione che sarà tanto più efficace quanto maggiore sarà la capacità di trascinamento che
le start up potranno avere nei confronti del tessuto economico ed imprenditoriale esistente, nel
ridefinire il profilo delle competenze distintive presenti nelle filiere tradizionali e della loro capacità
di affrontare le nuove sollecitazioni e le nuove sfide di un mercato più aperto e internazionalizzato
e per questo più competitivo.
Una innovazione da intendere tanto nella sua dimensione più strettamente tecnologica che in
quella di innovazione sociale, espressione di nuove e migliori competenze e soluzioni organizzative
ma anche di valori comunitari ritrovati e reinterpretati.
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Valori capaci di rappresentare il veicolo di approcci inclusivi, tanto più necessari laddove i vincoli e
le difficoltà ambientali sono più forti e più evidente è la necessità di mettere in gioco davvero tutte
le risorse.
L’esperienza delle “cooperative di comunità” di cui proprio questo nostro territorio della montagna
reggiana è stato fertile luogo di incubazione, segna in questa direzione una esperienza ed una
risorsa di sicuro interesse proponendo percorsi del tutto originali nella integrazione tra attività
produttive e offerta di servizi, tra orientamento al mercato e capacità di intessere e conservare
relazioni “non economiche”.
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Al tempo stesso, “risalendo la filiera”, una azione di promozione commerciale del Parmigiano
Reggiano di montagna, a partire dai caratteri distintivi della sua qualità alimentare e dal valore
culturale emblematico della sua immagine, propone significative implicazioni in termini di
valorizzazione del rapporto tra il prodotto e il territorio che lo genera.
Una relazione, quella tra qualità del prodotto agro‐alimentare e qualità del territorio rurale che ne
ospita la produzione, già ampiamente sperimentata dai più qualificati luoghi di produzione
vitivinicola: la vicenda che ha portato alcuni di questi territori (le Langhe innanzitutto) ad assumere
il riconoscimento UNESCO, iscrivendoli nella lista del “Patrimonio dell’Umanità”, dimostra con
ampiezza di argomenti la portata e il valore di questa prospettiva.
Per la “Montagna del Latte”, il rapporto con il territorio si nutre del rapporto tra l’alimentazione del
bestiame e il foraggio di montagna, con l’opportunità di recuperare alle utilizzazioni foraggere
lembi di territorio agricolo abbandonati e inutilizzati, contribuendo alla così tanto necessaria azione
di manutenzione territoriale ai fini della sicurezza e rafforzando al tempo stesso il legame tra la
produzione agro‐zootecnica, la cura del suo paesaggio e la domanda di fruizione rurale.
Da ultimo va considerato in questa prospettiva anche il valore culturale e comunicativo, forse non
trascurabile, che un progetto per la “Montagna del Latte” potrebbe ritrarre riproponendo e
rilanciando la visione e il messaggio che, ormai un terzo di secolo fa, il Progetto Appennino della
Regione Emilia Romagna aveva provato a lanciare al Paese, proponendo una strategia di sviluppo
radicata nelle vocazioni del territorio e proiettata nell’orizzonte della sostenibilità.
Una azione di innovazione che le politiche pubbliche devono sostenere in modo convinto e
determinato nella loro diversa articolazione tematica e strumentale, costruendo per questo un
sistema di governance con una forte impronta partecipativa che, assieme alle istituzioni
rappresentative, porti in evidenza (e chiami ad assumere ruoli di responsabilità) gli innovatori e i
leader naturali del tessuto imprenditoriale e del sistema di servizi civili presenti nel sistema locale.
Una azione di innovazione territoriale che ha un grande rilievo anche per le conseguenze che può
avere sul livello di manutenzione territoriale assicurata da un presidio umano concretamente
operante che può e deve riportare la popolazione rurale a gestire un territorio che deve essere
conservato e curato per poter essere conosciuto e fruito in termini di sicurezza.
Un territorio, quello della montagna reggiana, che è stato abbandonato nell’ultimo mezzo secolo
per il ….% della sua estensione (la media regionale della montagna è del ….% e quella nazionale del
….) può trovare nella ritrovata affermazione della sua immagine rurale le condizioni migliori per
partecipare al riconoscimento di quei servizi ecosistemici che, da tempo immemore, la sua cura ha
esercitato nei confronti dei territori di pianura.
Dovrà per questo affermarsi una nuova sensibilità sociale e, un nuovo contesto istituzionale
cosicché dei servizi ecosistemici (che attengono alla sicurezza, alla fruizione, al benessere sociale e
spirituale) vengano riconosciuti effettivi pagamenti, alimentando un circuito di occasioni di lavoro
per la società rurale della montagna, espressione in della tradizione (le imprese agricole famigliari)
e della innovazione (le cooperative di comunità, l’impresa sociale).
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4. I servizi di Cittadinanza
Nel traguardare la prospettiva di una strategia di sviluppo robusta e convincente, aperta alla
innovazione e solidamente fondata sulle capacità distintive che connotano la sua tradizione e che
contraddistinguono il suo capitale umano, l’attenzione dell’Unione Montana e di tutta la comunità
locale deve restare fortemente ancorata all’esigenza di garantire la permanenza nella montagna
reggiana del sistema dei servizi e a migliorare l’efficacia e la qualità delle prestazioni erogate.
Un tessuto di servizi alla persona che è già oggi presente in forma significativa, e che deve essere
sostenuto e innovato per rendere pienamente sostenibile la scelta di una residenzialità montana
da confermare per la popolazione già oggi presente nel territorio montano (in particolare per le
nuove generazioni che ne dovranno sostenere il naturale ricambio nel tempo) e da promuovere
per rendere attrattivo questo territorio nei confronti di nuovi soggetti che lo eleggano come
proprio riferimento, apprezzando i suoi caratteri di vivibilità quotidiana, non meno che per la
capacità di offrire opportunità di lavoro e di reddito.
Per trattenere in modo efficace la popolazione montanara (che si rinnova) si richiede innanzitutto
di intercettarne e servirne le esigenze nei momenti più delicati del suo ciclo di vita: quello della
nascita entro un contesto di sicurezza e di riconoscimento identitario, quello dell’accesso al
percorso scolare dei bambini del ciclo primario (critico per le decisioni localizzative delle loro
famiglie) e quello della strutturazione del percorso curricolare dei giovani nel ciclo secondario
superiore (critico per le loro attese di realizzazione personale e sociale).
Tema centrale per la montagna reggiana è in particolare quello del consolidamento e del
rafforzamento del presidio ospedaliero di Castelnovo né Monti entro una logica di integrazione con
il sistema sanitario della intera ASL che valorizzi le potenzialità (e le esperienze già oggi presenti per
esempio sul versante della cardiologia) anche per esercitare una funzione attrattiva nei confronti di
un territorio più esteso.
Naturalmente operando entro una strategia che punti su domiciliarità e promozione della salute
per valorizzare in modo ancor più rilevante le risorse ambientali che il territorio montano è in
grado di mettere in campo.
All’ordine del giorno, sul fronte delle politiche sanitarie, c’è oggi per la montagna reggiana il tema
del mantenimento del punto nascita; un presidio e un servizio da garantire in termini di efficacia e
sicurezza entro il quadro della razionalizzazione della spesa, avendo riguardo in particolare
all’esigenza di dispiegare soluzioni organizzative che rendano effettivamente compatibili la
presenza di equipes professionali efficacemente in trainig e il presidio territoriale per una attività
ad altissima valenza simbolica oltre che funzionale.
L’occasione della Strategia Nazionale per le Aree Interne si presenta sotto questo profilo come una
evidente opportunità per la sperimentazione di soluzioni efficaci e anche per la ricerca delle risorse
che servano a sostenerle, quando si sia dimostrata la loro convenienza in termini di benefici sociali.
Ma, come già si è detto, il fronte dei servizi di cittadinanza e della loro qualità è rilevante anche sul
fronte della formazione. Innanzitutto è in gioco la capacità di fronteggiare positivamente una
evoluzione rilevante e incessante degli skills professionali richiesta dalla evoluzione del mercato del
lavoro con percorsi di sviluppo delle capacità cognitive e culturali dei giovani e dei lavoratori che ne
consentano l’aggiornamento frequente senza esserne spiazzati.
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La Strategia Nazionale per le aree interne mette in gioco opportunità importanti, strumenti e
risorse per intervenire sulla qualità dell’offerta formativa con il rafforzamento delle dotazioni di
risorse umane, con la sperimentazione di soluzioni organizzative innovative, con la ricerca di una
governance allargata del sistema formativo, mettendo in gioco non solo le risorse della legge di
stabilità ma anche quelle della “Buona scuola” e quelle del Programma Operativo Nazionale
Istruzione.
Terzo fronte dei servizi di cittadinanza è quello della mobilità che deve misurarsi con la
penalizzazione strutturale forse più rilevante per le aree interne che è quella rappresentata dalla
diffusione degli insediamenti e dalla bassa densità per ricercare soluzioni appropriate e sostenibili;
tema che si intreccia a quelli della formazione, per il rilievo dominante che la componente
scolastica ha nel trasporto pubblico locale (in generale e in montagna in misura ancora più
accentuata) e che può tuttavia già contare su qualche positiva esperienza di integrazione dei servizi
(trasporti scolastici e non, consegna di farmaci ai destinatari, etc) proprio nella esperienza reggiana
delle Cooperative di Comunità.
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PER UNA STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE DELL’APPENNINO REGGIANO ENTRO LA STRATEGIA
NAZIONALE PER LE AREE INTERNE
B‐ ANALISI SWOT
S – I punti di forza pag. 19
W – I punti di debolezza pag. 20
O – Le opportunità pag. 21
M – Le minacce pag. 22
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S – I PUNTI DI FORZA
! S.1. Economia montana caratterizzata da un significativo grado di diversificazione settoriale e da
un livello di dipendenza dall'esterno relativamente contenuto, sia entro le relazioni del
mercato del lavoro (pendolarismo), sia nel rapporto tra trasferimenti monetari (pensioni –
spesa pubblica) e valore aggiunto prodotto nel sistema locale.
S.2. Economia montana che mantiene una significativa incidenza della tradizionale base agricola
ed alimentare nella formazione del prodotto e nella organizzazione di filiere di qualità.
S.3. Tradizionale orientamento alla qualità delle produzioni agricole, con il Parmigiano Reggiano
come esempio più emblematico.
S.4. Diffusione delle pratiche biologiche e della multifunzionalità delle imprese agricole.
! S.5. Centralità e diffusione dell’impresa famigliare nella organizzazione dell’economia montana
nei settori agricolo, artigianale, manifatturiero e dei servizi
S.7. Significativa partecipazione della popolazione femminile al mercato del lavoro e nella società
rurale.
! S.8. Presenza di un tessuto di servizi di cittadinanza (di base e intermedi) fortemente consolidato
con particolare riferimento all’offerta di servizi sanitari e socio‐assistenziali e di servizi
formativi; significativa integrazione delle esperienze (presenza del primo “centro di
coordinamento della qualificazione scolastica”).
S.9. Caratterizzazione del centro urbano di Castelnovo né Monti come affermato polo
commerciale, di servizio per l’intero territorio montano.
! S.10. Presenza di un tessuto associativo diffuso e radicato (“molecolare”) sia nelle sue espressioni
tradizionali (latterie sociali) che in quelle innovative (cooperative di comunità), con
l’emergere di nuove esperienze e progetti pilota di collaborazione che coinvolgono imprese
ed enti anche di ambiti territoriali e settori economici differenti; diffusione di contratti di
rete, start up, spin off.
S.10. Forte consistenza e tradizione radicata di forme di governance intercomunale nelle istituzioni
del governo locale, alla dimensione dell’Unione e anche nella esperienza in corso di fusione
dei Comuni del Crinale.
! S.11. Ampiezza e valore delle dotazioni naturali e ambientali presenti nel territorio montano, con
particolare riferimento alla presenza di paesaggi che spiccano per la loro peculiarità e
singolarità (Pietra di Bismantova, Gessi Triassici del Secchia) riconosciuto come Riserva di
Biosfera MaB UNESCO. Presenza del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco‐ Emiliano.
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W – I PUNTI DI DEBOLEZZA
W.1. Crescente dipendenza da forniture esterne nei cicli produttivi primari (foraggio per gli allevamenti, latte per i caseifici).
W.2. Rilevanti barriere all’ingresso per nuovi operatori nel settore di specializzazione tradizionale della zootecnia da latte.
W.3. Incidenza ancora modesta della economia turistica nella formazione del prodotto, con alcune aree che soffrono di carenze nella dotazione quantitativa di posti letto per sostenere adeguate azioni di promozione e organizzazione della offerta e un diffuso deficit qualitativo dell’offerta ricettiva
W.4. Eccessiva stagionalità dell’offerta turistica.
! W.5. Basso livello di internazionalizzazione della fruizione turistica ma anche nella collocazione
sul mercato dei prodotti agroalimentari maggiormente legati al territorio (Parmigiano Reggiano di montagna).
W.6. Presenza di estese aree a bassa accessibilità, in particolare nel Crinale.
! W.7. Insufficiente diffusione delle tecnologie telematiche, problema che accomuna famiglie e
imprese e si pone come ostacolo verso processi di snellimento delle procedure.
W.8. Invecchiamento della popolazione, in generale e nella conduzione delle aziende agricole, con seri problemi di garanzia di successione nelle imprese famigliari, prevalenti in agricoltura, nell’artigianato e nei servizi.
! W.9. Insufficiente livello di formazione professionale da parte degli operatori economici, in
particolare per le funzioni commerciali.
W.10. Mancanza di equità di genere ai livelli elevati e scarsa partecipazione femminile alle decisioni in ambito lavorativo.
! W.11. Difficoltà nell’incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro (mismatching) in
particolare per le figure a più elevato livello formativo, sia per la difficoltà delle imprese (legata anche alla piccola dimensione) di esprimere una domanda di laureati che per l’orientamento dell’offerta che risente della insufficiente considerazione sociale di mestieri che esprimano contenuti di lavoro manuale e di orientamento al rischio rispetto a mansioni “impiegatizie”.
! W.12. Fragilità della governance “economica” del sistema locale, che ha generato scarsa
coordinazione ed efficacia del marketing territoriale e non ha fatto emergere soggetti protagonisti di una efficace gestione della promo‐commercializzazione di prodotti turistici e agro‐alimentari.
W.13. Criticità derivanti dalla prolungata stagione recessiva dell'economia nazionale, per la
tenuta delle imprese e della occupazione.
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O – LE OPPORTUNITA'
O.1. Presenza e rilievo del Parco Nazionale come elemento di attrazione e di organizzazione di
nuovi flussi di fruizione e come fattore di attivazione di offerta di servizi rurali innovativi.
! O.2. Riconoscimento internazionale del valore naturalistico e paesaggistico del territorio, ricco di
aree protette e istituito come Riserva di Biosfera MaB UNESCO per la sua intera estensione.
O.3. Crescente rilievo della domanda di fruizione eco‐turistica ed escursionistica in ambiente
rurale, che riconosce e valorizza le eccellenze presenti (Pietra) e va ad aumentare la
consapevolezza che l’inverno può essere una stagione turistica anche senza impianti da
discesa.
O.4. Crescente orientamento della domanda alimentare locale e internazionale a valori di
qualità/genuinità e ad un rapporto più diretto con i produttori portando in evidenza i
caratteri distintivi della cultura alimentare della montagna nel contesto locale.
! O.5. Progressivo aumento di nuove iniziative imprenditoriali in ambito agricolo grazie alla
diversificazione dell’offerta con l’avvio di iniziative su prodotti agro‐alimentari “minori” che
consente il rafforzamento di una rete di commercializzazione più radicata sul territorio e la
diffusione di nuovi canali per la vendita diretta dei prodotti tipici (minori e non).
O.6. Nuovi sbocchi a mercati internazionali favoriti dalla promozione dell'immagine agro‐
alimentare italiana nell'occasione dell'EXPO.
O.9. Rapporti consolidati con Istituzioni di Ricerca come vettore della innovazione della
economia agricola e dello sviluppo rurale, con qualche criticità nel confermare la presenza.
O.10. Possibile caratterizzazione del centro di Castelnovo né Monti come Città della Montagna di
rilevo regionale (e più che regionale), come occasione (da rafforzare) per inserire funzioni
urbane più avanzate, in particolare sul fronte della ricerca e della formazione superiore.
O.11. Giovani e immigrati come possibile riserva di nuovi bacini di imprenditorialità.
O.12. Integrazione interregionale con Toscana e Liguria per la strutturazione di una offerta
unitaria dell’Appennino come grande sistema di offerta culturale (e ambientale).
O.13. Avvio della nuova stagione di programmazione europea dello Sviluppo Rurale e delle sue
iniziative di Community Lead Local Developement (LEADER).
! O.14. Maggiore integrazione delle politiche pubbliche attraverso la Strategia Nazionale per le
Aree Interne.
22
T – LE MINACCE
! T.1. Crescita dei costi di produzione e degli oneri finanziari per le aziende agricole a
conduzione familiare e per le strutture associative che hanno sostenuto importanti processi
di investimento per allargare la scala di produzione della filiera del Parmigiano Reggiano,
con indebitamento e riduzione dei tempi di attesa del ritorno economico che possono
ostacolare e ridurre la disponibilità di prodotto per canali diretti di commercializzazione
(spacci aziendali, farmer market, vendita on line, GAS).
T.2. Processi di abbandono del presidio territoriale e delle attività di cura del territorio
esercitata dalla presenza di attività e di aziende agricole e dal popolamento rurale con
conseguenze di grande rilevanza e rischio sia sul fronte della sicurezza territoriale (anche a
fonte dei fenomeni di cambiamento climatico in corso) che alle stesse esigenze di
confortevolezza e sicurezza della fruizione turistico‐ambientale.
! T.3. Rischi di declino demografico che riduce la soglia di funzionamento dei servizi: l’area
dell’Unione è al limite della soglia; rischi da contrastare promovendo opportunità di
ripopolamento, ricercando più efficaci modalità di offerta dei servizi e migliori condizioni di
accessibilità.
! T.4. Ridimensionamento nella offerta dei servizi di cittadinanza conseguenti a politiche
standardizzate di razionalizzazione della spesa, che possono determinare ulteriori
fenomeni di spopolamento specie per le fasce di età giovani con domande di servizi
(scolastici, sanitari, etc.) più sensibili.
T.5. Rischio di declino del modello di turismo invernale (che ha presenze diversificate e
comunque circoscritte) ed esigenze conseguenti di riqualificazione/rianimazione delle
stazioni.
! T.6. Restrizioni e difficoltà nella erogazione del credito a sostegno degli investimenti
determinate dalla regolamentazione internazionale che possono mettere a serio rischio
anche la capacità del sistema locale di ospitare con successo le risorse offerte dai fondi
comunitari impedendo il co‐finanziamento delle misure del PSR o di altri Fondi, rischi da
contrastare anche valorizzando la presenza di istituzioni locali come le Banche di Credito
Cooperativo e i circuiti del prestito sociale cooperativo.
T.7. Vulnerabilità dei nuovi poveri e diffuse situazioni di disagio, specie giovanile e tra gli
stranieri residenti.
T.8. Graduale ma sistematica riduzione della conoscenza del territorio da parte della
popolazione che lo abita, cosa che comporta una difficoltà a coglierne il valore e a
tramutarlo in occasione di impresa.
23
PER UNA STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE DELL’APPENNINO REGGIANO ENTRO LA STRATEGIA
NAZIONALE PER LE AREE INTERNE
C‐ UNA DIAGNOSI SOCIO ECONOMICA DELL’AREA
24
25
Sommario
Elenco Comuni e popolazione dell’area interessata ................................................................................... 27
Carta del territorio interessato dalla Strategia Aree Interne ...................................................................... 28
Contesto socio‐demografico ....................................................................................................................... 29
La popolazione residente ........................................................................................................................ 29
Struttura per età ...................................................................................................................................... 30
Istruzione ................................................................................................................................................. 33
Dinamiche demografiche ........................................................................................................................ 35
Gli stranieri .............................................................................................................................................. 36
Contesto economico .................................................................................................................................... 39
Il mercato del lavoro ................................................................................................................................ 39
Struttura e Caratteristiche delle aziende agricole ................................................................................... 41
Sistemi produttivi prevalenti – Le Unità Locali ........................................................................................ 43
Sistemi produttivi prevalenti – Gli addetti nelle Unità Locali .................................................................. 46
Offerta e Domanda turistica .................................................................................................................... 49
Qualità della vita e accesso ai servizi ........................................................................................................... 53
Servizi sanitari e scolastici ....................................................................................................................... 53
Digital divide ............................................................................................................................................ 54
Reddito della popolazione ....................................................................................................................... 55
Contesto ambientale ................................................................................................................................... 58
Uso del suolo ........................................................................................................................................... 58
Biodiversità .............................................................................................................................................. 59
Le energie rinnovabili .............................................................................................................................. 60
26
27
Elenco Comuni e popolazione dell’area interessata
Cod. ISTAT
Comune Provincia Zonizzazione da PSR (inserire
codice A; B; C; D)
Pop. (abitanti tot.
01/01/2014)
Superf. Km2
Densità Ab/Km2
34012 Corniglio PR D 1.998 165,70 12,06
34022 Monchio delle Corti PR D 975 69,04 14,12
34024 Neviano degli Arduini PR D 3.699 105,96 34,91
34026 Palanzano PR D 1.153 69,80 16,52
34039 Tizzano val Parma PR D 2.121 78,39 27,06
35007 Busana RE D 1.269 30,41 41,73
35011 Carpineti RE D 4.124 89,57 46,04
35013 Casina RE D 4.542 63,80 71,19
35016 Castelnovo nè Monti RE D 10.603 96,68 109,67
35019 Collagna RE D 958 69,82 13,72
35025 Ligonchio RE D 851 61,65 13,8
35031 Ramiseto RE D 1.270 96,31 13,19
35041 Toano RE D 4.504 67,25 66,97
35042 Vetto RE D 1.909 53,37 35,77
35045 Villa Minozzo RE D 3.832 168,08 22,8
36016 Frassinoro MO D 1.947 95,46 20,4
36025 Montefiorino MO D 2.242 45,28 49,52
36029 Palagano MO D 2.286 60,41 37,84
36033 Prignano MO D 3.761 79,67 47,21
Totali 19 54.044 1.566,65 34,50
28
Carta del territorio interessato dalla Strategia Aree Interne
Contesto socio‐demografico
LA POPOLAZIONE RESIDENTE
L’analisi del contesto socio demografico inizia con l’osservazione della popolazione
residente nel territorio dell’Area pilota reggiana al primo gennaio 2015, grazie ai dati dal
sito demo.istat.it. Per facilitare la comprensione dei fenomeni i valori dell’area sono stati
messi a confronto con le province di Reggio e Modena e la regione Emilia Romagna.
TERRITORIO POPOLAZIONE SUPERFICIE DENSITA'
AREA SNAI REGGIO 54.044 1.566,65 34,5
UNIONE APPENNINO REGGIANO 34.091 796,94 42,8
PROV. RE 533.248 2.291,26 232,7
PROV. MO 702.364 2.688,02 261,3
REGIONE ER 4.450.508 22.452,78 198,2
Tabella 1 Popolazione residente al 01/01/2015 nell’area candidata per la strategia aree interne e densità
Al primo gennaio 2015 nel territorio candidato per la strategia Aree Interne, quindi nella
sua versione allargata anche a comuni modenesi e parmensi, vi sono 54.044 abitanti su
una superficie territoriale pari a 1.566,65 kmq, con un densità di 34,5 abitanti per
chilometro quadrato; l’area dell’Unione Montana dell’Appennino Reggiano (quindi solo i
10 comuni reggiani) vede risiedere al proprio interno 34.091 abitanti, per una densità
pari a 42,8 abitanti per chilometro quadrato. La densità abitativa è pari ad un quarto
della media regionale, ed è ancora inferiore rispetto alle medie provinciali di Reggio
(232,7 ab/kmq) e Modena (261,3 ab/kmq).
TERRITORIO POPOLAZIONE SUPERFICIE DENSITA' Corniglio 1.998 165,70 12,06
Monchio delle Corti 975 69,04 14,12
Neviano degli Arduini 3.699 105,96 34,91
Palanzano 1.153 69,80 16,52
Tizzano val Parma 1.998 165,70 12,06
Busana 1.268 30,41 41,7
Carpineti 4.099 89,57 45,8
Casina 4.501 63,8 70,5
Castelnovo ne' Monti 10.566 96,68 109,3
Collagna 939 69,82 13,4
Ligonchio 842 61,65 13,7
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 30
Ramiseto 1.257 96,31 13,1
Toano 4.458 67,25 66,3
Vetto 1.876 53,37 35,2
Villa Minozzo 4.285 168,08 25,5
Frassinoro 1.947 95,46 20,4
Montefiorino 2.242 45,28 49,52
Palagano 2.286 60,41 37,84
Prignano 3.761 79,67 47,21
AREA SNAI REGGIO 54.044 1.566,65 34,50
Tabella 2 Popolazione residente al 01/01/2015 e densità abitativa dei comuni dell’Appennino Reggiano
Dei 54 mila abitanti nell’area della strategia, 10 mila risiedono nel comune di Castelnovo
né Monti, centro demografico più rilevante dell’Unione. Dietro al capoluogo non ci sono
comuni che superano i 5 mila abitanti. I comuni più piccoli sono Monchio delle Corti,
Collagna e Ligonchio, che non raggiungono il migliaio di abitanti. In questa tabella (e nel
resto del testo) per maggiore facilità di reperimento di indicatori e valori, non è stato
inserito il nuovo comune di Ventasso, risultato della fusione dei 4 comuni dell’Alto
Crinale di Busana, Collagna, Ligonchio, e Ramiseto votato nel maggio 2015 a seguito di
referendum. Il nuovo comune avrebbe 4.300 abitanti.
STRUTTURA PER ETÀ
Lo step successivo dell’analisi degli indicatori correlati alla demografia dei territori della
strategia Aree Interne è quello che prende in esame la struttura per età della
popolazione, e gli effetti che l’invecchiamento, le immigrazioni e gli altri eventi che
coinvolgono la società hanno sulla composizione per età della popolazione. Le grandezze
osservate sono la quota di giovani fino a 15 anni, la quota di anziani over 65 e l’indice di
vecchiaia nella sua evoluzione dal 2004 al 2014.
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 31
Territorio giovani 2014 % giovani anziani 2014 % anziani IndVec 2014 IndVec 2004
AREA SNAI REGGIO 5.989 11,1% 15.592 29,0% 260,3 266,6
APPENNINO REGGIANO 3.864 11,5% 9.422 28,0% 243,8 236,6
PROV. RE 80.894 15,1% 110.882 20,8% 137,1 144,6
PROV. MO 100.884 14,3% 155.208 22,1% 153,8 155,2
REGIONE ER 601.846 13,5% 1.043.665 23,4% 173,4 184,1
Tabella 3 Valori assoluti di giovani sotto i 15 anni e anziani oltre i 64 ed evoluzione 2004‐2014 dell'indice di vecchiaia per l’area oggetto della Strategia e confronto con provincia e regione. Dati al 31/12/2014, fonte servizio statistica Regione Emilia Romagna
Alla data del 31/12/2014 l’indice di vecchiaia complessivo nei 19 comuni selezionati per
candidatura dell’area pilota è pari a 260,3, in lieve diminuzione rispetto al valore di dieci
anni prima di 236,6. Questo valore evidenzia una popolazione con un età più elevata
rispetto al contesto regionale, dove l’indice di vecchiaia è pari a 173,4, e anche rispetto
ai valori medi provinciali di Reggio e Modena, province più giovani rispetto alla media
regionale. La percentuale di giovani sotto i 15 anni nell’area è pari all’11,1%, un valore
inferiore al dato medio regionale di 13,5%, mentre è la quota di popolazione oltre i 64
anni che ha un’incidenza rilevante nel territorio della strategia, pari al 29%. Lo stesso
dato per le province di Modena è al 22,1% e a Reggio al 20,8%.
L’analisi della struttura per età della popolazione appena descritta evidenzia una
debolezza strutturale di carattere demografico nell’area legata all’invecchiamento della
popolazione, debolezza che si è lievemente accentuata nel decennio 2004‐2014 stando
alle indicazioni dell’indice di vecchiaia, anche se la problematica dell’invecchiamento
rimane, come evidenziato dall’elevata percentuale di anziani presenti sul territorio. Gli
indici di vecchiaia continuano a mantenersi su livelli elevati, e dal punto di vista del
capitale umano l’invecchiamento della popolazione rimane una delle maggiori criticità
dell’area.
L’analisi della composizione della popolazione per classe di età evidenzia anche quella
che sarà una opportunità ed una risorsa per il territorio della SNAI Appennino Reggiano
negli anni a venire: la popolazione giovane, una risorsa importante sia in termini di
ricambio generazionale, che di inclusione sociale.
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 32
Comune di residenza Popolazione 0‐14 anni 2014
% giovani Popolazione oltre 64 anni 2014
% anziani IndVec 2014 IndVec 2004
Corniglio 173 8,7% 715 36,0% 413,3 614,4
Monchio delle Corti 48 5,1% 410 43,5% 854,2 755,7
Neviano degli Arduini 432 11,6% 1.095 29,4% 253,5 332,6
Palanzano 85 7,4% 450 39,2% 529,4 460,4
Tizzano val Parma 231 10,9% 626 29,4% 271,0 343,1
Buana 124 9,8% 421 33,2% 339,5 336,0
Carpiteti 492 12,0% 1.066 26,0% 216,7 220,2
Casina 564 12,5% 1.179 26,2% 209,0 188,8
Castelnovo ne' Monti 1.362 12,9% 2.645 25,1% 194,2 186,5
Collagna 97 10,3% 334 35,6% 344,3 548,5
Ligonchio 72 8,6% 321 38,2% 445,8 678,6
Ramiseto 98 7,8% 424 33,7% 432,7 463,9
Toano 568 12,7% 1.108 24,8% 195,1 173,3
Vetto 182 9,6% 637 33,6% 350,0 299,5
Villa Minozzo 305 8,1% 1.287 34,0% 422,0 352,7
Frassinoro 181 9,4% 648 33,6% 358,0 384,6
Montefiorino 223 10,0% 737 33,1% 330,5 331,9
Palagano 248 11,1% 675 30,1% 272,2 232,7
Prignano 504 13,4% 814 21,6% 161,5 165,6
AREA SNAI REGGIO 5.989 11,2% 15.592 29,0% 260,3 266,6
Tabella 4 Struttura per età al 31/12/2014 della popolazione dei singoli comuni
Come era lecito attendersi, i comuni dell’alto crinale sono quelli che soffrono
maggiormente di una struttura della popolazione sbilanciata verso le fasce di età più
anziane, con Corniglio, Monchio delle Corti, Palanzano, Ligonchio, Ramiseto e Villa
Minozzo che superano il rapporto di 1 a 4 tra giovani ed anziani. I comuni con i valori più
ridotti dell’indice di vecchiaia sono Castenovo né Monti , Toano e Prignano che si
aggirano su un rapporto di poco inferiore a due anziani oltre i 65 anni ogni giovane sotto
i 15 anni. La dinamica decennale evidenzia i trend positivi che riguardano Collagna e
Ligonchio, comuni in cui l’indice di vecchiaia si è ridotto vistosamente, in
contrapposizione alle situazioni di Vetto, Villa Minozzo, e dei 5 comuni della Provincia di
Parma appartenenti all’area, dove l’indice di vecchiaia è cresciuto notevolmente.
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 33
ISTRUZIONE
L’analisi sul livello di istruzione della popolazione metterà a confronto in valore assoluto
e relativo il livello di istruzione elevata (persone in possesso di laurea o diploma) negli
ultimi due censimenti della Popolazione del 2001 e 2011.
Il livello di istruzione della popolazione è in crescita nell’ultimo decennio, ma è ancora
inferiore rispetto ai livelli provinciali e regionali, e questo è un punto di debolezza del
contesto socio‐demografico dell’area, che tutt’ora non riesce a produrre capitale umano
sufficiente per rispondere totalmente ai bisogni delle imprese e operatori economici con
un elevato livello di formazione imprenditoriale.
TERRITORIO
Popolazione Laureata o
Diplomata 2011 Quota %
Popolazione Laureata o
Diplomata 2001Quota %
Variazione assoluta
Variazione %
AREA SNAI REGGIO 18.420 35,6% 14.166 26,9% 4.254 30,0%
APPENNINO REGGIANO 12.006 37,2% 9.284 28,8% 2.722 29,3%
PROV. RE 195.498 40,4% 141.364 33,0% 54.134 38,2%
REGIONE ER 1.757.796 42,9% 1.323.233 34,8% 434.563 32,8%
Tabella 5 Confronto dei tassi di istruzione elevata al 2001 e al 2011 tra il territorio dell’unione, la provincia e la regione
Con il 35,6% degli abitanti in possesso di una diploma secondario o di una laurea, il livello
di istruzione nei 19 comuni dell’area selezionata è inferiore rispetto ai valori osservati
nelle province di Reggio (40,4%) e Modena (41,7%). Il trend di crescita di questo dato
rispetto al 2001 è positivo, e area appenninica sta riducendo il divario di formazione se
confrontato con provincia e regione.
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 34
TERRITORIO
Popolazione Laureata o
Diplomata 2011 Quota %
Popolazione Laureata o
Diplomata 2001 Quota % Variazione assoluta Variazione %
Corniglio 551 28,6% 432 19,0% 119 27,5%
Monchio delle Corti 256 26,6% 226 18,3% 30 13,3%
Neviano degli Arduini 1.130 32,2% 862 24,1% 268 31,1%
Palanzano 331 29,0% 298 22,6% 33 11,1%
Tizzano val Parma 623 30,8% 502 24,5% 121 24,1%
Buana 474 38,7% 391 30,1% 83 21,2%
Carpiteti 1.483 37,4% 1.128 28,7% 355 31,5%
Casina 1.652 38,5% 1.150 27,7% 502 43,7%
Castelnovo ne' Monti 4.267 43,0% 3.353 35,2% 914 27,3%
Collagna 329 35,5% 270 27,7% 59 21,9%
Ligonchio 278 33,5% 257 26,0% 21 8,2%
Ramiseto 395 31,6% 310 21,7% 85 27,4%
Toano 1.294 30,8% 981 24,2% 313 31,9%
Vetto 628 33,4% 508 26,8% 120 23,6%
Villa Minozzo 1.206 32,0% 936 23,3% 270 28,8%
Frassinoro 680 35,3% 563 26,9% 119 21,1%
Montefiorino 789 36,6% 593 26,7% 204 34,4%
Palagano 764 33,7% 607 25,7% 162 26,7%
Prignano 1.269 35,6% 799 23,8% 476 59,6%
AREA SNAI REGGIO 18.420 35,6% 14.166 26,9% 4.254 30,0%
Tabella 6 Tassi di scolarità elevata e variazione 2001‐2011 nei comuni dell’Unione
La variabilità all’interno dei 19 comuni è piuttosto elevata: Castelnovo Monti è il comune
con il valore più elevato, pari al 43%, mentre Monchio delle Corti è il comune col valore
più basso, pari al 26,6%. Nel complesso i 5 comuni parmensi dell’area sono quelli con
maggiori problematiche sotto questo punto di vista, dato che Neviano è il comune con la
quota maggiore di istruzione elevata, ed è al 32%. Il dato analogo riferito ai soli comuni
reggiani è pari al 37%. Nel periodo intercensuario considerato la popolazione in possesso
di diploma o laurea è passata da 14.166 persone nel 2001 a 18.420 nel 2011, con un
incremento del 30%: l’aspetto molto positivo di questa variazione è che la crescita si è
verificata in tutti i comuni osservati, magari con incrementi percentuali differenti, ma in
modo sostanzialmente omogeneo se si escludono Prignano e Casina con valori
nettamente superiori alla media.
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 35
DINAMICHE DEMOGRAFICHE
L’analisi delle variabili utili per l’analisi di contesto dell’area per la Strategia Nazionale
delle Aree Interne prosegue con i dati relativi alle dinamiche demografiche. Nelle prime
due colonne viene rappresentata la popolazione dei comuni al 2009 ed al 2013, poi si
rappresentano i saldi demografici relativi al periodo 2009‐2013: saldo naturale
(differenza tra nascite e decessi), saldo migratorio (differenza tra ingressi ed uscite) e
saldo totale, raffigurati come valori ogni 1.000 residenti.
TERRITORIO
Popolazione Residente 2009
Popolazione residente 2013
Saldo migratorio2009‐2013 per
1.000
Saldo naturale 2009‐2013 per
1.000
Saldo totale 2009‐2013 per
1.000
AREA SNAI REGGIO 55.302 54.048 4,43 ‐8,40 ‐3,97
APPENNINO REGGIANO 34.508 33.862 4,13 ‐6,77 ‐2,64
PROV. RE 525.267 534.258 4,98 0,64 5,63
PROV. MO 694.579 700.918 3,78 ‐0,16 3,62
REGIONE ER 4.377.435 4.428.514 5,86 ‐1,73 4,13
Tabella 7 Confronto delle dinamiche demografiche 2009‐2013 tra l’area SNAI Reggio Emilia, le province limitrofe e la Regione Emilia Romagna
Nel periodo 2009‐2013 la popolazione complessiva è diminuita, poiché l’impatto dei
saldi naturali negativi ha superato quello delle migrazioni, che operano come fattore di
riequilibrio della dinamica demografica. Il saldo totale nel complesso dei 19 comuni è
stato di –3,97 abitanti ogni 1.000 residenti, e questo saldo pone il territorio oggetto di
analisi in profonda contrapposizione rispetto alle province di Modena e Reggio, province
nelle quali i saldi migratori sono positivi con valori elevati, avendo come effetto una
crescita demografica che si ritrova anche nei dati della Regione Emilia Romagna.
Il problema dello spopolamento si avverte soprattutto nei centri frazionali dei comuni
del crinale, che risentono di un’offerta di servizi meno diffusa e capillare rispetto ad altri
contesti. Il ridimensionamento dell’offerta di servizi dovuto in gran parte al difficile
momento economico incide sulla progressiva tendenza allo spopolamento dei centri
minori.
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TERRITORIO
Popolazione Residente 2009
Popolazione residente 2013
Saldo migratorio
2009‐2013 per 1.000
Saldo naturale 2009‐2013 per
1.000
Saldo totale 2009‐2013 per
1.000
Corniglio 2.069 1.998 10,10 ‐18,02 ‐7,92
Monchio delle Corti 1.039 975 3,61 ‐19,65 ‐16,04
Neviano degli Arduini 3.742 3.700 9,77 ‐11,71 ‐1,94
Palanzano 1.241 1.153 ‐1,69 ‐16,30 ‐18,00
Tizzano val Parma 2.151 2.121 9,77 ‐11,56 ‐1,78
Busana 1.321 1.269 6,34 ‐10,21 ‐3,87
Carpineti 4.177 4.124 1,97 ‐6,48 ‐4,52
Casina 4.541 4.542 6,40 ‐3,75 2,65
Castelnovo ne' Monti 10.698 10.603 3,81 ‐3,32 0,49
Collagna 979 958 5,96 ‐9,66 ‐3,70
Ligonchio 906 851 3,92 ‐18,45 ‐14,53
Ramiseto 1.330 1.270 5,56 ‐16,84 ‐11,28
Toano 4.532 4.504 5,34 ‐3,34 2,00
Vetto 1.991 1.909 ‐0,71 ‐9,88 ‐10,6
Villa Minozzo 4.033 3.832 4,08 ‐14,54 ‐10,46
Frassinoro 2.052 1.947 4,20 ‐15,52 ‐11,32
Montefiorino 2.262 2.241 8,71 ‐13,06 ‐4,35
Palagano 2.442 2.286 ‐7,54 ‐6,94 ‐14,49
Prignano 3.796 3.753 3,01 ‐1,90 1,11
AREA SNAI REGGIO 55.302 54.048 4,43 ‐8,40 ‐3,97
Tabella 8 Variabili demografiche del periodo 2009‐2013 relative ai comuni dell’Unione
Nel periodo 2009‐2013 la popolazione dei comuni dell’Unione è diminuita del 2,2%,
passando da 55.302 abitanti a 54.048. Il trend negativo è comune a tutti i comuni inclusi
nel gruppo del Crinale con la sola eccezione di Casina, ed è generato dai saldi naturali
negativi su un valore medio di ‐8,4 individui ogni 1.000 residenti, con valori anche
superiori soprattutto nei comuni del crinale. Con le sole eccezioni di Palanzano, Vetto e
Palagano i saldi migratori sono positivi in tutti i comuni considerati, ma non raggiungono
valori numerici tali da bilanciare l’invecchiamento della popolazione. I comuni con le
diminuzioni maggiori di popolazione sono Palanzano, Ligonchio, Frassinoro e Palagano.
GLI STRANIERI
L’analisi dei caratteri demografici prosegue con la popolazione straniera: per i comuni e per le diverse aree si esamineranno i valori assoluti e le variazioni nel
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periodo 2004‐2014, utilizzando i dati della Regione al 31 dicembre dei due anni osservati.
NOME Popolazione straniera 2014
% Stranieri 2014 Popolazione straniera 2004
% Stranieri 2004 Variazione assoluta
Variazione %
AREA SNAI REGGIO 4.721 8,8% 3.120 5,6% 1.601 51,3%
PROVINCIA RE 70.191 13,1% 38.075 7,8% 32.116 84,3%
PROVINCIA MO 93.224 13,3% 49.921 7,6% 43.303 86,7%
REGIONE ER 538.236 12,1% 257.233 6,2% 281.003 109,2%
Tabella 9 Popolazione straniera residente al 2004 e al 2014. Confronto GAL, province di Reggio e Modena, regione
Nel decennio 2004‐2014 il numero di stranieri residenti nell’area candidata per la
Strategia Aree Interne è cresciuto di 1.600 unità, passando da 3.120 a 4.721. L’incidenza
dei residenti stranieri sul totale della popolazione è cresciuta, passando dal 5,6% del
2004 all’8,8% del 2014. La crescita riscontrata nell’area montana ha avuto dimensioni
nettamente inferiori rispetto a quanto è accaduto nelle due province di Modena e
Reggio e in Regione, col risultato di allargare la forbice esistente. Il dato dell’incidenza
straniera regionale è arrivato al 12%, e i valori nelle due province di Reggio e Modena
superano il 13%.
NOME Popolazione straniera 2014
% Stranieri 2014 Popolazione straniera 2004
% Stranieri 2004 Variazione assoluta
Variazione %
Corniglio 94 4,7% 75 3,4% 19 25,3%
Monchio delle Corti 39 4,1% 16 1,4% 23 143,8%
Neviano degli Arduini 403 10,8% 258 6,9% 145 56,2%
Palanzano 109 9,5% 62 4,7% 47 75,8%
Tizzano val Parma 282 13,3% 149 7,0% 133 89,3%
Buana 118 9,3% 35 2,6% 83 237,1%
Carpiteti 363 8,8% 255 6,0% 108 42,4%
Casina 333 7,4% 242 5,5% 91 37,6%
Castelnovo ne' Monti 1.138 10,8% 732 7,0% 406 55,5%
Collagna 58 6,2% 19 1,9% 39 205,3%
Ligonchio 54 6,4% 29 3,0% 25 86,2%
Ramiseto 82 6,5% 26 1,9% 56 215,4%
Toano 520 11,6% 333 7,5% 187 56,2%
Vetto 142 7,5% 96 4,7% 46 47,9%
Villa Minozzo 294 7,8% 204 5,0% 90 44,1%
Frassinoro 116 6,0% 79 3,7% 37 46,8%
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Montefiorino 128 5,8% 64 2,7% 64 100,0%
Palagano 216 9,6% 247 10,1% ‐31 ‐12,6%
Prignano 232 6,1% 199 5,6% 33 16,6%
AREA SNAI REGGIO 4.721 8,8% 3.120 5,6% 1.601 51,3%
Tabella 10 Popolazione straniera residente al 2004 e al 2014 nei comuni dell’ambito del crinale
Nel 2014 ci sono 4 comuni nell’area considerata che superano la soglia dei 10% in
termini di incidenza della popolazione straniera sul totale della popolazione: Neviano
degli Arduini, Tizzano val Parma (il più elevato col 13,3%), Castelnovo né Monti, e Toano.
Sempre nel parmense si trovano i due comuni con i valori più bassi di incidenza della
popolazione straniera: Corniglio e Monchio delle Corti. I comuni reggiani sono quelli che
nel decennio osservato hanno fatto riscontrare gli incrementi percentuali maggiori di
popolazione, mentre Palagano è l’unico comune nel quale il numero di stranieri residenti
è diminuito dal 2004 al 2014.
Riportando questi dati nel quadro generale dell’analisi di contesto, questo ingente
afflusso di stranieri sul territorio rappresenta allo stesso tempo una opportunità
nell’ottica del ricambio generazionale e dell’afflusso di nuove esperienze e culture sul
territorio, ma anche una minaccia di creare sempre più situazioni di disagio nei nuovi
entrati, oltre a generare un sovraccarico sui servizi erogati alla popolazione. Questi rischi
si possono fronteggiare e mitigare incrementando la conoscenza del territorio nei nuovi
arrivati, tramandando valori e tradizioni e facendo sentire anche i nuovi parte integrante
della comunità.
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Contesto economico
IL MERCATO DEL LAVORO
L’analisi della situazione economica prosegue con l’osservazione dei tassi di
attività, occupazione e disoccupazione del Censimento della Popolazione 2011, e
il loro confronto con i dati del 2001.
Territorio Tasso attività 2011
Tasso Occupazione
2011
Tasso Disoccupazione
2011
Tasso attività 2001
Tasso Occupazione
2001
Tasso Disoccupazione
2001
AREA SNAI REGGIO 50,2% 47,5% 5,3% 47,3% 45,7% 3,3%
PROV RE 57,5% 53,2% 7,5% 52,9% 52,9% 3,4%
PROV MO 56,4% 52,6% 6,7% 54,2% 53,7% 3,9%
REGIONE ER 55,3% 51,6% 6,7% 51,5% 50,5% 4,2%
Tabella 11 Tassi di attività, occupazione e disoccupazione al 2001 ed al 2011 nel territorio SNAI Reggio e nelle province e regioni confinanti
Le variabili relative alla performance del mercato del lavoro nei comuni della
Strategia Nazionale Aree Interne evidenziano una crescita del tasso di attività, che
è passato dal 47% al 50%, e una crescita anche del tasso di disoccupazione, che è
passato dal 3,3% del 2001 al 5,3% del 2011. Il tasso di disoccupazione è inferiore
rispetto a quelli provinciali e regionali, ma in queste considerazioni bisogna anche
tenere conto del fatto che i tassi di attività nelle province di Reggio e Modena e a
livello regionale sono di 2‐3 punti percentuali superiori.
Comune Tasso attività
2011
Tasso Occupazione
2011
Tasso Disoccupazione
2011
Tasso attività 2001
Tasso Occupazione
2001
Tasso Disoccupazione
2001
Corniglio 46,2% 43,3% 6,1% 38,9% 38,2% 2,0%
Monchio delle Corti 40,0% 38,9% 2,7% 37,4% 35,8% 4,3%
Neviano degli Arduini 50,7% 48,3% 4,8% 44,7% 43,1% 3,6%
Palanzano 42,5% 40,6% 4,6% 39,9% 39,0% 2,2%
Tizzano val Parma 50,6% 48,1% 5,0% 43,7% 42,4% 3,1%
Busana 48,5% 45,8% 5,7% 44,1% 42,0% 4,8%
Carpineti 53,4% 51,0% 4,5% 50,7% 48,8% 3,7%
Casina 53,0% 49,7% 6,3% 48,8% 47,1% 3,4%
Castelnovo ne' Monti 53,3% 50,0% 6,2% 50,3% 48,7% 3,3%
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Collagna 42,8% 41,9% 2,1% 36,8% 35,7% 2,9%
Ligonchio 40,7% 38,3% 5,9% 36,4% 35,1% 3,5%
Ramiseto 45,6% 43,8% 4,1% 38,6% 37,3% 3,5%
Toano 52,9% 50,1% 5,3% 52,0% 50,5% 2,9%
Vetto 47,6% 45,3% 4,9% 46,8% 45,8% 2,2%
Villa Minozzo 43,7% 41,4% 5,2% 40,1% 38,5% 4,1%
Frassinoro 45,3% 43,5% 3,9% 40,6% 39,1% 3,6%
Montefiorino 48,6% 46,9% 3,6% 43,7% 42,7% 2,4%
Palagano 51,5% 48,9% 5,1% 46,8% 45,5% 2,7%
Prignano 56,0% 52,1% 6,8% 54,6% 52,9% 3,2%
AREA SNAI REGGIO 50,2% 47,5% 5,3% 47,3% 45,7% 3,3%
Tabella 12 Tassi di attività, occupazione e disoccupazione al 2001 ed al 2011 nei comuni della strategia
Al censimento 2011 nei comuni dell’area la forza lavoro ammonta a 24.144
persone, delle quali circa 4.300 risiedono nei 5 comuni della provincia di Parma,
4.600 nei comuni modenesi, ed il rimanente nei 10 comuni reggiani. I non attivi
non quasi 24 mila in totale, e i disoccupati ammontano a circa 1.200 persone.
Prignano è il comune con il tasso di attività maggiore, pari al 56%, che si accoppia
con il tasso di disoccupazione più elevato di tutti i comuni dell’area, pari al 6,8%.
Ligonchio è il comune con il tasso di attività più ridotto, pari al 40%, ma livelli di
attività basi si osservano anche a Palanzano, Collagna e Villa Minozzo. Con
l’eccezione già menzionata di Prignano, è nel reggiano dove si trovano gran parte
dei comuni con elevati livelli di attività: Carpineti, Casina, Castelnovo né Monti e
Toano si aggirano tutti quanti attorno al 53%.
I tassi di disoccupazione mostrano molta eterogeneità: si va dal 6,8% di Prignano
al 2,1% di Collagna. Questi tassi vanno letti assieme ai rispetti tassi di attività,
dato che in zone con problemi di invecchiamento della popolazione si possono
avere tassi ridotti di disoccupazione dovuti anche a quote ridotte della
popolazione attiva.
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STRUTTURA E CARATTERISTICHE DELLE AZIENDE AGRICOLE
L’analisi del comparto agricolo, inizia con le grandezze strutturali, ovvero numero di aziende, Superficie Aziendale Totale e Superficie Agricola Utilizzata.
TERRITORIO N° aziende SAU SAT SAU Media
AREA SNAI REGGIO 2.228 33.132,6 20.657,6 14,9
PROV RE 7.772 101.848,8 129.286,9 13,1
PROV MO 10.543 127.495,8 158.499,1 12,1
REGIONE ER 73.466 1.064.213,8 1.361.153,3 14,5
Tabella 13 Numero aziende, SAU, SAT nell’ambito prescelto e confronto con valori provinciali e regionali
Al Censimento 2010 nel territorio dei 19 comuni ci sono 2.228 aziende agricole,
con una SAU pari a 33 mila ettari e SAT di 20.657. La Superficie Agricola Utilizzata
per azienda è pari a 14,9 ettari, dato superiore alla media regionale di 14,5 e al
valore medio rilevato in Provincia di Reggio Emilia. Rispetto ai dati provinciali e
regionali, è da evidenziare il fatto che nei grandi aggregati il rapporto tra
superficie utilizzata e superficie totale sia attorno al 78%, mentre nell’aggregato
di 19 comuni è al 62%. Gli ettari coperti da boschi (che non rientrano nella SAT)
sono quasi 18 mila, mentre prati e pascoli sono attorno ai 12 mila ettari, e 20 mila
sono gli ettari destinati a seminativi.
Le aziende agricole dei comuni che rientrano nel territorio della Strategia
Nazionale Aree Interne evidenziano una quota di aziende agricole di dimensioni
economiche ridotte superiore rispetto a quanto rilevato nelle Province di Reggio
e Modena e nel livello regionale. Le aziende con dimensione economica inferiore
a 8 mila euro sono il 35% nelle due province, e raggiungono il 38% nel GAL. Altra
differenza sostanziale nella composizione si nota nella classe compresa tra i 25
mila ed i 100 mila euro: nell’ambito appenninco queste aziende rappresentano il
18% del totale, contro una media regionale del 25%. La quota di imprese
comprese tra 100 mila e 500 mila euro è invece superiore nelle aree selezionate
rispetto alle medie provinciali di Reggio e Modena, e rispetto al dato regionale.
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 42
TERRITORIO <8 8‐25 25‐100 100‐500 >500
AREA SNAI REGGIO 38,6% 27,2% 18,0% 15,2% 1,0%
PROV RE 35,6% 24,3% 22,3% 14,8% 2,8%
PROV MO 35,1% 25,2% 24,8% 13,1% 1,7%
REGIONE ER 32,7% 25,4% 25,7% 13,7% 2,5%
Tabella 14 Classi di dimensione economica delle aziende nei comuni della Strategia Aree Interne
Allevamento
L’analisi di contesto in ambito agricolo prosegue con una panoramica sullo stato
dell’allevamento nel territorio della Strategia Nazionale Aree Interne
dell’Appennino Reggiano.
TERRITORIO N° aziende n° capi bovini n° capi suini n° capi ovini Totale UBA
AREA SNAI REGGIO 1.019 39.242 26.291 4.855 42.354,2
PROV RE 2.099 140.163 332.168 6.054 230.971,3
PROV MO 2.151 94.857 338.238 4.231 184.796,5
REGIONE ER 12.618 557.231 1.247.460 63.281 1.206.516,2
Tabella 15 Aziende che praticano allevamento , numero capi e Unità Bestiame Adulto al Censimento 2010
Nel territorio della strategia al Censimento del 2010 1.019 aziende praticano
l’allevamento, pari al 45,7% del totale delle aziende agricole. Il numero totale di
aziende che allevano nei comuni montani individuati per la Strategia è
paragonabile ai valori provinciali delle province di Reggio e Modena, ad indicare
l’allevamento come pratica molto più diffusa nei territori montani, come
dimostra anche la quota di aziende che praticano l’allevamento sul totale,
percentuale che è al 17% nella Regione Emilia Romagna, al 20,4% in Provincia di
Modena, e al 27% in Provincia di Reggio Emilia. Il rapporto tra Unita di Bestiame
Adulto e quantità delle aziende che praticano allevamento mostra come
l’allevamento montano non raggiunga i livelli di produttività dei grandi aggregati
e delle pianure: nei comuni della strategia questo quoziente è pari a 42 UBA per
azienda, mentre il dato regionale è pari a 95.
biologico
La rassegna di indicatori variabili relativi alla struttura e alle caratteristiche delle
aziende agricole si conclude con l’osservazione delle produzioni biologiche.
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 43
TERRITORIO n° aziende a biologico % sul totale aziende ha biologico % sul totale della SAU
AREA SNAI REGGIO 171 7,7% 1.985,6 6,0%
PROV RE 212 2,7% 2.608,1 2,6%
PROV MO 407 3,9% 3.477,3 2,7%
REGIONE ER 2.541 3,5% 35.235,1 3,3%
Tabella 16 Aziende agricole che attuano agricoltura biologica e superfici
Nel territorio selezionato per la strategia le aziende che attuano agricoltura
biologica sono 171, pari al 7,7% del totale, dato quasi doppio rispetto alla media
regionale, e nettamente superiore anche rispetto ai valori osservati nelle province
di Reggio e Modena. Spostando l’osservazione sulla SAU destinata al biologico, il
dato conferma le proporzioni già osservate con il numero di aziende con il 6,0%
della superficie agricola utilizzata, che rimane superiore alle medie regionali e
provinciali, e non di poco.
SISTEMI PRODUTTIVI PREVALENTI – LE UNITÀ LOCALI
Dopo avere analizzato lo stato dell’agricoltura l’analisi porrà il focus sui dati
economici dei 19 comuni inclusi nell’area per la Strategia. La disamina dei
comparti economici inizia con le unità locali presenti nei comuni al 2014, e la
variazione delle stesse nel periodo 2008‐2014 utilizzando l’archivio SMAIL
presente nel sito Unioncamere Emilia Romagna.
TERRITORIO UL ogni 100 residenti variazione % 08‐14 % U.L. agricoltura % U.L. manifatturiero
AREA SNAI REGGIO 12,7 ‐5,6% 27,0% 12,0%
PROV RE 10,3 ‐4,4% 11,8% 15,9%
PROV MO 10,4 ‐2,8% 11,4% 17,2%
REGIONE ER 10,4 ‐2,9% 13,4% 12,8%
Tabella 17 Unità locali per 100 residenti al 2014, variazione 2008‐2014 e incidenza dei comparti agricolo e manifatturiero sul totale
I dati relativi al mese di giugno 2014 evidenziano l’elevata densità imprenditoriale
dell’area osservata, con 12,7 Unità Locali esistenti sul territorio ogni 100
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 44
residenti, un dato superiore ai valori provinciali e regionali che si attestano
attorno alle 10 unità locali per 100 residenti. Le dinamiche più recenti sono
piuttosto negative nel territorio montano considerato, con una riduzione del 5,6%
delle unità locali dal 2008 al 2014. L’incidenza del comparto agricolo è rilevante,
dato che oltre un quarto delle unità locali sono agricole, valore doppio rispetto ai
dati provinciali di Modena e Reggio. Il comparto manifatturiero è al 12,0% del
totale delle unità locali presenti nel territorio della Strategia Nazionale , dato
inferiore ai valori provinciali modenese e reggiano, ma in linea con la
composizione media regionale.
U.L. 2014 agricoltura Industria costruzioni commercio terziario TOTALE
Corniglio 113 40 39 35 62 289
Monchio 45 10 22 21 36 134
Neviano 223 90 62 58 74 507
Palanzano 58 19 39 28 37 181
Tizzano 114 58 54 46 61 333
Busana 13 19 41 31 53 157
Carpineti 152 70 96 64 111 493
Casina 138 59 142 104 101 544
Castelnovo ne' Monti 227 117 259 346 332 1.281
Collagna 18 12 20 20 61 131
Ligonchio 15 14 22 20 27 98
Ramiseto 70 13 32 27 49 191
Toano 138 57 103 103 113 514
Vetto 73 18 53 53 64 261
Villa Minozzo 120 37 103 83 122 465
Frassinoro 48 33 54 50 72 257
Montefiorino 53 40 45 60 76 274
Palagano 73 44 62 57 72 308
Prignano sulla Secchia 164 74 60 77 80 455
AREA SNAI REGGIO 1.855 824 1.308 1.283 1.603 6.873
Tabella 18 Unità locali al 2014 dei comuni dell’area suddivisi per comparto
I 19 comuni dell’area racchiudono al 2014 6.873 unità locali, e di queste il 27%
rientrano nel comparto agricolo che con 1.855 unità locali è il più diffuso, seguito
dal terziario con 1.603 unità locali. La ripartizione su base provinciale vede 1.444
unità locali nei 5 comuni della provincia di Parma, 1.294 nei 4 comuni modenesi, e
4.135 nei 10 comuni reggiani. L’agricoltura è la specializzazione prevalente nei
comuni parmensi dell’area selezionata, soprattutto nei comuni di Neviano degli
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 45
Arduini e Tizzano val Parma. Il livello di specializzazione nel comparto
manifatturiero è più elevato nel parmense (15%) e nel modenese (14%), rispetto
al 10% delle unità locali dei comuni reggiani. I comuni appartenenti all’Unione
montana dell’Appennino Reggiano sono maggiormente specializzati nelle
costruzioni e nel commercio, soprattutto nei comuni di Casina, Castelnovo né
Monti, e Toano.
Variazione U.L. 2008‐2014 agricoltura Industria costruzioni commercio terziario TOTALE
Corniglio ‐13,7% ‐2,4% ‐13,3% ‐14,6% 10,7% ‐8,0%
Monchio ‐13,5% ‐16,7% 22,2% ‐4,5% ‐14,3% ‐8,2%
Neviano ‐15,5% ‐10,0% 3,3% ‐9,4% 12,1% ‐8,5%
Palanzano ‐9,4% ‐24,0% ‐11,4% ‐15,2% ‐2,6% ‐11,3%
Tizzano ‐12,3% ‐9,4% 0,0% 7,0% ‐1,6% ‐5,7%
Busana 0,0% ‐17,4% 32,3% ‐18,4% 3,9% 0,6%
Carpineti ‐9,0% ‐2,8% 5,5% ‐16,9% ‐9,8% ‐7,0%
Casina ‐9,2% 0,0% ‐15,5% 4,0% ‐4,7% ‐7,0%
Castelnovo ne' Monti ‐8,8% ‐6,4% ‐8,5% ‐3,4% 5,1% ‐3,8%
Collagna 12,5% 50,0% 5,3% ‐16,7% 32,6% 15,9%
Ligonchio 15,4% ‐22,2% 0,0% ‐9,1% 0,0% ‐3,9%
Ramiseto ‐6,7% ‐13,3% ‐8,6% 3,8% 0,0% ‐4,5%
Toano ‐11,0% ‐12,3% ‐9,6% ‐10,4% 1,8% ‐8,2%
Vetto ‐18,0% ‐21,7% ‐11,7% ‐7,0% 1,6% ‐10,6%
Villa Minozzo ‐10,4% ‐11,9% ‐1,0% ‐6,7% 3,4% ‐4,5%
Frassinoro ‐9,4% 3,1% 8,0% ‐9,1% 1,4% ‐1,5%
Montefiorino ‐11,7% ‐13,0% 7,1% ‐10,4% 5,6% ‐4,5%
Palagano ‐19,8% ‐4,3% 6,9% ‐3,4% 1,4% ‐5,2%
Prignano sulla Secchia ‐14,1% ‐3,9% 13,2% ‐7,2% 2,6% ‐5,6%
AREA SNAI REGGIO ‐11,6% ‐7,7% ‐3,2% ‐6,6% 2,4% ‐5,6%
Tabella 19 Variazione 2008‐2014 delle Unità locali dei comuni dell’area suddivisi per comparto
Nel periodo 2008‐2014 le unità locali complessive dell’area sono diminuite del
5,6%. Il settore primario è quello che ha sofferto maggiormente con un calo
dell’11,6%. Analogamente il comparto secondario non ha attraversato un
momento facile, con diminuzioni del 7,7% del manifatturiero e del 3,2%
nell’edilizia. Il terziario si dimostra come l’unico comparto in crescita, con un
incremento del 2,4% in netta controtendenza con gli altri comparti osservati,
mentre il commercio fa registrare una diminuzione del 6,6%.
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 46
Tutti i 19 comuni dell’area nei 6 anni dell’intervallo osservato hanno dovuto fare
fronte ad una riduzione delle unità locali, con le sole eccezioni di Busana e
Collagna. Nel comparto agricolo è degno di nota l’incremento delle unità locali nei
comune del crinale reggiano di Collagna e Ligonchio, mentre nel comparto edile
in buona parte dei comuni c’è stato un aumento delle sedi di impresa. Il dato
complessivo del comparto è negativo dato che i comuni con variazioni negative
sono anche quelli di dimensioni maggiori, come Castelnovo né Monti, Palanzano,
Casina e Vetto.
Nel commercio la riduzione delle unità locali è generalizzata a tutti i comuni, con
le sole eccezioni di Tizzano val parma, Casina e Ramiseto; nel terziario è
l’incremento ad essere un trend diffuso, con alcune eccezioni soprattutto nei
comuni parmensi.
SISTEMI PRODUTTIVI PREVALENTI – GLI ADDETTI NELLE UNITÀ LOCALI
L’analisi dell’evoluzione economica nei comuni della area selezionata per la
Strategia Nazionale delle Aree Interne prosegue con l’osservazione dei dati
relativi agli addetti nelle unità locali, anche in questo caso prima con lo stato
dell’arte al 2014, e poi la variazione degli addetti nell’intervallo temporale 2008‐
2014.
TERRITORIO addetti ogni 100
residenti variazione % 08‐14 % add. agricoltura% add.
manifatturiero % add. terziario
AREA SNAI REGGIO 26,9 ‐1,8% 18,8% 26,3% 26,2%
PROVINCIA RE 35,5 ‐5,0% 5,7% 39,5% 28,5%
PROVINCIA MO 37,3 ‐5,1% 5,3% 38,6% 30,8%
REGIONE ER 35,8 ‐3,9% 6,8% 30,1% 36,5%
Tabella 20 Addetti per 100 residenti al 2014, variazione 2008‐2014 e incidenza dei comparti agricolo, manifatturiero e terziario sul totale
I dati relativi al mese di giugno 2014 mostrano per il territorio selezionato una
presenza di addetti alle unità locali meno capillare rispetto a quanto accade a
livello provinciale e regionale, con 26,9 addetti esistenti sul territorio ogni 100
residenti, un dato inferiore ai valori provinciali e regionali che si attestano attorno
ai 35‐37 addetti per 100 residenti. Le dinamiche più recenti sono di segno
negativo nel territorio anche se al contempo danno importanti segnali di tenuta
del sistema, con una riduzione dell’1,8% degli addetti dal 2008 al 2014, riduzione
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 47
nettamente migliore rispetto al –5% osservato nelle province di Reggio e Modena
e al ‐3,9% osservato a livello regionale.
L’incidenza del comparto agricolo è rilevante, dato che il 18,8% degli addetti
opera nel settore primario, valore triplo rispetto ai dati provinciali di Modena e
Reggio. Il comparto manifatturiero è al 26% del totale degli addetti presenti nel
territorio montano emiliano, dato inferiore ai valori dei grandi aggregati
confrontati, soprattutto rispetto ai dati provinciali di Reggio e Modena.
L’incidenza degli addetti nel settore terziario (escluso il commercio, per il quale
esistono dati appositi) è pari al 26%, inferiore al 28,5% di Reggio e al 30,8% di
Modena, e molto lontano dal 36% della Regione Emilia Romagna.
Tabella 21 Addetti al 2014 dei comuni dell’area SNAI suddivisi per comparto
Nel 2014 nei comuni dell’area operano 14.532 addetti. Il comparto che include il
maggior numero di addetti è quello del manifatturiero, con 3.822 addetti totali,
seguito dal terziario con 3.802 addetti, pari al 26%.
Addetti 2014 agricoltura industria costruzioni commercio terziario TOTALE
Corniglio 146 115 73 46 122 502
Monchio 73 17 35 34 74 233
Neviano 315 300 92 70 149 926
Palanzano 91 64 53 30 102 340
Tizzano 150 352 88 56 139 785
Busana 14 67 62 32 116 291
Carpineti 261 297 179 97 230 1.064
Casina 205 208 178 159 248 998
Castelnovo ne' Monti 339 598 415 757 1.097 3.206
Collagna 30 16 41 22 109 218
Ligonchio 24 41 44 27 54 190
Ramiseto 112 76 56 45 139 428
Toano 242 492 202 145 292 1373
Vetto 89 70 64 66 105 394
Villa Minozzo 182 95 161 128 240 806
Frassinoro 69 331 99 67 119 685
Montefiorino 66 181 57 79 198 581
Palagano 107 190 169 72 118 656
Prignano sulla Secchia 222 312 71 100 151 856
AREA SNAI REGGIO 2.737 3.822 2.139 2.032 3.802 14.532
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 48
I comuni con le quote maggiori di addetti in agricoltura sono Neviano degli
Arduini, Corniglio, Ramiseto e Prignano sulla Secchia. I centri dell’area con la
maggiore concentrazione di addetti nel comparto manifatturiero sono Tizzano val
Parma, Carpineti, Toano, Frassinoro, Palagano e Prignano. Gli addetti nell’edilizia
e del commercio sono ancora più concentrati in pochi centri, e gran parte di
questi si trovano nella Provincia di Reggio Emilia (Casina, Toano, Villa Minozzo e
Castelnovo né Monti). Gli addetti nel terziario sono distribuiti in modo equo su
tutti i comuni, con la sola eccezione di Catselnovo né Monti.
Tabella 22 Variazione 2008‐2014 degli addetti dei comuni dell’area SNAI suddivisi per comparto
La diminuzione di addetti registrata nel complesso dell’area è pari al ‐1,8%. Le
costruzioni sono il comparto che ha sofferto la contrazione più elevata del
numero di addetti, con una riduzione del ‐11%, seguita dal manifatturiero con il
7,5%. Il terziario è il comparto cui si deve la ridotta diminuzione degli addetti nel
complesso: gli addetti nel terziario sono cresciuti del 10,5% nel periodo 2008‐
2014, gli addetti nel commercio sono cresciuti del 3,9%.
Addetti 2014 agricoltura industria costruzioni commercio terziario TOTALE
Corniglio ‐10,4% ‐0,9% ‐17,0% ‐8,0% 16,2% ‐3,8%
Monchio 0,0% ‐10,5% ‐5,4% 41,7% ‐6,3% 0,4%
Neviano ‐6,3% ‐6,5% ‐13,2% ‐15,7% 16,4% ‐4,9%
Palanzano ‐4,2% ‐23,8% ‐15,9% ‐23,1% 8,5% ‐9,3%
Tizzano ‐14,8% 22,6% 14,3% 9,8% 33,7% 12,9%
Busana 7,7% ‐17,3% ‐1,6% ‐17,9% 12,6% ‐2,7%
Carpineti ‐2,6% ‐26,7% ‐2,7% ‐1,0% ‐3,4% ‐10,8%
Casina ‐6,8% ‐1,9% ‐18,3% 12,8% ‐3,9% ‐4,9%
Castelnovo ne' Monti ‐3,1% 1,9% ‐23,4% 12,6% 17,7% 4,0%
Collagna 11,1% 60,0% ‐8,9% ‐15,4% 22,5% 10,7%
Ligonchio 41,2% ‐16,3% 100,0% 3,8% 17,4% 18,8%
Ramiseto ‐6,7% 13,4% ‐3,4% 25,0% 29,9% 10,3%
Toano 0,8% ‐0,6% ‐12,9% ‐4,0% 30,4% 2,3%
Vetto ‐11,9% ‐63,4% ‐13,5% ‐1,5% ‐29,1% ‐32,2%
Villa Minozzo 1,1% ‐15,9% ‐9,0% 3,2% 9,1% ‐1,0%
Frassinoro 6,2% 3,4% ‐10,0% ‐1,5% 2,6% 0,9%
Montefiorino ‐9,6% ‐22,0% 3,6% ‐8,1% 8,8% ‐7,5%
Palagano ‐9,3% ‐13,2% ‐8,2% 1,4% ‐3,3% ‐8,1%
Prignano sulla Secchia ‐4,7% ‐3,1% 4,4% ‐2,9% 4,1% ‐1,7%
AREA SNAI REGGIO ‐4,6% ‐7,5% ‐11,0% 3,9% 10,5% ‐1,8%
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 49
Gli addetti nel settore primario attraversano tendenze diverse: in provincia di
Parma e in quella di Modena sono in netto calo, nel reggiano crescono,
soprattutto nei comuni del crinale (Busana, Ligonchio, Collagna). I due settori del
comparto secondario, vale a dire manifatturiero e costruzioni, sono in
diminuzione nella maggior parte dei comuni inclusi nella strategia, salvo alcune
eccezioni. Il commercio vede gli addetti diminuire nei comuni più piccoli, ma allo
stesso tempo li vede crescere nei comuni di dimensioni demografiche maggiori,
col risultato che la crescita dell’aggregato è stata del +3,5%. Gli addetti nel
comparto terziario crescono in tutti i comuni, salvo alcune eccezionio (Monchio
delle Corti, Vetto, Casina e Palagano).
OFFERTA E DOMANDA TURISTICA
L’analisi della ricettività prende in esame dai dati relativi al 2013 il totale di
strutture ricettive e posti letto presenti nei comuni, le presenze turistiche
comunali rilevate al 2013 e la loro variazione rispetto al 2010, la percentuale di
presenze turistiche straniere sul totale. I dati che seguono sono indicativi per
fornire un buon quadro d’insieme dello stato dell’offerta e della domanda
turistica nei comuni, con l’avvertenza che sia dal lato offerta, che dal lato della
domanda, mancano i dati relativi alle seconde case, che sono una componente
rilevante del turismo appenninico.
Nel 2013 nel territorio della Strategia Nazionale Aree Interne si trovano 7.689
posti letto totali, suddivisi in 1.959 alberghieri e 5.730 extra‐alberghieri. Le
considerazioni che emergono dall’osservazione della suddivisone delle strutture
riguardano il problema della qualità delle stesse: L’offerta ricettiva del territorio
dovrà necessariamente confrontarsi con la necessità di attrezzarsi per fare fronte
alle richieste di target economicamente più elevati rispetto agli standard attuali.
Investimenti operati nel settore negli ultimi anni hanno condotto ad una
maggiore diversificazione dell’offerta, grazie anche alla presenza di alcuni poli a
doppia stagionalità. Altro punto di forza del comparto è il crescente interesse per
l’escursionismo e l’ecoturismo, che possono sfruttare la presenza dei Parchi
Nazionale e Regionali come elemento di attrazione di nuovi flussi turistici, ma ci
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 50
sono anche punti di debolezza come l’eccessiva stagionalità e frammentazione, e
alcune aree che sono carenti di posti letto e di offerta, oltre ad un basso livello di
internazionalizzazione dei flussi che caratterizza tutto il territorio. Il momento del
settore non è sicuramente semplice, con variazioni negative importanti rispetto ai
valori del 2010, e una ridotta capacità di attirare turismo estero.
n° esercizi alberghieri
posti letto alberghieri
n° esercizi extraalberghie
ri
posti letto extraalberghie
ri
Posti letto totali
posti letto per 100 residenti
Corniglio 4 81 10 232 313 15,7
Monchio 4 85 6 204 289 29,6
Neviano 2 41 20 113 154 4,2
Palanzano 1 14 4 20 34 2,9
Tizzano 1 15 9 410 425 20,0
Busana 6 268 5 1.049 1.317 103,8
Carpineti 4 154 13 102 256 6,2
Casina 2 47 14 126 173 3,8
Castelnovo ne' Monti 7 180 7 79 259 2,4
Collagna 9 318 6 700 1.018 106,3
Ligonchio 5 109 11 386 495 58,2
Ramiseto 4 55 11 660 715 56,3
Toano 2 58 7 352 410 9,1
Vetto 1 21 5 33 54 2,8
Villa Minozzo 7 246 19 501 747 19,5
Frassinoro 6 137 12 703 840 43,1
Montefiorino 2 31 7 24 55 2,5
Palagano 3 83 2 30 113 4,9
Prignano sulla Secchia 1 16 1 6 22 0,6
AREA SNAI REGGIO 71 1.959 169 5.730 7.689 14,2
Tabella 23 Offerta turistica nei comuni dell’area
L’offerta di posti letto alberghieri è concentrata in pochi comuni: Busana,
Collagna, Carpineti, Castelnovo né Monti, Villa Minozzo e Frassinoro. I comuni
parmensi sono assolutamente deficitari sotto questo aspetto, e anche quelli
modenesi non sono molto attrezzati in termini di alberghi, se si esclude
Frassinoro. L’offerta di posti letto extra‐alberghieri è concentrata negli stessi
comuni, cui si aggiungono Ramiseto con 660 posti letto e Tizzano val Parma con
410 posti letto. Il risultato di queste due variabili combinate è un’elevata
concentrazione di posti letto in 5 comuni: Busana, Collagna, Ramiseto, Villa
Minozzo e Frassinoro assieme racchiudono 4.637 posti letto su 7.689 totali, pari
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 51
al 60%. Questi stessi 5 comuni sono anche quelli che evidenziano i valori più
elevati nel rapporto tra posti letto e residenti, a conferma della concentrazione di
posti letto. Frassinoro è l’unico comune non reggiano di questi 5: la ricettività nei
comuni delle province di Modena e Parma appartenenti all’area della Strategia
deve ancora fare grossi passi in avanti.
presenze % presenze straniere Variazione % rispetto al
2010
Corniglio 8.724 3,4% 32,2%
Monchio 3.574 1,0% ‐29,0%
Neviano 2.714 33,1% ‐17,5%
Palanzano 0 0,0% 0,0%
Tizzano 1.425 5,7% 227,6%
Busana 6.362 20,1% ‐86,7%
Carpineti 4.838 6,2% ‐32,0%
Casina 1.120 17,0% ‐87,3%
Castelnovo ne' Monti 9.973 6,9% ‐38,1%
Collagna 14.466 1,4% ‐35,6%
Ligonchio 2.131 4,9% ‐79,7%
Ramiseto 4.649 1,3% ‐64,6%
Toano 2.247 7,7% ‐44,2%
Vetto 152 17,1% ‐94,2%
Villa Minozzo 3.647 6,8% ‐76,5%
Frassinoro 4.854 8,1% ‐71,1%
Montefiorino 77 20,8% ‐94,8%
Palagano 1.373 13,6% ‐77,3%
Prignano sulla Secchia 498 59,2% 643,3%
AREA SNAI REGGIO 72.824 7,5% ‐61,2%
Tabella 24 Domanda turistica nei comuni dell’area nel 2013
Il problema già evidenziato della concentrazione turistica in pochi comuni riemerge
anche quando si analizza il dato delle presenze. Puntualizzando che nel caso dei comuni
parmensi sono stati esaminati i dati riferiti al 2012 e non al 2013, nei comuni di
Corniglio, Busana, Castelnovo né Monti e Collagna si trovano oltre la metà delle
presenze turistiche totali dell’area.
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 52
La bassa presenza degli stranieri è un problema: nell’area solo il 7,5% delle presenze
sono state estere, con alcune eccezioni nei comuni di Neviano degli Arduini (33%),
Busana (20%), Montefiorino (20%) e Palagano (59%).
La variazione percentuale rispetto al 2010 ribadisce il momento di crisi del
settore, con una riduzione del 61%. Questa riduzione non è stata analoga nei
comuni parmensi, mentre ha avuto proporzioni numeriche maggiori in gran parte
dei comuni reggiani e modenesi. Solamente a Tizzano e Palagano le presenze
turistiche del 2013 sono state superiori rispetto al 2010, probabilmente perché le
presenze nel 2010 erano ridotte ai minimi termini.
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CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 53
Qualità della vita e accesso ai servizi
SERVIZI SANITARI E SCOLASTICI
L’accessibilità ai servizi sanitari e scolastici nei territori dell’area della Strategia
Nazionale Aree Interne viene definita utilizzando l’indicatore dell’accessibilità,
che esprime la quantità di reparti ospedalieri, classi di istituti superiori o servizi
equivalenti (che includono oltre a reparti ospedalieri e classi scolastiche anche
servizi bancari e culturali) raggiungibili da un determinato luogo in 30 minuti.
L’analisi di contesto del PSR regionale evidenzia una sostanziale diversità tra la parte nord‐est della regione a partire dalla Via Emilia che è ben servita, e la parte appenninica molto meno integrata, e i dati specifici relativi all’area dell’Unione Appennino Reggiano allargata confermano questa ipotesi.
Figura 1 Accessibilità ai servizi equivalenti in 30 minuti
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 54
TERRITORIO servizi sanitari servizi scolastici servizi equivalenti
AREA SNAI REGGIO 5,9 43,2 6,4
PROV RE 130,0 763,3 107,8
PROV MO 127,6 769,4 108,1
REGIONE ER 106,9 602,4 101,3
Tabella 25 Accessibilità ai servizi sanitari, scolastici ed equivalenti nel GAL Frignano, nelle Provincia di MO e RE ed in regione
La media ponderata per i comuni dell’Area dell’Appennino Reggiano SNAI nei
valori di accessibilità è rispettivamente di 5,9 reparti ospedalieri, 43,2 classi di
istituti di istruzione secondaria, e 6,4 servizi equivalenti raggiungibili in 30’, valori
molto distanti dalle medie delle province di Reggio e Modena e della Regione
Emilia Romagna per tutte e tre le categorie osservate. Come già indicato anche
nell’analisi di contesto del PSR, l’accessibilità tende a crescere man mano che ci si
avvicina alla via Emilia e si scende di altitudine, anche su valori molto lontani dalle
medie provinciali e regionali anche per l’ambito di collina.
DIGITAL DIVIDE
Come indicatore relativo alla copertura e ai servizi ICT utilizziamo il livello di
copertura della banda larga per comune. La fonte è il MSE ‐ dipartimento
comunicazione del 2012.
TERRITORIO % popolazione priva di accesso alla banda
larga da rete fissa % popolazione priva di accesso alla banda
larga da rete fissa e mobile
AREA SNAI REGGIO 40,9% 29,0%
PROV RE 6,8% 3,4%
PROV MO 9,4% 3,8%
REGIONE ER 9,1% 3,7%
Tabella 26 Percentuale di popolazione sprovvista di accesso alla banda larga da rete fissa e mobile. Confronto con province e regione
Premettendo che i dati rappresentano medie ponderate dei singoli valori
comunali, nel territorio del dell’area montana reggiana il 40,9% della popolazione
non ha accesso alla banda larga da rete fissa (per banda larga si intende oltre i 2
Mbyte/secondo), quota che scende al 29% se si include la rete mobile. I comuni
Unione Montana Appennino Reggiano – Contributi per la Strategia Nazionale per le Aree Interne
CAIRE –Urbanistica versione 1.0 del 10 settembre 2015 55
del crinale in tutte le province sono quelli con le difficoltà maggiori, soprattutto
Corniglio, Monchio delle Corti, Ligonchio, Ramiseto, Frassinoro e Palagano
Come era lecito attendersi, nel confronto con le province di Reggio e Modena e
con la regione Emilia Romagna esiste una diversa condizione nell’accesso alla
banda larga: il dato regionale vede il 9% della popolazione che non ha accesso da
rete fissa, ed il 4% scarso se si include la rete mobile, valori pressoché identici a
quelli della provincia di Modena, quella di Reggio si differenzia per il 7% di
popolazione che non ha accesso da rete fissa.
REDDITO DELLA POPOLAZIONE
Una quantificazione attendibile su base comunale del livello di povertà e degrado
della popolazione applicabile ai 19 comuni inclusi all’interno dell’area candidata
per la strategia è di difficile stima e definizione, quindi come approssimazione del
livello di benessere economico presente nei territori si andrà a quantificare il
livello di reddito per dichiarante su base comunale nel periodo 2005‐2010.
Prima di andare nel dettaglio dei dati, è doveroso puntualizzare che la serie
storica diffusa nel sito del ministero delle finanze e su Unioncamere Emilia
Romagna relativa al reddito dichiarato per dichiarante desunta dalle dichiarazioni
dei redditi, è un valido indicatore del livello medio del reddito, ma non dà alcuna
indicazione sulla sua allocazione e distribuzione.
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Figura 2 Dinamica del reddito imponibile pro capite anni 2005‐2010
Il reddito imponibile dichiarato nell’area montana si mantiene inferiore rispetto ai valori medi provinciali e regionali per tutta la serie storica osservata, con una progressione crescente che porta il reddito pro capite medio nell’aggregato dei 19 comuni dal valore dai 18.042 € del 2005 a 20.568 € nel 2010. Nei 6 anni osservati l’area oggetto del focus raggiunge il livello medio di reddito su cui era situata la regione al 2005, ma ovviamente nello stesso periodo i livelli medi regionali e provinciali sono cresciuti, e la distanza con gli aggregati geografici maggiori si è sempre mantenuta piuttosto costante nel tempo. In termini di creazione della ricchezza e del reddito, c’è ancora un gap importante da colmare tra i territori delle aree interne ed il resto della provincia/regione.
Reddito imponibile
2005 Reddito imponibile
2010 Variazione % rispetto al
2005
Corniglio 17.812,6 20.520,6 15,2%
Monchio 17.283,6 19.774,4 14,4%
Neviano 17.768,8 21.117,0 18,8%
Palanzano 17.670,2 20.035,2 13,4%
Tizzano 17.974,6 20.594,6 14,6%
Busana 16.819,5 18.820,6 11,9%
Carpineti 18.030,3 21.159,2 17,4%
Casina 18.016,5 19.606,8 8,8%
Castelnovo ne' Monti 19.081,5 21.538,6 12,9%
Collagna 16.107,4 18.584,9 15,4%
Ligonchio 16.795,2 20.469,0 21,9%
Ramiseto 16.278,6 21.018,6 29,1%
Toano 18.338,1 21.778,6 18,8%
Vetto 17.958,2 18.780,5 4,6%
Villa Minozzo 16.784,5 18.288,8 9,0%
Frassinoro 16.545,4 18.581,1 12,3%
Montefiorino 18.929,6 20.338,6 7,4%
Palagano 17.697,4 20.284,2 14,6%
Prignano sulla Secchia 19.442,6 19.593,6 0,8%
AREA SNAI REGGIO 18.042,1 20.568,0 14,0%
Tabella 27 Reddito imponibile per dichiarante al 2005 e al 2010 nei comuni dell’area
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I dati comunali esprimono il reddito imponibile medio per numero di dichiaranti.
Nel 2005 i comuni col reddito imponibile maggiore erano Prignano e Castelnovo
né Monti, gli unici a superare i 19 mila euro per dichiarante. I comuni parmensi
spiccano per uniformità: tutti e 5 si collocavano nel 2005 su valori compresi tra i
17 ed i 18 mila euro, mentre nelle province di Reggio e Modena si notano
maggiormente le differenze, dovute in buona parte all’altitudine.
Nel periodo 2005‐2010 il reddito imponibile medio dell’area è salito da 18.042 € a
20.568 €, pari ad un incremento del 14%. I comuni con le dinamiche di crescita
più accentuate sono stati Neviano degli Arduini, Ligonchio e Toano; Prignano,
Vetto, Montefiorino e Casina si trovano dalla parte opposta, dal momento che il
reddito imponibile per dichiarante è cresciuto con percentuali sensibilmente
inferiori al dato aggregato dell’area.
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Contesto ambientale
USO DEL SUOLO
L’analisi del contesto ambientale inizia con l’uso del suolo, utilizzando i dati della banca dati “Stria” per aggregazioni territoriali messi a disposizione dalla Regione Emilia Romagna, che fanno riferimento all’anno 2008.
Nelle tabelle che seguono verrà esaminata la composizione percentuale delle diverse categorie di utilizzazione del suolo.
superficie agricola
Superficie forestale
Aree artificiali Altre aree aree boscate
ambienti con vegetazione arbustiva e/o
erbacea
ambienti con vegetazione rada
o assente
Regione ER 58,4% 23,9% 3,8% 1,0% 9,2% 3,6%
Prov RE 56,4% 24,4% 3,8% 1,3% 11,8% 2,3%
Prov MO 58,8% 22,4% 3,8% 1,1% 11,6% 2,3%
AREA SNAI REGGIO 31,1% 56,8% 5,9% 1,3% 3,6% 1,3%
Tabella 28 Copertura del suolo secondo la Carta Regionale del 2008. Confronto area SNAI Reggio Emilia, province di Reggio e Modena, e Regione Emilia Romagna
La copertura del suolo a livello regionale e nelle due province di Modena e Reggio mostra delle tendenze comuni ed uniformi: la superficie agricola è sul valori compresi tra il 56% ed il 58% della superficie totale, le aree artificiali sono più estese nelle due province con l’11% rispetto al 9% del livello regionale, e nel complesso la superficie forestale è su valori compresi tra il 27% della regione Emilia Romagna ed il 29% della Provincia di Modena.
Questa composizione cambia radicalmente quando si passa ad osservare il complesso del 19 comuni appartenenti all’area SNAI Reggio Emilia: le aree artificiali sono molto ridotte, con una incidenza sul totale della superficie pari al 3,6%, e lo stesso ragionamento è applicabile anche alla superficie agricola, che copre il 31,1% del territorio. Il 64% della superficie territoriale del GAL è superficie forestale, e le aree boscate ricoprono il 57% del territorio, oltre il doppio dei valori regionali e provinciali.
Il tema del presidio territoriale e del contrasto dei processi di abbandono del territorio riveste una importanza rilevante, sul fronte agricolo per i rischi che l’abbandono dell’attività agricola comporta in termini di dissesto, e sul fronte del patrimonio immobiliare residenziale e pubblico, che sta attraversando una svalutazione ormai da diverso tempo. La manutenzione del paesaggio e la riqualificazione delle aree artificiali rappresentano una opportunità da cogliere su
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molteplici versanti: con la manutenzione non solo si provvede a migliorare l’immagine del territorio e a metterlo in sicurezza, ma si generano occasioni di impiego e inclusione sociale, oltre a porre un freno alla caduta dei valori immobiliari di tutte quelle opere che non vengono più utilizzate.
BIODIVERSITÀ
Un punto di forza del contesto ambientale del territorio dell’Unione Montana dell’Appennino Reggiano e dei comuni delle province limitrofe è sicuramente l’ampiezza delle dotazioni naturali ed ambientali, con la presenza di paesaggi che spiccano per la loro singolarità ed in buona parte riconosciuto come Riserva di Biosfera MaB UNESCO, riconoscimento ottenuto nel 2015 che costituisce una grande opportunità di promozione e diversificazione degli afflussi turistici.
Il territorio dell’area selezionata custodisce un patrimonio di biodiversità ricco e variegato: al suo interno si trovano un parco nazionale, due parchi regionali e numerosi siti SIC e ZPS.
Il parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano è parte dei comuni dell’alto crinale reggiano di Busana, Collagna, Ligonchio, Ramiseto, Villa Minozzo e Castelnovo né Monti.
I due parchi regionali che insistono sul territorio selezionato come area per la Strategia Nazionale delle Aree Interne sono il Parco dei Cento Laghi, che interessa i territori di Corniglio, Monchio delle Corti e Tizzano Val Parma per 1.485 ha, e il Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese, che si estende per 8.834 ha nei comuni di Fanano, Fiumalbo, Frassinoro, Montecreto, Pievepelago, Riolunato e Sestola.
TERRITORIO HA PARCHI HA ZPS % PARCHI % ZPS
AREA SNAI REGGIO 18.050,3 30.952,4 11,5% 19,7%
PROV RE 12.664,5 31.211,1 5,5% 11,6%
PROV MO 10.376,8 24.324,2 4,5% 9,1%
REGIONE ER 88.356,2 265.551,8 3,9% 11,8%
Tabella 29 Superfici destinate a parchi e siti Natura 2000 in valore assoluto e in percentuale sul totale
L’elevata biodiversità presente nell’area candidata è confermata anche dai dati sulle superfici presenti destinate a parco o sito di Rete Natura 2000: l’11,5%% della superficie territoriale complessiva dei 19 comuni è destinata a parco, ed il
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19% a SIC/ZPS, un valore sensibilmente superiore ai dati medi provinciali di Reggio e Modena, e anche alla media regionale emiliano romagnola.
LE ENERGIE RINNOVABILI
L’analisi del contesto ambientale prosegue con la disamina della filiera delle energie rinnovabili: quest’ambito è ben presidiato sul territorio, con la presenza di alcune centrali termiche alimentate a cippato ed un mercato della legna da ardere ben strutturato. Il passo successivo da compiere è quello di fare della produzione di energie rinnovabili un fattore di sviluppo delle filiere forestali e un diffusore di servizi di manutenzione del territorio.
Gli indicatori che andremo ad utilizzare per quantificare numericamente la diffusione delle fonti rinnovabili sono i seguenti:
la dotazione di biomasse forestale dei comuni, espressa come tonnellate di legna da biomassa forestale ed agricola per abitante (elaborazioni CAIRE su dati uso del suolo CORINE 2008)
i kw installati per la produzione di fotovoltaico per 1.000 abitanti, fonte elaborazioni CAIRE su dati ATLASOLE
l’indice di producibilità eolica in MWh/MW, fonte elaborazioni CAIRE su dati dell’Atlante Eolico Italiano
Territorio dotazione biomassa forestale producibilità eolica fotovoltaico
AREA SNAI REGGIO 2,05 3,73 269,3
Provincia MO 0,22 2,41 299,4
Provincia RE 0,25 2,27 250,8
Regione ER 0,31 2,17 399,4
Tabella 30 Indicatori relativi alle energie rinnovabili. Confronto GAL, province di Reggio e Modena, e Regione Emilia Romagna
Le prime due colonne esprimono dei valori potenziali per lo sfruttamento delle energie rinnovabili, mentre la colonna relativa al fotovoltaico esprime un indicatore che misura i kw installati, quindi già esistenti. L’area individuata per la Strategia Aree Interne possiede una dotazione di biomasse forestali molto elevata, stimata in 2,05 tonnellate di legna per abitante; questo valore non è paragonabile con i dati dei grandi aggregati geografici, che variano dalle 0,22 ton per abitante della Provincia di Modena al valore regionale di 0,31.
L’indice di producibilità eolica è pari a 3,73, ed anche in questo caso il confronto con le province e il dato regionale è nettamente a favore dell’aggregato di 19 comuni, dato che il valore medio regionale è pari a 2,17. Esistono ancora margini di sviluppo per il fotovoltaico: il dato relativo ai kw installati per 1.000 residenti
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pone l’area a quota 269,3, inferiore al valore regionale di 399 kw installati e alla Provincia di Modena (299), ma superiore alla quantità installata in quella di Reggio (250).
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PER UNA STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE DELL’APPENNINO REGGIANO ENTRO
LA STRATEGIA NAZIONALE PER LE AREE INTERNE
D‐ FOCUS GRUOP DI APPROFONDIMENTO
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PROPOSTE PER I FOCUS GROUP NEI QUALI AFFRONTARE CON GLI STAKE‐HOLDER I NODI CRITICI E FARE EMERGERE LE AZIONI PROGETTUALI CARDINE DELLA STRATEGIA
Abbiamo estratto dalla SWOT (e dal percorso di intervista ai testimoni privilegiati
della realtà appenninica che ha alimentato la stessa analisi SWOT, unitamente
agli approcci di analisi quantitativa condotti e alla consapevolezza di una
applicazione professionale “di lunga durata” sulla montagna reggiana) alcuni nodi
critici attorno ai quali organizzare gruppi di approfondimento (focus group) con gli
attori locali per coinvolgerli nella messa a punto della candidatura e nella
delineazione della strategia. Non sono coinvolti i temi del turismo, che sono già
ampiamente considerati dagli approcci GAL e MAB. Sono comunque indicazioni
da puntualizzare nella focalizzazione dei temi e nella individuazione degli attori da
coinvolgere.
A) SUI TEMI DEI SERVIZI DI CITTADINANZA:
1. Il Mismatching formativo
Nella SWOT affermiamo che esistono (! W.11.) “Difficoltà nell’incontro tra
domanda e offerta nel mercato del lavoro (mismatching) in particolare per le
figure a più elevato livello formativo, sia per la difficoltà delle imprese (legata
anche alla piccola dimensione) di esprimere una domanda di laureati che per
l’orientamento dell’offerta che risente della insufficiente considerazione
sociale di mestieri che esprimano contenuti di lavoro manuale e di
orientamento al rischio rispetto a mansioni “impiegatizie”.”
Obiettivi del focus: individuare azioni formative rivolte a migliorare
l’orientamento dei giovani ai “mestieri della montagna”e ad assumere profili
di rischio imprenditoriali affiancati da percorsi comunicativi e di sostegno
rivolti alle imprese perché assorbano figure a più alta qualificazione.
Attori da coinvolgere nel focus group: agenzie formative, dirigenti scolastici,
Osservatorio della Montagna (CCIAA), espressioni del mondo imprenditoriale,
imprese leader, start up promettenti.
Possibile moderatore Paolo Rizzi Osservatorio della Montagna CCIAA;
partecipanti Paola Bacci, Dirigente scolastico Einaudi, Roberto Prampolini,
Dinamica, altri dirigenti scolastici ed agenzie formative, associazioni
imprenditoriali,.
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2. La “Città della Montagna”
Nella SWOT riconosciamo che è un punto di eccellenza: (! S.5.) la “Presenza di
un tessuto di servizi di cittadinanza (di base e intermedi) fortemente
consolidato con particolare riferimento all’offerta di servizi sanitari e socio‐
assistenziali e di servizi formativi; significativa integrazione delle esperienze
(presenza del primo “centro di coordinamento della qualificazione scolastica”)
e, contemporaneamente, affermiamo che è una opportunità (O.10.) la
“Possibile caratterizzazione del centro di Castelnovo né Monti come Città della
Montagna di rilevo regionale (e più che regionale), come occasione (da
rafforzare) per inserire funzioni urbane più avanzate, in particolare sul fronte
della ricerca e della formazione superiore.” Ma anche che esistono (! T.4.) rischi di “Ridimensionamento nella offerta dei servizi di cittadinanza
conseguenti a politiche standardizzate di razionalizzazione della spesa, che
possono determinare ulteriori fenomeni di spopolamento specie per le fasce di
età giovani con domande di servizi (scolastici, sanitari, etc.) più sensibili.”
Obiettivi del focus: valutare la consistenza/fattibilità di una prospettiva di
rafforzamento dei ruoli urbani di Castelnovo né Monti con la introduzione di
funzioni specialistiche di alta formazione e di ricerca e con il
mantenimento/qualificazione di funzioni sanitarie essenziali e con profili di
elevata specializzazione secondo modelli organizzativi originali e adeguati allo
specifico contesto ambientale.
Attori da coinvolgere nel focus group: Istituzioni locali, istituzioni del servizio
sanitario nazionale, Istituzioni formative e di ricerca operanti localmente
(CRPA, Cattolica di Piacenza), presenti nel contesto regionale (Unimore,
Università di Bologna) o che rappresentano esperienze innovative in altri
contesti regionali (Università della Montagna di Edolo, rappresentanze
professionali, istituzioni pubbliche, espressioni associative della utenza e del
volontariato).
Possibile moderatore Enrico Bini Sindaco Castelnuovo Monti; partecipanti
Fausto Giovannelli, Presidente Parco Nazionale, Sen. Leana Pignedoli, dirigenti
Servizio Sanitario Nazionale, Anna Unimont Edolo, Roberto Fanfani Università
di Bologna, xxx Università Modena e Reggio, Enrico Cocchi, direzione
programmazione regione Emilia Romagna.
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B) SUI TEMI DEI PROGETTI DI SVILUPPO LOCALE
3. il “corto circuito” del credito
Nella SWOT affermiamo che esistono (! T.6.) “Restrizioni e difficoltà nella erogazione del credito a sostegno degli investimenti determinate dalla
regolamentazione internazionale che possono mettere a serio rischio anche la
capacità del sistema locale di ospitare con successo le risorse offerte dai fondi
comunitari impedendo il co‐finanziamento delle misure del PSR o di altri Fondi,
rischi da contrastare anche valorizzando la presenza di istituzioni locali come
le Banche di Credito Cooperativo e i circuiti del prestito sociale cooperativo”.
Obiettivi del focus: valutare la possibilità di realizzare circuiti di micro –
credito “garantiti” da reti informali locali per accompagnare i progetti di
sviluppo cofinanziabili dai fondi europei.
Attori da coinvolgere nel focus group: Istituzioni del credito cooperativo,
Consorzi Fidi, GAL, espressioni del mondo imprenditoriale agricolo, artigianale
e commerciale‐turistico.
Possibile moderatore Luciano Correggi, Presidente GAL Frignano;
partecipanti: xx Banco Emiliano, xx Cooperfidi; xxx confidi artigiano, Morena
Scacchi, Direttore Attività Produttive Regione Emilia Romagna (?)
4. il Parmigiano Reggiano, tra crisi e internazionalizzazione
Nella SWOT riconosciamo che è un punto di eccellenza (S.2.) la presenza di
una “Economia montana con una significativa incidenza della tradizionale
base agricola ed alimentare nella formazione del prodotto e nella
organizzazione di filiere.” Come pure (S.3.) il “Tradizionale orientamento alla
qualità delle produzioni agricole, con il Parmigiano Reggiano come esempio
più emblematico”, riconoscendo però come elementi di debolezza del
modello (W.1.) la “Crescente dipendenza da forniture esterne nei cicli
produttivi primari (foraggio per gli allevamenti, latte per i caseifici)” la
presenza (W.2.) di “Rilevanti barriere all’ingresso per nuovi operatori nel
settore di specializzazione tradizionale della zootecnia da latte” e di (! W.5.)
un “Basso livello di internazionalizzazione ………. nella collocazione sul
mercato dei prodotti agro‐alimentari maggiormente legati al territorio
(Parmigiano Reggiano di montagna)”. Una minaccia significativa (! T.1.) è
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inoltre rappresentata dalla “Crescita dei costi di produzione e degli oneri
finanziari per le aziende agricole a conduzione familiare e per le strutture
associative che hanno sostenuto importanti processi di investimento per
allargare la scala di produzione della filiera del Parmigiano Reggiano, con
indebitamento e riduzione dei tempi di attesa del ritorno economico che
possono ostacolare e ridurre la disponibilità di prodotto per canali diretti di
commercializzazione (spacci aziendali, farmer market, vendita on line, Gruppi
di Acquisto Solidale)” nonostante la presenza di opportunità significative che
possono sorgere (O.4. ) dal “Crescente orientamento della domanda
alimentare locale e internazionale a valori di qualità/genuinità e ad un
rapporto più diretto con i produttori portando in evidenza i caratteri distintivi
della cultura alimentare della montagna nel contesto locale” e da (O.6.)
“Nuovi sbocchi a mercati internazionali favoriti dalla promozione
dell'immagine agro‐alimentare italiana nell'occasione dell'EXPO.”
Obiettivi del focus: individuare gli strumenti e i canali più opportuni per
sorreggere un percorso di potenziamento e sviluppo dei canali commerciali
della produzione che ne sottolineino i caratteri distintivi e consentano di
spuntare, anche attraverso la differenziazione di marca, migliori condizioni di
prezzo; progettare la logistica materiale e immateriale di supporto.
Attori da coinvolgere nel focus group: Consorzio del Parmigiano Reggiano,
Caseifici sociali, rappresentanze imprenditoriali del mondo agricolo e
cooperativo, Associazioni del mondo rurale, Istituzioni di ricerca, policy maker
regionali e nazionali.
Possibile moderatore Adelfo Magnavacchi, Direttore CRPA; partecipanti: xx
presidente latteria sociale Il Fornacione, Martino Dolci, Presidente Caseificio
del Parco Ramiseto, xx Presidente Caseificio Casale di Bismantova, xx
Parmareggio; Fattoria Fiori, Vetto; Giuseppe Alai, Consorzio di Tutela
Parmigiano reggiano; Assuero Zampini, direttore Col diretti; xx Direzione
Agricoltura Regione Emilia Romagna
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5. La comunità e la tradizione cooperativa, un carattere distintivo da
innovare
Nella SWOT riconosciamo che è un punto di eccellenza (! S.8.) la “Presenza di un tessuto associativo diffuso e radicato (“molecolare”) sia nelle sue
espressioni tradizionali (latterie sociali) che in quelle innovative (cooperative di
comunità), con l’emergere di nuove esperienze e progetti pilota di
collaborazione che coinvolgono imprese ed enti anche di ambiti territoriali e
settori economici differenti; diffusione di contratti di rete, start up, spin off” ma contemporaneamente rileviamo come elemento di debolezza (! W.12.)
la “Fragilità della governance “economica” del sistema locale, che ha
generato scarsa coordinazione ed efficacia del marketing territoriale e non ha
fatto emergere soggetti preposti alla gestione della commercializzazione di
prodotti turistici e agro‐alimentari.”
Obiettivi del focus: riconoscere l’esistenza e il rilievo (anche culturale) della
dimensione associativa cooperativistica come fattore distintivo della tenuta di
lungo periodo della economia e del tessuto sociale della montagna reggiana;
favorire il confronto e lo scambio di esperienze con altre realtà segnate da
(diversi) modelli cooperativistici.
Attori da coinvolgere nel focus group: Istituzioni di rappresentanza del
movimento cooperativo, cooperative di comunità, cooperative sociali, latterie
sociali, istituzioni finanziarie del movimento cooperativo, espressioni di altre
realtà territoriali a forte radicamento cooperativo (Trentino Alto Adige).
Possibile moderatore Giovanni Teneggi, Direttore Confcooperative;
partecipanti: Maurizio Daolio (legacoop ‐turismo) xx Famiglia Cooperativa
Trentina ; xx briganti Cerreto; Dario Torri Valle dei Cavalieri; Rosanna Bacci, il
Ginepro coop sociale; Silvio Bertucci, Ovile coop sociale; Maria Luisa Bargossi,
Direzione sviluppo rurale, regione Emilia Romagna
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APPENNINO REGGIANO
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